11 Ottobre 2024

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Sorpresi in una piantagione di canapa a Taurianova, arrestati

Sorpresi in una piantagione di canapa indiana, 4 arresti a Taurianova

Ieri pomeriggio, nell’ambito di un servizio di rastrellamento in area aspromontana finalizzato al contrasto delle coltivazioni di sostanza stupefacente, i carabinieri della compagnia di Taurianova assieme ai colleghi Cacciatori di Vibo hanno arrestato con l’accusa di coltivazione di canapa indiana Giuseppe Startari, 32enne, incensurato, Paolo Monterosso, 30enne, incensurato, Giuseppe Sicari, 26enne, conosciuto alle forze di polizia e Carmelo Avati, 28enne anch’egli già noto e tutti della frazione Amato di Taurianova.

In particolare, i militari dell’Arma hanno sorpreso i quattro coltivare circa 3.200 piante di canapa indiana, in pieno stato vegetativo e con altezza variabile tra i 50 cm e 2 metri.

La piantagione, che si trovava in località Querce di Cittanova, era alimentata con dei tubi di plastica collegati a delle cisterne ed aveva come dissuasore degli odori, delle carcasse di polli.

Gli arrestati, dopo gli adempimenti di rito, sono stati tradotti presso la casa circondariale di Arghillà e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria, mentre le piante sono state distrutte sul posto.

Estorsioni e furti, fermate 15 persone tra Corigliano Rossano e Trebisacce

blitz carabinieri  Quindici persone, tra cui due donne, sono state fermate dai carabinieri del comando provinciale di Cosenza in un blitz tra Corigliano Rossano e Trebisacce, in esecuzione di un decreto emesso dalla procura di Castrovillari che contesta agli indagati il reato di associazione per delinquere finalizzata al taglio ed alla ricettazione di legname, furto di autovetture, tentato omicidio, estorsione, furti in abitazione, incendi e riciclaggio.

L’inchiesta è stata condotta da circa 150 militari, supportati dai colleghi del 14° battaglione carabinieri “Calabria”, dai cacciatori e dal nucleo cinofili, con la copertura aerea di un elicottero.

I dettagli dell’operazione, in codice “Fangorn”, sono stati resi noti in una conferenza stampa che si è tenuta in mattinata presso la procura di Castrovillari.

Il provvedimento è stato emesso nei confronti di Giuseppe Tedesco, di 47 anni, Leonardo De Martino, (47), Luigi De Martino, (46), Pasquale De Martino, (22), Luigi De Martino, (26), Natale De Martino, (51), Giuseppe Faustini, (39), Gennaro Larocca, (37), Nicola Macaretti, (38), Antonio Macaretti, (29), Domenico Macaretti, (67), Michele Lizzano, (55), Maria Antonietta Tavernise, (23), Rosaria Vulcano, (37) e Vincenzo Curia, (54).

Le attività di indagine sono scattate a seguito del tentato omicidio di un allevatore rossanese, avvenuto all’inizio di gennaio 2018. Nell’occasione i militari dell’Arma furono chiamati a seguito di una segnalazione da parte della vittima, la quale raccontava di essere stato colpito da colpi di fucile nell’area montana di Rossano mentre era a bordo del proprio fuoristrada.

Solo per un caso fortuito i colpi finirono sul montante del fuoristrada e l’allevatore ne uscì sostanzialmente illeso. Le investigazioni, quindi, condotte sia con attività tecniche ma anche con testimonianze di persone informate sui fatti e attività investigative tradizionali, hanno mostrato come una vera e propria organizzazione avrebbe gestito le attività di taglio abusivo di legname nelle aree montane di Rossano e come, a vario titolo, i partecipanti all’associazione avrebbero dato il loro contributo sia nel vero e proprio taglio, ma soprattutto nella ricettazione del legname depezzato che veniva poi stoccato in alcune aree o magazzini e rivenduto ai consumatori finali: le attività di taglio, come verificato attraverso sopralluoghi tecnici, avvenivano per lo più in aree demaniali, regionali e comunali tra cui alcune sottoposte a vincolo comunitario, poiché riconosciute da normative europee quali Siti di Interesse Comunitario “Habitat”.

Per effettuare le operazioni di taglio, alcuni degli indagati inoltre, avrebbero effettuato una serie di furti di fuoristrada che venivano poi trasferiti in aree difficilmente accessibili nelle zone boschive di Rossano e Longobucco ed utilizzati per il trasporto del legname.

Proprio la volontà di sfruttare le aree naturali sarebbe anche alla base di un tentativo di estorsione nei confronti del citato allevatore e commesso da quattro degli indagati nel novembre 2017, allorquando la vittima, recandosi presso il proprio appezzamento di terreno in località Conche di Longobucco, trovò un ovile completamente bruciato denunciando anche il furto di alcuni capi di bestiame e l’uccisione di altri. Da quanto ricostruito nel corso delle investigazioni, il gesto avrebbe voluto incutere timore all’allevatore, costringendolo a liberare il proprio terreno al fine di avvantaggiare gli interessi e le dinamiche criminali dell’associazione.

Sempre nel corso delle indagini è emerso come, in talune aree montane di Rossano due dei fermati avrebbero posto in essere anche delle estorsioni consumate in danno di dieci proprietari di immobili: questi ultimi, sotto la minaccia di danneggiamenti ed angherie avrebbero sborsato una quota annuale ai due fratelli per le attività di controllo, la cosiddetta guardiania nonché per i lavori di manutenzione necessari nel corso dell’anno.

Ad alcuni degli odierni indagati, vengono poi contestati una serie di furti in abitazione avvenuti a Corigliano Rossano tra il marzo e l’aprile 2018, nel corso dei quali venivano asportati vari suppellettili, attrezzi agricoli ma anche elettrodomestici: in taluni casi venivano appiccati anche degli incendi all’interno delle abitazioni, creando maggiormente danno ed ingenerando un particolare allarme sociale nella popolazione.

In un caso, un partecipante all’associazione per delinquere avrebbe sfruttato alcune fatture false della propria azienda agricola al fine di giustificare il legname rubato e rendere difficoltosi i controlli da parte delle forze dell’ordine: per tale motivo viene contestato il reato di riciclaggio.

L’attività investigativa svolta dai militari della Compagnia di Rossano, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Luca Primicerio e diretti dal procuratore capo Eugenio Facciolla, ha permesso di far luce su un fenomeno criminale molto sentito dalla popolazione e che, per la prima volta, spiega una nota degli investigatori, viene aggredito in maniera particolareggiata nonostante le difficoltà legate all’ottima conoscenza delle aree montuose da parte degli indagati e la contestuale morfologia del territorio.

Proprio gli accertamenti svolti in queste aree, hanno permesso di documentare che, nel tempo, i tagli abusivi avrebbero fruttato illegalmente centinaia di migliaia di euro. Inoltre, dall’attività info-investigativa è emerso come da parte degli indagati non vi fosse alcuna remora nel depauperare il patrimonio boschivo del territorio, anche abbattendo alberi secolari tutelati da apposite normative a carattere comunitario.

Per dodici degli odierni indagati si sono aperte quindi le porte del carcere di Castrovillari, mentre a due donne è stato concesso il “beneficio” degli arresti domiciliari. Soltanto per uno di loro, il provvedimento è stato notificato presso il carcere di Castrovillari, essendo già detenuto per altra causa.

Occupa spiaggia senza permessi, sequestro e denuncia

A Curinga Occupa spiaggia senza permessi, sequestro e denunciaPersonale dell’Ufficio locale marittimo di Pizzo ha sequestrato, in località “Sirene” di Curinga, un tratto di 350 metri quadrati di spiaggia “arbitrariamente occupata – è detto in un comunicato – con il posizionamento di piante, ombrelloni e pavimentazione con betonelle”.

Gli agenti impegnati in attività di pattugliamento e controllo, con il coordinamento della Capitaneria di porto di Vibo Valentia Marina, hanno accertato che su parte dell’arenile erano state posizionate alcune mattonelle di cemento.

All’interno dell’area, delimitata da 14 palme interrate, erano state realizzate alcune zone d’ombra con il posizionamento di sei pali di legno sovrastati da struttura metallica”.

Dagli accertamenti è emerso che per l’occupazione, ricadente in area sottoposta a vincolo paesaggistico, non era stata rilasciata alcuna autorizzazione da parte dell’Ufficio Demanio del Comune di Curinga. Il responsabile è stato denunciato in stato di libertà all’autorità giudiziaria. (Ansa)

Di Maio: “Non vedo crisi di governo. Avanti. Con Salvini è meglio vederci”

Di Maio e Salvini (Ansa)

“Escludo che possa esserci una crisi (di governo), mi hanno sempre insegnato male non fare paura non avere: abbiamo da realizzare riforme importanti”. Lo ha detto il vicepremier e ministro Luigi Di Maio ad Agorà Estate precisando che “l’unica cosa che dico è che è meglio vedersi, anzichè parlarsi, è giusto che (con Matteo Salvini) ci incontriamo, ci chiariamo e andiamo avanti, oggi, perché oggi c’è il consiglio dei ministri ed il tavolo autonomia”, ha spiegato il capo del M5s dopo le fibrillazioni tra i due alleati sul caso dei presunti fondi russi alla Lega e dopo che i pentastellati sono stati decisivi nell’elezione del nuovo Commissario Ue Ursula von der Leyen, sostenuta dalla sinistra e dal Ppe. Votazione che non è affatto piaciuta al Carroccio che con Salvini è andato all’attacco: “Il M5s ha  votato, con Renzi e Berlusconi, la candidata di Merkel e Macron. Hanno tradito gli italiani”, aveva detto il leader leghista.

“Se avessi sospetti su Salvini non sarei al governo”, ha detto ancora Di Maio a proposito sulla questione dei presunti fondi russi e la Lega, ricordando che Matteo Salvini ha affermato che “prima del 24 andrà in Parlamento”, e annunciando una Commissione di inchiesta sui fondi avuti da tutti i partiti: “incluso il nostro”, ha precisato.

“Credo che i cittadini vogliano sapere che cosa succede sulle tasse, sul costo del lavoro, sul canone Rai, sulla sanità. Portiamo ai cittadini soluzioni non problemi”. Sul salario minimo, dice Di Maio: “Durigon (sottosegretario leghista al Lavoro, ndr), mi permetta di dire che è semplice affermare se si guadagnano 13 mila euro al mese non facciamo una legge per chi guadagna 2 o 3 euro l’ora: ma il salario minimo è anche nel programma della Lega. Io dico solo facciamo la legge di bilancio con il salario minimo e la riduzione del cuneo fiscale. “Stiamo solo pensando ai nostri consiglieri comunali che dopo l’esperienza fatta è giusto che possano portarla altrove. Per il resto il secondo mandato non è in discussione”. Così, il vicepremier e ministro Luigi Di Maio ha proposito della regola nel M5S che limita a due i mandati politici per gli esponenti del movimento, precisando: “Io resterò capo politico del Movimento, fino a quando non scadrà il mio mandato. Poi magari potrò anche ricandidarmi, si vedrà”.

Durigon (Lega), contratto di governo non basta più. Serve visione più forte – “Abbiamo messo i punti sulle ‘i’, se vogliamo continuare a lavorare c’è bisogno di Sì che sono importanti per poter passare all’attuazione. Vediamo cosa succede nei prossimi giorni, siamo due forze politiche diverse, ci siamo unite con un contratto ma non basta più un contratto: serve anche una visione di intenti più forte”, ha sottolineato il sottosegretariato leghista al Lavoro, Claudio Durigon, a margine di un’iniziativa presso la Cgil, parlando dei rapporti tra le due forze di governo.

Conti in rosso a Cosenza, Gentile attacca Occhiuto: “Dice solo bugie”

Katya Gentile

“Dopo l’invecchiamento precoce, in un’ora appena di Camera di Consiglio, presso la Sezione di Controllo della Corte dei Conti, Occhiuto (sindaco dal 2011 a tutt’oggi) esce dichiarando 350 milioni di euro di debiti”. E’ quanto afferma in una nota Katya Gentile, presidente dell’associazione “LegittimaMente” ed ex vicesindaco al comune di Cosenza nella prima legislatura a guida Mario Occhiuto.

“Ora, – spiega –  “se i numeri sono numeri “, come ha sostenuto lui stesso recentemente (Occhiuto), e i debiti certificati al 2011 erano veramente 150 milioni di euro, 200 milioni di euro non possono non essere addebitabili che alle 2 legislature occhiutane”.

“A niente servono, quindi, – prosegue Gentile – le bugie su ‘i conti migliorati, la spesa ridotta e i debiti ereditati” e poco o nulla influiscono sulla mole debitoria le opere pubbliche, se è vero che si è sempre attinto a finanziamenti pubblici, per come strombazzato negli anni”.

“È una bugia clamorosa che il predissesto e il dissesto siano la stessa cosa, come vorrebbe far credere attraverso le sue dichiarazioni, e non è vero che siamo in dissesto dal 2011. Altrimenti, come io gli avevo chiesto fin dal primo giorno, avremmo dovuto noi stessi consegnare i bilanci del Comune alla Procura della Corte dei Conti”.

“Il Comune sarebbe stato commissariato per due o tre anni, i conti sarebbero stati rimessi a posto ed oggi – prosegue la nota della presidente dell’associazione – non saremmo dovuti andare a rappresentare le nostre controdeduzioni davanti ai Magistrati della Corte dei Conti, per giustificare uno scostamento, in aumento costante, di tutti i numeri previsti in una procedura di riequilibrio finanziario, che lo stesso Comune ha scientemente stilato e si era impegnato a mantenere”.

“La verità, e non tutta (ricordiamoci che i Giudici hanno esaminato gli atti fino al primo semestre 2018), sta scritta, con dovizia di dettagli allarmanti e di numeri inconfutabili, in quelle 69 pagine della delibera n° 66 della Sezione di Controllo della Corte dei Conti”.

Per Katya Gentile “è il momento di dire basta”. “Basta con ‘ste fregnacce, buone da dare in pasto al popolino mediocre di yes man che lo circonda. Se le stesse giustificazioni le hanno portate davanti al Collegio, credo che i Giudici, con dati alla mano, ognuno nel proprio intimo, per rispetto alla toga che indossano, gli abbiano fatto una grande pernacchia, anche solo per l’offesa alla propria intelligenza”.

“E mentre nel buio delle segrete stanze il sommo va urlando con trasporto che i consiglieri devono dimettersi e sfiduciarlo, perché “non è giusto che paghiamo un dissesto che abbiamo ereditato”, si è premurato di mettere le mani avanti, anche pubblicamente: “in caso di dissesto, ricorreremo alle Sezioni Riunite’, come se nutrisse la speranza di trovare il solito paracadute di riserva”.

“Precisando – dice ancora la Gentile – che non vorrei mai scatenargli una crisi di panico, credo, però, che se la prima volta, nel 2014, le Sezione Riunite hanno voluto dar fiducia all’Amministrazione comunale, accogliendo il ricorso che difendeva la congruità del piano di riequilibrio, e riservandosi le successive verifiche. Ora, all’esito delle stesse, la situazione pare sia “leggermente” diversa. Le responsabilità ci sono, nero su bianco. Quella fiducia è stata tradita, perché i numeri parlano chiaro, più delle parole”, conclude l’ex vicesindaco della città dei Bruzi.

E’ morto a Roma lo scrittore e regista Luciano De Crescenzo

Luciano De Crescenzo

E’ morto al policlinico Gemelli di Roma, lo scrittore Luciano De Crescenzo, noto autore di bestseller, regista, attore e conduttore televisivo. Avrebbe compiuto 91 anni il 18 agosto.

Nato a Napoli nel 1928, quartiere San Ferdinando, zona Santa Lucia, esemplare tipico dell’intellettuale partenopeo, Luciano De Crescenzo – figlio di un fabbricante e negoziante di pellami -, ha svelato negli anni e a modo suo, ogni dettaglio della sua biografia: dai genitori che si conoscono “in fotografia” grazie a una popolare sensale del tempo fino alle marachelle col compagno di scuola Carlo Pedersoli in arte Bud Spencer; dall’apprendistato nella ditta del padre ai brillanti studi in ingegneria idraulica passando per i giorni di guerra a Cassino.

Con una scelta anticonformista, dopo aver fatto carriera da ingegnere informatico alla Ibm, lascia il lavoro e si dedica alla scrittura usando le armi del surreale e del paradosso in “Così parlo Bellavista” (1977). Lo scopre Maurizio Costanzo che lo trasforma in opinionista nel suo programma di successo “Bontà loro”.

La simpatia bonaria del personaggio, la complicità con il conduttore e l’oggettivo successo delle qualità narrative di De Crescenzo portano il libro a vendere oltre 600.000 copie e l’autore a ripetere il suo “doppio” letterario in nuove storie mentre la passione per il cinema e la frequentazione della tv lo incitano a passare dietro la macchina da presa. Avverrà proprio con “Bellavista” nel 1984 ma prima, con la complicità dell’amico Roberto Benigni e poi con la guida di Renzo Arbore, mette a fuoco le sue doti di attore e improvvisatore ne “Il Pap’Occhio” (1980) per poi ritrovare gli stessi amici tre anni dopo in “FF.SS” sempre con la regia di Arbore.

Nel 1984, Luciano si mette in proprio adattando per lo schermo “Così parlò Bellavista” seguito nell’85 da “Il mistero di Bellavista”. Sono commedie di buon successo ma in fondo non soddisfano la passione del divulgatore culturale che è in lui e che si sfoga invece in una lunga serie di best seller tra la narrativa, la barzelletta e la saggistica, attingendo sempre più spesso agli umori della cultura partenopea e al mito della Magna Grecia. Proverà a coniugare le sue passioni più sofisticate nel surreale “32 dicembre” del 1988 che è un trattatello a episodi sulla relatività del tempo ispirato a un’altra delle sue prove letterarie: “I dialoghi di Bellavista”.

Luciano De Crescenzo firmerà il suo ultimo film, e il più personale, nel 1995 con una delle amiche più care, Isabella Rossellini, e Teo Teocoli: “Croce e delizia”. In compenso da allora ha trovato in Lina Wertmuller una nuova complice che per due volte lo ha convinto ad apparire nei suoi film, “Sabato, domenica e lunedì” e poi “Francesca e Nunziata”.

Sempre attivo sul fronte editoriale con un totale di 50 libri pubblicati, De Crescenzo ha invece drasticamente ridotto e poi annullato le sue presenze in tv fin dal 2007. L’autunno del patriarca non è dei più felici: una noiosa e persistente malattia neurologica ne ha limitato quella socialità immediatamente intima che tante soddisfazioni gli ha regalato, consacrandolo come sofisticato e popolarissimo intellettuale partenopeo, erede dei Caccioppoli, dei Croce, Rea, La Capria e di una cultura che ha le sue radici nella culla del Mediterraneo.

Per la Corte dei conti il comune di Cosenza è in dissesto

La Corte dei conti dichiara il dissesto al comune di CosenzaLa Corte dei conti calabrese ha dichiarato il “dissesto” al comune di Cosenza. Una sentenza che riaccende lo scontro politico, con l’opposizione che attacca e la maggioranza a guida Occhiuto che attende fiduciosa gli esiti del ricorso presentato alle Sezioni riunite della stessa corte.

I conti in rosso a palazzo dei Bruzi erano stati denunciati nei giorni scorsi anche dai gruppi consiliari di minoranza Pd, Psi, Grande Cosenza e Uniti per la città che in una conferenza stampa avevano invocato “un’operazione verità” sul bilancio comunale che avrebbe un buco di centinaia di milioni di euro.

“Com’era prevedibile, – spiega una nota dell’amministrazione bruzia – la Corte dei Conti regionale non ha tenuto conto delle contro deduzioni presentate e così, a distanza di 24 ore dall’audizione del sindaco Mario Occhiuto a Catanzaro, ha prontamente comunicato, in ben 142 pagine, che a parere di tale Corte per il Comune di Cosenza ci sono le condizioni di dissesto. Occorre evidenziare che la stessa Corte dei Conti regionale, dal 2011 in poi, ha sempre dichiarato lo stato di dissesto per il Comune bruzio”.

“Ancora la stessa Corte, oggi, – prosegue palazzo dei Bruzi – ha comunque sospeso la decisione per un periodo di 30 giorni in attesa del ricorso del Comune presso le Sezioni riunite della Corte dei Conti. Deve essere però chiaro che si fa riferimento a un ripianamento dei debiti causati dalle amministrazioni precedenti all’Esecutivo Occhiuto. Di conseguenza: questo Comune è nelle condizioni di dissesto già, appunto, dal 2011, alla data dell’insediamento dell’Amministrazione Occhiuto”.

“Così come deve essere chiaro che per i cittadini non vi è alcuna differenza tra predissesto e dissesto in quanto le aliquote dei tributi comunali rimangono invariate. Anche nella peggiore delle ipotesi, insomma, sulla cittadinanza non ricadrà alcuna conseguenza. L’unica differenza consiste nella gestione della massa debitoria, che viene affidata ad un soggetto liquidatore diverso dal Comune. Le attività comunali restano invece in capo all’Amministrazione Comunale in carica. Riguardo alle assunzioni di personale rimane l’obbligo (come avviene anche oggi per il predissesto) dell’autorizzazione ministeriale. Non è più possibile l’assunzione a tempo determinato delle figure di staff del sindaco”.

“Inoltre – evidenzia la maggioranza -, non è vero che il dissesto comporti sanzioni patrimoniali e la incandidabilità degli amministratori, poiché questo avviene solo in caso di dolo o di colpa grave sulla base di un apposito procedimento giudiziario che può essere avviato solo dalla Procura della Corte dei Conti”.

“Non ci aspettavamo nulla di diverso – afferma il sindaco Mario Occhiuto – poiché la stessa Corte dei Conti regionale nel 2013 aveva già bocciato il nostro piano di riequilibrio poi approvato in seguito presso le Sezioni riunite. Siamo tuttavia fiduciosi sul fatto che, come avvenuto nel 2014, proprio le Sezioni riunite possano accogliere le nostre motivazioni. In risposta poi ad alcuni avversari tra i quali compaiono addirittura coloro che hanno causato lo stato di dissesto nel 2011, non si capisce come mai in precedenza, cioè nel 2014, nella medesima situazione siano rimasti in silenzio, mentre oggi invece cercano di avvelenare i pozzi strumentalizzando questo evento. Probabilmente – conclude il sindaco Occhiuto – non hanno parlato prima in quanto soltanto adesso ho dichiarato la mia candidatura alla presidenza della Regione Calabria”.

Donna rischia di annegare per salvare il figlio in difficoltà

Una donna rischia di annegare per salvare il figlio di dieci anni. Entrambi riescono a salvarsi, mentre una bagnante, riprendendo la scena col proprio cellulare, posta un video su facebook che poco dopo però provvede a cancellare. E’ accaduto a Pizzo Calabro, nel vibonese.

La donna, R.R., di 46 anni, nel momento in cui si è accorta che il figlio, dopo essersi tuffato in mare, si era trovato in difficoltà e rischiava di annegare, si è tuffata in acqua ed è riuscita a salvare il ragazzo.

La signora, però, poco dopo, si è trovata lei stessa in difficoltà ed è stata salvata da alcune persone che erano in spiaggia e sono riuscite a raggiungerla utilizzando anche un acquascooter.

Madre e figlio, adesso, stanno bene. Tra i bagnanti che hanno assistito alla scena c’era una donna che ha ripreso tutto col proprio cellulare postandolo sul social dove è stata sommersa da critiche, per cui lo ha cancellato.

Lungo le coste calabresi punti in mare “fortemente inquinati”

Goletta Verde Legambiente mare inquinato in CalabriaIn Calabria, in ciascuna provincia monitorata, c’è almeno un punto fortemente inquinato. Su 24 campionamenti eseguiti lungo le coste, 13 risultano fuori dai limiti di legge e, di questi, 12 sono “fortemente inquinati”.

Nel mirino ci sono sempre canali e foci, che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati. È questa, in sintesi, la fotografia scattata lungo le coste calabresi dai tecnici di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane.

“Premesso che il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari – ha affermato Antonio Nicoletti, della segreteria nazionale di Legambiente – spiace constatare come la mancata depurazione affligga ancora in maniera drammatica il nostro Paese”.

Furbetti del cartellino, oltre 60 indagati al Cardarelli di Napoli

Furbetti del cartellino, oltre 60 indagati al Cardarelli di Napoli
Ansa

Sono stati immortalati dalle telecamere mentre passavano il badge anche per i colleghi: la procura di Napoli ha notificato 62 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti dipendenti dell’ospedale Cardarelli che dopo avere timbrato abbandonavano il posto di lavoro. L’indagine della polizia di Napoli (commissariato Arenella) è stata coordinata dal pm Giancarlo Novelli insieme con il procuratore Giovanni Mellilo.

Nell’inchiesta si ipotizzano i reati di truffa e la violazione della cosiddetta “legge Brunetta”. I furbetti del cartellino ora rischiano il licenziamento in tronco.

Nei video si vede anche un giovane tra 12 e i 13 anni, che indossa un cappellino di colore scuro, figlio di una dipendente del Cardarelli, che “timbra” il badge per conto della madre la quale, invece di andare a lavorare, quel giorno è rimasta a casa.

“Questi signori non hanno capito che la musica è cambiata. Non solo andremo a scovare ogni episodio del genere, io chiedo per questi farabutti il licenziamento immediato!”, afferma su Fb il ministro della Salute, Giulia Grillo. “Nessuna tolleranza coi farabutti del cartellino che prendono in giro lo Stato, rubano lo stipendio e vengono meno ai loro doveri verso chi sta male. Fuori i disonesti dalla sanità”, conclude.

Assenteismo all’ospedale di Monopoli, 13 arresti

Assenteismo all'ospedale di Monopoli, 13 arresti

Episodi di assenteismo sono stati scoperti all’ospedale civile san Giacomo di Monopoli (Bari) dai carabinieri che stanno eseguendo una ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di 13 persone e provvedimenti di obbligo di dimora nei confronti di una ventina di dipendenti.

Gli indagati, oltre una trentina, sono coinvolti con accuse di truffa aggravata in concorso ai danni dello Stato, commessa in violazione dei doveri inerenti un pubblico servizio; false attestazioni e certificazioni sulla propria presenza in servizio commesse da dipendente della pubblica amministrazione; falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e peculato. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal gip del Tribunale di Bari su richiesta della Procura.

Mafia nigeriana, sgominato gruppo dedito a droga e prostituzione

Un clan di nigeriani che si spartiva una grossa fetta del mercato della droga e della prostituzione, in Piemonte e in Emilia-Romagna, è stato smantellato dalla polizia di Torino e Bologna durante due operazioni in corso dalle prime ore di questa mattina.

In manette sono finiti anche i capi del cult Maphite, accusati di decidere le nuove iniziazioni, di gestire la prostituzione, nonché di mantenere i rapporti con le altre organizzazioni criminali e di gestire lo spaccio di droga nelle piazze cittadine. Sono oltre 15 i fermati dalla Dda di Bologna ed è contestata l’associazione mafiosa.

Estorsione e usura, in manette due esponenti del clan Mancuso

Estorsione e usura, in manette due esponenti del clan MancusoI Carabinieri della Compagnia di Tropea, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro hanno eseguito un decreto di fermo a carico di due persone accusate di avere vessato per diversi anni un imprenditore.

In manette sono finiti Antonio Mancuso, 81 anni, considerato esponente dell’omonima famiglia ‘ndranghetista di Limbadi, e il nipote Alfonso Cicerone, 45 anni, residente a Nicotera e già noto alle forze dell’ordine. Altre cinque persone, tutte di Nicotera, risultano indagate a piede libero. I sette dovranno rispondere a vario titolo di usura ed estorsione in concorso, reati aggravati dal metodo mafioso. Secondo la Dda per i due fermati c’era un concreto pericolo di fuga.

La vicenda – Un’odissea di otto anni fatta di notti insonni, paure, minacce, umiliazioni. Ostaggio della logica ‘ndranghetista e “liberato” dai Carabinieri. E’ finito all’alba di oggi con l’arresto dei suoi presunti aguzzini l’incubo di un imprenditore, finito in un vorticoso giro di usura ed estorsione.

L’inchiesta, coordinata dal pm antimafia Antonio De Bernardo e condotta sul campo dai militari di Tropea, trae origine da un’attività investigativa iniziata nel maggio scorso con intercettazioni telefoniche e ambientali e pedinamenti.

L’incubo dell’imprenditore nasce esattamente otto anni fa, a Maggio 2011. L’uomo acquistò un immobile composto da due piani fuori terra a Nicotera per la cifra di 400mila euro. Metà dell’importo era stato immediatamente consegnato mentre per la quota restante si stabilì l’erogazione secondo versamenti periodici senza termini temporali e quantitativi.

Avvenuto il perfezionamento della compravendita e il pagamento della prima parte dell’importo, gli ex proprietari avrebbero iniziato ad avanzare in maniera sempre più minatoria e perentoria le richieste della consegna del denaro fino a rivolgersi ad esponenti vicino ad Antonio Mancuso per avere quanto pattuito e recuperare il credito.

Secondo le indagini, le richieste si erano fatte sempre più pressanti fino a quando all’imprenditore non veniva comunicato che Antonio Mancuso aveva rilevato il credito e che le erogazioni di denaro sarebbero avvenute in suo favore.

“Canadian ‘Ndrangheta connection”: 14 fermi. Colpito clan vicino ai Commiso

La Polizia di Stato è impegnata in un’operazione internazionale contro la ‘ndrangheta con arresti nel Reggino e in altre regioni d’Italia. Quattordici i provvedimenti di fermo emessi dalla DDA di Reggio Calabria nei confronti di altrettante persone ritenute affiliate alla ‘ndrina Muià, federata alla potente cosca Commisso di Siderno, attive in Calabria e in Canada, dov’è pure attiva la famiglia Figliomeni, considerata collegata ad entrambi i clan.

I soggetti colpiti nell’operazione, in codice “Canadian Ndrangheta connection”, sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione mafiosa transnazionale ed armata, porto e detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, esercizio abusivo del credito, usura e favoreggiamento personale, commessi con l’aggravante del ricorso al metodo mafioso, ovvero al fine di agevolare la ‘ndrangheta.

Gli investigatori del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, coadiuvati dagli operatori del Reparto prevenzione crimine, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni in Calabria, Emilia Romagna e Liguria. Impiegati 150 uomini e donne della Polizia di Stato.

L’inchiesta della DDA di Reggio Calabria – sviluppata nel biennio 2018-2019 – con una indagine condotta dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Servizio centrale operativo dalla Polizia di Stato – ha consentito di delineare gli assetti e l’operatività della ‘ndrina Muià, collegata alla più affermata cosca Commisso, tradizionalmente attiva a Siderno e in Canada.

Indagando sulle proiezioni operative delle ‘ndrine oltreoceano l’inchiesta ha consentito di allargare gli orizzonti delle attuali conoscenze sull’articolata struttura della ‘ndrangheta in ambito sovranazionale, dal momento che è stato possibile documentare, per la prima volta, che l’articolazione territoriale operante nel grande Stato nordamericano, riferibile alla locale di Siderno, è attualmente governata da un organismo abilitato a riunirsi in territorio estero e ad assumere decisioni anche con riferimento alle dinamiche criminali attualmente esistenti nel territorio calabrese.

I dettagli dell’operazione condotta in Italia saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che avrà luogo alle ore 16 presso la Questura di Reggio Calabria, alla quale parteciperà anche il Vice Capo della York Regional Police.

Un contestuale incontro con i giornalisti si terrà in Canada alle ore 10 canadesi, presso l’Headquarters della York Regional Police di Aurora (Ontario), a cui parteciperà il Direttore del Servizio Centrale Operativo assieme al Capo di quella struttura investigativa che illustrerà i risultati.

Sorpreso in auto con amici, arrestato un latitante

carabinieri notteI Carabinieri della compagnia di Locri hanno arrestato Sebastiano Giorgi, di 46 anni, latitante dal 2012. L’uomo era destinatario del provvedimento di revoca di sospensione di un’ordine per la carcerazione e contestuale ripristino della misura in carcere, emesso nel giugno 2012 dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

Giorgi è stato arrestato a seguito di un controllo svolto dei militari della compagnia di Locri, che hanno notato a Sant’Ilario dello Jonio una Fiat Panda nera con i vetri oscurati. Insospettiti, i militari dell’Arma hanno deciso di fermare il veicolo in contrada Moschetta sulla strada statale 106 di Locri. A bordo dell’auto vi erano tre persone, tra le quali Sebastiano Giorgi.

L’uomo, con precedenti per reati relativi al traffico di droga e di armi e legato per vincoli di sangue alla famiglia Giorgi, alias “Boviciani”, originaria di San Luca, è stato condannato per la violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale – fatti risalenti al 2006, per il quale sconterà la pena di un anno di reclusione.

Fondi russi, l’inchiesta si allarga ma la trattativa sul petrolio saltò

Da sinistra il presidente russo Vladimir Putin con Gianluca Savoini

Fa un passo avanti e si estende ad altri protagonisti del meeting dello scorso ottobre all’Hotel Metropol di Mosca, l’inchiesta della Procura di Milano con al centro la trattativa italo-russa sulla presunta compravendita di tre milioni di tonnellate di petrolio che avrebbe dovuto, questa è l’ipotesi, fare arrivare alla Lega 65 milioni di dollari.

Trattativa poi sfumata ma che è stata registrata in diretta da uno sconosciuto. L’audio è ora il principale atto delle indagini che persino Matteo Salvini qualche giorno fa si è augurato “facciano il loro corso in fretta” perché nelle casse del movimento di cui è il segretario non è mai entrato nemmeno “un rublo”.

Oggi infatti la Guardia di finanza, su delega dei pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta e del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, ha perquisito gli altri due italiani che oltre a Gianluca Savoini, il presidente dell’associazione Lombardia-Russia che risponde di corruzione internazionale, erano presenti al meeting nell’albergo di lusso moscovita.

Le Fiamme Gialle che nei giorni scorsi si sono recati recati per una perquisizione da Savoini, questa mattina si sono presentate a casa e in un deposito dove Gianluca Meranda, legale espulso nel 2015 dalla loggia massonica, ha trasferito i suoi documenti in quanto da qualche mese ha dovuto lasciare pure lo studio romano dove lavorava in quanto non pagava l’affitto. Nel corso del blitz, avvenuto alla presenza del pm Ruta e di un esponente del’Ordine degli avvocati capitolino (quindi con tutte le garanzie richieste dal caso) gli è stata notificata una informazione di garanzia.

Nel pomeriggio, inoltre, i finanzieri di Milano hanno fatto visita a Francesco Vannucci nella sua villetta a Suvereto (Livorno), un paese dell’alta Maremma, dove l’ex banchiere 62enne vive con l’anziana madre. E’ stato lui, ieri, a contattare l’Ansa dicendo di essere il terzo uomo italiano presente all’incontro al Metropol “in qualità di consulente esperto bancario che da anni collabora con l’avvocato Gianluca Meranda”. Incontro che, a suo dire, avrebbe avuto uno scopo “prettamente professionale” e che “si è svolto nel rispetto dei canoni della deontologia commerciale. Non ci sono state situazioni diverse rispetto a quelle previste dalle normative che disciplinano i rapporti di affari”.

La perquisizione nella sua abitazione è cominciata a metà pomeriggio. Dopo circa un’ora di attività all’interno della casa, i militari sono usciti all’esterno ispezionando anche il giardino, le cantine, le auto e un casotto in legno degli attrezzi posto ai margini della proprietà. Vannucci – al momento le voci sul fatto che sia stato indagato non hanno trovato conferma – ha accompagnato i militari in tutti i momenti del sopralluogo interloquendo con le loro richieste di chiarimento.

Per alcuni istanti è uscita all’esterno anche l’anziana madre che ha accompagnato una investigatrice delle Fiamme Gialle, per un sopralluogo in una rimessa della casa accessibile dall’esterno. Visionati anche i bidoni della raccolta differenziata posti sul patio della casa. Poi dopo circa una ventina di minuti, i finanzieri sono tornati dentro l’abitazione.

Mentre quindi l’indagine va avanti, approfondimenti sulla vicenda sono stati chiesti oggi dal Copasir al direttore dell’Aise, l’Agenzia per la sicurezza esterna, Luciano Carta, convocato per una audizione programmata sulla situazione libica.

Ma dopo la pubblicazione da parte di BuzzFeed dell’audio della riunione all’hotel Metropol di Mosca del 18 ottobre, ha spinto i commissari a chiedere chiarimenti sulla vicenda. A quanto si è appreso al momento non sarebbero stati ravvisati rischi per la sicurezza nazionale. (Ansa)

Violenza sulle donne, via libera a legge “Codice rosso”

Ansa

Via libera definitivo del Senato al disegno di legge per la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, il cosiddetto “Codice rosso”. Il provvedimento, che ha incassato l’ok definitivo del Parlamento e che con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale sarà quindi legge, ha ottenuto 197 sì e 47 astenuti. Tra gli astenuti Leu e Pd.

“La legge Codice Rosso rappresenta il massimo che si può attualmente fare sul piano legislativo per combattere la violenza sulle donne”, afferma il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno. Si tratta, dice, “di un’importantissima novità con la quale vogliamo scongiurare che le donne stiano mesi o anni senza ricevere aiuto”.

“Dopo questa svolta, sono consapevole che l’impegno per combattere la violenza sulle donne non può finire qui”, dice il ministro, sottolineando “per esempio” che sarà “essenziale operare sul piano della riduzione dei tempi dei processi penali”.

“Più sicurezza e protezione per le donne vittime di violenza: grazie al #CodiceRosso, i magistrati dovranno ascoltarle entro tre giorni dalla denuncia! Altra promessa mantenuta dalla Lega. P.S. La sinistra non ha votato a favore, parlano parlano ma quando serve se ne fregano”, evidenzia il ministro dell’Interno, Matteo Salvini dopo l’astensione al voto di Leu e Pd.

“Oggi con l’approvazione del Codice rosso lo Stato dà una risposta molto forte: dice ad alta voce che le donne in Italia non si toccano”, sostiene il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede subito dopo l’approvazione del ddl. “Ogni 72 ore – ricorda Bonafede – in Italia muore una donna per femminicidio, è una vera e propria emergenza sociale”.

Donna muore dopo il parto, indagini. Ferro: “Vicenda agghiacciante”

Sala parto

Una donna trentacinquenne residente a Montalto Uffugo, Santina Adamo, è morta nell’ospedale di Cetraro, sulla costa tirrenica cosentina, a seguito di una complicazione seguita al parto. La donna villeggiava a Fuscaldo con la famiglia, quando si è recata in ospedale per partorire.

Secondo quanto si è appreso, subito dopo il parto naturale, andato bene, la donna avrebbe avuto una forte emorragia e poco dopo è morta. I familiari hanno sporto denuncia ai carabinieri di Fuscaldo.

Saranno le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Paola, a chiarire l’esatta dinamica dei fatti. La donna era già madre di un altro bimbo di tre anni.

Per la deputata di Fratelli d’Italia, Wanda Ferro, si tratta di una “vicenda agghiacciante, che deve costringere i decisori politici, ad ogni livello, ad interrogarsi sulle condizioni della sanità in Calabria. Non ci sono ancora -prosegue – elementi per dire se la tragica morte della neo-mamma potesse essere evitata, questo lo accerterà la magistratura. Sono certa che i medici e i sanitari dell’ospedale di Cetraro hanno lottato con ogni forza e con ogni mezzo a propria disposizione per strappare questa donna ad un terribile destino”.

“Non possiamo però non chiederci – sottolinea la parlamentare – se la presenza di un chirurgo, se la disponibilità di un centro trasfusionale, avrebbe potuto portare ad un esito diverso. Infatti, secondo quanto riporta la stampa, nell’ospedale di Cetraro, dove nascono in media quasi due bambini al giorno, non è più possibile operare in regime di emergenza-urgenza, visto che il polo chirurgico è stato concentrato nell’ospedale di Paola insieme al centro trasfusionale”. “Di fronte ad una giovane vita spezzata, di fronte ad una famiglia dilaniata dal dolore quando avrebbe dovuto vivere il suo momento più felice, non ci sono motivazioni economiche che possano reggere. Da donna – prosegue Wanda Ferro – esprimo la mia solidarietà a questa famiglia, ad un padre distrutto dal dolore, ad un bimbo che crescerà senza la propria mamma”.

E’ morto lo scrittore Andrea Camilleri, padre di “Montalbano”

Lo scrittore Andrea Camilleri (Ansa)

E’ morto all’età di 93 anni, all’ospedale Santo Spirito di Roma, lo scrittore Andrea Camilleri, “padre” di Montalbano, la nota fiction poliziesca che va in onda su Rai 1, con protagonista l’attore Luca Zingaretti. Camilleri era ricoverato da qualche da tempo e negli ultimi giorni le sue precarie condizioni di salute si sono aggravate.

“Adesso te ne vai e mi lasci con un senso incolmabile di vuoto, ma so che ogni volta che dirò, anche da solo, nella mia testa, ‘Montalbano sono!’ dovunque te ne sia andato sorriderai sornione, magari fumandoti una sigaretta e facendomi l’occhiolino in segno di intesa, come l’ultima volta che ci siamo visti a Siracusa. Addio maestro e amico, la terra ti sia lieve! Tuo Luca”. E’ il saluto commosso, affidato a un lungo post su Instagram, di Luca Zingaretti, volto di Montalbano in tv, allo scrittore Andrea Camilleri.

Non ci sarà nessun momento pubblico per le esequie dello scrittore. Per volontà e della sua famiglia non ci sarà camera ardente e il funerale si svolgerà in forma privatissima. Solo dopo la sepoltura – a quanto si apprende – sarà reso noto il luogo in cui riposeranno le spoglie dell’autore.

Fondi russi, il terzo uomo del Metropol: “Incontro nel rispetto delle regole”

L’Hotel Metropol di Mosca

“Ho partecipato all’incontro all’hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre 2018 in qualità di consulente esperto bancario che da anni collabora con l’avvocato Gianluca Meranda. Lo scopo dell’incontro era prettamente professionale e si è svolto nel rispetto dei canoni della deontologia commerciale. Non ci sono state situazioni diverse rispetto a quelle previste dalle normative che disciplinano i rapporti d’affari”. Lo scrive all’Ansa in un messaggio WhatsApp, Francesco Vannucci, che spiega di essere tra le persone citate nell’audio finito nell’inchiesta sui presunti fondi alla Lega in cui è indagato Gianluca Savoini per corruzione internazionale.

Vannucci, la cui identità è stata verificata, racconta di essere una delle persone citate nell’audio dove si menzionano, tra gli altri, due personaggi che sembrano essere coinvolti nella discussione al tavolo dell’Hotel Metropol. Si tratta di un “Luca” (Gianluca Meranda, ndr) e di un “Francesco”.

“Sono profondamente dispiaciuto di essere indicato in modo a volte ironico, a volte opaco, con lo pseudonimo di “nonno Francesco”. Confido nella serietà della magistratura italiana nel capire le chiare dinamiche di questa vicenda”, ha aggiunto Francesco Vannucci, 62 anni, di Suvereto, in provincia di Livorno, dicendosi profondamente rammaricato di dover mettere a rischio la privacy sua e della sua famiglia.

L’uomo, scrive l’agenzia, non vuole però rispondere alle domande sui temi dell’incontro del Metropol, testimoniati dall’audio aggiungendo solo di non essere stato ancora ascoltato dai magistrati che si occupano del caso.

Il Cremlino non ha mai dato nessun sostegno finanziario a partiti o politici italiani: lo ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, commentando la vicenda dei presunti finanziamenti russi alla Lega. “Come abbiamo già detto – ha affermato Peskov – nessuno di noi dalla Russia ha mai dato sostegno finanziario ad alcun politico o partito politico in Italia. Non c’è nessun dubbio”.”C’è una base giuridica per la cooperazione che può essere attivata in qualsiasi momento su richiesta delle parti”, ha detto ancora Peskov, rispondendo a una domanda su una possibile cooperazione tra Russia e Italia nelle indagini sulla vicenda dei presunti finanziamenti russi alla Lega.

Salvini non sarà ascoltato dai pm – L’inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega intanto va avanti a Milano. Ma i pm, per ora, non sentiranno Salvini. “Non serve”, dice il procuratore Greco.

Leader del Carroccio: Io in Aula? non riferisco sulla fantasia – “Non riferisco sulla fantasia”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Salvini ha risposto a margine di un’iniziativa a Roma sulla richiesta di parlare in Parlamento della vicenda sui fondi della Lega.  “C’è un’inchiesta aperta da mesi, bene, la chiudano – ha aggiunto Salvini – Siamo assolutamente tranquilli, aspettiamo con ansia la chiusura di queste indagini. Quando vado all’estero, oggi vado in Finlandia, non è per affari ma per difendere l’interesse del mio Paese come quando vado a Washington, Mosca, Pechino, Tel Aviv. Se in Finlandia mi facessero una domanda sulla questione Russia non sarei imbarazzato, possono farti la domanda anche sui Fantastici 4 e risponderei con assoluta tranquillità”.

Pm valutano posizioni Meranda e Vannucci – La Procura di Milano sta facendo accertamenti e valutando le posizioni di Gianluca Meranda e Francesco Vannucci, le due persone che si sono fatte avanti dicendo di aver partecipato all’incontro all’hotel Metropol di Mosca dove era presente anche Gianluca Savoini. Dopo una fase di identificazione certa per riscontrare la loro effettiva presenza i due potrebbero esser presto iscritti nel Registro degli indagati e convocati dai pm, come accaduto con Savoini.

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