11 Ottobre 2024

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Picchia e violenta una donna a Roma, scovato a Cosenza. Faceva il badante

carabinieri stazione cosenza principaleAvrebbe sequestrato, violentato e picchiato una donna e per sfuggire all’ordine di cattura spiccato dall’autorità giudiziaria romana si era spostato dalla Capitale a Cosenza dove aveva trovato lavoro come badante presso una famiglia agiata nella città dei Bruzi.

Protagonista un filippino di 45 anni, che nel maggio scorso, a Roma, era stato destinatario di un mandato d’arresto con l’accusa di sequestro di persona, lesioni personali e violenza sessuale continuata ai danni di una donna 40enne, anche lei filippina, che aveva presentato denuncia dopo le continue vessazioni e le gravi violenze subìte.

L’uomo, sapendo di essere nel mirino di carabinieri magistrati, ha poi fatto perdere le proprie tracce rifugiandosi a Cosenza, nel tentativo di sfuggire alle manette.

A rintracciarlo i carabinieri cosentini che lo hanno arrestato e poi condotto presso la circondariale di viale Mancini in esecuzione di una misura cautelare in carcere emessa del gip presso il tribunale capitolino di piazzale Clodio.

Rimasto molto sorpreso di essere stato beccato lontano da Roma – a casa di una famiglia cosentina benestante che lo avrebbe assunto come badante -, l’uomo al momento dell’arresto non ha opposto alcuna resistenza. “Sono io la persona che cercate”, avrebbe detto ai militari della stazione principale che lo hanno scovato. Sono in corso indagini per  individuare eventuali soggetti che avrebbero favorito la sua “latitanza” a Cosenza.

Veliero con 31 iracheni a Crotone, indagini su scafisti ucraini

veliero con migranti a crotone
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Trentuno migranti di nazionalità irachena, 30 uomini ed una donna, sono sbarcati stamane al porto di Crotone dopo che il natante sul quale hanno viaggiato, una barca a vela di 12 metri, è stato intercettato in mare al largo di Torre Melissa da unità della Guardia costiera e della Guardia di finanza.

I migranti, dopo gli accertamenti per l’identificazione, sono stati trasferiti al centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Sono in corso accertamenti su tre persone di nazionalità ucraina ritenuti i presunti scafisti.

In base alle prime informazioni, l’imbarcazione sarebbe partita dalle coste della Turchia, rotta per cui ogni clandestino arriva a pagare ai trafficanti di esseri umani fino a 5 mila euro.

Cosentino in Piemonte spara a rom: “Sono ‘ndranghetista”. Arrestato

carabinieriHa sparato a un sinti che si trovava fuori dalla sua abitazione assieme a due bambine, urlando di appartenere alla ‘ndrangheta. I carabinieri di Tortona, in provincia di Alessandria, hanno arrestato per tentato omicidio Mario Scorza, 52enne originario della provincia di Cosenza e residente a Voghera, già condannato per reati in materia di stupefacenti e contro il patrimonio, più volte arrestato per furto ed estorsione.

L’agguato risale allo scorso 20 luglio, quando attorno a mezzogiorno, in località Brugna di Pontecurone, un gruppo di tre persone della stessa famiglia di origini sinti si trovava fuori dalla propria abitazione a dialogare e controllare due bambine che giocavano davanti al giardino di casa.

All’improvviso sul posto è giunto a forte velocità in retromarcia un furgone di colore chiaro. L’autista è sceso dal mezzo e dopo aver urlato di appartenere alla ‘ndrangheta, ha minacciato di morte uno dei tre uomini sparandogli due colpi d’arma da fuoco. Fortunatamente i proiettili non hanno raggiunto il bersaglio: l’uomo ha trovato riparo dietro la propria auto e ha subito avvertito i carabinieri.

Dopo avere individuato il mezzo, dove sotto il sedile dell’autista è stato trovato un revolver di fabbricazione inglese, con all’interno del tamburo tre proiettili integri e i bossoli di altrettanti proiettili esplosi, i militari hanno scovato l’autore dell’agguato, che si era rifugiato in un caseggiato. Scorza è stato trovato in possesso di una dose di cocaina e di un coltello a serramanico custodito all’interno di uno zaino. Una volta convalidato il fermo, l’uomo è stato accompagnato al carcere di Alessandria. Le indagini proseguono per ricostruire i rapporti tra i soggetti coinvolti e chiarire il movente del tentato omicidio.

Commozione e rabbia ai funerali del brigadiere ucciso Mario Cerciello Rega

Migliaia di persone hanno partecipato, nella chiesa di Santa Croce a Somma Vesuviana, ai funerali di Mario Cerciello Rega, il brigadiere ucciso a coltellate la notte tra giovedì e venerdì a Roma, mentre era in servizio in abiti civili. Molta rabbia e commozione durante le esequie.

La chiesa dove si sono svolti i funerali è la stessa dove Cerciello Rega un mese e mezzo fa aveva sposato Rosa Maria, che oggi ha seguito l’ingresso del feretro. La bara, avvolta in una bandiera tricolare, c’erano una foto del matrimonio e una maglia del Napoli, di cui Mario era appassionato tifoso. Ha presieduto la concelebrazione l’arcivescovo Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia.

Il feretro è entrato in chiesa salutato da un lungo applauso, portato a spalla da 6 carabinieri, scortati da 4 colleghi in alta uniforme.

All’esterno erano allineate le corone di fiori del Presidente della Repubblica, dei Presidenti del Senato e della Camera, della Ministro della Difesa, del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e della Compagnia Roma Centro, alla quale apparteneva il militare.

Presenti alle esequie i vicepremier Di Maio e Salvini, i ministri Trenta e Costa, il presidente della Camera Fico e il vicepresidente del Senato La Russa. Con loro il sindaco di Roma, Virginia Raggi, e di Somma Vesuviana, città natale di Rega, Salvatore Di Sarno. Foltissima la rappresentanza dell’Arma, con in testa il comandante generale Giovanni Nistri.

Il picchetto di onore dei carabinieri, in alta uniforme, ha reso gli onori a Cerciello Rega. Presenti anche i componenti dell’associazione cavalieri di Malta della quale Cerciello Rega faceva parte per svolgere attività di volontariato.

“Essere moglie di carabiniere”: Rosa Maria, la vedova, ha letto tra le lacrime un testo su questo tema, un post che circola da anni su Facebook tra mogli e fidanzate dei militari. Subito dopo l’Ordinario militare Marcianò ha concluso il rito funebre, ricordando come oggi “l’Italia intera sia in lutto”.

“Giusti i dibattiti ma oggi teniamoli fuori”, “evitiamo la dodicesima coltellata”, ha detto il comandante dell’Arma dei Carabinieri, generale Giovanni Nistri. Mario – ha detto -, è stato un carabiniere “morto per tutelare i diritti di tutti, anche di una persona arrestata: insieme con lui chiediamo rispetto per tutti gli altri carabinieri che fanno il suo stesso lavoro”.

“Fate anche voi, responsabili della cosa pubblica, della vita degli altri – ha detto mons. Marcianò – il senso della vostra vita, consapevoli che quanto operate o non operate è rivolto a uomini concreti: a cittadini e stranieri, a uomini e donne delle Forze Armate e Forze dell’Ordine, ai quali non possiamo non rinnovare il grazie e l’incoraggiamento della Chiesa e della gente. E se voi e tutti noi sapremo meglio imparare, da uomini come Mario, il senso dello Stato e del bene comune, l’Italia risorgerà”.

Carabiniere ucciso, polemiche su foto Elder Finnegan Lee bendato e legato

Il presunto autore dell’omicidio Elder Finnegan Lee bendato, legato e col capo chinato (Elder è biondo mesciato come in foto, Natale Hjort ha carnagione olivastra e capelli scuri, ndr)

E’ polemiche sulla foto scattata in una caserma dei carabinieri nella quale compare legato e bendato, Elder Finnegan Lee, il presunto autore dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. La foto è stata scattata da un altro militare al momento del fermo, prima di essere interrogato dai pm. La foto ritrae l’indagato legato con le braccia dietro la schiena, una benda davanti agli occhi e col capo chinato. Poi la foto è stata fatta circolare in alcune chat e infine pubblicata sui media.

Elder Finnegan Lee era stato fermato, misura poi convalidata dal gip, insieme all’amico diciottenne Christian Gabriel Natale Hjort. Ora si trovano nel carcere di Regina Coeli con l’accusa di omicidio aggravato in concorso, furto e tentata estorsione.

Sul caso della foto sono state avviate indagini interne da cui è stato individuato il militare responsabile dello scatto. Per lui è stato disposto il trasferimento immediato ad “altro incarico non operativo”. L’immagine apre i siti americani, dalla Cnn, che parla di “un’immagine scioccante”, al Washington Post e al Los Angeles Times che, citando le autorità italiane, parlano di “atto illegale”.

Il premier Giuseppe Conte: “Bendare un indagato è reato”
“Non c’è nessun dubbio – sottolinea il primo ministro – che la vittima di questa tragedia sia il nostro Mario. Invito tutti a considerare, tuttavia, che bene ha fatto l’Arma a individuare il responsabile di questo improprio trattamento e a disporre il suo immediato trasferimento. Riservare quel trattamento a una persona privata della libertà non risponde ai nostri principi e valori giuridici, anzi configura gli estremi di un reato o, forse, di due reati” aggiunge Conte evidenziando che è “censurabile” la diffusione della foto sui social. “L’Italia è uno Stato di diritto – ha proseguito -. Abbiamo principi e valori consolidati: evitiamo di cavalcare l’onda delle reazioni emotive tenuto anche conto che la nostra legislazione, in caso di omicidio volontario, contempla già l’ergastolo e non consente più sconti di pena”.

Salvini: “A chi si lamenta ricordo che unica vittima è carabiniere ucciso”
“Chi si lamenta della bendatura di un arrestato, ricordo che l’unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un carabiniere, un servitore della Patria morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita. Lavorando. Punto”, ha commentato invece il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Stessa posizione espressa dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Parole che hanno suscitato critiche a sinistra (“il commento Salvini - ha dichiarato la senatrice dem Monica Cirinnà – è incompatibile con la Costituzione, che impone sempre il rispetto della dignità dell’indagato e dell’imputato”) ma anche distinguo nel centrodestra. “Sono immagini che non rendono onore a chi siete realmente, rischiano di far passare un carnefice per vittima polemiche” ha scritto, rivolto agli “amici carabinieri”, il Presidente di Regione Liguria Giovanni Toti sulla sua pagina Facebook. “Cosa ci fa una benda in una stazione dei Carabinieri? Sono cose da far west” ha detto invece il presidente della camera penale di Roma, Cesare Placanica.

Di Maio: “Più parole per foto bendato che per carabiniere ucciso. Così è caciara”
“Ho visto molte polemiche sulla foto del ragazzo bendato, quella foto non è bella sicuramente ma parlare ogni giorno quasi più del ragazzo bendato che del nostro carabiniere ucciso significa buttarla in caciara”, ha detto Luigi Di Maio, che oggi sarà ai funerali del carabiniere ucciso, commentando la foto del fermato bendato. L’Arma ha punito i carabinieri per la foto ma “abbiamo un nostro servitore dello Stato ammazzato con 11 coltellate” aggiunge, “adesso si vada avanti e spero veramente in una pena massima che possa essere l’ergastolo per questa gente”.

Il pg di Roma Salvi: Interrogatorio svolto senza costrizioni”
In una nota, il procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, ha sottolineato ad ogni modo che “le informazioni fornite dalla Procura della Repubblica di Roma circa le modalità con le quali è stato condotto l’interrogatorio consentono di escludere ogni forma di
costrizione in quella sede” dal momento che gli indagati sono stati avvertiti dei loro diritti, erano “liberi nella persona, senza bende o manette” alla presenza di un difensore, con redazione di un verbale integrale.

Dall’autopsia brigadiere colpito con 11 coltellate
Intanto dall’autopsia sulla salma del vicebrigadiere è emerso che Mario Cerciello Rega è stato colpito con 11 coltellate e non otto come era trapelato subito dopo l’aggressione. A condurre le indagini sono il procuratore vicario di Roma Michele Prestipino, il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e il pm Maria Sabina Calabretta. Come avviene in tutti i casi simili di americani fermati all’estero il Dipartimento di Stato offrirà “l’assistenza appropriata”.

Nella stanza di albergo dove alloggiavano i due fermati gli inquirenti hanno rinvenuto l’arma del delitto, un coltello di notevoli dimensioni e gli abiti usati quella notte. Inoltre è stato trovato un flacone di Xanax, un ansiolitico utilizzato a quanto pare da Elder Finnegan Lee, reoconfesso dell’accoltellamento mortale. E chi indaga non esclude che i californiani avessero assunto alcolici (o un mix di droga e alcool) prima di incontrare i due carabinieri in borghese la notte tra il 25 e 26 luglio.

Domenica è stato stato individuato dai carabinieri il vero pusher che ha venduto aspirina al posto della droga ai due californiani arrestati per l’omicidio dei vice brigadiere Mario Cerciello Rega. Secondo quanto trapela, si tratterebbe di un italiano. Sono in corso accertamenti anche sulla posizione di Sergio B., l’intermediario derubato dello zaino che quella sera diede l’allarme al 112. Saranno indagati per reati di droga. A quanto ricostruito, l’uomo accompagnò personalmente i ragazzi dallo spacciatore.

Diffuso anche l’audio in cui Sergio B. dice al 112 di essere stato derubato dello zaino. Il militare della centrale operativa afferma che se i due ladri erano ancora lì mandava due colleghi in abiti civili. L’intermediario risponde di no, che sono scappati. Il carabiniere a quel punto dice di inviare una pattuglia. E’ mistero sulla presenza di una o più gazzelle sul luogo dell’appuntamento mortale in via Pietro Cossa, dov’è avvenuta la colluttazione. I giovani hanno riferito che Cerciello Rega e Varriale non sapevano “fossero carabinieri”. Circostanza tutta da verificare, poiché l’Arma sostiene che i due si erano qualificati. Secondo i presunti assassini i due uomini potevano essere due spacciatori mandati lì per punirli in seguito al furto dello zainetto dell’intermediario Sergio B. e alla conseguente richiesta di riscatto. Per questo motivo forse si erano armati di un coltello.

Il punto sulle indagini: martedì conferenza stampa inquirenti
Domani a mezzogiorno, presso la sede del Comando Provinciale Carabinieri di Roma, si terrà una conferenza stampa nel corso della quale saranno resi noti i dettagli circa le indagini sull’omicidio del Vice Brigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega, alla presenza del Procuratore della Repubblica di Roma, facente funzioni, Michele Giarritta Prestipino.

Praia a Mare, in fiamme un edificio commerciale. Danni ingenti. Indagini

Un incendio, sulle cui cause sono in corso accertamenti, è scoppiato nella notte a Praia a Mare, in provincia di Cosenza, nei locali di un magazzino commerciale situato sopra un supermercato alimentare.

Sul posto, scattato l’allarme, sono intervenute quattro squadre con uomini e mezzi dei Vigili del Comando provinciale e di altri distaccamenti dei Vigili del1 fuoco di Cosenza. Una squadra è giunta anche dal distaccamento di Lauria (Potenza).

Il rogo che ha provocato ingenti danni è stato domato ma sono ancora in corso le operazione di smassamento dei materiali interessati dalle fiamme. In atto anche la messa in sicurezza dello stabile.

L’edificio interessato dalle fiamme ospita diverse attività commerciale e,a breve, negli stessi locali avrebbe dovuto aprire i battenti anche un altro megastore. Tutte le ipotesi circa la natura dell’incendio sono al momento tenute in considerazione, dal dolo al fatto accidentale.

Oliverio rinnova la Commissione lavoro nero in Calabria, ma nei fatti l’ha già “chiusa”

Benedetto Di Iacovo, presidente della Commissione regionale della Calabria per l’emersione del lavoro nero

II presidente della Regione, Mario Oliverio, ha disposto il rinnovo dei componenti della “Commissione regionale per l’emersione del lavoro non regolare”, la cui composizione è scaduta da alcuni mesi. La Commissione, (istituita in Calabria con legge nazionale nel 2000), si occupa dello studio e dell’analisi del fenomeno del lavoro sommerso, nero e irregolare, ed è composta, complessivamente, di 15 membri, di cui sette designati dalle amministrazioni pubbliche che hanno competenza in materia e otto dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

In particolare, con decreto adottato dal governatore lo scorso 26 luglio, sono stati nominati Giuseppe Antonio Cicciù in rappresentata dell’Agenzia regionale delle Entrate, Roberta Mancini (Direzione regionale Lavoro di Reggio Calabria), Diego De Felice (Inps Calabria), Caterina Crupi (Inail Calabria), Giovanni Quintieri (Confartigianato Calabria), Angelo Politi (Confagricoltura Calabria), Rosario Branda (Unindustria Calabria), Domenico Mamone (Unsic Calabria), Vincenzo Musolino (Cisl Calabria) e Alfio Pugliese (Unioncamere Calabria).

Nel decreto, il presidente della Regione “prende atto che alcune organizzazioni, pur sollecitate, non hanno ancora inviato la designazione del proprio componente” e “si riserva l’integrazione non appena perverranno le designazioni”, disponendo infine la notifica delle nomine al presidente della Commissione regionale per l’emersione del lavoro non regolare, Benedetto Di Iacovo, sindacalista a capo dell’ente dal 2009. Il rinnovo della composizione della Commissione è disposto per 5 anni.

Commissione nei fatti già chiusa e senza soldi. Il flop di Oliverio nella lotta al sommerso

Va detto, per dovere di informazione, che negli ultimi 5 anni la Commissione è stata nettamente penalizzata dal governatore Oliverio, il quale nella regione col più alto tasso di sommerso, non ha stanziato nemmeno un euro per favorire il lavoro regolare in Calabria. Un flop politico e amministrativo.

La commissione, che senza un euro a fatica riesce pubblicare un rapporto annuale (spesso con collette, ndr), secondo l’ex art.78 della legge 448/98, non può avere proprio personale ma si avvale di dipendenti regionali o di altre istituzioni che viene distaccato presso la commissione, con stipendi pagati però dalle amministrazioni di provenienza. Evidentemente il presidente Oliverio l’ha ritenuta un “carrozzone”, però senza truppe. (d.g.)

Carabiniere ucciso, telefonata del derubato al 112: “Sono scappati”. “Ok, mando pattuglia”

“Mi hanno rubato la borsa. Ho chiamato questi ragazzi e mi chiedono un riscatto di soldi. Devo fare una denuncia”. A dirlo Sergio B., l’uomo derubato dello zaino che ha innescato l’operazione sfociata nella morte del vice brigadiere Mario Cerciello Rega. “Dentro ho i documenti, non dico i soldi… Se potete venire almeno vi do il numero così se si mi rispondono potete rintracciarli”, dice nella registrazione della telefonata al Nue 112.

A contattare i carabinieri è inizialmente un’operatrice del Nue spiegando che accanto a lei c’era una persona derubata a cui i ladri chiedevano tra gli 80 e i 100 euro per riavere la borsa. Poi passa il telefono a Sergio B. che racconta come sarebbero andate le cose. “Sono a piazza Gioacchino Belli – dice l’uomo chiedendo l’intervento dei carabinieri – Almeno vi do il numero e se vi rispondono provate a rintracciarli”. “Così gli dico ‘vi do i soldi” dice ancora.

Per riavere lo zaino “mi hanno detto c’hai 80-100 euro”. A spiegarlo in una seconda telefonata al 112 Sergio B., l’uomo derubato a Trastevere poco prima dell’uccisione del vice brigadiere Mario Cerciello Rega. Stavolta è l’operatore dei carabinieri a mettersi in contatto con l’uomo, contattandolo al cellulare del passante da cui era partita la richiesta di intervento.

Alla domanda se quelle persone erano ancora lì l’uomo ha spiegato. “No, sono scappate con la borsa”. “Se erano lì cercavo di mandare qualcuno in abiti civili” ha risposto il carabiniere aggiungendo che avrebbe mandato subito una pattuglia.

In una seconda telefonata i carabinieri contattano il numero da cui è arrivata la prima chiamata e il militare della centrale operativa chiede se i due che hanno commesso il furto fossero ancora lì in modo da mandare i militari in abiti civili, cioè Cerciello Rega e Varriale, i quali probabilmente erano in servizio nella zona, cioè molto distanti (circa 5 km), dal posto (Via Cossa) in cui è stato fissato l’appuntamento e dove è avvenuta l’aggressione mortale). Sergio B., nel ribadire la richiesta dei ladri che volevano 80, cento euro, dice che i due sono scappati con la borsa. Il militare della centrale dice che allora mandava una pattuglia.E quì sorge un altro interrogativo che si somma ai tanti punti oscuri di quella drammatica notte. Leggi le incongruenze

Il tragitto in auto da piazza Gioachino Belli (furto) a via Cossa (aggressione mortale). [Street view]

Ritrovato vivo il quarantenne scomparso a Serra San Bruno

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E’ stato ritrovato dopo due giorni di ricerche Cosimo Zaffino, il 40enne di Serra San Bruno scomparso nella notte tra giovedì e venerdì scorsi.

L’uomo è stato rintracciato dai familiari e da una squadra composta da volontari e dalle guardie ecozoofile in un terreno di sua proprietà in località Rosarella.

Zaffino sta bene e dopo il ritrovamento è stato accompagnato dai carabinieri. L’uomo, separato e con un figlio, prima di uscire di casa aveva lasciato un biglietto in cui esprimeva affetto per i propri familiari ed il figlio.

Le ricerche, condotte dalle forze dell’ordine anche con l’ausilio di un elicottero e delle unità a cavallo, inizialmente non avevano prodotto i risultati sperati. La Prefettura di Vibo Valentia aveva attivato il Piano provinciale Persone scomparse.

Spararono e uccisero fuggitivo, Carabinieri assolti anche in Appello

aula processo avvocati toghe giudiciAnche i giudici della Corte d’assise d’appello di Catanzaro hanno riconosciuto che due carabinieri imputati per l’omicidio di Sandrino Greco (ucciso a Rossano nel 2011 durante un inseguimento), nell’uccidere il fuggitivo hanno fatto un uso legittimo delle armi. È quanto si intuisce dal dispositivo emesso dai giudici di secondo grado (presidente Reillo a latere Commodaro) che, rigettando l’appello proposto dal Procuratore Generale e dalle parti civili, conferma la sentenza assolutoria emessa in primo grado dalla Corte di Assise di Cosenza nei confronti del brigadiere Pasquale Greco e dell’appuntato scelto Luca Zingarelli, già in servizio alla Compagnia dei Carabinieri di Rossano – Reparto operativo e radiomobile. I due, difesi dall’avvocato Ettore Zagarese, erano accusati di omicidio volontario per la morte di Sandrino Greco, il 36enne deceduto il 21 gennaio 2011 dopo avere forzato un posto di blocco a Rossano.

I FATTI Secondo la ricostruzione della Polizia, Greco era alla guida di un fuoristrada rubato. I carabinieri fermi ad un posto di blocco, dopo aver rischiato di essere investiti dall’uomo, lo inseguirono sino ad una stradina di campagna dove questi invertì la marcia, speronò l’auto di servizio e cercò di investire i militari dirigendosi quindi verso la strada statale 106. A quel punto i carabinieri spararono ed un colpo raggiunse Greco alla testa. I due giustificarono la loro condotta sostenendo di essere stati costretti a far uso delle loro pistole di ordinanza per arrestare la corsa del fuggitivo che, con il suo agire spericolato, aveva messo in pericolo la pubblica incolumità.

IL PROCESSO DI SECONDO GRADO Nel corso dell’istruttoria di secondo grado, la Corte di Assise di Appello, per non lasciare dubbi di sorta, aveva anche disposto un rinnovo peritale ricostruttivo degli accadimenti conferito ad una terna di consulenti, mentre la difesa dei due militari si era avvalsa del dott. Sandro Lopez quale perito balistico già incaricato durante il processo di primo grado unitamente all’ing. Francesco Tarsitani.

IL LEGALE SODDISFATTO «Dopo la conferma che giunge anche dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro – dichiara l’avvocato Ettore Zagarese, difensore dei due militari – nessun dubbio può ancora residuare sul fatto che i due carabinieri abbiano agito in stato di necessità utilizzando l’arma a presidio dei cittadini per la cui tutela quella notte si trovavano a svolgere un delicato servizio. Sono ovviamente soddisfatto per la decisione, che condivide ancora una volta le tesi da me da sempre propugnate anche se, continuo a ripetere, l’innegabile risultato processuale non esalta facili trionfalismi ma induce a tanta tristezza perché dall’agire dei militi, seppure necessario, è purtroppo derivata la morte di un giovane».

Carabiniere ucciso, restano in carcere i due americani

I fermati americani per l’omicidio del carabiniere. Da sinistra Christian Gabriel Natale Hjorth e Elder Lee Finnegan

Restano in carcere Elder Lee Finnegan e Christian Gabriel Natale Hjorth, i due cittadini americani accusati per l’uccisione del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega nella notte tra giovedì e venerdì. Il gip di Roma Chiara Gallo ha convalidato il fermo così come sollecitato dalla Procura che aveva emesso il decreto. I due sono accusati di concorso in omicidio e tentata estorsione.

“Siamo scioccati. Esprimiamo le più profonde condoglianze alla famiglia del brigadiere Cerciello Rega”. Lo afferma la famiglia di Finnegan Lee Elder in un comunicato pubblicato da Abc. “Non abbiamo informazioni indipendenti sull’accaduto, non siamo stati in grado di avere comunicazioni con nostro figlio. Chiediamo il rispetto della nostra privacy durante questo momento difficile. I nostri pensieri vanno a coloro che sono stati colpiti da questa tragedia”.

La causa della morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega è stata una forte emorragia. È quanto emerge dai primi risultati della autopsia svolta sul suo corpo. L’emorragia è stata causata dalle 8 coltellate che secondo gli inquirenti sarebbero state inferte da Elder Finnegan Lee, il 19enne americano che avrebbe confessato di essere l’autore dell’aggressione con il coltello. Il giovane farebbe uso di psicofarmaci. Nella stanza di albergo dove alloggiava insieme all’altro fermato gli inquirenti hanno rinvenuto un flacone di Xanax, un ansiolitico.

Nella stanza dell’albergo dei due ragazzi sono stati ritrovati un coltello di notevoli dimensioni nascosto dietro a un pannello del soffitto, e i vestiti indossati durante l’aggressione. Uno dei due americani ha ammesso le proprie responsabilità affermando di essere lui l’autore materiale dell’accoltellamento.

Carabiniere ucciso a Roma, i punti oscuri della vicenda

Carabinieri della scientifica sul luogo dell’omicidio del collega Mario Cerciello Rega (Ansa)

Diversi i punti ancora oscuri e quindi da chiarire sulla morte del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega mentre hanno confessato Elder Lee Finnegan e Christian Gabriel Natale Hjorth, i due studenti statunitensi di 19 e 18 anni fermati per l’omicidio. I due, in carcere a Regina Coeli, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e il gip si è riservato di decidere sulla convalida del fermo emesso dalla procura di Roma.

I punti chiavi sono l’esatta dinamica del furto e l’estorsione che hanno fatto scattare l’operazione in incognito nella quale è morto il militare. A quanto ricostruito dagli investigatori, l’autore materiale del ferimento mortale sarebbe Lee Elder Finnegan, il diciannovenne con i capelli mesciati.

1) Il primo punto da chiarire verte proprio sul ruolo del derubato. Stando alle informazioni ufficiali non si tratterebbe di un pusher, ma comunque di una persona che conosce quel mondo. A quanto ricostruito dagli investigatori, sarebbe stato avvicinato dai due giovani californiani in cerca di droga a Trastevere e avrebbe indicato il pusher o comunque il luogo dove poterla acquistare. Poi quando i due ragazzi avrebbero scoperto di essere stati ingannati perché al posto della droga gli è stata venduta aspirina e, non trovando lo spacciatore, se la sarebbero presa con lui rubandogli lo zainetto con dentro il cellulare. Dalle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza della zona l’uomo compare in alcuni frame: è in bici e ha uno zaino nero sulle spalle quando due ragazzi lo avvicinano. Poi, in altri, si vedono due uomini fuggire a piedi con una borsa nera in mano: sarebbero i due americani.

2) Dopo il furto l’uomo ha contattato il 112 denunciando di essere stato derubato. Rimane da stabilire anche quale telefono abbia utilizzato per dare l’allarme visto che il suo era nelle mani dei ladri. In ogni caso è insolito che una persona che abbia a che fare con traffici illeciti si rivolga poi ai carabinieri per denunciare di essere vittima di un furto. Versioni non confermate ipotizzerebbero che l’uomo abbia fermato una pattuglia di passaggio in zona che ha poi diramato l’allerta raccolta dai due carabinieri in borghese.

3) Un altro aspetto riguarda il perché i due americani, in possesso di un cellulare rubato, abbiano risposto alla chiamata in arrivo su quel numero e prendano un appuntamento con la vittima tentando l’estorsione.

4) Altro elemento poco chiaro è la presunta presenza di pattuglie in appoggio che non sono riuscite a intervenire in tempo quando la situazione è precipitata. Del resto né il carabiniere colpito a morte né il collega, entrambi in borghese come richiede un servizio in cui è necessaria la non riconoscibilità dei militari, hanno utilizzato l’arma di servizio per difendersi o mettere in fuga i due aggressori.

Coltivazione di canapa con oltre mille piante, un arresto

I carabinieri della Compagnia di Rossano hanno scoperto nelle campagne di Campana una coltivazione di canapa indiana composta da oltre mille piante, arrestando una persona, della quale sono state fornite soltanto le iniziali, N.S., che la curava.

Altre due persone che si trovavano, nel momento dell’arrivo dei carabinieri, nell’area della piantagione sono riuscite a dileguarsi nella fitta vegetazione boschiva circostante e vengono adesso ricercate. L’arrestato, su disposizione della Procura della Repubblica di Castrovillari, è stato condotto in carcere.

Carabiniere ucciso, arma del delitto trovata nell’hotel dei due americani

Da sx i due americani fermati Elder Lee Finnegan e Natale Hjorth. A destra il brigadiere ucciso, Mario Cerciello Rega

I carabinieri hanno trovato l’arma del delitto nella camera d’albergo dove alloggiavano fino a ieri i due giovani turisti californiani Elder Lee Finnegan, di 19 anni e Christian Gabriel Natale Hjorth, di 18, fermati per omicidio nell’ambito dell’inchiesta sull’uccisione del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellate in zona Prati nel corso di un appostamento dei militari per bloccare in flagranza una estorsione.

Il coltello, di notevoli dimensioni, era nascosto dietro ad un pannello a sospensione del soffitto della camera dell’hotel La  Trovati anche gli indumenti indossati quella notte dai due che sono stati ripresi da due telecamere.

Una volta in caserma, Finnegan e Hjorth sono stati interrogati sotto la direzione dei magistrati della Procura della Repubblica di Roma, e di fronte a prove ritenute schiaccianti, hanno confessato i loro addebiti. I presunti assassini si trovano ora nel carcere di Regina Coeli. Dovranno rispondere di omicidio aggravato in concorso e tentata estorsione. Nelle prossime ore l’interrogatorio di garanzia.

Carabiniere ucciso da turisti americani in cerca di droga. Ecco la dinamica

Carabiniere ucciso da turisti americani in cerca di droga. Ecco la dinamica

Due cittadini americani sono stati fermati ieri sera a Roma per la morte del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ammazzato a coltellate in zona Prati nel corso di un appostamento per bloccare in flagranza una estorsione. Si tratta di due giovanissimi: Elder Lee Finnegan, di 19 anni e Christian Gabriel Natale Hjorth, di 18 anni, entrambi californiani e in vacanza a Roma.

I pm della procura capitolina che hanno emesso il decreto di fermo, contestano ai ragazzi il reato di omicidio aggravato in concorso e tentata estorsione. Uno di loro, Elder Finnegan Lee, secondo quanto emerge, sarebbe l’autore materiale dell’accoltellamento. Incalzato nell’interrogatorio in caserma, il giovane avrebbe confessato: “Sono stato io”. Si tratta della persona con i capelli mesciati apparso in una foto e ripreso da alcune telecamere.

Dinamica incredibile – I due giovani, turisti americani che allogiavano presso l’hotel “Le Meridien”, lussuoso albergo a 4 stelle nella zona Prati, da quanto raccontato agli inquirenti, erano in cerca di droga a Trastevere. Giovedì sera volevano passare qualche ora di sballo prima di tornare in California e si sono recati nel lungo fiume per comprare la merce da sniffare. Trovato un pusher, questo gli vende al prezzo di un centinaio di euro dell’aspirina macinata al posto della cocaina.

Accortisi di essere stati truffati, lo hanno nuovamente raggiunto in piazza Mastai e gli hanno scippato lo zainetto nel tentativo di recuperare i soldi, ma all’interno non trovano né denaro né droga, bensì il telefono cellulare dello spacciatore.

L’uomo, un quarantenne, evidentemente preoccupato più per i suoi contatti per lo spaccio contenuti in rubrica, che non per il valore stesso del telefono, pur di ottenerlo indietro ha contattato i due chiamando sul suo numero per concordare il “cavallo di ritorno”. L’accordo pare fosse di cento euro più un grammo di cocaina di qualità, non medicinali in polvere.

Il pusher ha però anche chiamato il 112 (uno dei tanti misteri: perché un delinquente si rivolge ai carabinieri?) per dire che era stato derubato, omettendo tuttavia di dire di essere uno spacciatore, e che si era accordato con i due americani per la restituzione del “prezioso” cellulare. L’appuntamento è stato fissato alle 2 di notte nei pressi dell’albergo dove i due alloggiavano.

A questo punto, in caserma si organizza la “trappola” per cogliere in flagranza i ladri e procedere al loro arresto per rapina impropria ed estorsione. All’orario stabilito i due carabinieri, in borghese, Mario Cerciello Rega e il collega Andrea Varriale si recano da soli in via Pietro Cossa, nei pressi di una banca.

Intanto, i due ragazzi sapendo di avere a che a fare con un pusher truffatore, si erano armati di un coltello a serramanico da brandire nel caso vi fossero problemi col pusher di “aspirine”.

All’incontro, lo spacciatore non ci sarebbe stato o se c’era, in disparte. Al suo posto per lo “scambio” si presentano solo i militari in abiti civili che, secondo quanto comunicato dall’Arma, si sono qualificati come carabinieri, tesserino alla mano.

I due americani non riconoscendo il pusher che avevano incontrato qualche ora prima, hanno forse sospettato che Cerciello Rega e Varriale erano due persone mandate all’appuntamento dallo spacciatore per dare loro una punizione per il furto dello zainetto.

E quì emergono altre incongruenze nelle varie ricostruzioni. Alla richiesta di documenti, quindi prima ancora della dazione di denaro dal pusher (sempre se era presente) ai giovani; una estorsione che doveva essere registrata dai militari in borghese al fine di coglierli in flagranza. Ed è in quei minuti che sarebbe scoppiata una violenta colluttazione a quattro durante la quale il vicebrigadiere è stato colpito con otto coltellate di cui una al cuore risultata fatale.

Una ricostruzione dei fatti che ha davvero dell’incredibile. Una giornata tragica che ha colpito le coscienze dell’Italia intera per la giovane vita stroncata da un turista ragazzino, seppure appena maggiorenne. Tra conferme di notizie lacunose e smentite è stata una giornata tristemente caotica. Un dato, con il senno del poi, sembra però assodato: Se i militari quella notte fossero andati in divisa probabilmente, anzi sicuro, l’epilogo sarebbe stato diverso, molto diverso.

Si parla anche della presenza di pattuglie a supporto dei due militari, ma l’unica testimonianza registrata, al momento, è solo quella di Varriale che ha fatto sapere di aver soccorso l’amico e collega a terra in una pozza di sangue. E’ stato lui infatti ad allertare la centrale operativa e il 118.

Per i carabinieri un operazione organizzata male e, purtroppo, finita tragicamente peggio; per i due presunti assassini vacanze romane a base di “coca” che gli costerà probabilmente il carcere a vita. Ma come per l’autore americano della strage del Cermis, i due giovani sconteranno qualche mese o al massimo qualche annetto e saranno (purtroppo) estradati in virtù del “buon rapporto” tra Italia e Stati Uniti.

Dino Granata

Omicidio a Fuscaldo, fermato il vicino di casa

Il tribunale di Paola
Il tribunale di Paola

È stato sottoposto a fermo Geppino Ramundo, ritenuto l’autore dell’uccisione del suo vicino di casa Giuseppe Ramundo (omonimi ma non parenti) avvenuta ieri a colpi di pistola nella contrada Cariglio di Fuscaldo.

Ad eseguire il fermo i carabinieri del comando provinciale di Cosenza su mandato della procura della Repubblica di Paola guidata dal magistrato Pierpaolo Bruni.

Secondo quanto ricostruito, intorno alle 8,30 di ieri, 25 luglio, la vittima è stata trovata riversa a terra sul ciglio di una strada comunale a qualche decina di metri dalla propria abitazione. Dai primi esami l’uomo è stato ferito mortalmente con tre colpi d’arma da fuoco.

Le indagini svolte dai militari della Compagnia di Paola, con l’ausilio della Scientifica cosentina, hanno permesso di raccogliere gravi elementi indiziari a carico dell’indagato.

In particolare, è emerso come tra i due, come detto vicini di casa e con fondi confinanti, vi fossero da diversi anni rapporti tesi dovuti, essenzialmente a problematiche di “confini” che avevano portato nel tempo a liti, l’ultima delle quali sfociata con il tragico epilogo di ieri mattina.

Per commettere l’omicidio, il presunto killer avrebbe utilizzato una pistola calibro 7,65 detenuta e portata illegalmente per la quale sono in corso accertamenti per stabilirne la provenienza.

Geppino Ramundo, ferito a sua volta a colpi di arma da fuoco (non è chiaro se da parte della vittima), a seguito della notifica del provvedimento di fermo è stato associato presso il carcere di Paola. Dovrà rispondere di omicidio e possesso illegale di armi. Nelle prossime ore l’interrogatorio di garanzia.

Omicidio carabiniere a Roma, fermati due americani. Uno di loro confessa: “Sono stato io”

I fermati per l’omicidio del carabiniere

Ci sono due fermi nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Mario Cerciello Rega, il vice brigadiere dei carabinieri di 35 anni ucciso con otto coltellate nella notte tra giovedì e venerdì in zona Prati, a Roma.

I Carabinieri del Nucleo Investigativo della capitale, secondo quanto riportano diversi media, avrebbero fermato due cittadini americani. Sarebbero i due giovani immortalati dalle telecamere mentre scappano nella zona di Trastevere in cui è avvenuta l’aggressione e il cui filmato sta facendo il giro del web.

Uno dei due americani fermati, secondo quanto scrivono i media, avrebbe ammesso le proprie responsabilità affermando di essere lui l’autore materiale dell’accoltellamento. Si tratta della persone con i capelli mesciati apparso in una foto e ripreso da alcune telecamere.

I pm della procura capitolina hanno a lungo interrogato i due statunitensi nel pomeriggio. In un primo momento era circolata la voce che a commettere l’efferato delitto erano stati due nordafricani, ipotesi poi caduta dopo la confessione di uno dei due americani.

Stamane l’Arma, in base alle prime risultanze, aveva diffuso una nota in cui si leggeva che l’aggressione era avvenuta per mano di due persone, “probabilmente nordafricani”.

I fatti – Una persona ieri sera era stata derubata del borsello con soldi, documenti e il telefono. Contattati gli autori dello scippo sul suo smartphone, la vittima – – nel denunciare in caserma l’accaduto – ha raccontato che i ladri avevano chiesto cento euro per restituire il maltolto. Viene così fissato un appuntamento tra i malviventi e la persona scippata, con i militari in incognito.

Mario Cerciello Rega e il collega Andrea Varriale, in servizio e in abiti borghesi si presentano in via Pietro Cossa per cogliere in flagranza la dazione di denaro per poi procedere al loro arresto per furto ed estorsione, ma evidentemente qualcosa è andato storto.

Infatti, una volta sul posto, ancora la dinamica non è del tutto chiara, il vice brigadiere avrebbe avuto una colluttazione durante la quale è stato colpito con diversi fendenti di cui uno mortale in pieno petto. Inutile la corsa in ospedale, dove il militare è spirato poco dopo.

“Spaccio” di Viagra a Lamezia, 3 arresti e otto indagati. Sequestrata una farmacia

Tre persone del lametino sono state arrestate e poste ai domiciliari dai carabinieri del Nas di Catanzaro con l’accusa di furto e ricettazione di viagra e farmaci dopanti. Eseguite diverse perquisizioni presso farmacie e palestre a Catanzaro e a Reggio Calabria. Sequestrate inoltre una ditta e la farmacia Palmieri di Maida, centro dell’hinterland di Lamezia.

Altre otto persone sono indagate a piede libero nell’inchiesta della procura di Lamezia Terme denominata “Blu express”, con la quale è stata fatta luce su un presunto traffico di “viagra” e altre sostanze dopanti che secondo gli inquirenti, venivano rubati e venduti in nero.

In manette, per ordine del giudice per le indagini preliminari presso il tribunale lametino, su richiesta del pm, sono finiti Luigi Strangis, 42enne dipendente di una farmacia; Giovanni Butera (51) e Antonio Bonsignore (35), entrambi corrieri di farmaci.

Le indagini avrebbero permesso di scoprire un collaudato sistema di furti posti in essere da corrieri di farmaci e magazzinieri di farmacie e depositi farmaceutici, che – secondo l’accusa – in accordo tra loro, a partire dal 2016 asportavano un quantitativo indefinito di medicinali speciali, successivamente rivendute sul mercato nero.

I furti e le appropriazioni, avvenivano approfittando della disponibilità di alcuni insospettabili magazzinieri che materialmente facevo sparire interi colli di medicinali per il tramite diretto di corrieri compiacenti che procedevano artificiosamente ad omettere la consegna dei farmaci più appetibili presso le farmacie ed in alcuni casi, addirittura ad eseguire ordini fittizi a nome dei farmacisti, per poi appropriarsi dei medicinali.

I soggetti dediti a tale traffico, procedevano anche a vendere autonomamente ingenti quantità di farmaci, prevalentemente afferenti a quelli per la cura della disfunzione erettile maschile (“viagra” o “pillola blu”, da cui il nome dell’indagine), creando una vera a propria rete di “spaccio” per accontentare l’elevata richiesta da parte di amici e conoscenti.

Di particolare interesse – spiegano gli investigatori -, è quello relativo al lametino Luigi Strangis, ritenuto il capo dell’organizzazione, il quale anche in concorso con altri, al fine di tenere salda la disponibilità di un farmacista, millantava amicizie finanche con il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri e con altri dirigenti dell’Asp di Catanzaro, assicurando la possibilità di intervenire su una controversia amministrativa in cui era coinvolta una farmacia.

Tra i farmaci ricettati, anche un considerevole quantitativo di farmaci dopanti distribuiti, sempre nell’area lametina, a soggetti riconducibili ad ambienti sportivi e praticanti anche a livello agonistico.

Sequestrate nel corso delle indagini circa 10 mila confezioni di medicinali provento di furto e tenute in cattivo stato, che erano “un pericolo” per i consumatori finali, considerati “ignari acquirenti”.

Lascia un biglietto e scompare nel nulla, ricerche per un quarantenne

Lascia un biglietto e scompare nel nulla, ricerche per un quarantenne
Archivio

Un quarantenne, Cosimo Zaffino, è scomparso ieri sera a Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia. L’allarme è stato dato dai familiari di Zaffino, che stamattina hanno presentato una denuncia di scomparsa ai carabinieri.

Zaffino, secondo le prime notizie, dopo essere rientrato in serata a casa, è uscito nuovamente facendo perdere le proprie tracce. La persona scomparsa, che ha perso il padre quando era bambino ed è separato dalla moglie, dalla quale ha avuto un figlio, ha lasciato un biglietto in cui esprime il proprio affetto per i familiari più stretti.

Le ricerche dell’uomo sono state attivate in una vasta area del vibonese. La Prefettura di Vibo Valentia, in relazione alla sparizione di Zaffino, ha attivato il Piano provinciale persone scomparse.

Omicidio carabiniere, più persone in caserma. Militare ucciso per cento euro

Omicidio carabiniere, sentite persone sospette. Militare ucciso per cento euro
Carabinieri della scientifica sul luogo dell’omicidio del collega Mario Cerciello Rega (Ansa)

Alcune persone si trovano nella caserma dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma per essere ascoltati nell’ambito delle indagini sull’omicidio del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con otto coltellate nella notte nel quartiere Prati.

Intanto è caccia serrata per rintracciare i “due nordafricani” ritenuti gli autori del delitto. L’arma del delitto non sarebbe stata ancora trovata. Il coltello è di fondamentale importanza perché potrebbe conservare tracce biologiche da esaminare per risalire agli assassini. Setacciate tutte le grate tra gli isolati dove è avvenuta l’aggressione nel tentativo di ritrovare il pugnale.

L’omicidio è avvenuto nel corso di un appostamento per individuare i due africani che avevano dato appuntamento a una persona a cui avevano rubato un marsupio contenente qualche centinaio di euro, documenti e un cellulare. Per mettere in atto il “cavallo di ritorno”, i due avrebbero chiesto alla vittima 100 euro, almeno per lo smartphone e i documenti.

La vittima del furto aveva denunciato tutto ai carabinieri i quali per cogliere in flagranza gli autori si erano appostati, in borghese, nel tentativo di registrare la dazione di denaro, quindi arrestarli sul fatto per furto ed estorsione.

E’ stato in quel momento che il vice brigadiere Mario Cerciello Rega, tra via Cossa e via Belli, a Trastevere, si è trovato davanti l’aggressore che gli ha sferrato diversi fendenti di cui uno mortale al petto.

I due, dopo l’omicidio, si sono velocemente dileguati. L’altro militare, Andrea Varriale, vedendo il giovane a terra in una pozza di sangue ha allertato i colleghi e il 118, ma purtroppo i soccorsi sono stati inutili. Il carabiniere è deceduto poco dopo all’ospedale Santo Spirito.

Il militare ucciso, originario del napoletano, era tornato dal viaggio di nozze lunedì scorso, per festeggiare nella capitale il suo 35esimo compleanno. L’uomo si era sposato lo scorso 13 giugno. “Non aveva ancora nemmeno disfatto i bagagli”, racconta commosso il comandante della stazione dei Carabinieri di Piazza Farnese Sandro Ottaviani.

“Mario – aggiunge – era un ragazzo d’oro, non si è mai risparmiato nel lavoro. Era un punto di riferimento per l’intero quartiere dove ha sempre aiutato tutti. Era un volontario per l’Ordine dei Cavalieri di Malta dove faceva il barelliere e accompagnava i malati a Lourdes e a Loreto.

La moglie: “Me lo hanno ammazzato”
Straziata dalle lacrime la moglie del carabiniere ucciso sfoga la sua disperazione fuori dalla camera mortuaria del Santo Spirito a Roma. “Lei viveva per lui, è una tragedia”, racconta un amico in lacrime. “Ancora non ci posso credere”, ripete un fratello della vittima. Presenti fuori la camera mortuaria dell’ospedale romano almeno 100 tra amici e parenti arrivati dalla Campania, regione d’origine di Mario Rega Cerciello.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso il suo cordoglio in un messaggio al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, generale Giovanni Nistri:

“Ho appreso con profonda tristezza la notizia del decesso del Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega, ferito mortalmente mentre era impegnato in un controllo di polizia. Nel confidare che si arrivi rapidamente alla cattura dei criminali responsabili, desidero esprimere a lei, signor Comandante Generale, e all’Arma dei Carabinieri, la mia solidale vicinanza, rinnovando i sentimenti di considerazione e riconoscenza per il quotidiano impegno degli operatori dell’Arma a servizio dei cittadini. La prego di far pervenire ai familiari del militare le espressioni della mia commossa partecipazione al loro dolore e gli auguri di pronta guarigione al carabiniere Andrea Varriale rimasto ferito”, ha concluso il capo dello Stato.

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