11 Ottobre 2024

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Fulvia Caligiuri, di Forza Italia, subentra in Senato a Salvini, che va nel Lazio

La neo senatrice Fulvia Michela Caligiuri

Fulvia Michela Caligiuri è ufficialmente senatrice di Forza Italia. L’aula di Palazzo Madama ha confermato il voto della giunta per le elezioni restituendo al partito di Berlusconi il seggio in Calabria che l’anno scorso era stato “erroneamente” assegnato a Matteo Salvini. Il leader della Lega non resterà comunque fuori dal parlamento; subentrerà a palazzo Madama a una senatrice del Lazio, l’avvocato Kristalia Rachele Papaevangeliu, appena proclamata il 2 luglio scorso che a sua volta era subentrata ad Anna Cinzia Bonfrisco, dimessasi per incompatibilità il 1 luglio 2019.

“Con il legittimo riconoscimento al Senato del seggio a Fulvia Caligiuri, ha vinto la giustizia insieme alla tenacia di una donna che ha lottato fino in fondo per l’affermazione di un diritto che appartiene a lei e ai suoi elettori, dunque alla democrazia”. Così il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, che aggiunge: “La notizia che la cara amica Fulvia andrà ad occupare il posto che le spetta a palazzo Madama mi riempie di gioia”. Il primo cittadino esprime gli auguri “per l’impegno che la attende e che saprà affrontare con valore aggiunto”.

“Con l’ingresso in Senato di Fulvia Caligiuri non solo si sana, sia pur in ritardo, una grave ingiustizia consumata ai danni di FI ed ancor più dei calabresi, ma si restituisce legittima rappresentanza a territori sin qui lasciati ai margini dei processi decisionali, nonostante la loro centralità”.

Lo afferma il consigliere regionale e coordinatore provinciale di Forza Italia Cosenza, Gianluca Gallo, commentando l’ingresso in Senato di Fulvia Caligiuri. “C’è voluto più di un anno – commenta Gallo – perché la Giunta per le elezioni prendesse atto dei gravi errori consumati, assegnando a Fulvia Caligiuri un seggio che era stato sin dal principio suo, come avevano deciso i calabresi”.

Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, Forza Italia, con Fulvia Michela Caligiuri capolista “bloccata” al Senato, aveva ottenuto 42.914 voti pari al 18,63%, nel Plurinominale Calabria, collegio di Cosenza.

Tonnellate di cocaina dall’Olanda a Roma, sgominata banda albanese

La Squadra Mobile di Roma, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha eseguito stamane un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale capitolino a carico di 9 soggetti (sette quelli catturati), ritenuti responsabili a vario titolo di associazione armata finalizzata al traffico transnazionale di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di armi alterate e ricettazione. L’operazione, in codice “Aquila nera” ha permesso di smantellare una banda accusata di importare e smerciare nella capitale tonnellate di cocaina.

In manette sono finiti gli albanesi Lulzim Daiu, 47 anni; Agim Karameta, (56); Bujar Gipsi, (44); Artan Monari, (52); la romena Elena Daniela Rosu, (32); e gli italiani Deborah Belli, classe 1978 e Alessandro Romagnoli, di 39 anni. Altri due soggetti di nazionalità albanese raggiunti dal provvedimento restrittivo risultano allo stato irreperibili in quanto da tempo non presenti sul territorio nazionale.

Secondo l’accusa, gli arrestati avrebbero costituito un’organizzazione armata dedita alla importazione e successiva distribuzione di ingenti quantitativi di cocaina.

Al vertice dell’organizzazione è considerato Lulzim Daiu. Sarebbe stato lui a dirigere e organizzare le singole importazioni di stupefacente, a coordinare i rapporti tra i detentori di droga all’estero e i corrieri incaricati del trasporto e la successiva distribuzione in Italia. La donna, Elena Daniela Rosu, coadiuvava il capo Daiu nel compimento delle sue attività illecite provvedendo ad eseguire i compiti e a recuperare il denaro.

Agim Karameta, sarebbe il corriere del sodalizio, che consegnava i mezzi in Spagna per la creazione di vani per l’occultamento dello stupefacente; inoltre secondo l’accusa, ritirava la droga all’estero per importarla a mezzo dei veicoli predisposti allo scopo e lo consegnava a Daiu.

Romagnoli, Monari e Gipsi sarebbero stabili acquirenti di ingenti quantitativi di stupefacente destinati ad essere distribuiti a Roma.

Belli, invece, anche lui ritenuto partecipe, collaborava all’occultamento dei mezzi dell’associazione e dei proventi del traffico di droga, comunicava le direttive del capo agli altri membri dell’organizzazione, durante la detenzione del capo stesso.

Le indagini, condotte in particolare dalla “II Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione” e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno permesso di appurare che lo stupefacente veniva ritirato all’estero, in particolare in Olanda, ed importato in Italia attraverso autovetture modificate, dove veniva successivamente immesso sul mercato di Roma attraverso i centri di smistamento di Tor Bella Monaca e San Basilio.

I sodali provvedevano a consegnare i veicoli in loro uso in Spagna, dove venivano creati dei vani per l’occultamento della cocaina e delle armi, per poi intraprendere il viaggio di ritorno con i carichi di cocaina.

Nello specifico, il capo dell’organizzazione in Italia, Lulzim Daiu, dotava gli affiliati di telefoni Black Berry (non a loro direttamente riconducibili) con cui comunicavano esclusivamente mediante messaggeria con nick name codificati (Audi, Rolex, eccetera).

La droga veniva acquisita direttamente in Olanda, a Rotterdam, da fidati corrieri anche italiani, che trasportavano lo stupefacente su autovetture munite di doppi fondi dotati di sofisticati sistemi di apertura, sia magnetici che meccanici.

L’organizzazione disponeva di un efficientissimo parco macchine (14 oggetto di odierno sequestro preventivo e altre 7 sequestrate e confiscate in occasione dell’arresto del Daiu).

Le Autovetture venivano modificate a seconda del quantitativo di stupefacente da trasportate (furgoni/Suv per viaggi transnazionali tra i 15 e i 50 Kg) o per i trasporti di quantitativi di minore importanza (1/5 Kg) per il trasporto di armi e denaro. (Alfa Romeo Giulietta – Nissan Juke – Lancia Delta ).

Le modifiche venivano operate in un’ officina in Spagna (Madrid) e pagate tra i 10 e i 20 mila euro ed in alcuni casi anche in cocaina.

L’organizzazione era in grado di indicare esattamente il quantitativo che poteva essere occultato nel doppio fondo in quanto disponeva di “forme” in legno equivalenti alle dimensioni del panetto standard di cocaina.

La cocaina, nel panetto in sottovuoto, veniva poi confezionata con un’ ulteriore copertura di caffè o pepe e ricoperta da nastro isolante (per renderla non individuabile dai cani antidroga). Sul panetto era poi impresso un simbolo o una scritta che era indicativa della qualità dello stupefacente ( maiale – aquila – S8) e veniva successivamente venduta, sulla piazza romana, al prezzo che variava tra i 28 e i 35 mila euro al chilo a seconda del quantitativo acquistato e delle modalità di pagamento (immediato – una settimana – 15 gg – un mese) attraverso i centri di smistamento di San Basilio e Tor Bella Monaca.

Le odierne misure cautelari giungono a conclusione di un’articolata indagine che ha abbracciato un arco temporale di circa due anni e che ha permesso di riscontrare positivamente numerosi reati fine dell’associazione ed arrestare vari corrieri.

Nell’ambito dell’inchiesta sono state arrestate complessivamente 17 persone, sequestrati quasi 200 chili di cocaina, 3 pistole e un fucile d’assalto.

Evasione fiscale da tre milioni, nei guai 50 lavoratori marittimi

Un’evasione fiscale da 3 milioni di euro è stata contestata dai finanzieri del Gruppo di Vibo Valentia a 50 lavoratori marittimi. Dai controlli effettuati dopo un’analisi del Comando provinciale con il supporto del Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie di Roma, è emerso che i marittimi, dal 2016 ad oggi, pur percependo più redditi da più datori di lavoro, ne omettevano la dichiarazione al fisco.

In particolare, i soggetti in questione, imbarcati principalmente su navi da crociera, da pesca o commerciali, pur essendo inseriti in uno scaglione di reddito a maggiore aliquota di tassazione, non presentavano il modello 730 beneficiando indebitamente di aliquote più basse.

I datori di lavoro, infatti, non conoscendo i redditi complessivi percepiti dai loro dipendenti, corrisposti anche da altre aziende, erogavano le retribuzioni applicando ritenute d’acconto per importi inferiori a quelli dovuti.

In piscina invece che al lavoro, arrestato

piscina
Archivio

Si allontanava arbitrariamente dal proprio posto di lavoro per recarsi quotidianamente in piscina. Per questo motivo, un impiegato di un istituto scolastico di Villa San Giovanni è stato arrestato, in flagranza di reato dai finanzieri della Compagnia di Reggio Calabria per false attestazioni o certificazioni e di truffa aggravata ai danni dello Stato.

Dall’attività di osservazione, pedinamento e controllo, i finanzieri hanno accertato gli allontanamenti nonostante l’impiegato risultasse presente al lavoro e senza che fosse stato in qualche modo autorizzato.

In un’occasione, le assenze sono state giustificate con autocertificazioni e certificazioni mediche risultate false, redatte usando indebitamente l’intestazione e le sottoscrizioni di una clinica cittadina. All’impiegato saranno applicati, dall’amministrazione di appartenenza, i provvedimenti previsti dalla legge “Madia” per l’interruzione del rapporto di impiego.

Concorso esterno per Naccari Carlizzi: Gip nega arresto: “Vicino ai clan ma ora senza incarichi”

Libro Nero, Naccari Carlizzi indagato per concorso esterno in associazione mafiosa
L’ex consigliere calabrese e assessore, Demetrio Naccari Carlizzi

Concorso esterno in associazione mafiosa è il reato per cui l’ex vicesindaco di Reggio e già consigliere e assessore regionale Demetrio Naccari Carlizzi (PD), è indagato dalla DDA di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta “Libro nero”, indagine che stamani è culminata con 17 arresti, tra cui i due attuali consiglieri a palazzo Campanella, Alessandro Nicolò (FdI) e Sebi Romeo (PD), il primo in carcere con l’accusa di associazione mafiosa, il secondo per tentata corruzione insieme a un finanziere e ad un esponente dem di Melito Porto Salvo.

La Procura distrettuale reggina aveva chiesto per lui gli arresti, ma il gip l’ha rigettata non ravvisando esigenze cautelari. Secondo i magistrati antimafia, Naccari Carlizzi avrebbe contribuito “concretamente”, senza farne formalmente parte, al “rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi delle cosche di ‘ndrangheta attive nella provincia di Reggio Calabria, come il clan Libri, al centro dell’inchiesta.

Secondo l’accusa, l’apporto che avrebbe fornito Naccari Carlizzi consisteva nello stringere uno stabile, solido e proficuo “pactum sceleris” con i rappresentanti delle più potenti cosche, tra cui la citata Libri, Alampi, Serraino e Condello, operanti nel mandamento di Reggio Calabria città.

L’accusa contesta all’esponente politico (già nei guai per un’altra inchiesta sull’assunzione della moglie in ospedale all’epoca in cui rivestiva cariche istituzionali, ndr), in occasione delle tornate elettorali comunali e regionali, avrebbe chiesto e ottenuto per sé o per i candidati da lui indicati, i voti raccolti dai rappresentanti delle cosche di ‘ndrangheta nelle aree territoriali di rispettiva pertinenza.

Sempre secondo la Dda, in cambio, Demetrio Naccari Carlizzi avrebbe assicurato la sua disponibilità ai picciotti di ‘ndrangheta l’aggiudicazione di appalti, faccende da sbrigare nella pubblica amministrazione, l’assunzione in enti pubblici e privati di affiliati o comunque di soggetti vicini al sodalizio, nonché il conferimento di incarichi pubblici, l’inserimento in prestigiosi circuiti politico-relazionali idonei a rafforzare la capacità di influenza dei sodali, oltreché l’appoggio politico in occasione di consultazioni elettorali.

Il Gip nega l’arresto per Demetrio Naccari Carlizzi e spiega perché

Il giudice per le indagini preliminari Domenico Armaleo nelle 759 pagine dell’ordinanza, nel premettere che, allo stato degli atti, “è dato evincere una storica vicinanza (di Naccari Carlizzi) agli ambienti della locale criminalità organizzata soprattutto in prossimità di competizioni elettorali”, ossia la “sua disponibilità ad assecondare le richieste del Giuseppe Demetrio Tortorella (il dentista arrestato stamane perché ritenuto organico al clan Libri, ndr) e di Stefano Sartiano (l’odierno arrestato considerato al vertice della consorteria mafiosa), la dice lunga circa la sua dimestichezza nell’approcciare conclamati appartenenti al sodalizio dei Libri (e non solo) con cui scendere a patti secondo la logica del do et des”.

“Ad ogni buon conto – scrive il giudice nell’ordinanza -, deve, per un verso, tenersi in considerazione l’epoca di commissione dei fatti e, per altro verso, sottolinearsi che l’indagato, per quanto emerso nella richiesta cautelare, non ricopre attualmente alcun ruolo in seno alle istituzioni politiche cittadine e regionali”.

“E necessario, infine, rammentare – prosegue il magistrato – che pur non dovendo il giudice individuare una “specifica occasione” per delinquere, difficile appare ricostruire, in relazione al predetto indagato, un pericolo di reiterazione del reato che deve essere non solo concreto — fondato cioè su elementi reali e non ipotetici — ma anche attuale, nel senso che possa formularsi una prognosi in ordine alla continuità del “periculum libertatis” nella sua dimensione temporale, fondata sia sulla personalità dell’accusato, desumibile anche dalle modalità del reato per cui si procede, sia sull’esame delle sue concrete condizioni di vita”.

“In relazione al suddetto indagato, pertanto, non appare potersi ravvisare situazione
tale da rendere giustificata l’applicazione di misura”, chiude il gip sul conto dell’esponente del PD.

Leggi le intercettazioni, Tortorella: “Naccari Carlizzi è secondo solo a Paolo Romeo”

Libro Nero, il “patto” tra Romeo e un finanziere. “Informazioni per un’assunzione”

“Tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio in concorso”. E’ questa l’accusa per cui è stato arrestato Sebastiano “Sebi” Romeo, capogruppo del PD nel consiglio regionale della Calabria, nell’ambito dell’inchiesta della DDA di Reggio culminata stamani con altri 16 arresti, tra cui il consigliere di Fratelli d’Italia, Alessandro Nicolò, accusato di associazione mafiosa.

Sebi Romeo, secondo l’accusa, avrebbe promesso a un maresciallo della Guardia di finanza in servizio presso la Procura di Reggio Calabria, aggregato alla locale Corte di Appello, Francesco Romeo (anch’egli finito ai domiciliari), l’assunzione di una persona “non identificata” presso una impresa di trasporti ed autolinee reggina. Questa sorta di scambio (“utilità non dovute”) sarebbe avvenuto per il tramite del segretario del PD di Melito Porto Salvo, Concetto Laganà, anche lui finito in manette.

Il finanziere in cambio di questo presunto favore avrebbe promesso all’esponente politico di fornirgli informazioni coperte dal segreto istruttorio, relative a indagini pendenti presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, mettendosi a disposizione per far fronte ad ogni esigenza di Sebastiano Romeo in relazione a procedimenti penali a suo carico o a carico di persone a lui vicine.

Secondo gli atti dell’inchiesta sarebbe stato Laganà ad indirizzare il Romeo finanziere verso Romeo il politico, indicandolo come uomo politico interessato all’accordo ed in grado di assicurare al primo l’utilità richiesta.

In sostanza il segretario dem di Melito Porto Salvo, avrebbe fatto da mediatore tra i due Romeo, mantenendo i contatti tra loro e organizzando incontri con modalità finalizzate a scongiurare il rischio di intercettazioni telefoniche e ambientali, anche servendosi – annota il gip nell’ordinanza – di un figlio minore.

Secondo quanto trapela, il presunto “patto corruttivo” che sarebbe stato messo in atto dai tre indagati – che tuttavia non ha nulla a che fare con fatti di mafia -, sarebbe entrato nell’inchiesta della DDA nel corso delle indagini (avviate nel 2014) che hanno portato oggi all’arresto di elementi della cosca Libri, fra gli altri, di un dentista, di un avvocato penalista e di Alessandro Nicolò, considerato dagli inquirenti il politico reggino referente dei clan Libri e De Stefano-Tegano.

Dino Granata

Macabro a Reggio, con una mannaia decapita tabaccaia per vendicarsi delle perdite al gioco

Il tabacchino in via Melacrito dov’è avvenuto l’omicidio (Street view)

Un cittadino filippino di 43 anni, Billi Jay Sicat, è stato fermato dalla Polizia, su mandato della Procura di Reggio Calabria, con l’accusa di essere l’autore dell’omicidio Maria Rota, la tabaccaia di 66 anni barbaramente uccisa ieri sera nella sua rivendita di tabacchi in via Melacrino, nel centro città.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’uomo – cliente abituale della rivendita in cui andava a giocare al Lotto e ad altri giochi d’azzardo – si è introdotto nell’esercizio commerciale al momento della chiusura forse nel tentativo di rapinarla al fine di recuperare quanto aveva perso al gioco.

Sorpreso dalla titolare della tabaccheria, l’avrebbe violentemente aggredita con una mannaia colpendola numerose volte, fino a decapitarla. Poi ha infierito decine di volte sul suo corpo, mozzando finanche le dita delle mani. Secondo l’accusa, si tratta di un omicidio premeditato, atteso che Sicat aveva portato al seguito l’arma e dei vestiti di ricambio.

Dai primi accertamenti, il movente sembra essere riconducibile a sentimenti di vendetta: il soggetto, ludopatico, riteneva che Maria Rota fosse responsabile delle sue perdite economiche.

Il sopralluogo della Polizia Scientifica e le attività di indagine della Squadra mobile, hanno permesso di individuare il presunto autore e la sua abitazione consentendo all’autorità giudiziaria di ravvisare i gravi indizi di colpevolezza sull’efferato delitto.

Fondamentale è risultata la visione delle immagini della videosorveglianza, sia del locale commerciale che degli impianti presenti in zona, acquisite subito dopo l’omicidio.

Libro Nero, DDA: Nicolò referente dei clan. Affiliato, “Sandro è cosa nostra”

Alessandro Nicolò
Alessandro Nicolò

Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia (ora espulso dalla Meloni), Alessandro Nicolò, ex vicepresidente a palazzo Campanella nella passata legislatura, è accusato dalla Dda di Reggio Calabria di associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta “Libro nero” culminata con il suo arresto e di altre 16 persone coinvolte a vario titolo di avere a che fare con la potente cosca Libri, egemone nella città dello Stretto.

Secondo quanto si legge nell’ordinanza del gip Domenico Armaleo, l’esponente politico, eletto nel 2014 con Forza Italia, poi passato con FdI, sarebbe stato referente politico delle principali cosche di ‘ndrangheta reggine, in particolare il clan Libri, del mandamento di Reggio Centro, “stringendo uno stabile e permanente accordo con gli esponenti di tali consorterie mafiose”. Il consigliere avrebbe assicurato “benefici” alle cosche che in cambio gli avrebbero “procurato ingenti pacchetti di voti in occasione delle consultazioni elettorali comunali, provinciali e regionali”.

L’ex vicepresidente del Consiglio regionale avrebbe “ripagato” l’appoggio dei clan con benefici di vario genere (procacciamento di posti di lavoro; attribuzione di incarichi fiduciari presso gli enti locali; risoluzione di problematiche presso le pubbliche amministrazioni; modifiche normative rispondenti agli interessi degli associati; aggiudicazione di appalti); e più in generale assumendo la funzione di uomo di riferimento delle cosche presso le istituzioni, ossia nel Consiglio Regionale della Calabria, nella Provincia di Reggio Calabria e nel Comune.

Il pentito De Rose e la cena elettorale di Nicolò a Saline: “Sembrava un summit di mafia”.

A dare manforte agli inquirenti della DDA, alcuni collaboratori di giustizia, in particolare Enrico De Rose, che interrogato dal pm nell’ottobre 2014 ricorda di aver incontrato l’indagato Demetrio Berna insieme alle altre giovani leve della cosca, ad una cena elettorale organizzata da Alessandro Nicolò.

Demetrio è il fratello di Francesco Berna, presidente dell’Ance Calabria, finito anche lui in manette, entrambi considerati affiliati al clan; il primo “ambasciatore” di Filippo Chirico, al vertice della ‘ndrina fondata dal defunto Domenico Libri, detto don Mico. “Si scrive Berna si legge Libri”, dicono gli inquirenti sottolineando la caratura dei due fratelli.

“Lo spessore criminale dei partecipanti – scrive il giudice – fa sì che il pentito si lasci andare ad una considerazione che la dice lunga sull’intraneità dell’indagato (e non solo di questi): “…C’erano tutti i ragazzi della cosca… (…) c’era Peppe “ri ceddi” (l’odierno arrestato Giuseppe Serranò, ritenuto organico ai Libri, ndr), “Presto, tutti i Presto” (Demetrio, Antonio e altri), “una cosa incredibile… sembrava un summit, non sembrava una riunione elettorale…”, dice al pm il collaboratore.

Secondo l’accusa, Giuseppe Serranò, sarebbe stato al servizio della cosca anche “per agevolare il sodale Alessandro Nicolò. Non è un caso che questi, insieme alle giovani leve della cosca Libri, erano partecipi ad una cena elettorale-mafiosa presso un agriturismo di Saline ionica per promuovere un’alleanza criminale con Berna ed il Nicolò in vista delle imminenti consultazioni elettorali”.

L’intercettazione: “Nicolò è cosa nostra”

Si legge ancora nell’ordinanza che ulteriori “riscontri” a quanto riferito dal pentito De Rose agli inquirenti provengono dalle intercettazioni captate all’interno dello studio odontoiatrico del dentista Giuseppe Demetrio Tortorella, (arrestato per mafia perché ritenuto organico al clan), dalle quali si evincerebbe “uno stretto rapporto, improntato a reciproche utilità”. Se il dentista… “si prodiga per procacciare i voti in favore di Nicolò”, l’esponente politico, a sua volta, “garantisce la sua messa a disposizione per i desiderata del sodale”.

In una conversazione intercorsa tra Tortorella ed il cugino, gli investigatori captano il dentista che dice: “Ricordati che abbiamo a Nicolò. Una cosa nostra, te lo voglio dire; per dirti è una cosa nostra, cioè non è… è come a noi va…”.

Il dentista: “Abbiamo vinto, ora vediamo se Sandro Nicolò mantiene i patti”

In un altro passaggio dell’ordinanza si legge che il dentista Tortorella (che in intercettazioni si paragona a Totò Riina) parlando con un presunto affiliato, ad esito delle elezioni regionali del novembre 2014, celebra la vittoria elettorale di Alessandro Nicolò: “Abbiamo vinto, con Sandro abbiamo vinto. Era saputo qua a Reggio. Ora vediamo se mantiene i patti”.

La scomoda eredità di Nicolò politico, il padre fatto sparire: “Era capo del  Locale di ‘ndrangheta Spirito Santo”

Alessandro Nicolò è figlio di Pietro Nicolò, misteriosamente scomparso nel 2004 insieme a tale Giuseppe Morabito. Gli inquirenti parlano di lupara bianca. Pietro Nicolò, secondo quanto emerso da indagini passate, sarebbe stato organico alla cosca Libri.

Nell’ordinanza, al proposito, viene citato un provvedimento emesso dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria in data 13 luglio 2007 (inchiesta Testamento) che riguarda le dichiarazioni di pentiti sull’omicidio del padre del politico, ma non solo.

Stando a quanto riferito dai collaboratori di giustizia Paolo Iannò e Giovanbattista Fracapane gli omicidi verificatisi dal 2000 ad oggi nelle zone di competenza della cosca Libri, che hanno visto come vittime stessi affiliati, sono dovuti ad “una risoluzione di contrasti sorti all’interno dell’organizzazione”.

In tale ottica, dunque, vanno letti i recenti omicidi verificatisi nella zona d’influenza della consorteria criminale oggetto d’indagine, quali l’omicidio di Bartolo Nicolò, nato nel 1944, avvenuto nel Luglio del 2001; l’omicidio di Giuseppe Savona, classe 1964, avvenuto il 19 novembre 2001 e appunto la scomparsa di Pietro Nicolò e Giuseppe Morabito rispettivamente di 70 e 64 anni.

Giuseppe Savona, si legge ancora nel provvedimento, era ritenuto un pericoloso killer della cosa Libri e fedele amico di Giuseppe Zindato e di Filippo Chirico, classe ’70, genero del boss Pasquale Libri, a quei tempi fresco di arresto per mafia, estorsione e droga, dopo alcuni anni di latitanza.

I due scomparsi, invece, erano “entrambi appartenenti alla consorteria criminale oggetto d’indagine, in particolare Pietro Nicolò, padre di Alessandro Nicolò, ex Assessore alla Provincia di Reggio Calabria e già coordinatore Provinciale di “Forza Italia”.

Pietro Nicolò a quei tempi era considerato come un soggetto che aveva posizione verticistica nell’ambito della cosca essendo capo del locale “Spirito Santo” ed era entrato in contrasto con il boss don Mico Libri, per questioni legate proprio al controllo delle zone d’influenza”.

Nicolò nel 2014 sarebbe stato eletto coi voti dei clan ma è finito all’opposizione. Contava zero

Alessandro Nicolò, eletto in Forza Italia, nel 2014, con 7.046 voti, aveva sbaragliato la concorrenza arrivando tra i primi nelle fila della destra reggina, ma comunque – va detto –  è finito all’opposizione, cioè senza incarichi di governo dal momento che la tornata è stata vinta dal centrosinistra, con Mario Oliverio eletto presidente con oltre il 61 percento dei consensi. In questa legislatura, l’unico incarico istituzionale per Nicolò, di scarsissimo peso decisionale, è stato quello di vicepresidente della quinta Commissione Riforme. In sostanza contava zero, come il due di coppe con la briscola a denari, come si usa dire.

Dino Granata

Omicidio Cerciello Rega, giunto a Roma padre di Finnegan Lee Elder

Ethan Elder padre del ragazzo accusato di avere ucciso il carabiniere (Ansa)

Ethan Elder, il padre di Finnegan Lee Elder, il giovane americano accusato di aver accoltellato a morte il brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, è sbarcato a Roma da Oakland (Usa).

Il padre di Finnegan, vestito in camicia scura e jeans, dopo avere trascorso circa mezz’ora nell’area dell’aeroporto di Fiumicino dedicata al ritiro bagagli, è stato affiancato da alcuni uomini della polizia di frontiera. Fuori dal terminal “Arrivi internazionali” c’erano numerosi cameramen e giornalisti.

“La prima cosa che vorrei sapere è quale è la prassi burocratica per poter rivedere in carcere mio figlio”. Questa l’unica frase che Ethan Elder ha pronunciato durante il suo transito all’aeroporto di Fiumicino, durato circa un’ora.

Il gip nei giorni scorsi aveva convalidato il fermo dei due giovani disponendo la misura cautelare in carcere. Sono a Regina Coeli con l’accusa di omicidio in concorso e tentata estorsione. L’autore materiale dell’accoltellamento mortale del militare sarebbe il diciannovenne Elder, il quale avrebbe confessato.

Intanto presegue il sopralluogo degli inquirenti nella stanza di albergo dove alloggiavano Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth. Nei giorni scorsi nella camera era stata trovata l’arma del delitto, nascosta nel controsoffito, e un flacone di psicofarmaco utilizzato da Elder. Secondo quanto si è appreso, sono in corso nuovi rilievi da parte dei carabinieri.

Il carabiniere che ha bendato uno dei due americani arrestati per l’omicidio – si legge su alcuni quotidiani in edicola oggi – è stato indagato per abuso di autorità e di mezzi di costrizione. Non sarebbe stato ancora individuato, invece, l’autore della foto. Gli investigatori starebbero analizzando i tabulati dei cellulari dei militari per capire chi si trovasse in quella stanza quel giorno.

L’incontro in carcere tra Natale Hjorth e il padre Fabrizio 

“L’incontro con Gabriel questa mattina al carcere di Regina Coeli è stato commovente ma molto duro per entrambi. Non si dà pace per quello che è successo”. Così Fabrizio Natale, padre di Christian Gabriel Natale Hjorth arrestato per l’omicidio Cerciello, tramite il suo avvocato Francesco Petrelli.

L’uomo ha incontrato stamane il figlio in carcere, insieme al legale che difende il ragazzo. “Gabriel è un ragazzo normale, studia per diventare un architetto. E’ sconvolto per la morte del carabiniere e io come padre non posso che essere vicino al dolore della sua famiglia. Per quanto riguarda la vicenda del trattamento che ha subito al momento del suo arresto non voglio commentare, so che è stato aperto un fascicolo alla Procura di Roma per questi fatti e sono pertanto convinto che se ci sono responsabilità saranno accertate”, ha spiegato tramite il suo avvocato.

‘Ndrangheta, Meloni caccia Nicolò da Fratelli d’Italia: “Saremo parte civile”

“Complimenti alla Polizia di Stato, alla Dda e alla Procura di Reggio Calabria per l’operazione che ha inferto un duro colpo alla cosca Libri. Annunciamo che Alessandro Nicolò (consigliere regionale di FdI finito in carcere per associazione mafiosa nell’operazione Libro nero, ndr) è stato immediatamente allontanato da Fratelli d’Italia a scopo cautelativo, e che siamo pronti a costituirci parte civile in un eventuale processo a suo carico”. E’ quanto afferma in una nota Fratelli d’Italia, commentando gli esiti dell’inchiesta antimafia condotta in Calabria contro la cosca Libri.

“Ci consideriamo infatti – prosegue il comunicato del partito di Giorgia Meloni -, parte lesa in questa vicenda, giacché sono note le nostre storiche battaglie contro ogni forma di criminalità organizzata. Da tempo abbiamo lanciato l’allarme sulla difficoltà che i movimenti politici hanno a difendersi efficacemente da persone che fanno politica per interessi propri o addirittura di organizzazioni criminali”.

“Come Fratelli d’Italia – viene sottolineato – siamo sempre stati estremamente cauti prima di accogliere qualcuno che era eletto altrove, fino ad arrivare a chiedere informazioni ai giornalisti e alle procure stesse. Non è bastato. Annunciamo perciò che metteremo in campo un organismo al quale inviteremo a partecipare magistrati in pensione, esponenti delle forze dell’ordine e cittadini non iscritti al Partito a cui demandare preventivamente il giudizio sull’eventuale ingresso in Fratelli d’Italia di chi ricopre già ruoli istituzionali e sulle candidature. Noi non vogliamo delinquenti tra le nostre fila”.

‘Ndrangheta, operazione Libro Nero: l’inchiesta e i nomi degli indagati

Alle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di complesse ed articolate indaginicondotte dalla Polizia di Stato, sotto le direttive della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni BOMBARDIERI, con il coordinamento dei Sostituti Procuratori Stefano MUSOLINO e Walter IGNAZITTO, gli investigatori della locale Squadra Mobile e del Servizio Centrale Operativo – con il supporto operativo del Reparto Prevenzione Crimine –  hanno dato esecuzione all’ordinanza di misure cautelari emessa in data 26.07.2019 dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti dei seguenti 17 soggetti (12 dei quali destinatari della misura cautelare della custodia in carcere e 5 degli arresti domiciliari) indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti, porto illegale in luogo

Il provvedimento restrittivo ha colpito le seguenti persone:

CARIDI Antonino, nato a Reggio Calabria in data 15.01.1960, già detenuto – genero del defunto LIBRI Domenico detto don Mico,storico patriarca dell’omonima cosca di ‘ndrangheta – (indagato per associazione mafiosa e destinatario della misura cautelare della custodia in carcere);

SARTIANO Stefano, nato a Reggio Calabria il 08.1958, già detenuto, esponente di vertice della cosca LIBRI (indagato per estorsione e turbata libertà degli incanti, aggravati perché commessi da persona facente parte della cosca di ‘ndrangheta LIBRI, destinatario della misura cautelare della custodia in carcere);

LIBRI Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 12.08.1958,figlio del defunto LIBRI Domenico detto don Mico,(indagato per associazione mafiosa e destinatario della misura cautelare della custodia in carcere);

LIBRI Rosa, nata a Reggio Calabria il 14.10.1961, figlia del defunto LIBRI Domenico detto don Mico,(indagata per associazione mafiosa e destinataria della misura cautelare della custodia in carcere);

PELLICANO’ Saverio, nato a Reggio Calabria in data 15.03.1961 (indagato per associazione mafiosa e destinatario della misura cautelare della custodia in carcere);

SARICA Gianpaolo, nato a Reggio Calabria in data 28.01.1976, reggente del quartiere San Giorgio Extra (indagato per associazione mafiosa, estorsione in concorso e porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo, con l’aggravante,per questi ultimi due delitti, dell’essere stati commessi avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. e per agevolare la cosca di ‘ndrangheta LIBRI, destinatario della misura cautelare della custodia in carcere);

ZINDATO Antonio, nato a Reggio Calabria in data 24.10.1987 (indagato per associazione mafiosa, estorsione in concorso e porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo, con l’aggravante, per questi ultimi due delitti, dell’essere stati commessi avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. e per agevolare la cosca di ‘ndrangheta LIBRI, destinatario della misura cautelare della custodia in carcere);

SERRANO’ Giuseppe, nato a Melito Porto Salvo il 29.01.1974 (indagato per associazione mafiosa e destinatario della misura cautelare della custodia in carcere);

LA PORTA Giuseppe, nato a Reggio Calabria in data31.01.1981, piccolo imprenditore nel settore degli infissi in alluminio (indagato per associazione mafiosae destinatario della misura cautelare della custodia in carcere);

BERNA Demetrio, nato a Reggio Calabria in data18.12.1973, imprenditore del settore edilizio, immobiliare e della ristorazione, già consigliere al Comune di Reggio Calabria nel 2002 e 2007, oltre che Assessore al Bilancio tra il 2011 ed il 2012(indagato per associazione mafiosa e destinatario della misura cautelare della custodia in carcere);

BERNA Francesco, nato a Reggio Calabria il 25.02.1972, imprenditore del settore edilizio, immobiliare e della ristorazione, nonché Presidente, per la Calabria, dell’A.N.C.E.- Associazione Nazionale Costruttori Edili – (indagato per associazione mafiosa e destinatario della misura cautelare della custodia in carcere);

NICOLO’ Alessandro, nato a Reggio Calabria in data 03.1961, Consigliere Regionale in forza al partito Fratelli d’Italia, eletto in occasione delle consultazioni regionali del 2014 in quota Forza Italia (indagato per associazione mafiosa e destinatario della misura cautelare della custodia in carcere);

PUTORTI’ Giuseppe, nato a Reggio Calabria in data 08.02.1967, avvocato penalista (indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari);

TORTORELLA Giuseppe Demetrio, nato a Reggio Calabria il 21.03.1953, medico odontoiatra, assessore all’Urbanistica negli anni ’90 al comune di Reggio Calabria (indagato per associazione mafiosa, estorsione e turbata libertà degli incanti, con l’aggravante – per questi ultimi due delitti – di aver commesso il fatto da parte di soggetto appartenente alla cosca di ‘ndrangheta LIBRI, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari);

ROMEO Sebastiano, nato a Padova in data 05.1975, consigliere regionale, nonché capogruppo in Consiglio Regionale del Partito Democratico (indagato per tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio in concorso e destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari);

ROMEO Francesco, nato a Montebello Ionico (RC) in data 06.11.1966, Maresciallo della Guardia di Finanza (indagato per tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio in concorso e destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari);

LAGANA’ Concetto, nato a Melito Porto Salvo (RC) in data 18.02.1967, segretario del Partito Democratico di Melito di Porto Salvo (indagato per tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio in concorso e destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari).

Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, la Squadra Mobile ha notificato un avviso di garanzia a NACCARI CARLIZZI Demetrio, nato a Roma in data 03.04.1967, avvocato ed esponente locale del Partito Democratico, per concorso esterno in associazione mafiosa. Pur ritenendo sussistente a suo carico la gravità indiziaria in ordine al suddetto delitto, il G.I.P. non ha ravvisato l’esigenza per disporre una misura cautelare.

La Squadra Mobile – con l’ausilio della Divisione Polizia Anticrimine della Questura – hacontestualmente proceduto al sequestro preventivo delle seguenti imprese e società, in esecuzione di un provvedimentoemesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia:

  1. Impresa individuale INNOVA IMPIANTI di SERRANO’ Giuseppe, sedente in Reggio Calabria, avente ad oggetto lavori generali di costruzioni di edifici, installazione ampliamento, trasformazione e manutenzione di impianti idrico sanitari, riscaldamento, gas ed antincendio ed altro;
  2. BERNA Immobiliare S.r.l., con sede a Reggio Calabria, operante nel settore della costruzione di edifici residenziali e non residenziali;
  3. REGHION DREAM S.r.l. con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto l’elaborazione elettronica dei dati contabili,riconducibile all’indagato BERNA Francesco;
  4. BERNA Costruzioni Società a Responsabilità Limitata, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la costruzione di edifici residenziali e non residenziali;
  5. Management 2000 di BERNA Demetrio, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto l’attività di intermediazione immobiliare;
  6. BERNA Immobiliare Agency Società a Responsabilità Limitata Semplificata con sede a Reggio Calabria, operante nel settore dell’intermediazione immobiliare;
  7. COSTRUZIONI Generali S.r.l., con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la costruzione di edifici e di ingegneria civile;
  8. MIA S.r.l. con sede a Reggio Calabria in via Tommaso Campanella n. 54, avente ad oggetto la gestione del Ristorante Pizzeria MIAMAMMAMIA;
  9. 50% delle quote societarie della B&S S.r.l. sedente a Reggio Calabria, avente ad oggetto lavori di costruzione di edifici e di ingegneria civile;
  10. BIOARCH S.r.l. sedente a Reggio Calabria, avente ad oggetto la consulenza, progettazione e studi di fattibilità in campo ingegneristico;
  11. BIOEDICOM S.r.l. con sedea Reggio Calabria in via Crocefisso n.15, avente ad oggetto l’attività di concessionaria pubblicitaria;
  12. SERRAMENTI ED INFISSI ALLUMINIO di LA PORTA CONSOLATO Antonio, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la produzione e l’installazione di infissi in alluminio.
  13. Impresa edile SARTIANO Fortunatocon sede a Reggio Calabria;
  14. Impresa denominata “SERRANO’ S.A.S. DI CATERINA TIZIANA SERRANO’ & C.”, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la gestione della stazione di servizio per la distribuzione di carburanti per autotrazione e prodotti annessi per conto della Società Anonima Petroli Italiana;
  15. Impresa individuale “SERRANO’ Caterina Tiziana”, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la gestione del Bar presso la stazione di servizio.

Il valore complessivo dei beni in sequestro, nell’ordine di diversi di milioni di euro, è in corso di quantificazione.

L’indagine rappresenta il naturale prosieguo delle investigazioni condotte nell’ambito del procedimento penale della DDA sfociato nell’operazione Theorema – Roccaforte, nel corso della quale – il 31 luglio 2018 – la Squadra Mobile e ilR.O.S. dei Carabinieri eseguironoun’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 14 esponenti della cosca LIBRI esottoposero a sequestro preventivo altre imprese e beni mobili riferibili alla predetta consorteria della ‘ndrangheta reggina.

L’operazione Libro Nero – condotta della Sezione “Reati contro il Patrimonio e la Pubblica Amministrazione” della Squadra Mobile di Reggio Calabria – ha consentito di individuare i ruoli di ulteriori soggetti di vertice, nonché di affiliati e concorrenti esterni della cosca LIBRI, pienamente inserita nella ‘ndrangheta unitaria e attiva nella città di Reggio Calabria, segnatamente nei quartieri Cannavò, Condera, Reggio Campi, Modena, Ciccarello, San Giorgio e nelle frazioni di Gallina, Mosorrofa, Vinco e Pavigliana.

Le evidenze investigative hanno consentito di accertare, ancora una volta, l’esistenza e la vitalità della cosca LIBRI, e della sua sub-articolazione BORGHETTO/CARIDI/ZINDATO, attraverso l’emergere di costanti e consolidati rapporti tra gli associati, della mutua assistenza fornita agli affiliati detenuti ed ai loro familiari, della consapevole compartecipazione alle condotte delittuose ed efficace ripartizione di compiti.

Nello specifico, l’inchiesta ha messo in luce il ruolo apicale ricoperto, in seno alla cosca, dal detenuto CARIDI Antonino il quale – in base alle risultanze delle intercettazioni – aveva ereditato il ruolo di capo cosca direttamente dal defunto suocero LIBRI Domenico, detto don Mico, storico patriarca dell’omonima potente cosca reggina. Nonostante fosse sottoposto al c.d. carcere duro, il CARIDI ha continuato ad impartire direttive agli affiliati liberi, attraverso i colloqui con la moglie LIBRI Rosa (figlia del suddetto Domenico LIBRI) e con l’avvocato PUTORTÌ Giuseppe, suo difensore di fiducia. Il detenuto faceva giungere all’esterno le sue disposizioni anche attraverso missive,dal contenuto criptico e con allusioni religiose, che spediva a PELLICANO’Saverio il quale le consegnava, a sua volta, a LIBRI Rosa. L’avvocato PUTORTÌ Giuseppe portava a destinazione le direttive impartite dal detenuto, incontrando personalmente alcuni esponenti della cosca, sia presso il proprio studio che in altri luoghi, dandoperaltro loro utili indicazioni in merito, ad esempio, ad eventuali attività commerciali da acquistare al fine di accrescere il potere economico dell’organizzazione criminale.

LIBRI Giuseppe, al pari del cognato CARIDI Antonino, durante il periodo di detenzione, dal luglio 2007 a ottobre 2014, ha continuato ad impartire ordini dal carcere e a comunicarecon altri componenti della cosca, attraverso missive spedite a LA PORTA Giuseppe o avvalendosi dell’apporto di un agente della Polizia Penitenziaria infedele, non identificato. Dopo la scarcerazione, ha ripreso ad occuparsi degli affari del sodalizio.

PELLICANÒ Saverio ha svolto il ruolo di factotum di CARIDI Antonino edi Rosa LIBRI, mettendo a disposizione del sodalizio criminale conti correnti postali a suo nome, gestendo conti correnti bancari intestati a ditte riferibili alla cosca, garantendoin generale la prosecuzione delle attività illecite del sodalizio e la cura dei suoi molteplici interessi illeciti.

SARICA Gianpaolo, ha esercitato il potere criminale della consorteria sulle proprie aree di influenza, rapportandosi direttamente, quando non era detenuto, con CHIRICO Filippo, altro elemento di vertice della cosca LIBRI. Incontrava soggetti affiliati ai LIBRI e alle altre cosche e verificava l’andamento delle attività commerciali di interesse della compagine criminale. Per il ruolo svolto e la lealtà dimostrata alla famiglia, gliera stata affidata, direttamente dal CARIDI e per conto dei LIBRI, la reggenza della cosca sul quartiere San Giorgio Extra.

Principale collaboratore del SARICA è ZINDATO Antonio il quale, oltre ad essere stato suo autista ed esecutore delle sue direttive, era preposto alla custodia delle armi ed all’esecuzione materiale di danneggiamenti nel suddetto quartiere di Reggio Calabria. Al SARICA ed allo ZINDATO, oltre al delitto di associazione mafiosa, sono contestati i delitti di porto illegale in luogo pubblico di armi comuni da sparo e di estorsione aggravata, avendo costretto il titolare di un esercizio commerciale di arredi a rinunciare al versamento del denaro dovuto, a titolo di prezzo, per i lavori di realizzazione e montaggio di tende da sole e da interni presso l’abitazione dello stesso SARICA, intimidendo l’esercente mediante l’esplosione di 8 colpi di pistola cal. 7.65 contro la serranda del suo negozio.

SERRANO’ Giuseppe (inteso “Peppi riCeddi”) affiliato alla cosca LIBRI, è stato più volte delegato da CHIRICO Filippo come suo “ambasciatore”, sicché era solito incontrarsi e riunirsi con altri sodali; curava alcuni aspetti degli interessi imprenditoriali della cosca, intestandosi perfino una ditta (la INNOVA Impianti di SERRANO’ Giuseppe).

L’inchiesta ha consentito di fare luce anche sui rilevanti interessi economici e politici della cosca LIBRI, svelando il ruolo di affermati imprenditori e noti soggetti politici locali e regionali asserviti totalmente alle volontà della consorteria criminale comes oggetti intranei o concorrenti esterni.

In particolare, è stato accertato come la citata cosca di ‘ndrangheta, in una sorta di proiezione aziendalistica che tende a reinvestire il frutto delle illecite attività, abbia favorito, nel corso del tempo, alcuni imprenditori che, prima facie, potevano sembrare avulsi da qualsiasi contesto mafioso, ma al quale di fattone sono risultati pienamente intranei. Detti soggetti, rispondendo alle logiche ed alle strategie di sviluppo imprenditoriale pianificate dai vertici della cosca e godendo degli occulti finanziamenti e delle protezioni derivanti dalla stessa, hanno assunto posizioni di assoluto rilievo nei loro ambiti operativi. Essi si individuano nei fratelli BERNA Francesco e Demetrio, diretta espressione della cosca LIBRI che, in quanto tali, da un lato hanno sempre goduto della protezione dei soggetti apicalidella citata consorteria di ‘ndrangheta, riuscendo ad avviare e far crescere in modo esponenziale le proprie attività imprenditoriali, dall’altrol’hanno, a loro volta, finanziata.

Nel corso del tempo, i fratelli BERNA hanno conquistato posizioni di assoluto rilievo nel panorama edilizio ed immobiliare di Reggio Calabria. Ad essi sono oggi riconducibili diverse imprese e società: la BERNA Immobiliare S.r.l.; la REGHION DREAM s.r.l.; la BERNA Costruzioni Società a Responsabilità Limitata la B&S S.r.l.;la BIOARCH S.r.l.; la BIOEDICOM S.r.l. la MANAGEMENT 2000 di BERNA Demetrio; la BERNA IMMOBILIARE AGENCY Società a Responsabilità Limitata Semplificata.

Francesco BERNA è, come detto, Presidente, per la Calabria, per il triennio 2017 – 2020, dell’A.N.C.E. (Associazione Nazionale Costruttori Edili). Il fratello, Demetrio BERNA, ha anche un passato di soggetto politico presso il comune di Reggio Calabria.

L’attività investigativa – effettuata sia a riscontro delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia (e di Enrico DE ROSA in particolare), sia mediante servizi di intercettazione telefonica ed ambientale – ha dimostrato come la cosca LIBRI, nell’ottica di un sempre maggiore ed efficace sviluppo dei propri interessi criminali, oltre ad essere perfettamente in grado di interferire nelle dinamiche economico/imprenditoriali locali, è stata allo stesso tempo capace di infiltrarsi in quelle politico/elettorali del territorio cittadino, gestendo un consistente bacino di voti, convogliandoli a favore di soggetti compiacenti, senza esclusione di schieramenti politici, nell’ambito di un rapporto sinallagmatico (vincolato ai patti stipulati e ai vantaggi promessi e/o accordati), destinato a favorire non solo la singola consorteria, ma il sistema ‘ndranghetistico nel suo complesso.

I LIBRI hanno saputo elaborare, tramite il medico odontoiatra TORTORELLA Giuseppe Demetrio (con un passato di consigliere e assessore all’urbanistica al comune di Reggio Calabria) e SARTIANO Stefano, raffinate strategie finalizzate a consentire l’elezionedi soggetti che potessero agire qualiloro preposti negli organismi istituzionali.

Invero, l’ascesa politica del Consigliere Regionale NICOLO’ Alessandro è stata costantemente supportata, fin dagli inizi, dalla cosca LIBRI. L’attività di indagine ha fornito importanti elementi sulla centralità del ruolo svolto – per conto della citata cosca – dal binomio TORTORELLA/SARTIANO in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale del novembre 2014. In quella tornata elettorale, la consorteria ha convogliato parte del proprio cospicuo bacino di preferenze elettorali, in cambio di favori, verso il suddetto NICOLO’ Alessandro, il quale venne eletto consigliere regionale in quota Forza Italia, salvo poi transitare nel partito Fratelli d’Italia, di cui è l’attuale coordinatore provinciale.

Gli interessi criminali della diade TORTORELLA-SARTIANO hanno riguardato anche ambiti di diverso orientamento politico.

Le risultanze delle attività di intercettazione hanno fatto emergere chiaramente come la cosca LIBRI puntasse a coltivare accordi mafiosi a prescindere dal colore politico, appoggiando soggetti in grado di gestire spazi di potere.

Ed infatti, l’attività investigativa ha dimostrato come detta cosca, per infiltrare le istituzioni, abbia intessuto, nel tempo, analoghi rapporti di scambio elettorale politico mafioso anche l’avvocato NACCARI CARLIZZI Demetrio, esponente locale del Partito Democratico, indagato nella presente inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa.

E’ anche indagato nella presente inchiesta, per concorso in tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio anche il politico reggino ROMEO Sebastiano (attinto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari), attuale capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale.

Colpiti da ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, per il delitto di tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio sono, in concorso con il predetto ROMEO Sebastiano, ROMEO Francesco (Maresciallo della Guardia di Finanza) e LAGANA’ Concetto (esponente del Partito Democratico di Melito Porto Salvo). L’attività di indagine ha consentito di accertarecome ROMEO Francesco abbia inteso avvicinare ed incontrare di persona il politico ROMEO Sebastiano, per il tramite di LAGANA’ Concetto, con lo scopo di rivelare al suddetto consigliere regionale notizie riservate su attività di indagine che lo riguardavano, in cambio di favori personali.

TORTORELLA Giuseppe Demetrio e SARTIANO Stefano devono, infine, rispondere di alcuni episodi aggravati di estorsione e turbata libertà degli incanti, connesse all’acquisito di immobili alle aste giudiziarie relative a procedure che riguardavano gli stessi indagati.

Inchiesta Libro Nero, sospesi indagati del PD, tra cui Sebi Romeo

Stefano Graziano
Stefano Graziano, commissario del PD in Calabria

“Il quadro che emerge dall’inchiesta di Reggio Calabria è preoccupante per cui esprimo piena e totale fiducia nel lavoro della magistratura con l’auspicio che si faccia chiarezza in tempi brevi”. Lo dichiara il commissario del Partito Democratico della Calabria Stefano Graziano dopo l’inchiesta della DDA di Reggio Calabria in cui è stato arrestato il capogruppo dem Sebi Romeo insieme al consigliere di FdI a palazzo Campanella, Alessandro Nicolò. Sospesi il capogruppo arrestato e gli altri indagati dem.

Spiega Graziano: “L’inchiesta farà il suo corso ma il codice etico del Partito Democratico prevede l’immediata sospensione degli iscritti coinvolti. Applichiamo ad horas questa misura a tutela dell’intera comunità democratica calabrese che crede nella legalità e ne fa un valore fondante”. “Restiamo garantisti ma è chiaro che ora il Partito democratico calabrese non può più rimandare l’avvio di un percorso di radicale rinnovamento, conclude Graziano.

Dello stesso avviso il segretario nazionale del PD Nicola Zingaretti che chiede aria nuova nel partito.
“Esprimiamo pieno sostegno al lavoro della magistratura in Calabria e fiducia che le indagini che coinvolgono affiliati alla cosca della Ndrangheta Libri, e alcuni esponenti politici, condurranno nel pieno rispetto dei diritti degli indagati ad accertare la verità, dice Zingaretti.

“Tra gli indagati vi sono anche esponenti del Pd, per i quali la commissione di garanzia ha già provveduto immediatamente alla sospensione dal partito in attesa dell’esito delle indagini”. Così , che sottolinea come “sia necessario “un radicale processo di rinnovamento della classe politica calabrese”.

Sebi Romeo e Alessandro Nicolò, coinvolti nell’operazione Libro Nero insieme a imprenditori e professionisti considerati “asserviti” alla potente cosca Libri, verranno anche sospesi dalla carica di consiglieri regionali della Calabria per effetto della Legge Severino.

‘Ndrangheta, arresti eccellenti in Calabria. In manette consiglieri Nicolò e Romeo

Da sinistra Sebi Romeo e Alessandro Nicolò

Ci sono anche due consiglieri regionali della Calabria, Sebi Romeo, capogruppo del PD, e Alessandro Nicolò, eletto con Forza Italia, poi passato a Fratelli d’Italia, tra gli arrestati nell’operazione “Libro Nero”, condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla DDA di Reggio Calabria che ha fatto luce su presunte collusioni tra la politica reggina e regionale con la potente cosca Libri. In manette altre 15 persone, tra cui elementi del clan, un avvocato e un dentista, a vario titolo ritenuti organici al sodalizio. Leggi

Alessandro Nicolò è stato condotto in carcere con l’accusa di associazione mafiosa, mentre Sebi Romeo è stato posto ai domiciliari per tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio in concorso con un maresciallo della finanza e un esponente democratico del reggino. Romeo, secondo l’accusa si sarebbe servito del pubblico ufficiale per ottenere informazioni su indagini che lo riguardavano e in cambio avrebbe “sistemato” una persona  a questi vicina. Leggi

Indagato in stato di libertà, per concorso esterno in associazione mafiosa l’ex consigliere regionale ed ex assessore Demetrio Naccari Carlizzi. La DDA aveva chiesto l’arresto, ma il gip ha rigettato la richiesta non ravvisando l’esigenza per disporre una misura cautelare: “Vicino ai clan ma attualmente non ha incarichi”

Secondo quanto emerso dalle indagini la cosca avrebbe avuto un ruolo centrale nelle elezioni di novembre 2014, convogliando su alcuni politici molti voti di un proprio vasto bacino elettorale.

Secondo l’accusa, la Cosca Libri, per lo sviluppo del propri interessi criminali, oltre ad interferire nelle dinamiche economico-imprenditoriali locali, è stata capace “di infiltrarsi in quelle politico-elettorali del territorio cittadino, gestendo un consistente bacino di voti, convogliandoli a favore di soggetti compiacenti, senza esclusione di schieramenti politici, nell’ambito di un rapporto basato sul do ut des, destinato a favorire non solo la singola consorteria, ma il sistema ‘ndranghetistico nel suo complesso”, sostengono gli investigatori della Polizia.

I Libri, in particolare, avrebbero saputo elaborare “raffinate strategie finalizzate a consentire l’elezione di soggetti che potessero agire quali loro preposti negli organismi istituzionali”. Inoltre, l’ascesa politica fino al Consiglio regionale di Alessandro Nicolò, secondo gli investigatori, “è stata costantemente supportata, fin dagli inizi, dalla cosca Libri”.

Chi è Sebi Romeo

Alle elezioni regionali del novembre 2014, Sebastiano Romeo, per tutti Sebi, è stato eletto con 12.288 preferenze nella circoscrizione Sud per il Partito democratico, di cui è capogruppo. L’esponente dem è alla prima legislatura regionale.

Nato a Padova il 7 maggio 1975, sin da giovanissimo ha ricoperto il ruolo di segretario regionale dei giovani comunisti e di coordinatore del Reggio Social Forum. Dal 2001 al 2011 è stato consigliere comunale a Reggio Calabria. Nel primo anno dell’amministrazione Falcomatà, ha ricoperto il ruolo di Presidente della Commissione Assetto del Territorio. Attualmente è segretario provinciale del Partito Democratico di Reggio Calabria.

In seguito all’inchiesta giudiziaria, insieme a Nicolò, Romeo verrà sospeso per effetto della legge Severino. Inoltre gli indagati democratici sono stati sospesi dal partito. Leggi di cosa è accusato 

Chi è Alessandro Nicolò 
Nel 2014 Alessandro Nicolò è stato eletto con 7.042 preferenze nella circoscrizione Sud per Forza Italia, di cui è stato capogruppo. Tempo fa era passato con Fratelli d’Italia, ma a palazzo Campanella ha aderito al Gruppo Misto non avendo consiglieri sufficienti per costituire un gruppo. Alla terza legislatura, in quella precedente è stato Vicepresidente del Consiglio. E’ vicepresidente della V Commissione “Riforme”.

Nato a Reggio Calabria l’8 marzo 1961, Nicolò è laureato in Scienze politiche, ha militato giovanissimo nelle file del Pri: segretario provinciale dei giovani dell’Edera e poi segretario organizzativo del partito. Nel 1992 è stato eletto consigliere comunale.

Nella stessa consiliatura è stato nominato dal sindaco Italo Falcomatà assessore alla Cultura e all’Università. Si è dimesso nel 1995 restando, comunque, consigliere comunale. Nel 1996 ha aderito a Forza Italia ed alle consultazioni comunali di Reggio, nel 1997 è risultato primo degli eletti, assumendo l’incarico di capogruppo. Nel 2000 è stato eletto coordinatore provinciale. Nel 2002 è stato assessore provinciale all’Ambiente, Trasporti, Energia, Polizia provinciale. Alle consultazioni regionali del 2005, è stato eletto nella lista di Forza Italia ed ha ricoperto la carica di vicepresidente della Commissione “Affari dell’Unione europea e relazioni con l’estero”. Ha ricoperto il ruolo di responsabile degli Enti Locali di Forza Italia in Calabria.

Fratelli d’italia lo ha allontanato dal movimento cautelativamente. “Ci costituiremo parte civile” in un eventuale processo, fa sapere il patito della Meloni. Come per Romeo, anche Nicolò, la cui posizione è più grave rispetto al collega  (associazione mafiosa), verrà sospeso per effetto della Legge Severino. Leggi di cosa è accusato 

Il “Libro nero” della ‘ndrangheta, arrestati due consiglieri regionali

Ndrangheta, arrestati consiglieri regionali Alessandro Nicolò e Sebi RomeoDue consiglieri regionali della Calabria, Sebastiano “Sebi” Romeo, capogruppo del PD, e Alessandro Nicolò, eletto con Forza Italia, poi passato a Fratelli d’Italia, sono stati arrestati dalla Polizia nell’ambito di una inchiesta della DDA di Reggio Calabria che coinvolge altre 15 persone ritenute appartenenti alla cosca “Libri”, potente consorteria criminale egemone nella città dello Stretto.

Per Romeo sono stati disposti i domiciliari, mentre per Nicolò si sono aperte le porte del carcere. Indagato in stato di libertà, Demetrio Naccari Carlizzi, ex consigliere regionale del PD e cognato del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà, estraneo all’inchiesta.

Le accuse sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti, porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo, con l’aggravate dell’agevolazione mafiosa, tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.

L’operazione, in codice “Libro nero”, è stata condotta da circa 150 poliziotti che hanno arrestato anche due noti imprenditori del settore edilizio, immobiliare e della ristorazione, un avvocato penalista e un medico dentista ritenuti insieme a un politico regionale ritenuti organici alla cosca Libri. Effettuate diverse perquisizioni e operato diversi sequestri di beni.

La cosca Libri, secondo l’accusa, avrebbe svolto un ruolo “centrale” in occasione delle elezioni regionali del 2014. Secondo l’accusa, in quella tornata elettorale, la consorteria avrebbe convogliato parte del proprio cospicuo bacino di preferenze elettorali, in cambio di favori, verso un politico di Reggio Calabria poi eletto al Consiglio della Regione.

‘Ndrangheta, 17 arresti in Calabria, in manette politici e imprenditori

È in corso dalle prime ore di questa mattina una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, finalizzata all’esecuzione di 17 ordinanze di custodia cautelare – 12 in carcere e 5 agli arresti domiciliari – emesse nei confronti di altrettanti soggetti, la maggior parte dei quali affiliati alla potente cosca “Libri” di Reggio Calabria, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti, porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo, con l’aggravate dell’agevolazione mafiosa, tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.

Gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo di Roma, coadiuvati dagli operatori del Reparto Prevenzione Crimine, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e sequestri di imprese e società. Impiegati oltre 150 uomini e donne della Polizia di Stato.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11 presso la sala conferenze della Questura di Reggio Calabria, alla presenza del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, del Direttore Centrale Anticrimine, del Questore di Reggio Calabria e del Direttore del Servizio Centrale Operativo.

Arrestati due consiglieri regionali della Calabria, Romeo e Nicolò

L’inchiesta della DDA, sviluppata con una indagine condotta dalla Squadra Mobile del capoluogo reggino, con il supporto dello Sco, ha consentito di ricostruire gli assetti e le dinamiche operative della cosca Libri, una delle più potenti articolazioni della ‘ndrangheta unitaria, che controlla nella città di Reggio Calabria i quartieri Cannavò, Condera, Reggio Campi, Modena, Ciccarello, San Giorgio e le frazioni di Gallina, Mosorrofa, Vinco e Pavigliana. Nel corso dell’operazione, gli investigatori della Polizia di Stato stanno mettendo i sigilli a numerose società riconducibili agli appartenenti alla cosca, operanti nel settore edilizio, immobiliare e della ristorazione, il cui valore complessivo, nell’ordine di diversi milioni di euro, è in corso di esatta quantificazione.

L’inchiesta ha consentito di fare luce anche sugli interessi economici e politici della cosca Libri, svelando come affermati imprenditori e politici locali e regionali fossero asserviti totalmente alle volontà della consorteria criminale in qualità di soggetti intranei o concorrenti esterni.

In particolare, è stato accertato come la cosca abbia favorito, nel corso del tempo, alcuni imprenditori che potevano sembrare avulsi da qualsiasi contesto mafioso, ma al quale in realtà partecipavano pienamente. Detti soggetti, rispondendo alle logiche ed alle strategie di sviluppo imprenditoriale pianificate dai vertici della cosca e godendo degli occulti finanziamenti e delle protezioni derivanti dalla stessa, hanno assunto posizioni di assoluto rilievo nei loro ambiti operativi, godendo da un lato della protezione della ‘ndrangheta, al fine di avviare e far crescere in modo esponenziale le proprie attività imprenditoriali, e finanziandola dall’altro.

Nella prospettiva di un maggiore ed efficace sviluppo dei propri interessi criminali, la cosca Libri, oltre ad essere perfettamente in grado di interferire nelle dinamiche economico-imprenditoriali locali, è stata allo stesso tempo capace di infiltrarsi in quelle politico-elettorali del territorio cittadino, gestendo un consistente bacino di voti, convogliandoli a favore di soggetti compiacenti, senza esclusione di schieramenti politici, nell’ambito di un rapporto basato sul do ut des, destinato a favorire non solo la singola consorteria, ma il sistema ‘ndranghetistico nel suo complesso.

Secondo le indagini, i Libri, hanno saputo elaborare raffinate strategie finalizzate a consentire l’elezione di soggetti che potessero agire quali loro preposti negli organismi istituzionali. Invero, l’ascesa politica fino al Consiglio Regionale di un soggetto politico reggino è stata costantemente supportata, fin dagli inizi, dalla cosca Libri.

L’attività di indagine ha fornito importanti elementi sulla centralità del ruolo esercitato dalla cosca in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale del novembre 2014. In quella tornata elettorale, la consorteria avrebbe convogliato parte del proprio cospicuo bacino di preferenze elettorali, in cambio di favori, verso un politico di Reggio Calabria poi eletto al Consiglio della Regione.

I poliziotti della Squadra Mobile hanno arrestato alcuni elementi di vertice della cosca Libri, due noti imprenditori del settore edilizio, immobiliare e della ristorazione; due politici regionali, un avvocato penalista, un medico dentista, e un appartenente alle Forze dell’Ordine, con l’accusa, a vario titolo, di far parte della cosca LIBRI o di averla favorita nei processi di sviluppo del potere criminale.

Le indagini sono state condotte dagli investigatori della Polizia di Stato con l’ausilio delle intercettazioni e delle dichiarazioni dei collaboratori di Giustizia, grazie alle quali è stato possibile portare alla luce il pericoloso ed articolato intreccio politico-imprenditoriale-mafioso che ha determinato il graduale potenziamento della cosca LIBRI.

Efferato omicidio a Reggio Calabria, uccisa in una rapina una tabaccaia

Il tabacchino in via Melacrito dov’è avveuto l’omicidio (Street view)

Una tabaccaia di 65 anni, Mariella Rota, è stata uccisa ieri sera a Reggio Calabria nel corso di una rapina nella suo rivendita di tabacchi nel centro della città. Secondo le prime notizie, la donna sarebbe stata uccisa con numerose coltellate inferte al collo e in altre parti del corpo.

Per l’efferato omicidio, sarebbe stato fermato un cittadino extracomunitario, si tratterebbe di un asiatico, che è stato interrogato dal magistrato di turno in questura. La rapina, avvenuta in via Melacrino, si è consumata poco prima dell’orario di chiusura.

L’aggressione, sarebbe iniziata nell’esercizio commerciale, e sarebbe poi proseguita in casa della vittima, che abitava al piano superiore del tabacchino, locale comunicante con l’abitazione.

La Polizia di Stato, che è intervenuta sul posto e che conduce le indagini, ha convocato nel pomeriggio una conferenza stampa in cui saranno resi noti i dettagli della drammatica rapina sfociata nel sangue.

Strage nel Raganello, 14 indagati. Sindaci ignorarono allerta

soccorritori torrente RaganelloLa Procura della Repubblica di Castrovillari ha emesso l’avviso di conclusione indagini per l’onda anomala che il 20 agosto dello scorso anno travolse un gruppo di escursionisti nelle Gole del Raganello, a Civita, uccidendo 10 persone, tra cui nove escursionisti e una guida.

Gli indagati sono saliti dai 7 iniziali a 14 e sono accusati, a vario titolo, di omicidio colposo, inondazione, lesioni colpose, omissione in atti d’ufficio ed esercizio abusivo della professione.

Tra gli indagati figurano i sindaci di Civita, San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria, Alessandro Tocci, Antonio Cersosimo e Antonio Carlomagno; titolari di agenzia turistiche e guide.

Non figurano nell’avviso di conclusione delle indagini, il presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra, e del dirigente dell’ufficio Biodiversità dei Carabinieri Forestali Gaetano Gorpia, raggiunti all’epoca da avviso di garanzia.

Secondo l’accusa fu ignorata l’allerta gialla della protezione civile prevista per quel giorno, in particolare dai sindaci.

Il punto sulla tragedia (evitabile) del Raganello. L’allerta ignorata. IMMAGINI CHOC

Cadavere di un turista inglese in spiaggia a Soverato, indagini

cadavere sulla spiaggia
Archivio

Il cadavere di un uomo su cui sono in corso indagini per l’identificazione, è stato rinvenuto stamattina sulla spiaggia di Soverato, centro ionico del Catanzarese.

Dalle prime informazioni fornite dai carabinieri della locale compagnia che stanno effettuando i rilievi, si escluderebbe l’ipotesi di omicidio. Al vaglio del medico legale ci sarebbero o un malore o l’annegamento.

La vittima è un turista 48enne, residente in Gran Bretagna. La salma è stata traslata presso il policlinico di Germaneto, per l’esecuzione dell’esame autoptico. Allo stato, informano gli investigatori, si esclude che la morte dell’uomo sia avvenenuta violentemente per mano di terze persone.

Donna di 37 anni trovata morta a Lamezia Terme

Lamezia Terme (ANSA) – LAMEZIA TERME (CATANZARO), 29 LUG – Il cadavere di una donna di 37 anni è stato trovato in un’abitazione di via del Progresso, a Lamezia Terme. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia lametina avvertiti dal compagno della donna che ha trovato il corpo.

Sul corpo, secondo quanto si è appreso, non vi sarebbero segni di violenza. La donna, una quindicina di giorni fa, era stata sottoposta ad un intervento chirurgico ma al momento non ci sono elementi per mettere in relazione l’operazione con il decesso. Sarà l’autopsia, che sarà effettuata, probabilmente già domani, a stabilire le cause della morte.

Di Maio a Cosenza: “Partito unico (di Berlusconi) vuole far cadere il governo”

Di Maio a Cosenza: Partito unico vuole far cadere il governo
Una foto d’archivio di Di Maio a Cosenza

“Il ‘partito unico’ non vede l’ora di far cadere il governo, perché a settembre si vota il taglio dei parlamentari”. Lo ha detto Luigi Di Maio, a Cosenza, parlando agli attivisti e il cui audio è stato pubblicato su LaCnews24.

“Da un punto di vista mio, che mi sto prendendo i vaffa… perché sono tacciato di essere quello che fa gli accordi, l’amico di Salvini (Berlusconi, ndr), a me aiuterebbe pure, tanto resto capo politico. Ma penso ai risultati da ottenere da qui a dicembre: taglio del cuneo fiscale, riduzione canore Rai, acqua pubblica, taglio dei parlamentari”.

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