10 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 483

‘Ndrangheta, estradato in Italia Antonio Strangio

Attacco Isis a Bruxelles. Massima allerta in ItaliaScortato da personale del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, è giunto stamane nell’aeroporto di Fiumicino, proveniente da Düsseldorf, Antonio Strangio, di 40 anni, consegnato alle autorità italiane dopo essere stato arrestato a Moers il 2 maggio scorso dal Bka in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dal Gip di Reggio Calabria.

Il provvedimento a carico di Strangio rientra nell’operazione “European ‘ndrangheta connection” eseguita, per la Polizia di Stato, dal Servizio centrale operativo e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria.

L’operazione in cui era stato coinvolto Antonio Strangio, alias “Tt” e “il meccanico”, condotta in Italia e nel nord Europa, aveva riguardato, complessivamente, oltre 90 persone, consentendo di stroncare gli interessi delle cosche del mandamento jonico reggino nei traffici intercontinentali di droga e nel reimpiego dei proventi illeciti in settori commerciali come la ristorazione.

Sparano e feriscono 31enne, arrestati

controllo carabinieriAvrebbero sparato due colpi di fucile caricato a pallini, a Grotteria, contro un trentunenne ferendolo ad una gamba. Due incensurati, Matteo Correa, di 27 anni, e Salvatore Femia, di 36, sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica con l’accusa di tentato omicidio e detenzione illegale di arma da fuoco.

I due, secondo quanto accertato dai militari, dopo avere fatto fuoco, si sono allontanati a bordo di un’auto facendo perdere le loro tracce. A risalire all’identità dei presunti sparatori, i carabinieri sono giunti grazie all’analisi dei filmati della videosorveglianza presenti in zona che ha consentito di individuare il modello di auto utilizzata da chi ha fatto fuoco.

Il trentunenne ferito, che non è in pericolo di vita, si trova ricoverato nell’ospedale di Locri. I militari della Compagnia di Roccella Jonica stanno svolgendo approfondimenti per risalire al movente del tentato omicidio. Correa e Femia sono stati condotti in carcere. (Ansa)

Serie B, pareggio a reti inviolate nella prima tra Crotone e Cosenza

Crotone e Cosenza hanno pareggiato 0-0 nella partita d’esordio del campionato di calcio di Serie B disputata sul terreno dello stadio Ezio Scida.

Il campionato del Crotone inizia con una bella gara, ricca di intensità e di occasioni, in cui però gli uomini di Stroppa non riescono a capitalizzare la supremazia nel gioco e nelle occasioni portando a casa un tiro sommato un buon pareggio. Stroppa recupera Spolli e Simy rispetto alla gara di Coppa contro la Sampdoria e fa esordire Mazzotta sulla fascia sinistra.

Partono subito con una grande occasione i pitagorici dopo soli 20 secondi di gioco: gran galoppata di Messias sulla destra e palla al centro per Simy che di testa fa la barba al palo. Gli ospiti rispondono con un calcio di punizione di Sciaudone (7’) che termina al lato. Gli squali sono più intraprendenti e sfiorano ancora la rete con un destro dal limite di Simy (19’) che si perde di poco fuori e un destro da posizione impossibile di Benali che sfiora la traversa. Al minuto 33 altra canche per i padroni di casa con Mazzotta che calcia a botta sicura su invito dalla destra di Molina ma Corsi si immola e salva in corner. Passa solo un minuto e occorre un super Perina, sul destro di Messias indirizzato sotto l’incrocio, per evitare agli ospiti di subire gol.

In avvio di ripresa, dopo soli 6 minuti, Spolli alza bandiera bianca per infortunio, in campo Cuomo. I lupi si fanno vivi dalle parti di Cordaz con Carretta al 59’, il numero 10 bruzio si incunea nella retroguardia di casa e calcia a botta sicura, ma un superlativo Cordaz dice di no. Da segnalare che Carretta era partito in fuorigioco ma l’arbitro e i suoi assistenti non lo avevano ravvisato. Al 78’ il Cosenza resta in dieci per il doppio giallo rimediato da Sciaudone e due minuti dopo Golemic manca l’appuntamento con la rete sotto porta mandando alto su punizione pennellata di Messias. Al 91’ gran conclusione di Zanellato da fuori, palla che esce fuori di un soffio. ancora squali al 92’ pericolosi con un diagonale di Mustacchio che attraversa tutto lo specchio della porta.

TABELLINO

CROTONE: Cordaz; Golemic, Spolli (51’ Cuomo), Gigliotti; Molina (70’ Evan’s), Benali, Barberis, Zanellato, Mazzotta (62’ Mustacchio); Messias, Simy. A disp: Festa (GK), Figliuzzi (GK), Bellodi, Panza, Crociata, Gomelt, Zak, Nanni, Kargbo. All. Stroppa

COSENZA: Perina; Corsi, Monaco, Idda, Legittimo; Bruccini, Sciaudone; Baez, Carretta (79’ Broh), Pierini (74’ Moreo); Litteri (56’ Capela). A disp: Saracco (GK), Bittante, Schiavi, Trovato, Kanoute. All. Braglia

Arbitro: Martinelli di Tivoli

Ammoniti: 23’ Golemic (Cr), 64’ Baez (Co), 88’ Monaco (Co)

Espulso: 78’ Sciaudone (Co) per doppia ammonizione

Crisi di Governo, incontro tra Pd e M5s: intesa in salita. Salvini: “La Lega c’è”

Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, in una foto di archivio (Ansa)

È iniziato nel primissimo pomeriggio, a Montecitorio, il confronto sul governo tra le delegazioni Pd e M5s. Gli esponenti Dem e del Movimento Cinque Stelle. Il vertice è ancora in corso. Tensioni all’interno dei democratici con Renzi che ha attaccato l’ex premier Paolo Gentiloni captato in un audio in cui si sarebbe adoperato per far saltare la trattativa tra dem e pentastellati.

“Noi stiamo cercando di fare adesso un tentativo”, cerchiamo di verificare “se ci sono le condizioni per un’agenda” di governo imperniata soprattutto sui temi del lavoro, afferma il capogruppo alla Camera del Pd, il renziano Graziano Delrio, intervenendo in streaming al Meeting di Rimini. “Stiamo facendo un dialogo anche con altre forze che ci sono in Parlamento, senza presunzioni” sull’esito di formazione del Governo “ma sapendo che c’è un’emergenza da affrontare”, aggiunge Delrio.

Stamattina il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha riunito nella sede del partito al Nazareno gli altri dirigenti Dem. Al vertice erano presenti il presidente Paolo Gentiloni, le vicepresidenti Anna Ascani e Debora Serracchiani, i vicesegretari Andrea Orlando e Paola De Micheli, il tesoriere Luigi Zanda, e ancora altri membri della segreteria come Gianni Cuperlo, Enzo Amendola, Andrea Martella e Francesco Boccia.

Il capo dei Cinquestelle attacca il PD: “Li conoscevamo”
“Sul taglio dei parlamentari non si litiga, è un punto che si fa e basta”, afferma il leader M5s Luigi Di Maio uscendo alla Camera. A chi gli chiede delle discussione interne al Pd, Di Maio replica: “Li conoscevamo, gli italiani vogliono il taglio dei parlamentari e non discussioni a mezzo stampa”.

L’apertura della Lega ai Cinquestelle 
“Secondo me – afferma Gian Marco Centinaio della Lega – c’è ancora possibilità di recuperare il rapporto coi 5 Stelle perché, oltre a Di Maio, ci sono una serie di esponenti del Movimento che si ricordano bene del lavoro positivo che è stato fatto. È difficile perché la via è molto stretta, però se ci sono i tempi e c’è la volontà di sedersi attorno a un tavolo non ci sono problemi”.

“L’ipotesi di un governo Pd M5s sta facendo rabbrividire cittadini e imprenditori: qualcuno sta pensando di riportare al governo chi gli italiani hanno cacciato dalla porta. Le vie del Signore e della Lega sono infinite: rivedere al governo le Boschi e i Renzi no, c’è un minimo di dignità da preservare”, ha rilanciato Matteo Salvini su Fb.

Tra tante discussioni con M5S andare d’accordo sullo sport è stato un miracolo”, afferma il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio dei Ministri, Giancarlo Giorgetti, a margine del Meeting di CL a Rimini. “Da quello che ho potuto vedere” lo Sport è più unito della politica, aggiunge. “In Italia complichiamo sempre tutto. Nessuno (all’estero) ha capito questa crisi di governo, ma credo che dal confronto e dallo scontro si arriva a un risultato che deve essere quello positivo”, spiega Giorgetti.

Perché al M5s conviene una nuova alleanza con la Lega

I due forni del M5s e l’asse preferito con la Lega: in sintonia coi punti di Di Maio

I due forni del M5s e l’asse preferito con la Lega: in sintonia coi punti di Di Maio

Luigi Di Maio e Matteo Salvini nell'aula della Camera
Luigi Di Maio e Matteo Salvini nell’aula della Camera (Archivio/Ansa)

Al termine del primo giro di consultazioni al Quirinale i partiti si confrontano per trovare una sintesi e proporre al capo dello Stato Mattarella una squadra, quanto soprattutto indicare una maggioranza parlamentare in grado di sostenere il futuro governo.

Come nel 2018, sono ci sono contatti tra le maggiori forze, tra queste Pd e M5s, e questi ultimi con la Lega di Matteo Salvini, artefice della rottura per i “troppi no” di alcuni ministri cosiddetti “rossi”. Ieri nelle dichiarazioni finali dei big, Di Maio in testa, è rispuntata fuori la tattica dei due forni del M5s, che essendo la forza con la maggioranza relativa, ha bisogno di interloquire con le maggiori forze politiche per stringere un’alleanza di governo ma solo con chi condivide gli impegni snocciolati ieri dal capo dei Cinquestelle.

Oggi dovrebbe esservi un incontro tra i dem di Zingaretti e i pentastellati, ma la strada per una intesa giallorossa, appare in salita e con più ostacoli dell’anno scorso. Il segretario del Pd ha fissato diversi paletti che nei fatti precludono qualsiasi accordo, quasi a significare che l’intesa lui non la vuole. In particolare il “no” del governatore del Lazio al taglio dei parlamentari, su cui tutto il partito è fermamente contrario, frena in partenza qualsiasi ambizione in questo senso.

Non solo. Di Maio, nel caso di un’alleanza definita “suicida” da diversi militanti grillini, è chiamato a spiegare il perché della netta opposizione al partito democratico dal 2013 ad oggi, prima con Renzi e ora con Zingaretti, il quale oltre a non essere pronto per una “macedonia” alla Prodi (ha da poco assunto la guida di un partito rissoso e lacerato), si trova “incastrato” dall’ex premier Renzi che ha in pugno larga parte di senatori e deputati. Appena un mese fa, il leader cinquestelle era apparso in video (in queste ore diventato virale sui social), affermando a chiare lettere che il Movimento cinque stelle non si sarebbe mai alleato con il Pd o il partito di Bibbiano; questo a dispetto dell’ala “rossa” dei grillini (minoritaria ma spalleggiata da molti media di sinistra) che in queste ore sta cercando in tutti i modi un accordo con i dem, finalizzato pure a mettere fuori gioco lo stesso moderato Di Maio.

Per molti sarebbe molto imbarazzante spiegare la presunta intesa giallorossa all’elettorato di riferimento, come anche spiegare la volontà di molti eventuali partner (dal Pd a Leu, con l’avallo degli esponenti più a sinistra del M5s come Fico, nda) di “cancellare” molte delle cose fatte, come i decreti sicurezza, dignità, ma anche altre leggi, che possono minare pure la riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza.

E su questo stamane Salvini in un video su Facebook ha sottolineato che pur di “evitare un simile accordo tra Pd e cinquestelle, “le vie della Lega sono infinite”, facendo chiaramente intendere un nuovo possibilissimo abbraccio governativo tra stellati e Carroccio.

Salvini riapre a Di Maio: “Se qualcuno mi dice ragioniamo perché i no diventino sì, per lavorare non contro ma per, io sono un uomo concreto, non porto rancore. Noi ci siamo”

La netta convergenza tra Lega e M5S

Nella decina di punti elencati da Di Maio ieri all’uscita delle consultazioni, si trova invece larga convergenza con la Lega. Si tratta in sostanza di una riproposizione del contratto i governo siglato un anno fa tra Salvini e Di Maio, a partire dal taglio dei parlamentari, bandiera stellata che la Lega sostiene e ha votato per ben tre volte, e su cui Salvini ha più volte aperto, in ultimo ieri, a patto, di “una nuova squadra”, evidentemente senza Conte e senza i ministri “signor No”. “Senza rancore ragioniamo”, ha detto Salvini facendo un plauso al suo collega: “Ritengo che Luigi Maio in questi mesi abbia lavorato bene”. Segnali di apertura inequivocabili che gettano le basi per un nuovo patto tra Carroccio e grillini.

Ma ci sono altri elementi di netta convergenza, come l’Autonomia differenziata nelle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, bandiera della Lega, così come il contrasto all’immigrazione clandestina, legalità, sicurezza, tasse, sostegno alle imprese, famiglie e natalità. “Vogliamo un paese che faccia più figli, non che importi quelli degli altri”, aveva detto Salvini in Senato delineando il quadro dell’Italia (“vecchia”) del 2050.

Il messaggio del leader pentastellato Di Maio: “Non lasceremo che la nave affondi”

 

 

 

 

 

 

 

 

Sull’economia la sintonia appare ancora più chiara: La manovra ha detto il leader grillino “deve essere equa” e contenere la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva. Poi il salario minimo, tema al centro di discussioni con i leghisti e il taglio del cuneo fiscale sul lavoro. “Avevamo promesso di abbassare le tasse alle imprese che assumono e va fatto”, ha sottolineato ancora Di Maio che, sebbene in termini differenti, ha lanciato l’assist al suo collega Salvini sulla Flat tax, altro cavallo di battaglia dei leghisti. Punto di contrasto potrebbe essere rappresentato dal conflitto di interessi citato da Di Maio, il quale evoca anche il carcere per i grandi evasori e per i reati finanziari.

Sulle banche, per Di Maio, occorre separare quelle commerciali da quelle di investimento. Una riforma su cui Salvini ha più volte affermato, parlando di un eventuale “inciucio”, che la riforma bancaria non può essere fatta con la Boschi, o comunque dai dem presenti in parlamento (quasi tutti di fede renziana), ritenuti i maggiori responsabili dei risparmiatori truffati da alcuni istituti, compresa Banca Etruria.

Sulla riforma della Giustizia il leader dei stellati si trova ancora in sintonia con Salvini: “Dobbiamo dimezzare i tempi della giustizia e riformare i modi di elezione del Csm. I cittadini e le imprese hanno bisogno di una giustizia efficace e veloce”.  Poi la riforma della Rai che deve essere una tv di qualità, altrimenti non ha senso che i cittadini paghino il canone.

Infine, prima dell’acqua pubblica, da sempre cavallo di battaglia dell’ala sinistra del movimento, Di Maio ha affermato che serve un piano straordinario di investimenti per il Sud che contempli anche la creazione di una banca pubblica per gli investimenti.

Non è stato citato il tema scottante della Tav, che rappresenta la goccia che ha fatto traboccare il vaso (della crisi), ma vi sono tutti gli elementi di convergenza per proseguire il cammino intrapreso a maggio-giugno 2018, con o senza l’ex premier Conte, che dopo avere “strapazzato” il suo vice con una serie di “insulti” al Senato, difficilmente troverà condivisione nel Carroccio. Chi potrebbe essere il premier incaricato di una eventuale riedizione gialloverde non è ancora chiaro.

Tuttavia, per arrivare nei “tempi brevi” chiesti da Mattarella, Di Maio e Salvini potrebbero abbandonare le trattative su un esterno, (Conte appare ormai fuori gioco) accordandosi su uno tra loro due: le probabilità appaiono più ampie per il capo pentastellato che siederebbe a Palazzo Chigi con il solo vicepremier Salvini, il quale terrebbe stretto il Viminale, sede strategica delle politiche leghiste su sicurezza, legalità e immigrazione. Va da sé che nel “rimpasto” rimarrebbero fuori quei ministri e sottosegretari dell’ala sinistra come Trenta e Toninelli e altri, anche Tria rischia. Potrebbe a sorpresa invece entrare nell’esecutivo Alessandro Di Battista, che sebbene con anima di sinistra, è il più agguerrito oppositore del Pd e di molti a Sinistra, come Leu, Speranza in testa, ritenuti “traditori”. Di Battista (che pure vorrebbe il voto anticipato), insieme a Gianluigi Paragone e altri, resta obtorto collo tra i pentastellati “più favorevoli” ad un patto tra Lega e M5s, pur di restituire il paese ai dem.

La parola spetta comunque al presidente della Repubblica che martedì prossimo avvierà nuove consultazioni per capire se da queste interlocuzioni tra i partiti, emerge la volontà di una nuova maggioranza che sostenga il nuovo governo, oppure se sciogliere le Camere per un ritorno anticipato alle urne (voluto da alcuni partiti, Lega e Meloni in primis). Decisione che per Mattarella “non è da prendere alla leggera”.

Dino Granata    

Consultazioni, nuovo patto Lega-M5s senza ministri “signor No”? Fuori gioco il PD

Stretta di mano tra i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Archivio/Ansa)

Concluse le consultazioni delle forze politiche al Quirinale, dalle dichiarazioni post emergono alcune novità che fanno presagire il tramonto dell’intesa, spalleggiata dalla sinistra e da molti media, tra M5s e PD.

Viene invece fuori, e si intuisce dalle dichiarazioni di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, di un nuovo patto di governo tra Lega e M5s, a condizione, fa intendere Salvini, che non vi siano esponenti nell’esecutivo cosiddetti “signor No”, condizione necessaria per stare in un governo che “faccia” e non “freni” il lavoro della squadra.

Il leader leghista parla chiaro: “Senza rancore possiamo ragionare a una nuova squadra che faccia le cose. Noi ci siamo, non guardiamo indietro”. Di Maio quasi come se con il collega leghista si fosse già accordato come lo scorso anno, poco dopo conferma: “Non lasciamo la nave affondare, abbiamo (ancora) tante cose da fare”, dice elencando al capo dello Stato una serie di punti su cui convergere.

Salvini al Quirinale: “Pronto a ragionare su nuova squadra che faccia, non che sia sempre contro”

“Un accordo contro, tra Pd e M5S, è la vecchia politica. Io non penso che l’Italia abbia bisogno di un governo contro. Se poi qualcuno mi dice “ragioniamo perché i no diventano si, miglioriamo la squadra, diamoci un obiettivo, facciamo qualcosa non “contro” ma “per”, io l’ho sempre detto, sono una persona concreta, non porto rancore guardo avanti, non indietro”. “Ho scoperto che tanti no, si sarebbero trasformati in si. Ci sono alcuni Cinquestelle che appoggerebbero una manovra coraggiosa: ho scoperto che ci sarebbero alcuni disponibili. Aver scoperchiato il vaso è stato utile per capire. Ma malgrado gli insulti, vado avanti”. Ero consapevole di un governo fermo, ma se si vuol far ripartire il Paese noi siamo pronti senza pregiudiziali senza guardare indietro”, ha detto Matteo Salvini.

Di Maio: “Non lascio affondare la nave, avanti per fare le cose promesse”

Non lasciamo la nave affondare, perché l’Italia siamo tutti, a dispetto degli interessi di parte” ha detto Di Maio dopo l’incontro con il presidente della Repubblica. “Sono state avviate tutte le interlocuzioni per avere una maggioranza solida che voglia convergere sui punti indicati. Noi non lasciamo affondare la nave, che a pagare siano gli italiani” ha aggiunto. “I cittadini che ci hanno votato il 4 marzo, l’hanno fatto per cambiare l’Italia non il Movimento e penso anche che il coraggio non è di chi scappa ma chi prova fino in fondo a cambiare le cose, anche sbagliando con sacrificio e provando a fare le cose.  Il voto – ha sottolineato il capo politico dei 5s – non ci intimorisce affatto ma il voto non può essere la fuga dalle promesse fatte dagli italiani. Abbiamo tante cose da fare”. “Abbiamo informato il capo dello Stato di quelli che secondo noi sono obiettivi prioritari per gli italiani, dieci impegni che secondo noi devono essere portati a compimenti”.

L’incognita Conte bis

E se come emerge, l’ipotesi di una intesa tra pentastellati e Pd sfuma, resta da capire il destino dell’ormai ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale dopo gli “insulti” rivolti in Senato al suo vice Salvini, difficilmente potrà avere dal Carroccio fiducia su un reincarico.

L’intesa con Di Maio porterebbe inoltre al “defenestramento” o non riconferma di alcuni ministri dell’ala sinistra del movimento, i cosiddetti signor “no” (da Tria, alla Trenta, a Toninelli e altri, come il sottosegretario Spadafora), che per Salvini hanno “fermato” l’azione di governo costringendo la Lega a intimare “l’alto là” e consegnare la crisi in mano al capo dello Stato. Non è affatto escluso che alla fine non sia uno dei due leader, Salvini o Di Maio a guidare il futuro esecutivo.

In ogni caso, il gioco lo conduce ora il presidente della Repubblica Mattarella che ascoltate le parti politiche, farà una sintesi soprattutto in base alla volontà delle due forze alleate fino all’8 agosto, giorno in cui Salvini ha staccato la spina. E il capo dello Stato, che in queste ore sente il paese “bollire”, indicherà la strada migliore da seguire.

Mattarella in serata, su input dei partiti che hanno chiesto alcuni giorni per un confronto, ha detto che avvierà nuove consultazioni a partire da Martedì prossimo.

Consultazioni, oggi i big. Meloni e Berlusconi: “Elezioni”. Il PD: “Governo in discontinuità”

Proseguono le consultazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale, per il dopo Conte. Con l’arrivo della delegazione di Fratelli d’Italia guidata da Giorgia Meloni ha preso il via il secondo giorno di incontri.

La delegazione del Pd era composta dal segretario Dem, Nicola Zingaretti, Paolo Gentiloni, presidente del partito, la vice presidente del Pd Paola De Micheli e dai due capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci.

Al Colle anche la delegazione di Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi. Insieme all’ex premier, Antonio Tajani e le due capigruppo, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini. A differenza delle delegazioni di Fdi e Pd, quella di Forza Italia ha fatto il suo ingresso nel palazzo del Quirinale non a piedi ma in macchina.

Le consultazioni di Mattarella riprenderanno poi nel pomeriggio alle 16 con la delegazione della Lega e infine alle 17 sarà la volta del Movimento Cinque Stelle.

MELONI: “ELEZIONI UNICA VIA POSSIBILE”

“Le elezioni sono oggi l’unico esito possibile, rispettoso dell’Italia, dei suoi interessi, del suo popolo e della Costituzione”, ha detto la presidente di Fdi, Giorgia Meloni. “Diciamo no ad un governo che ha la maggioranza in Parlamento ma non tra i cittadini: sarebbe irrispettoso della volontà popolare e della nostra democrazia”. “L’unico modo che abbiamo per un governo stabile è andare a votare: tutto il resto durerà solo qualche mese: gente che fino a ieri si insultava oggi non può andare d’accordo”. “Là verità è che Mattarella è costretto a scegliere tra due diverse prescrizioni costituzionali: quella che chiede di verificare se esista una nuova maggioranza e quella che dice che la sovranità appartiene al popolo: e questa e prescrizione è tra le più vincolanti della nostra Costituzione”, ha detto ancora Meloni al termine della consultazione di Fdi. “Ho sentito Salvini e penso che se si andasse al voto ci sarebbe una compagine formata da Fdi e Lega sicuramente, vedremo cosa fa Fi, e sicuramente sarebbe già maggioritaria”.

ZINGARETTI: “GOVERNO DI SCOPO O VOTO”

“Abbiamo manifestato al presidente della Repubblica la disponibilità a verificare la formazione diversa maggioranza e l’avvio di una fase politica nuova e un governo nel segno della discontinuità politica e programmatica”, ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti al termine dell’incontro con Mattarella. “Non un governo a qualsiasi costo: serve un governo di svolta, alternativo alle destre, con un programma nuovo, solido, una ampia base parlamentare e ridia una speranza agli italiani. Se non dovessero esistere queste condizioni, tutte da verificare, lo sbocco naturale della crisi sono nuove elezioni anticipate alle quali il Pd è pronto”. Il Pd ritiene “utile” provare a costituire un “governo di svolta” per il quale “abbiamo indicato i primi non negoziabili principi”: primo tra tutti la riconferma della “vocazione europeista” dell’Italia.

BERLUSCONI: “GOVERNO DI CENTRODESTRA O AL VOTO”

 “L’esperienza appena conclusa dimostra che i progetti di governo si fanno con i tempi e con le idee compatibili, non dopo il voto ma prima. Quindi un governo non può nascere in laboratorio, se basato solo su un contratto”, ha detto Silvio Berlusconi, leader di Fi, al termine delle consultazioni. “Forza Italia ha condotto un’opposizione seria e coerente in parlamento cercando di correggere molti errori e migliorare provvedimenti del governo con lo stesso senso di responsabilità dimostrato finora, e che è stato molto oneroso in termini politici per il nostro partito. Ma oggi mettiamo in guardia da un governo frutto di una maggioranza tra diversi e improvvisata”. “Una maggioranza che non rispecchia la maggioranza degli elettori è una mera coincidenza di forze che si sono contrastate, non può essere la base per un esecutivo stabile e credibile ma solo una presa in giro degli elettori ed un tradimento delle loro volontà”, ha detto Berlusconi. “Un governo sbilanciato a sinistra sarebbe pericoloso per le imprese, lo sviluppo, la sicurezza”, conclude.  “In nessun caso FI è disponibile ad alleanze con chi abbiamo contrastato in campagna elettorale e che esprimono una visione del paese diversa e opposta”. “Un governo fortemente sbilanciato a sinistra – ha detto Berlusconi – sarebbe pericoloso per le imprese e per le garanzie di libertà dei cittadini” con il rischio che “messo di fronte alle difficoltà ricorra ad una patrimoniale che comprometterebbe definitivamente le prospettive di crescita”.

Aveva due pistole clandestine in auto, arrestato

Aveva in auto due pistole clandestine e munizioni. Un uomo di 56 anni è stato arrestato e posto ai domiciliari dai carabinieri, a Crotone, con l’accusa di detenzione illegale di armi e munizioni e ricettazione.

I militari del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia, nel corso di un controllo alla circolazione stradale, hanno proceduto ad una perquisizione personale e veicolare hanno trovato, all’interno di una borsa, una pistola mitragliatrice priva di marca e matricola e munita di due caricatori contenenti una munizione del medesimo calibro e un’altra pistola, anch’essa priva di marca e matricola, con serbatoio inserito e contenente 4 munizioni del medesimo calibro. Tutto il materiale è stato sequestrato.

Locri, nuovo colpo alla cosca Cordì, arresti

carabinieri guardia di finanzaCarabinieri e Guardia di finanza dei comandi provinciali di Reggio Calabria, con il supporto dello squadrone Cacciatori, hanno arrestato quattro persone come seguito dell’operazione del 2 agosto scorso e che aveva portato al fermo di 10 persone, il cui provvedimento è stato confermato, e permesso di ricostruire l’operatività di gruppi criminali riconducibili alla cosca Cordì di Locri per estorsioni e per il monopolio sul cimitero locrese.

I provvedimenti, che riguardano anche un sequestro di beni nei confronti di 15 persone, appartenenti o contigue alla cosca, sono stati emessi dal Gip del tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Dda reggina.

Le persone arrestate dai carabinieri sono Giuseppe Ripepi, di 43 anni, e Bruno Zucco, di 51, attualmente detenuto. I finanzieri hanno arrestato Vincenzo Cordì, di 62 anni, attualmente detenuto e ritenuto il boss della cosca omonima, e Fabio Modafferi di 41. Una quinta persone si è resa irreperibile. Sequestrata un’agenzia funebre. (Ansa)

Catturato latitante del clan Gallace. Seminudo, tenta la fuga saltando dal balcone

Francesco Riitano
Francesco Riitano

I Carabinieri del ROS, insieme a quelli dei Comandi provinciali di Catanzaro e Messina, hanno arrestato mercoledì sera Francesco Riitano, detto “Cicciariello Andreacchio”, di 39 anni, ritenuto elemento di spicco della temibile cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro).

Sull’uomo pendeva un ordine di cattura emesso nel maggio 2017 dal Tribunale di Milano a firma del gip Maria Cristina Mannocci, “per avere promosso, organizzato, costituito, finanziato, diretto e partecipato ad associazione con base logistica ad Arluno (Milano), appartenente alla cosca ‘ndranghetista dei “Gallace” finalizzata all’importazione sul territorio nazionale e al traffico di ingenti quantitativi di cocaina approvvigionata dal Sud-America”.

Da tempo il Comando provinciale di Catanzaro, insieme allo Squadrone Eliportato Cacciatori di Vibo Valentia e agli specialisti del Raggruppamento Operativo Speciale, aveva posto in essere una capillare attività di indagine tra Calabria e Lombardia per la cattura del Riitano, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

La svolta è arrivata nelle ultime settimane, quando si è avuta conferma della presenza di Riitano in Sicilia. Le operazioni di esatta localizzazione del latitante si sono protratte per giorni ad opera di un ingente dispositivo di militari e con l’impiego di sofisticate apparecchiature tecnologiche ed hanno, infine, permesso di sorprendere Riitano mentre era a cena in compagnia di famigliari in un appartamento affittato presso una residenza turistica in località Giardini Naxos (Messina).

Nel momento dell’irruzione Riitano ha tentato di improvvisare una fuga, praticamente seminudo, saltando dal balcone della residenza in cui trascorreva la latitanza, ma è stato subito bloccato dal dispositivo di “cinturazione” adeguatamente predisposto dai militari impegnati nell’operazione.

L’uomo è stato trovato in possesso di carta di identità, patente e passaporto italiani falsificati ed intestati ad un nome di fantasia, nonché denaro contante e telefoni cellulari.

Spiegano gli investigatori che “Considerata la particolare caratura criminale del RIITANO nonostante la giovane età, nonché l’elevata valenza strategica, per la cosca dei GALLACE, del suo ruolo di broker nell’importazione di ingenti carichi di cocaina, si sospetta l’esistenza di una capillare rete di fiancheggiamento, su cui sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi”.

Zingaretti: “Governo di svolta o urne”. Palla al PD. M5s in un angolo, farà da stampella?

Nicola Zingaretti durante la direzione del PD

Nicola Zingaretti ha ricevuto dalla direzione del Pd il mandato a aprire una trattativa per verificare la possibilità di “un governo di svolta per la legislatura”, in “discontinuità” col precedente. Il documento è stato approvato per acclamazione all’unanimità. Ed è il Pd che dà le carte in una crisi provocata dalla Lega, e che paradossalmente mette il M5S in un angolo. Nei suoi punti Zingaretti non cita il taglio dei parlamentari tanto caro ai grillini e su cui la Lega aveva aperto: “Tagliamo i parlamentari e poi alle urne” ha detto ieri Matteo Salvini. Ma altro aspetto, il segretario dem dice che il governo deve essere in “discontinuità” con quello precedente, che in soldoni significa che tutto lo stato maggiore dei pentastellati (Da DI Maio a Bonafede) potrebbe rimanere fuori dall’eventuale futuro esecutivo.

“Io faccio il presidente della Regione Lazio e il segretario del Pd e credo siano già due impegni molto gravosi e intendo continuare a fare questo. Rispetto a un governo che è entrato in crisi, bisogna dare vita a nuovo governo cioè una nuova squadra, però unito intorno al programma”, dice il leader del Pd, intervistato dal Tg2.

Il governo giallo verde caduto ieri “è stato uno dei peggiori della storia della Repubblica, dopo 14 mesi è fallito”. “Per il Paese l’eredità di questo governo è drammatica”, ha detto Zingaretti nella relazione alla Direzione del Pd.

“Il problema non è l’esercizio provvisorio, ma la manovra mostruosa che abbiamo davanti” e che ammonta ad almeno 23 miliardi. “Togliamoci dalla testa che trovare 23 miliardi sia facile – ha spiegato Zingaretti -, per questo la manovra è il primo punto del confronto”.

“Non credo in un governo di transizione che porti al voto. Sarebbe rischioso per i Democratici e anche per il Paese. Ora tocca a noi muoverci e indicare una strada. Dentro il percorso di consultazione dobbiamo dare la disponibilità se c’è la possibilità di una nuova maggioranza parlamentare in grado di dare risposte serie ai problemi del Paese”.

Un eventuale nuovo governo deve essere “di svolta, di legislatura” altrimenti “è meglio andare alle urne”, ha detto Zingaretti.

“Appartenenza leale all’Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento; sviluppo basto sulla sostenibilità ambientale; cambio nella gestione di flussi migratori,con pieno protagonismo dell’Europa; svolta delle ricette economiche e sociale, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti”: sono i cinque punti indicati da Zingaretti nella relazione alla Direzione del Pd per trattare sulla nascita di un nuovo governo.

“Sono molto contento e molto soddisfatto per il livello di unità e compattezza che abbiamo trovato nella direzione del partito che per la prima volta dopo moltissimi anni ha votato dandomi un mandato all’unanimità. Noi siamo pronti per riferire al presidente Mattarella la nostra piena disponibilità a verificare le condizioni di un governo di svolta utile al paese”, ha detto il segretario del Pd al termine della direzione del partito.

“Nessun accordicchio sottobanco ma alla luce del sole, la verifica per costruire un programma possibile, condiviso da un’ampia maggioranza parlamentare. Verificheremo alla luce del sole queste condizioni che, se non si realizzeranno, porteranno il Paese a elezioni anticipate”, ha detto il leader del Pd Nicola Zingaretti a fine direzione. E con l’aria soddisfatta, ha concluso: “Oggi si è fatto un importante passo in avanti, perché tutto il Pd unito si è ritrovato in questa posizione”.

“Non sarò al governo con il Movimento 5 Stelle. Posso votare la fiducia se ci sarà un’ipotesi di governo, posso dare una mano sui contenuti ma al governo con i Stelle anche no, grazie”. Parola di Maria Elena Boschi, deputata del Pd ed ex sottosegretario nel governo Renzi entrando al Nazareno per la direzione del partito. “Garantiamo un appoggio a un esecutivo se ha un programma chiaro, forte, che possiamo condividere per quello che ha detto anche il segretario Zingaretti – ha continuato – Ci vuole un impegno forte su contenuti. Certo, noi preferiamo un governo istituzionale. Se sarà di legislatura, vedremo”.

Al via le consultazioni per il dopo Conte, c’è aria di inciucio tra M5s e Pd

Governo, Mattarella convoca al Quirinale Lega e M5s

All’indomani delle dimissioni di Giuseppe Conte sono cominciate le consultazioni di due giorni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale. Con l’arrivo della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati è partita la prima giornata. Poi è entrato il presidente della Camera Roberto Fico.

Inoltre Mattarella ha avuto un colloquio telefonico con il suo predecessore al Quirinale, Giorgio Napolitano, che in questi giorni non è a Roma.

“Gli altri in queste ore parlano di posti, di poltrone. Noi di manovra, di come tagliare le tasse e aiutare gli italiani”, ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, arrivando alla Camera per l’assemblea dei deputati leghisti. “Qualunque governo nasca sarà un governo contro la Lega”, ha detto Salvini. “Nelle proposte del Pd c’è lo sberlone ai 5 Stelle in cui scompare il taglio dei parlamentari. Noi l’abbiamo votato tre volte…e anche ieri abbiano detto di essere pronti a farlo” ha aggiunto il ministro dell’Interno. “Rottura? Erano troppi i no. Poi gli italiani decideranno. Un Governo che nasce contro è destinato solo a salvare qualche poltrona” ha concluso Salvini.

Per Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli, capigruppo M5S di Camera e Senato, “sono ore molto importanti per il futuro del nostro Paese. Il MoVimento 5 Stelle si affiderà alla volontà del presidente Sergio Mattarella che segnerà la strada da seguire dopo che Matteo Salvini ha aperto un’assurda crisi di governo in pieno agosto. Il MoVimento è unito e compatto intorno al capo politico Luigi Di Maio. Siamo un monolite. E adesso siamo concentrati sulle consultazioni”.

“La Lega è già tutta al lavoro per costruire l’Italia dei SÌ – spiegano i capigruppo della Lega Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari -, fondata su un taglio di tasse per 10 milioni di cittadini, investimenti pubblici, infrastrutture, processi giusti e veloci, certezza della pena e bambini che tornano a nascere. Altri stanno pensando al governo dei NO e delle poltrone? Andiamo a elezioni e facciamo scegliere gli Italiani! Chi scappa dalle urne ha la coscienza sporca”.

In mattinata anche le parole di Matteo Renzi a ‘Radio anch’io’ su Radio 1, rispondendo a una domanda se preferisca il governo istituzionale o quello di legislatura: “Mi pare che il Pd abbia una posizione molto chiara sul governo di legislatura. La mia proposta di governo istituzionale è stata rilanciata da alcuni, Bettini e altri, ma mi pare che Zingaretti abbia detto una cosa molto chiara. Ha detto: io ci sto se c’è un governo solido, forte, di ampio respiro. Questo però se la devono vedere il Pd e i 5 Stelle, io non sono più il segretario del Pd”. E ha aggiunto: “Credo che l’alternativa oggi non sia tra queste due cose, ma tra elezioni (un’ipotesi ancora in campo) o governo. Si tratta di scegliere​”.

“Un veto ce l’ho ed è su Matteo Renzi, nel senso che se c’è una persona che in questo governo non ci deve entrare sono io, ma non perché voglio prenderne le distanze ma perché questa operazione che insieme ad altri abbiamo lanciato, è credibile se viene accompagnata dal fatto di rinunciare a ogni tipo di incarico o poltrona”, ha detto ancora Renzi in merito alla sua posizione sull’ipotesi di un accordo di governo tra Pd e M5s, rispondendo alla domanda se metterà dei veti. E ha ribadito: “Dal mio punto di vista non c’è alcuna disponibilità del sottoscritto a far parte di questo governo”.

Si tinge di giallo la morte della miss caduta dal balcone

Un litigio furioso, andato avanti per ore e che ha tenuto svegli i vicini fino all’arrivo dei carabinieri intorno alle 3 e mezza di notte. Si tinge di giallo la vicenda della morte di Annamaria Sorrentino, la 30enne di Casoria, in Campania, deceduta all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Una morte sulla quale indaga adesso la Mobile di Vibo Valentia coordinata dalla Procura e nella quale la posizione del marito della donna è adesso al vaglio degli inquirenti. La donna stava trascorrendo un periodo di ferie in un appartamento di località Bordila di Parghelia, insieme al marito e ai due figli e ad altre due coppie di amici, tutti sordomuti.

annamaria sorrentinoSecondo quanto appreso dai vicini, ancora sconvolti per quanto accaduto, Annamaria Sorrentino e suo marito avrebbero litigato violentemente per tutta la serata di Ferragosto. Un litigio che si era protratto fino a tarda notte, quando uno dei vicini preoccupato che la situazione potesse degenerare, aveva chiamato i carabinieri, giunti in località Bordila intorno alle 3.30 del mattino.

Un intervento che aveva calmato gli animi per poche ore, fino al pomeriggio del giorno dopo quando la donna era precipitata, per cause ancora da chiarire, dalla veranda del secondo piano dell’appartamento occupato dal gruppo. Subito si era capito che la situazione era grave: la donna era precipitata sbattendo prima su un parapetto e poi al suolo, il cui tonfo è stato udito dagli stessi vicini che hanno scoperto poi il corpo della donna nel vialetto.

La versione fornita dai vicini di casa della coppia di Casoria, su quanto accaduto la notte precedente alla caduta della donna, è stata verbalizzata dagli investigatori che, dopo avere sequestrato la cartella clinica, hanno interrogato a lungo il marito grazie all’aiuto di un interprete della lingua dei segni.
(Fonte: Il Vibonese)

‘Ndrangheta, sequestrati beni per mezzo milione a fiancheggiatore cosca

Guardia di finanza CatanzaroLa Guardia di finanza di Lamezia Terme ha sequestrato beni per quasi mezzo milione di euro a Vincenzo Torcasio, alias “u Niuru”, ritenuto dapprima affiliato alla cosca di ‘ndrangheta lametina Cerra-Torcasio-Gualtieri e, successivamente, fiancheggiatore della cosca Giampà.

Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Catanzaro su richiesta della DDA di Catanzaro. Le indagini svolte dai finanzieri, spiega una nota della distrettuale, hanno consentito di delineare “la spiccata pericolosità sociale” dell’uomo – già sottoposto in precedenza alla sorveglianza speciale – “e la dedizione, dello stesso, al compimento di gravi reati, dei cui proventi egli ed i suoi familiari hanno vissuto abitualmente, in modo agiato, per anni”.

I finanzieri, per poter dimostrare il patrimonio illecito accumulato hanno ricostruito la posizione reddituale di Torcasio, dei suoi familiari conviventi, nonché della sua famiglia d’origine, a partire dal 1990, per poter poi determinare una sproporzione dei redditi leciti dichiarati con il tenore di vita dell’indagato.

La misura ha riguardato beni immobili la cui stima si attesta, per un valore complessivo, di circa 495.000 euro. Nello specifico sono stati sottoposti a sequestro un terreno, formalmente intestato ad un terzo soggetto, ubicato a Lamezia Terme, con annessi fabbricati costituiti da un edificio di tre piani adibito ad abitazione principale del nucleo familiare di Vincenzo Torcasio e dei suoi figli; un fabbricato ad un piano adibito ad abitazione principale dei congiunti e una depandance adibita a “ricovero attrezzi”.

Sequestrato denaro a uomo ritenuto vicino a clan di Platì

Una somma pari a 55 mila euro è stata sequestrata dai carabinieri di Locri a Domenico Agresta, bracciante agricolo di Platì ritenuto intraneo alla cosca “Barbaro–Castanu”.

La misura patrimoniale – emessa dal Tribunale di Reggio Calabria su proposta della Procura distrettuale – scaturisce da approfondimenti investigativi che avrebbero permesso di delineare la “pericolosità” di Agresta.

L’uomo, con un passato da latitante, per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, tentata rapina e detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, era stato condannato per il sequestro di persona a scopo di estorsione nei confronti di Pietro Castagno, re della gastronomia torinese rapito a Torino il 21 gennaio 1984 e tenuto nascosto in Aspromonte per 11 mesi.

La somma di denaro oggetto del sequestro era stata ritrovata nel mese di maggio di quest’anno, nel contesto di una perquisizione dei Carabinieri nelle campagne di Platì, presso alcuni appezzamenti di terreno di proprietà del Comune ma abusivamente occupati ed in uso alla famiglia dell’Agresta.

Durante le ricerche, nei pressi di un muretto a secco, i militari scoprirono un passaggio nascosto – a un varco in un finto muro a secco, scorrevole su un binario grazie ad uncongegno meccanico – che consentiva l’accesso ad un bunker, nello specifico ad un corridoio e quindi ad un locale segreto.

Entrati nella stanza sotterranea, i militari rinvennero diverse munizioni, una fondina per pistola e due grimaldelli in acciaio.In un garage, inoltre, veniva ritrovato un motorino con un telaio diverso rispetto a quello riportato sul documento che i militari hanno sequestrato poiché ritenuto presumibilmente oggetto di furto.

A poca distanza dal bunker, veniva ritrovata ben nascosti dietro un muretto la cospicua somma di denaro oggetto del sequestro, suddivisa in mazzette all’interno di buste di plastica. Peraltro, nell’abitazione di proprietà di Agresta veniva anche ritrovata della marjuana.

Gli accertamenti hanno consentito di verificare una sproporzione fra le capacità di reddito di Agresta e del suo nucleo familiare rispetto alle proprietà in suo possesso ed alla somma di denaro ritrovata, tali da far ritenere tale denaro frutto di probabile attività illecita. Di conseguenza, le verifiche dei militari hanno permesso all’autorità giudiziaria reggina di emettere un provvedimento di sequestro di prevenzione della somma.

Scoperte nel Vibonese 17 piantagioni di marijuana, giro per milioni di euro

Nel corso dell’ultima settimana i carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, unitamente ai militari delle Stazioni Forestali di Serra San Bruno e Fabrizia, allo Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Calabria, grazie al contributo del Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, hanno localizzato ed individuato, in particolare nell’area montuosa delle Serre Vibonesi, ben 2.200 piante di canapa indiana suddivise in 17 piantagioni.

Il potenziale giro d’affari è pari a circa 2 milioni di euro; la sostanza, invece, avrebbe fruttato circa 8 milioni di euro se si considera la vendita “al dettaglio” di ogni singola dose.

Dopo l’operazione “Grenn Mountain” coordinata e condotta dai militari della Compagnia di Serra San Bruno nell’estate del 2018, anche quest’anno i Carabinieri, con l’operazione “un posto al sole” (il nome deriva dal fatto che le piazzole coltivate devono necessariamente avere un’esposizione al sole), hanno cercato di dare un duro colpo agli affari economici della locale criminalità al fine di debellare il fenomeno della produzione di cannabis.

Quest’anno, i Carabinieri hanno riscontrato maggiori difficoltà nell’individuazione delle illecite piantagioni: di fatto, dopo i 23 rinvenimenti di coltivazioni di canapa indica dello scorso anno, i “coltivatori” hanno posto in essere maggiori cautele, suddividendo ulteriormente le piazzole in luoghi particolarmente difficili da raggiungere, molte delle volte, sulla cima di alcune montagne poste al di sopra di veri e propri strapiombi. Tutte le piantagioni erano dotate di apposito impianto di irrigazione a goccia, progettato, per l’appunto, per rendere quasi del tutto “autonoma” la crescita della pianta di canapa.

In tutto le piante distrutte ammontano a circa 2200 suddivise in 17 piantagioni autonome, non comunicanti tra loro; le piante avevano un’altezza variabile tra il metro e mezzo e i quattro metri, tutte in perfetto stato vegetativo. Varie, invece, sono state le aree battute e che verranno perlustrate nei prossimi giorni. Non si esclude la presenza di altre coltivazioni “stupefacenti” nelle altre aree impervie del territorio montano.

Sono stati inoltre individuati degli essiccatoi artigianali, locali ove si sarebbe compiuta la seconda fase di produzione dello stupefacente, quella, appunto, dell’essiccazione e del successivo deposito per il consequenziale commercio.

L’operazione, anche questa volta, è risultato di un lavoro sinergico tra i vari reparti dell’Arma vibonese che hanno analizzato minuziosamente il dato informativo raccolto nel corso degli ultimi mesi dai militari della Stazione di Nardodipace e Fabrizia al fine di orientare l’azione repressiva verso le aree ritenute idonee alla produzione della particolare sostanza.

Anche quest’anno risultano di grande importanza i rinvenimenti effettuati: le piantagioni di canapa sono tutte autoalimentate, occultate dalla vegetazione, in alcuni casi creata ad hoc per la specifica esigenza.

“Ovviamente, il periodo di coltivazione non si è ancora concluso: la ricerca di altre coltivazioni illecite proseguirà nelle prossime settimane”, assicurano i militari vibonesi.

Scoperte nel Lametino due piazze di spaccio, 4 arresti

Quattro persone sono state arrestate e poste ai domiciliari a Nocera Terinese dai carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme e del nucleo cinofili di Vibo Valentia, con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale lametino su richiesta della Procura.

L’indagine, partita tra febbraio e maggio scorsi, ha portato alla luce l’esistenza nella località tirrenica di due distinte piazze di spaccio di cocaina e marijuana da parte di altrettanti gruppi che, senza rivalità, si erano divisi la clientela. Parola d’ordine per discutere dello stupefacente tra di loro e con gli acquirenti era “ci vediamo per un aperitivo…’. Malgrado un arresto uno dei componenti, dopo la scarcerazione, aveva ripreso regolarmente l’attività illecita.

“Basi logistiche” dell’attività illecita erano due distinte attività commerciali. Il titolare di uno dei due esercizi è risultato coinvolto nelle attività di spaccio.

Open Arms, la procura “scavalca” il Viminale: Sbarchino i migranti

La Open Arms arriva al porto di Lampedusa (Ansa)

La Open Arms è arrivata stanotte nel porto di Lampedusa. Ci ha pensato la magistratura a sbloccare il caso Open Arms con un provvedimento della procura di Agrigento che ha disposto il sequestro della nave della ong spagnola e il contestuale sbarco degli immigrati. Hanno cantato “Bella Ciao” i profughi e i volontari dal ponte mentre la nave stava attraccando. Dal molo gli attivisti hanno applaudito e urlato “benvenuti”.

Il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, lo stesso pm che aveva “sbloccato” il “caso Diciotti”, rientrato dalle ferie, ha preso in mano l’inchiesta, coordinata fino a quel momento dal sostituto Salvatore Vella, e si è subito precipitato a Lampedusa con un elicottero e uno staff medico al seguito.

“Finalmente l’incubo finisce, le persone rimaste riceveranno assistenza immediata in terra”, ha scritto Open Arms su twitter commentando la decisione della Procura di Agrigento che ha disposto lo sbarco immediato di tutte le persone a bordo.

“La situazione è esplosiva, devo riportare la calma e fare in modo che nessuno si faccia male, l’impegno e l’attenzione sono massimi per l’incolumità delle persone”, aveva detto il pm prima di prendere il volo per l’isola. Un’ora d’ispezione sulla nave della Ong è bastata al magistrato per assumere la decisione tanto attesa dai migranti e dagli attivisti a bordo. E così, a conclusione di un vertice nella Capitaneria di porto, Patronaggio ha disposto il sequestro preventivo della Open Arms, che dovrebbe poi essere portata a Licata, e l’evacuazione immediata dei profughi.

Secondo quanto, si è appreso, oltre all’inchiesta per sequestro di persona avviata nei giorni scorsi sulla base di esposti della ong spagnola, i magistrati hanno aperto un fascicolo a carico di ignoti per omissione e rifiuto di atti d’ufficio. Il reato, previsto dall’articolo 328 del codice penale, punisce “il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni”. E così il sequestro è stato disposto “per evitare che il reato sia portato a ulteriori conseguenze”. I magistrati ora stanno ricostruendo la catena di comando per risalire a chi ha impedito lo sbarco dei profughi.

Salvini: “Io non mollo”
Ma il ministro dell’Interno, Salvini, non ci sta. Allontanandosi dall’aula del Senato, in un video su Fb attacca: “Il sequestro impone lo sbarco degli immigrati: ricordo che non c’era allarme sanitario, finti malati e finti minorenni. Qualcuno si sta portando avanti già nel nome del governo dell’inciucio che vuole riaprire i porti. Finché campo è mio dovere difendere i confini e la sovranità del Paese”. E ancora: “Molto probabilmente mi arriverà una denuncia dalla stessa Procura che mi indagò per sequestro di persona, reato che prevede 15 anni di carcere: stavolta il reato è omissione di atti d’ufficio. Io non mollo”. E ironizza: “Inchiesta contro ignoti, e l’ignoto immaginate chi è?…”, dice Salvini nel video.

Crisi di governo, al Senato la resa dei conti finali. Conte si è dimesso

Finisce in malo modo l’esperienza del governo tra Lega e M5S. 14 mesi insieme interrotti per volontà del leader leghista Matteo Salvini dopo i “troppi no” dei suoi alleati pentastellati. Il premier Giuseppe Conte, ormai senza vie d’uscite, è stato costretto alle dimissioni con un discorso al vetriolo pronunciato ieri al Senato contro il suo vicepremier e ministro dell’Interno.

“L’azione del governo si arresta qui”, è la frase detta da Conte a metà del suo discorso. Le dimissioni sono state rassegnate al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha avviato le consultazioni a partire dalle 16 di mercoledì 21 Agosto.

Un intervento in cui il presidente del Consiglio difende quanto fatto – “abbiamo lavorato fino all’ultimo giorno” -, ricorda ancora il lavoro da fare, ma soprattutto ne approfitta per lanciare un duro affondo contro Matteo Salvini. Il premier è una furia e non usa giri di parole nel bollare Salvini come “irresponsabile” per aver aperto una crisi solo per “interessi personali e di partito”. Un crescendo di accuse che arriva dopo mesi passati a dosare e mediare ogni parola.

Conte è senza filtri. Ripercorre i mesi del governo elencando tutti i problemi creati dal leader della Lega, ultimo appunto la decisione di aprire una crisi con il rischio, ricorda Conte, che senza un nuovo esecutivo il Paese andrà in esercizio provvisorio e ci sarà l’aumento dell’Iva:

“I comportamenti del ministro dell’Interno rivelano scarsa sensibilità istituzionale e una grave carenza di cultura costituzionale”. Il capo del governo che in diverse occasioni si rivolge a Salvini chiamandolo Matteo (Conte è seduto in mezzo ai due vicepremier) lo accusa di aver oscurato quanto fatto dall’esecutivo: “hai macchiato 14 mesi di attività mettendo in dubbio anche quanto fatto dai tuoi ministri”. Ma ad un certo punto, il capo del governo arriva a definirsi “preoccupato” da chi “invoca piazze e pieni poteri”. L’affondo non si ferma solo alla decisione di mettere fine all’esperienza gialloverde ma tocca anche dossier delicati come il Russiagate.

Conte gli imputa di non essere andato in Aula e di aver creato problemi allo stesso presidente del Consiglio. Il capo del governo non tiene fuori nulla dal suo intervento nemmeno il ricorso che Salvini all’uso di simboli religiosi. Si tratta per Conte di “uso incosciente di simboli religiosi”.

L’INTERVENTO DI MATTEO SALVINI 
“Grazie e finalmente: rifarei tutto quello che ho fatto”, ha detto il vicepremier, Matteo Salvini, intervenendo nell’Aula del Senato. “Non ho paura del giudizio degli italiani”. Sono qua “con la grande forza di essere un uomo libero, quindi vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani, in questa aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po’ meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero”. “Se qualcuno da settimane, se non da mesi, pensava a un cambio di alleanza, molliamo quei rompipalle della Lega e ingoiamo il Pd, non aveva che da dirlo. Noi non abbiamo paura”, ha detto ancora Salvini.

“La libertà non consiste nell’avere il padrone giusto ma nel non avere nessun padrone”, ha detto Matteo Salvini citando Cicerone. “Non voglio una Italia schiava di nessuno, non voglio catene, non la catena lunga. Siamo il Paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo e sono stufo che ogni decisione debba dipendere dalla firma di qualche funzionario eruopeo, siamo o non siamo liberi?”. “Gli italiani non votano in base a un rosario, ma con la testa e con il cuore. La protezione del cuore immacolato di Maria per l’Italia la chiedo finchè campo, non me ne vergogno, anzi sono ultimo e umile testimone”. “Voi citate Saviano, noi San Giovanni Paolo II.., lui diceva e scriveva che la fiducia non si ottiene con la sole dichiarazioni o con la forza ma con gesti e fatti concreti se volete completare le riforme noi ci siamo. Se volete governare con Renzi auguri…”.

Il ministro dell’Interno ha poi lasciato l’aula di palazzo Madama per recarsi al Viminale per gestire la vicenda della Open Arms, la nave della Ong spagnola che era ferma in acque maltesi in attesa di approdare in Italia. Salvini in un video sui social ribadisce quanto detto al Senato e dà in diretta la notizia che il procuratore di Agrigento ha disposto il sequestro della nave e di conseguenza lo sbarco dei migranti a Lampedusa, nonostante, sottolinea il ministro, che la Spagna avesse inviato una nave militare per raccogliere gli immigrati a bordo dell’imbarcazione battente bandiera spagnola.

“Ora mi spiego i tanti no”, afferma ancora il vicepremier leghista in riferimento al possibile inciucio tra Pd (renziano) e Cinquestelle. Sarebbe “una truffa” e un “tradimento” della volontà popolare che a marzo 2018 e in tutte le elezioni successive i dem “sono stati bocciati” dagli elettori. Salvini invoca le elezioni subito ma al tempo stesso teme un accordo sottobanco tra i democratici e il M5s (“messo in atto da mesi”) per far proseguire la legislatura senza la Lega. Una intesa, ancora presunta, spalleggiata da Renzi (Zingaretti è contrario) e l’ala sinistra del movimento grillino.

L’INTERVENTO DI MATTEO RENZI
“Sarebbe facile assistere allo spettacolo sorridendo ma la situazione impone un surplus di responsabilità. Lei oggi presidente del consiglio si dimette ed il governo che lei ha definito populista ha fallito e tutta l’Ue ci dice che l’esperimento populista funziona in campagna elettorale ma meno bene quando si tratta di governare”. “No si è mai votato in autunno, c’è da evitare l’aumento dell’Iva e serve un governo non perchè noi ci vogliamo tornare ma perchè l’aumento dell’Iva porta crisi dei consumi non è un colpo di Stato cambiare il governo ma un colpo di sole aprire la crisi ora ora, questo è il Parlamento non il Papeete”.

ZINGARETTI A CONTE CONTE: MA DOV’ERI IN QUESTI MESI?
Le parole di Conte sono “da apprezzare” ma c’è il “rischio di una autoassoluzione”, ha detto in una nota il Segretario del Pd Nicola Zingaretti, che lo redarguisce: “Dov’eri in questi mesi?”. Per questo “qualsiasi nuova fase politica non può non partire dal riconoscimento di questi limiti strutturali di quanto avvenuto in questi mesi”.

E’ morta la ragazza caduta dal balcone a Parghelia

Annamaria Sorrentino

Non ce l’ha fatta Annamaria Sorrentino, la ragazza napoletana in vacanza a Parghelia che lo scorso 16 agosto è caduta per cause da chiarire da un balcone della casa in cui era con il marito e altri amici.

La donna, ex miss Campania, è deceduta dopo due giorni di agonia al Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. La Sorrentino, 29 anni, sordomuta, stava trascorrendo un periodo di vacanza nel Vibonese in un appartamento di località “Bordila” a Parghelia, insieme al marito e ai due figli, e ad altre due coppie di amici, tutti sordomuti.

La sera di venerdì – riporta il Vibonese – una chiamata d’emergenza aveva condotto sul posto la Polizia di Tropea, alla quale poi si è aggiunta anche la Squadra mobile di Vibo Valentia, e i sanitari del 118. Subito si è capito che la situazione era grave: la donna era precipitata dal balcone del terzo piano sbattendo prima su un parapetto e poi al suolo.

Le circostanze erano e restano ancora da chiarire. Nell’immediatezza dei fatti si era ipotizzato un tentato omicidio, anche alla luce di pregressi litigi tra la donna e il marito; ipotesi poi allargata ad altre tra le quali l’incidente. Toccherà agli uomini della Squadra mobile guidata da Giorgio Grasso – che nel frattempo hanno sequestrato la cartella clinica della vittima – fare piena luce su quanto accaduto.

Prima che il cuore di Annamaria Sorrentino smettesse di battere, da Napoli è giunta una équipe medica per un espianto multi organo, perché la giovane donna risultava essere una donatrice.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO