9 Ottobre 2024

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Il sacerdote calabrese don Francesco Mottola sarà beatificato

Don Francesco Mottola

Papa Francesco ha ricevuto in udienza il cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione di don Francesco Mottola, sacerdote calabrese. La notizia è stata pubblicata nel Bollettino della Sala Stampa della Sede e sull’Osservatore Romano.

Definito perla del clero calabrese, don Francesco si mise al servizio di quelli che in gergo dialettale definiva i “nuju du mundu”, gli scartati, i respinti e rifiutati della società, come li chiama oggi papa Francesco. Uomo di contemplazione e di grande spiritualità, il prete tropeano seppe coniugare le dimensioni della preghiera e della carità, divenendo un certosino della strada.

Un carisma che ha trasmesso a sacerdoti, consacrate dell’Istituto delle Oblate del sacro Cuore e a laici. In occasione del cinquantesimo della sua morte, avvenuta nel 1969 a Tropea, per don Mottola è vicino l’onore degli altari.

Area ospedale di Lamezia, Tansi: “Il degrado è inaccettabile”

Carlo Tansi, candidato a governatore della Regione Calabria

“Viaggiare per la Calabria mi suscita da sempre sensazioni opposte, da una parte orgoglio per la cultura e la tradizione che può emergere da ogni angolo, dall’altra una sana rabbia nel vedere come l’abbandono generale, non solo dovuto alla pubblica amministrazione, mortifica, se non annulla, quello stesso orgoglio”. E’ quanto dichiara Carlo Tansi, ex capo della Protezione civile calabrese e candidato per le prossime elezioni a Governatore della Regione Calabria.

“Ecco, – aggiunge – oggi vedere le immagini dello stato di abbandono e degrado nell’area dove sorge l’ospedale di Lamezia mi pone nuovamente di fronte a questo stato d’animo, ma questa volta con la consapevolezza di poter contribuire a ribaltare questa inerzia distruttiva. Si, perché per vincere le grandi battaglie, come quella della legalità e della lotta alla criminalità, prima di tutto dobbiamo vincere le piccole battaglie di civiltà”.

“Vivere tra spazzatura e ratti non è accettabile – continua Tansi – eppure negli ultimi anni ci siamo dovuti abituare anche a queste cose. Mentre il mondo parla di Greta e l’ecologia è il tema che unisce paesi di continenti lontani, da noi succede di vedere carcasse di elettrodomestici o vecchi materassi abbandonati per strada, ormai anche nei centri commerciali delle nostre città ed anche nei pressi degli ospedali”.

“Il primo sforzo che chiederò a tutti – spiega ancora Tansi – sarà proprio quello di migliorare ciascuno il proprio senso di responsabilità verso il nostro territorio, perché tutti siamo importanti nel processo di cambiamento generale cui siamo chiamati.

Se vogliamo avere il turismo che potrebbe competere ad una regione mediterranea ricca di storia, se vogliamo che i nostri figli non siano costretti ad emigrare per lavorare e vivere con dignità, se vogliamo che non si debba necessariamente partire per il nord per curarci, ecco prima di tutto siamo noi che dobbiamo imparare ad accogliere, che dobbiamo lasciare spazio ai nostri giovani facendoli crescere”.

“Il mio sogno – conclude – è riuscire a vedere una Calabria nella quale vengano a vivere uomini e donne di altre regioni, perché abbiamo saputo davvero cancellare il modello clientelare di livello infimo con il quale è stata gestita ogni cosa, sostituendolo con un modello meritocratico, basato sul sudore e sulla passione oltre che sulle competenze. Ripartire da zero per arrivare a cento”.

 

Consip, a processo Lotti, Del Sette e altri. Prosciolto Scafarto

La Sede della Consip a Roma
La Sede della Consip a Roma

Il gup di Roma ha rinviato a giudizio cinque persone nell’ambito dell’indagine sul caso Consip. A processo, tra gli altri, l’ex ministro Luca Lotti per favoreggiamento e l’ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette per rivelazione del segreto di ufficio. Prosciolto dalle accuse l’ex maggiore del Noe Giampaolo Scafarto.

Il processo inizierà il prossimo 15 gennaio. A processo andranno anche l’imprenditore Carlo Russo per millantato credito, Filippo Vannoni per favoreggiamento e il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamaccia per favoreggiamento. Scafarto, oggi prosciolto, era accusato di rivelazione del segreto, falso e depistaggio.

Accusa, quest’ultima, caduta anche per il colonnello dell’Arma, Alessandro Sessa anch’egli prosciolto. Il procedimento è legato al filone di indagine relativo alla fuga di notizie sul fascicolo che era stato avviato dai pm di Napoli sul maxiappalto Consip. (Ansa)

Crack Multiervizi, fiumi di denaro pubblico alle cosche reggine

La manutenzione della rete stradale cittadina, della rete idrica, dell’illuminazione, delle scuole e dei parchi di Reggio Calabria dovevano essere assicurati dai milionari stanziamenti di fondi pubblici confluiti nella Multiservizi spa. Denaro che, piuttosto che essere destinato al soddisfacimento di primari interessi e bisogni della collettività, grazie ad un presunto patto scellerato con politici e imprenditori collusi, è finito invece nelle tasche delle cosche.

Un vero e proprio piano strategico diretto al controllo della cosa pubblica e all’accaparramento di ingenti profitti “…per far sì che la Multiservizi S.p.a. divenisse uno strumento funzionale al soddisfacimento degli interessi economici della ‘ndrangheta e di alcune famiglie di imprenditori ad essa legate…”.

Un fiume di denaro che, attraverso un meccanismo fraudolento, ha favorito società facenti capo a famiglie risultate avere stabili collegamenti con la criminalità organizzata reggina a discapito della collettività.

Sono queste le parole che si leggono nelle carte con cui il gip ha riassunto l’indagine “Mala Gestio” coordinata dalla Dda diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri e condotta dalla Guardia di finanza Reggio Calabria culminata stamane con l’arresto di Pietro Cozzupoli di 81 anni; Lauro Mamone (62); Giuseppe Rocco Giovanni Rechichi detto ” Pino” (61); Antonino Rechichi (34); Giovanni Rechichi (34); Rosario Giovanni Rechichi (58); Michelangelo Maria Tibaldi (52); e Michele Tibaldi, di 32 anni.

Gli indagati, ai domiciliari, sono ritenuti responsabili, a vario titolo, della bancarotta della Multiservizi Spa, partecipata del comune di Reggio Calabria, e della Gts (Gestione servizi territoriale) in danno dei creditori. Secondo l’accusa avrebbero distratto fondi pubblici provocandone il fallimento.

L’ordinanza eseguita dai finanzieri di Reggio con il supporto operativo dei colleghi di Milano, Siena ed Agropoli, è stata emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, Giovanna Sergi, su richiesta del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dispone l’applicazione della misura degli arresti domiciliari nei confronti degli imprenditori reggini:

Contestualmente è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza nei confronti di Pietro Cozzupoli, Michelangelo Tibaldi, Brick srl e della Ingg. Demetrio, Pietro e Domenico Cozzupoli srl, che dispone il sequestro di somme di denaro per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro.

L’inchiesta
Le misure cautelari costituiscono l’epilogo delle indagini condotte dal Gruppo investigazione criminalità organizzata (Gico) del locale Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione denominata “Mala Gestio” che hanno consentito di accertare come le vicende fallimentari che hanno colpito le citate società – dichiarate fallite tra il 2014 e il 2015 – ben lontane da contesti di dissesto, erano invece da ricondursi – – secondo la Dda – ad un ingegnoso meccanismo fraudolento che, messo a punto da coloro i quali ricoprivano contemporaneamente cariche sociali nelle due imprese fallite e in altre ditte a favore delle quali venivano svolte le distrazioni di risorse economiche, ha assicurato agli indagati l’accaparramento di ingenti somme di denaro che, liquidate dal Comune di Reggio Calabria (unico finanziatore della Multiservizi di cui deteneva la quota del 51 % del capitale sociale), prima venivano introitate nelle casse della G.S.T. s.r.l. e poi da queste confluivano nelle tasche dei singoli privati.

In particolare, nel 2004 il Comune di Reggio Calabria, previo esperimento di apposita procedura ad evidenza pubblica per l’individuazione del Socio privato, procedeva alla costituzione della “Multiservizi Reggio Calabria S.p.A.”, società mista con capitale pubblico maggioritario – il cui socio privato, detentore del 49% del capitale sociale, era la citata società di scopo G.S.T. S.r.l. – al fine di assicurare i servizi di manutenzione delle reti stradali e idriche, opere edili, impianti sportivi e tanti altri servizi.
Lo stesso giorno, con la sottoscrizione di un incomprensibile patto parasociale – contrariamente a quanto previsto dall’appena stipulato atto costitutivo e pur essendo il Comune detentore del 51 % del capitale sociale della Multiservizi – il Sindaco Scopelliti di fatto abdicava dal controllo della partecipata, assegnando in via esclusiva tutti i poteri di gestione al socio privato di minoranza G.S.T. S.r.l..

Le risultanze investigative di cui all’operazione “Mammasantissima”, spiegano gli inquirenti, forniscono in parte spiegazione a tale circostanza.  In tal senso milita una conversazione censurata in data 14.05.2002, nel corso della quale era proprio Paolo ROMEO, destinatario di misura cautelare in quel procedimento penale, nel compiacersi per una possibile vittoria di SCOPELLITI, a fare riferimento all’appoggio elettorale dell’imprenditore COZZUPOLI e di Giuseppe RECHICHI (“vince lo stesso – perché c’è Cozzupoli che deve incassare delle somme, che praticamente è in uno stato di bisogno attualmente” mentre “dall’altro c’è Pino che sta partecipando a queste gare per la esternalizzazione”) e quindi proprio degli imprenditori che avrebbero avuto col tempo il controllo della partecipata.

Nel 2007 le due società, la Multiservizi S.p.a. – nella persona dell’Amministratore Delegato MAMONE Lauro – e la G.S.T. s.r.l. – nella persona dell’Amministratore Delegato TIBALDI Michelangelo – stipulano una convenzione ed un disciplinare per lo svolgimento delle prestazioni previste dal contratto diservizio tra Comune e Multiservizi S.p.a., consistente nella prestazione di generici servizi (studio dei dati e controllo di gestione; progettazioni ed elaborazione di manuali di sicurezza; sviluppo di procedure amministrative, gestionali, di sicurezza; auditing legale, etc.) che la G.S.T. S.r.l. poteva assumere e definire in modo del tutto autonomo ed il cui compenso era determinato a priori – a favore della citata GST – prescindendo del tutto dalla valutazione del costo dei servizi resi, come quota percentuale dei ricavi di Multiservizi.

Tale convenzione si rivelava un utilissimo strumento fraudolentemente predisposto dagli indagati per accaparrarsi ingentissimi e immeritati ricavi che avrebbero svuotato le casse di Multiservizi ai danni del Comune di Reggio Calabria e portato la società partecipata al fallimento.

Al riguardo, tra il 2007 e il 2012, Multiservizi ha pagato alla G.S.T., un importo complessivo di € 11.901.400 prevedendo in contabilità il pagamento di ulteriori € 5.848.087.

A tal proposito, nel 2007, poco dopo la stipula della predetta convenzione, la G.S.T. s.r.l. era composta ed amministrata – tra gli altri – da Pietro COZZUPOLI, legale rappresentante e presidente del c.d.a., Michelangelo TIBALDI, amministratore delegato, Michele TIBALDI e Antonino RECHICHI.

Seguendo lo stesso schema fraudolento attuato per la Multiservizi, gli indagati stipulavano tra la G.S.T. e le società – a loro riconducibili – che ne detenevano il capitale sociale (REC.IM S.r.l., Ingg. Demetrio Pietro Domenico Cozzupoli s.n.c. e Brick S.r.l.) una serie di contratti di servizi nei quali, a fronte di generiche prestazioni d’opera in favore della G.S.T. s.r.l., erano stabiliti enormi compensi costituiti da una percentuale sui ricavi di quest’ultima, nonché rimborsi spese del tutto avulsi dal reale valore delle prestazioni fornite.

Tutti i citati contratti venivano conclusi dal legale rappresentante di G.S.T. s.r.l. Michelangelo TIBALDI, rispettivamente con Antonino RECHICHI (per RE.CIM. s.r.l.), con Michele TIBALDI – figlio di Michelangelo – (per BRICK s.r.l.) e Pietro COZZUPOLI (per Ingg. Demetrio Pietro Domenico Cozzupoli s.n.c.) assicurando alle imprese ai medesimi riconducibili, tra il 2008 e il 2011, profitti complessivamente pari a € 5.854.974; venivano, inoltre, iscritti in bilancio ulteriori debiti per fatture da pagare per € 3.906.219.

Gli elementi raccolti nel corso delle indagini hanno evidenziato il meccanismo criminale messo a punto dagli indagati che, ricoprendo contestualmente cariche all’interno delle società coinvolte, si prodigavano per introitare indebitamente le risorse pubbliche che, attraverso contratti fraudolentemente predisposti, garantivano ai soci di G.S.T., quindi agli indagati, di beneficiare di enormi somme di denaro.

A completare il quadro,si riportano le risultanze emerse a carico di alcuni degli odierni indagati nell’ambito di altri procedimenti:
• Giuseppe RECHICHI, cui erano riconducibili le società G.S.T. S.r.l. e REC.IM. S.r.l. –, che nel 2008 era stato addirittura nominato direttore tecnico di Multiservizi S.p.a. –in seno all’indagine “Astrea” è stato ritenuto personaggio di vertice della cosca “Tegano” e destinatario nel 2011 di provvedimento restrittivo personale per il reato di cui all’art. 416 bis c.p..Nel medesimo contesto investigativo, TEGANO Giovanni, BARBARO Carmelo e RECHICHI Rosario Giovanni sono stati ritenuti responsabili – tra l’altro – di aver fittiziamente attribuito la titolarità della società SICA s.r.l. ai fratelli RECHICHI Antonino e RECHICHI Giovanni mediante la partecipazione nella società REC.IM s.r.l., che veniva successivamente sottoposta a confisca, unitamente alla SICA s.r.l., anche sele imputazioni formulate nei confronti dei citati germani non trovavano riscontro in sede processuale. Secondo le risultanze d’indagine, la cosca “Tegano”, attraverso la famiglia RECHICHI era quindi riuscita ad infiltrarsi e a controllare completamente il flusso di danaro che, dalle casse comunali, affluiva alla Multiservizi infiltrando un loro uomo fidato (Pino RECHICHI) nel ruolo di direttore operativo con ampia capacità decisionale.Altresì, RECHICHI Giuseppeemerge con ruolo di spicco anche nell’ambito del procedimento denominato “Gotha”.
• MAMONE Lauro, è stato ritenuto essere soggetto vicino alla cosca “Libri” secondo le risultanze dell’operazione “Rifiuti Spa 2” quale responsabile dei reati di partecipazione ad associazione di stampo mafioso, associazione a delinquere semplice, aggravata dal metodo mafioso e di truffa aggravata.

Nel 2012 la Prefettura di Reggio Calabria, anche alla luce degli elementi emersi nell’ambito delle indagini sopra indicate, tenuto conto che la REC.IM s.r.l. deteneva una parte rilevante del capitale di G.S.T. s.r.l., emetteva interdittiva antimafia nei confronti della G.S.T. s.r.l..a seguito della quale il Comune di Reggio Calabriadeliberava lo scioglimento della Multiservizi Reggio Calabria S.p.a. e la stessa veniva posta in liquidazione. Entrambe le società, tra il 2014 e il 2015, sono state dichiarate fallite.

Sono state svolte indagini a carattere economico/patrimoniale, volte all’individuazione del patrimonio finanziario e immobiliare riconducibile ai componenti del suddetto sodalizio e valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, sono state ricostruite le acquisizioni patrimoniali e finanziarie – dirette o indirette – effettuate nell’arco temporale d’interesse, definendo il profilo reddituale e quello patrimoniale degli indagati e dei relativi nuclei familiari.

L’azione operativa del Corpo nel caso di specie è finalizzata a sostenere il tessuto economico legale ed a garantire ai cittadini adeguati livelli di vivibilità che sono messi a rischio da servizi pubblici di bassa qualità. Infatti, la lotta agli sprechi di denaro e la conseguente salvaguardia dei bilanci pubblici sono alla base di un efficiente gestione delle risorse, del buon andamento e dell’imparzialità della PA ma costituiscono soprattutto l’argine più forte all’interessamento della criminalità alla gestione della res pubblica.

Pignatone nominato dal Papa presidente del Tribunale Vaticano

Pignatone nominato dal Papa procuratore del tribunale vaticano
Il magistrato Giuseppe Pignatone

L’ex procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, già a capo della Procura di Reggio Calabria, è stato nominato da papa Francesco presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Pignatone prende così il posto del precedente presidente Giuseppe Dalla Torre.

Nella biografia pubblicata nel Bollettino della Sala stampa vaticana, si legge che Pignatone è nato a Caltanissetta 1’8 maggio 1949. Si è laureato in Giurisprudenza nel 1971 presso l’Università degli Studi di Palermo.

È stato Pretore a Caltanissetta e, dal 1977, Sostituto presso la Procura della Repubblica. Nel 2008 è stato nominato dal Csm procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. Nel marzo 2012 è stato nominato dallo stesso Consiglio Superiore della Magistratura procuratore della Repubblica di Roma.

Omicidio Tersigni, una vendetta dopo una vecchia lite in galera

Da sinistra Paolo Cusato (già arrestato a settembre), Dimitar Dimitrov Todorov, Cosimo Berlingeri, Cosimo Passalacqua e Francesco Oliverio

Si è chiuso il cerchio nell’indagine relativa all’omicidio di Giovanni Tersigni, l’uomo che, nella prima serata del 7 settembre scorso, è stato assassinato in pieno centro a Crotone poco distante dalla sua abitazione.

Questa mattina la Polizia di Stato ha arrestato altre quattro persone ritenute responsabili del grave fatto di sangue. Lo scorso 10 settembre era stato arrestato uno dei presunti autori, Paolo Cusato.

In manette stamattina sono finiti Cosimo Berlingieri, di 28 anni, Cosimo Damiano Passalacqua, 23 anni, entrambi di Catanzaro; Francesco Oliverio, 29enne di Crotone, Dimitar Dimitrov Todorov, 22enne di nazionalità bulgara. Quest’ultimo già detenuto in quanto arrestato nelle ore successive all’omicidio di Tersigni poiché trovato in possesso, nel corso di una perquisizione, di un chilo di eroina.

I quattro – spiegano gli investigatori – sono stati individuati grazie all’incessante lavoro investigativo effettuato dalla Squadra Mobile di Crotone che ha consentito, anche tramite la visione di numerose telecamere sparse per la città, di individuare dapprima alcuni soggetti presumibilmente coinvolti nell’omicidio e, successivamente, di raccogliere numerosi elementi a carico degli stessi che ne hanno confermato le presunte responsabilità nonché appurare il coinvolgimento di altre persone.

Dalle indagini è emerso come il gruppo coinvolto fosse formato da due persone, Berlingeri e Passalacqua, giunti nella tarda mattinata a Crotone da Catanzaro a bordo di un’autovettura guidata da Todorov su cui si trovavano anche Cusato e Oliverio.

I cinque, poi, si sono recati, nel primo pomeriggio, presso l’abitazione di quest’ultimo da dove uscivano, pochi minuti prima dell’omicidio, Berlingeri e Passalacqua, parzialmente travisati nonché Cusato e Oliverio. Dopodiché i primi tre si dirigevano verso piazza Albani dove si trovava Tersigni mentre Oliverio, individuato come mandante, dapprima si allontanava per poi ricomparire nella medesima piazza al momento dell’agguato.

Le immagini catturate dalle telecamere hanno permesso di ricostruire la fuga del commando omicida che, dileguatosi per le vie cittadine, si sbarazzava dell’arma utilizzata per colpire a morte Tersigni. Infine, i due catanzaresi facevano rientro a Catanzaro accompagnati da Todorov.

Nelle successive ore veniva, poi, rintracciato dalla Polizia Cusato il quale, riconosciuto come colui che aveva cercato materialmente di sbarazzarsi della pistola, una calibro 7.65, utilizzata per commettere il delitto, veniva arrestato e tuttora si trova in carcere.

Il movente sarebbe riconducibile, non alla droga, come trapelato in un primo momento, ma a un litigio nel carcere di Cosenza avvenuto molti anni prima (2012) tra il presunto mandante Oliverio e la vittima. Oliverio era uscito di galera lo scorso luglio. Un vecchio screzio fatto pagare col la morte.

Incidente ad Acquappesa, due feriti, uno grave. Altro sinistro a Rende

incidente vigili ambulanza
Archivio

Incidente stradale stamattina sulla statale 18 “Tirrena Inferiore”, in località Intavolata, all’altezza del comune di Acquappesa, in provincia di Cosenza. A essere coinvolti tre veicoli, che per cause in corso di accertamento si sono scontrate tra loro.

Nell’impatto sono rimaste ferite due persone, di cui uno sarebbe in condizioni critiche ed è stato trasportato con l’eliambulanza all’ospedale Annunziata di Cosenza.

Oltre ai sanitari del 118, sul posto sono presenti i Vigili del Fuoco e la Polizia stradale per i rilievi del caso. A causa del sinistro l’arteria è stata chiusa al traffico in entrambe le direzioni. Al momento i mezzi vengono deviati in loco su strade secondarie. Personale di Anas è presente per la gestione e il ripristino della viabilità.

Sempre nel Cosentino, un altro incidente si è verificato stamani sulla statale 107 all’altezza dello svincolo per Saporito, popolosa frazione di Rende. Tre i mezzi coinvolti, mentre alcune persone sarebbero rimaste ferite non in modo grave. Traffico molto rallentato.

WhatsApp insegue Snapchat, i messaggi si auto-distruggeranno

Whatsapp a pagamentoWhatsApp insegue Snapchat e studia i messaggi a tempo che si auto-distruggono. Indizi di questa novità sono sono contenuti in una versione dell’app di messaggistica per Android (la numero 2.19.275 beta) individuata dal sito WaBetaInfo.

Secondo le schermate pubblicate dal sito, nelle impostazioni dei gruppi sarebbe presente la voce ‘Disappearing Messages’, cliccando su questa opzione è possibile scegliere dopo quanto tempo i messaggi scompariranno. Le alternative disponibili sono tre: mai, 5 secondi, 1 ora. Scegliendo le ultime due, dopo il tempo prestabilito tutti i messaggi saranno automaticamente rimossi dalla chat senza lasciare traccia. Non ci sono indicazioni sul rilascio al pubblico della funzione, ne’ se la novità potrebbe apparire anche nella chat singola.

La mossa dell’applicazione di proprietà di Mark Zuckerberg potrebbe essere un modo per catturare chi è attento alla privacy, oppure per avvicinarsi sempre più ai giovani che usano Snapchat, i cui contenuti hanno una scadenza (da 1 secondo fino a 24 ore), trascorsa la quale non sono più visibili. Anche Telegram, altra app di messaggistica, ha le sue chat segrete: hanno un sistema di cifratura ‘end-to-end’ e non possono pertanto essere intercettate o aperte da nessuno che non sia il mittente o il destinatario del messaggio.

Fallimento Multiservizi, intreccio tra clan, politici e imprenditori. 8 arresti

I Finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il supporto dei colleghi di Milano, Siena ed Agropoli, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia reggina, dalle prime luci dell’alba stanno eseguendo in Calabria, Campania, Toscana e Lombardia un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 8 persone ritenute responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, del reato di bancarotta fraudolenta in quanto titolari di cariche o qualifiche societarie.

Ai domiciliari sono finiti Pietro Cozzupoli di 81 anni; Lauro Mamone (62); Giuseppe Rocco Giovanni Rechichi detto ” Pino” (61); Antonino Rechichi (34); Giovanni Rechichi (34); Rosario Giovanni Rechichi (58);Michelangelo Maria Tibaldi (52); e Michele Tibaldi, di 32 anni.

Secondo l’accusa gli indagati avrebbero distratto e dissipato il patrimonio delle società “Multiservizi Spa” e “Gestione Servizi Territoriale Srl” (G.S.T.) in danno dei creditori, provocandone il fallimento. Stando alle indagini, i fondi pubblici destinati alla manutenzione dei servizi cittadini sarebbero stati distratti e lucrati dalle cosche di ‘ndrangheta, grazie agli accordi con politici e imprenditori collusi.

Contestualmente è in corso d’esecuzione un decreto di sequestro preventivo d’urgenza che dispone il sequestro di somme di denaro per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro.

A emettere il provvedimento il gip di Reggio. I particolari dell’operazione, in codice “Mala Gestio”, saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà in mattinata presso il Comando Provinciale della Gdf di Reggio Calabria.

Operazione antidroga nel Vibonese, 4 arresti

Operazione antidroga dei Carabinieri della Compagnia di Tropea. In tre distinte attività di rastrellamento del territorio sono state arrestate quattro persone e sequestrato un ingente quantitativo di marijuana e cocaina.

In particolare i militari della Stazione di Limbadi, unitamente al Nucleo Cinofili di Vibo, hanno arrestato in flagranza di reato un ventisettenne della frazione Mandaradoni, già gravato da precedenti giudiziari. Deve rispondere del reato di detenzione, ai fini di spaccio, di sostanze stupefacenti.

Nel corso della perquisizione domiciliare estesa anche a un casolare rurale nella sua disponibilità, i Carabinieri hanno rivenuto 11 chili di marijuana, 688 grammi di cocaina, oltre a una pistola semiautomatica Beretta (calibro 7,65), due caricatori, 29 cartucce, oltre 23mila euro in banconote di vario taglio (verosimilmente provento di attività delittuosa), una valigetta in plastica con all’interno un rilevatore di microspie audio e video, sette telefoni cellulari di provenienza furtiva, un passamontagna, un binocolo con visore notturno a infrarossi e tre bilancini di precisione. Tutto il materiale è stato sequestrato e il giovane portato in carcere a Vibo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Nel corso dell’ultimo week end i Carabinieri della Compagnia di Tropea hanno arrestato a Joppolo con l’accusa di detenzione, produzione e coltivazione illegale di sostanze stupefacenti D.I., 23 anni, giovane del posto, nullafacente con precedenti di polizia alle spalle. Aveva realizzato in un terreno attiguo la sua proprietà una serra per la coltivazione di una piantagione di “cannabis indica” composta da 52 esemplari dell’altezza variabile tra mt 1,30 e 1,50. La perquisizione è stata quindi estesa a un casolare rurale dove sono state rivenute altre 30 piante della stessa sostanza in fase di essiccazione. La marijuana è stata distrutta e il giovane posto agli arresti domiciliari.

Nel mirino dei carabinieri sono finiti anche due cittadini di origine marocchina residenti a Rombiolo. Si tratta di 2 fratelli di 32 e 22 anni, entrambi nullafacenti con precedenti giudiziari alle spalle. Sono stati arrestati in flagranza di reato con l’accusa di detenzione, ai fini di spaccio, di sostanza stupefacenti.

I Carabinieri della Stazione di Rombiolo, hanno rinvenuto in seguito a una perquisizione domiciliare, 65 grammi di marijuana suddivise in varie dosi e pronta per essere ceduta. Espletate le formalità di rito, i due marocchini sono stati sottoposti ai domiciliari.

Gli stupefacenti una volta immessi sul mercato avrebbero fruttato almeno 300.000 euro.

Omicidio Tersigni a Crotone, altri 4 arresti della Polizia

La Polizia di Stato di Crotone ha arrestato stamani altre quattro persone ritenute a vario titolo coinvolte dell’omicidio di Giovanni Tersigni, il 36enne colpito con diversi colpi di pistola, la sera del 7 settembre scorso in una piazza del centro storico di Crotone.

Si tratta di Cosimo Berlingieri, di 28 anni, Cosimo Damiano Passalacqua, 23 anni, entrambi di Catanzaro; Francesco Oliverio, 29enne di Crotone, Dimitar Dimitrov Todorov, 22enne di nazionalità bulgara

La vittima fu colpita a colpi di arma da fuoco da almeno due persone. Trasportato in condizioni disperate, il trentaseienne era deceduto quella stessa notte. Lo scorso 10 settembre la Squadra mobile aveva arrestato Paolo Cusato, crotonese di 30 anni, ritenuto uno degli esecutori materiali del delitto Tersigni.

Cusato – con precedenti per associazione di stampo mafioso, stupefacenti e armi -, sarebbe stato immortalato dalle telecamere mentre fuggiva a piedi e si disfava di una busta all’interno della quale sono state rinvenute una pistola 7,65 con matricola abrasa e colpo in canna, utilizzata – secondo la Polizia – per uccidere Tersigni; un berretto, una polo blu e un paio di guanti in lattice.

In casa di Cusato erano stati ritrovati degli indumenti corrispondenti a quelli indossati dall’uomo al momento dell’assassinio. Il movente non è ancora del tutto chiaro. Potrebbe essere riconducibile alla spaccio di droga.

Seguendo questa pista, gli agenti avevano effettuato una perquisizione a casa di un bulgaro, Dimitrov Todorov Dimitar, 22enne con precedenti. Il giovane era stato trovato in possesso di oltre un chilo di eroina, quindi arrestato per detenzione di stupefacenti.

 

Russiagate, il ministro Usa incontrò due volte i 007 italiani

Il ministro della giustizia Usa William Barr

“Ci sono stati almeno due incontri tra il ministro della giustizia statunitense William Barr e i capi dei servizi segreti italiani. Riunioni segrete che avevano come obiettivo la raccolta di informazioni sull’origine del Russiagate e in particolare sul destino di Joseph Mifsud, il professore dell’università Link Campus di Roma che nel 2016 avrebbe informato George Papadopoulos – all’epoca consigliere della campagna elettorale di Donald Trump – dell’esistenza di ‘migliaia di mail imbarazzanti su Hillary Clinton‘, in possesso dei russi”. A scriverlo, in un articolo intitolato “Il ministro di Trump vide due volte i vertici 007. Palazzo Chigi ‘autorizzò'” è il Corriere della Sera.

Barr – si legge ancora – sta cercando elementi per screditare il lavoro di Mueller e proprio in questa attività si inquadrano i suoi recenti viaggi in Italia”, si legge ancora. Il Corriere torna poi allo scorso agosto “quando Barr arriva a Roma. Secondo il sito Politico alloggia al Marriott Grand Flora Hotel, in via Veneto, a due passi dall’ambasciata americana, ed è accompagnato da alcuni collaboratori. Il ministro Usa, si scopre adesso, ha contatti con il premier Giuseppe Conte – titolare della delega ai servizi segreti – che fornisce il via libera alla collaborazione. Poi incontra il capo del Dis Gennaro Vecchione. L’obiettivo di Barr è chiaro: scoprire se il nostro Paese abbia avuto un ruolo nel Russiagate, se abbia ottenuto documenti riservati e se gli 007 abbiano effettivamente aiutato Mifsud – sparito dall’ottobre 2017 – a trovare un rifugio sicuro. In quei giorni è ancora in carica il governo gialloverde: Conte ha informato i suoi ministri dei contatti con Barr? Dopo quel primo appuntamento Vecchione chiede notizie ai capi delle due agenzie – l’Aisi per la sicurezza interna e l’Aise per quella esterna – e mantiene aperto il canale con Washington”.
“La scorsa settimana – al governo c’è la coalizione M5S-Pd – l’impegno preso da Vecchione si concretizza con una riunione “allargata”. Barr torna a Roma e incontra nella sede del Dis di piazza Dante lo stesso direttore, il capo dell’Aise Luciano Carta e quello dell’Aisi Mario Parente. Con loro c’è anche il procuratore Dhuram. Viene rinnovata la richiesta – già rivolta a Gran Bretagna e Australia – di mettere a disposizione eventuale documentazione raccolta in questi anni. L’attenzione si concentra su Mifsud, visto il ruolo chiave che gli ha assegnato Papodopoulos.
Agli atti ci sono diversi incontri tra i due, alcuni anche in compagnia di Olga Polonskaya, ex manager di una società russa che si sarebbe presentata come amica dell’ambasciatore russo a Londra. Barr insiste più volte sulla necessità di scoprire che fine abbia fatto. Nonostante risultasse irreperibile dal 2017, il professore avrebbe alloggiato infatti a Roma, in un appartamento intestato a una società collegata con la Link Campus, fino a maggio 2018. Barr chiede notizie sull’Università e sui collegamenti con M5s. Al termine dell’incontro Vecchione informa Conte”.
(Adnkronos)

Forzano un posto di blocco e tentato di investire CC, arrestati

I carabinieri di Sant’Eufemia d’Aspromonte e di Sinopoli (Reggio Calabria) hanno arrestato e posto ai domiciliari due persone, Antonino Barillà, di 30 anni, e Giuseppe Cannizaro di 36, entrambi residenti a Sinopoli e con precedenti, con l’accusa di resistenza, violenza e minacce a pubblico ufficiale.

In particolare, lunedì sera i due si trovavano a bordo di una Audi A3 condotta da Antonino Barillà quando, giunti nei pressi del centro abitato di Sant’Eufemia d’Aspromonte, si sono imbattuti in un posto di controllo dell’Arma composto da due pattuglie.

Il conducente del veicolo, all’Alt dei Carabinieri, ha accelerato improvvisamente la marcia, mettendo anche a repentaglio l’incolumità dei militari, che sono stati costretti a scansarsi per non essere investiti.

Ne è nato un inseguimento durante il quale il conducente ha effettuato manovre pericolose mettendo in pericolo gli altri automobilisti, nel tentativo di seminare i militari, i quali poco dopo sono riusciti a bloccarlo nel centro urbano.

Anche dopo essere stati fermati, i due hanno tentato di sottrarsi all’arresto minacciando e cercando di colpire i militari dell’Arma. Immobilizzati, sono scattate le manette.

Preparatore del Crotone precipita sulle Alpi e muore. Società sconvolta

Sergio Mascheroni

Il preparatore atletico del Crotone calcio, Sergio Mascheroni, 43 anni, originario di Como, è morto oggi durante una battuta di caccia sulle montagne della valle Antrona, nella provincia piemontese del Verbano-Cusio-Ossola.

Mascheroni, che in passato è stato preparatore anche del Milan oltre che del Foggia, sarebbe precipitato per una quarantina di metri in un canalone. Con lui c’era anche il padre.

L’incidente è avvenuto nella zona di Cheggio, un alpeggio che si trova a oltre 1.500 metri nel territorio del Comune di Antrona Schieranco. Il corpo senza vita dell’uomo è stato recuperato dalle squadre del soccorso Alpino e dai militari del SAGF della Guardia di finanza di Domodossola.

La società Fc Crotone: “Tragedia immane”
“Perdiamo uno della nostra famiglia. Con il cuore pieno di dolore siamo costretti a dare una notizia che non avremmo mai voluto apprendere”, scrive sul suo sito il Crotone Football club. “Il nostro preparatore atletico, Sergio Mascheroni, ci ha lasciati improvvisamente a seguito di una tragica fatalità questa mattina a Cheggio.

“Non riusciamo a credere a quanto accaduto – dice il presidente Gianni Vrenna – non ci sono parole, proviamo tanto dolore e sgomento. In un momento così triste il nostro pensiero va alla famiglia di Sergio”.

“Siamo attoniti, senza parole e non riusciamo ad esprimere tutto il nostro dolore. Ci stringiamo tutti alla famiglia di Sergio. Il presidente, il direttore generale, i calciatori, i dipendenti e tutta la società piangono Sergio, uomo straordinario, professionista eccezionale”, conclude la società calcistica.

Il cordoglio del Milan

Lieve scossa di terremoto a Bisignano

Una lieve scossa di terremoto di magnitudo 2.6 è stata registrata alle 19.58 nel Cosentino, con epicentro a 2 km a nord di Bisignano. L’evento, strumentale, è stato localizzato dall’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia a 7 chilometri di profondità.

Maltempo, allerta gialla in otto regioni tra cui la Calabria

fulminiUna perturbazione atlantica sta attraversando l’Italia, interessando oggi le regioni centro-settentrionali. In serata, – è spiegato nel bollettino della Protezione civile – nubi e precipitazioni si estenderanno su Campania e Sicilia. Nella giornata di domani 3 ottobre la perturbazione si sposterà sul versante adriatico e sul resto del Meridione, con fenomenologia a tratti intensa sulle aree peninsulari, ma con fenomeni in progressiva attenuazione pomeridiana al Centro. Le temperature subiranno una sensibile diminuzione al Centro-Sud, mentre i venti si intensificheranno ruotando dai quadranti settentrionali.

L’avviso prevede dalla sera di oggi, mercoledì 2 ottobre, precipitazioni a prevalente carattere di rovescio o temporale, su Marche, Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. I fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, locali grandinate e forti raffiche di vento. Dalle prime ore di domani, giovedì 3 ottobre, si prevedono venti settentrionali forti o di burrasca, sulle Marche, in estensione ad Abruzzo, Molise e Puglia, con possibili mareggiate sulle coste esposte.

Sulla base dei fenomeni previsti e in atto è stata valutata per la giornata di domani, giovedì 3 ottobre, allerta gialla sulle Marche, sul settore orientale dell’Abruzzo, sul Molise, sul versante costiero della Campania e su Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia.

Sanità in Calabria, da Cotticelli via libera a 429 assunzioni

Saverio Cotticelli
Saverio Cotticelli

Con un decreto adottato nella giornata di ieri, il commissario ad acta della sanità calabrese, Saverio Cotticelli, ha autorizzato le aziende del Servizio sanitario della Regione Calabria all’assunzione a tempo indeterminato di complessive 429 figure professionali.

Il decreto è motivato dal “fine del mantenimento degli standard assistenziali e per garantire i Lea” e determina il fabbisogno di personale delle Asp e delle aziende ospedaliere dopo la ricognizione, effettuata a partire dallo scorso 18 settembre dalla struttura commissariale, “per ciascun profilo professionale e presso ciascuna azienda, in ordine alle assunzioni a tempo indeterminato autorizzate” da precedenti decreti del commissario e “quelle effettivamente effettuate”.

Le 429 figure delle quali si autorizza l’assunzione a tempo indeterminato vanno da quelle mediche a quelle amministrative, da quelle infermieristiche e tecniche agli Oss. Il decreto del commissario Cotticelli, sottoscritto dal sub commissario Mario Crocco, è stato trasmesso ai ministeri della Salute e dell’Economia per la relativa validazione, essendo la sanità della Regione Calabria in regime di piano di rientro.

Furibonda rissa tra parenti davanti il Tribunale, 6 arresti a Palmi

Furibonda rissa tra parenti davanti il Tribunale, 6 arresti a Palmi

Dovevano partecipare a una udienza in tribunale per fatti accaduti in passato, ma appena si sono incrociati da una parola all’altra ne è nata una violenta rissa finita con alcuni lievi feriti.

E’ successo lunedì mattina nei pressi del Tribunale di Palmi, dove sei persone di Cinquefrondi, parenti tra loro ma residenti in due diversi nuclei familiari, sono stati arrestati dai carabinieri con l’accusa di rissa.

Da quanto ricostruito dai militari, i sei parenti si trovavano a Palmi in attesa di partecipare ad un’udienza relativa a fatti accaduti tra le due famiglie in tempi passati.

Poco prima di entrare negli uffici giudiziari però, è nato un acceso diverbio che si è trasformato in poco tempo in una rissa. Tutto questo, non è passato inosservato ai militari della stazione di Palmi, i quali, dopo attimi di ulteriore violenza da parte di alcuni degli arrestati, sono riusciti a sedare la rissa, accompagnando tutti in caserma al fine di ricostruire la vicenda.

Dopo le cure mediche necessarie a causa di lievi lesioni riportate da alcuni dei contendenti, per le quali è stato necessario il ricorso alle cure mediche, al termine degli accertamenti tutti i soggetti sono stati dichiarati in stato di arresto e posti ai domiciliari. Le persone finite in manette hanno una età tra i 34 e i 57 anni, tutti imparentati e con precedenti.

Manovra, tensione nel governo sull’aumento dell’Iva

Palazzo Chigi
Palazzo Chigi

E’ tensione nel governo sull’aumento dell’Iva nella nota di aggiornamento al Def. “Ancora oggi sui giornali – avvertono da M5S replicando implicitamente a una intervista del ministro Francesco Boccia – sentiamo parlare di ‘rimodulazione’ dell’IVA. Lo ribadiamo per l’ennesima volta: no a giochini e giri di parole, l’IVA non deve aumentare. Questo governo nasce su due principi fondanti: il blocco dell’Iva e il taglio dei parlamentari. Se uno dei due viene meno, allora si perde il senso di questo governo”, avvertono i grillini.

Chiude la polemica il ministro Franceschini. “La rimodulazione dell’Iva era tra le varie ipotesi. È accantonata, non c’è più”, dice rispondendo oggi a margine della presentazione della XVIII edizione di Invito a palazzo. “Non capisco – dice spiega poi Franceschini – perché si continui a discutere di un tema che non c’è più. Abbiamo discusso varie ipotesi, tra cui anche questa. Ma era scritto nel programma di governo che non ci sarebbe stato. L’aumento dell’Iva non ci sarà. Finiamola con delle polemiche sul nulla”.

“Nel Def c’è scritto chiaramente che gli aumenti dell’Iva saranno sterilizzati – afferma il viceministro all’Economia, Laura Castelli, in un’intervista a La Stampa – ma il dibattito innescato sull’Iva dimostra che il problema esiste. Non è ragionevole che sulle patatine fritte ci sia l’imposta al 4% o che sia al 10% quella sui prodotti da collezione. Tabù non ce ne devono essere, su nulla. Se il Parlamento riterrà opportuno fare un dibattito durante l’iter della Finanziaria, è liberissimo”.

Secondo Castelli, infatti, “ci sono aliquote che devono scendere”, e spiega: “nei mesi scorsi abbiamo tentato senza successo di abbassare ‘imposta sugli assorbenti femminili. E’ indegno che si debba pagare il 22% su un prodotto del genere”. E sulla riduzione dello spazio, senza aumenti Iva, per abbassare le imposte sul lavoro dipendente, la viceministra dissente e chiarisce: “abbiamo programmato 50 miliardi di investimenti, l’inizio del taglio dei sussidi dannosi per l’ambiente, confermeremo tutti gli incentivi fiscali di riconversione degli edifici: da quello per le ristrutturazioni agli ecobonus”.

Quello che Castelli, invece, avrebbe voluto nella prossima manovra “è l’assegno unico per le famiglie”. Che però non ci sarà perché “governare non è una cosa semplice. Gli uffici non sono riusciti ancora a raccogliere tutti i dati necessari”.”Lo stiamo dicendo da settimane – conclude Castelli – basta con titoli fuorvianti e false ricostruzioni. L’Iva non si aumenta”.

Conte: “Nessun aumento dell’Iva”
“Ho già chiarito che non ci sarà un aggravio di Iva, stiamo lavorando per simulare gli ultimi interventi e definire nei dettagli l’impostazione della manovra economica che ha i suoi tempi. Abbiamo presentato la nota di aggiornamento al Def, ora dateci qualche giorno per lavorare sui dettagli”, ha detto a Cagliari il presidente del Consiglio Giuseppe Conte rispondendo ai giornalisti sulle polemiche legate all’Iva. 

Transazioni finanziarie sospette in Vaticano: sospesi alti dirigenti

Ingresso Città del Vaticano a Roma

Primi clamorosi provvedimenti nel nuovo caso delle presunte irregolarità finanziarie in Vaticano. Secondo quanto scrive l’Espresso, oggi il Corpo della Gendarmeria ha spedito una disposizione di servizio al personale interno dello Stato e alle Guardie Svizzere che controllano gli accessi, che segnala che 5 persone da stamane sono state “sospese cautelativamente dal servizio”.

Si tratta di due dirigenti apicali degli uffici della Segreteria, Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi, di un’addetta all’amministrazione, Caterina Sansone, e di due alti dirigenti vaticani: mons. Maurizio Carlino, da poche settimane capo dell’Ufficio informazione e Documentazione, e il direttore dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif) Tommaso Di Ruzza. “I suddetti” si legge nella nota firmata dal comandante Domenico Giani “potranno accedere nello Stato esclusivamente per recarsi presso la Direzione Sanità ed Igiene per i servizi connessi, ovvero se autorizzati dalla magistratura vaticana. Monsignor Mauro Carlino continuerà a risiedere presso la Domus Sanctae Marthae”.

L’indagine è solo agli inizi, ma risulta all’Espresso che le “operazioni finanziarie compiute nel tempo”, al centro delle indagini secondo il comunicato di ieri della Sala stampa vaticana, riguardano alcune compravendite immobiliari milionarie all’estero, in particolare immobili di pregio a Londra, e alcune “strane” società inglesi che avrebbero partecipato al business.

Per la cronaca, Tirabassi gestisce gli investimenti finanziari nella Segreteria di Stato, nell’Ufficio Amministrativo, posizione molto delicata occupandosi tra l’altro dell’Obolo di San Pietro, che ha visto il suo storico numero uno, monsignor Alberto Perlasca, traslocare lo scorso 26 luglio, quando papa Francesco l’ha nominato promotore di Giustizia al Tribunale della Segnatura Apostolica. Gli investigatori starebbero inoltre analizzando proprio alcuni flussi finanziari dei conti su cui transita appunto l’Obolo di San Pietro, l’insieme delle offerte di denaro fatte dai fedeli e inviate al Papa per essere redistribuite a sostegno della missione della Chiesa e delle opere di carità.

Ma anche e soprattutto per il sostentamento dell’apparato vaticano. Nel 2015, i conti e gli investimenti da fondi provenienti dall’Obolo avevano raggiunto la somma record di quasi 400 milioni di euro. Ogni conto e spostamento di denaro adesso è stato messo sotto i raggi X, per vedere se alcune irregolarità ipotizzate nascondono qualcosa di più grave. Le denunce fatte dallo Ior e dal Revisore generale interesserebbero un arco temporale recente, quando gli uffici messi nel mirino della magistratura, quelli della Prima Sezione “Affari Generali” della Segreteria di Stato erano guidati da monsignor Angelo Becciu, ex sostituto diventato pochi mesi fa prefetto per la Congregazione delle Cause dei Santi e cardinale. Monsignor Carlino, appena sospeso da ogni funzione, è stato per anni il segretario personale del porporato.

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