8 Ottobre 2024

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Detenuto sorpreso con droga in carcere

carcere vibo valentiaUn quantitativo di droga è stato trovato nel carcere di Vibo Valentia in possesso di un detenuto proveniente da un’altra struttura di pena. Lo rendono noto Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del sindacato Sappe, e Damiano Bellucci, segretario nazionale della stessa sigla sindacale.

A trovare la sostanza stupefacente, riferiscono Durante e Bellucci in un comunicato, sono stati gli agenti di polizia penitenziaria del carcere. Grazie all’intervento degli agenti si è impedito che la droga fosse introdotta all’interno del penitenziario per essere utilizzata dallo stesso detenuto o ceduta ad altri.

“Nonostante siano molto frequenti i casi di introduzione e rinvenimento di sostanze stupefacenti in carcere – sostengono Durante e Bellucci – l’amministrazione penitenziaria non si è ancora dotata delle unità cinofile in tutte le regioni. Eppure la legge le prevede dal 1995”.

Uccise uomo davanti al figlio, arrestato presunto killer

Francesco Pannace

È stato ucciso in pieno centro abitato a San Gregorio d’Ippona con cinque colpi di pistola calibro 7,65 davanti agli occhi del figlio, miracolosamente scampato all’agguato, avvenuto il primo marzo 2011.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dai sostituti procuratori, Andrea Mancuso della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e Ciro Luca Lotoro della Procura di Vibo, hanno risolto un altro omicidio assicurando alla giustizia il presunto autore che uccise Carmelo Polito.

Un delitto efferato immortalato dalle telecamere di videosorveglianza installate in una vicina officina meccanica. Ed è da qui che i militari del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Vibo sono partiti per ricostruire l’agguato compiuto da due soggetti travisati da passamontagna che avevano colpito la vittima alle spalle mentre stava passeggiando con il figlio di soli 6 anni su corso Italia.

Secondo l’accusa, a sparare è stato Francesco Pannace, 32 anni di San Gregorio d’Ippona, già detenuto perché coinvolto in un altro efferato omicidio, quello di Giuseppe Prostamo. Ad incastrarlo è stata in particolare un’intercettazione ambientale captata dai militari dell’Arma nell’auto intestata a Rosario Fiarè, ritenuto esponente di spicco dell’articolazione di ‘ndrangheta di San Gregorio.

Francesco Pannace era infatti l’autista del boss e l’effettivo utilizzatore dell’auto. Qualche mese dopo l’omicidio di Polito, conversando in auto con un giovane del posto si faceva sfuggire una frase emblematica per le indagini: “Ma hai saputo che mi hanno inculato no?… perché ho ammazzato questo figlio di puttana”. All’affermazione di Pannace, il suo interlocutore chiedeva: “Chi Polito ?” e lui rispondeva: “Era pazzo! E così via… per te, per me e per gli altri”. Un’altra conversazione ritenuta fondamentale dagli inquirenti per la ricostruzione del caso è avvenuta in carcere a Vibo dove Francesco Pannace si trovava ristretto in seguito all’arresto in flagranza dell’omicidio di Giuseppe Prostamo per il quale è stato condannato in via definitiva.

In quell’occasione indicava al cugino il luogo in cui aveva nascosto il passamontagna “vedi sotto quell’eternit appena scendi? Là sotto c’è un passamontagna”. L’attività di riscontro dei Carabinieri ha permesso di recuperarlo proprio nel luogo indicato dallo stesso Pannace. Era nascosto all’ingresso della stradina d’accesso della proprietà del nonno. Allo stesso tempo Pannace chiedeva al cugino se anche l’arma era ancora nascosta invitandolo a non rimuoverla dal posto designato e di prestare attenzione: “Stai attento se arrestano te cosa faccio qua dentro…”.

La vittima Carmelo Polito

Ma perché Polito è stato ucciso?
La vittima era considerata persona aggressiva e prepotente “solita ad andare in giro a chiedere soldi o a prendersi le cose senza pagare il prezzo”. Annoverava diversi precedenti penali per furto, rapina, omicidio e tentato omicidio. Un atteggiamento che avrebbe creato malcontento tra gli abitanti del paese che vivevano con il terrore. Tra l’altro Polito era appena uscito dal carcere psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto dove era stato detenuto.
Il movente – Polito sarebbe stato quindi “giustiziato” in pieno giorno per uno schiaffo inflitto due anni prima allo zio del presunto killer e anche per dei “buffetti sulla guancia”, a mo’ di richiamo dati a Rosario Fiorillo in carcere, come riferito agli inquirenti dal collaboratore di giustizia Raffaele Moscato.

Scrive il Gip del Tribunale di Catanzaro Carmela Tedesco a tal proposito: “Non può allora escludersi che l’omicidio di Polito fosse una vendetta del Pannace per il torto subito dallo zio o comunque una punizione dello stesso inflittagli per il suo comportamento prepotente ed aggressivo”.

Il Giudice ha dunque disposto la misura della custodia cautelare in carcere per il 32enne di San Gregorio d’Ippona accogliendo le risultanze dei Sostituti Procuratore DDA Andrea Mancuso e Ciro Luca Lotoro.

Così gli inquirenti ritengono di aver chiuso il cerchio intorno al presunto assassino di Polito ricostruendo l’ennesimo caso di sangue in una provincia tristemente salita alla ribalta della cronaca nazionale per l’incredibile numero di delitti commessi e quasi tutti risolti.

Un frame dell’omicidio Polito

L’impressionante fase dell’omicidio Polito
Le fasi dell’omicidio di Polito sono state impresse in un video scioccante
. Nel video si vedono i due sicari che arrivano correndo alle spalle della vittima e uno di loro che, giunto a pochi centimetri da Polito, che tiene per mano il bambino, gli spara alla schiena. Quando l’uomo cade a terra, lo sparatore si avvicina e gli dà quello che sembra essere il colpo di grazia. Il tutto davanti agli occhi atterriti del piccolo che assiste a pochi centimetri di distanza.

Corruzione, tre arresti a Potenza

Potenza, Palazzo di giustizia

(ANSA) – POTENZA, 17 OTT – Nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza su “illecite collusioni in Basilicata tra pubbliche amministrazioni, professionisti e imprenditori”, la Polizia ha eseguito tre arresti. Con le accuse, a vario titolo, di corruzione, corruzione in atti giudiziari e traffico di influenze illecite, sono ai domiciliari un avvocato, Raffaele Mario De Bonis Cristalli, un luogotenente della Guardia di Finanza, Paolo D’Apolito, e Biagio Di Lascio, componente dello staff dell’ex governatore Marcello Pittella.

Oltre una tonnellata di hashish dal Marocco, 5 arresti a Milano

hashish
Archivio

Agenti della Polizia di Stato e militari dell’Arma dei Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia, questa mattina, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice presso il Tribunale di Milano, a carico di 6 persone (4 in carcere, uno ai domiciliari e un obbligo di dimora) di nazionalità italiana indagate per traffico internazionale di hashish.

L’hashish, proveniente dal Marocco, veniva stoccato a Milano e successivamente commercializzato in tutto il Centro – Nord del Paese.

La Squadra Mobile di Milano e il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Savona hanno disarticolato il gruppo criminale che si occupava della importazione e della successiva distribuzione.

Le due attività investigative, confluite in un unico procedimento penale coordinato dalla DDA milanese, con la collaborazione della Procura di Savona hanno consentito la ricostruzione dei fatti.

A seguito di indagini, il 24 settembre del 2018, gli agenti della Squadra Mobile di Milano hanno arrestato un cittadino italiano in flagranza di reato, perché trovato in possesso di 1.100 kg. di hashish e 540 grammi di cocaina all’interno di un box in una autorimessa sotterranea tra via Padova e Via Palmanova.

La sostanza stupefacente era stata occultata in un’intercapedine costruita a hoc a ridosso della parete situata nel fondo del box. Ancora nuovo e imballato fu trovato anche un dispositivo satellitare radar per imbarcazioni marca Garmin.

Contestualmente a tale sequestro la Compagnia dei Carabinieri di Savona stava eseguendo un’attività investigativa nei confronti di un soggetto appartenente ad un gruppo criminale che aveva organizzato un’importazione di un ingente quantitativo di hashish dal Marocco all’Italia, a mezzo di uno yacht denominato «Elizabeth G.», battente bandiera Olandese e ormeggiato al porto di Varazze (SV), all’interno del quale era stato creato un vano artigianale.

Da queste indagini, che hanno trovato riscontro nella attività precedentemente svolta dalla Squadra Mobile, è stato costruito un quadro indiziario nei confronti di alcuni soggetti appartenenti al gruppo criminale ed è stato ricostruito l’iter del viaggio finalizzato all’importazione avvenuta agli inizi del mese di settembre.

Il gruppo di trafficanti aveva la sua base operativa nell’hinterland di Milano; era capeggiato due personaggi di rilievo, gravati da precedenti penali specifici, i quali avevano organizzato e finanziato l’importazione dell’Hashish dal Marocco, avvalendosi di un corriere per il trasporto marittimo e di altri soggetti deputati al trasporto terrestre dalle coste liguri al territorio milanese e allo stoccaggio all’interno di box con vani artefatti creati tra la parete ed un muro artificiale.

I due capi del gruppo criminale erano, inoltre, emersi anche da un’indagine condotta dalla Squadra Mobile di Bologna, coordinata dalla DDA della Procura di Bologna, tra il 2012 e il 2014, culminata proprio verso la fine del mese di settembre 2018 con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico degli stessi e di altri soggetti ritenuti appartenenti ad un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, con modalità identiche a quelle ricostruite per l’importazione del carico sequestrato il 24 settembre 2018.

L’acquisizione degli atti di quel procedimento, unitamente ad alcuni dati acquisiti nel corso dell’esecuzioni di quelle misure cautelari, hanno costituito un’ulteriore prova a carico degli indagati.

Nel corso dell’esecuzione delle misure cautelari sono state eseguite una serie di perquisizioni delegate dall’autorità giudiziaria nei confronti dei destinatari e di altri soggetti sospettati di appartenere all’organizzazione.

Stuprano in gruppo una ragazza a Mantova, in cella branco calabrese

blitz carabinieriSono tutti di Cutro (Crotone), i cinque giovani arrestati stamani dai carabinieri di Mantova per un presunto stupro di gruppo avvenuto il 23 giugno scorso, ai danni di una ragazza di venti anni, attirata in una trappola fuori da una discoteca di Mantova e poi picchiata selvaggiamente, stuprata a turno e abbandonata in lacrime in una campagna.

Il branco, di cui all’epoca del fatto faceva parte un minorenne, è stato catturato stamane in un’operazione dei carabinieri lombardi nelle province di Cremona, Reggio Emilia e Crotone, con l’ausilio dell’Arma pitagorica e calabrese. Si tratta di giovani cutresi tra i 18 e i 23 anni, tutti incensurati, residenti nel crotonese ma che vivono stabilmente nel Reggiano.

Il grave fatto si era verificato al termine di una serata trascorsa presso una discoteca di Mantova, dopo che l’interessata aveva accettato l’invito di essere accompagnata a casa a bordo dell’autovettura di un giovanotto, che aveva conosciuto durante la stessa serata.

L’atto di apparente gentilezza si è però ben presto rivelato una trappola, poiché la vittima, a fronte dell’accampata scusa del ragazzo di raggiungere il posto dove aveva parcheggiata l’auto, è stata in realtà accompagnata sino ai margini del parcheggio esterno del locale, dove, approfittando dell’ora tarda, del buio e dell’area isolata, è stata violentemente percossa e poi sopraffatta con soverchiante disprezzo anche dai complici, che nel frattempo si sono materializzati.

La vittima, privata anche del suo telefonino, è stata, infine, trasportata su un’autovettura per oltre venti chilometri, dove è stata abbandonata in un’area rurale, nei pressi di un bivio, luogo da cui, dopo aver camminato a piedi e da sola per più di un chilometro, ha potuto infine chiedere aiuto ed essere soccorsa.

Le indagini, svolte dai militari del Reparto operativo nucleo investigativo di Mantova, hanno consentito di arrivare all’acquisizione di un grave quadro indiziario a carico degli odierni arrestati quali autori materiali della gravissima sortita criminosa, che hanno fondato l’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del tribunale di Mantova, che ha disposto, per tutti, su richiesta della Procura della Repubblica, la custodia in carcere, ritenendo sussistere un contingente pericolo di reiterazione del reato.

Vìola il divieto e minaccia la ex, divieto di dimora per un cosentino

I Carabinieri della Stazione di Cosenza nei giorni scorsi hanno eseguito un’ordinanza della misura cautelare del divieto di dimora nel comune di Cosenza, emessa dal gip su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un 41enne di Cosenza. Questo provvedimento dell’Autorità giudiziaria è scaturito da alcune violazioni del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa segnalati alla locale Procura della Repubblica da parte dei militari dell’Arma che hanno svolto le indagini.

L’attività investigativa dei Carabinieri è scaturita dalla denuncia della ex compagna, avvenuta lo scorso maggio, dove venivano alla luce delle agghiaccianti condotte reiterate nel tempo, quali molestie psicologiche, percosse, minacce, che hanno causato nella stessa un perdurante stato di ansia e paura,con il fondato timore per la propria incolumità, per cui era stata costretta ad alterare le proprie abitudini di vita.

In virtù di quanto emerso dalla denuncia della vittima edagli accertamenti condotti, nel mese di giugno l’indagatoè stato destinatario della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Ma poiché le condotte vessatorie e minacciose persistevano, la Procura della Repubblica richiedeva un aggravamento della misura cautelare. Quindi, proprio in virtù del quadro indiziario emerso, allo stesso veniva dunque applicato il divieto di dimora nel Comune di Cosenza.

“Questa ulteriore applicazione del Codice Rosso da parte dell’Arma di Cosenza, sotto l’efficace coordinamento dell’Autorità Giudiziaria, è sicuramente – spiegano i carabinieri cosentini – un tangibile segno della cura e dell’attenzione con cui le istituzioni si dedicano alla trattazione di una materia così delicata come quella dei reati oggetto di intervento legislativo del “Codice Rosso”. Questo strumento legislativo infatti, novellando i codici penale e di procedura penale, ha permesso di velocizzare l’iter di indagine e di denuncia nei casi di violenza sulle donne, tematica quanto mai attuale”.

Si invaghisce di donna che lo rifiuta, poi la minaccia: arrestato

volante polizia cosenzaSi è invaghito di una donna conosciuta per lavoro ed ha iniziato a tormentarla da quando lei ha rifiutato le sue avance. Un 51enne, R.M., già noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato dagli agenti delle Volanti della Questura di Cosenza per atti persecutori e resistenza a pubblico ufficiale.

L’arresto è scattato dopo che la donna, stanca delle continue minacce e di essere pedinata, all’ennesima aggressione ha trovato il coraggio di rivolgersi alla Polizia telefonando al 113 e chiedere l’intervento della Volante.

Quando gli agenti sono arrivati, l’uomo ha inveito anche contro di loro. La donna ha poi raccontato di vivere dall’estate scorsa un calvario fatto da appostamenti, minacce, pedinamenti in tutti i suoi spostamenti e violenze. Atti riconducibili al rifiuto della donna di iniziare una relazione stabile con un uomo conosciuto solo per motivi di lavoro.

Dopo l’ultima violenza, avvenuta nei pressi di un bar del centro, per R.M. sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Regionali, Occhiuto: “Manovre per delegittimarmi e farmi fuori”

Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto

di Mario Occhiuto *

In questi anni ho subito ripetutamente violente aggressioni dirette alla mia persona sia sotto il lato mediatico che su quello politico, con tentativi di condizionamento gravi su organi dello Stato mirati a farmi fuori dalla scena politica amministrativa.

Purtroppo ho capito a mie spese che qui la politica si fa contro la persona. Direttamente, senza nessuno spirito di fraternità cristiana; quando invece la politica dovrebbe essere rivolta proprio a favore della persona.

Il cambiamento realizzato a Cosenza dava e dà fastidio a molti perché è una dimostrazione palese e concreta di come sia possibile migliorare il territorio anche in una regione come la Calabria. Svincolare le persone dai bisogni e dalle richieste.

Abbiamo legalizzato le Coop, smantellato campi rom e box abusivi, realizzato tante “buone pratiche” e nuove opere pubbliche per centinaia e centinaia di milioni di euro. La città è diventata piena di vita e ha ottenuto decine di premi nazionali.

Non mi sono fermato davanti a minacce e ricatti; mi hanno assegnato la scorta per quattro anni. E non ho avuto remore neanche per licenziare e denunciare un componente della mia segreteria scoperto a rubare. Ho tenuto sempre la barra dritta. Se avessi avuto paura, o se fossi stato compromesso, non avrei potuto far nulla.

Anche il dissesto è un altro tentativo di delegittimarmi e farmi fuori. Soprattutto in vista della candidatura a presidente della Regione Calabria. Dovrebbero darci un premio per come abbiamo ridotto il deficit e per quello che siamo riusciti a realizzare nonostante la grave situazione di bilancio che ci avevano lasciato in eredità. Abbiamo utilizzato tutte le risorse europee a disposizione, come mai era successo negli ultimi cento anni.

Com’è noto infatti la mia Giunta che si è insediata per la prima volta nel 2011 ha trovato nelle casse municipali il debito e il deficit, provando a ripianarli.

Il Comune di Cosenza nel 2011 infatti era già in uno stato di dissesto conclamato con delibera della Corte dei Conti regionale sulla base del grave squilibrio finanziario e dei debiti accumulati dalle precedenti amministrazioni.

Noi all’epoca, anziché dichiarare il dissesto, aderimmo nel 2012 alla nuova procedura di riequilibrio finanziario pluriennale (cosiddetto pre-dissesto) prevista dal Testo unico sugli Enti locali e introdotta in quell’anno dal Governo Monti.

Nel corso dei primi sei anni il Comune di Cosenza ha ridotto la spesa per 44 milioni di euro mentre non ha raggiunto gli obiettivi di riscossione previsti (imposte comunali). Il mancato raggiungimento delle percentuali di riscossione previste, ha determinato la dichiarazione di dissesto per la violazione degli obiettivi intermedi del piano di riequilibrio.

Un elemento da sottolineare è che per i primi 6 anni di vigenza del piano di riequilibrio la corte calabrese non ha inteso fare alcun controllo (sebbene la norma preveda controlli semestrali) che ha invece avviato nel maggio 2019 e rapidamente concluso nel luglio dello stesso anno dichiarando il dissesto. Tale attività di verifica ha avuto avvio in coincidenza con la mia candidatura a Presidente della regione Calabria.

È importante precisare che quasi tutte procedure di pre-dissesto sono state trasformate in dissesto dalle delibere delle sezioni regionali della corte dei conti.
Il dato calabrese e in generale del sud Italia evidenzia come circa il 30% dei comuni si trovi in una situazione di dissesto o pre-dissesto. In particolare, in Calabria, l’80% degli Enti locali con popolazione superiore ai 15 mila abitanti è soggetta a tali procedure. Il problema relativo alla riscossione dei tributi locali, in assenza di misure normative idonee per favorire il recupero dell’evasione, risulta la causa principale in tutte le procedure di dissesto.

Adesso noi andremo avanti lo stesso, anche in Calabria. Io non ho paura ma non voglio che si intenda la mia candidatura a presidente come una imposizione personale: ho solo messo a disposizione la mia persona non per velleità del singolo ma per una giusta causa che è quella di cambiare la Calabria.

Se c’è chi vuole convergere e darci una mano si faccia avanti perché ora abbiamo veramente bisogno di tutti.

* Sindaco di Cosenza

Maltrattamento di animali, sequestrato canile di Rossano, 9 indagati

I Carabinieri Forestale di Rossano hanno dato esecuzione, stamane, su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, al decreto di sequestro preventivo emesso dal gip presso il Tribunale di Castrovillari Luca Colitta, del Canile comunale di Corigliano-Rossano, struttura che si trova in località “Foresta” nell’area urbana di Rossano.

Le indagini, coordinate dal pm Giovanni Tedeschi hanno accertato una critica gestione anche dal punto di vista tecnico-giuridico amministrativa, della struttura deputata al ricovero dei cani randagi. Durante l’attività investigativa durata diversi mesi sono state capillarmente ricostruite tutte le fasi del canile comunale.

Dagli affidamenti diretti, alle associazioni di volontariato che vi operano, alle adozioni con trasferimenti agli adottanti a mezzo staffette. Disinfestazione e derattizzazione della struttura, stato dei luoghi, gestione dei rifiuti pericolosi, sistema di identificazione dei cani randagi, tracciabilità dei farmaci utilizzati per la cura dei cani randagi, idoneità dei cani ospitati nel canile rifugio, adozioni e fonti di finanziamento.

Sono stati inoltre acquisiti atti e documenti sulle spese sostenute dall’Ente Comunale con riscontri oggettivi rispetto a quanto giustificato dalla gestione del canile rifugio in capo al
responsabile sanitario.

L’attività ha avuto i primi riscontri dopo la sorveglianza della struttura mediante
telecamere che hanno accertato che due persone si occupavano del canile due ore al
giorno la mattina e senza assicurare nessuna cura di sabato e domenica. Inoltre si è
accertato che i rifiuti pericolosi venivano raccolti inconsapevolmente dalla ditta che si
occupa per conto del comune della raccolta dei solidi urbani.

Durante questi mesi d’indagine, al fine di verificare la salute dei cani e l’idoneità della struttura, la Procura ha nominato un consulente tecnico d’ufficio che ha accertato un palese maltrattamento degli animali e l’idoneità parziale della struttura ospitanti i cani. Gli ambulatori non sono a norma. Sono state inoltre monitorate le adozioni e i movimenti dei cani provenienti da questa struttura.

In un controllo avvenuto ad una cosiddetta “staffetta” che conduceva cani al nord verso gli adottanti mediante compenso economico è stato riscontrato una difformità dell’autorizzazione rilasciata. A seguito di tale attività, risultano indagate a vario titolo e a seconda delle rispettive responsabilità nove persone tra amministratori pubblici e dipendenti comunali dell’ ex Comune di Rossano, nonché dipendenti della A.S.P. di Cosenza, volontari e liberi professionisti, ai quali per violazione di norme di legge o di
regolamenti nello svolgimento del servizio di gestione del canile comunale, sono
contestati i reati di abuso di ufficio, omissione di atti di ufficio, falsità ideologica,
falsità materiale, maltrattamento di animali e in un caso concussione.

Per le risultanze investigative, la Procura della Repubblica di Castrovillari ha
dichiarato il canile comunale in amministrazione giudiziaria, procedendo alla nomina
di due amministratori giudiziari del canile posto sotto sequestro, uno per la parte
contabile e l’altro per la vera e propria gestione del canile rifugio.

Regionali, su Occhiuto la tegola del dissesto. Scontro tra “fedelissimi” di Lega e sindaco

In attesa che si definiscano le candidature per le prossime elezioni regionali in Calabria, ma anche in altre regioni come Puglia e Campania (dov’è tutto in alto mare), coi leghisti che cercano di indicare propri candidati governatori, il candidato cosentino di Forza Italia Mario Occhiuto, già in campo da oltre un anno, ieri è stato gelato dalla pronuncia della Corte dei conti che ha dichiarato lo stato di dissesto finanziario nel comune che guida dal 2011. Un’altra tegola, questa volta amministrativa, che si somma ai procedimenti giudiziari in cui il primo cittadino azzurro è coinvolto.

Occhiuto si difende attribuendo il default alle amministrazioni precedenti, cioè quelle del Pd e del centrosinistra, e ha già fatto sapere che questa situazione non inficia in alcun modo la sua candidatura a governatore.

Dalla Lega, come è noto, sono arrivati veti appunto per le inchieste a suo carico. “Vogliamo persone che non abbiano problemi con la giustizia“, ha tuonato più volte Matteo Salvini. Una posizione ribadita dal commissario calabrese Cristian Invernizzi: “Non sosterremo Occhiuto”.

Il parlamentare bergamasco, per questa ragione, è stato preso di mira dall’avvocato Maximiliano Granata, già candidato sindaco negli anni ’90 con il movimento “La Svolta”. Oggi Granata, che non è della Lega ma è a capo del movimento “Legalità democratica”, è vicinissimo a Mario Occhiuto, ed è più “sfegatato” del fratello Vincenzo, che siede tra i banchi della maggioranza nel monogruppo “Democrazia Mediterranea – Lega”, appunto a sostegno del sindaco Occhiuto.

Sui social l’avvocato attacca Invernizzi, fedelissimo di Matteo Salvini, “reo” di essere del nord e di essere stato calato dall’alto a guidare la Lega in Calabria.

L’attacco di Maximiliano Granata al commissario Invernizzi

“Nella Lega calabrese – dice Granata – esiste una forma di malessere crescente nei confronti del commissario Cristian Invernizzi, che rischia di far implodere il partito. La Lega ha bisogno di un commissario che conosca i reali problemi della Calabria. La Calabria ai calabresi.

“Con la gestione Invernizzi – sottolinea – si rischia di annullare il lavoro svolto. Dopo l’esperienza fallimentare dell’elezione per il rinnovo del consiglio comunale di Rende dove la Lega ha raggiunto solo l’ 1,4 % del consenso elettorale, con l’azione politica del commissario Invernizzi, la Lega calabrese rischia di non raggiungere la soglia del 4%”, rimprovera il fedelissimo di Occhiuto.

Il commissario Invernizzi – attacca ancora -, non ha consentito ai giovani leghisti lametini, guidati dall’unico deputato della Lega eletto in Calabria (Domenico Furgiuele, ndr), la presentazione del simbolo della Lega per il rinnovo del consiglio comunale nella città di Lamezia Terme”.

“I primi inciampi di una Lega che potrebbe rimediare una brutta figura in Calabria con il rischio del quorum e della mancata rappresentanza. Non si potranno accettare da Invernizzi, scelte prive di partecipazione e trasparenza perché – prosegue – il destino dei calabresi deve essere scelto dai calabresi. Ma il solo fatto che in una città come quella di Cosenza e in una Regione che ha, oltretutto, tradizioni di cultura e sensibilità democratiche e che ha espresso uomini della levatura di Giacomo Mancini, si possa concepire un modo simile di fare politica. E’ inaccettabile che un deputato bergamasco venuto dal Nord, debba decidere il destino della Calabria”, conclude Granata.

Una posizione molto dura evidentemente non gradita ai leghisti “della prima ora” che a più riprese difendono il commissario Invernizzi e lo stesso Salvini che lo ha inviato quì la scorsa primavera con l’obiettivo di azzerare tutto e riorganizzare il partito.

La replica della salviniana Emma Staine a Granata 

In coda al post di Granata fa sentire la sua voce l’avvocato Emma Staine, salviniana di ferro e già candidata alla Camera nel 2018 sotto il simbolo della Lega. “Caro Maximiliano, – scrive Staine – tutte le regioni sono state commissariate. I destini dei calabresi lo decidono i calabresi nell’urna elettorale. Il commissario Cristian Invernizzi, in accordo con Salvini e le linee programmatiche e politiche della Lega, agisce di conseguenza”.

Siamo in democrazia – prosegue Emma Staine – e tu puoi esprimere tutti i pareri che vuoi, ma vorrei ricordarti che non sei un tesserato Lega, né un dirigente, né un eletto. E tra parentesi ho visto atti di amore e di rispetto nei confronti di questa terra più da Invernizzi di Bergamo, che da qualche millantatore disonesto calabrese”.

Dino Granata

Sequestrati beni per 20 milioni al boss Mancuso

guardia di finanza vibo valentiaBeni per 20 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Vibo Valentia al boss Giovanni Mancuso, di 78 anni, detto “Billy”, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda.

L’operazione, denominata “Terra nostra”, ha riguardato 92 terreni, 16 fabbricati, 9 auto, un trattore, 2 aziende agricole e 2 ditte individuali. Dalle indagini, coordinate dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dai pm Antonio De Bernardo e Pasquale Mandolfino, sono emerse procedure di passaggio dei beni, che, secondo l’accusa, in apparenza rispettano i canoni della legalità ma che in realtà nasconderebbero i meccanismi perversi del metodo mafioso.

Molti beni, infatti sono stati acquisiti, ad esempio, grazie all’usucapione approfittando dello stato di bisogno dei legittimi proprietari e sfruttando la forza del vincolo associativo, oltre che con passaggi notarili di beni fittiziamente intestati.

Mancuso, spiegano le fiamme gialle, è stato ritenuto un soggetto di pericolosità sociale qualificata, avendo il Tribunale di Vibo Valentia – Sezione Misure di Prevenzione, con decreto del 18 dicembre 2014, applicato a suo carico la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di anni cinque.

Il percorso di Giovanni Mancuso, detto “Billy”, affonda le radici in un lontano passato, come emerge dalle condanne, sin dai primi anni ’60, per reati contro il patrimonio, in materia di falso, porto abusivo di armi, pascolo abusivo, violenza per costringere altri a commettere un reato, oltraggio a pubblico ufficiale, violazioni alla normativa urbanistica ed edilizia e, soprattutto, per un fatto commesso nell’anno 1975, per sequestro di persona a scopo di estorsione; condanne che lo hanno costretto a prolungati periodi di detenzione.

Furti e rapine, smantellate due bande a Cosenza. 19 arresti

I carabinieri del comando provinciale di Cosenza, supportati dai militari di Catanzaro, Napoli e Venezia, hanno arrestato 19 persone appartenenti a due agguerriti gruppi criminali dediti alla commissione di furti e rapine nella provincia di Cosenza ed in quelle di Catanzaro, Vibo Valentia e Taranto. L’operazione è stata chiamata in codice “Vulture”.

Con il provvedimento cautelare, emesso dal Gip presso il tribunale di Cosenza, su richiesta della locale procura della repubblica, vengono contestati agli indagati i reati di associazione per delinquere finalizzata ai furti, ricettazione, nonché, a vario titolo, rapina in abitazione, resistenza a pubblico ufficiale, evasione, inosservanza degli obblighi della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, favoreggiamento personale e possesso di oggetti atti allo scasso.

Nel medesimo contesto operativo, i carabinieri stanno procedendo, in vari comuni della provincia di Cosenza, a numerose perquisizioni domiciliari a carico di ulteriori soggetti coinvolti nella stessa attività investigativa.

I dettagli dell’operazione sono stati resi noti in una conferenza stampa  presso il comando provinciale carabinieri di Cosenza alla presenza del procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo.

In tutto sono stati 38 furti, perpetrati in danno di bar, tabacchi, sale giochi e scommesse, distributori di carburanti, supermercati, cash & carry, concessionarie auto, aziende per la produzione di mezzi ed utensili da lavoro, per la produzione e distribuzione del caffè, per la distribuzione del gas, impresi edili etc.. delle province di Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia e Taranto (i colpi sono stati messi a segno esattamente nei Comuni di Cosenza, Rende, Montalto Uffugo, Amantea, Paola, Villapiana, Mangone, Diamante, Lamezia Terme, Corigliano-Rossano, Bisignano, Cetraro, Palagiano, Cassano all’Ionio, Pizzo Calabro, Camigliatello Silano), per un danno complessivo stimato in circa 700.000 euro.

L’ORGANIZZAZIONE ED IL GERGO UTILIZZATO

Tutto pianificato ed organizzato nei minimi particolari, dalla selezione degli esercizi commerciali da colpire, alla definizione degli automezzi (prevedendo sempre il supporto di auto staffette per la preliminare sorveglianza dei tragitti stradali percorsi dagli associati per raggiungere gli obiettivi e fare rientro alle rispettive abitazioni)e degli strumenti occorrenti per l’esecuzione dell’azione, alla suddivisione dei ruolitra i soggetti partecipanti ai furti (distinguendo tra soggetti incaricati di procedere all’attività materiale di effrazione e sottrazione della refurtiva, altri dediti allo svolgimento delle funzioni di “palo” e di “staffetta”, altri ancora impiegati nell’attività di trasporto e recupero dei sodali), alla ricettazione della refurtiva, ricollocata da alcuni membri del gruppo criminale degli “zingari” di Cosenza, ed alla conseguente distribuzione dei proventi illeciti tra i sodalifinoall’eventuale ausilio da prestare, anche sul piano economico, agli appartenenti al gruppo criminale per le spese legali sostenute in caso di arresto e sequestri.

Il “modus operandi” era sempre lo stesso:

  • contatto preventivo tramite telefono cellulare il giorno prima della esecuzione del colpo;
  • incontro dei componenti del gruppo in luoghiappositamente convenuti poco tempo prima del compimento dell’azione;
  • avvicinamento all’obiettivo tramite autovetture di volta in volta selezionate;
  • scambio di informazioni e di direttive nel corso dell’avvicinamento al teatro del fatto-reato;
  • esecuzione dei reati mediante effrazione e violenza sulle cose, oltre al travisamento al fine di eludere gli strumenti di video-sorveglianza;
  • utilizzazione di uno o più complici nella funzione di “palo” e di “staffetta”,in modo da segnalare l’eventuale presenza di pattuglie delle Forze dell’Ordine.

Il gergoutilizzato dai membri dell’associazione criminale prevedeva una serie di termini convenzionali dal contenuto criptico ed in particolare venivano indicati con il termine “ragazze” coloro i quali commettevano i furti, mentre con l’espressione “andare in guerra” veniva indicata la vera e propria azione delittuosa all’interno degli esercizi commerciali (“..Sono andate via le ragazze in guerra?..”). Ed ancora “abiti puliti” stava ad indicare il cambio degli indumenti utilizzati per il furto (“…Prendo i vestiti puliti?…”), mentre termini più colorati venivano utilizzati per indicare le autovetture “puttane” (“…E’ entrata una puttana nella stazione di servizio adesso per fare rifornimento! Dillo presto a loro!…”), le forze di polizia “ratti neri o neri” (“…Quei ratti neri?Sono andati con la macchina in caserma!…”) e le guardiegiuratespose” (“…Le spose sono venute verso di voi, sono venute qui! Hanno guardato qui e poi sono andate verso di voi!…”).

I RISCONTRI DURANTE L’ATTIVITÀ INVESTIGATIVA

Nel corso dell’attività d’indagine, i Carabinieri hanno effettuato plurimi interventi riuscendo a recuperare parte della refurtiva trafugata nei 38 furti consumati (tra cui autovetture, prodotti cosmetici, generi alimentari, tabacchi, gratta e vinci, utensili vari, televisori, tablet, piccoli elettrodomestici, restituiti ai legittimi proprietari), nonché a sequestrare 3 autovetture e diversi arnesi da scasso in uso al gruppo criminale.

Gli approfondimenti condotti hanno altresì consentito di documentare ulteriori reati commessi dai malviventi ed in particolare:

  • 18 violazioni degli obblighi imposti dalla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno;
  • 4 ricettazioni di gratta e vinci, sigarette, tablet e telefoni cellulari;
  • 4 favoreggiamenti personali;
  • 1 evasione dagli arresti domiciliari;
  • 1 resistenza a Pubblico Ufficiale a seguito di inseguimento ad elevatissima velocità, nel corso del quale i malviventi, dopo aver compiuto una serie di manovre elusive – mettendo in pericolo l’incolumità dei Carabinieri e degli utenti dell’autostrada – riuscivano a darsi alla fuga.

IL GRUPPO CRIMINALE DEDITO ALLE RAPINE E AI FURTI IN ABITAZIONE

Concorso in rapina e tentato furto in abitazione con l’aggravante di aver agito in più persone riunite all’interno di privata dimora e dietro minaccia di un cacciavite:è questo il capo di imputazione contestato ai componenti dell’altro gruppo criminale – composto da soggetti di nazionalità slava ed italiana, stanziali in Napoli e Corigliano-Rossano, responsabili in ordine ad una rapina in abitazione ed un tentato furto in abitazione commessi, a distanza di pochi giorni, in Lattarico (CS), nel mese di giugno 2018.

 COME AGIVA IL GRUPPO

Il gruppo criminale, composto da 5 persone, agiva in pieno giorno in villette isolate. Una volta individuato l’obiettivo da colpire entravano in azione repentinamente, bussando alla porta di casa della vittima e qualificandosi come“carabinieri”. Una volta dentro l’abitazione, mentre uno dei malviventi teneva bloccata la vittima dietro minaccia di un cacciavite, gli altri tre complici rovistavano l’abitazione, per poi darsi velocemente alla fuga a bordo di un’autovettura di grossa cilindrata condotta dal quinto complice che faceva da autista e da “palo”.

Tale modalità operativa presenta sostanziali analogie con altre rapine consumate nella sibaritide, su cui sono in corso ulteriori indagini da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza.

 IL TENTATO FURTO IN ABITAZIONE DEL 22 GIUGNO 2018.

Nella mattinata del 22 giugno 2018, i malviventi bussavano reiteratamente alla porta della vittima, un 17enne di Lattarico (CS), che in quel momento si trovava in casa da solo. Qualificatisi come “carabinieri”, immobilizzavano con una mossa fulminea il giovane, tenendolo fermo con la forza e strappandogli il telefono cellulare dalle mani al fine di impedirgli di chiedere aiuto al 112, mentregli altri complici rovistavano nei cassetti, mettendo a soqquadro l’intera abitazione perpoi dileguarsi senza riuscire ad asportare nulla, verosimilmente impauriti da una sirena udita a distanza.

LA RAPINA IN ABITAZIONE DEL 26 GIUGNO 2018.

Nella mattinata del 26 giugno 2018, con un’azione criminale del tutto analoga, i malviventi bussavano reiteratamente alla porta della vittima, un 41enne di Lattarico (CS),e dopo essersi, ancora una volta, qualificati come “carabinieri”, immobilizzavanol’uomo. Ripetendo un tragico copione, strappavano con forza il telefono cellulare dalle mani del malcapitato, così consentendo agli altri complici di rovistare nei cassetti e negli armadi dell’intera abitazione, in ultimo riuscendo ad asportare numerosi monili in oro. Una volta usciti dall’abitazione, i malviventi si accorgevano della presenza di un amico della vittima, che nel frattempo era arrivato a bordo di un furgone nei pressi dell’abitazione per un saluto, e si dirigevano minacciosamente verso di lui danneggiandogli la fiancata destra del furgone. L’uomo, in preda al panico, partiva velocemente a bordo del furgone inseguito dai malviventi,i quali, dopo aver tentato più volte disperonarlo, senza riuscirci, desistevano e si davano precipitosamente alla fuga.

Dissesto a Cosenza, Occhiuto: Debiti colpa del PD, sentenza a orologeria ma sarò candidato

Mario Occhiuto
Mario Occhiuto

“Eravamo ampiamente preparati a questa situazione anche se, com’è ovvio, abbiamo posto in essere tutto quello che era nelle nostre possibilità per scongiurarla”.
Lo dichiara il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto in merito alla deliberazione di dissesto finanziario pronunciata dalle Sezioni Riunite della Corte dei Conti.

“In merito, si era già espressa la Corte dei Conti regionale. Paghiamo oggi – spiega il sindaco – le conseguenze causate dai debiti pregressi delle precedenti amministrazioni, anzi, nel corso di questi anni abbiamo in parte ripianato la mole debitoria, al di là di ogni previsione”.

“Dispiace che questa sentenza arrivi proprio ora – aggiunge Occhiuto – considerando che avevamo chiesto un rinvio in virtù della proposta di legge nazionale presentata apposta per il riequilibrio finanziario dei Comuni.

” Avevamo infatti posto in atto alcune misure ad hoc, da completare entro la fine dell’anno. Rispetto alla nostra specifica richiesta di rinvio e al relativo rigetto, non posso fare a meno di rimanere perplesso. Tengo tuttavia a tranquillizzare i cittadini – sottolinea il sindaco – perché sul piano amministrativo e tributario non cambia nulla e non risentiranno in alcun modo di tale stato. Così come non cambia nulla sul piano della mia candidatura a governatore della Calabria – chiosa Occhiuto – Ho dato la mia disponibilità a realizzare un progetto per questa regione e andremo avanti. Non sussistono ragioni di incandidabilità”.

Mattarella a Washington incontra Trump: “Collaborare sui dazi”

Donald Trump e Sergio Mattarella

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in Visita Ufficiale negli Stati Uniti d’America, è stato accolto alla Casa Bianca dal Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. I due presidenti si sono intrattenuti a colloquio allo Studio Ovale.

Mattarella, accompagnato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, è stato accolto dalla guardia d’onore militare mentre all’ingresso della diplomatic reception room c’erano le bandiere americana e italiana.

‘È un grande onore ricevere un uomo molto rispettato come Lei, è un piacere averla alla Casa Bianca”, ha detto il presidente Usa. I due leader avranno un incontro bilaterale nello studio Ovale, poi un incontro allargato con le rispettive delegazioni.

“I rapporti con l’Italia sono ottimi, non sono mai stati così buoni”, ha detto Donald Trump allo Studio Ovale accogliendo il presidente della Repubblica italiano.

Donald Trump ha detto che gli Usa “valuteranno attentamente” le rimostranze dell’Italia che ritiene di essere penalizzata eccessivamente dagli annunciati dazi Usa per la vicenda dei sussidi statali ad Airbus. “L’Italia ha un problema su come i 7,5 miliardi di dollari di dazi sono stati suddivisi, crede di avere avuto un ruolo minore rispetto ad altri paesi come la Francia o la Germania”, ha osservato il presidente Usa.

“Mi auguro che sia possibile trovare un metodo di confronto collaborativo che eviti una spirale di ritorsioni. E bisogna e cercarlo subito”, ha detto Mattarella parlando con Trump dei dazi decisi dal Wto che potrebbero danneggiare l’economia italiana.

“Mi sembra preferibile – ha detto ancora Mattarella replicando a Trump – confrontarsi subito e tenere conto delle diverse posizioni. L’alternativa è il rischio di metterci su una strada che in ogni caso necessiterà di un punto d’incontro e allora tanto vale cercarlo subito”.

In serata, ci sarà un ricevimento in onore del Presidente Mattarella alla presenza della comunità italo-americana.

Il programma
Giovedì 17 ottobre, Mattarella incontrerà al Campidoglio, sede del Congresso, la Leadership della Italian American Congressional Delegation e, successivamente, la Speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi.

Il Presidente della Repubblica si trasferirà, quindi, a San Francisco dove, venerdì 18 ottobre, visterà le start – up Kong e Nozomi Networks.

Il Presidente Mattarella sarà poi all’Università di Stanford per partecipare al Forum d’Innovazione Italo-Americano.

Nel pomeriggio incontrerà il Sindaco di San Francisco, London Breed e la collettività italiana.

Sabato 19 ottobre, prima del suo rientro in Italia, il Presidente della Repubblica incontrerà il Governatore della California, Gavin Newsom.

Il Capo dello Stato è accompagnato dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio e dal Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano.

Siria, Erdogan: “Se terroristi curdi del PKK vanno via azione finirà”

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan

“Se i terroristi se ne vanno dalla zona di sicurezza” che la Turchia vuole creare ai suoi confini nel nord della Siria “l’operazione Fonte di pace finirà”. Lo dice il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, parlando al gruppo parlamentare del suo Akp ad Ankara, aggiungendo che “ci sono alcuni leader che cercano di mediare” tra la Turchia e le forze curde nel nord della Siria. Ma “non è mai accaduto nelle storia della Repubblica turca che lo Stato si segga allo stesso tavolo di un’organizzazione terroristica”, dice riferendosi alle milizie armate del PKK curdo. Erdogan sottolinea che “nella sua storia (almeno quella recente, ndr) la Turchia non ha mai compiuto massacri di civili e non lo fa neppure ora”.

Il presidente turco – rispondendo a una domanda della tv britannica Sky News nei corridoi del Parlamento di Ankara – fa poi sapere che non incontrerà la delegazione americana in Turchia, di cui fa parte il vicepresidente Mike Pence, che comunque incontrerà la controparte. “Quando verrà Trump, vedrò lui”.

Appello, intanto, del deputato turco Hisyar Ozsoy, responsabile Esteri del partito filo-curdo Hdp, unica forza parlamentare in Turchia a opporsi all’offensiva, che all’Ansa dice: “C’è una crescente pressione internazionale sulla Turchia per fermare l’invasione in Siria e trovare una soluzione attraverso il dialogo. Ma i leader mondiali devono mantenere la pressione su Erdogan, perché se ne avrà l’opportunità cercherà di distruggere tutte le forze curde”.

Al momento, sono 637 i “terroristi neutralizzati” (cioè uccisi, feriti o catturati) dall’inizio dell’operazione militare della Turchia nel nord-est della Siria, fa sapere il ministero della Difesa di Ankara, aggiornando la cifra precedente di 611. Il presidente Erdogan precisa che almeno 556 di questi combattenti sono stati uccisi.

Dissesto a Cosenza, Guccione: “Occhiuto tragga le conseguenze”

Carlo Guccione
Carlo Guccione

“Avevamo visto giusto. La finanza creativa di Occhiuto ha portato inesorabilmente il Comune di Cosenza al dissesto finanziario per centinaia di milioni di euro”. Lo afferma in una nota il consigliere comunale di opposizione Carlo Guccione dopo la pronuncia di dissesto della Corte dei Conti.

“Già nel corso del consiglio comunale del 25 agosto 2016, – spiega Guccione – in occasione dell’approvazione degli equilibri di bilancio e dell’assestamento finanziario, avevamo sostenuto il rischio del dissesto e chiesto un’operazione verità sullo stato delle casse comunali. Subito dopo inviammo una corposa documentazione alla Procura generale, alla sezione regionale di Controllo e alla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti di Catanzaro. La stessa nota fu inviata anche alla Ragioneria generale dello Stato (Servizi ispettivi di finanza pubblica) a Roma”.

“L’amministrazione di Cosenza – prosegue il consigliere – non solo non è stata in grado di ripianare i debiti pregressi, ma lo stesso debito è aumentato nel corso del tempo fino a raggiungere gli oltre 350 milioni. A questi vanno aggiunti ulteriori 30 milioni che, secondo una analisi della Corte dei Conti, non sono stati “contemplati” nel Bilancio per ammissione dello stesso Comune”.

Secondo Guccione “la filosofia portata avanti in questi anni dal sindaco Occhiuto è stata quella di governare facendo debiti, tanto saranno i cosentini a pagarne le conseguenze. Oggi l’amministrazione comunale nel prendere atto del dissesto si affretta a sostenere che “non ci saranno conseguenze per i cittadini”. Nessuno crede più agli amministratori comunali: è come dire ai cittadini che esiste Babbo Natale. Purtroppo, saranno proprio loro invece a subire tagli e carenze di servizi, il blocco degli investimenti. Così come non è esclusa una possibile mobilità del personale”.

“A questo punto qualcuno tragga le dovute conseguenze. È tempo che ci si assuma le proprie responsabilità per avviare una fase nuova che porti la città fuori da questo disastro finanziario con conseguenze enormi sul piano sociale ed economico”, conclude Carlo Guccione.

E’ morto Paolo Bonaiuti, storico portavoce di Berlusconi

Silvio Berlusconi e Paolo Bonaiuti in una foto di archivio Ansa

E’ morto a Roma, dopo lunga malattia, Paolo Bonaiuti, già storico portavoce di Silvio Berlusconi ed ex parlamentare con incarichi di governo. Aveva 79 anni.

“E’ stato un collaboratore particolarmente prezioso e soprattutto un grande amico col quale ho condiviso un lungo percorso”, afferma Silvio Berlusconi. “Mi è mancato molto in questi ultimi anni e mi mancherà a maggior ragione ora che è scomparso prematuramente. Lascia un grande vuoto in tutte le persone che gli hanno voluto bene, a partire dalla moglie Daniela alla quale mi unisco con un forte ed affettuoso abbraccio”.

Di Firenze, Paolo Bonaiuti, era laureato in Giurisprudenza e da giovane ha insegnato inglese lavorando anche nel mondo della pubblicità come copywriter. Lunghissima la sua carriera come giornalista, prima al “Giorno”, poi, dal 1984 al “Messaggero”, dove arriverà alla vicedirezione nel 1992, prima di diventare lo storico portavoce di Silvio Berlusconi, di cui è stato anche sottosegretario alla Presidenza in tre governi guidati dal Cavaliere.

Nel 1996 viene eletto parlamentare nelle file di Forza Italia per la prima volta: dopo 4 legislature consecutive alla Camera, nel 2013 entra al Senato. Il 21 aprile 2014 abbandona Forza Italia ed aderisce al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano.

Il 18 marzo 2017, con lo scioglimento del Nuovo Centrodestra, confluisce in Alternativa Popolare. La notizia della sua scomparsa ha colpito profondamente il Transatlantico, in modo trasversale. I suoi ex colleghi di lavoro e i suoi oppositori, parlamentari, giornalisti e addetti stampa, oggi sono tutti uniti nel cordoglio per la morte di un protagonista della stagione dei governi del centrodestra.

Armi, munizioni e droga, due arresti a Reggio e provincia

E’ di due arresti il bilancio di due distinte operazioni dei carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria: uno per armi, l’altro per droga.

I militari delle stazioni di Sant’Eufemia d’Aspromonte e di Sinopoli hanno arrestato Domenico Antonio Caruso 57enne, eufemiese accusato di detenzione illegale di armi e munizioni.

I militari dell’Arma hanno condotto varie perquisizioni alla ricerca di armi e munizioni illegittimamente detenute e dopo aver sottoposto a perquisizione l’abitazione di Caruso, hanno esteso il controllo al garage dove, ben nascoste in alcuni anfratti, sono state rinvenute una pistola calibro 9, una calibro 7,65, entrambe con matricola punzonata, ed un’alta pistola a tamburo calibro 357. Inoltre sono state sequestrate più di 100 munizioni per pistola, anch’esse illegittimamente detenute.

Un arresto a Reggio città
I militari della compagnia di Reggio Calabria hanno invece arrestato in flagranza di reato, Gianluca Calanna, 23enne disoccupato, gravato da precedenti di polizia perché accusato di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio.

In particolare, gli uomini dell’Arma, mentre percorrevano la centralissima via Cimino, incrocio via Cairoli, hanno visto il ragazzo gettare dal finestrino dell’auto uno spinello e darsi subito alla fuga.

Dopo un breve inseguimento, i carabinieri hanno bloccato il ragazzo che sottoposto a perquisizione veicolare, è stato trovato in possesso di un borsello con all’interno un involucro contenente alcuni grammi di marijuana.

Estesa una perquisizione alla sua abitazione, e anche li lo hanno trovato in possesso di un involucro con all’interno circa 120 grammi di marijuana ben occultata all’interno della cantina.

La Corte dei Conti dichiara il comune di Cosenza in dissesto finanziario

Palazzo dei Bruzi CosenzaLe Sezione Riunite della Corte dei Conti hanno dichiarato il dissesto finanziario del comune di Cosenza. I giudici della suprema Corte hanno confermato la deliberazione emessa dalla Sezione Regionale emessa nel luglio scorso.

“Gli sforzi compiuti per ripianare il deficit – spiega una nota di Palazzo dei Bruzi con cui è stata data la notizia -, e i debiti ereditati dal passato e che l’Amministrazione Occhiuto aveva di fronte già all’insediamento nel 2011, attraverso un piano di riequilibrio pluriennale, non sono stati reputati sufficienti per il miglioramento dei conti comunali il cui stato di dissesto fu certificato dalla deliberazione della Corte dei Conti n. 97 del 2012 a seguito dell’esame del conto consuntivo del 2010″.

Come è noto – prosegue l’amministrazione comunale di Cosenza – l’Ente è stato gestito nel corso di tutto il mandato del sindaco Occhiuto in una situazione di pre-dissesto che rappresenta nella sostanza una forma alternativa di ripianamento che era stata intrapresa per far fronte alla situazione ereditata di conclamata deficitarietà”.

” Nonostante l’impegno profuso in termini di taglio della spesa e di riduzione dalla mole debitoria, la sofferenza finanziaria dovuta al non raggiungimento degli obiettivi di riscossione che erano stati prefissati ha determinato la sostanziale conferma del dissesto dichiarato nel 2012″.

“I numeri presentati alle Sezioni Riunite della Corte dei Conti – prosegue la nota -, accompagnati con i relativi documenti contabili, hanno comunque certificato il miglioramento dei dati contabili rispetto al 2010. Tale miglioramento non è stato però ritenuto idoneo ad evitare il dissesto”.

Per il comune “È importante sottolineare che essendo il Comune di Cosenza già in pre-dissesto (nella pratica, per dirla con parole semplici, il pre-dissesto è una forma lieve di dissesto) non vi sarà alcuna conseguenza per i cittadini soprattutto in materia tributaria essendo le aliquote già stabilite nella massima misura sin dall’anno 2010”.

“Il dissesto prevede esclusivamente la gestione straordinaria delle passività al 31.12.2018 non influendo sulla gestione ordinaria dell’Ente che dovrà comunque continuare nell’ottica di riduzione della spesa e miglioramento delle riscossioni per il miglioramento dei conti”, chiude la nota del comune.

Lieve malore per Salvini. Già dimesso, sta bene ed è in Umbria

Matteo Salvini parla coi giornalisti in Umbria

Il leader della Lega Matteo Salvini ha avuto questa mattina un lieve malore, ma è stato subito assistito in ospedale e dimesso poco dopo. Ora le sue condizioni sono buone.

Salvini stava per raggiungere Trieste per partecipare ai funerali dei due agenti uccisi quando ha avuto un malore che gli è stato successivamente diagnosticato come una colica all’ospedale di Monfalcone (Gorizia), dove è stato subito portato. Assistito dai sanitari è stato dimesso poco dopo.

Il leader della Lega tranquillizza: “Sto bene, grazie a tutti per affetto e vicinanza”
Dopo che si è sparsa la notizia del malore del leader della Lega sono stati migliaia i messaggi di vicinanza sui social di elettori e simpatizzanti leghisti.

“Amici, – scrive Salvini su Fb – volevo ringraziarvi di cuore per tutti i messaggi che mi avete inviato e rassicurarvi: questa mattina ho avuto una piccola colica, niente di grave! Sto bene e sono già in viaggio per l’Umbria”.

“Questo inconveniente – spiega – mi ha però impedito di partecipare a Trieste ai funerali di Pierluigi e Matteo. Ci tenevo e sono molto dispiaciuto: a questi eroi ancora il mio pensiero e la mia preghiera, un abbraccio alle loro famiglie, alla Polizia di Stato e a tutti coloro che indossando una divisa difendono ogni giorno la sicurezza degli italiani a rischio della loro vita”.

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