8 Ottobre 2024

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Financial Times: Conte lavorò su fondo poi indagato dal Vaticano

Financial Times: Conte lavorò su fondo poi indagato dal Vaticano

“Un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano al centro di un’indagine sulla corruzione finanziaria era alla base di un gruppo di investitori che assunse Giuseppe Conte per lavorare ad un accordo” poco prima che diventasse presidente del Consiglio. E’ quanto rivela, sulla sua edizione online, il Financial Times. Il collegamento, contenuto in alcuni documenti esaminati dal Ft, “probabilmente attirerà un ulteriore esame sull’attività finanziaria del Segretariato di Stato vaticano, la potente burocrazia centrale della Santa Sede, che è oggetto di un’indagine interna su transazioni finanziarie sospette”, si legge sull’articolo.

“Nel maggio 2018 – scrive il foglio della City – Conte è stato ingaggiato per una consulenza legale dal gruppo Fiber 4.0. il cui principale investitore è l’Athena Global Opportunities Fund, fondo sostenuto interamente per 200 milioni di dollari dal Segretariato di Stato Vaticano e gestito da Raffaele Mincione”.

Il fondo in quel periodo, “era impegnata in una battaglia per il controllo della compagnia di telecomunicazioni italiana Retelit, ricorda il Ft. Il fondo, tuttavia, non ne ottenne il controllo perché gli azionisti a Mincione, preferirono due investitori stranieri: la tedesca Shareholder Value Management e la compagnia di telecomunicazioni libica. E Conte, nel suo parere legale del 14 maggio, ottenuto dal Ft, scrisse che il “voto” degli azionisti “poteva essere annullato se Retelit fosse stata collocata sotto le regole del golden power, che permettono al governo italiano di stoppare il controllo straniero di compagnie considerati strategiche a a livello nazionale”, spiega il quotidiano britannico.

Palazzo Chigi: “Articolo Ft? Nessun conflitto interesse Conte”
“Quanto ai fatti riferiti dal Financial Times si precisa che Conte ha reso solo un parere legale e non era a conoscenza e non era tenuto a conoscere il fatto che alcuni investitori facessero riferimento ad un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano e oggi al centro di un’indagine”. Così una nota della presidenza del Consiglio sull’articolo del Financial Times che scrive come Conte, nel maggio del 2018, fornì un parere legale per la società Fiber 4.0, posseduta da un fondo di investimento sottoposto a un’indagine del Vaticano.

“Nei primi giorni del maggio 2018 l’allora avvocato Conte ha ricevuto dalla società Fiber 4.0 l’incarico di scrivere un parere pro veritate circa il possibile esercizio, da parte del governo, dei poteri di golden Power nei confronti della società Retelit. In quel momento, ovviamente, nessuno poteva immaginare che, poche settimane dopo, un governo presieduto dallo stesso Conte sarebbe stato chiamato a pronunciarsi proprio sulla specifica questione oggetto del parere”, si legge nella nota della presidenza del Consiglio. “Per evitare ogni possibile conflitto di interesse, il presidente Conte si è astenuto anche formalmente da ogni decisione circa l’esercizio della golden Power. In particolare non ha preso parte al Consiglio dei Ministri del 7 giugno 2018 (nel corso del quale è stato deliberato l’esercizio dei poteri di golden Power), astenendosi formalmente e sostanzialmente da qualunque valutazione. Si fa presente che in quell’occasione il presidente Conte era impegnato in Canada per il G7. Pertanto non esiste nessun conflitto di interesse, rischio questo che peraltro era già stato paventato all’epoca da alcuni quotidiani. La circostanza era stata già chiarita e, in particolare, era stato già chiarito che Conte non ha mai incontrato né conosciuto il sig. Mincione”, conclude la nota. (Ansa)

Chi è Donatella Tesei, nuova governatrice della Regione Umbria

Donatella Tesei

Nata a Foligno 61 anni fa, la nuova governatrice dell’Umbria, Donatella Tesei, è sposata e ha due figli. Laureata in Giurisprudenza, è avvocato con patrocinio in Cassazione. Alle elezioni politiche del 2018, Tesei è stata eletta in quota Lega senatrice della Repubblica nel collegio uninominale di Terni, dove a ottenuto il 38,55% dei consensi. In seguito è stata nominata presidente della Quarta Commissione Difesa di Palazzo Madama.

La sua prima volta in politica risale al 2009 quando venne eletta sindaco di Montefalco (centro dove vive in provincia di Perugia), con il 45,5%, supportata da una lista civica. E’ stata poi rieletta per un’altra volta.

A volere fortemente la sua candidatura in Umbria, dopo il terremoto giudiziario che ha portato alle dimissioni dell’ex presidente Marini, è stato Matteo Salvini che per lei in questi mesi di campagna elettorale è stato presente a giorni alterni in Umbria.

Oggi il trionfo della Tesei che per Lega (e Centrodestra) conquista per la prima volta una regione che per mezzo secolo è stata amministrata dalla sinistra.

Donatella Tesei – è scritto sul suo sito – è membro del consiglio di amministrazione della Bonifica umbra, coordinatore regionale delle Città del Vino dell’Umbria, vice presidente nazionale dell’associazione Città per la fraternità e consigliere del Gal Valle Umbra e Sibillini. “Ho sempre vissuto in Umbria”.

“Dal liceo classico alla laurea in Giurisprudenza a Perugia – si legge ancora -, dalle esperienze professionali come avvocato ai successivi incarichi professionali. Sotto i miei occhi ho visto la mia terra impoverirsi e una burocrazia asfissiante soffocare imprese e realtà commerciali. Mi considero una donna pragmatica, più attenta ai fatti che alle parole”. Come candidata presidente della Regione è stata sostenuta da cinque liste: Lega Salvini Umbria, Giorgia Meloni per Tesei, Forza Italia Berlusconi per Tesei, Tesei presidente per l’Umbria Civica presidente.

Regionali in Umbria, Tesei (Lega) verso il trionfo. Flop clamoroso di M5s-PD

Donatella Tesei, del Centrodestra, si avvia ad essere la nuova governatrice della Regione Umbria. E’ questa l’indicazione dei primi exit poll dopo la chiusura dei seggi. Dai primi dati emerge un nettissimo vantaggio della coalizione guidata da Matteo Salvini, con una percentuale parziale tra il 56 e il 60%.

Flop clamoroso invece per il “patto civico” targato M5s e Pd. Secondo i primi dati Vincenzo Bianconi, sostenuto da cinque liste, tra cui quelle che hanno dato vita al governo giallorosso, al momento sarebbe tra il 35 e il 39%. Bisogna attendere ora le proiezioni se confermano la tendenza, dato che gli exit poll vengono dati dagli istituti con una forbice di 2 o tre punti.

L’affluenza è stata maggiore di cinque anni fa. Alle 12 di domenica ha infatti votato il 19,55% degli aventi diritto contro il 15,39% del 2015. Alle ore 19 nei 92 comuni ha votato 52,8% rispetto alla precedente del quasi 40 percento.

Il leader della Lega Matteo Salvini definisce questi primi dati come una “storica impresa”. C’è attesa per le prime proiezioni. Le elezioni in Umbria, se le proporzioni della vittoria della Lega sono confermate danno un “forte segnale” al governo Conte, schierato negli ultimi giorni, premier in primis, nella rush finale nel sostegno incondizionato a Bianconi.

Boom della Lega in Umbria: 38,5%. Tracollo del M5s all’8.6%, malissimo il PD al 19%
Dalle prime proiezioni si ha un dato clamoroso in Umbria, più di quanto si aspettasse il centrodestra: Nei voti di lista la Lega di Matteo Salvini secondo i primi dati ottiene il 38,5%; Fratelli d’Italia l’11%, Forza Italia il 5,8 percento; Tesei presidente il 3,9, l’ultima lista il 2.8%.

Nel patto civico il PD riesce a resistere e racimola il 19%, nonostante un crollo di diversi punti rispetto a cinque anni fa. Il M5S, sempre secondo i primi dati, precipita all’8.6%.

Tentano il furto di un autocarro, 4 arresti a Cosenza

questura di cosenzaQuattro persone di Cosenza, tra i 20 e i 33 anni, tutte con precedenti, sono state arrestate e poste ai domiciliari dalla Polizia con l’accusa di furto aggravato.

I quattro, ieri mattina sono stati sorpresi in via Marconi mentre tentavano di rubare un autocarro. Secondo quanto ricostruito, uno di loro ha atteso che il proprietario del mezzo entrasse in un bar per prendere un caffè. Una volta che l’uomo è entrato nel locale il “palo” ha dato il via libera ai complici per rubare il mezzo. Probabilmente lo avevano appostato da giorni, studiando le abitudini.

I tre topi d’auto, dopo il via del complice, sono saliti a bordo e hanno tentato di metterlo in moto utilizzando una centralina elettronica rubata già in loro possesso, dello stesso tipo del mezzo da asportare. Ma è arrivata prima la Polizia.

Alla vista di una pattuglia, in servizio nella zona, i quattro giovani sono subito scesi dal mezzo per darsi alla fuga ma sono stati subito bloccati e ammanettati dagli agenti del Questore Giovanna Petrocca.

Gli arrestati sono ora in attesa del processo per direttissima. Dovranno rispondere del furto della centralina e del tentato furto del mezzo, tutti reati aggravati.

Regionali in Umbria, alta l’affluenza. Alle 19 ha votato quasi il 53%

Cresce l’affluenza alle elezioni regionali in Umbria. Alle ore 19 il 52,6% degli aventi diritto hanno espresso la propria preferenza negli oltre mille seggi sparsi per la regione. Un dato maggiore di quasi il 13 percento rispetto alle passate elezioni del 2015 quando alla stessa ora votò il 39,92%.

I due competitor principali, Donatella Tesei (Centrodestra) e Vincenzo Bianconi (Pd-M5s) hanno votato in mattinata, come del resto gli altri sei candidati alla presidenza. A Mezzogiorno la percentuale dei votanti è stata maggiore di 4 punti rispetto al 2015.

Si potrà votare fino alle 23. Sono in tutto 703.595 gli elettori aventi diritto. Le elezioni nella regione sono anticipate dopo lo scandalo nella sanità che ha portato alle dimissioni dell’ex presidente Catiuscia Marini, del PD.

A contendersi la poltrona di governatore 8 aspiranti: Donatella Tesei, sostenuta dal Centrodestra con 5 liste (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Tesei presidente e un’altra civica); Vincenzo Bianconi, sostenuto dal PD-M5s con altre tre civiche; poi Claudio Ricci, sostenuto dalla sua lista “Ricci presidente”, più altre due; Emiliano Camuzzi (Potere al Popolo-Pci), Marina Carletti (Riconquistare l’Italia); Antonio Pappalardo (Gilet Arancioni); Rossano Rubicondi (Partito Comunista) e Giuseppe Cirillo (Buone Maniere).

Ruba un cellulare e aggredisce i carabinieri, arrestato

carabinieri catanzaro soveratoHa rubato un cellulare dall’interno di un furgone e poi, quando sono arrivati i carabinieri, li ha aggrediti. E’ l’accusa mossa a G.L., di 52 anni, di Catanzaro, già noto alle forze dell’ordine, che è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Soverato.

I militari sono intervenuti dopo una chiamata al 112 che segnalava la presenza di un uomo che aveva rubato un telefono cellulare da un furgone in sosta. L’uomo è stato rintracciato nei pressi della stazione ferroviaria di Soverato e nonostante l’atteggiamento minaccioso e i numerosi tentativi di divincolarsi, lo hanno perquisito, trovando il cellulare.

L’uomo è stato pertanto arrestato per furto aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. Il Tribunale ha convalidato l’arresto, disponendo la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Aveva in casa fucili e munizioni, arrestato

I carabinieri delle Stazioni di Crotone e Scandale, coadiuvati dal personale della S.I.O. Battaglione Carabinieri Calabria di Vibo Valentia, hanno arrestato e posto ai domiciliari un 45enne di Scandale per il possesso di fucili e munizioni.

Nel corso di una perquisizione nella sua abitazione, i militari hanno trovato un fucile cal. 12 ed un fucile ad aria compressa, entrambi con matricola abrasa, 15 cartucce cal. 12 e 750 pallini per aria compressa.

Durante il controllo, inoltre, i carabinieri hanno accertato la sottrazione fraudolenta di energia elettrica da parte dell’uomo, mediante un collegamento diretto ad una cabina della rete “E-Distribuzione”.

Terrorismo, Trump annuncia la bufala del secolo: “Ucciso al-Baghdadi”

Abu Bakr al-Baghdadi

Il leader dell’Isis Abu Nakr al-Baghdadi si sarebbe ucciso in Siria dopo presunte pressioni di un raid militare americano nel nord est della Siria. Ad annunciarlo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il califfo, secondo quanto detto dal presidente Usa, era in Siria, al confine con la Turchia insieme alla sua famiglia.

Al-Baghdadi si sarebbe fatto saltare in aria con una cintura esplosiva e ha ucciso tre dei suoi figli che erano con lui, annuncia Trump, che ha riferito di aver visto “in diretta” il blitz contro al Baghdadi nella Situation Room della Casa Bianca.

Il leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi, ha detto ancora Trump, “era un uomo malato e depravato, violento ed è morto come un codardo, come un cane, correndo e piangendo”, evidenzia il tycoon aggiungendo che “ora il mondo è un posto più sicuro”.

“Questo raid è stato impeccabile ed è stato reso possibile grazie all’aiuto della Russia, Siria, Turchia e Iraq e anche dei curdi siriani. Tutti ci hanno dato informazioni utili, soprattutto i curdi. E la Turchia era a conoscenza dell’operazione”.

“Il leader dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi è stato in fuga per anni ma sotto la mia direzione abbiamo distrutto il suo Califfato. Continueremo a perseguire i terroristi. I terroristi non devono mai dormire tranquilli perché devono sapere che noi siamo qui per catturarli e ucciderli. Non possono sfuggire al loro destino né al giudizio finale di Dio”. Per accertare se sia o meno il califfo ora c’è solo la prova del Dna.

I dubbi sull’uccisione di al-Baghdadi
Ma sono in molti a non credere nell’annuncio di Trump. Al-Baghdadi è stato dato per morto dagli Usa almeno una decina di volte, come fu per Osama bin Laden, poi dato per morto in circostanze molto misteriose che nessuno ha mai saputo. L’unica presunta testimonianza era stata una clip con riprese da lontano che mostrava un corpo coperto essere lanciato in mare da una nave Usa.

Cosa ci facesse al Baghdadi lontanissimo dal suo Iraq, non è ancora dato sapere dal momento che il califfo era l’uomo più ricercato del pianeta e non era solito fare il “turista”. Non solo: il califfo era facilmente riconoscibile in particolare in un’area sensibilissima come quella al confine siriano con la Turchia dove ci sono le forze militari turche, a meno di una missione suicida; alcuni osservatori sul web negano questa ipotesi. Il califfo era molto lucido e manteneva stretto il comando dei suoi miliziani terroristi islamici. Gli Usa lo avevano dato per morto altre volte, e per tutti i casi sono poi spuntati fuori audio-video in cui il califfo smentiva pubblicamente il Pentagono.

C’è chi fa notare che tre leader del terrorismo islamico, al-Zarqawi, bin Laden, e ora al-Baghdadi sono stati dati per morti alla vigilia di importanti elezioni presidenziali Usa, ossia da Bush, Obama e ora Trump. Se per una volta può apparire una coincidenza, per tre volte sembra una consuetudine di voler mettere il “sigillo” di buona amministrazione in politica estera, sopratutto dopo il massacro dell’11 Settembre. Il terrorismo islamico viene infatti percepito dagli americani come un grande nemico e come una priorità da affrontare.

Se è vero che esultano paesi arabi, turchi, curdi, russi e tutto l’occidente è anche vero che la trasparenza di queste operazioni a cui gli Usa ci hanno abituato, lasciano più di qualche perplessità, non fosse per la propaganda pre-elettorale (tra qualche mese negli Stati uniti si rivota per le presidenziali).

Lo chiamano il califfo dalle sette vite. Abu Bakr al-Baghdadi nel 2002 era stato imprigionato dagli Stati Uniti in Iraq durante la seconda invasione degli Usa nel paese mediorientale che fu d Saddam Hussein. Rilasciato dopo due anni, il Pentagono giustificò la sua liberazione perché era “terrorista di scarso spessore e pericolosità”. Nel 2014 venne proclamato Califfo dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), una variante di Isis, ed entrambe accomunate in Daesh.

Il ministero della difesa turco fa sapere, tramite l’agenzia di stampa Anadolu, che “la Turchia ha scambiato informazioni e si è coordinata con gli Stati Uniti prima dell’operazione americana per uccidere il capo dell’Isis nel nord della Siria”.

Insomma, il Califfo secondo Gli Stati Uniti ora è morto, domani tutta la stampa mondiale darà ampio spazio alll’incursione Usa in Siria e tutto il mondo sarà più al sicuro, mentre il tycoon spera con questa mossa di incassare credito interno per riconquistare la Casa Bianca nel 2020.

Germania, nelle elezioni in Turingia la destra Afd raddoppia: al 24%

Nelle elezioni regionali in Turingia, in Germania, la destra dell’Afd (Alternative fuer Deutschland) ha più che raddoppiato i consensi volando al 24%. Primo partito con il 29,5% diventerebbe la Sinistra (Linke, ex comunisti), mentre l’Unione cristiano-democratica (Cdu) della cancelliera Angela Merkel registrerebbe il peggior risultato di sempre nella regione col 22,5% (-11 punti): è quanto prevedono gli exit poll pubblicati dal primo canale pubblico tedesco Ard sulla tornata elettorale svoltasi oggi nel piccolo Land orientale.

Per la Cdu – che ha raccolto il 21,8% delle preferenze, oltre dieci punti percentuali in meno rispetto alle ultime elezioni (33,5%) – come per la Spd, all’8,2%, contro il 12,4% del 2014, si tratta del peggior risultato ottenuto in voto regionale. Superano la soglia di sbarramento Verdi e liberali della Fdp, con il 5,2% e il 5% rispettivamente. La partecipazione al voto è stata del 64,9%.

Il risultato indica che i partiti finora al governo, Linke, Spd e Verdi hanno perso la maggioranza nell’assemblea di 90 seggi. L’allargamento della coalizione alla Fdp è stato escluso da quest’ultima almeno nei primi commenti rilasciati ieri sera dal candidato liberale Thomas Kemmerich. Anche le altre combinazioni numericamente possibili sono improbabili o più difficili politicamente e sono comunque state escluse prima del voto: Linke e Cdu (50 seggi), Linke e Afd (51).

Matteo Salvini si congratula coi colleghi dell’Afd

“L’Europa sta votando. Ieri si è votato in Turingia, in Germania. E lì i nostri alleati tedeschi che i giornali italiani rappresentano come nazisti ed estremisti, hanno preso tre volte i voti dei moderati della Merkel“, ha detto Matteo Salvini commentando i risultati delle regionali in Turingia, Germania.

“I giornalisti italiani – ha aggiunto – devono cominciare a farsi la domanda se l’Europa sta impazzendo, l’Italia e l’Umbria stanno impazzendo, oppure non sono tutti brutti, cattivi razzisti e fascisti, ma c’è semplicemente c’è voglio di lavoro bisogno di cambiare le regole. Continuano a dialogare con tutti ma siamo fermi nella nostra volontà di cambiare l’Europa”.

Decreto fiscale, aumentano le tasse. Mattarella firma. Carcere a evasori

Lotta all’evasione e non solo: vede la luce il decreto fiscale e porta in dote 6,5 miliardi di maggior gettito. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il provvedimento che, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, porta molte novità nella vita degli italiani.

Cala la soglia del contante e aumentano gli anni di carcere per gli evasori per i quali scende anche la soglia per far scattare le manette; una forte spinta all’uso dei pagamenti con la carta, attraverso una doppia lotteria degli scontrini, una per i consumatori e l’altra per i negozianti, finanziata con 45 milioni di euro.

In 60 articoli sono contenute alcune delle misure ‘principe’ della manovra. Non ci sono però le nuove tasse su bibite gassate e plastica ma nemmeno il “premio della Befana” per chi paga con la carta da luglio e lo stop all’aumento Iva: sono provvedimenti attesi nella Legge di Bilancio.

Salta anche la norma che dava accesso ai fondi della cooperazione anche da parte delle imprese operanti nel settore della difesa. Arriva invece una riduzione del secondo acconto di Irpef-Irap-Ires della dichiarazioni per le partite Iva che applicano gli Isa (gli indici che hanno sostituito gli studi di settore), che da sola sposta 1,5 miliardi dal 2019 al saldo del 2020.

C’è anche qualche semplificazione, come la precompilata Iva calendarizzata per il 2021. Ma sul ‘treno veloce’ del decreto prendono posto anche il rifinanziamento da 400 miliardi per l’Alitalia che vuole accompagnare l’ultimo tratto della cessione della compagnia, le attese regole sui seggiolini antiabbandono e un taglio immediato da 3 miliardi per le spese dei ministeri.

L’operazione ‘culturale’ più importante riguarda l’uso del contante. Si vuole limitarne l’uso per consentire la tracciabilità dei pagamenti e quindi rendere più difficile nascondere i guadagni. Il tetto al cash scende a 2.000 euro dal prossimo luglio e poi a 1.000 euro dal gennaio 2022.

C’è poi una spinta all’utilizzo delle carte di pagamento: per i piccoli commercianti si prevede da luglio un credito d’imposta del 30% sulle commissioni pagate per i pos. In sostanza una partita di giro. Le banche avrebbero infatti rifiutato di abbassare le commissioni, quindi a pagare queste operazioni sarà sempre lo Stato.

Un punto quello dei costi delle carte sul quale il governo sta ancora lavorando. Di certo si scommette sulla passione degli italiani per i giochi: c’è l’attuazione da gennaio della prevista della lotteria degli scontrini – 45 milioni di premi – con sanzioni fino a 500euro per i commercianti che si rifiuteranno di mettere il codice fiscale nei tagliandi di pagamento.

E’ di 30 euro più il 4% del valore dell’acquisto, invece, la nuova multa per chi non accetta le carte di pagamento. Il ‘cuore’ del provvedimento, più tecnico e ostico da sintetizzare, è quello della lotta all’evasione. Garantirebbe 3 miliardi del gettito previsto.

Scatta alla conversione del decreto un aumento delle pene, con una riduzione delle soglie che fanno scattare il carcere e un aumento degli anni di detenzione: ad esempio si passa da un massimo di 6 ad uno di 8 anni se si superano i 100 mila euro con una dichiarazione fraudolenta.

Prevista poi la confisca, anche di quote societarie, per le società che non versano le tasse dovute. Una stretta arriva sul settore dei carburanti, una filiera che – racconta l’ultimo rapporto sull’evasione fiscale – vede letteralmente evaporare una parte del gettito che invece dovrebbe alimentare le casse dello Stato.

Qualche paletto normativo viene fissato sui subappalti e sull’importazione parallela di auto, nonché sulle compensazioni indebite tra crediti e debiti fiscali. Si chiarisce poi che va pagata l’Imu sulle piattaforme petrolifere e che si applica l’Iva sulle lezioni di scuola guida.

Poliziotti uccisi, il killer dominicano aggredisce agenti in carcere

Alejandro Augusto Stephan Meran

Alejandro Augusto Stephan Meran, il 29enne di origini dominicane accusato di aver ucciso gli agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego nella sparatoria avvenuta in Questura a Trieste lo scorso 4 ottobre, avrebbe dato in escandescenze in carcere mentre si trovava nei pressi delle docce, brandendo anche bastoni e minacciando gli agenti della Polizia penitenziaria che sarebbero intervenuti per calmarlo.

Uno di loro avrebbe riportato contusioni. Una segnalazione dell’accaduto è pervenuta alla Procura. Secondo una prima ricostruzione fornita dal Tg Rai Friuli Venezia Giulia, ieri Meran avrebbe anche tentato di scagliare una lavatrice contro gli agenti. L’uomo è stato bloccato e immobilizzato. L’agente che ha riportato ferite è stato medicato al pronto soccorso.

A riferire dei momenti di “terrore”, sono alcuni operatori citati dal Messaggero. Scene di follia – spiegano – con Alejandro che agitando bastoni minacciava gli agenti intervenuti per calmarlo, fino a ferirne due lievemente. Tanto che una segnalazione dell’accaduto è pervenuta alla Procura. Dopo aver chiesto di potersi lavare ed essere uscito dalla cella dirigendosi verso la doccia, Alejandro è tornato indietro urlando “voglio uscire”.

NON VI AVVICINATE O VI COLPISCO
Poi la sua rabbia si è trasformata in una reazione violenta e di forza. Prima l’uomo ha trascinato la lavatrice del reparto, cercando di scagliarla contro gli agenti della penitenziaria, per poi rincorrerli brandendo due bastoni di legno, ricavati rompendo una scopa. “Non vi avvicinate o vi colpisco”. Una volta messi in sicurezza con scudi, caschi e manganelli, la polizia, con l’aiuto di un agente che conosceva la lingua spagnola, ha avviato una prima trattativa con l’uomo per farlo desistere.

Si vota in Umbria, seggi aperti per oltre 700 mila elettori

elezioni regionaliE’ arrivato il giorno delle elezioni in Umbria. I seggi si sono aperti alle 7 di stamattina e chiuderanno alle ore 23 di stasera. Alle urne sono chiamati 703.595 elettori aventi diritto che esprimeranno il loro voto in 1.005 seggi sparsi in tutta la regione. Alla chiusura inizierà lo spoglio delle schede.

A contendersi la poltrona di governatore 8 aspiranti: Donatella Tesei, sostenuta dal Centrodestra con 5 liste (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Tesei presidente e un’altra civica); Vincenzo Bianconi, sostenuto dal PD-M5s con altre tre civiche; poi Claudio Ricci, sostenuto dalla sua lista “Ricci presidente”, più altre due; Emiliano Camuzzi (Potere al Popolo-Pci), Marina Carletti (Riconquistare l’Italia); Antonio Pappalardo (Gilet Arancioni); Rossano Rubicondi (Partito Comunista) e Giuseppe Cirillo (Buone Maniere).

In Umbria si va alle elezioni anticipate per via dello scandalo sulla sanità. Su denunce dei Cinquestelle scattò una inchiesta della magistratura che culminò con l’arresto di alcuni esponenti apicali del PD e la governatrice dem Catiuscia Marini, indagata nell’inchiesta, si dimise.

Da settembre c’è stata una lunga e accesa campagna elettorale, in particolare da parte  di Matteo Salvini, che ha girato in lungo e in largo la regione. Il leader della Lega ritiene che questa tornata rappresenti un test nazionale per il governo.

il fac-simile delle elezioni regionali in Umbria

Passpartout, chiesto il processo per Oliverio, Occhiuto e Adamo

Mario Occhiuto Mario Oliverio
Mario Occhiuto e Mario Oliverio in una foto d’archivio

La Procura della Repubblica di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio del presidente della Regione Calabria Mario Oliverio (Pd), del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto (FI), dell’ex consigliere regionale del Pd Nicola Adamo e di altre 17 persone tra politici, dirigenti regionali, tecnici e imprenditori, nell’ambito dell’inchiesta Passpartout.

Le accuse, a vario titolo, sono associazione a delinquere, frode nelle pubbliche forniture, turbative d’asta, corruzione e traffico di influenze illecite in relazione ad alcuni appalti. L’udienza dal gup è fissata per il prossimo 13 dicembre.

Secondo l’ipotesi accusatoria, alcuni degli imputati facevano parte di un’associazione a delinquere – l’accusa non riguarda Occhiuto – che, nei rispettivi ruoli politici, amministrativi, istituzionali ed imprenditoriali, si muoveva con lo scopo di orientare in proprio favore le attività connesse alla opere pubbliche, e “commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione”.

Di questa organizzazione, secondo l’accusa, Oliverio e Adamo erano i promotori. Accusa in parte ridimensionata dal gip che, nella fase delle indagini preliminari, esaminando una richiesta di sospensione dai pubblici uffici per altri indagati, nel maggio
scorso aveva affermato che gli indagati sembrano agire in virtù di “una prassi generalmente accettata”, gestendo “in chiave opportunistica le dinamiche politiche” ma “manca la dimostrazione del fatto che abbiano agito in forza di un vincolo di natura associativa”.

La Procura, comunque, va avanti per la propria strada ed ora sarà un altro giudice a valutare le accuse e decidere se Oliverio, Occhiuto e tutti gli altri, dovranno andare a processo.

L’altra tegola giudiziaria su Oliverio e Adamo
Oliverio e Adamo sono già coinvolti in altri filoni dell’inchiesta “Lande desolate” della DDA di Catanzaro che nei mesi scorsi è culminata con arresti e misure alternative, tra cui il governatore costretto per mesi nel suo paese. In particolare Adamo, Oliverio e la parlamentare Pd Bruno Bossio sono indagati per corruzione in merito alla realizzazione di piazza Bilotti a Cosenza. Stesse accuse mosse per il sindaco di Cosenza indagato nella stessa inchiesta.  Leggi

Tra gli indagati risulta anche Luca Morrone, ex FI, figlio del consigliere regionale Ennio, nel 2016 protagonista della sfiducia al sindaco di Cosenza Mario Occhiuto fatto decadere dopo le dimissioni di 17 consiglieri comunali.

Secondo l’accusa, Morrone, allora presidente del Consiglio comunale espressione della maggioranza, appose la firma decisiva per mandare a casa il sindaco non per motivi politici ma per interessi personali. Morrone avrebbe accettato in cambio dai coindagati Oliverio e Adamo di divenire vicesindaco di Cosenza qualora avesse vinto il centrosinistra. In realtà, poì, vinse al primo turno il candidato del centrodestra Occhiuto.

Serie B, il Crotone batte il Venezia 3-2 e balza in testa alla classifica

Il Crotone batte anche il Venezia 3-2 ottenendo la testa della classifica della Serie B.  Rispetto all’ultima gara contro il Pisa, mister Stroppa, che oggi ha festeggiato la 100ª vittoria tra i professionisti, è costretto a fare a meno dello squalificato Gigliotti ma recupera a pieno regime Spolli che si piazza al centro della difesa con Marrone che si posiziona sul centro destra. Gli squali partono come al solito ottimamente ma questa volta a sbloccare il risultato sono gli ospiti, al 10’, con Aramu: il numero 10 ospite inizialmente resta a terra dopo uno scontro con Cordaz, ma quando la palla si riavvicina dalle sue parti si rialza e facilmente deposita in rete.

La reazione dei pitagorici è immediata e si ferma sul palo colpito da Golemic su punizione di Barberis. Al 26’ Marrone esce per problemi fisici e viene sostituito da Cuomo. I rossoblù ingranano la marcia alla ricerca dell’uno ad uno, gol che arriva al minuto 35 grazie al colpo di testa vincente di Simy su corner dalla destra di Barberis.

Nella ripresa, al 55’, Simy fa esplodere di gioia lo Scida con un gran gol: Crociata porta palla centralmente e serve sulla destra Molina, cross al centro è fantastica girata al volo del bomber nigeriano per il due ad uno. Squali che ottenuto il vantaggio sfiorano anche la terza rete, ma al 68’ i lagunari trovano il pareggio con un gran gol al volo di Capello su sponda, con presunto fallo, di Bocalon. Si gioca a ritmi alti, i padroni di casa ci credono e trovano il nuovo vantaggio a 6 minuti dal termine con Golemic, che su un calcio da fermo dalla destra trova il tempo giusto e trafigge Lezzerini siglando il secondo gol consecutivo nelle ultime due gare.

Con questo successo, gli squali ottengono il quinto risultato utile consecutivo in campionato, la quarta vittoria nelle ultime 5 gare, e hanno anche la miglior difesa del torneo insieme al Benevento. Numeri da grande squadra. 

IL TABELLINO

CROTONE: Cordaz; Marrone (26’ Cuomo), Spolli, Golemic; Molina (63’ Mustacchio), Benali, Barberis, Crociata (80’ Zanellato), Mazzotta; Messias, Simy. A disp: Festa (GK), Figliuzzi (GK), Bellodi, Rodio, Rutten, Gomelt, Vido, Nalini. All. Stroppa

VENEZIA: Lezzerini; Fiordaliso, Modolo, Cremonesi, Ceccaroni; Maleh (82’ Zuculini), Fiordilino, Lollo (88’ Di Mariano); Aramu; Montalto (59’ Bocalon), Capello. A disp: Bertinato, Casale, Simeoni, Lakicevic, Vacca, Suciu, Caligara, Gavioli, Zigoni. All. Dionisi

Arbitro: Sozza di Seregno

Reti: 10’ Aramu (V), 35’ e 55’ Simy (C), 68’ Capello (V), 84’ Golemic (C)

Ammoniti: Crociata (C), Capello (V), Lollo (V), Zuculini (V)

 

Serie B, Cosenza-Chievo 1-1

Nona giornata di campionato in serie B. Non si sblocca il Cosenza al “San Vito-Marulla”. Anche con il Chievo Verona finisce in parità, anche se non è ovviamente un risultato da buttar via contro i forti scaligeri allenati da mister Marcolini.

E’ proprio il Chievo a mettere la freccia all’8′, perla di Salvatore Esposito. Per il Cosenza pareggia il “solito” Mirko Bruccini, 3 reti in 2 gare per il centrocampista goleador. Braglia deve accontentarsi di un altro pari in attesa di tempi migliori anche se i progressi della squadra si sono notati e la sua squadra ha fatto la partita.

Ma c’è bisogno di maggiore cattiveria in avanti. Per il Chievo il punto va oltremodo bene considerato che il Cosenza ha fatto vedere qualcosa in piu’ nei 90′.
Fonte: RTC

IL TABELLINO

COSENZA: Perina; Bittante (36′ st Corsi), Capela, Idda, Legittimo; Bruccini, Kanouté, Sciaudone; Carretta (25′ st Pierini), Rivière (25′ st Litteri), Baez. A disp.: Quintiero, Saracco, Broh, D’Orazio, Machach, Greco, Trovato, Kone. All. Braglia.

CHIEVO: Semper; Dickmann, Cesar, Vaisanen, Cotali (32′ st Frey); Esposito, Obi, Garritano (26′ st Bertagnoli); Pucciarelli (1′ st Segre); Meggiorini, Rodriguez. A disp.: Pavoni, Nardi, Vignato, Nunes Pina, Leverbe, Brivio, Rovaglia, Rigione, Schafer. All. Marcolini.

ARBITRO: Marini di Roma 1 (Soricaro – Ruggieri). IV UOMO: Miele di Nola.

MARCATORI: 8′ pt Esposito (CH), 37′ pt Bruccini (CO).

Tenta di uccidere compagno di cella, nuovi guai per ergastolano

Francesco Olivieri
Francesco Olivieri

Francesco Giuseppe Olivieri, detto “Ciko”, già condannato all’ergastolo per il duplice omicidio in Calabria di Giuseppina Mollese e Michele Valarioti, avvenuto l’11 maggio del 2018 a Nicotera e per il tentato omicidio di altre tre persone a Limbadi, rischia adesso una nuova incriminazione per tentato omicidio.

Al 33enne, e ad altre 4 persone, è stato notificato l’avviso di conclusione indagini per un’aggressione ai danni di un altro detenuto avvenuta nel carcere di Lecce il 24 giugno scorso.

I fatti si sono svolti nel cortile del penitenziario dove Olivieri, insieme – secondo l’accusa – a Michele Portacci (47), di Taranto, Giovanni Mazzo (45) di Lecce, Mohammad Ahmed (18) libico, e Diakhate Alassane (29) della Mauritania, avrebbero spinto Carlo Pastore a terra facendogli battere violentemente la testa sul pavimento al punto da tramortirlo, per poi colpirlo con pugni e calci, sempre alla testa. La vittima è stata ricoverata in stato di coma.

Omicidio Luca Sacchi, fermati due giovani. “Movente droga”. Ma famiglia smentisce

Sono stati fermati i presunti autori dell’omicidio di Luca Sacchi, il 24enne ucciso con un colpo di pistola alla testa mentre tentata di difendere la fidanzata da uno scippo avvenuto subito dopo l’uscita del pub “John Cabot” di via Bartolini, a Roma. L’aggressione mortale è avvenuta sul lato opposto delle strisce pedonali, all’angolo con via Teodoro Mommsen.

Si tratta di due giovani romani, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, entrambi di 21 anni. Ora si trovano in carcere con l’accusa di omicidio volontario in concorso, rapina e porto abusivo di armi. Non è chiaro chi dei due abbia premuto il grilletto.

I giovani arrestati erano stati individuati dopo serrate indagini da parte dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, che hanno consentito di raccogliere elementi a loro carico.

Media: “Movente legato alla droga”, ma fidanzata e famiglia smentiscono
Il movente, dalle prime informazioni che trapelano, sarebbe legato alla droga. Seguendo questa ipotesi, probabilmente i due aggressori avrebbero appostato la coppia all’esterno del pub, forse per un debito o per spacciarla. Ancora non è comunque chiaro. La fidanzata di Luca Sacchi Anastasya ha smentito che il movente sia riconducibile alla droga.

La droga? Non c’entra niente. Luca era lì per guardare il fratellino piccolo che si trovava nel pub”. A parlare ai microfoni del Tg1 è Anastasya Kylemnyk, la fidanzata di Luca Sacchi. “Luca non ha mai incontrato gli spacciatori – ha aggiunto Anastasia -. Non ho visto e sentito nulla. Ho sentito solo la voce di un ragazzo romano e giovane. Mi ha detto ‘dammi sto zaino’. E Luca mi ha protetto come ha sempre fatto: l’ha messo a terra e forse per questo si sono spaventati”.

Intanto la famiglia di Luca Sacchi smentisce le voci secondo cui il ragazzo potesse fare uso di droga. “Prima di donare gli organi, come è stato scelto dalla famiglia – spiega il legale Domenico Pavone – l’ospedale ha effettuato tutti gli accertamenti clinici e tossicologici, che hanno dato esito negati e dunque si è proceduto all’espianto”.
“Luca era un atleta, naturista e salutista – aggiunge il legale per voce dei genitori del ragazzo – e non usava nulla che potesse danneggiare il suo equilibrio sia nell’animo che nel corpo”. La famiglia, per il tramite del legale precisa che Luca non conosceva i due fermati nè aveva mai avuto contatti con loro.

Pistola e mazza, la prima non si trova, il bastone trovato
La pistola
, forse una calibro 38, utilizzata dagli aggressori di Luca Sacchi, non è stata ancora ritrovata. Avevano anche una mazza con cui hanno colpito la ragazza. Il bastone è stato gettato nei campi vicino al Grande Raccordo Anulare. E lì nei pressi dell’uscita per Casal monastero polizia e carabinieri l’hanno trovata e sequestrata.

Temo sia stato mio figlio, forse è coinvolto nell’omicidio di Luca Sacchi, ha fatto una cazzata”. Questo è quanto avrebbe detto la mamma del ragazzo sospettato di avere ucciso con un colpo di pistola il 24enne. La donna si è recata nella tarda serata di ieri in un commissariato accompagnata dall’altro figlio per comunicare i suoi sospetti. Da lì sono poi scattate le indagini dei carabinieri che con la polizia hanno poi bloccato i sospettati. A sparare sarebbe stato un incensurato, il complice avrebbe precedenti per droga.

Le ricerche scattate subito dopo il delitto hanno consentito di individuare e catturare la scorsa notte entrambi i fuggitivi. Del Grosso è stato rintracciato in un Hotel in zona Tor Cervara dove aveva trovato rifugio, mentre Pirino è stato rintracciato sul terrazzo di una palazzina dove si era nascosto, in zona Torpignattara.

Nel corso delle operazioni sono stati recuperati oggetti di interesse investigativo che potrebbero svelare molto di più di quanto si sappia finora. I due, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, dopo le formalità di rito sono stati associati nel carcere di Regina Coeli.

Terremoto di magnitudo 4.4 nel Cosentino, panico ma nessun danno

Un terremoto di magnitudo 4.4 è avvenuto stamane alle ore 6.31 al largo del Tirreno Cosentino. L’epicentro è stato localizzato in mare a circa una trentina di km da Scalea, Santa Maria del Cedro e Diamante; a 84 chilometri da Cosenza.

Secondo i dati dell’istituto di geologia e vulcanologia il sisma (Ingv) il sisma è stato localizzato a 11 km di profondità. Dopo il terremoto principale vi sono state altre 4 scosse di minore intensità, fino a 2.5.

Secondo i primi accertamenti, non ci sono stati danni né a Scalea, né nei centri del circondario, ma la scossa è stata chiaramente avvertita dalla popolazione, fino a Cosenza e nel Catanzarese. Molte le persone che, in preda alla paura, hanno abbandonato le loro case e si sono riversate in strada.

Tante anche le telefonate ai vigili del fuoco, che insieme ai carabinieri ed alla Polizia di Stato, hanno avviato un’ampia attività di ricognizione in tutta l’area dell’Alto Tirreno.

“Dalle verifiche effettuate, il sisma, con epicentro localizzato nel mar Tirreno, risulta avvertito dalla popolazione, ma non sono stati segnalati danni a persone o cose”. Lo riferisce, in un comunicato, il Dipartimento della Protezione civile in relazione al terremoto di magnitudo 4.4 registrato stamattina nel Mare Tirreno al largo di Scalea. Nella nota si aggiunge che “la Sala situazione Italia del Dipartimento si è messa in contatto con le strutture locali del Servizio nazionale della protezione civile”.

La scossa è stata avvertita distintamente anche nella zona del Pollino. Nella zona non si sono registrati danni ma la memoria degli abitanti è tornata alla scossa di magnitudo 5.2 che colpì Mormanno il 26 ottobre del 2012 provocando ingenti danni a infrastrutture e case, e danneggiando anche l’ospedale civile che fu sgomberato e poi ristrutturato con i fondi del sisma. Ancora oggi nella cittadina del Pollino sono in corso i lavori per il ripristino dei luoghi e delle abitazioni. Molti abitanti furono costretti a lasciare le loro abitazioni per cercare nuova collocazione.

La circolazione ferroviaria sulla linea ferroviaria tirrenica tra Sapri e Paola è stata sospesa a scopo precauzionale per consentire ai tecnici di Rfi di verificare le infrastrutture. La società ha predisposto servizi sostitutivi di autobus tra le due stazioni.

Ci sono due sospetti in Questura per l’uccisione di Luca Sacchi

Ci sono due sospettati per la morte di Luca Sacchi, il 24enne ucciso mercoledì sera a Roma con un colpo di pistola sparato dopo una colluttazione avuta con una persona che avrebbe scippato lo zainetto alla fidanzata che era con lui. Luca Sacchi è poi morto ieri mattina in ospedale.

I due sono stati condotti in Questura per essere interrogati. Si tratta di due giovani, probabilmente romani. Gli investigatori sostengono che uno di loro sia l’autore materiale dell’omicidio, mentre l’altro che era con lui avrebbe solo partecipato all’aggressione. Dalle prime informazioni riportate dall’Ansa sembrerebbe che non si sia trattato di una normale rapina, ma che dietro ci possa essere dell’altro.

La coppia era uscita da un pub quando, di fronte al locale tra via Bartolini e via Mommsen, c’è stata l’aggressione poi sfociata nel sangue. I due aggressori, secondo alcune testimonianze, si sarebbero dileguati a bordo di una Smart bianca.

Luca Sacchi è stato centrato alla testa da un colpo di pistola. Trasportato d’urgenza all’ospedale San Giovanni di Roma, ieri mattina non ce l’ha fatta.

Diifende la ragazza da una rapina e viene ucciso. Caccia ai killer

Una foto tratta dal profilo Facebook di Luca Sacchi, il ragazzo ucciso durante una rapina a Roma

E’ morto il ragazzo ferito da un colpo di pistola alla testa mercoledì sera a Roma, dopo aver reagito al tentativo di scippo dello zainetto della fidanzata. Il giovane si chiamava Luca Sacchi, era un personal trainer, avrebbe compiuto 25 anni a febbraio.

Il fatto è accaduto intorno alle 23.30 in via Teodoro Mommsen, in zona Caffarella. E’ caccia ai due rapinatori dileguatisi subito dopo il fattaccio. Secondo alcune testimonianze riportate da alcuni media sarebbero due italiani.

La ricostruzione. I due aggressori hanno avvicinato i due fidanzati alle spalle. La vittima e la ragazza erano in compagnia di due amici quando è avvenuta la rapina culminata in tragedia.
“Eravamo appena usciti dal pub. Mi sono sentita strattonare da dietro, mi hanno detto:” Dacci la borsa”. Gliela stavo consegnando quando mi hanno colpito con una mazza. A questo punto è intervenuto Luca che ha reagito bloccando il ragazzo che mi aveva aggredito, quindi l’altro aggressore gli ha sparato in testa”.
Questo il racconto fornito dalla fidanzata Anastasia, 24 anni, di origini ucraine ma da tempo residente a Roma. Un colpo ha raggiunto anche un vetro del pub vicino, da cui era appena uscita la giovane coppia. Nello zaino ragazza c’erano qualche decina di euro ed effetti personali.

La disperata corsa in ospedale. Quando è stato soccorso dal 118, Luca è apparso subito in condizioni gravissime. Trasportato d’urgenza all’ospedale San Giovanni, è stato sottoposto ad intervento chirurgico ma non ce l’ha fatta. Nello stesso ospedale è stata accompagnata anche la fidanzata per una contusione alla testa.

Le indagini. I due aggressori sarebbero stati visti scappare in auto. Il colpo potrebbe essere stato esploso con un revolver. Sono al vaglio degli investigatori le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza. La procura procede per omicidio volontario.

Lo choc della fidanzata. “Anastasia è sotto choc. L’ho incontrata un attimo. Ha detto che lei era a terra e hanno sparato a Luca davanti ai suoi occhi”, ha raccontato un amico di famiglia di Luca. “E’ sconvolta – prosegue – e’ una tragedia enorme. Luca naturalmente ha reagito. Certo non pensava che tirassero fuori la pistola”.

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