8 Ottobre 2024

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Comunali in Calabria, ballottaggio a Lamezia e Isola Capo Rizzuto

elezioni comunaliGianni Papasso rieletto sindaco a Cassano allo Ionio e ballottaggio a Lamezia Terme e Isola Capo Rizzuto. Sono questi, a spoglio ancora in corso, i risultati che si profilano nei principali tre Comuni calabresi cui ieri si è votato dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose.

A Cassano – 18 sezioni scrutinate su 21 – Papasso, a capo di liste civiche, è al 53% contro il 43% di Francesco Lombardi. Per l’esponente socialista è la terza rielezione.

A Lamezia l’ex sindaco Paolo Mascaro, con 13 sezioni su 78, ha il 35,95% seguito dal promoter Ruggero Pegna (centrodestra senza la Lega, 26,96) e l’imprenditore proprietario del Cosenza Calcio Eugenio Guarascio (centrosinistra 18,85%).

Ballottaggio anche a Isola Capo Rizzuto con Maria Grazia Vittimberga che con 14 sezioni su 15 ha il 43% su Maurizio Piscitelli (34,45). Il doppio turno si svolgerà il prossimo 24 novembre.

Eletti i sindaci di Marina di Gioiosa Ionica (Giuseppe Femia 70,26), Cropani (Raffaele Mercurio 50,10) e Petronà (Vincenzo Bianco 58,98). Restano i commissari a Brancaleone dove, con il solo candidato Silvestro Garofalo, non è stato raggiunto il quorum.

Maltempo, scuole chiuse domani a Catanzaro e Crotone

maltempo al sudScuole chiuse domani a Catanzaro, Crotone e in altri comuni della Calabria per l’allerta arancione diramata dalla Protezione civile regionale per condizioni meteorologiche avverse con precipitazioni diffuse e intense e forti venti valida dalle 12 alle 22 dell’11 novembre.

A disporre la chiusura degli istituti di ogni ordine e grado nel capoluogo è stato il sindaco Sergio Abramo mentre nella città pitagorica l’ordinanza è stata firmata dal vice sindaco della città Benedetto Proto.

Analoga decisione è stata adottata dal sindaco di Borgia (Catanzaro), Elisabeth Sacco, che ha firmato un’ordinanza di chiusura per la giornata di domani di tutte le scuole sul territorio cittadino così come i primi cittadini di altri centri della provincia di Catanzaro.

Auto si ribalta, muore un trentanovenne. Un ferito grave

Un uomo di 39 anni, Michele Gullone, è morto in un incidente stradale autonomo avvenuto sulla strada provinciale 77 a San Costantino Calabro, nel vibonese. L’auto sulla quale viaggiava per cause in corso di accertamento, si è ribaltata. Ferito in modo serio un suo amico che era con la Gullone.

Il trentanovenne, al quale per la gravità delle condizioni, era stata praticata sul posto la rianimazione, è stato trasportato all’ospedale di Vibo Valentia dove è deceduto poco dopo.

Il ferito, di 40 anni, ha riportato vari traumi e dopo essere stato portato nel nosocomio vibonese verrà trasferito nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Catanzaro. Sul posto dove si è verificato l’incidente sono intervenuti i carabinieri e i vigili del fuoco.

Maltempo, arrivano pioggia e vento. Prima nevicata in Sila

Ansa

Pioggia a tratti, non senza ampi sprazzi di sereno, in molte zone della Calabria e prima neve sulle vette della Sila. L’abbassamento delle temperature che si è registrato nella ultime ore nella regione, dopo il caldo anomalo che ha caratterizzato il mese di ottobre, “apre” all’arrivo dei primi fiocchi bianchi nella zona cosentina dell’Altopiano.

E’ il caso delle piste di Camigliatello, a Monte Curcio, a quasi 1.800 metri di altitudine. Nelle principali località montane calabresi si spera (e lo sperano soprattutto albergatori e ristoratori ma anche amanti degli sport invernali), nell’avvio a breve della stagione sciistica.

Per le prossime ore e per tutta la settimana, intanto, sono previste piogge intense, con forti raffiche di vento e mareggiate lungo le coste. Lunedì scuole chiuse a Catanzaro e Crotone.

Folla ai funerali di Nino Candido, il Vigile morto in Piemonte

Un lungo applauso ha accompagnato l’uscita della bara, avvolta nel Tricolore e con sopra il suo casco di lavoro, di Antonino Candido, dalla Basilica Cattedrale di Reggio Calabria, gremita di autorità e cittadini, dove sono svolti i funerali solenni del giovane vigile del fuoco deceduto, assieme ai due colleghi Marco Triches e Matteo Gastaldo nell’esplosione avvenuta a Quargnento, (Alessandria). Tantissimi i vigili del fuoco in divisa.

“Il dolore per questa morte – ha detto nell’omelia l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria, mons. Giuseppe Fiorini Morosini – è incolmabile, come il dolore per ogni morte; ma tanto più incolmabile questo perché assurdo, provocato dall’odio cieco di chi si pone al di fuori dalle regole del vivere umano e civile e, ahimè, forse anche religioso”.

In prima fila, i familiari, il padre Angelo, la mamma, la giovane moglie di Antonino, Elena, le massime autorità cittadini, il prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani. (Ansa)

Furti in abitazioni e in esercizi commerciali, preso ladro seriale

Controlli polizia Cosenza piazza bruziE’ accusato di essere il responsabile di diversi furti in vari esercizi commerciali, abitazioni private e, persino, in un luogo di culto e in una struttura sanitaria. Un ladro seriale, A.M., di 45 anni, è stato arrestato dalla Polizia di Stato di Cosenza in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Cosenza su richiesta della Procura della Repubblica diretta dal Procuratore capo Mario Spagnuolo.

Durante le sue azioni, A.M., ha portato via computer, motocicli, diverse biciclette elettriche, telefoni cellulari, orologi e somme di denaro. Il ladro, dopo essersi impossessato degli oggetti li metteva immediatamente sul mercato illecito per procurarsi verosimilmente della sostanza stupefacente.

Gli investigatori della Polizia di Cosenza hanno ricostruito la sequenza di furti avvenuti tutti con le stesse modalità e nelle medesime circostanze di tempo e anche attraverso la visione delle immagini di video-sorveglianza, individuando nell’autore il quarantacinquenne.

Scontro frontale tra auto a Catanzaro, due feriti di cui uno grave

E’ di due feriti, uno dei quali di 24 anni in maniera più grave, il bilancio di un incidente stradale avvenuto all’alba a Catanzaro. Due auto con a bordo solo i rispettivi conducenti, per cause in corso di accertamento, si sono scontrate frontalmente.

I due feriti, estratti dalle lamiere dai vigili del fuoco, sono stati soccorsi dal personale del Suem 118 e trasportati in ospedale. Le condizioni del ventiquattrenne sono giudicate più serie dai sanitari. Per l’altro si parla di ferite meno gravi.

Successivamente si è provveduto a mettere in sicurezza le vetture e la zona interessata. Sul posto è intervenuta la Polizia stradale che ha avviato gli accertamenti per ricostruire la dinamica dell’accaduto. Il tratto stradale, in viale Lucrezia della Valle, è stato momentaneamente chiuso al traffico per consentire la rimozione della autovetture.

Esplosione Alessandria, confessa Giovanni Vincenti: Tutto per l’assicurazione

C’è una tentata frode all’assicurazione dietro la tragedia di Quargnento (Alessandria) per la quale i carabinieri hanno fermato nella notte Giovanni Vincenti, il proprietario della cascina esplosa in cui sono morti tre vigili del fuoco. Lo rende noto il procuratore di Alessandria Enrico Cieri nel corso di una conferenza stampa. L’uomo fermato ha confessato, negando però l’intenzione di volere uccidere. La moglie di Giovanni Vincenti è indagata a piede libero, rende noto il procuratore.

L’esplosione doveva essere una sola ma un errore nella programmazione del timer, collegato alle bombole del gas, ha provocato la tragedia. “Il timer era stato settato all’1.30 ma accidentalmente c’era anche un settaggio alla mezzanotte. Questo ha portato alla prima modesta esplosione che, ahimè, ha allertato i vigili del fuoco”, ha detto Cieri.

Vincenti è ritenuto responsabile di disastro doloso, omicidio e lesioni volontarie aggravate per l’esplosione che la notte tra il 4 e il 5 novembre ha distrutto un cascinale. La svolta nelle indagini a poche ore dai solenni funerali di Stato di Antonino Candido, Marco Tiches e Matteo Gastaldo celebrati ieri alla presenza del premier Conte, del ministro dell’Interno e del presidente della Camera.

Quando Vincenti diceva: “Hanno distrutto il cascinale per invidia”

“Perché è successo? Non lo so o meglio penso per pura e semplice invidia”. Con queste parole Giovanni Vincenti spiegava all’Adnkronos l’esplosione della cascina di sua proprietà a Quargnento, costata la vita ai tre vigili del fuoco Antonino, Marco e Matteo.  L’indagato, secondo il Procuratore, avrebbe rilasciato una “confessione piena ed esaustiva”.

“Negli anni – denunciava Vincenti solo qualche giorno fa – ho subito diversi atti dolosi, non siamo mai stati ben acquisiti da quel paese da quando ci siamo trasferiti. Siamo una famiglia un po’ riservata, forse per questo non abbiamo mai avuto grossi rapporti con il vicinato, con il paese in particolare proprio mai, ma con i vicini niente al di là del saluto. Però – aggiungeva – ci sono una serie di situazioni che ho chiarito bene. Ieri (il 5 novembre, ndr) poi sono riuscito con i carabinieri a dare un filo logico a tante situazioni che si sono verificate da quando eravamo lì a Quargnento e sono venute fuori due o tre ipotesi”, precisava. “E’ da ieri sera che verso lacrime, che cerco di capire – continuava -. Sto vivendo in modo drammatico, sono distrutto da dolore per questi tre ragazzi che sono morti sotto le macerie di casa mia dove abbiamo vissuto in armonia e amore tanti begli anni“.

“L’abbiamo fatta per viverci dentro tutta la vita – spiegava Vincenti parlando della casa distrutta – e invece è diventato un luogo di morte. Ieri sera quando ci sono andato, perché sono arrivato tre minuti dopo la seconda l’esplosione, perché sono stato chiamato all’una e cinque , all’una e dieci, ho visto una scena non potrò mai più togliermi dagli occhi”. E ancora: “Stiamo patendo un grosso dolore, io, mia moglie, la mia famiglia per questi vigili del fuoco che sono rimasti sotto le macerie e per le loro famiglie. Questo ci sta distruggendo la vita, non possiamo farcene una ragione”.

“Ai carabinieri si”, rispondeva quindi alla domanda se nei colloqui con gli investigatori avesse fatto qualche nome. “Ho appreso ieri sera al telegiornale che sono persona informata sui fatti”, aveva detto ancora. “Dissidi familiari? Questa la cattiveria più grossa che potevano dire“, chiariva Vincenti. “Non ho problemi con mio figlio assolutamente, andiamo d’amore d’accordo, come in tutti i rapporti ci sono gli alti e i bassi, quando se n’è andato via di casa perché la fidanzata voleva andare a Torino, io non l’ho presa benissimo siamo stati tre o quattro mesi un po’ a litigare poi è finita”.

Fucile e munizioni sul tetto di casa, due arresti nel Vibonese

Due persone, Salvatore Emmanuele, di 24 anni e Vincenzo Sabatino, di 38, entrambi di Gerocarne (Vibo Valentia), sono stati arrestati dai carabinieri di Soriano Calabro, della Compagnia di Serra San Bruno, per detenzione illecita di armi e munizioni.

I militari, supportati dai colleghi cacciatori di Calabria, nell’ambito di controlli finalizzati alla repressione di reati sul possesso illegale di armi, hanno effettuato alcune perquisizioni. Nella casa nella disponibilità dei due indagati i militari hanno notato la presenza di una piccola finestra, aperta, che portava sul tetto dell’abitazione.

A insospettire i militari sono state alcune orme di scarpe sul muro, segno che qualcuno si era precedentemente arrampicato da quella finestra per salire sul tetto. Quindi è stato deciso di perlustrare anche quell’area.

Dapprima, i Carabinieri hanno rinvenuto, ben occultato, un giubbetto anti proiettile e a seguire, nei pressi di una canna fumaria, nascosto all’interno della carta stagnola, è stato rinvenuto un fucile calibro 12, con matricola abrasa, perfettamente funzionante.

Le ricerche, però, non si sono fermate: infatti, in un vano sottotetto, è stato rinvenuto uno zaino con una cartuccera con 20 munizioni calibro 12, compatibili con il fucile prima rinvenuto.

Durante la perquisizione sono stati anche trovati alcuni grammi di marijuana e decine di semini di canapa indica. Il tutto è stato sequestrato e i due sono stati arrestati in flagranza di reato e posti a disposizione dell’autorità giudiziaria di Vibo Valentia.

30 anni fa cadeva il Muro di Berlino, l’evento che segnò la Liberazione dal Comunismo

Il 9 novembre del 1989, giusto 30 anni, fa cadeva il Muro di Berlino, storico evento che segnò il crollo del Comunismo nell’ex blocco sovietico e la fine della Guerra fredda. Migliaia e migliaia di giovani di Berlino e della Germania dell’Est presero a picconate il muro per abbatterlo e abbracciare i connazionali dell’Ovest, quindi riconquistare la libertà oppressa all’epoca dal regime comunista.

La caduta del muro fu il simbolo della fine della Cortina di ferro, del mondo diviso in due blocchi atomici ma anche della riunificazione della Germania; tutto era stato preparato e preannunciato dalle fughe estive di tedeschi orientali attraverso Ungheria e Cecoslovacchia. Ma anche, il 18 ottobre, dalle dimissioni del leader della ex Ddr, Erich Honecker, che ancora a gennaio aveva preconizzato vanamente altri “cento anni di Muro”.

Quella notte cominciò poco prima delle 19 con la conferenza stampa del portavoce del governo della Ddr, Guenter Schabowski, in cui l’allora corrispondente dell’Ansa a Berlino est, Riccardo Ehrman, con una sua domanda ne innescò altre che poi portarono all’annuncio: in pratica, si poteva oltrepassare il Muro.

La diretta tv che inquadrava Ehrman seduto ai piedi del tavolone da cui parlava Schabowski spinse decine di migliaia di berlinesi dell’est verso i posti di frontiera fra le due parti della città. Le guardie, colte di sorpresa da un afflusso così massiccio, chiesero ordini su come comportarsi ma comunque alzarono le sbarre bianche e rosse permettendo a tutti di passare senza controlli: una resistenza senza equipaggiamenti anti-sommossa, del resto, era tecnicamente impossibile o sanguinosamente inutile.

All’inizio ci fu stupore e incredulità per la beffa ai Vopos, gli agenti della Polizia del popolo che per quasi 30 anni avevano sparato contro chiunque tentasse di scavalcare il Muro e che si erano resi responsabili più o meno direttamente della morte di almeno 140 fuggiaschi solo a Berlino.

Poi, per tutta la notte, solo festa per il flusso di tedeschi dell’est accolto dagli applausi di tanti concittadini dell’ovest: si urla “libertà” e ci si abbraccia, anche fra parenti costretti a vivere divisi per decenni. Giovani – giovane era gran parte di chi si mosse quella notte – che vedono luoghi di cui avevano solo sentito parlare dai più anziani, come l’elegante viale Ku’damm. Si stappano bottiglie, si accendono fiaccole, si sventolano bandiere della Germania e prime copie di un tabloid che già annunciava ‘Berlino è di nuovo Berlino’.

Ma l’iconografia scolpita nelle menti è fatta anche e, forse soprattutto, dai ragazzi che si arrampicano sul Muro tirandosi su a vicenda; dal piccone che solleva solo polvere dalla granitica e ormai affollata sommità della barriera; dal lavorio di martelli grandi e piccoli, dei primissimi ‘Mauerspechte’, i ‘picchi del Muro’. E poi i potenti idranti cui si resiste in piedi o, in maniera irridente, accovacciati dietro un ombrello con una confusa consapevolezza che sono solo schizzi alzati dal debole colpo di coda di un regime ormai agonizzante: in tre giorni, due milioni di persone passarono il confine sancendo la fine di un mondo. “Il muro era come una macchina del tempo.

Esplosione ad Alessandria, fermato il proprietario della cascina per l’omicidio dei Vigili

Il luogo della tragedia

Svolta clamorosa nelle indagini nell’esplosione della cascina a Quargnento, nell’Alessandrino, dove sono morti tre vigili del fuoco. Al termine di un interrogatorio fiume durato una decina di ore, la Procura di Alessandria ha emesso nella notte un decreto di fermo nei confronti Giovanni Vincenti, proprietario della struttura. Le accuse sono per omicidio plurimo, lesioni aggravate e disastro doloso.

L’uomo era entrato ieri pomeriggio nella caserma dei carabinieri per essere ancora ascoltato e ne è uscito indagato. Per gli investigatori sarebbe stato lui a piazzare le bombole con gli inneschi, facendo esplodere le bombole con un timer a distanza. Dopo la prima esplosione quella notte erano giunti i Vigili del fuoco e i carabinieri; nella seconda, la deflagrazione ha totalmente sventrato l’edificio colpendo in pieno i pompieri e i militari dell’Arma.

Gli inquirenti hanno convocato in mattinata una conferenza stampa alla presenza del procuratore di Alessandria, Enrico Cieri per fornire i dettagli dell’arresto ma soprattutto i motivi che avrebbero spinto l’indagato a compiere il gesto. Non è infatti ancora chiaro il movente, sebbene prende corpo l’ipotesi che l’attentato sarebbe servito a presunti risarcimenti assicurativi o vecchi dissidi familiari. Pare sia escluso il coinvolgimento di una terza persona che sarebbe un venditore di bombole.

La svolta nelle indagini è arrivata a poche ore dai funerali di Stato di Matteo Gastaldo, Antonino Candido e Marco Triches nella cattedrale di Alessandria. Numerosi gli accertamenti tecnici e gli interrogatori, tra cui nelle ultime ore quello di Giovanni Vincenti, proprietario dell’immobile andato distrutto, che era già stato ascoltato e che aveva fatto sapere di essere arrivato sul posto all’1:35 della notte tra in 4 e il 5 novembre, tre minuti dopo la seconda deflagrazione. Evidentemente qualcosa non ha convinto gli inquirenti e, pressato dalle domande, l’uomo sarebbe caduto in contraddizione più volte.

Calabria, Domenica 10 novembre alle urne 7 comuni sciolti per mafia

elezioni comunaliDomenica 10 novembre è in programma un turno elettorale straordinario in 8 comuni sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso. Un ente è in Puglia, gli altri sette sono in Calabria.

L’eventuale turno di ballottaggio, ricorda il Viminale, si svolgerà il 24 novembre 2019. Saranno chiamati al voto: Valenzano (Bari), Cropani, Lamezia Terme, Petronà (Catanzaro), Cassano allo Ionio (Cosenza), Isola Capo Rizzuto (Crotone), Brancaleone, Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria).

Il più popoloso dei centri interessati è Lamezia Terme, quarta città della regione, seguita da Cassano allo Ionio, Isola Capo Rizzuto, Marina di Gioiosa Ionica, Brancaleone, Cropani e Petronà.

Sei sono i candidati che si contenderanno la carica di primo cittadino di Lamezia Terme, comune nato dalla fusione dei comuni autonomi di Nicastro, S. Eufemia e Sambiase, reduce dal terzo scioglimento per mafia nei suoi poco più di cinquant’anni di storia.

Oltre a Paolo Mascaro, sindaco quando è stato disposto lo scioglimento e in lizza con il sostegno di due liste civiche, sono in corsa Eugenio Guarascio (Centrosinistra), Ruggero Pegna (Centrodestra senza la Lega), Silvio Zizza (M5s), e altri due candidati civici Rosario Piccioni e Massimo Cristiano.

A Cassano allo Ionio sono in corsa l’ex sindaco Gianni Papasso e Francesco Lombardi, entrambi sostenuti da una serie di liste civiche.

Ex Ilva, Conte contestato. E agli operai dice: “Non ho la soluzione in tasca”

La soluzione della crisi ex Ilva “non ce l’ho in tasca, non sono un venditore di fumo… non sono un superuomo, né un fenomeno. Se ci fosse stata la soluzione a portata di mano sarebbe stata già realizzata”. Così a Taranto il premier Giuseppe Conte dopo la visita agli stabilimenti Arcelor Mittal.

“In questo momento il dato di fatto è che Mittal restituisce la fabbrica”, ha detto il premier incontrando gli operai a Taranto dove è stato contestato. Il presidente non ha nascosto le difficoltà del momento, ma ha ricordato che è aperto 24 ore su 24 un tavolo di crisi sulla vicenda. “Nei prossimi giorni vedremo come andrà la situazione, non ho pronta una soluzione ma qualsiasi situazione può diventare anche una opportunità”, sottolinea il premier. Sullo scudo penale “non rispondo… dello scudo penale” per Arcelor Mittal “a me non importa nulla”.

Il presidente del Consiglio è stato assediato dai lavoratori dell’Ilva e dai cittadini al suo arrivo a Taranto. Operai e associazioni ed esponenti di movimenti ambientalisti e cittadini del quartiere Tamburi lo hanno accolto con slogan “Taranto libera”, “Chiusura della fabbrica”, “Vogliamo vivere”, proponendo la riconversione del siderurgico. Conte non si è sottratto al confronto: “Sono qui per ascoltare tutti”, ha detto. E ha anche invitato con forza chi si rivolgeva a lui col volto nascosto a scoprirsi: “Togli occhiali e cappuccio, io sono venuto qui senza la maschera, con la mia faccia”, ha detto.

Conte ha anche incontrato i delegati degli operai e i delegati sindacali e le federazioni metalmeccaniche nella sala del consiglio di fabbrica dello stabilimento. Il premier è stato applaudito all’arrivo nella sala e ha ascoltato per oltre un’ora gli oltre 200 partecipanti al consiglio di fabbrica. Quello dell’ex Ilva è un “dossier prioritario per il governo. Dobbiamo gestirlo tutti uniti, non solo il governo, ma anche voi. Tutti insieme dobbiamo combattere questa battaglia. Come sistema Paese”, ha detto il premier.

Secondo Conte, “il primo segnale che dobbiamo dare è l’orgoglio del sistema Italia. Se chiedi di venire in Italia sei il benvenuto, se firmi un contratto tu quel contratto, quell’impegno lo rispetti, sul piano occupazionale e ambientale”. “Tutto il governo, tutti i ministri sono perfettamente d’accordo con questa impostazione. Dobbiamo inserirci in un percorso che si è rivelato vizioso e ora dobbiamo cercarne di uscirne alla grande. Dobbiamo valutare un futuro di questo stabilimento che sia responsabile e sostenibile”, ha sottolineato, interrotto più volte dagli applausi. I delegati e gli operai hanno ringraziato Conte per l’incontro e per il confronto. “Tornerò di nuovo” ha detto il premier che al termine dell’incontro ha sottolineato: “Sono venuto per conoscere, per dialogare, per capire meglio. Siamo in una situazione di emergenza. E quindi la prima cosa è studiare, capire, conoscere”.

Conte, durante la sua visita allo stabilimento siderurgico di Taranto, ha visitato anche l’area dei parchi minerali dove è in corso la realizzazione di una mega struttura di copertura, quasi completata, che dovrebbe evitare la diffusione di polveri pericolose. Lo ha riferito lo stesso premier ai giornalisti ai quali ha rilasciato brevi dichiarazioni in Prefettura prima di incontrare nuovamente le associazioni ambientaliste e i sindaci del territorio. “Purtroppo questa è una comunità ferita. Oggi siamo in emergenza, ma qui nel corso degli anni si è creata una frattura tra il diritto al lavoro e il diritto alla salute. Questa frattura si è alimentata nel corso del tempo, a torto o a ragione. Abbiamo colpa tutti, la politica, l’economia, il diritto. Oggi a Taranto c’è la chiara percezione che il diritto al lavoro marci in una direzione e il dritto alla salute in un’altra. Questo non lo possiamo permettere”, ha evidenziato il premier, per il quale “da qui dobbiamo partire per rilanciare questa comunità. E’ una comunità che ha sofferto tanto e continua a soffrire. Noi a questa comunità dobbiamo offrire l’occasione di un riscatto”.

Conte ha riferito che dopo la tappa nel palazzo del governo andrà nel martoriato quartiere Tamburi che si trova proprio accanto allo stabilimento e che registra tassi altissimi di malattie e morti per inquinamento. “Qui c’è stata delusione, angoscia, paura. Oggi c’è rabbia, ho guardato la rabbia in faccia, la gente è esasperata. Prima di andar via andrò anche al quartiere Tamburi”.

Occhiuto a processo per bancarotta: Io estraneo, ma resto candidato

Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto
Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto

“Com’era ampiamente prevedibile, alla luce anche della funzione che il codice attribuisce all’udienza preliminare nonché per la complessità dei fatti ancorché risalenti nel tempo, siccome elaborati da una ricostruzione della Guardia di Finanza opinabile e per la estrema tecnicità dei reati connessi a vicende fallimentari, il giudice dell’udienza preliminare ha ritenuto necessario l’approfondimento dibattimentale ed ha quindi fissato per il 2 aprile 2020 la data dell’inizio del processo davanti al tribunale collegiale di Cosenza”.

Lo dichiara il sindaco Mario Occhiuto in merito al rinvio a giudizio sul fallimento della sua ex società Ofin. “Ovviamente, – spiega il sindaco – tale decisione non ha nessuna valenza di merito e sono convinto anzi che le varie tesi deducibili in mia difesa in sede dibattimentale troveranno il dovuto accoglimento”.

“A tal fine, – precisa Occhiuto – ho ritenuto, pur avendone la possibilità, di non chiedere alcun differimento dell’udienza proprio per vedere quanto prima accertata la mia estraneità rispetto alle accuse mossemi. Il decreto di rinvio a giudizio – conclude – com’è noto non produce alcun effetto rispetto alla carica di sindaco né costituisce affatto impedimento per i futuri progetti politici in essere”, dice facendo intendere chiaramente di essere ancora in corsa per la candidatura a presidente della Regione Calabria, ufficializzata da Forza Italia.

Intanto, la minoranza in Consiglio comunale in una nota ha fatto sapere che lunedì prossimo non si presenterà in aula per il voto sul dissesto, manifestando la volontà di far mancare il numero legale sul documento contabile al fine di provocare la caduta di Occhiuto. La legge, spiegano, in caso di mancanza del numero legale sul bilancio prevede l’immediato scioglimento del Consiglio comunale, del sindaco e della giunta.

Dissesto a Cosenza, l’opposizione non voterà. Si va verso lo scioglimento del Consiglio?

Consiglio comunale di CosenzaOpposizione all’attacco dopo la notizia del rinvio a giudizio del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto per il fallimento della “Ofin”, società di cui Occhiuto è stato amministratore fino al 2011.

In una nota congiunta i gruppi consiliari di minoranza del Partito Democratico, Grande Cosenza, Psi e Uniti per la Città, hanno manifestato la volontà di chiudere l’esperienza amministrativa a guida Occhiuto provocando lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale semplicemente assentandosi dall’aula al momento del voto sul dissesto finanziario dell’ente. Per legge, sostengono, se manca il numero legale sul documento di bilancio, l’assise sarà sciolta e si andrà a nuove elezioni.

“Lunedì 11 novembre – annunciano i consiglieri dei gruppi d’opposizione – non parteciperemo al Consiglio comunale con all’ordine del giorno la dichiarazione di dissesto finanziario. Il nostro messaggio è chiaro: il primo cittadino di Cosenza deve andare a casa. Ai cosentini deve essere data la possibilità di votare e scegliere il nuovo sindaco e un’amministrazione che chiuda definitivamente questa parentesi buia per la città di Cosenza. Oggi abbiamo l’opportunità di farlo. Ecco perché lunedì non saremo presenti in Aula. L’obiettivo? Non assicurare il numero legale sulla pratica del dissesto finanziario, causando lo scioglimento immediato del Consiglio comunale”.

“È un’opportunità – sottolineano – prevista dalla legge che non può non raccogliere chiunque voglia prendere le distanze, in maniera inequivocabile, da questa fallimentare esperienza amministrativa”.

“Solo così si potrà subito voltare pagina su questo fallimento contabile e amministrativo targato Occhiuto. Cosenza è l’unica città capoluogo della Calabria a non crescere: dal 2011 ha subito un brusco arresto del processo di crescita e il numero dei residenti continua a diminuire”.

“Oggi la fine del cosiddetto “Modello Cosenza” è evidente. Un modello che si è dimostrato capace di produrre debiti, di abbandonare nel degrado più assoluto i quartieri popolari, di lasciare una città senza servizi, senza acqua e con il sistema dei trasporti nel caos”.

“Questa nostra presa di posizione – spiega ancora la minoranza – serve anche a fare chiarezza davanti all’opinione pubblica e per far emergere chi, con un atteggiamento furbesco, ha tenuto la stampella a questa amministrazione ricevendo in cambio favoritismi e prebende. Oggi ci vengono segnalati tentativi poco ortodossi da parte dell’amministrazione comunale per condizionare la presenza dei consiglieri e ottenere il numero legale in Aula. Non approvando la pratica del dissesto finanziario si va verso la decadenza immediata. Chi invece resterà in Aula sarà complice e responsabile di aver concorso alla pagina amministrativa che rischia di produrre danni irreparabili alla città di Cosenza”.

“È chiaro che una volta accertata la colpa grave o il dolo, tutti coloro i quali si saranno complici, ne dovranno rispondere personalmente non solo dal punto di visto morale nei confronti della città, ma anche da un punto di vista economico con il proprio patrimonio. Questo spetterà alle autorità competenti a cui è stata notificata la delibera della Corte dei Conti delle Sezioni Riunite in cui è stato dichiarato il dissesto finanziario dell’amministrazione comunale di Cosenza”.

“Nessuno oggi può fuggire alle proprie responsabilità. Lunedì sarà chiaro in consiglio Comunale chi vuole ancora trascinare l’esperienza di questa amministrazione comunale e chi invece vorrà aprire una fase nuova restituendo ai cittadini la possibilità di scegliere un nuovo sindaco. Il dissesto si poteva evitare? Avevamo lanciato l’allarme già nel 2016 – conclude la nota dei gruppi di Partito Democratico, Grande Cosenza, Psi e Uniti per la Città – chiedendo una operazione verità sullo stato delle casse comunali e denunciato più volte tutte le irregolarità alla Procura, alla sezione regionale di Controllo e alla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti di Catanzaro. La documentazione è stata inviata anche a Roma alla Ragioneria generale dello Stato (Servizi ispettivi di finanza pubblica). Ora bisogna evitare che la città rimanga schiacciata sotto questo pesante fardello. E lunedì abbiamo l’opportunità di chiudere definitivamente con questo “Modello Cosenza” e mandare tutti a casa”.

Bancarotta Ofin, a processo il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto

Mario Occhiuto
Mario Occhiuto

Il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Lo ha deciso il Giudice per l’udienza preliminare nell’ambito del procedimento penale sul fallimento della società “Ofin”, di cui Occhiuto è stato amministratore fino al 2011.

Nell’ambito della stessa inchiesta è stata condannata (rito abbreviato) a un anno e quattro mesi (pena sospesa) Annunziata Occhiuto, sorella di Mario, all’epoca amministratore e legale rappresentante della “Ofin” da settembre a ottobre 2014, data del fallimento della società. E’ stata archiviata, invece la posizione di Carmine Potestio, socio della Ofin ed ex capo di gabinetto del sindaco Occhiuto.

La bancarotta di cui è accusato il sindaco di Cosenza ammonta a tre milioni di euro. La prima udienza del processo è stata fissata per il 2 aprile del 2020. Occhiuto è stato proposto da Forza Italia alla presidenza della Regione Calabria, una candidatura non condivisa dalla Lega di Matteo Salvini che su Occhiuto ha posto il veto per le sue vicende giudiziarie. Il sindaco risulta indagato anche in altre inchieste giudiziarie per varie ipotesi di reato.

Occhiuto: “Chiarirò la mia estraneità, ma resto candidato alla regione”
“Era previsto, ma sono certo che il processo chiarirà la mia totale estraneità ai fatti contestati”, ha detto in prima battuta all’Ansa il sindaco cosentino in relazione al suo rinvio a giudizio. In una nota ha poi fatto sapere che il decreto di rinvio a giudizio non inficia la sua candidatura a governatore della regione. Leggi

Le difficoltà politiche del sindaco di Cosenza
Su Occhiuto pesano anche difficoltà politico-amministrative. Ultima grana è il dichiarato dissesto del comune di Cosenza da parte della Corte dei Conti. L’opposizione va all’attacco e dichiara la volontà di “mandare a casa il sindaco”.

Opposizione sul dissesto: “Lunedì sarà sciolto il Consiglio: faremo mancare numero legale”
“Lunedì 11 novembre – spiega una nota dei consiglieri di minoranza – non parteciperemo al Consiglio comunale con all’ordine del giorno la dichiarazione di dissesto finanziario. Il nostro messaggio è chiaro: il primo cittadino di Cosenza deve andare a casa. Ai cosentini deve essere data la possibilità di votare e scegliere il nuovo sindaco e un’amministrazione che chiuda definitivamente questa parentesi buia per la città di Cosenza. Oggi abbiamo l’opportunità di farlo. Ecco perché – proseguono i consiglieri di opposizione – lunedì non saremo presenti in Aula. L’obiettivo? Non assicurare il numero legale sulla pratica del dissesto finanziario, causando lo scioglimento immediato del Consiglio comunale. È un’opportunità prevista dalla legge che non può non raccogliere chiunque voglia prendere le distanze, in maniera inequivocabile, da questa fallimentare esperienza amministrativa”. Leggi

Inchiesta su piscina a Crotone, Prefetto sospende sindaco e assessore

Ugo Pugliese

Ugo Pugliese è stato sospeso dalle cariche di sindaco di Crotone e di presidente della Provincia. Lo ha disposto la prefettura di Crotone in base alla Legge Severino, dopo che a carico di Pugliese ieri il Gip ha emesso un divieto di dimora nel territorio cittadino nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica sull’affidamento al consorzio sportivo “Daippo” della gestione della piscina olimpionica comunale.

L’atto di sospensione è stato sottoscritto dal vicario del prefetto, Sergio Mazzia. Assieme a Pugliese è stato sospeso anche l’assessore comunale allo Sport, Giuseppe Frisenda, anche lui destinatario di un divieto di dimora nell’ambito della stessa inchiesta, in cui sono indagate altre persone, tra imprenditori e dirigenti.

Regionali, Di Maio ribadisce il “no” ad alleanze col PD: Non paga

Luigi Di Maio (Ansa)

Per le elezioni regionali “oggi nel Movimento non c’è un consenso per fare alleanze con il Pd. A livello nazionale non è un’alleanza ma un governo che mette insieme i voti (tra M5s, Pd e Leu, ndr) perché non abbiamo raggiunto il 51% dei consensi” alle elezioni politiche del 2018. A ribadirlo è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nel corso del forum dell’Ansa, durante il quale ha spiegato che la prossima settimana avrà “riunioni con i gruppi (pentastellati) della Calabria ed Emilia”, probabilmente anche per trovare una sintesi per le candidature del M5s alla presidenza di queste due regioni.

Il capo politico dei Cinquestelle già all’indomani della pesantissima sconfitta alle regionali in Umbria aveva bocciato una riproposizione del “patto civico” col PD per le altre regioni che andranno al voto nel 2020. “Non ha funzionato”, aveva detto Di Maio. Il movimento, infatti, il 27 ottobre in Umbria ha racimolato poco più del 7%, un risultato lontanissimo dal 32,5 delle politiche 2018 e dal 17% delle Europee 19.

Granato: “Alleanza col Pd non è nei nostri programmi”
“La mia opinione è che l’alleanza con il Pd non è nei nostri programmi e quindi non puntiamo su questa linea”. Lo ha detto la senatrice del Movimento 5 Stelle, Bianca Laura Granato a margine di un’iniziativa a Catanzaro, con riferimento alle elezioni regionali in Calabria. “Noi – ha aggiunto Granato – vogliamo dare un vero segnale di cambiamento e una concreta possibilità di cambiamento alla Calabria: o rappresentiamo quello per cui siamo nati o non ha senso nemmeno il nostro essere in politica”.

Rispondendo a una domanda sul possibile candidato del M5S alle Regionali, Granato ha osservato: “Al momento stiamo valutando alcune possibilità, non sono tantissime, però stiamo cercando profili vicini al nostro sentire e alla nostra identità, perché abbiamo bisogno di un soggetto che – ha concluso la parlamentare del Movimento 5 Stelle – possa rappresentare in toto la nostra identità anche etica”.

Parentela: “Infondato che vorremmo rinunciare a presentare nostre liste”
“Per le Regionali calabresi il Movimento 5 Stelle ha avviato un confronto interno alla deputazione del territorio e sta lavorando alla stesura del programma aprendo a tutti i contributi, dagli attivisti alle varie espressioni della società civile. È dunque infondato che vorremmo rinunciare a presentare nostre liste”, ha affermato, dal canto suo, il deputato Paolo Parentela, coordinatore per la campagna elettorale del M5S in Calabria.

“Al netto di ipotesi e gossip politici – prosegue – stiamo invece impegnandoci, e senza fermarci, per costruire un progetto politico fondato su precisi punti di programma, che stiamo definendo in condivisione tenendo conto delle priorità: legalità, sanità ambiente, agricoltura, trasporti, turismo e innovazione. Inoltre – conclude – stiamo valutando i migliori profili della Calabria onesta per offrire ai calabresi, prima del voto del prossimo 26 gennaio, l’indicazione della squadra di governo che affiancherà il nostro candidato presidente”.

Intanto, i partiti calabresi attendono che il governatore Mario Oliverio ufficializzi la data delle prossime elezioni regionali. L’orientamento del presidente calabrese è quello di fissarle per il 26 gennaio 2020, data in cui si vota anche in Emilia-Romagna. 

Accoltella un uomo in piazza a Corigliano, preso

Avrebbe accoltellato un uomo ferendolo in modo non grave al braccio sinistro e poi se ne è andato a casa. Gli agenti di Polizia del Commissariato di Corigliano Rossano hanno arrestato M.F., di 59 anni, con l’accusa di lesioni personali aggravate.

I poliziotti, intervenuti a seguito di una segnalazione per un accoltellamento avvenuto nella piazza cittadina, hanno trovato una persona ferita da un fendente. La vittima soccorsa e condotta al Pronto soccorso del locale ospedale dichiarando agli agenti le generalità dell’aggressore.

L’autore del ferimento è stato rintracciato nella propria abitazione dove i poliziotti, dopo una lunga trattativa, sono riusciti ad entrare per arrestarlo. Nell’abitazione dell’uomo è stato trovato il coltello utilizzato ancora intriso di sangue.

Il pm di turno di Castrovillari ha disposto per il 59enne gli arresti domiciliari in attesa del rito per direttissima. Indagini sono in corso per stabilire il movente dell’aggressione.

Tenta di sfuggire a controllo della Finanza, arrestato

I militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Montegiordano (Cosenza), nel corso di controlli mirati in materia di contrasto ai traffici illeciti, effettuati sulla Statale 106 Jonica, hanno arrestato a Roseto Capo Spulico, un trentaduenne rumeno, B.I.J., per ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale.

Una pattuglia di militari, nel corso dei controlli, ha intimato l’Alt a un camion e ad un’autovettura che viaggiavano, a poca distanza l’uno dall’altra, in direzione nord.

I due uomini a bordo del camion hanno fermato bruscamente il mezzo a poca distanza dai finanzieri e sono subito fuggiti a piedi, riuscendo a scavalcare la cancellata che separa l’arteria stradale dalla linea ferroviaria. Favoriti dalla scarsa visibilità notturna, i fuggitivi sono riusciti a far perdere le proprie tracce.

Di contro, l’uomo alla guida dell’autovettura, contestualmente, ha effettuato una repentina e pericolosa inversione ad “U”, imboccando una vicina traversa senza uscita.

Il soggetto, quindi, sceso dall’auto ha tentato la fuga, ma è stato prontamente
raggiunto e fermato dai Finanzieri. I successivi accertamenti hanno consentito di acclarare che sia il camion che l’auto erano stati oggetto di furto nei giorni antecedenti.

A bordo dei mezzi sono stari rinvenuti un veicolo “mini quad”, anche questo risultato rubato, quattro fusti in metallo della capacità di 300 litri ciascuno, cinquanta taniche di grossa capacità, una motopompa, tre passamontagna e diversi arnesi da
scasso (mazza, piccone, tronchesi e pinze) occorrenti, con ogni probabilità, per rubare
gasolio presso aziende agricole.

Il responsabile è stato pertanto arrestato in flagranza per i reati citati. Dopo la redazione degli atti, su disposizione del pm di turno della Procura di Castrovillari, l’uomo è stato subito rimesso in libertà, in attesa della fissazione dell’udienza di convalida.

Sottoposto a sequestro quanto rinvenuto sugli automezzi e restituiti i veicoli ai legittimi
proprietari. Indagini sono in corso per risalire ai due fuggitivi che erano a bordo del camion.

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