7 Ottobre 2024

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Regionali in Calabria, Oliverio ufficializza: “Si vota il 26 Gennaio”

Mario Oliverio
Mario Oliverio

Le elezioni regionali in Calabria si svolgeranno il 26 gennaio del 2020. Lo ha annunciato il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, all’inizio dell’odierna seduta del Consiglio. Oliverio ha riferito di avere fissato la data delle elezioni d’intesa col presidente della Corte d’appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, previo parere del presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto.

“La data – ha detto il presidente Oliverio – coincide con le elezioni che si svolgeranno in un altra regione (l’Emilia-Romagna, ndr). Una scelta che consentirà di utilizzare per le operazioni elettorali la piattaforma del Ministero dell’Interno, con una razionalizzazione delle spese. Prima del sessantesimo giorno antecedente alle elezioni, provvederò ad emanare il decreto d’indizione della consultazione”.

“In relazione a queste scelte – ha detto ancora il Governatore – ho proposto in Giunta l’approvazione dell’Esercizio provvisorio, lasciando libero solo il capitolo relativo alle spese elettorali”.

Ora per i partiti è tempo di accelerazioni. Tra qualche settimana si dovranno infatti presentare liste e candidati, ma in pochi sono pronti, né a destra né a sinistra. In entrambe le coalizioni, i “tatticismi” producono caos e incertezze. Il M5s, dal canto suo è attendista:  ha annunciato di avere tutto pronto ma al momento non fa nomi.

Rapina alla Bcc di Corigliano, un arresto. E’ caccia ai complici

Avrebbe preso parte, con due complici, ad una rapina nella Bcc di Corigliano. Per questo un 20enne, G.I., di Giugliano (Napoli), è stato arrestato, con l’accusa di rapina aggravata, dai carabinieri della compagnia di Corigliano Calabro, in collaborazione con i colleghi campani, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Castrovillari su richiesta della Procura.

Il 16 luglio 2018, tre banditi travisati con passamontagna fecero irruzione nella Banca di Credito cooperativo di Corigliano, legarono i polsi dei presenti con fascette di plastica e li rinchiusero in una stanza riuscendo a fuggire con 30 mila euro.

I carabinieri, nel sopralluogo successivo, repertarono alcune impronte papillari lasciate da uno dei tre su una vetrata. I Ris di Messina sono poi riusciti, con la comparazione dei dati del Dna in banca dati, a risalire al ventenne, già indagato per il reato di porto abusivo di armi. Le indagini proseguono per identificare gli altri due complici.

Ex omicida trovato morto 10 anni dopo. Forse ucciso. E’ giallo a Campana

Carabinieri

Un allevatore di 55 anni, Francesco Giuseppe Madera, sposato e padre di due figli, è stato trovato morto, la notte scorsa, a Campana, in provincia di Cosenza, in un appezzamento di terreno dove l’uomo svolgeva la propria attività.

Da una prima ispezione cadaverica, sembrerebbe che l’allevatore sia stato ucciso con un corpo contundente, ma non si esclude l’uso di un’arma da fuoco. A trovare il corpo senza vita del cinquantacinquenne uno dei due figli che ha subito allertato i carabinieri. I militari, giunti sul posto, hanno avviato le indagini che sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Castrovillari.

La vittima potrebbe essere stato ucciso con due armi diverse, un’arma da fuoco e un’arma impropria. Sarà l’esame autoptico, comunque, a fare chiarezza. È quanto ha riferito il procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla. “Stiamo lavorando su una pista precisa. Stiamo anche cercando di capire – ha detto il magistrato – perché Francesco Giuseppe Madera, coinvolto in un omicidio avvenuto una decina di anni fa, fosse libero”.

L’uomo, infatti, il 6 febbraio 2009 sparò due colpi di fucile contro Bernardo Rossano, di 32 anni, uccidendolo. Quindi chiamò i carabinieri e si costituì. All’origine di quel delitto, secondo quanto fu accertato, vi erano continui litigi per vicende legate ai confini di alcuni terreni e ad alcuni lavori agricoli.

Il recente precedente a Campana
Nel centro silano, nel 2016, un altro agguato venne consumato ai danni di un trentenne mentre era a bordo di un mezzo che trasportava legna. La vittima fu raggiunta da colpi di arma da fuoco, un fucile, ed era stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale di Cosenza.

Tentato omicidio a Campana (Cs), 30enne ferito a colpi di fucile

Col reddito spacciava droga e vendeva merce tacoccata, denunciato

indagini finanza cosenzaVendeva capi d’abbigliamento taroccati e spacciava droga ed era, contestualmente, percettore del reddito di cittadinanza. I finanzieri del Gruppo di Cosenza hanno denunciato un uomo per contraffazione, traffico di sostanze stupefacenti ed indebita percezione del Reddito di Cittadinanza.

Dopo averlo notato uscire dal un bar di Rogliano con una voluminosa busta di plastica, i finanzieri lo hanno bloccato e controllato trovando nella busta capi ed accessori contraffatti.

Altri prodotti sono stati trovati all’interno del vano bagagli della sua auto. A seguito di una perquisizione nell’abitazione dell’uomo è stata trovata è sequestrata altra merce assieme a 30 grammi di hascisc già diviso in dosi per essere cedute. Dai controlli successivi è emerso che l’uomo aveva chiesto ed ottenuto il reddito di cittadinanza incassando da aprile scorso dall’Inps quasi 4 mila euro.

‘Ndrangheta, sequestrati beni per 200 milioni a imprenditori reggini

guardia finanza carabinieriMilitari dei Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dei Carabinieri di Reggio Calabria, unitamente a personale della Direzione investigativa antimafia, e del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata delle Fiamme gialle, con il coordinamento della Dda diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, stanno eseguendo il sequestro di quote societarie, beni mobili e immobili, nonché rapporti finanziari per un valore complessivo stimato superiore a 200 milioni di euro riconducibili a quattro imprenditori reggini indiziati di essere vicini alle più importanti cosche di ‘ndrangheta del capoluogo.

Maggiori particolari sull’operazione, denominata “Monopoli”, saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà in mattinata presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

Scoperti a organizzare un matrimonio combinato, denunciati

Guardia di Finanza cosenza

Stavano organizzando un “matrimonio di comodo” per fare ottenere il permesso di soggiorno ad un cittadino marocchino: quattro persone sono state denunciate dalla Guardia di finanza per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a Roseto Capo Spulico, nel Cosentino.

I quattro, tre uomini di nazionalità marocchina e una donna romena, erano a bordo di un auto fermata per un controllo sulla statale 106. Nell’immediatezza gli occupanti della vettura hanno tentato, non riuscendoci, di giustificare la loro presenza dichiarando di essere braccianti impegnati nei campi della vicina Basilicata.

A seguito di una perquisizione, però, i finanzieri hanno trovato documenti relativi alla realizzazione del matrimonio. A confessare tutto è stata la donna, la quale ha dichiarato che l’ “unione” era stata orchestrata per fare ottenere il permesso di soggiorno al futuro “sposo” marocchino che le avrebbe elargito 7 mila euro, in parte (3 mila) già intascati. I quattro rischiano pene da uno a 5 anni.

Perseguita e minaccia i genitori, arrestato

Ha danneggiato a colpi di bastone l’auto dei genitori dopo essersi reso protagonista di altri episodi di violenza contro gli anziani congiunti. Un uomo di 35 anni, già noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato a Roccella Jonica dai carabinieri con l’accusa di atti persecutori, minaccia e danneggiamento.

Quella che ha portato all’arresto dell’uomo è stata solo l’ultima delle azioni portate avanti dal trentacinquenne. Il 5 novembre scorso l’uomo era entrato nell’abitazione dei genitori e aveva danneggiato una cristalliera e scaraventato fuori dal balcone altri mobili e vasi.

A distanza di poco più di una settimana aveva minacciato di morte con un coltello il padre e percosso la madre. Il giorno dopo aveva reiterato le minacce e sfondato la porta di casa. Nell’ultimo episodio l’uomo ha tentato di entrare in casa e, non riuscendoci, ha scaricato la propria rabbia contro la vettura ripetendo, anche davanti ai carabinieri, le minacce di morte contro i genitori.

Traffico di reperti archeologici, 23 arresti in Italia e all’estero

I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC) hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Crotone, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 23 persone (2 in carcere e 21 agli arresti domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di danneggiamento del patrimonio archeologico dello Stato, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ricettazione ed esportazione illecita. Contestualmente sono stati eseguiti ulteriori 80 decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti soggetti, indagati in stato di libertà.

In territorio italiano, l’operazione è stata condotta in sinergia con i Comandi Provinciali Carabinieri di Crotone, Bari, Benevento, Bolzano, Caserta, Catania, Catanzaro, Cosenza, Ferrara, Frosinone, Latina, Matera, Milano, Perugia, Potenza, Ravenna, Reggio Calabria, Roma, Siena, Terni, Viterbo ed il supporto dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia, dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Calabria” e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia. Contemporaneamente, in ambito europeo, grazie al coordinamento di EUROPOL ed EUROJUST, sono state eseguite, in esecuzione di Ordine Europeo di Indagine, attività di perquisizione presso i luoghi di dimora di 4 indagati, domiciliati in Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia.

Oltre 350 i carabinieri impiegati, che hanno operato in territorio italiano ed estero, congiuntamente agli investigatori della Metropolitan Police di Londra, della Polizia Criminale del Baden-Württemberg, dell’Ufficio Centrale di Polizia Francese per la lotta al Traffico Internazionale di Beni Culturali e del Servizio Serbo per la Lotta alla Criminalità Organizzata.

La misura cautelare è stata emessa a conclusione dell’attività investigativa denominata “Achei”, sviluppata dai Carabinieri del Nucleo TPC di Cosenza, avviata nel maggio 2017 e conclusa nel luglio 2018, che ha preso il via da una serie di accertamenti di iniziativa susseguenti ad alcune acquisizioni info-investigative da parte dei militari dello speciale reparto dell’Arma a seguito delle quali veniva riscontrata la presenza di numerosi scavi clandestini condotti all’interno di vari siti archeologici. Le successive investigazioni hanno consentito di accertare, inequivocabilmente, l’esistenza di un vasto traffico, su scala nazionale ed internazionale, di reperti archeologici provenienti, tra gli altri, sia da scavi clandestini operati nei siti archeologici di: “APOLLO ALEO” a Cirò Marina, “CASTIGLIONE DI PALUDI” a Paludi (CS) e nell’area di “CERASELLO” (che, seppur non soggetta a vincolo, riveste un indiscutibile interesse archeologico), sia da tante altre aree private nelle province di Crotone e Cosenza. Nel corso dell’attività sono stati identificati i componenti di un ramificato e strutturato sodalizio criminoso in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito di reperti archeologici.

Il monitoraggio delle predette aree, condotto nel corso delle investigazioni, ha consentito di fare emergere un sistema di saccheggi posti in essere, da anni, in quei luoghi, da un gruppo di tombaroli che, agendo nell’ambito di una organizzazione criminale con specifica ripartizione di compiti e di ruoli, e servendosi di tale struttura, è riuscito ad approvvigionarsi di materiale archeologico destinato al mercato clandestino, per la loro successiva commercializzazione sia in territorio italiano sia in quello all’estero, assicurata da una fitta e complessa rete di ricettatori. In tal modo, è stata delineata un’articolata organizzazione costituita da c.d. tombaroli, intermediari e ricettatori che, per qualità e quantità di illeciti commessi, nonché per caratteristiche strutturali ed organizzative, rappresenta un vero e proprio fenomeno criminale che, secondo la definizione del GIP, costituisce la “Criminalità Archeologica Crotonese”, radicata nella provincia di Crotone e capace di alimentare il reddito di interi gruppi familiari.

Le fasi del traffico illecito sono state acclarate e documentate dettagliatamente attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video, pedinamenti, sequestri, fino ad arrivare alla vendita a collezionisti finali.

Significative sono le immagini realizzate, mediante l’utilizzo di un drone, che testimoniano la violenza con cui, in un’area di interesse archeologico, il gruppo criminale ha operato degli scavi clandestini, con impietosa violenza, scagliando colpi al suolo attraverso l’utilizzo di un escavatore, nell’ingordo intento di sottrarre quanto di più prezioso il sottosuolo ancora custodiva. In quella circostanza, il loro disegno criminoso non è stato portato a compimento solo grazie all’intervento immediato dei Carabinieri che bloccarono, in flagranza di reato, alcuni degli odierni arrestati. Dalle stesse riprese vengono ritratti anche altri soggetti che, seppur non impegnati direttamente nell’attività di scavo clandestino, erano intenti ad “esaminare” il terreno mediante l’impiego di sofisticati metal detector.

L’agire del gruppo criminale è apparso organizzato secondo vere e proprie modalità imprenditoriali tipiche delle associazioni ben strutturate.
I vertici dell’organizzazione hanno diretto e controllato l’attività dei sodali, pianificato le singole spedizioni ed individuato i luoghi di interesse, grazie alle specifiche competenze in materia. Inoltre, sono state predisposte modalità operative tali da scongiurare, o quanto meno contenere, il rischio di controlli da parte delle forze dell’ordine, anche attraverso l’utilizzo di canali di comunicazione di difficile intercettazione.
I sodali, dal canto loro, si sono mostrati tutti astuti e prudenti, consapevoli di dover “parlare poco” e di utilizzare un linguaggio criptico per riferirsi al materiale archeologico (es. “appartamenti”, “asparagi” o “motosega”, termine con il quale veniva abitualmente indicato il dispositivo “cerca metalli”).

Secondo l’accusa, al vertice del gruppo criminale si collocano, nella veste di promotori, due soggetti entrambi residenti in provincia di Crotone, cultori di archeologia e conoscitori dei luoghi in cui reperire materiale archeologico da introdurre illecitamente sul mercato. Costoro sono stati costantemente impegnati nell’attività di ricerca clandestina di reperti e, stabilmente tra loro, collegati nel circuito di commercializzazione degli stessi. Nello specifico, hanno organizzato e diretto il gruppo criminale, programmando la realizzazione dei singoli delitti e contribuendo materialmente alla loro realizzazione.

Le acquisizioni investigative hanno altresì certificato collegamenti con alcuni soggetti esteri legati al traffico di reperti archeologici. Le attività di indagine nei vari Paesi coinvolti (Francia, Germania, Inghilterra e Serbia), sono state condotte in sinergia con le Forze di Polizia estere e coordinate dal servizio EUROPOL, che ha organizzato uno specifico meeting operativo, ed EUROJUST.

Del pari, si è dimostrata molto valida la collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, che ha fornito, in ogni fase, un fattivo contributo nelle specifiche competenze.

I 2 soggetti destinatari di custodia cautelare in carcere, considerati al vertice dell’organizzazione, risiedono a Scandale e Cirò Marina.
Le misure degli arresti domiciliari sono state eseguite nelle province di Crotone (13), Milano (2), Perugia (2), Catanzaro (1), Benevento (1); Matera (1), Fermo (1).

Nel corso dell’attività investigativa sono stati recuperati diversi reperti archeologici risalenti al IV e al III secolo a.C. rinvenuti nella disponibilità di uno dei capi dell’organizzazione, quali: 5 vasi e lucerne in terracotta, piatti con scene di animali, fibule e monili vari, nonché sono stati sequestrati i mezzi meccanici e le attrezzature tecniche utilizzati rispettivamente per l’escavazione del terreno e per le ricerche archeologiche clandestine. Durante le perquisizioni odierne sono stati rinvenuti e sequestrati in diverse abitazioni in altre regioni italiane ulteriori reperti provenienti verosimilmente dal territorio crotonese per un valore di svariati milioni di euro.

L’operazione portata a termine costituisce un importante segnale di risposta dello Stato al radicato fenomeno criminale del traffico illecito di reperti archeologici, che vede nei Paesi del Nord Europa, e non solo, i principali destinatari di beni appartenenti al patrimonio culturale nazionale. La Calabria, particolarmente ricca di vestigia del passato, è oggetto di un incessante ed intenso fenomeno di razzia di reperti che alimentano il mercato clandestino dei beni d’arte. Fondamentale, in tal senso, è stata l’attività di cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia che ha permesso di ricostruire l’intera filiera criminale del traffico anche oltre i confini nazionali.

Regionali in Calabria, il M5s correrà solo. Orrico: “Lavoriamo su lista e candidato”

Anna Laura Orrico

“Il Movimento non si tira indietro e presenteremo una lista e un’alternativa valida. Abbiamo un’interlocuzione con il nostro capo politico e stiamo vagliando tanti nomi e dialoghiamo con le personalità coinvolte e vedremo anche la loro disponibilità”. Lo ha detto il sottosegretario ai Beni e le Attività culturali Anna Laura Orrico (M5S), rispondendo, a Cosenza, ad una domanda dei giornalisti sulle scelte del Movimento in vista delle prossime regionali in Calabria.

“Il panorama – aggiunge l’esponente pentastellata – non ci consente di costruire alleanza, le uniche che costruiremo saranno quelle con le liste civiche, con le quali abbiamo comunanza di principi e un lavoro pregresso”.

Situazione invariata negli altri partiti e coalizioni. Nulla è stato ancora deciso. Nel Centrodestra è ancora stallo sul nome del candidato, dopo il veto di Matteo Salvini sul sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, indicato da Forza Italia. I nomi che circolano, ma sono soltanto indiscrezioni, sono quelli del sindaco di Catanzaro Sergio Abramo di FI, il magistrato Caterina Chiaravalloti, figlia dell’ex governatore Giuseppe, e Wanda Ferro, parlamentare di Fratelli d’Italia e già sfidante di Mario Oliverio nel 2014.

Nel Centrosinistra, il Pd dopo il niet di Roma a Oliverio, sta valutando l’ipotesi dell’editore Florindo Rubettino, che nei giorni scorsi ha incontrato il segretario nazionale Nicola Zingaretti. Il governatore, che a giorni dovrebbe indire le elezioni per Gennaio, in ogni caso si ripresenterebbe a prescindere dai dem, supportato da sole liste civiche.

Ai domiciliari per stalking su ex moglie, picchia la convivente: in manette

stalking lesioni maltrattamentiEra ai domiciliari per scontare una condanna per violenze ai danni dell’ex moglie ed è stato nuovamente arrestato per maltrattamenti ai danni dell’attuale convivente. E’ accaduto a Paola, nel Cosentino, dove agenti del Commissariato di Polizia hanno eseguito un’ordinanza emessa su richiesta della Procura al termine di indagini iniziate dopo l’intervento di una volante a casa dell’uomo, di 50 anni.

Gli agenti sono intervenuti per un singolo episodio di violenza che ha consentito loro di attivare il protocollo “Codice Rosso” e, successivamente, di accertare le violenze subite dalla donna che, per l’accusa, sarebbe stata sistematicamente aggredita con schiaffi e spintoni contro le mura, tanto da riportare un trauma cranico e toracico.

Un altro caso di violenza è stato scoperto a Cosenza dove gli agenti delle volanti hanno arrestato per atti persecutori un 50enne ai danni dell’ex moglie, fatta oggetto di violenze, soprusi, minacce, pedinamenti e appostamenti. L’uomo è stato fermato mentre minacciava la donna.

Svolta nelle indagini sull’omicidio Pileggi, arrestato il presunto autore

Aveva una relazione extraconiugale con la figlia di un esponente della ‘ndrangheta. Per questo, l’8 febbraio 2016, fu ucciso Alfredo Pileggi, di 38 anni. A ricostruire il movente del delitto sono stati i carabinieri della Compagnia di Roccella Ionica che, con i colleghi di Monasterace, hanno arrestato il presunto autore, Cosimo Sorgiovanni 41enne del posto, ritenuto legato alla famiglia di ‘ndrangheta dei Ruga operante nella Valle dello Stilaro, con l’accusa di omicidio aggravato dal metodo mafioso. Il provvedimento è stato emesso dal giudice su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

Durante le indagini, dirette dal procuratore aggiunto della Dda reggina Giuseppe Lombardo e dai pm Simona Ferraiuolo e Antonella Crisafulli, gli investigatori hanno setacciato e analizzato ogni elemento derivante dalle dichiarazioni dei familiari della vittima e di chi lo frequentava,  sono state eseguite attività investigative classiche e tecniche nonché indagini scientifiche da parte del Ris di Messina, attività che nel complesso hanno consentito di dimostrare tra l’altro la premeditazione del delitto.

Il movente dell’omicidio è da ricercare nella relazione extraconiugale intrattenuta dalla vittima con la figlia di un noto esponente della criminalità organizzata locale, tra i cui sodali, secondo l’accusa, emerge Cosimo Sorgiovanni che, come riscontrato dalle investigazioni e dalle fonti dichiarative, sarebbe un “soldato” della storica famiglia di ‘ndrangheta Ruga, operante nella vallata dello Stilaro.

Le indagini hanno permesso agli inquirenti di ottenere ulteriori conferme sulle motivazioni del fatto di sangue, consentendo anche di scoprire che la vittima nel maggio 2015 era stata avvicinata da Sorgiovanni per chiarire la vicenda.

Il suggello alle ipotesi investigative, riferiscono gli investigatori, è stato ottenuto dalle risultanze delle analisi scientifiche che consentivano di riscontrare sull’odierno indagato e sugli indumenti da egli indossati la presenza di alcune particelle di polvere da sparo pienamente compatibili con i bossoli sequestrati sulla scena del crimine.

L’agguato
Era il pomeriggio dell’8 febbraio 2016, quando Alfredo Pileggi, operaio incensurato allora 38enne, fu barbaramente ucciso con 5 colpi d’arma da fuoco calibro 45, che lo colpirono al torace e all’addome, mentre si trovava a bordo della sua Fiat Punto, in sosta in via Calabria, nei pressi della palestra dall’uomo frequentata. La notizia dell’omicidio

Vanno a Roma per una visita medica e muoiono in un incidente stradale

polizia-ambulanza
Archivio

Una ragazza di 25 anni è morta insieme alla madre, mentre il padre è rimasto ferito, in un incidente stradale avvenuto nella serata di ieri sull’autostrada A30 Caserta-Salerno. Le vittime erano di Brattirò, piccola frazione del Comune di Drapia, nel vibonese.

L’incidente, avvenuto in direzione Salerno, ha visto coinvolte diverse autovetture. Le cause sono in corso di accertamento anche se, stando alle prime informazioni, si tratterebbe di un tamponamento a catena.

Nello scontro sono morte Teresa Furchì, di 50 anni, e la figlia Caterina Costa, di 25. Ferito Antonio Costa, di 54 anni. I tre erano di ritorno dall’ospedale Gemelli di Roma in cui si erano recati perché la figlia doveva sottoporsi ad alcuni controlli.

Sindacati in piazza per rilanciare il settore dell’edilizia: “Il vero traino dell’economia”

Un momento della manifestazione (Ansa)

“Rilanciare il settore delle costruzioni motore trainante dell’intera economia del Paese al fine non solo di dare lavoro a centinaia di migliaia di persone ma anche per garantire al Paese infrastrutture moderne, edifici e territori riqualificati, riducendone i consumi e mettendoli in sicurezza dai rischi sismici ed idrogeologici”. Sono le richieste avanzate a Catanzaro dalle federazioni regionali di FenealUil, Filca Cisl e Fillea Cgil nel corso della manifestazione unitaria indetta in contemporanea in 100 piazze italiane.

I rappresentanti sindacali sono stati ricevuti in Prefettura e hanno ribadito le loro rivendicazioni. “Sollecitiamo il rilancio del settore – hanno spiegato – e chiediamo di conoscere i tempi e le modalità con cui si vuole intervenire per affrontare l’emergenza costruzioni: in 11 anni di crisi hanno chiuso 120mila imprese con 800mila operai senza lavoro. In Calabria sono state chiuse 2700 imprese con la perdita di 24 mila posti di lavoro”.

Presentato in Calabria il Calendario 2020 dell’Arma dei Carabinieri

Un momento della presentazione del Calendario dell’Arma 2020

(ANSA) – CATANZARO, 15 NOV – E’ stato presentato in quattro dei cinque Comandi provinciali dei carabinieri della Calabria il Calendario dell’Arma per il 2020. Le caratteristiche e le finalità dell’iniziativa, che si protrae da 87 anni, sono state illustrate ai giornalisti dai Comandanti provinciali di Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia, i colonnelli Antonio Montanaro, Piero Sutera, Alessandro Colella e Bruno Capace.

I testi del calendario, realizzato in otto lingue e di cui vengono stampate un milione di copie, sono della scrittrice Margaret Mazzantini e le immagini del pittore Mimmo Paladino.

“Motivo dominante dell’edizione 2020 del calendario – scrive in una nota il Comandante generale, Giovanni Nistri – è la sottolineatura della premurosa attenzione che ogni componente dell’Arma pone nei confronti della vulnerabilità, declinata nelle multiformi espressioni offerte dalla realtà quotidiana”.
Sono state presentate anche l’Agenda ed il “planing” 2020. A Reggio Calabria la presentazione si farà la prossima settimana.

‘Ndrangheta, sequestrati beni per 6 milioni a imprenditore vicino a clan

Beni per circa 6 milioni di euro sono stati sequestrati dai militari della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello Scico a Giorgio Morabito, imprenditore 45enne di San Giorgio Morgeto, nel reggino, operante nel settore della costruzione di grandi opere edili. Sigilli a imprese commerciali, beni immobili e disponibilità finanziarie e assicurative.

La misura patrimoniale è stata emessa dalla Sezione misure di prevenzione presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione distrettuale antimafia guidata da Giovanni Bombardieri.

Morabito è ritenuto contiguo alla cosca di ‘ndrangheta Piromalli. L’uomo è stato destinatario nel 2017 di misura cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Cumbertazione”, condotta dal Gico del Nucleo di Polizia economico – finanziaria di Reggio Calabria nei confronti di un sodalizio che, negli anni, avrebbe sistematicamente turbato – o tentato di turbare – numerose gare d’appalto indette da plurime stazioni appaltanti, attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate, tali da determinare l’aggiudicazione degli incanti ad una delle imprese della cordata e conclusa nel 2017 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 27 persone ritenute responsabili – a vario titolo – di associazione mafiosa, di favoreggiamento ai clan, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici – tra cui il proposto – nonché di provvedimenti reali cautelari su 44 imprese, per un valore complessivo pari a 224 milioni di euro.

Secondo l’accusa, Morabito sarebbe stato il promotore e coordinatore del sistema fraudolento, e per questo gli è stata contestata sia la partecipazione alla cosca di ‘ndrangheta “Piromalli”, operante nella Piana di Gioia Tauro, sia l’associazione semplice finalizzata alla commissione di plurimi reati in materia di corruzione, turbativa d’asta e falso, tutti aggravati dalla finalità di agevolare la predetta cosca.

Attualmente Morabito risulta rinviato a giudizio in relazione alle imputazioni ascritte. All’uomo è stata, inoltre, sottoposta a sequestro – poiché ritenuta di provenienza illecita – la cospicua somma di denaro in contanti, pari a 131.150 euro rinvenuta e sequestrata presso l’abitazione di Morabito nel corso delle perquisizioni svolte durante l’esecuzione dell’operazione “Cumbertazione”.

Regionali, Rubbettino parla con Zingaretti. Possibile candidato del PD

L’editore Florindo Rubbettino

“Da settimane ricevo da moltissimi la sollecitazione a candidarmi alla Presidenza della Regione Calabria per provare a costruire un futuro di rinnovamento e di rinascita per la mia regione. È la terra che amo, che mi ha dato moltissimo e per la quale anche personalmente e con la mia famiglia abbiamo fatto qualcosa”. Lo afferma, in una dichiarazione, l’editore Florindo Rubbettino il cui nome circola come possibile candidato del PD e del Centrosinistra alla carica di Governatore della Calabria.

“Nonostante le mie molteplici riserve – aggiunge Rubbettino – credo che quando queste richieste arrivano da più parti (associazioni, mondo del lavoro, della Chiesa, intellettuali) ascoltarle e riflettere seriamente sia doveroso”.

“Per questo ho voluto parlare anche con il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che ho avuto l’opportunità di incontrare stamattina a Roma. Riconosco a lui e al suo nuovo corso la determinazione di voler avviare un serio rinnovamento della politica in Calabria”, ha concluso.

Lamezia, trovato arsenale di armi, ordigni e denaro in casa presunto usuraio

Un vero e proprio arsenale, composto da pistole, centinaia di munizioni, ordigni esplosivi e decine di migliaia di euro cash è stato rinvenuto dai militari della Guardia di finanza di Lamezia Terme durante una serie di perquisizioni, autorizzate dalla Procura lametina, in alcuni appartamenti che sarebbero riconducibili a Carmelo Furci, il 48enne arrestato due giorni fa con l’accusa di usura ed estorsione.

Nell’ambito dell’operazione, in codice “Buitre Malo” sono state trovate 7 pistole (due revolver e cinque semiautomatiche), tutte perfettamente funzionanti e ben oleate, pronte all’uso. Di queste tre presentano la matricola abrasa o punzonata, due, invece, sono risultate provento di furto e per altre due sono in corso gli accertamenti per stabilirne la provenienza. Sono stati rinvenuti anche dieci caricatori delle armi con 645 munizioni di vario calibro.

Uno degli appartamenti nella disponibilità dell’indagato era stato anche adibito a vero e proprio deposito di materiale esplosivo, in spregio di ogni elementare misura di sicurezza: Le Fiamme gialle hanno ritrovato infatti un ordigno costruito artigianalmente, di circa 1 kg, di elevata potenzialità lesiva, nonché 7 quintali di artifizi pirotecnici di varia categoria, in parte anche clandestini, in quanto privi della prescritta etichettatura con le descrizioni normative e l’autorizzazione del ministero dell’interno.

Il materiale è stato subito rimosso in quanto gravemente pericoloso per l’incolumità pubblica ed in particolare per gli abitanti di quel condominio. L’eventuale innesco degli ordigni avrebbe, infatti, arrecato gravi danni alle cose e soprattutto alle persone.

Abilmente occultate in un intercapedine di un mobile sono stati rinvenuti dai finanzieri lametini anche 167.000 euro in contanti, suddivisi in “mazzette” confezionate sottovuoto, probabilmente provento del reato di usura.

Iinfine, Carmelo Furci è stato trovato in possesso anche di indumenti in dotazione alla polizia penitenziaria, sulla cui provenienza sono in corso le indagini del caso.

L’indagato, quindi, oltre ai già contestati reati di usura ed estorsione, dovrà rispondere di detenzione abusiva di armi comuni da sparo, anche clandestine, ricettazione e detenzione illecita di materiali esplosivi.

Sulle pistole sequestrate saranno effettuate indagini balistiche per stabilire se siano state utilizzate in azioni criminali.

Corruzione, ai domiciliari l’ex eurodeputata di FI Lara Comi

Lara Comi

Militari della Guardia di finanza di Milano e di Busto Arstizio hanno arrestato l’ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi; l’amministratore delegato dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni (entrambi ai domiciliari), e il manager di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale (in carcere), con l’accusa, a vario titolo, di corruzione, finanziamento illecito e truffa. Il provvedimento è stato emesso dal gip su richiesta della procura lombarda.

L’operazione è un nuovo filone della maxi indagine che il 7 maggio portò a 43 misure cautelari eseguite, tra gli altri, nei confronti dell’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, del consigliere lombardo “azzurro” Fabio Altitonante e dell’allora candidato alle Europee e consigliere comunale in quota FI Pietro Tatarella.

Secondo quanto riporta l’Ansa, sarebbero state proprio le dichiarazioni ai pm di Caianiello, presunto “burattinaio” del sistema e interrogato molte volte nei mesi scorsi, a confermare un quadro accusatorio già emerso dai primi racconti di imprenditori e indagati in Procura dopo il blitz.

Lara Comi risponde di tre vicende: la prima riguarda due contratti di consulenza ricevuti dalla sua società, la Premium Consulting Srl, con sede a Pietra Ligure (Savona), da parte di Afol e, in particolare, dal dg Zingale, “dietro promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale”, come riportato negli atti depositati nella tranche principale.

Circostanza messa a verbale da Maria Teresa Bergamaschi, avvocato e stretta collaboratrice dell’ex eurodeputata in un interrogatorio del 14 maggio: “Il 15 dicembre 2018 mi arrivò un messaggio di Lara Comi (…) mi scriveva “Zingale vorrà un regalo di Natale”. E aggiunse: “Mi parlò della necessità di pagare in vista dell’estensione dell’incarico una cifra di 10 mila euro a Zingale”.

L’esponente di FI è accusata anche di aver ricevuto un finanziamento illecito da 31 mila euro dall’industriale bresciano titolare della Omr holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti. Il versamento sarebbe stato effettuato in vista delle ultime elezioni europee e per una consulenza basata su una tesi di laurea scaricabile dal web dal titolo “Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè”.

Nel terzo episodio (truffa aggravata al Parlamento europeo) è coinvolto anche il giornalista Andrea Aliverti, che collaborava con Comi come addetto stampa, con compenso di mille euro al mese, rimborsati dall’Europarlamento. Interrogato dai pm ha dichiarato di avere ricevuto un aumento a tremila euro, con l’obbligo di restituirne duemila a FI per pagare le spese della sede “che Comi non pagava”.

Di Orrigoni, infine, ex candidato sindaco di Varese, ha invece parlato l’imprenditore Pietro Tonetti. Ha raccontato che, d’intesa con lui, Orrigoni avrebbe versato l’anticipo di 50mila euro della presunta tangente, mascherata sotto forma di incarico a uno studio di ingegneristica, per ottenere la variante di destinazione d’uso di un terreno a Gallarate su cui aprire un nuovo punto vendita Tigros.

“Oggi io dirò che non ho mai preso 17K non ho mai avuto consulenze con Afol né a società a me collegate che non esistono … Se mi chiedono perché dicono questo posso dire che eri tu che facevi loro consulenza”. Così Lara Comi in una conversazione intercettata mentre parla con l’avvocato Bergamaschi, sua collaboratrice, fa riferimento a 17 mila euro che avrebbe ottenuto da Afol. La conversazione del 9 maggio, dopo che il suo nome era emerso nella maxi indagine, si trova nell’ ordinanza cautelare.

“Nonostante la giovane età – è scritto nell’ordinanza citata dall’Ansa – Lara Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all’incameramento di finanziamento illeciti”.

“Dall’esame degli elementi indiziari (…) emerge la peculiare abilità che l’indagata Comi ha mostrato di aver acquisito nello sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze al fine di trarre” dal ruolo pubblico “di cui era investita per espressione della volontà popolare il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità”,  scrive il gip di Milano Raffaella Mascarino nell’ordinanza di arresto per l’ex europarlamentare e altri due.

Intercettazioni in cui Nino Caianiello, presunto “burattinaio” del sistema di mazzette, finanziamenti illeciti, nomine e appalti pilotati, la insultava anche dandole della “cretina” e poi verbali di indagati, tra cui anche quello del suo ex addetto stampa, che la tiravano in ballo. C’era già questo ed altro su Lara Comi negli atti della maxi inchiesta milanese ‘Mensa dei poveri’ che oggi, con nuovi sviluppi anche basati proprio sui verbali del “grande manovratore” che da tempo sta collaborando coi pm, hanno portato all’arresto dell’ormai ex eurodeputata, oltre a quello dell’ad di Tigros Paolo Orrigoni e del dg di Afol Giuseppe Zingale. “Veniamo sulle due cose, uno questa cretina della Lara a che punto stiamo? (Lara Comi, ndr) perché io la vedo stasera, così gli faccio lo shampoo”, diceva Caianiello, intercettato il 29 novembre 2018, parlando con Zingale che gli rispondeva: “il 17 già liquidato, 21 gli ho fatto il contratto”.

Gioacchino Caianiello – è scritto ancora nell’ordinanza del gip – durante un’intercettazione del 25 marzo 2019, nel ristorante Berti di Milano, parlando con Paolo Orrigoni, l’ad di Tigros gli avrebbe detto che “Tatarella e Bestetti (coordinatore nazionale di FI Giovani, non indagato, ndr) sono suoi “figliocci milanesi” e hanno già “imparato” da “lui” e “hanno superato già il papà”.

Maxi sequestro di Cocaina nel porto di Gioia Tauro: 1.200 kg tra le banane

Maxi sequestro di Cocaina nel porto di Gioia Tauro: 1.200 kg tra le banane

Quasi 1.200 chili di cocaina purissima sono stati scoperti e sequestrati nel porto di Gioia Tauro dal Ros dei Carabinieri e dalla Guardia di finanza dei comandi provinciali di Reggio Calabria, supportati da personale dell’agenzia delle Dogane e funzionari dell’Europol.

La droga (esattamente 1.176 kg) era occultata in 144 imballi nascosti in un container refrigerato adibito al trasporto di banane. Il carico, proveniente dal Sud America e sbarcato a Gioia Tauro, era destinato in Germania.

L’imponente risultato – spiegano gli investigatori – è frutto dello sforzo congiunto e sinergico di più componenti operative attive nel contrasto ai grandi traffici di sostanze stupefacenti: da una parte le risultanze della cooperazione internazionale di polizia assicurata dalle componenti dell’Arma, grazie al supporto della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga ed Europol; dall’altro una convergente e approfondita analisi di rischio effettuata dai finanzieri e dai funzionari doganali sull’intero carico trasportato dalla portacontainer in arrivo allo scalo portuale di Gioia Tauro nella notte di sabato scorso, a seguito della quale è stato enucleato un ristretto numero di box per i quali veniva riconosciuto un possibile rischio di contaminazione.

In tutte le fasi, le operazioni sono state eseguite in perfetta sinergia con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane di Gioia Tauro. Gli operanti hanno infatti scoperto l’ingente quantitativo di droga a seguito di scansione radiogena eseguita mediante le sofisticate attrezzature in dotazione all’Agenzia delle Dogane.

L’attività, di cui è stata data comunicazione alla locale Direzione Distrettuale Antimafia diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, è stata propiziata dalla collaborazione, anche internazionale, tra le forze in campo nel contrasto al narcotraffico, come testimoniato dalla presenza sul campo dell’Agenzia Europea di Polizia, che ha confermato la centralità della piana e del porto di Gioia Tauro, quale nodo di transito prioritario per i grandi traffici di cocaina, in linea con gli esiti di pregresse indagini condotte dall’Arma dei Carabinieri in direzione di sodalizi di matrice ‘ndranghetistica sistematicamente attivi nel traffico internazionale di cocaina (in particolare le indagini Decollo, Solare, Crimine 3, Acero e Ares).

Ad analoghe ed univoche conferme, circa l’operatività delle principali cosche di ‘ndrangheta operanti nella Piana di Gioia, depongono gli esiti di importanti attività antidroga concluse dal GOA della Guardia di Finanza nei tempi recenti (quali ad esempio, le operazioni PUERTO LIBERADO, RIO DE JANEIRO, PUERTO CONNECTION, VULCANO e BALBOA).

Gli investigatori sottolineano, infine, il fondamentale ruolo del sistema di controllo preventivo e di analisi del rischio posto in essere dalle forze presenti all’interno del Porto di Gioia Tauro, bacino che rimane strategico nelle rotte dello stupefacente, che ha consentito alla Guardia di finanza ed all’Agenzia delle Dogane – solo negli ultimi 12 mesi – di sequestrare oltre 2,5 tonnellate di cocaina.

Si tratta di uno dei sequestri più ingenti mai effettuati nel territorio nazionale: la cocaina, purissima, una volta tagliata ed immessa sul mercato, avrebbe fruttato oltre 250 milioni di euro ai trafficanti.

Locride, trovato cadavere di un uomo in un’auto bruciata: indagini

uomo a ucciso Viboldone
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Il cadavere carbonizzato di una persona di sesso maschile è stato trovato stasera in una zona di montagna a San Giovanni di Gerace, nella Locride. Il corpo si trovava in contrada “Cannavarè” in un’auto distrutta da un incendio e parcheggiata in una zona isolata.

Sul luogo del ritrovamento si sono recati i carabinieri della Compagnia di Roccella Ionica, che hanno avviato le indagini, sotto le direttive della Procura della Repubblica di Locri, per identificare il corpo ed accertarne le cause della morte. Due le ipotesi che vengono fatte al momento, omicidio o suicidio.

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