9 Ottobre 2024

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Lavora con il trattore che si ribalta, muore un giovane nel reggino

Trattore ribaltato
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Un trentenne, Davide Tropeano, ha perso al vita stamattina poco dopo le 9 rimanendo schiacciato dal trattore sul quale si trovava mentre era in terreno di proprietà della famiglia in una zona periferica di Cinquefrondi.

L’uomo, nato a Cinquefrondi ma residente a San Giorgio Morgeto, era in compagnia di un altro fratello quando, a bordo del trattore, ha cercato di spostarsi nel terreno seguendo una stradina interpoderale a ridosso di un piccolo dislivello.

Al passaggio dell’automezzo il terreno è franato facendo capovolgere il mezzo guidato da Tropeano che è finito sotto il trattore.

Il fratello, che lo stava aspettando nella parte inferiore del terreno, non vedendolo arrivare è risalito trovandosi davanti la scena. Immediatamente ha chiamato i soccorsi.

Sul posto sono arrivati mezzi dei vigili del fuoco, della polizia e dei carabinieri, oltre ai sanitari del 118 che non hanno potuto fare altro che constatare la morte dell’uomo. E per i rilievi del caso è giunta la polizia scientifica. Immediata la vicinanza dell’amministrazione comunale che ha sospeso le manifestazioni già programmate per questo periodo natalizio.

Litiga col figlio e gli spara, indagini

Un uomo di 45 anni, G.F., già noto alle forze dell’ordine, è stato ferito con un colpo di pistola ad una gamba e trasportato in ospedale.

Il fatto è avvenuto ieri sera a Cosenza, nell’abitazione dell’uomo che si trovava agli arresti domiciliari.

Secondo una prima ricostruzione, ad esplodere il colpo è stato il padre del ferito al culmine di una violenta lite e per difendersi dal figlio che avrebbe tentato di accoltellarlo.

Sul posto è intervenuta un’ambulanza del 118, che ha trasferito il 45enne in ospedale.

Sul caso indagano i carabinieri della compagnia di Cosenza, che stanno ricostruendo l’esatta dinamica dei fatti. La posizione dell’uomo che ha sparato è attualmente al vaglio degli inquirenti. Il ferito si trova ricoverato in ospedale e non è in pericolo di vita. (Ansa)

Investe e uccide un pedone, indagato per omicidio stradale

Un 44enne di Cetraro è stato denunciato dalla Polizia stradale di Scalea perché indagato per omicidio stradale commesso in stato di alterazione psicofisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti.

L’uomo è ritenuto responsabile della morte di un 44enne, investito mentre camminava a piedi lungo la statale 18 a Cetraro la sera del 31 dicembre scorso.

L’indagine, condotta sotto la direzione della Procura della Repubblica di Paola, avrebbe consentito di acquisire un grave quadro indiziario nei confronti dell’indagato, anche attraverso la ricostruzione della dinamica dell’incidente.

Nell’occasione, al conducente del veicolo è stata immediatamente ritirata la patente di guida dagli operatori della Polizia stradale, impiegati nell’ambito del rafforzamento dei controlli del territorio predisposti dal questore di Cosenza Giuseppe Cannizzaro.

Iran, esplosioni vicino alla tomba di Soleimani: oltre cento morti

Al centro il generale ucciso Qassem Soleimani nel 2020 (Ansa)

Due esplosioni sono avvenute nei pressi del cimitero di Kerman, nell’Iran centrale, dove in migliaia si stavano recando per commemorare Qassem Soleimani, il capo delle forze Qods delle Guardie della Rivoluzione iraniana, ucciso il 3 gennaio del 2020 in Iraq in un’operazione degli Stati Uniti: i media statali iraniani hanno riferito che il bilancio è salito a 103 morti.

Secondo l’agenzia Tasnim, vicina alle Guardie della Rivoluzione, si è trattato di un attentato terroristico.

L’agenzia Irna riferisce che 141 persone sono rimaste ferite in quello che Teheran ha definito un attacco terroristico. La prima esplosione è avvenuta a 700 metri e la seconda a un chilometro di distanza dalla tomba del generale Soleimani.

L’Irna ha anche citato una fonte secondo cui i due pacchi esplosivi sono stati piazzati sulla strada per il cimitero di Kerman e sono stati fatti esplodere a distanza dai terroristi, provocando due esplosioni a cinque-dieci minuti l’una dall’altra. Finora nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità delle esplosioni.

“I terroristi dietro l’esplosione nel cimitero di Kerman sono mercenari di potenze arroganti (termine che l’Iran usa per gli Stati Uniti e i suoi alleati) e saranno certamente puniti”, ha detto il capo della magistratura iraniana, Gholamhossein Ejei, citato da Irna.

“Dopo aver fallito nel mettere in sicurezza il Paese attraverso diversi complotti, i terroristi hanno tentato di vendicarsi del popolo iraniano. Provano un profondo odio verso il movimento di Resistenza e il generale Soleimani”, ha aggiunto il capo della magistratura iraniana. “Questi terroristi brutali e dal cuore malvagio e i loro governanti assassini dovrebbero sapere che anche a causa di queste mosse maligne l’Iran non smetterà mai di sostenere le sue sacre cause”, ha sottolineato Ejei, ordinando alle forze di sicurezza, di intelligence e di polizia di indagare immediatamente e con precisione sulla questione. e arrestare gli autori dell’incidente.

“Siamo profondamente rattristati per l’atroce attacco terroristico che è stato messo in atto nella provincia di Kerman in Iran”, ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan su X, esprimendo cordoglio per le 103 persone morte a causa delle esplosioni che hanno colpito oggi il cimitero di Kerman, mentre era in corso una commemorazione di Qassem Soleimani, nel quarto anniversario dell’uccisione, da parte degli Usa in Iraq, del comandante delle forze Qods delle Guardie della rivoluzione.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha condannato le due esplosioni.
“Indubbiamente, gli autori… di questo atto vigliacco saranno presto identificati e puniti per il loro atto atroce dalle capaci forze dell’ordine e di sicurezza”, ha detto Raisi in una nota. “I nemici della nazione dovrebbero sapere che tali azioni non potranno mai turbare la solida determinazione della nazione iraniana”.

“Abbiamo ottenuto alcune informazioni sulle esplosioni avvenute oggi a Kerman, ma dobbiamo condurre ulteriori indagini. La risposta dell’Iran sarà forte e distruttiva e nel più breve tempo possibile. I colpevoli riceveranno un duro schiaffo in faccia”, ha detto il ministro dell’Interno iraniano Ahmad Vahidi, citato dall’Iran, aggiungendo che la maggior parte delle vittime sono morte nella seconda esplosione, quando le persone sono accorse per soccorrere i feriti nella prima. “Il nemico aveva fatto anche altri tentativi in passato di effettuare esplosioni in diverse cerimonie, ma erano stati contrastati dalle forze iraniane”.

Il governo iraniano ha dichiarato domani giorno di lutto.

In un messaggio di cordoglio alle autorità iraniane, il presidente russo Vladimir Putin ha condannato come “scioccanti nella loro crudeltà e cinismo” gli attentati avvenuti oggi a Kerman, durante le celebrazioni per il quarto anniversario dell’uccisione del generale Qassem Soleimani da parte degli Usa. Lo riferisce l’agenzia Ria Novosti.

“L’Ue condanna con la massima fermezza l’attentato di oggi nella città di Kerman in Iran. L’Ue esprime la propria solidarietà al popolo iraniano. Questo atto di terrore ha provocato un bilancio sconvolgente di morti e feriti tra i civili. I nostri pensieri sono ora rivolti alle vittime e alle loro famiglie. I responsabili devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni”. Lo dichiara un portavoce del Servizio di Azione Esterna dell’Ue citata dalle agenzie.

Bus con 79 turisti esce fuori strada e si ribalta, oltre 30 feriti

Oltre 30 feriti lievi in Via San Pio X a San Donà, nel veneziano, dove, intorno alle 2.30 della notte scorsa, un bus turistico bosniaco a due piani con 79 persone a bordo è finito fuoristrada rovesciandosi su un fianco.

I vigili del fuoco arrivati dal locale distaccamento, Jesolo e Mestre, hanno messo in sicurezza il bus adagiato su un fianco e finito di estrarre tutte le persone ancora presenti all’interno del bus. Tutti i feriti, per fortuna in forma lieve, sono stati assistiti dal personale sanitario del Suem, intervenuti con molte ambulanze e trasferiti presso il pronto soccorso di Jesolo e gli altri ospedali della zona.

Le persone illese sono state assistite sul posto e poi portati a Jesolo da un bus dei vigili del fuoco.

Il pullman di turisti tutti bosniaci stava rientrando a Trieste, dopo che le persone a bordo avevano assistito a fuochi pirotecnici di capodanno a Punta Sabbioni.

Corruzione negli appalti Anas, arrestato il figlio di Denis Verdini, anche lui indagato

Una fitta rete di consulenze e la torta degli appalti pubblici banditi dall’Anas. Sono al centro della indagine avviata nella primavera dello scorso anno dai pm di Roma e che ha portato all’emissione della misura degli arresti domiciliari per Tommaso Verdini, il figlio dell’ex parlamentare berlusconiano Denis.

L’ipotesi della procura di Roma è di corruzione e turbata libertà degli incanti. Lo scrive Repubblica riportando la notizia del presunto scandalo degli appalti pilotati Anas per cui è finito ai domiciliari il figlio dell’ex senatore toscano Denis Verdini.

L’inchiesta, che vede coinvolte altre sei persone, riguarda commesse sulla società pubblica Anas per tre miliardi di euro. In tutto sono 5 persone ai domiciliari e sono state emesse 2 interdittive da 12 mesi. Dalle carte spunta anche il nome di Denis Verdini che risulta indagato.

Nel procedimento, affidato dal procuratore Francesco Lo Voi ai pm che si occupano dei reati contro la pubblica amministrazione, si contestano, a seconda delle posizioni, i reati di corruzione e turbata libertà degli incanti. Nel procedimento sono coinvolti anche imprenditori oltre ai pubblici ufficiali.

Verdini jr, a capo della società di lobbing Inver, nel luglio scorso era stato perquisito dalla Guardia di Finanza insieme all’ex ad Simonini e altri cinque alti dirigenti del colosso pubblico, indagati anche loro a vario titolo per traffico di influenze e corruzione.

L’inchiesta ha ricostruito un sistema di consulenze e appalti pubblici banditi da Anas, società di stato che gestisce le arterie stradali del Paese e che dal 2017 è sotto il controllo di Ferrovie dello Stato i cui manager sono del tutto estranei agli accertamenti investigativi.

Da una parte i dirigenti Anas desiderosi di una promozione o di ottenere altri ruoli apicali nelle società pubbliche. E dall’altra gli imprenditori che bramano informazioni privilegiate per ottenere appalti. E al centro i mediatori: Tommaso e Denis Verdini. Ruoli diversi e un destino comune, un cammino narrato negli atti delle indagini con cui la procura di Roma ha chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari per cinque persone e la sospensione di un anno dal servizio nei confronti di altre due.

Ai domiciliari sono finiti Tommaso Verdini, figlio di Denis, presidente della Inver. Si occupava lui di mediare tra imprenditori e dirigenti Anas. Al suo fianco il socio Fabio Pileri, scrive il quotidiano online.

Poi ci sono gli imprenditori, interessati a ottenere affidamenti da parte di Anas. Come Antonio Samuele Veneziano, di Phos srl, un’azienda che si occupa di servizi connessi ai sistemi di vigilanza. E ancora Stefano Chicchiani e Angelo Ciccotto, operativi nel settore delle costruzioni.

Sono tutti accusati di corruzione e turbata libertà degli incanti. Sono invece stati sospesi dal servizio Paolo Veneri, già dirigente direzione Appalti e Acquisti di Anas e adesso responsabile della struttura “Controllo, Finanza e Bilancio” di una partecipata Anas. Stessa sorte per Luca Cedrone, già responsabile della struttura “Gallerie” e attualmente responsabile di “Geotecnica e Gallerie”. Tra gli indagati compare invece il nome di Denis Verdini

Nel decreto di perquisizione si legge che Verdini junior, insieme ad altri indagati, avrebbe promesso a “pubblici ufficiali di Anas il loro intervento o comunque il peso politico istituzionale delle loro conoscenze per favorirne la riconferma in Anas in posizioni di vertice o comunque la ricollocazione in ruoli apicali ben remunerati di società private o di organismi di diritto pubblico”.

In cambio i pezzi grossi di Anas avrebbero dovuto “favorire la definizione di progetti e transazioni a cui erano interessati imprenditori a loro vicini”. Gli indagati, pedinati dalla guardia di finanza di Roma, si sarebbero incontrati varie volte in bar e ristoranti. Incontri sarebbero avvenuti anche con politici o esponenti di vertice del Mef, “che ha voce in capitolo nelle nomine delle partecipate”. Per questo motivo l’inchiesta della procura di Roma in questo momento fa tremare i palazzi delle istituzioni.

“Un sistema corruttivo forte e stabile, grazie anche agli agganci politici”. E’ quanto scrive il gip di Roma nell’ordinanza con cui ha disposto gli arresti domiciliari per Tommaso Verdini, figlio dell’ex senatore Denis, anche lui indagato, nell’indagine sugli appalti Anas. In un’intercettazione il socio dice: “Si è fatto un accordo con la Lega”.

Imbarazzo per il vicepremier e ministro Matteo Salvini che – va ricordato – ha una relazione sentimentale con la figlia dell’ex senatore ed è “cognato” dell’odierno indagato. Il leader della Lega finora non ha replicato ma già le opposizioni chiedono di fare chiarezza.

Israele intensifica gli attacchi su Gaza, quasi 200 morti in 24ore

Israele intensifica gli attacchi su Gaza. Intensi colpi di carri armati e bombardamenti aerei hanno colpito la scorsa notte e questa mattina Khan Yunis. Raid aerei sono stati effettuati anche sul campo di Nuseirat, nel centro di Gaza, secondo medici e giornalisti palestinesi. Le forze israeliane hanno colpito Khan Younis in preparazione di un’ulteriore avanzata nella principale città meridionale, conquistata in parte all’inizio di dicembre. Le autorità di Gaza hanno confermato l’uccisione di 187 palestinesi nei raid israeliani sulla Striscia nelle ultime 24 ore, e aggiornato il totale delle vittime palestinesi a 21.507 morti.

Secondo quanto annunciato dalle Forze di difesa israeliane l”aviazione e la marina israeliane hanno colpito nelle scorse ore cellule terroristiche e infrastrutture in tutta la Striscia di Gaza. Nella città di Gaza nel corso della giornata di ieri decine di terroristi “sono state eliminate” in diversi scontri, con l’assistenza dell’aviazione. Le truppe hanno anche distrutto due edifici utilizzati da Hamas a Beit Lahiya, nel nord di Gaza, confiscando grandi quantità di attrezzature militari, tra cui bombe, armi e apparecchiature per le comunicazioni.

Hamas: “Non vogliamo un’altra tregua temporanea”

Non ci sono stati colloqui relativi ad un accordo sugli ostaggi in cambio di un’altra tregua temporanea. A dichiararlo, parlando con Al Jazeera, è stato Osama Hamdan, esponente di Hamas in Libano, secondo il quale Hamas avrebbe informato i mediatori che la priorità del gruppo riguarda un cessate il fuoco permanente e che al momento non si parla di rilasciare ostaggi prima che i combattimenti cessino. Secondo Hamdan, Israele avrebbe fatto trapelare false informazioni al fine di respingere le crescenti pressioni interne sul governo per un accordo sugli ostaggi. A riferirne è il Times of Israel.

Intanto il vice segretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, Martin Griffiths, lancia un appello per un aumento “urgente” degli aiuti destinati alla popolazione di Gaza a fronte di un nuovo “esodo di massa” verso il valico di Rafah, tra l’Egitto e il sud della Striscia.

Gli operatori umanitari dell’Onu stimano in circa 100mila il numero degli sfollati arrivati a Rafah negli ultimi giorni, e temono l’ulteriore peggioramento delle già “terribili condizioni nella zona”. “Una popolazione traumatizzata ed esausta” viene “stipata all’interno di una porzione di terra sempre più piccola”, ha denunciato Griffiths. “Pensate che portare aiuti a Gaza sia facile? Ricredetevii”, ha scritto venerdì il rappresentante delle Nazioni Unite in un post su X, in cui ha elencato gli ostacoli che devono affrontare gli operatori umanitari nella Striscia di Gaza. “Tre livelli di ispezione prima che i camion possano entrare”, punti di ingresso insufficienti, “bombardamenti costanti”, scarse comunicazioni e strade danneggiate sono alcuni degli ostacoli che frenano la consegna degli aiuti umanitari in una regione dove “gli operatori umanitari vengono a loro volta cacciati e uccisi” e in cui “i rifugi hanno superato da tempo la loro capacità massima”. “E’ una situazione impossibile per la popolazione di Gaza e per coloro che cercano di aiutarla. I combattimenti devono finire”, ha insistito Griffiths.

Secondo i dati delle Nazioni Unite,circa 1,9 milioni di abitanti di Gaza, pari all’85% della popolazione dell’enclave, sono sfollati dalla ripresa del conflitto tra Israele e il Movimento di Resistenza Islamica (Hamas) il 7 ottobre.

4 militanti Hezbollah uccisi, dal 7/10 sono 133 i morti in Libano e Siria

Quattro militanti dell’organizzazione paramilitare sciita libanese Hezbollah sono stati uccisi. Lo ha confermato oggi la stessa organizzazione senza fornire ulteriori dettagli su quando sarebbero stati uccisi e sul luogo in cui è successo. Si tratta di Hassan Moussawi, Haidar al-Mazawi, Rakan Seif e Abbas al-Ajami, tutti provenienti dalla valle della Beqa, a circa 30 km ad est di Beirut. Dall’inizio del conflitto scoppiato dopo l’attacco di Hamas ad Israele lo scorso 7 ottobre, riferisce il quotidiano libanese ‘L’Orient – Le Jour’ sono 133 i militanti dell’Hezbollah che sono morti sul fronte libanese e siriano.

Siria, almeno 9 miliziani filo-iraniani uccisi da raid attribuiti a Usa

Almeno nove miliziani filo-iraniani sono stati uccisi e quasi trenta sono stati feriti in una serie di attacchi notturni che gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani attribuiscono ad aerei di guerra statunitensi durante un’operazione nella Siria orientale, vicino al confine iracheno. Gli attacchi si sono concentrati su siti appartenenti alle milizie filo-iraniane vicino a Haggana e alla città di Albukamal dove si troverebbe un centro di addestramento. Inoltre, l’Osservatorio riferisce sul suo sito di un altro attacco contro un convoglio di miliziani appena entrato in territorio siriano dall’Iraq diretto ad Albukamal, dove sono stati colpiti anche veicoli e depositi di munizioni. Le vittime sono state identificate come tre combattenti siriani e sei stranieri, secondo l’Osservatorio con sede a Londra. Altre 27 persone sono rimaste ferite, alcune gravemente, in un attacco come ritorsione per gli attacchi portati avanti da queste milizie contro posizioni militari statunitensi in Siria e Iraq in risposta alla campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza.

14 palestinesi in campo profughi di Jalazone, in Cisgiordania

Le forze israeliane hanno arrestato 14 palestinesi nel campo profughi di Jalazone, a nord di Ramallah, in Cisgiordania, nel corso di un raid iniziato alle prime ore di oggi. A riferirne è Al Jazeera.

Amministrazione Biden approva vendite per 150 milioni in attrezzature militari a Israele

L’amministrazione Biden ha aggirato il Congresso per approvare una vendita di quasi 150 milioni di dollari in attrezzature militari a Israele per la seconda volta dall’inizio del mese. Il segretario di Stato Antony Blinken ha informato il Congresso di aver preso una decisione in urgenza per approvare immediatamente il trasferimento di “articoli ausiliari da 155 mm, tra cui spolette e inneschi che rendono funzionali i proiettili da 155 mm”, ha reso noto un portavoce del Dipartimento di Stato.

“Data l’urgenza delle esigenze difensive di Israele, il Segretario ha notificato al Congresso di aver esercitato la sua autorità delegata per determinare l’esistenza di un’emergenza che richiedesse l’approvazione immediata del trasferimento”, ha aggiunto, ricordando che questi articoli sono stati aggiunti ai precedenti, e “hanno aumentato il valore totale della vendita a 147,5 milioni di dollari”. A riferirne è la Cnn.

Wsj, 70% delle abitazioni a Gaza colpite o distrutte

Circa la metà degli edifici a Gaza sono stati danneggiati o distrutti dalla guerra, una percentuale nella quale sono incluse le abitazioni, colpite nella misura del 70%. A scriverne è il Wall Street Journal, che basa il suo rapporto su fotografie satellitari e altri metodi di telerilevamento. Tra gli edifici presi di mira – afferma – ci sono fabbriche, case di preghiera, scuole, centri commerciali e alberghi. Le forze israeliane hanno spesso ripetuto che molte scuole, moschee e altri edifici sono stati colpiti perché utilizzati per scopi militari e come basi operative dai gruppi terroristici di Gaza.

Solo otto dei 36 ospedali di Gaza possono accettare pazienti – continua il rapporto – e la maggior parte delle infrastrutture di base, per acqua, elettricità e comunicazioni, è stata demolita.

“La parola ‘Gaza’ passerà alla storia insieme a Dresda e ad altre famose città che sono state bombardate”, ha dichiarato al giornale Robert Pape, un politologo dell’Università di Chicago autore di studi sulla storia dei bombardamenti aerei. Ne riferisce il Times of Israel.

Tentano di rubare un’autocarro, tre arresti a Rende

A Rende, i Carabinieri della locale Compagnia e di Cosenza hanno arrestato in flagranza di reato tre persone di Cosenza, note alle Forze di Polizia, per concorso in tentato furto aggravato di un autocarro Iveco Daily.

Nel corso di uno dei servizi di controllo del territorio, intensificati in occasione di queste festività, i militari sono intervenuti nel centro urbano rendese, quando tre persone, con il volto travisato, erano intente ad impossessarsi di un autocarro Iveco Daily, in sosta in un parcheggio non custodito: avevano, in particolare, rotto il finestrino del furgone ed uno dei tre aveva nella disponibilità anche una centralina elettronica.

A seguito del giudizio direttissimo, il Tribunale di Cosenza ha convalidato, su richiesta della locale Procura della Repubblica, l’arresto in flagranza di reato, applicando loro la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Sequestrata una tonnellata di fuochi di artificio, un arresto

Prosegue incessante l’attività dei Finanzieri del Comando Provinciale Cosenza a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, soprattutto in vista della fine anno. In tale contesto, i Finanzieri hanno tratto in arresto una persona che deteneva illegalmente circa 140.000 fuochi d’artificio – del peso di una tonnellata – estremamente pericolosi.

Durante l’attività di servizio – scaturita dalle risultanze investigative di una serie di sequestri effettuati nel periodo natalizio, che hanno consentito di ricostruire la filiera di approvvigionamento del materiale pirotecnico – i militari del Gruppo Sibari hanno individuato e perquisito un garage di una palazzina di tre piani situata in pieno centro del Comune di Corigliano.

E’ qui che i Finanzieri hanno rinvenuto l’ingente quantitativo di artifizi pirotecnici, tra cui moltissimi di fattura artigianale in assenza di qualsivoglia requisito di sicurezza, pronti per essere ceduti al mercato clandestino in vista del capodanno.

In ragione dell’elevatissimo rischio di scoppio, stante la micidialità dei fuochi d’artificio e la loro custodia in ambiente angusto all’interno di confezioni non ignifughe, il materiale esplosivo è stato immediatamente asportato dal locale da personale specializzato, a salvaguardia dell’incolumità dei condomini e del vicinato.

Al termine delle operazioni, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, le Fiamme Gialle hanno arrestato e condotto presso la casa Circondariale di Castrovillari il detentore/gestore del deposito illecito.

L’attività posta in essere dai militari del Gruppo Sibari testimonia la funzione strategica della Guardia di Finanza per la tutela della salute e della sicurezza dei consumatori, ergendosi quale essenziale avamposto per la prevenzione di comportamenti non in linea con le normative vigenti, suscettibili di ripercussioni per l’ordine e la sicurezza pubblica e per l’incolumità degli operatori di settore, degli utilizzatori finali e dell’intera collettività.

Fuochi d’artificio pericolosi, ingente sequestro a Vibo, tre denunce

I Finanzieri del Gruppo di Vibo Valentia, nell’ambito delle attività di servizio finalizzate a prevenire e reprimere i fenomeni illeciti in materia di produzione, detenzione, trasporto e commercializzazione di artifizi pirotecnici, intensificate per l’approssimarsi delle festività di fine anno, nel corso dei controlli effettuati presso varie attività commerciali della provincia, hanno sequestrato circa 340 Kg di fuochi d’artificio e denunciato a piede libero, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vibo Valentia, 3 persone.

L’attenzione dei militari, a seguito di mirata attività info-investigativa, è stata rivolta verso tre attività commerciali che, tra le altre cose, esponevano per la vendita ingenti quantitativi di articoli pirotecnici, focalizzandosi, in particolare sul riscontro, da parte degli esercenti controllati, del possesso dei titoli autorizzatori per la vendita degli stessi, nonché sul rispetto dei necessari requisiti di sicurezza, ma avendo rinvenuto i fuochi d’artificio stoccati accanto a materiali altamente infiammabili, pertanto, in pericolosissime condizioni di sicurezza, in assenza delle prescritte autorizzazioni, è scattato il sequestro e la denuncia dei responsabili alla locale Procura della Repubblica.

L’attività posta in essere dalle fiamme gialle vibonesi testimonia l’impegno della Guardia di Finanza a tutela della salute e della sicurezza dei consumatori, che si manifesta anche attraverso attività di prevenzione e repressione di quei comportamenti che, non essendo in linea con le normative vigenti sul rispetto degli standard di sicurezza, sono suscettibili di arrecare pregiudizio all’incolumità dei cittadini, compresi gli stessi operatori di settore.

Tenuto conto del principio di presunzione di innocenza dei soggetti attenzionati e che la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo qualora intervenga sentenza irrevocabile di condanna, le condotte illecite riscontrate sono state sottoposte al vaglio della competente Autorità Giudiziaria.

Maxisequestro di 40 tonnellate di fuochi d’artificio pericolosi, 13 arresti

Dall’inizio del mese di dicembre la Guardia di Finanza ha intensificato, su tutto il territorio nazionale, l’attività di contrasto alla produzione, detenzione, trasporto e commercializzazione illecita di artifizi pirotecnici e di prodotti pericolosi.

Per garantire la sicurezza dei cittadini con l’approssimarsi delle festività di fine anno sono stati condotti 242 interventi che hanno portato al sequestro di oltre 1 milione e 700 mila fuochi artificiali illegali, per un peso complessivo di 40 tonnellate. Sono state segnalate all’Autorità Giudiziaria 149 persone di cui 13 arrestate.

Le attività di servizio si inseriscono nel quadro delle azioni di controllo del territorio che la Guardia di Finanza assicura per il concorso al mantenimento della sicurezza pubblica, a tutela della salute e dell’incolumità dei cittadini.

Nuovi raid israeliani nella Striscia, decine di palestinesi uccisi tra cui due giornalisti

Decine di palestinesi sono stati uccisi, tra cui due giornalisti, e molti altri sono rimasti feriti questa mattina negli attacchi aerei israeliani su diverse aree della Striscia di Gaza nell’83esimo giorno dell’aggressione. Lo riferisce l’agenzia Wafa.

Più di 30 persone sono state uccise nel bombardamento di una piazza residenziale nel progetto Beit Lahia, a nord della Striscia di Gaza, contro edifici appartenenti alle famiglie Khair al-Din, al-Kurd e al-Qadi.

Il giornalista Mohammad Khair al-Din e il cameraman Ahmad Maher Khair al-Din sono rimasti uccisi nel bombardamento israeliano che ha preso di mira le loro case di famiglia nel programma Beit Lahia.

La Mezzaluna Rossa ha affermato che anche 10 persone sono state uccise e altre 12 ferite in un bombardamento israeliano che ha preso di mira una casa vicino all’ospedale Al-Amal della Società a Khan Yunis, a sud della Striscia di Gaza.

Una fonte medica ha riferito che 17 persone sono state uccise a seguito degli attacchi israeliani che hanno preso di mira le case nel centro della Striscia di Gaza dalla notte scorsa.

Aerei da guerra israeliani hanno anche bombardato due case appartenenti alle famiglie al-Manaameh e Eid, e case nelle vicinanze della clinica UNRWA, a est del campo profughi di al-Maghazi, nella Striscia di Gaza centrale, provocando la morte e il ferimento di molte persone.

“L’aggressione israeliana in corso contro Gaza ha causato la morte di 21.110 persone, principalmente donne e bambini, e il ferimento di altre 55.243, mentre migliaia rimangono dispersi”, recita il macabro report del ministero.

Omicidio in Sardegna, giovane uccide il padre a bastonate

Omicidio nella notte per strada ad Arzachena (Sassari) dove un 27enne ha raccolto un bastone da terra e ha colpito in testa il padre, uccidendolo. La vittima è il 58enne Giovanni Fresi, orafo molto noto nel Comune della Costa Smeralda, che era intervenuto vicino a un locale notturno per cercare di calmare il figlio che era in stato di agitazione.

Il 27enne Michele Fresi ha reagito male, colpendo il genitore con un bastone trovato per terra. In quei momenti di furia ha colpito anche altre persone, tra loro anche due carabinieri.

All’interrogatorio di garanzia il giovane si è avvalso della facoltà di non rispondere, rivela l’avvocato Nino Vargiu che stamattina è stato nominato suo legale, ma non aggiunge altro perché le indagini sono ancora in una fase istruttoria.

Il sindaco di Arzachena, Roberto Ragnedda, si dice “sconvolto” per la morte dell’orafo: “Sono veramente incredulo di fronte a quanto avvenuto questa notte ad Arzachena. Sono sconvolto, così come lo è l’intera comunità, che si è svegliata con la tragica notizia della violenta morte di un compaesano, un amico – commenta il sindaco -. Ora possiamo solo manifestare la nostra vicinanza alla famiglia ed esprimere tutto il nostro cordoglio, proclamando il lutto cittadino nella giornata che le autorità stabiliranno per i funerali, così che tutti gli arzachenesi abbiano la possibilità di stare accanto ai familiari”.

Tenta estorsione alla madre nonostante il divieto di avvicinamento: arrestato

Nel tardo pomeriggio di ieri una accorata richiesta di aiuto arrivata sul «112», numero per le emergenze pubbliche dei Carabinieri, ha evitato che una situazione di sopraffazione potesse degenerare in reati ben più gravi.

La segnalazione ha consentito infatti di avviare tutte una serie di attività programmate per aiutare nell’immediato le persone la cui incolumità viene esposta a dei concreti rischi ed ha, nel contempo, messo gli operatori nelle condizioni di poter documentare le violazioni penali ravvisabili.

Il teatro degli eventi è risultato essere un condominio ubicato nella località Fabrizio di Corigliano Calabro, dove un giovane disoccupato stava scaricando la propria rabbia nei confronti della madre, per costringerla a dargli quei soldi che lui pretendeva ma che la donna non era nelle condizioni di concedergli.

In tale ambito i militari della Sezione Radiomobile del Reparto Territoriale dei Carabinieri di Corigliano Rossano, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta dal Procuratore Capo Alessandro D’Alessio, hanno arrestato un uomo 35enne del posto, già noto alle Forze dell’ordine e non nuovo a violazioni penali di questo genere.

La rapida sequenza iniziata con la richiesta di soldi, proseguita con l’arrivo sotto casa della madre, nonostante la misura del divieto di avvicinamento alla donna – disposta dal GIP di Castrovillari per una situazione sovrapponibile verificatasi nel mese di febbraio del 2022, ndr. -, reiterata con i calci al portone del palazzo e con la pericolosa aggressione alla vittima, poteva avere un epilogo molto diverso.

Nonostante tutto la donna è riuscita però a mantenere la lucidità e a sopportare l’aggressione sino a cogliere l’occasione per raggiungere il telefono attraverso il quale è riuscita a dare l’allarme alla Centrale Operativa del Reparto Territoriale dei Carabinieri. Compresa la delicatezza di quanto stava accadendo, è stata inviata sul posto una pattuglia della Sezione Radiomobile, che ha raggiunto l’abitazione segnalata in pochissimi minuti.

Una volta all’interno il compito dei militari è stato più arduo del previsto, poiché i componenti dell’equipaggio hanno dovuto confrontarsi con l’atteggiamento aggressivo dell’uomo, che ha adottato una ferma resistenza fisica.

Dopo aver raccolto degli indizi di colpevolezza convergenti per le ipotesi di reato ravvisabili, il soggetto indiziato è stato arrestato ed associato alla Casa Circondariale di Castrovillari, dove rimarrà a disposizione dei Magistrati della Procura di quello stesso centro.

Appalti pilotati in Anas, cinque arresti. Indagato il figlio di Verdini

In data odierna è stata data esecuzione a un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, applicativa degli arresti domiciliari nei confronti di 3 imprenditori e 2 responsabili di una società di consulenza per i reati di corruzione e turbata libertà degli incanti.

Per gli stessi reati è stata disposta, inoltre, la misura interdittiva della sospensione dallo svolgimento del pubblico ufficio nei confronti di 1 dirigente e 1 funzionario di ANAS S.p.A., i quali avrebbero messo a disposizione di privati le proprie funzioni pubbliche – fornendo informazioni e documenti riservati ovvero avvicinando indebitamente membri delle commissioni di gara – al fine di garantire alle imprese rappresentate dagli odierni arrestati l’affidamento di lavori per il risanamento strutturale di gallerie, per un importo complessivo di 180 milioni di euro.

Le utilità promesse, per come ricostruito nelle indagini coordinate dalla Procura capitolina e svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, sarebbero consistite nell’intervento dei consulenti arrestati per far ottenere ai funzionari indagati avanzamenti di carriera e conferme in posizioni apicali di ANAS S.p.A.

Da quanto si apprende, tra le persone coinvolte figura Tommaso Verdini, figlio dell’ex parlamentare di Forza Italia e fondatore di Ala Denis Verdini, ossia cognato e suocero del ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega.

Scontro in galleria tra bus e un’ambulanza: 4 morti e 7 feriti

Sono qattro i morti in un gravissimo incidente stradale avvenuto questo pomeriggio 27 Dicembre che ha coinvolto un autobus e un’ambulanza nella galleria ‘Cu gulino’, lungo la strada statale 73 bis var di Urbino.

Le vittime, comunica Anas in una nota, viaggiavano a bordo dell’ambulanza dell’Ast1 Pesaro che, nell’impatto con il bus, ha preso fuoco. Sono in corso le operazioni di rilievo e di ripristino della regolare circolazione.

Nell’impatto con il bus, ha preso fuoco. Sono in corso le operazioni di rilievo e di ripristino della regolare circolazione.

Alcuni bambini tra i 3 e gli otto anni sono rimasti feriti nell’incidente. I piccoli, che si trovavano sul bus, hanno riportato solo qualche lieve ferita e tanta paura. Nell’incidente è rimasto lievemente ferito anche l’autista del bus, mentre sono morti tre operatori a bordo dell’ambulanza e il ferito che stavano trasportando.

Le vittime sono un medico, una infermiera, l’autista dell’ambulanza e un paziente.

“Sono quattro le persone che hanno perso la vita nell’incidente che ha coinvolto un’ambulanza partita da Fossombrone e un pullman sul quale viaggiano bambini e ragazzi in gita a Urbino. Tre gli operatori sanitari (un medico, un’infermiera e l’autista) e un paziente morti e sette le persone rimaste ferite, 4 trasportate all’ospedale di Pesaro (due bambini e due accompagnatori), e tre all’ospedale di Urbino (2 ragazzi e un accompagnatore)”, comunica in una nota l’Azienda Sanitaria Territoriale Pesaro Urbino in relazione all’incidente. Sul grave incidente sono in corso indagini delle forze dell’ordine coordinati dalla Procura.

Si offre per effettuare un trasloco ma poi rapina la vittima in casa: in manette

In prossimità delle feste di Natale una signora che aveva la necessità di effettuare il trasloco della sua abitazione ha deciso di affidarsi ad un soggetto che conosceva di vista, risultato essere un pregiudicato mosso da intenzioni tutt’altro che nobili.

In particolare l’uomo, una volta carpita la fiducia della l, con la scusa di prendere visione delle masserizie che dovevano essere ricollocate, è riuscito ad entrare nell’abitazione della donna, dove ha compiuto una violenta rapina.
Sulla scorta degli indizi di reato raccolti questa mattina i Carabinieri della Sezione Operativa del Reparto Territoriale di Corigliano Rossano, con il supporto di quelli della Stazione di Corigliano Calabro Scalo e sotto la direzione della Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta dal Procuratore Capo Alessandro D’Alessio, hanno dato esecuzione al fermo di indiato di delitto emesso dal Pubblico Ministero per la specifica vicenda.
Prima di riassumere i quanto accaduto, appare necessario premettere che la notizia viene diffusa per garantire il diritto di cronaca e nel rispetto dei diritti dell’indagato.

Nel caso di specie, una volta chiusa la porta dell’appartamento e rimasti soli è iniziato il calvario della donna che, dopo aver preso il portafogli per concedere l’anticipo della commissione, è stata scaraventata a terra e percossa.

Attimi di terrore che sono culminati con le mani dell’aggressore cinte intorno al collo della donna e si sono conclusi solo dopo che lo stesso è riuscito ad impossessarsi del portafogli della vittima e di un cellulare nuovo, che era stato appena acquistato ed ancora custodito nella relativa confezione.
Oltre alle percosse, per le quali la vittima della rapina subita nella propria abitazione è dovuta ricorrere alle cure del personale medico dell’Ospedale di Corigliano Calabro, il responsabile della condotta ha indirizzato anche delle minacce estremamente circostanziate, sulla scorta delle quali la vittima è stata avvertita che avrebbe fatto meglio a tenere per sé quanto accaduto.
Un episodio connotato dalla violenza, che è stato ricostruito nel volgere di pochi giorni e per il quale il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Castrovillari, valutati gli elementi probatori raccolti e la ricorrenza degli altri presupposti di Legge, ha emesso un decreto di «fermo di indiziato di delitto».

Il soggetto sottoposto a fermo, di cui non sono state rese note le generalità, è stato associato presso la Casa Circondariale di Castrovillari, dove rimarrà a disposizione dei Magistrati.

Droga, ennesimo arresto a Castrovillari

Continuano i controlli della Compagnia Carabinieri di Castrovillari finalizzati a prevenire e reprimere il traffico di sostanze stupefacenti, incrementati in virtù del particolare periodo natalizio.

Dopo le operazioni condotte le settimane precedenti al cui esito sono state arrestate due persone dopo il rinvenimento di eroina, marijuana e hashish, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile hanno proceduto all’ulteriore arresto in flagranza di reato di A.F., 23enne castrovillarese.

Dopo aver notato dei movimenti sospetti ed anomali considerate le circostanze di tempo, i Carabinieri hanno fatto accesso all’interno dell’abitazione del giovane dove, all’esito dell’attività di perquisizione, hanno rinvenuto 8 grammi di cocaina, in parte già suddivisa in dosi e pronta per lo smercio al dettaglio, ed un bilancino di precisione necessario per la suddivisione.

Nonostante il tentativo di celare la sostanza stupefacente all’interno della cucina, i Carabinieri sono riusciti a trovare la droga ed in considerazione dei primi elementi raccolti nell’attuale fase delle indagini preliminari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Castrovillari hanno proceduto all’arresto per il reato di detenzione illecita di sostanza stupefacente.

Al termine dell’udienza di convalida svoltasi presso il Tribunale di Castrovillari il ragazzo, permarrà agli arresti domiciliari in attesa dell’evolversi del procedimento.

MO, Decine di persone uccise nei raid israeliani su Gaza

Decine di civili palestinesi, la maggior parte dei quali bambini e donne, sono stati uccisi e altri feriti, in una serie di raid lanciati mercoledì dagli aerei da guerra israeliani in vari siti della Striscia di Gaza. Striscia, per l’82esimo giorno consecutivo dall’inizio delle ostilità. Lo riferisce l’agenzia Wafa.

“Gli aerei d’occupazione hanno lanciato violenti raid contro la regione centrale della Striscia di Gaza, in particolare i campi di Bureij e Al-Maghazi, dove i proiettili hanno raggiunto i centri di accoglienza”, si legge.

Secondo testimoni oculari, molti cittadini uccisi giacciono ancora a terra e le ambulanze e gli equipaggi della protezione civile non possono raggiungerli a causa dell’intensità dei bombardamenti.

Il campo di Al-Nuseirat è stato bombardato da artiglieria di occupazione e aerei da guerra, che hanno preso di mira una casa della famiglia Nassar nel nuovo campo e un’altra casa della famiglia Al-Hazouqi, che hanno ucciso numerosi cittadini e ferito dozzine di persone con ferite varie. Sono stati trasferiti ai Martiri di Al-Aqsa e agli Ospedali di Al-Awda.

Anche le aree a est della città di Rafah, Al-Fokhari e le aree orientali di Khan Yunis nel sud della Striscia di Gaza sono sotto bombardamenti di artiglieria in varie parti.

Gli aerei e l’artiglieria dell’occupazione hanno bombardato Gaza City, in particolare i quartieri di Al-Shuja’iya e Al-Tuffah, e hanno preso di mira anche una casa nella zona di Al-Katiba, e ci sono notizie di martiri e feriti.

Testimoni oculari hanno riferito che più di 60 cittadini erano scomparsi a seguito di un bombardamento israeliano che aveva preso di mira un edificio residenziale di tre piani vicino all’Università Al-Azhar nella città di Gaza.

Nella zona di Al-Saftawi a Gaza City, 6 persone sono state uccise e trasferite all’ospedale Al-Shifa a seguito di operazioni di cecchini effettuate da soldati di occupazione che hanno montato alcuni edifici e hanno preso di mira chiunque si trasferisse lì.

Anche la regione di Jabalia al-Balad e il nord della Striscia di Gaza, soprattutto a Beit Lahia e Beit Hanoun, sono soggette a pesanti bombardamenti da parte dell’artiglieria e degli aerei israeliani. C’è una mancanza di informazioni a causa di interruzioni delle comunicazioni e di Internet in alcune zone.

Anche il campo di Bureij, nel mezzo della Striscia di Gaza, è stato sottoposto a intensi e continui bombardamenti di artiglieria.

Questa è la settima volta che le forze di occupazione tagliano le comunicazioni e Internet dalla Striscia di Gaza dall’inizio dell’aggressione il 7 ottobre, interrompendo le linee internazionali.

E’ stato inoltre annunciato che ha Israele ha interrotto i servizi nel centro e nel sud della Striscia, e li continuerà parzialmente nel nord.

L’interruzione delle comunicazioni e di Internet è accompagnata da un’escalation dei massacri commessi dalle forze di occupazione contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza, oltre all’interruzione degli sforzi volti a salvare e curare i cittadini, così come il numero dei morti dall’inizio della guerra sono saliti a oltre 19.650, a cui si aggiungono circa 52.600 feriti e migliaia di dispersi, secondo un bilancio ancora provvisorio.

Strage all’università di Praga, giovane spara e uccide diverse persone. Decine i feriti

E’ salito sul tetto della facoltà di Filosofia dell’Università Carlo di Praga e ha iniziato a sparare all’impazzata uccidendo 14 persone e ferendone 25.
Poi si è suicidato o, forse, è stato eliminato degli agenti accorsi.

David Kozak, 24 anni, ceco, studente della stessa università, poco prima della strage aveva ammazzato il padre nell’area di Kladno a una trentina di chilometri dalla capitale. “Non c’è alcuna indicazione che questo crimine abbia qualche collegamento con il terrorismo internazionale”, ha affermato il ministro dell’Interno ceco Vit Rakusan cercando in qualche modo di rassicurare la gente scioccata da quella che politici e osservatori definiscono come la più grave tragedia della storia della Repubblica Ceca. E “scioccato” si è detto anche il presidente ceco Petr Pavel postando su X le sue condoglianze.

“Si è trattato di un attacco violento premeditato”, ha detto il capo della polizia Martin Vondrasek mentre già rimbalzavano sui media le frasi deliranti di una sorta di diario scritto dal killer nei giorni scorsi su Telegram. “Mi presento, mi chiamo David e voglio fare una sparatoria a scuola e possibilmente suicidarmi… ho sempre voluto uccidere, pensavo che sarei diventato un maniaco in futuro” ma “ho realizzato che era molto più conveniente fare una strage di massa invece di essere un serial killer”, scriveva sul social Kozak, occhi chiari e faccia pulita da ragazzino nella foto che campeggia su tutti i siti. Un profilo inquietante, psichiatrico, di un ragazzo che, sempre su Telegram, ha detto di essersi ispirato ad Alina Afanaskina, una ragazzina russa di 14 anni che a inizio dicembre ha sparato a un compagno di classe, ferito altre cinque persone e poi si è sparata. Fonte di ispirazione anche un altro episodio: la sparatoria in una scuola a Kazan, in Tatarstan, nel maggio 2021 quando furono uccise nove persone, tra cui sette studenti, e ferite più di 20.

Tra i paranoici deliri di cui sono inondati quotidianamente le piattaforme nessuno si era accorto di quel ragazzo che ancora il 17 dicembre postava: “Odio il mondo e voglio lasciare quanto più dolore possibile”. La polizia sta verificando l’autenticità dei messaggi e intanto ha ricostruito la sequenza degli eventi che mostrano come Kozak avesse pianificato accuratamente la strage. La carneficina è iniziata in mattinata con il ritrovamento, alle 12.40, del corpo senza vita del padre nella sua casa a una trentina di chilometri da Praga. La polizia, in allarme, ha evacuato un edificio dell’università dove alle 14.00 quello che era ancora un sospettato sarebbe dovuto andare per una lezione. Ma Kozak ha beffato gli agenti andando in un altro edificio dove ha aperto il fuoco che ha provocato la strage. Sul terreno, 14 morti e 25 feriti una decina dei quali in gravi condizioni. Alle 15.20, ha raccontato il capo della polizia, è stato ritrovato il corpo dell’assassino sul cornicione dell’edificio. Non è chiaro se si sia suicidato o sia stato ucciso dagli agenti, al lavoro per dare un nome a tutte le vittime.

Lo shock, in città e nel Paese, è stato violento. All’Università, il terrore. “Ci siamo chiusi in biblioteca e ci siamo nascosti sotto il tavolo. Siamo rimasti tutti zitti e abbiamo scritto alle nostre famiglie, alla polizia”, ha raccontato sui social uno dei testimoni, spiegando che via mail la direzione della Facoltà di filosofia indicava agli studenti come muoversi e dove barricarsi. Di quei momenti di panico resta quella che sarà per sempre l’immagine simbolo di una strage inutilmente annunciata: un gruppo di studenti rannicchiato su un cornicione fuori di una finestra dell’edificio universitario. Immobili, in silenzio.

Il ministro dell’Interno e la polizia della Repubblica Ceca hanno riferito in conferenza stampa che gli agenti stanno lavorando sulla teoria secondo cui l’assassino dell’università sarebbe responsabile anche della morte di due persone la settimana scorsa nella foresta di Klanovicky vicino a Praga.

C’era un enorme arsenale di armi nell’edificio della facoltà. Lo riporta l’agenzia Ctk sostenendo che se non ci fosse stato un rapido intervento della polizia, le vittime sarebbero state molte di più.

Docente Ateneo, ‘Nel mio corso 3 italiani, mi hanno risposto’
“In quel momento ero sul tram. Il conduttore ci ha detto di scendere perché il tram non poteva andare avanti. Sono sceso e ho attraversato il ponte a piedi, ero a 200 metri dal luogo della sparatoria. Ho iniziato a sentire due o tre spari, e mentre mi allontanavo ho sentito un altro sparo. All’inizio non avevo molto connesso, pensavo fossero petardi natalizi”. Così all’ANSA Luca, 19 anni, studente italo-ceco. “Ho cercato di contattare gli studenti del corso – aggiunge Flavio Rosario Glauco Mela, docente a Italianistica – i tre italiani mi hanno risposto, per fortuna non avevano lezione”.

Mattarella, cordoglio Italia per gesto di brutale violenza. Messaggio al presidente Petr Pavel
“L’Italia intera ha appreso con profonda tristezza la notizia della sparatoria che ha sconvolto l’università di Praga, provocando diverse vittime e numerosi feriti. In questa luttuosa circostanza desidero farle giungere le espressioni del più sentito cordoglio della repubblica italiana e mio personale. Siamo vicini con sentimenti di partecipe solidarietà al dolore delle famiglie sconvolte da un gesto di così brutale violenza e auguriamo ai feriti un pronto e completo ristabilimento”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente della repubblica ceca Petr Pavel.

Testimoni della sparatoria, ‘ci siamo barricati in biblioteca’
“Ci siamo chiusi in biblioteca e ci siamo nascosti sotto il tavolo. Siamo rimasti tutti zitti e abbiamo scritto alle nostre famiglie, alla polizia”. E’ uno dei racconti sui social dei testimoni della sparatoria all’università di Praga. Molti hanno raccontato i momenti di terrore spiegando che via mail la direzione della Facoltà di filosofia indicava agli studenti come muoversi e dove barricarsi.

“Sto bene – racconta Děda Mrázek su X -. Ero in biblioteca al momento della sparatoria, ci hanno mandato nel retro della sala computer dove non ci sono finestre. Ora si è sparsa la voce che l’uomo armato è morto. Tutti chiamiamo e rispondiamo a parenti e amici che stiamo bene”. Altri studenti raccontano che già alle due la polizia ha cominciato a perquisire l’edificio della facoltà in via Celetná. “Hanno cominciato a sgomberare un altro edificio, io ero lì, pensavamo che qualcuno avesse segnalato una bomba”, racconta in forma anonima un altro studente al quotidiano ceco Hn.

Il dolore della presidente della Crui
“Le notizie che arrivano da Praga lasciano gli atenei italiani sgomenti. La CRUI e l’intero sistema universitario si stringono nel dolore per le vittime di questo atto privo di senso e intendono esprimere la loro vicinanza alle famiglie coinvolte e a docenti, ricercatori e personale dell’Università di Praga”. Lo ha dichiarato Giovanna Iannantuoni, Presidente della CRUI.

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