7 Ottobre 2024

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Bancarotta e truffa, sequestro per 1,5 di euro a imprenditrice

I finanzieri di Melito Porto Salvo hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal gip presso il Tribunale di Locri, su proposta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di una nota imprenditrice di Bovalino, G.M.L., di 61 anni, operante nel settore farmaceutico, accusata di bancarotta fraudolenta e truffa aggravata. L’operazione è stata denominata “Farmacia distratta”.

I sequestri operati giungono al termine di una più ampia attività di indagine, nel corso della quale i finanzieri hanno proceduto a ricostruire l’intera situazione economico-patrimoniale dell’impresa.

Ricostruzione particolarmente aggravata dal fatto che le scritture contabili, artatamente rese inattendibili, non hanno semplificato ed agevolato la ricostruzione del patrimonio della farmacia, nonché l’analisi dei relativi flussi finanziari.

L’approssimativa gestione contabile, finalizzata quasi esclusivamente ad agevolare l’occultamento delle somme distratte, ha permesso agli investigatori di dimostrare come l’imprenditrice, prima di essere dichiarata fallita dal Tribunale di Locri nel 2016, avendo presumibilmente percepito con anticipo lo stato di insolvenza della sua impresa, avesse distratto dolosamente attraverso un conferimento, l’intero ramo d’azienda della farmacia (comprendente il diritto d’esercizio della stessa, l’avviamento commerciale, arredi, attrezzature e farmaci in giacenza), per un valore complessivo di 1,5 milioni di euro, annettendolo, a spregio dei creditori, al patrimonio di un’altra società da lei compartecipata.

L’astuto “stratagemma”, spiegano i finanzieri, inizialmente aveva, invero, consentito all’imprenditrice di attribuire una diversa veste giuridica all’impresa a concreto rischio fallimento, pur mantenendone su di essa la sostanziale titolarità.

In buona sostanza, l’azione criminale, da un lato, aveva consentito alla farmacista di sottrarre beni aziendali alla garanzia del ceto creditorio, dall’altro, di alterare gravemente e in maniera irreparabile lo “stato di salute” dell’impresa, poi fallita.

Gli investigatori hanno rilevato inoltre come l’imprenditrice avesse nel tempo architettato e realizzato, attraverso molteplici bonifici, operazioni di giroconto e prelevamento di contanti, un’ulteriore distrazione di liquidità per un importo complessivo pari a circa 485 mila euro.

L’espediente contabile scoperto dai finanzieri della Compagnia di Melito di Porto Salvo, adoperato per giustificare il drenaggio di denaro destinato a spese personali di natura squisitamente privata, consisteva nel costituire crediti inesistenti, che risultavano maturati dall’imprenditrice nei confronti della propria ditta, inserendoli fittiziamente nel bilancio di quest’ultima.

Tali crediti, poi, artatamente creati fingendo di pagare di tasca propria fatture e debiti verso i fornitori della farmacia, con risorse quindi non riconducibili contabilmente all’impresa, erano poi utilizzati per compensare i debiti derivati dai continui prelevamenti dalla cassa e dai conti correnti utilizzati poi per spese personali.

Tale illecita gestione contabile dell’impresa è apparsa ancor più palese agli investigatori dopo aver interpellato alcune società fornitrici vantanti crediti verso la farmacia in questione.

In particolare, una di queste, nei confronti della quale era stato fittiziamente contabilizzato l’avvenuto saldo di una fattura per circa 295.000 euro, rappresentava di non aver assolutamente mai ricevuto il pagamento.

L’imprenditrice è stata inoltre deferita all’autorità giudiziaria anche per aver posto in essere una truffa, aggravata dall’ingente danno patrimoniale arrecato alla vittima.

Infatti, in epoca antecedente al fallimento dell’impresa, ella avrebbe sottoscritto un contratto per la costituzione di un’associazione in partecipazione finalizzata alla costituzione di una farmacia in forma societaria con un giovane studente (all’epoca laureando in farmacia in attesa di abilitazione allo svolgimento dell’attività farmaceutica) pur consapevole del prossimo stato di decozione della società.

L’accordo pattuito, che prevedeva, a fronte di un corrispettivo di mezzo milione di euro pagato dal genitore della vittima, la costituzione di una farmacia in forma societaria, non si è mai concretizzato, data la sopravvenuta situazione fallimentare concretizzatasi.

Ciò ha permesso all’imprenditrice di appropriarsi, complessivamente, di 383.000 euro, somma già liquidatale dal padre della vittima.

Anche tale provvista infatti, mai indicata nella contabilità ufficiale della farmacia, è stata azzerata con prelevamenti ingiustificati.

In ragione del quadro sopra delineato, si sono ritenuti configurabili in capo all’imprenditrice i reati di bancarotta fraudolenta, sia nella sua forma patrimoniale, sia in quella documentale, e di truffa aggravata.

Analizzato l’intero scenario delineatosi nel corso dell’attività investigativa, concordando pienamente con il quadro prospettato dalla polizia giudiziaria, anche rispetto alle esigenze cautelari, la Procura della Repubblica di Locri ha richiesto al G.I.P. a quella sede l’applicazione della misura cautelare reale del sequestro del ramo d’azienda distratto, successivamente emessa dal Giudice competente e prontamente eseguita dai finanzieri di Melito Porto Salvo.

Nell’ottica di garantire la continuità e il proseguimento delle attività aziendali, oltre che per salvaguardare le posizioni dei dipendenti e degli stakeholders, l’Autorità giudiziaria ha nominato un amministratore giudiziario, delegandogli la gestione dell’impresa a cui ora è affidato il ramo d’azienda sottoposto a sequestro.

Corruzione, arrestati il sindaco di Villa San Giovanni e i vertici di Caronte

Undici persone, tra cui il sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari, sono stati arrestati dai carabinieri nell’ambito di una inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia reggina, perché accusati, a vario titolo, di corruzione, turbativa d’asta, falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato e, per una persona solamente, anche concorso esterno in associazione mafiosa.

Oltre al primo cittadino di Villa, in manette sono finiti fra gli altri anche Antonino Repaci e Calogero Fimiani, rispettivamente presidente del Consiglio di amministratore e Amministratore delegato della società di navigazione “Caronte & Tourist Spa”, che ha la flotta di traghettamento nello Stretto di Messina.

I provvedimenti cautelari in carcere e agli arresti domiciliari, sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Dda. Dalle indagini sarebbe emerso come i manager indagati, avrebbero promesso di elargire utilità ad amministratori comunali, che in cambio avrebbero asservito la loro pubblica funzione agli interessi privati della società di navigazione.

Nello specifico, Antonino Repaci si sarebbe mosso anche con il vertice dell’amministrazione comunale, individuando il suo principale interlocutore nel sindaco Giovanni Siclari, al fine di assicurarsi l’affidamento di un’area sulla quale la sua società aveva progettato la realizzazione di alcuni lavori. Il sindaco Siclari è stato eletto con una lista civica ed è il fratello del senatore di Forza Italia Marco.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, terrà alle ore 09.30 presso il Comando provinciale dei Carabinieri.

Il decreto fiscale è legge, le novità: dalla lotta all’evasione a Rc auto

SenatoCarcere per chi froda il fisco fino a 8 anni ma più soft per i reati minori, stretta sugli appalti oltre i 200mila euro, sulle false compensazioni e sulle frodi sui carburanti. Ma anche una prima parte di incentivi ai pagamenti elettronici, dal tetto al contante in progressivo calo fino al partire da un credito d’imposta sulle commissioni per i commercianti, anche se la lotteria degli scontrini slitta a luglio. 

Diventa legge il decreto fiscale collegato alla manovra, dopo una seconda lettura blindata e il voto con fiducia del Senato (166 i sì) senza ulteriori modifiche rispetto a quelle introdotte nel passaggio alla Camera. Ci hanno pensato i deputati, però, ad arricchire il provvedimento, dall’Rc auto familiare che si potrà chiedere solo alla scadenza della polizza alla riscrittura del calendario del 730, dalla proroga per le imprese della compensazione tra debiti e crediti con la P.a al rilancio dei Pir, fino alla riduzione della tampon tax, l’Iva sugli assorbenti femminili, che scende al 5% su quelli ‘bio’.

Ecco in sintesi le principali novità

– DA RC A CASA E TARI, AIUTI ALLE FAMIGLIE: per venire incontro alle esigenze dei cittadini più in difficoltà arriva un bonus sociale per la tassa rifiuti. Per la Tari e gli altri tributi locali, arriva anche il ravvedimento operoso, con i ritardatari che potranno ottenere uno sconto sulle sanzioni. In più chi si è visto la casa pignorata dalla banca negli anni della crisi potrà chiedere un nuovo mutuo per riscattarla. E calerà anche l’assicurazione per auto e motorini, con tutti i mezzi “di famiglia” che potranno ottenere, dal rinnovo della polizza, la classe più favorevole (e quindi un premio più basso).

– LOTTERIA SCONTRINI DA LUGLIO, VIA MULTE POS: la lotteria doveva partire a gennaio e invece slitta a luglio, allineata al resto del ‘Piano cashless’. Saltano le multe per chi rifiuta il Pos. Viene invece esteso anche ai pagamenti digitale via smartphone il credito d’imposta concesso agli esercenti.

– 8×1000 A SCUOLA, PIU’ FONDI PER MESSA IN SICUREZZA: aumentano le risorse per le scuole, che dalle dichiarazioni 2020 (sui redditi 2019) potranno beneficiare anche dell’otto per mille.

– STRETTA SUI FURBETTI DEL BOLLO: la spinta alla lotta all’evasione passerà anche da una banca dati unica, all’Aci, e dai pagamenti obbligatori attraverso PagoPa. Per le auto in leasing e per il noleggio a lungo termine il bollo andrà pagato nella Regione dove il mezzo circola e non dove ha sede la società di leasing. In chiave green cala al 4% per i disabili l’Iva sulle auto ibride o elettriche.

– 730 FINO A SETTEMBRE, INTERESSI SUI DEBITI MASSIMO AL 3%: non si amplia la platea, come previsto inizialmente, ma la scadenza per il 730 slitta dal 23 luglio al 30 settembre. I rimborsi saranno più rapidi e per pensionati e dipendenti pubblici scatteranno già da giugno. Tetto agli interessi sui debiti con il fisco da un minimo dello 0,1 a un massimo del 3%.

– ASSUNZIONI DA AGENZIA ENTRATE A SANITA’: arrivano 800 assunzioni in tutto all’Agenzia delle Entrate e alle Dogane ma anche per 300 milioni l’anno in più per medici e infermieri. Per gli straordinari di polizia e vigili del fuoco ci sono 180 milioni, più risorse per Mef e Ragioneria.

– PACCHETTO COMUNI, DA INDENNITA’ SINDACI A TASSA SOGGIORNO: i sindaci che amministrano meno di 3mila abitanti guadagneranno 1.400 euro al mese. La tassa di soggiorno potrà raddoppiare a 10 euro nei capoluoghi come Firenze e Rimini che accolgono un numero di turisti 20 volte il numero dei residenti. Risolto anche il contenzioso (con Milano e Siena in particolare) sull’Imu dell’Accademia dei Lincei: l’istituto non deve pagarla.

– 460 MILIONI A FERROVIE, STOP TOILETTE A SCARICO APERTO SU TRENI: anticipato al 2019 il finanziamento per la rete ferroviaria. Entro il 2026 andranno sostituiti i vecchi convogli con gli scarichi dei bagni aperti sui binari. (Ansa)

Dal 4 gennaio al 3 marzo 2020 i Saldi invernali in Calabria

saldi invernaliPartiranno il prossimo 4 gennaio e dureranno fino al 3 marzo i saldi invernali in Calabria. E’ quanto prevede una delibera della Giunta regionale adottata in ottemperanza alla legge regionale 17/1999 contenente “Direttive regionali in materia di commercio in sede fissa”.

Nel provvedimento, proposto dall’assessore allo Sviluppo economico e promozione delle attività produttive, Mariateresa Fragomeni, si specifica che i saldi invernali dureranno 60 giorni a decorrere dal 4 gennaio, primo giorno feriale antecedente l’Epifania 2020. Nella stessa delibera sono stati calendarizzati anche i prossimi saldi estivi, che in Calabria partiranno dal 4 luglio 2020 per un periodo fisso di svolgimento di 60 giorni.

Rischio esondazione fiume Crati, protesta e blocco della statale 106

Ansa

Un gruppo di residenti delle contrade Ministalla e Thurio del comune di Corigliano Rossano, che lo scorso anno hanno subito danni e disagi a causa dell’esondazione del fiume Crati, hanno bloccato da stamani la statale 106 ionica all’altezza dello svincolo di Thurio.

La protesta è stata attuata in seguito al ritardo, di cui al momento non si conoscono le ragioni, dell’inizio dei lavori di ripristino degli argini del corso d’acqua che la settimana scorsa ha rischiato nuovamente la piena e la conseguente esondazione per le piogge incessanti che si sono abbattute sulla zona.

I residenti stanno protestando pacificamente e attendono risposte certe da parte della Regione Calabria che avrebbe già varato un progetto per il ripristino degli argini. Sul posto ci sono le forze dell’ordine. Il traffico veicolare è comunque deviato in entrambe le direzioni sul tracciato della vecchia statale 106.

In maschera e armato rapina una donna, in carcere

Forse ispirato dal famoso film “V per Vendetta”, ma con intenti certamente meno nobili di quelli del protagonista della pellicola cinematografica, si era travestito con la ormai celebre maschera e, armato di pistola, la scorsa notte si è introdotto nell’appartamento di una giovane donna straniera.

Con l’arma in pugno si era fatto consegnare i pochi soldi custoditi dalla donna che, impaurita, urlava in cerca di aiuto prima di essere zittita dal malvivente il quale, non contento del bottino, continuava a minacciarla frugando tra i cassetti fino a quando, non trovando null’altro, si è dato alla fuga.

Ma la sua corsa è stata rallentata da alcuni vicini di casa della vittima che, insospettiti dalle grida, erano accorsi sul posto dopo aver allertato i Carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme che sono subito giunti bloccando B.M., ventottenne lametino già noto alle forze dell’ordine.

Nelle tasche dei pantaloni sono stati rinvenuti 300 euro sottratti alla donna poco prima. Più lontano, invece, a seguito di sopralluogo, è stata rinvenuta la maschera indossata dall’uomo al momento della rapina ed una pistola calibro 380 (una scacciacani) completa di cartucce. Il giovane lametino è stato pertanto dichiarato in stato d’arresto per rapina e successivamente tradotto presso la locale casa circondariale di Catanzaro così come disposto dall’autorità giudiziaria.

‘Ndrangheta, maxi sequestro a imprenditore nelle scommesse online: 400 milioni

Maxi sequestro di beni della Guardia di Finanza di Reggio Calabria nei confronti di Antonio Ricci, di 43 anni, imprenditore attivo nel settore del gambling (gioco d’azzardo). Si tratta dell’intero patrimonio, tra quote societarie e rapporti finanziari per un valore complessivo stimato in circa 400 milioni di euro. Ricci è ritenuto contiguo ai clan di ‘ndrangheta di Reggio.

La misura di prevenzione è stata emessa dal Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Dda guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri.

La figura di Antonio Ricci era emersa nell’ambito dell’operazione “Galassia”, condotta dai finanzieri reggini unitamente ad altri reparti speciali e conclusa nel 2018 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali, nei confronti di 20 persone, per i reati di Associazione a delinquere e di tipo mafioso, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, antiriciclaggio, illecita concorrenza con minaccia o violenza, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, truffa aggravata, esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa, detenzione illegale di armi, estorsione e danneggiamento.

Nell’operazione fu sottoposto a sequestro un patrimonio costituito da compendi aziendali di 23 società estere, 15 imprese nazionali, quote societarie, 33 siti di scommesse on line nazionali e internazionali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore stimato in 724.300.000 euro.

Le indagini avevano accertato l’esistenza di una pluralità di associazioni per delinquere operanti sul territorio nazionale ed attive nel settore della raccolta del gioco e delle scommesse con i marchi “Planetwin365”, “Betaland” e “Enjoybet” le quali, in stretto rapporto con la ‘ndrangheta – nelle sue articolazioni territoriali denominate cosca “De Stefano-Tegano”, “Pesce-Bellocco“ e “Piromalli” – da un lato consentivano a quest’ultima di infiltrarsi nella propria rete commerciale e di riciclare imponenti proventi illeciti, dall’altro traevano esse stesse significativo supporto per l’ampliamento dei propri affari e per la distribuzione capillare del proprio marchio sul territorio.

In tale contesto è emersa la figura di Antonio Ricci che, secondo l’accusa, allo scopo di commettere una pluralità di delitti connessi alla raccolta fisica delle scommesse in assenza della prevista concessione rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, utilizzava siti on line con estensione “.com” completamente illegali, celando la raccolta illecita di scommesse dietro il fittizio schermo giuridico costituito da Centri Trasmissioni Dati (CTD) e Punti Vendita Ricariche (PVR).

Le attività illecite citate venivano perpetrate per il tramite della società “GVC New Ltd” e, successivamente, della “OIA SERVICES Ltd”, entrambe strumentalmente con sede a Malta ma, di fatto, attive in Italia attraverso una stabile organizzazione costituita dai citati plurimi punti “commerciali” distribuiti sul territorio nazionale.

Antonio Ricci, destinatario della misura cautelare della custodia in carcere, si rendeva irreperibile all’atto della relativa esecuzione venendo successivamente rintracciato dal Nucleo Pef di Reggio Calabria e dal Scico di Roma a Malta e, in collaborazione con il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno, quindi tratto in arresto da parte della polizia di quel paese e successivamente rimesso in libertà dall’autorità giudiziaria maltese.

Contestualmente alle suddette attività e sulla scorta degli elementi probatori raccolti, la locale Direzione Distrettuale Antimafia – sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – delegava apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione in capo al Antonio Ricci di una misura di prevenzione personale e patrimoniale.

Alla luce di tali risultanze, il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione – su richiesta della citata DDA, con l’odierno provvedimento, riconoscendo la pericolosità sociale del proposto, ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dell’ingente patrimonio riconducibile a RICCI Antonio,cl. ’76 e al suo nucleo familiare, costituito dall’intero compendio delle società maltesi “OIA SERVICES LIMITED”,“HARVEY GAMING LIMITED” (già “GVC NEW LTD”) e “WLS LIMITED”, operanti nel settore del “gambling” con profili di assoluta prominenza nell’intero panorama nazionale,da numerosi conti correnti italiani ed esteri e di 2 Trust radicati a Malta, di cui uno contenente un cospicuo portafoglio finanziario, per un valore stimato in circa 400 milioni di euro.

La replica della Società OIA Services LTD: “Noi estranei, abbiamo agito sempre nella legalità”

“In relazione al provvedimento del Tribunale delle Misure di Prevenzione di Reggio Calabria, emesso nell’ambito dell’operazione c.d. “Galassia”, la Società OIA Services LTD si dichiara del tutto estranea ai fatti contestati a soggetti che non hanno alcun tipo di partecipazione nell’asset della proprietà”. E’ quanto sostengono i legali della società OIA Services LTD a precisazione dell’operazione di sequestro contro i beni dell’imprenditore Antonio Ricci.

“Ad oggi, infatti, la Società OIA Services LTD, così come potuto accertare dalla stessa Procura della Repubblica di Reggio Calabria – prosegue la nota – ha sempre svolto l’attività di raccolta del settore “giochi e scommesse” nel pieno rispetto della normativa del settore. Pertanto, alcuna attività illecita può essere contestata ad OIA Services LTD che continua ad essere una società sana e di primo livello nell’ambito dei concessionari di giochi”.

“Il provvedimento del Tribunale delle Misure di Prevenzione, quindi, non riguarda l’attività posta in essere da OIA Services LTD che continuerà, come ha sempre fatto, ad operare nel pieno rispetto delle regole in costanza di uno spirito pienamente collaborativo con la Procura di Reggio Calabria”, conclude la nota.

Ordigno alle Poste di Genova, arrestato un anarchico. Incastrato dal Dna

E’ stato arrestato dai carabinieri del Ros l’anarchico ritenuto responsabile di aver piazzato un ordigno esplosivo di fronte all’ufficio postale di Genova l’8 giugno del 2016. L’uomo è stato incastrato grazie ai rilievi sul suo Dna.

I militari hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del tribunale di Torino, su richiesta del gruppo Antiterrorismo della locale procura. Il provvedimento scaturisce da una più ampia attività investigativa del Ros sui gruppi anarchici radicali.

I dettagli dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa, che sarà tenuta alle ore 11.00 presso la procura della Repubblica di Torino.

I fatti – L’8 giugno 2016, di fronte all’ufficio postale di Genova in via Gaetano Colombo, le telecamere in strada avevano ripreso due soggetti con il volto travisato che piazzavano l’ordigno esplosivo vicino al Postamat.

Incastrato dal Dna sui guanti – Determinanti, per l’individuazione e l’arresto, sono stati i rilievi effettuati sulle tracce lasciate da un guanto usato da uno dei due anarchici.

Si ribalta un trattore nel Lametino, muore un giovane di 24 anni

Dramma stamane nel Lametino, dove un giovane di 24 anni, T.D., è morto dopo che il trattore che stava guidando si è ribaltato. Il giovane è deceduto sul colpo. L’incidente è avvenuto sulla strada provinciale 113 nel territorio del comune di San Pietro a Maida. Ancora ignote le cause del ribaltamento del mezzo agricolo, che portava un rimorchio.

Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, che hanno constatato il decesso del giovane, e i carabinieri che stanno facendo i rilievi per accertare le cause. L’arteria stradale è stata momentaneamente chiusa al traffico.

Intervenuta anche una squadra dei vigili del fuoco del distaccamento di Lamezia Terme. Inviata, dalla centrale dei pompieri di Catanzaro, anche un’autogru per il prosieguo dell’intervento e la rimozione del mezzo agricolo.

Agguato a Crotone contro un sorvegliato speciale, illeso. Indagini della Polizia

Un pregiudicato di Crotone, sorvegliato speciale, è scampato ad un agguato che gli è stato teso sabato sera 14 dicembre nei pressi della sua abitazione dove ignoti hanno sparato alcuni colpi di pistola senza però colpirlo.

A riferire la circostanza agli agenti delle Volanti e della Squadra mobile intervenuti sul posto, è stato lo stesso uomo, C.A., di 63 anni, che ha raccontato di aver udito gli spari alle sue spalle mentre era nel piazzale del proprio condominio, quindi, in preda al panico, ha iniziato a correre in direzione della sua casa riuscendo a mettersi in salvo.

Sul posto, dove è intervenuta anche la Polizia scientifica, sono stati rinvenuti alcuni bossoli calibro 9. Alcuni proiettili hanno colpito la parete perimetrale di un edificio. Indagini della Polizia sono in corso per risalire all’autore.

Aveva in casa un piccolo arsenale di armi, arrestata

Custodiva illegalmente otto fucili, due pistole e 216 munizioni. Una donna di 45 anni, incensurata, è stata arrestata e posta ai domiciliari dai carabinieri della compagnia di Scalea con l’accusa di detenzione illegale di armi e munizioni.

I militari, nel corso di una perquisizione domiciliare compiuta sabato scorso, anche se la notizia è stata resa nota solo oggi, hanno trovato all’interno della cassaforte dell’appartamento le armi e il munizionamento. La donna è stata dapprima condotta in caserma e successivamente, su disposizione della Procura di Paola, accompagnata nel proprio domicilio in attesa dell’udienza di convalida davanti al gip.

Manovra, il governo pone la fiducia al Senato. Non ci sarà cannabis light

Elisabetta Casellati
Elisabetta Casellati

Il governo pone la fiducia sul ddl bilancio, nell’aula del Senato. Lo annuncia il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, in aula. Il testo recepisce le osservazioni dei tecnici. Il percorso parlamentare della manovra si è aperto oggi a Palazzo Madama con le repliche dei relatori, il voto finale arriva dopo la votazione sulla ‘Nota di variazione del Governo’.

Seduta mattutina in Senato caratterizzata dalla polemica sull’inammissibilità dichiarata dal presidente Elisabetta Alberti Casellati del subemendamento sulla commercializzazione della cannabis light. Stralciate anche altre 14 norme, tra le quali la Tobin Tax sulle transazioni finanziarie allo 0,04% e il rinvio al 2022 dello stop al mercato tutelato dell’energia: a dichiarare inammissibili le 15 norme del ddl è stata la presidente del Senato Casellati, che aveva sospeso la seduta per dichiarare tali inammissibilità.

“Ci tengo a ringraziare tecnicamente il Presidente del Senato a nome di tutte le comunità di recupero dalle dipendenze che lavorano in Italia e a nome delle famiglie italiane per aver evitato la vergogna dello Stato spacciatore”, ha detto Matteo Salvini, intervenendo in Aula del Senato dopo lo stralcio dalla manovra della norme sulla cannabis light.

Nel 2021 clausole per 20 mld, 27 nel 2022 – Per il 2021 il governo dovrà sterilizzare 20,124 miliardi di clausole, tra Iva e accise, che diventano circa 27 miliardi nel 2022. E’ quanto si legge nella relazione tecnica alla manovra, aggiornata con le modifiche sulle accise introdotte in commissione al Senato. In origine la manovra riduceva le clausole ereditate dai precedenti governi di circa 10 miliardi nel 2021 (si partiva da 28,753) e di circa 3 miliardi nel 2022. Nel 2021 andranno bloccati quindi aumenti dell’Iva per 18,903 miliardi e delle accise per 1,221 miliardi.

Stop bonus merito docenti, fondi a contratto – Via il “bonus merito” per i docenti introdotto dalla riforma della Buona scuola, con i fondi, 200 milioni l’anno lo stanziamento, che saranno “utilizzati dalla contrattazione integrativa in favore del personale scolastico, senza ulteriore vincolo di destinazione”. Lo prevede un emendamento M5S a firma Moronese, riformulato e approvato dalla commissione Bilancio del Senato nei giorni scorsi. La norma è una di quelle rimaste nel ‘maxiemendamento’.

A Vibo il nuovo procuratore Falvo: “Possibili grandi cose”. Mercoledì il giuramento

Il magistrato Camillo Falvo al centro

“Quando sono arrivato, la Procura di Catanzaro era paragonabile a un mercantile, con grandi carichi di lavoro. Era una realtà giudiziaria di serie B, si potrebbe dire, ancillare rispetto alla distrettuale di Reggio Calabria. Decisi di scrivere una relazione nella quale sottolineai che ci servivano almeno altri tre sostituti per poter gestire i fascicoli. Qualcuno ci disse che sarebbe stato un tentativo inutile. Poi è arrivato Nicola Gratteri. Il mercantile è oggi una portaerei. Prima i magistrati venivano assegnati d’ufficio a Catanzaro oggi arrivano a domanda. Adesso si possono fare grandi cose, ora o mai più”. Camillo Falvo, sostituto procuratore della Dda di Catanzaro mercoledì prossimo giurerà come nuovo procuratore capo di Vibo Valentia ed oggi ha salutato i colleghi. Falvo resterà applicato alle indagini già avviate con la Dda e il dialogo con la “casa madre” sarà costante vista la complessità del territorio Vibonese nel quale, spesso, i reati rientrano anche nella sfera di influenza della Dda. (Ansa)

Cadono massi nel centro storico di Cosenza, chiuse due strade

Due strade nella zona del centro storico di Cosenza, via Donato Morelli, località Portapiana e via Paradiso, nei pressi della Villa Vecchia, sono chiuse al traffico dopo che una frana che ha provocato la caduta di molti detriti che hanno invaso e bloccato totalmente la strada.

Nel primo caso un grosso masso, rotolato giù dalla collina, ha prima impattato su Corso Vittorio Emanuele II per poi rimbalzare verso la strada sottostante. L’altro evento franoso non molto distante dal primo, dove fango e detriti hanno invaso la carreggiata, a causa delle piogge incessanti dei giorni scorsi.

Al momento della frana, nessuno transitava sulle strade e non ci sono stati feriti. Sul posto i Vigili del fuoco del comando provinciale di Cosenza e i Vigili urbani. Non risultano mezzi circolanti coinvolti né persone ferite.

Crotone penultima per qualità della vita. Male le altre calabresi. Milano prima

Perde tre posizioni rispetto al 2018 e sprofonda al penultimo posto la provincia di Crotone nella classifica annuale del Sole 24 Ore sulla Qualità della vita e il benessere della popolazione in Italia.

La provincia jonica si conferma maglia nera nell’annuale classifica, quella del trentesimo anniversario, stilata dal quotidiano economico attraverso novanta indicatori per sei macro categorie tematiche : ricchezza e consumi, affari e lavoro, demografia e società, ambiente e servizi, giustizia e sicurezza, tempo libero.

Se Crotone, che precede solo Caltanissetta da diversi anni precipitata in coda alla classifica, piange il resto delle province calabresi non ridono anche se il trend è in rialzo: Catanzaro che avanza solo di tre posizioni è quella più in alto all’85/mo posto. Al 91/mo c’è Reggio che guadagna 13 posizioni e poi Cosenza 96/ma che avanza di un solo gradino. Vibo Valentia che riesce a rosicchiare quattro posizioni è collocata al 103/mo posto.

Milano prima per la seconda volta
Milano vince per il secondo anno consecutivo la Qualità della vita 2019, la graduatoria del Sole 24 Ore giunta alla trentesima edizione e pubblicata oggi. L’ultima classificata, quest’anno, è Caltanissetta mentre Roma e Napoli salgono alcuni gradini.

Se il caso di Milano è emblematico, questa classifica fotografa le performance positive di tutte le province delle grandi città: Roma, diciottesima, sale di tre posizioni rispetto alla classifica dello scorso anno. Subito dietro Milano, nella classifica generale 2019, si confermano le province dell’arco alpino: sul podio ci sono anche Bolzano e Trento, rispettivamente al secondo e al terzo posto, seguite da Aosta.

Nella top ten delle province più vivibili si incontrano anche Trieste (5) e Treviso (8). La coda della classifica è occupata dalle province del Sud: Caltanissetta occupa l’ultimo posto per la quarta volta nella storia dell’indice dopo le performance negative del 1995, nel 2000 e nel 2008. Foggia (105ª) e Crotone (106ª) la precedono di poco.

Trema il Beneventano, 5 forti scosse in due ore: magnitudo 3.4 e 3.8

Almeno 5 scosse di terremoto, la più forte delle quali di magnitudo 3.8, sono state registrate in mattinata in provincia di Benevento, con epicentro tra San Leucio del Sannio e Ceppaloni. Lo sciame sismico è iniziato alle 9.06 con un evento di magnitudo 3.4, ne sono seguite altre, poi una replica analoga prima delle dieci e l’ultima alle 11.36 di intensità 3.8.

Secondo l’istituto di geofisica e vulcanologia le scosse sono state localizzate ad una decina di km di profondità. Gli eventi sono stati distintamente avvertiti dalla popolazione che in preda al panico si è riversata in strada, anche a Benevento, Avellino e Caserta, città distanti pochi km dall’epicentro. Non ci sono al momento informazioni su eventuali danni.

A seguito delle scosse di terremoto registratesi a Benevento e in alcuni comuni della provincia, il sindaco del capoluogo, Clemente Mastella, d’intesa con il prefetto Cappetta e con la Protezione Civile, ha disposto l’immediata chiusura delle scuole e degli edifici pubblici ad eccezione dei servizi e delle strutture emergenziali necessarie per la gestione degli interventi.

Tentano di fare esplodere una bombola, espulsi 5 marocchini irregolari

Cinque cittadini di origine marocchina, irregolari sul territorio nazionale, sono stati rintracciati dai Carabinieri dopo aver minacciato di far esplodere una bombola.

Momenti di panico nella località costiera della Tonnara di Palmi, dove venerdì sera un gruppo di 5 marocchini ha provocato un allarme tra i residenti del posto che si sono immediatamente riversati per strada quando uno di questi, Mohamed Laaraky, classe 1987, ha minacciato di far esplodere sul lungomare una bombola di gas che aveva preso nell’abitazione dove, insieme agli altri connazionali, aveva trovato alloggio da pochi giorni grazie alla compiacenza del proprietario.

Verso le 18:30 Laaraky, in evidente stato di ebbrezza alcolica, è uscito dall’abitazione con la bombola, minacciando di morte i propri connazionali e tutte le persone presenti, appiccando fuoco con un accendino e provocando una fiammata di circa un metro, notata dai numerosi residenti del popolare rione.

Tra questi i più coraggiosi sono riusciti a strappargli dalle mani la bombola e a chiudere il rubinetto, spegnendo le fiamme. Quando i Carabinieri sono arrivati sul posto, a seguito di una telefonata alla centrale operativa, Laaraky è stato tradotto presso la caserma di Palmi, non prima di aver affermato di essere “il prescelto”, dove è stato trattenuto per svolgere gli accertamenti relativi alla regolarità della sua permanenza in Italia e per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.

Omicidio Battaglia a Piscopio, altri arresti per favoreggiamento

La piazzetta a Piscopio dov’è avvenuta la sparatoria

Quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere e due obblighi di dimora. È quanto disposto dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal procuratore Nicola Gratteri nell’ambito dell’inchiesta che ha fatto luce sulla sparatoria avvenuta a Piscopio (frazione di Vibo) lo scorso mese di settembre che causò la morte del ventunenne Salvatore Battaglia.

Dopo aver catturato e assicurato alla giustizia il presunto esecutore materiale dell’omicidio identificato dalle indagini nel 32enne Antonio Felice, i Carabinieri del Norm e del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia hanno allargato il cerchio delle indagini e individuato i presunti favoreggiatori che con il loro silenzio hanno reso più complicata la ricostruzione della vicenda.

All’alba di oggi i Carabinieri di Vibo Valentia hanno quindi eseguito le sei misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti esponenti della ‘ndrangheta di Piscopio. A vario titolo sono accusati di omicidio, tentato omicidio, favoreggiamento personale, porto e detenzione abusiva di arma da fuoco. Reati aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini dei Carabinieri di Vibo, oltre a confermare quanto già ricostruito nel provvedimento che ha portato all’arresto di Antonio Felice, hanno permesso di ricostruire il quadro di responsabilità a carico di altri protagonisti che hanno avuto un ruolo nella vicenda.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stato notificato allo stesso Antonio Felice (già detenuto), 32 anni di Piscopio, e a coloro che sarebbero i destinatari dell’agguato: Giovanni Zuliani, 23 anni di Piscopio (rimasto ferito alle gambe nella sparatoria) e Michele Ripepi, 19 anni di Piscopio, rimasto illeso nel corso della sparatoria avvenuta nei pressi della villetta comunale.

Entrambi sono ritenuti responsabili di favoreggiamento personale avendo taciuto l’identità dell’autore dell’omicidio e devono rispondere anche di porto e detenzione abusiva di arma da fuoco. Agli arresti domiciliari invece Michele Fiorillo, 32 anni, anche lui di Piscopio mentre il Gip di Catanzaro ha disposto l’obbligo di dimora nel Comune di Vibo Valentia per i fratelli Antonio e Giuseppe Francolino, rispettivamente 25 e 24 anni. Sono accusati di favoreggiamento personale avendo omesso di riferire quanto a loro conoscenza pur avendo direttamente assistito all’agguato. Un silenzio necessario a garantire l’impunità all’autore dell’omicidio.

In perquisizione trovato un Kalashnikov di legno: era regalo per bambino.

Il fucile giocattolo

Durante le perquisizioni effettuate nell’ambito degli arresti per l’omicidio di Salvatore Battaglia i carabinieri di Vibo Valentia hanno trovato una riproduzione di un fucile mitragliatore kalashnikov di legno perfettamente disegnato. L’arma giocattolo è stata trovata in un’abitazione nella frazione Piscopio di Vibo Valentia, ed era stata regalata da uno degli arrestati al nipote. Un gesto, questo, stigmatizzato dagli investigatori dell’Arma dei carabinieri nel corso della conferenza stampa di stamani. “Il 99% dei bambini nati nelle famiglie di ‘ndrangheta diventerà a sua volta un ‘ndranghetista. Ecco perché si sta cercando di togliere la patria potestà ai genitori conclamati mafiosi e mandare i minori lontano dalle famiglie” ha detto in più occasioni il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri. L’episodio emerso nel corso dell’indagine per l’omicidio Battaglia rappresenta l’ennesima testimonianza di come “vengano educati i bambini in queste famiglie”.

Travestiti da poliziotti tentarono rapina a blindato, 5 arresti

Si erano travestiti da poliziotti e da netturbini e, tutti armati e con giubbotti antiproiettili sotto le divise, avevano in mente un colpo a un furgone portavalori, ma sono stati traditi dall’atteggiamento sospetto e dal vestiario indossato in modo non consono, per cui sono fuggiti appena è stato lanciato l’allarme da poliziotti veri che erano di scorta a un magistrato.

A distanza di tre mesi di indagini la Polizia di Stato è riuscita a dare un volto e un nome ai 5 presunti responsabili che la mattina del 9 settembre scorso erano pronti a rapinare un blindato che doveva portare in una banca 160 mila euro prelevati da un centro commerciale.

In manette sono finiti Claudio Amato, di 31 anni, attualmente detenuto ai domiciliari per altra causa; Marco Venuti, di 28 anni; Pietro Cristian Scaramozzino, di 24 anni; Oberto Alessandro Mirandoli, di 35 anni e Domenico Condello, di 28 anni. Gli indagati sono reggini e con precedenti.

A tutti sono stati contestati i reati, in concorso tra loro, di tentata rapina aggravata dall’aver compiuto l’atto in numero superiore a tre persone, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo aggravato dal voler usare tali armi per commettere la rapina e riciclaggio aggravato di una autovettura rubata utilizzata per la tentata rapina.

I fatti, racchiusi nell’operazione “Fake identity”, sono stati ricostruiti dagli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e del pm Alessandro Moffa, che hanno accertato come, nella prima mattinata di quella stessa giornata, gli indagati erano in Viale Calabria di Reggio Calabria, armati e travestiti da Agenti di Polizia e della ditta AVR, pronti a rapinare un furgone portavalori che, da lì a poco, avrebbe prelevato l’incasso dell’ultimo weekend del Centro Commerciale Le Ninfee e, contestualmente, avrebbe consegnato un’ingente somma di denaro (160.000 Euro) alla filiale di un Istituto di Credito, la BNL Paribas, annessa al medesimo centro commerciale.

Il tutto è partito da una determinante segnalazione effettuata da Agenti di Polizia in servizio di scorta ad un magistrato della locale Direzione Distrettuale Antimafia, i quali informavano la Questura della presenza – nei pressi del centro commerciale – di due soggetti che indossavano in modo non consono (senza cinturone e con le cravatte annodate in malomodo) divise ordinarie della Polizia di Stato e che, alla vista degli agenti di scorta, non avevano avuto un comportamento anomalo.

All’arrivo sul posto del personale dell’Ufficio Volanti, i due soggetti si davano subito alla fuga, facendo perdere le loro tracce. Sin da subito, pertanto, la Squadra Mobile reggina ha posto in essere un’incessante attività di indagine mediante l’attento esame di tutte le immagini registrate dai numerosi sistemi di video sorveglianza presenti in zona.

Sono state, inoltre, ascoltate numerose persone, tra le quali i responsabili del Centro Commerciale e della sicurezza di BNL Paribas, ed effettuate numerose perquisizioni domiciliari a pregiudicati dediti a tali tipi di reati, riuscendo, in poco tempo, sia a ricostruire la dinamica dei fatti, sia ad individuare ed identificare i presunti autori delle condotte contestate.

Dalle indagini è emerso che, sin dalle prime ore di quella mattinata, due soggetti (Pietro Cristian Scaramozzino e Oberto Alessandro Mirandoli) indossanti divise ordinarie della Polizia di Stato e giubbotti antiproiettile portati sotto la giacca, giungevano a piedi nei pressi del citato centro commerciale, iniziando a percorrere più volte il perimetro esterno.

Negli stessi minuti, giungevano in zona – a bordo di un’autovettura risultata rubata e sulla quale era stata messa una targa anch’essa provento di furto – altri due soggetti, che, a loro volta, indossavano delle tute di colore arancione, dello stesso tipo di quelle utilizzate dagli operatori della nettezza urbana, addetti alla pulizia delle strade.

Questi ultimi (identificati in Claudio Amato e Marco Venuti) indossavano sotto le tute dei giubbotti antiproiettile e, soprattutto, erano armati di una pistola e di un fucile a pompa che veniva occultato all’interno di un piccolo bidone per la raccolta dei rifiuti che, dotato di rotelle, portavano con sé, unitamente ad una scopa e ad una paletta.

Dalla visione delle immagini è stato possibile ricostruire che i quattro soggetti che, tra l’altro, sono stati immortalati dalle telecamere mentre parlavano tra di loro, erano rimasti per circa un’ora e mezza (dalle 7,30 alle 9,00) nelle immediate vicinanze del centro commerciale, nel punto in cui sarebbe giunto, da lì a poco, il furgone portavalori.

L’intento degli indagati veniva, invero, sventato solo grazie alla segnalazione degli agenti di scorta ed all’arrivo in zona degli agenti delle Volanti, alla cui vista tutti gli indagati, evidentemente non ritenendo più sussistenti le condizioni per agire in “sicurezza”, decidevano di dileguarsi.

Nelle fasi della fuga, poi, Amato e Venuti hanno potuto contare sull’apporto di Domenico Condello, il quale ha atteso i propri complici poco distante ed ha fornito loro la sua autovettura personale per consentire ai predetti di allontanarsi dal luogo.

La portata indiziaria degli elementi raccolti dalla Polizia di Stato a carico degli indagati è stata pertanto condivisa dall’autorità giudiziaria che ha emesso le misure cautelari in carcere eseguite stamattina.

“Un tentativo di rapina messo a punto in ogni particolare – ha detto il Procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri – e solo grazie all’intuito di due poliziotti di scorta ad un magistrato è stato possibile sventarla e identificare gli ideatori”.

Aggressione a disabile, altri tre arresti a Corigliano Rossano

Altre tre persone sono state arrestate e poste ai domiciliari dai carabinieri della Compagnia di Corigliano per l’aggressione in casa ad un uomo con disabilità psicofisiche a Corigliano Rossano. Per lo stesso reato, dieci giorni addietro, era stato arrestato e posto ai domiciliari un 19enne.

I tre giovani, di 19, 20 e 26 anni, due italiani ed un romeno, ritenuti corresponsabili del reato di tortura, sono stati arrestati in esecuzione delle ordinanze emesse dal Gip del tribunale di Castrovillari, su richiesta della Procura.

Dalle indagini dei carabinieri era emerso che i quattro, in almeno due occasioni, erano entrati nella casa dell’uomo disabile che vive con il fratello, anche lui con ritardi mentali, e dopo averlo schernito l’avevano percosso e preso a schiaffi. Il tutto era stato filmato e fotografato per poi essere pubblicato su Instagram. Le accuse sono di tortura aggravata, violazione di domicilio e interferenze illecite nella vita privata.

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