7 Ottobre 2024

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Regionali, Occhiuto pronto alla sfida contro la “vecchia politica”

COMUNICATO STAMPA – Doveva essere un incontro tecnico-organizzativo per fare il punto sulla raccolta delle firme che devono essere presentate entro il 28 dicembre a mezzogiorno, nonché per dare poi ulteriori indicazioni ai candidati, i tanti che nelle ultime ore, alla luce degli ultimi eventi, hanno manifestato con maggiore convinzione la volontà di correre al fianco di Mario Occhiuto Presidente.
Ma, in virtù della notevole presenza di supporter e simpatizzanti, quello convocato questa mattina in un hotel dell’area urbana si è rivelato soprattutto un incontro elettorale partecipatissimo, l’ennesimo battesimo che ha incoronato Mario Occhiuto candidato al governo della regione Calabria. Il sindaco di Cosenza correrà da solo, senza apparati partitici, con il sostegno-base di tre liste civiche.
“Voglio cambiare la Calabria”, ha ribadito Mario Occhiuto. Accanto a lui, il fratello Roberto e il professore Giuseppe Nisticò che ha regalato un intervento appassionato e commosso.
“Sarà una campagna elettorale molto breve e intensa – ha proseguito ancora Occhiuto – Una campagna elettorale d’opinione.
Dalla nostra parte abbiamo la voglia di cambiare che è la stessa voglia di cambiamento dei cittadini calabresi. Le persone in Calabria sanno bene che non possono più affidarsi ad altri, ma hanno l’esigenza di essere parte attiva di una nuova primavera. Troppi, e troppo a lungo, fino ad oggi, hanno deciso al posto dei calabresi”. Il sindaco di Cosenza, che fra l’altro è stato il primo, oltre un anno fa, a presentare un nuovo e ampio progetto per la Calabria ai calabresi, ha chiesto condivisione di questo cammino e uno sforzo per la raccolta delle firme che concretizzerà la sua corsa alla carica di governatore.
Non sono mancati i retroscena, come l’invito di Silvio Berlusconi rivolto a lui e al fratello Roberto. “Ieri siamo stati a casa del cavaliere – ha raccontato – Ci ha detto che ci stima e ci apprezza, che sa cosa abbiamo fatto per la città di Cosenza perché ce lo riconoscono un po’ ovunque, ma che è stato costretto a subire il veto sugli Occhiuto da parte di Salvini”. Ci sarebbe stata infatti una cena lo scorso settembre a Roma nel corso della quale “alcuni esponenti della vecchia politica calabrese avrebbero chiesto a un mediatore, parente di Salvini, l’esclusione di Mario Occhiuto. È anche legittimo, in un certo senso li capisco – ha precisato il primo cittadino di Cosenza – perché io con queste persone non avrei mai potuto stare”. Ha quindi aggiunto: “Adesso sappiamo con certezza che il diniego di Salvini sul mio conto era solo un pretesto per mascherare certe ombre a cui il mio nome non è gradito e che da sempre oscurano lo sviluppo della Calabria. Alla faccia del rinnovamento, la Lega nella nostra regione non fa altro che cavalcare vecchie logiche affaristiche”. Lecito, inoltre, il quesito su quali contenuti il Centrodestra porterà avanti nel corso della campagna elettorale calabrese, visto che solo fino a ieri le stesse persone oggi in campo al posto di Occhiuto vedevano in lui il miglior nome possibile per la svolta di questa regione. “È risaputo – ha affermato Mario Occhiuto – che si debba discutere prima dei programmi che dei candidati, per cui mi domando quale sarà il programma della candidata Santelli, dal momento che ha girato per due anni con me sostenendo il mio programma e le mie idee, e dicendo che io rappresentavo l’unica speranza per la Calabria. Quindi ora vorrei capire qual è il suo progetto”.
Stesso discorso ripreso da Roberto Occhiuto: “Credo che Mario sia il candidato più apprezzato dai calabresi e anche quello più apprezzato dagli avversari perché gli avversari hanno girato la Calabria con lui dicendo che sarebbe stato l’unica speranza possibile. Adesso invece dovranno spiegare agli elettori calabresi che hanno mentito per due anni”. Rivolgendosi poi ai candidati, Roberto Occhiuto li ha definiti “dei coraggiosi, come siamo coraggiosi noi – ha aggiunto – e questa regione ha bisogno di coraggio – Io sono vicecapogruppo vicario di Forza Italia, il numero due del gruppo, e quando Matteo Salvini ha posto questi pretestuosi veti ho detto che tra il nome e le cariche, tra il nome e l’appartenenza politica, io scelgo il nome. Per cui, all’atto della presentazione delle liste, io mi dimetterò dai miei incarichi e da Forza Italia perché credo che fare politica sia fare ciò che si ritiene giusto anche quando si perdono incarichi e posizioni. Sono orgoglioso di questa battaglia portata avanti da Mario perché ci sta facendo riscoprire il senso vero della politica e l’amore per la Calabria che non si scopre tanto nei partiti o nelle comode stanze. E poi faremo una battaglia contro coloro che vogliono colonizzare la Calabria senza conoscerla, prendete ad esempio Invernizzi. Noi non ci facciamo giudicare da Salvini, chiederemo ai calabresi di giudicarci. E per questo siamo pronti a una vera rivoluzione”.

Parcheggia in doppia fila e aggredisce gli agenti, arrestato

PoliziaHa parcheggiato l’auto in doppia fila in una strada della movida cosentina, causando problemi alla circolazione e poi ha insultato ed aggredito i poliziotti intervenuti per multarlo.

Un giovane 25enne è stato così arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Gli agenti delle volanti e del Reparto prevenzione crimine Calabria Settentrionale sono intervenuti dopo varie segnalazioni al 113 in quanto la vettura ostruiva la circolazione ed il traffico era congestionato.

Dopo alcuni minuti, non vedendo avvicinare nessuno, i poliziotti hanno iniziato le attività per la rimozione quando è arrivato un giovane che senza neanche ascoltare le richieste degli agenti, prima ha inveito contro di loro e poi, alla richiesta di consegnare i documenti, li ha aggredito cercando inutilmente di allontanarsi.

Torna nella gioielleria in cui rubò lo scorso mese, preso

E’ tornato a rubare nella stessa gioielleria “visitata” meno di un mese fa ma è stato riconosciuto dal proprietario che ha chiamato i carabinieri. Fabrizio Caridi, di 28 anni, di Siderno, è stato così arrestato per furto con destrezza ed ha già patteggiato una pena di 4 mesi.

Il fatto è accaduto a Melito Porto Salvo, nel reggino. Il titolare di una gioielleria del centro ha chiamato i carabinieri avvertendoli della presenza nel negozio di un giovane riconosciuto come l’autore del furto di monili subito al inizio mese.

I fatti erano stati denunciati alla locale stazione Carabinieri che già aveva identificato l’autore grazie alle riprese del sistema di video-sorveglianza. Il titolare ha intrattenuto Caridi fingendo di non averlo riconosciuto ed ha avvertito l’Arma mentre il giovane, si era già impossessato di altri monili in oro. Ma prima di potersi allontanare sono arrivati i carabinieri che lo hanno arrestato.

Operazione Rinascita-Scott, Pittelli non risponde al gip

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Giancarlo Pittelli, avvocato ed ex parlamentare, arrestato nel maxi blitz di giovedì scorso nell’ambito dell’inchiesta della Dda Rinascita-Scott.

Pittelli, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Guido Cointestabile, è comparso stamani davanti al gip del Tribunale di Catanzaro per l’interrogatorio di garanzia ma non ha risposto a causa delle sue sofferenti condizioni psicologiche.

Complessivamente sono 44, sugli oltre 300 arrestati, gli indagati che devono essere sentiti dal gip. L’operazione, condotta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia, ha disarticolato le cosche del vibonese, evidenziando i rapporti tra le ‘ndrine e politici, amministratori, rappresentanti infedeli delle istituzioni e massoneria deviata.

Regionali, Occhiuto si candida: “Al momento 3 liste. Santelli sleale”

Regionali, Occhiuto si candida: Mario Occhiuto scioglie le riserve e annuncia la candidatura a governatore della Calabria. “Siamo stati trattati molto male. Jole (Santelli) – ha detto Occhiuto – non mi aveva neanche avvisato che avrebbe potuto sostituirsi a me”.

“Anzi, – spiega il sindaco di Cosenza – subito dopo la sua designazione mi ha telefonato per dirmi che potevo considerarmi “libero”. Devo ammettere invece che Berlusconi mi ha difeso sinceramente e tantissimo e credeva in me. Lo stimo e l’ho sempre ammirato. Alla fine ha dovuto scegliere tra me e la Lega e ha scelto la Lega”.

Al momento sono tre le liste che lo sosterranno in contrapposizione a Jole Santelli, suo vicesindaco a Cosenza che si è dimessa a inizio dicembre e ieri è stata designata per Fi, Lega e Fdi.

“E pensare – ha aggiunto Occhiuto – che per più due anni ha condiviso il mio progetto e ha sostenuto che sarei stato l’unica speranza. Non c’è limite al tradimento e ne sto verificando l’amarezza osservando i comportamenti di tanti che erano intorno a me. Ora Jole cosa farà, proporrà il mio programma?”.

Grave errore di Salvini e Meloni il sostegno a Santelli

La Lega di Salvini e Fratelli d’Italia della Meloni l’hanno fatta grossa. In Calabria invece di scegliere un candidato di “superamento” a Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza escluso nella corsa alla Cittadella per gli incomprensibili veti dei leghisti Matteo Salvini e Cristian Invernizzi (commissario bergamasco calato a queste latitudini non si sa a fare cosa), hanno deciso per ripartizioni interne di appoggiare la candidata di Forza Italia Jole Santelli, fino a ieri vicesindaco di Occhiuto, donna “invecchiata” in politica insieme a Berlusconi (è sulla scena sin dal ’94), col risultato che il Centrodestra a gennaio 2020 correrà ancora diviso (il sindaco farà infatti sue liste) e ripeterà probabilmente lo stesso errore del 2014, quando a coalizione divisa – sempre per responsabilità di Berlusconi, che della Calabria se ne è sempre lavato le mani -, contro l’allora debolissimo Oliverio mandarono al massacro l’attuale parlamentare di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, falsamente appoggiata da un pugnetto di omunicoli politici che in giochini di palazzo bipartisan, in una notte pre-elettorale cambiarono addirittura la legge elettorale con cui venne deciso che al secondo arrivato dopo il governatore eletto non dovesse toccare il seggio in Consiglio. Roba da pazzi. Sembra uno scherzo, eppure è accaduto davvero in Calabria.

Dopo anni di battaglie giudiziarie Ferro la spuntò ed entrò in consiglio, ma l’impasto con il quale oggi la coalizione cosiddetta del Centrodestra si ripresenta apparentemente compatta, plaudente alla Santelli come ieri ad altri trogloditi della politica calabrese e romana, è sempre lo stesso se non peggio di allora, tra “nani” nei mulini fatiscenti che mescolano farine marce e nauseabonde.

Salvini, che già ad Agosto commise l’errore politico più folle che un politico possa commettere, cioè provocare la caduta del governo di cui era leader e favorire l’ascesa al potere della sinistra renziana e zingarettiana, oggi ci ha riprovato, riuscendoci. Però!
Ci è o ci fa, è la domanda che si pongono in molti?

Il “capitano”, come lo chiamano i suoi, con l’intesa da strapazzo siglata con Berlusconi si appresterebbe a “regalare” di fatto, (a meno di qualche passo falso a sinistra),  diverse regioni al Pd: dalla Calabria alla Puglia, dalla Campania alle Marche e via così, senza contare che né più lui né il suo Carroccio hanno il vento in poppa, per cui è a rischio anche la Borgonzoni in Emilia-Romagna: Bonaccini vola più alto, almeno negli umori, oltre che nei sondaggi. Non c’è bisogno di essere “sardine” per fiutare le opinioni e le impressioni dei cittadini, o di quelli che definiamo il Popolo.

A Cosenza nel comizio al Morelli il leader della Lega disse che per il candidato alla regione bisognava “guardare avanti”, ribadendo il veto a Occhiuto; osservò che c’era bisogno di “cambiamento”, di “un rinnovamento radicale”, salvo poi tornare a un quarto di secolo fa, accettando l’indicazione azzurra di Jole Santelli, che è certamente una elegante signora, ma che è stata vicesindaco di Occhiuto, “corresponsabile” dunque del dissesto finanziario di Cosenza per cui il sindaco viene escluso dalla corsa, oltre ai suoi problemi giudiziari, diceva il leader. Gli stessi problemi che ha lui, per esempio, indagato da più parti.
Quindi? E quindi sembra una manovra premeditata e concordata per far fuori il primo cittadino di Cosenza. Dai, si nota a km di distanza!

Inoltre, in tanti anni di politica attiva la Santelli, donna baciata dal sole e dalla fortuna, non solo non ha mai preso un voto in vita sua (quasi sempre eletta in listini bloccati) ma, cosa più importante, è che in diverse legislature in parlamento non ha mai prodotto alcunché in favore della Calabria. Niente, zero assoluto. L’unico suo passepartout in politica è essere fedele amica di Silvio e organica al suo cerchio magico.

Per concludere penso abbia ragione Mario Occhiuto quando sostiene che è stato vittima di poteri forti e magari di una miriade di interessi inconfessabili. E questo lo dico non perché faccia parte del suo cerchio magico, anzi. La Calabria è una grande fogna, e per ripulirla non sono sufficienti diecimila maxi inchieste di Gratteri. Credo che per la rinascita ci vogliano solo poteri speciali adottati in modo militare.

Dino Granata

Regionali, Santelli: “Sono emozionata per questa sfida. Ci metterò passione”

Jole Santelli

“Sono emozionata per questa designazione e pronta ad affrontare la sfida regionale con tutta la passione possibile”. Lo ha detto Jole Santelli, parlamentare azzurra e candidata del Centrodestra alla presidenza della Regione Calabria nella tornata elettorale del prossimo 26 gennaio.

“Ringrazio i tre leader del centrodestra e tutti i responsabili dei partiti e delle liste a sostegno di questa candidatura che nasce dalla consapevolezza di dover lavorare – conclude Santelli – per rendere giustizia a una regione che vive una fase di oscurantismo senza precedenti”.

Intanto, per la sua candidatura si susseguono note di plauso dopo il via libera di Lega e Fratelli d’Italia. Leggi la nota di FdI

“A Forza Italia – afferma il consigliere regionale Domenico Tallini, di FI, vice coordinatore calabrese del partito – è stata riconosciuta ufficialmente la guida della coalizione di centrodestra, attraverso l’indicazione di una personalità che ne rappresenta degnamente la storia e l’autonomia. La candidatura alla presidenza della Regione dell’on. Jole Santelli, coordinatrice del partito e forzista coerente, risponde a questa esigenza identitaria che taluni avrebbero voluto soffocare”, ha detto il consigliere regionale.

Fratelli d’Italia: “Con Santelli in Calabria svolta di rinnovamento e legalità”

Da sinistra i meloniani Orsomarso, Ferro e Cirielli

“Con la designazione di Jole Santelli alla guida della coalizione, il centrodestra ha ora la possibilità di tornare al governo della Regione Calabria. Fratelli d’Italia sosterrà questa sfida con lealtà e coerenza, ma soprattutto tentando di mettere a disposizione dei calabresi una classe dirigente di qualità e proposte programmatiche realmente capaci di segnare per la nostra terra quel cambio di passo che i nostri cittadini meritano e chiedono da tempo. C’è grande fiducia intorno al centrodestra in Calabria, e altrettanto grandi sono le aspettative dei cittadini. Siamo certi che Jole Santelli, con le sue capacità e facendo gioco di squadra, sarà all’altezza di questo compito”. E’ quanto affermano in una nota il commissario calabrese di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, il responsabile della composizione delle liste Edmondo Cirielli e il capogruppo in consiglio regionale Fausto Orsomarso.

“Il fallimento del governo Oliverio, certificato dallo stesso Pd – aggiungono i dirigenti di Fratelli d’Italia – ha spianato al centrodestra la strada per la vittoria. I cittadini sono delusi dalla politica miope e clientelare del centrosinistra, dalla sua mancanza di una visione di sviluppo, dall’incapacità di liberare i cittadini dalla logica del bisogno che lega il destino del singolo a quello del politico di turno. Noi vogliamo dare voce alla ‘Calabria positiva’, quella che non si resta a piangersi addosso, ma che fa impresa sana, che si impegna nel lavoro, nella cultura, nel sociale. Una Calabria che può voltare pagina, per usare le parole di monsignor Bertolone, il quale ha rimarcato l’impegno della Chiesa nella formazione delle coscienze di giovani e meno giovani, che devono sapere da quale parte stare. Ora il vantaggio straordinario che tutti i sondaggi attribuiscono al centrodestra deve darci una ulteriore responsabilità. Questa è una occasione irripetibile per dare alla Calabria un autentico segno di rinnovamento, di legalità e di trasparenza”.

“Le clamorose inchieste giudiziarie di questi giorni – spiegano ancora gli esponenti politici di FdI – hanno dimostrato quanto il sistema politico-istituzionale sia permeabile alle logiche criminali della ‘ndrangheta e del malaffare. Il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura non può più essere guardato dalla politica con distacco, come se i due piani fossero separati. Noi vogliamo che quegli spazi ripuliti dalla presenza criminale vengano riempiti di qualità, di efficienza, di trasparenza e di merito”.

Jole Santelli

“E’ una sfida che investe innanzitutto le decisioni dei partiti – pur nella indisponibilità di strumenti tali da poter indagare la vita e le relazioni di un candidato -, ma soprattutto la responsabilità dei cittadini nelle scelte che faranno il prossimo 26 gennaio. La Calabria ha bisogno della migliore classe politica possibile, di uomini e donne con la schiena dritta, liberi da condizionamenti, coerenti, affidabili, capaci di indirizzare ogni scelta al bene comune. Solo così si potranno restituire ai cittadini calabresi i diritti da troppo tempo negati: il lavoro, la salute, la sicurezza, le infrastrutture, la tutela delle fasce deboli. Fratelli d’Italia farà la sua parte, con l’auspicio che ogni cittadino calabrese colga l’opportunità di fare, finalmente, una scelta di libertà, di meritocrazia, di coraggio, di autentico rinnovamento”.

Fratelli d’Italia sosterrà Santelli in Calabria. A Meloni Puglia e Marche

Fratelli d'Italia sosterrà Santelli in Calabria. A Meloni Puglia e Marche
Giorgia Meloni

“Nel rispetto degli accordi assunti con gli alleati di centrodestra che, oltre all’Emilia-Romagna e alla Calabria, riguardano anche tutte le altre Regioni nelle quali si voterà nel 2020, Fratelli d’Italia conferma il proprio sostegno, con convinzione e impegno, alla candidatura della senatrice della Lega Lucia Borgonzoni a presidente della Regione Emilia-Romagna e alla candidatura della deputata di Forza Italia Jole Santelli alla presidenza della Regione Calabria”. Lo comunica in una nota Fratelli d’Italia.

“Allo stesso tempo, sempre in base agli accordi assunti – che assegnano a Fratelli d’Italia l’indicazione dei candidati presidente nelle Regioni Puglia e Marche – annunciamo le candidature del copresidente del gruppo dei conservatori europei Raffaele Fitto per la Puglia e del deputato Francesco Acquaroli per le Marche”, viene sottolineato nella nota.

“Come sempre, Fratelli d’Italia sarà coerente e leale rispetto agli impegni presi con gli alleati del centrodestra, e siamo certi che anche loro sapranno fare altrettanto. Lavoreremo insieme, con convinzione ed entusiasmo, per vincere in tutte le Regioni e garantire ai cittadini dei governi alternativi alla sinistra”.

Intanto in Calabria pare non sia molto gradita la candidatura della parlamentare azzurra Jole Santelli che ieri ha ricevuto la benedizione di Silvio Berlusconi. Diversi sono i commenti negativi, anche sui social. Centrodestra spaccato coi fratelli Occhiuto – il sindaco di Cosenza Mario e il parlamentare di FI Roberto – che stanno raccogliendo le firme per presentarsi autonomamente.

Mario Occhiuto era stato indicato da FI, ma poi il veto diretto di Matteo Salvini ha sparigliato le carte. I dirigenti romani forzisti per giungere a una sintesi con gli alleati, hanno ripiegato su Jole Santelli, fino a qualche giorno fa vicesindaco di Occhiuto, su cui c’è stata la “piena condivisione” da parte di Lega e FdI. Al vetriolo il sindaco bruzio: “Misera manovra al fine di sostituirmi”, ha detto riferendosi a Santelli.

Minacciano il pentito Emanuele Mancuso, arrestate madre e zia

carabinieri vibo valentiaQuando Emanuele Mancuso ha iniziato a collaborare con la Dda di Catanzaro, contribuendo all’operazione Rinascita-Scott, la sua famiglia ha fatto di tutto per dissuaderlo. Prima con le buone, poi con le cattive. E queste ultime hanno toccato gli affetti più intimi dell’ex rampollo del casato mafioso di Limbadi: la figlioletta appena nata.

Ecco perché il giovane pentito ad un certo punto ha iniziato a titubare ma non ha ceduto. Adesso, per quelle minacce, i carabinieri di Vibo Valentia, con il coordinamento della Dda di Catanzaro, hanno arrestato mamma e zia del giovane, Giovannina del Vecchio, di 51 anni, e Rosaria Del Vecchio (54) poste ai domiciliari.

L’ordinanza è stata notificata in carcere anche al fratello del collaboratore, Giuseppe Salvatore Mancuso (30) detenuto da alcune settimane dopo un anno di irreperibilità. I tre sono accusati di subornazione (atto di istigare qualcuno a venir meno ad un dovere cui è tenuto per legge, ndr). Per la ex compagna del pentito Nensy Chimirri è stato disposto il divieto di dimora.

“Non ci può essere onore in una simile vicenda, non ci possono essere valori, non ci può essere umanità nel minacciare una cosa del genere” hanno detto il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Bruno Capece, quello del Reparto operativo Luca Romano e gli ufficiali del Nucleo investigativo Valerio palmieri e Alessandro Bui incontrando i giornalisti.

“Specialmente – hanno aggiunto – se la condotta è perpetrata dai tuoi stessi familiari che adesso sono stati arrestati o indagati da quella Dda alla quale Mancuso si era rivolto chiudendo con quel passato criminale che, a dispetto della giovane età, era già abbastanza lungo e intriso di violenza”.

Le persone coinvolte nelle indagini, sono indagate, a vario titolo, anche di possesso di armi, minacce, favoreggiamento. Arrestato anche Francesco Paolo Pugliese (18) che avrebbe aiutato Giuseppe Mancuso a rimanere irreperibile. Complessivamente le persone indagate sono dieci ma per gli altri il gip non ha emesso un provvedimento. Tra loro anche Pantaleone Mancuso, di 58 anni, detto “l’Ingegnere”, boss e padre del pentito.

Regionali, Occhiuto: “Aperti a possibili alleanze e progetti per la regione”

Mario Occhiuto
Mario Occhiuto

“Le battaglie si vincono o si perdono; e io la mia l’ho perduta. Sono scesi in campo tutti i poteri più forti per farmi fuori, e in questi ultimi mesi vi dico che me ne hanno fatte veramente di tutti i colori”. Lo ha scritto il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto in un post su facebook in riferimento alla candidatura sfumata per il centrodestra in Calabria.

“I partiti – spiega Occhiuto – hanno fatto a tavolino le loro scelte per le prossime elezioni regionali con le solite logiche, legate solo ai propri interessi, che nulla hanno a che vedere con il futuro della Calabria. Ed io ovviamente secondo queste logiche non potevo che essere escluso”.

“Il vero problema per la mia candidatura è stato rappresentato dalla mia autonomia e dalla determinazione nel voler realizzare le mie idee e proposte progettuali. Sembra un paradosso, ma è così. I partiti mal sopportano candidature troppo forti ed autonome”, dice il sindaco.

“Forza Italia ha ceduto alla fine alla Lega di Salvini – prosegue Occhiuto – il diritto di scelta del proprio candidato e quindi praticamente ha abdicato al suo ruolo di forza politica autonoma e indipendente. Praticamente -e mi dispiace dirlo- ha abdicato a se stessa, alla sua esistenza. Non esiste più Forza Italia, esiste solo la Lega. Era già così da un po’ di tempo nel Nord Italia, e adesso il tentativo della Lega è quello di colonizzare anche il Sud”.

“Io – evidenzia – insieme a tante altre persone desiderose di cambiamento per la Calabria avevamo già messo in campo un progetto politico innovativo appellandoci alle forze civiche, ai tanti giovani che sperano in un futuro migliore e anche ai partiti. Un progetto che adesso dobbiamo decidere insieme se e come portare avanti; un progetto oggi aperto a possibili alleanze strategiche per la Calabria; un progetto senza uno schieramento di partiti, ma che rimane sempre meglio degli schieramenti che si presentano senza un progetto”.

La forza per realizzarlo – conclude Occhiuto – è a questo punto solo nelle mani dei calabresi, dei tanti giovani che aspirano ad una Calabria più innovativa e più ricca di opportunità. Le rivoluzioni e i cambiamenti possono avvenire solo se partono dal basso, e nessuno si aspetti passi in avanti per la nostra regione in questa situazione. Basta solo crederci. Solo così avremmo la forza per vincere e per cambiare concretamente la Calabria. Quando si perde una strada se ne trova un’altra, e se la strada non esiste c’è sempre la possibilità di costruirne una nuova”.

Cosenza, perquisizioni in Via Popilia: trovate armi e munizioni

Armi e munizioni sono state rinvenute da agenti di Polizia nel corso di alcune perquisizioni effettuate ieri all’ultimo lotto di via Popilia, fortino del clan degli zingari.

Le perquisizioni a pochi giorni dall’operazione “Testa del serpente”, della Dda di Catanzaro, culminata con il fermo di 18 persone ritenute legate ai due maggiori clan di Cosenza, quelli degli “Zingari” e “Lanzino-Ruà”.

Gli agenti della Squadra mobile, hanno trovato le armi custodite in alcune cassette della Telecom poste negli androni dei palazzi. Erano avvolte con carta e nastro adesivo. Si tratta di 5 pistole di varie marche e calibro e una cinquantina di cartucce, alcune delle quali ad alta offensività.

Il materiale rinvenuto è stato sequestrato e sarà oggetto di successivi esami al fine di accertare di chi fossero a disposizione e se siano state utilizzate in eventi criminali.

‘Ndrangheta, blitz in Piemonte: arrestato assessore regionale di Fratelli d’Italia

Roberto Rosso

La Guardia di finanza di Torino ha eseguito stamattina 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia torinese nei confronti di soggetti ritenuti legati alla ‘ndrangheta radicati nel territorio di Carmagnola e operanti a Torino.

Tra le condotte illecite, oltre all’associazione per delinquere di stampo mafioso e reati fiscali per 16 milioni di euro, è stato contestato anche il reato di scambio elettorale politico-mafioso. Nel corso dell’operazione, in codice “Fenice”, si stanno eseguendo provvedimenti di sequestro per milioni di euro su 200 tra imprese, immobili e conti correnti, eseguiti in Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna.

Tra gli arrestati risulta esserci anche Roberto Rosso, assessore ai Diritti civili della Regione Piemonte, a lungo parlamentare di Forza Italia, per cui all’inizio degli anni ’90 è stato candidato sindaco di Torino, e ora in Fratelli d’Italia. Le accuse nei suoi confronti riguarderebbero le ultime elezioni regionali di primavera. Secondo la Dda Rosso avrebbe offerto 15mila euro in cambio della promessa di un “pacchetto di voti”.

L’indagato si dimette da assessore
Roberto Rosso, ha rassegnato le dimissioni da assessore della Regione Piemonte. Secondo quanto si apprende da ambienti politici, la lettera è stata firmata in carcere ed è già nelle mani del governatore Alberto Cirio.

Alberto Cirio accetta le dimissioni
Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, si dice “allibito” per l’arresto di Roberto Rosso e annuncia di avere “prontamente accettato” le sue dimissioni da assessore regionale, “avendo già fatto predisporre la sua revoca”. “Come governo regionale – aggiunge Cirio – non possiamo accettare che esista alcuna ombra e più che mai su un tema come quello della lotta alla mafia e alla criminalità, che sono per noi un principio irrinunciabile e per il quale abbiamo voluto costituire per la prima volta in Piemonte una specifica Commissione permanente sulla Legalità. La mafia è il nemico, il male assoluto. E questo deve averlo ben chiaro chiunque voglia governare con me il Piemonte”.

Meloni: “Fuori da Fratelli d’Italia”
“Roberto Rosso ha aderito a Fratelli d’Italia da poco più di un anno. Apprendiamo che stamattina è stato arrestato con l’accusa più infamante di tutte: voto di scambio politico-mafioso. Mi viene il voltastomaco. Mi auguro dal profondo del cuore che dimostri la sua innocenza, ma annuncio fin da ora che Fratelli d’Italia si costituirà parte civile nell’eventuale processo a suo carico. Ovviamente, fin quando questa vicenda non sarà chiarita, Rosso è da considerarsi ufficialmente fuori da FdI”, afferma la leader di FdI Giorgia Meloni.

L’inchiesta Fenice
L’attività in parola è stata condotta dal Nucleo polizia economico-finanziaria di Torino – Gico della Guardia di Finanza e costituisce sviluppo dell’operazione denominata “Carminius” che già aveva portato, nel marzo 2019, all’esecuzione di un analogo provvedimento a carico di numerosi soggetti organici alla medesima struttura ‘ndranghetista radicata nel territorio di Carmagnola ed operante nell’area meridionale di Torino.

Le successive investigazioni hanno messo in luce ulteriori figure di spessore criminale, tra cui, in ordine di importanza, Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, che secondo l’accusa avrebbero riorganizzato gli assetti del predetto sodalizio (Garcea è ritenuto affiliato al clan Bonavota, ndr), intessendo rapporti con un noto imprenditore torinese, Mario Burlò, con interessi sul territorio nazionale e sponsor di varie squadre sportive, anch’egli destinatario della misura con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Quest’ultimo, con il costante sostegno garantitogli dai membri della cosca, ha attuato uno strutturato sistema di evasione fiscale attraverso la creazione di più società, formalmente non riconducibili allo stesso, tramite cui compiere indebite compensazioni Iva ed ottenere in tal modo considerevoli profitti.

Il “sistema” così elaborato ha permesso di accumulare indebite compensazioni per un valore superiore ai 16 milioni di euro. Le indagini avrebbero fornito una “chiara evidenza delle ragioni dell’intesa tra il sodalizio e Burlò”: da un lato quest’ultimo, dovendo investire l’ampia liquidità realizzata tramite l’evasione fiscale, ha potuto perfezionare agevolmente acquisti immobiliari supportato dalla copertura e dalla protezione fornitagli dai membri dell’organizzazione criminale. Allo stesso modo la cosca ha ottenuto illecitamente ingenti profitti ed il controllo di attività economiche nello specifico settore imprenditoriale.

La prima operazione realizzata tramite il suddetto pactum sceleris ha avuto ad oggetto la villa appartenuta al noto giocatore di calcio Vidal, recentemente acquistata proprio da Burlò e oggi posta sotto sequestro, insieme ad altre prestigiose proprietà, quali una decina di appartamenti in un resort di Olbia e alcuni ristoranti e bar del capoluogo torinese.

Nel prosieguo delle indagini – spiegano i finanzieri – è stato possibile appurare come la consorteria ‘ndranghetista, nelle persone dei citati Garcea e Viterbo, abbia manifestato la propria ingerenza anche in occasione delle elezioni politiche regionali del 26 maggio 2019, nel corso delle quali ha stipulato un “patto di scambio” con il candidato  Roberto Rosso, consistente nel pagamento della somma di 15.000 euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti, avvalendosi della mediazione di due soggetti.

Come è noto, le elezioni si sono concluse con un ottimo risultato (quasi 4.800 voti) per il capolista nella circoscrizione di Torino e la nomina dello stesso ad Assessore Regionale.

Dalle indagini sarebbe emersa la “piena consapevolezza” del politico e dei suoi intermediari circa “la intraneità mafiosa dei loro interlocutori”, scrive la Gdf. In questi giorni i presunti affiliati avevano in corso un’attività finalizzata alla importazione dall’estero di un grosso quantitativo di stupefacente ed anche il perfezionamento di operazioni di indebite compensazioni di crediti Iva per diversi milioni di euro e ciò ha imposto la sollecita esecuzione della misura cautelare.

Frode sull’olio biologico, arrestati Franco La Rupa e il figlio

'Ndrangheta, arrestato l'ex consigliere regionale Franco La Rupa
Franco La Rupa

L’ex consigliere regionale ed ex sindaco di Amantea Franco La Rupa ed il figlio Antonio, sono stati arrestati dai finanzieri del Comando provinciale di Cosenza per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode nell’esercizio del commercio, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, calunnia e tentata estorsione.

Gli arresti rientrano in una inchiesta – denominata “Mosca bianca” – della Procura di Paola. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai finanzieri della Compagnia di Paola e della Tenenza di Amantea, La Rupa – condannato in via definitiva per voto di scambio con appartenenti alla cosca Forastefano di Cassano allo Ionio – commercializzava falso olio biologico ottenuto con prodotti chimici e fitosanitari, quindi reimpiegava i proventi della frode per l’acquisto di un immobile oggetto di asta fallimentare e per finanziare un centro di accoglienza per immigrati. Sequestrati anche il 50% di un complesso immobiliare a Serra d’Aiello e denaro.

Regionali, Jole Santelli è candidata (divisiva) in Calabria. Lega allo sbando totale

Jole Santelli

“Prendiamo atto della scelta di Forza Italia di indicare Jole Santelli a candidata di coalizione alla presidenza della Regione Calabria. Accettiamo la candidatura e siamo pronti ad iniziare la campagna elettorale concentrandoci unicamente sul futuro dei calabresi”. Con questa breve nota il commissario calabrese della Lega Calabria, Cristian Invernizzi, dà il via libera alla candidatura dell’ex vicesindaco di Cosenza Jole Santelli a candidata governatrice per il centrodestra unito.

Sciolta quindi la riserva della Lega, si attende ora il via libera definitivo anche da parte di Fratelli d’Italia, che in fondo in fondo sperava di strappare la leadership agli alleati in Calabria, sacrificando magari Wanda Ferro, oggi stimata parlamentare, che nel 2014 fu mandata al massacro con la coalizione divisa.

Santelli – il cui nome già circolava da tempo come possibile successore di Mario Occhiuto, già troncato dal veto di Matteo Salvini -, era stata ufficializzata nel primo pomeriggio da Forza Italia che lanciando l’ex sottosegretaria e attuale coordinatrice regionale azzurra, rivendicava per sé anche la candidatura a presidente di Stefano Caldoro in Campania. Due regioni, spiegava il partito, in ragione del fatto che Forza Italia “ha fondato il Centrodestra” ma che a distanza di 25 anni viaggia ormai su percentuali che non consentono un tale potere contrattuale sul tavolo delle ripartizioni.

E se Invernizzi e Salvini sono pronti a sostenere Santelli, a Cosenza e Catanzaro c’è poco entusiasmo per l’epilogo finale. Ci sono i fratelli Occhiuto, Mario e Roberto che, incassato il niet salviniano, potrebbero giocare brutti scherzi sfilandosi da una battaglia unitaria e mettersi magari in proprio, soprattutto dopo il “tradimento” di Jole Santelli, accusata dal sindaco di Cosenza di aver intavolato una “misera manovra” per sostituirlo. Dopo tutto, si ragiona in ambienti del centrodestra, se Mario Occhiuto sarebbe l’artefice del dissesto finanziario di Cosenza, la Santelli è quantomeno corresponsabile, essendo stata vicesindaco fino a qualche giorno fa.

Al netto del possibile impegno dei fratelli Gentile (non più azzurri ma manforte sul piano dei voti), ci sono poi gli azzurri “catanzaresi”, che hanno da sempre rivendicato la candidatura alla presidenza al capoluogo. Esponenti del calibro di Sergio Abramo, sindaco forzista di Catanzaro e Piero Aiello, pezzo forte del centrodestra calabrese; lo stesso Tallini, ed Esposito, saranno disposti ad allertare le truppe in favore della pupilla di Berlusconi in Calabria? Si vedrà.

Ma la Lega di Salvini, almeno questa è l’impressione degli osservatori, al momento in Calabria sembra essere andata allo sbando totale. Il ragionamento è che non si può far guerra ad Occhiuto e al Morelli tuonare “guardare avanti”, invocare un “cambiamento radicale” e accettare poi di tornare a mezzo secolo fa!. Intanto nel Centrosinistra di Callipo, Zingaretti e compagni si sfregano le mani.

Dino Granata

Un chilo e mezzo di marijuana in una gabbia per uccelli, un arresto

Archivio

Oltre un chilo e mezzo di marijuana, che era stato nascosto in un pozzetto e in una gabbia per uccelli, è stato scoperto grazie al fiuto di un cane antidroga dai carabinieri della compagnia di Scalea che hanno arrestato e posto ai domiciliari S. O., di 29 anni, per detenzione di droga ai fini dello spaccio.

I militari, hanno effettuato alcune perquisizioni personali e domiciliari e, nel corso di una di queste, nell’abitazione dell’uomo, il cane, un cucciolo di pastore tedesco, ha subito indirizzato i militari verso un pozzetto nel giardino dell’abitazione.

All’interno del tombino c’erano due involucri di cellophane contenenti complessivamente 1,1 kg. di marijuana. La perquisizione è proseguita nell’abitazione dove sono stati trovati altri due involucri simili del peso totale di 500 grammi, nascosti nel fondo di una gabbia per uccelli, 2 bilancini e la somma contante di 750 euro in banconote da piccolo taglio.

Rinascita, boss sapevano del blitz. Scattato 24 ore prima. Gratteri: “Giornata storica”

E’ scattato con 24 ore di anticipo il blitz dei carabinieri che ha portato all’arresto di 334 persone “perché i boss sapevano che l’avevamo programmato per domattina”. A dirlo il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri commentando l’operazione “Rinascita Scott”. Tra gli arrestati figura anche un cancelliere del Tribunale di Vibo, oltre che un alto ufficiale dell’Arma, politici, funzionari, colletti bianchi e una sfilza di appartenenti alle consorterie criminali. Quasi 450 gli indagati in una inchiesta che trova precedenti solo nel maxiprocesso di Palermo.

“Capite – ha aggiunto il procuratore Gratteri – cosa vuole dire, nell’arco di 24 ore, spostare 3000 uomini. E una cosa da folli ma ieri sera, dopo una riunione drammatica abbiamo sentito che i vertici della cosca sapevano. E’ stato il panico. Allora bisognava essere folli, anticipare. Nella stanza non si respirava più. Ma grazie a questa grande squadra sono arrivati carabinieri da tutte le parti”.

“Sapevamo – ha proseguito Gratteri – che il boss Luigi Mancuso tornava da Milano e sapevamo che non l’avremmo più visto. Gli uomini del reparto speciale del Gis sono saliti sul treno e l’hanno tenuto sotto controllo per tutto il viaggio e non se ne è accorto. A Lamezia non ha neanche capito cosa succedeva, è stato preso e portato via in caserma”.

“Oggi – ha poi aggiunto Gratteri – è una giornata storica giunta a conclusione di una indagine nata il giorno del mio insediamento che corona uno dei sogni che avevo, smontare la Calabria come un treno della Lego e rimontarlo piano piano. Quando l’ho detto ai miei – ha aggiunto – mi hanno guardato come un marziano ma il lavoro è cominciato con l’Arma territoriale. Poi l’indagine è lievitata e sono intervenuti i Ros. Il Comando generale ci è sempre stato vicino ed il Comando interregionale ci ha mandato i migliori uomini”.

“Un’indagine difficile da subito per contenere le fughe di notizie – ha spiegato Gratteri – che ci hanno fatto ballare per un anno, dal deposito della richiesta al gip. Siamo riusciti ad anticipare di un giorno l’operazione grazie alla professionalità dei carabinieri, uomini che anche la vigilia di Natale sono pronti a mollare tutto se chiamati per un servizio. Lo dico a chi ama denigrare questo Ufficio, l’Arma dei carabinieri e le forze dell’ordine”.

“Di questa operazione, quello che ci ha impressionato – ha detto Gratteri – è la facilità con cui la famiglia Mancuso di Limbadi aveva contatti con i quadri della Pubblica amministrazione. Ci ha meravigliato la facilità alla permeabilità dei quadri della Pa da parte della cosca Mancuso intesa come ‘provincia’ di Vibo. Questa è la cosa che più ci ha amareggiato, vedere uomini delle istituzioni al servizio della ‘provincia’. E’ stato molto triste”.

“Questa operazione – ha detto il comandante interregionale dei carabinieri Luigi Robusto e che hanno fede. Se non c’è sinergia, i risultati non sono raggiungibili. Il fatto che non ci siano latitanti non sarebbe stato possibile senza l’integrità degli uomini che hanno operato. Si parla di ‘ndrangheta ma c’è chi vive per combatterla, non a parole ma con i fatti. Sono prossimo al congedo e non pensavo di chiudere la carriera così”.

Il comandante del Ros Pasquale Angelosanto ha evidenziato come l’inchiesta sia servita a “documentare le dinamiche e gli assetti interni delle cosche del vibonese, individuando gli affari illeciti fatti di estorsioni, usura, droga ma anche di 4 omicidi, un tentato duplice omicidio ed un tentato omicidio.”

Rinascita Scott, i tentacoli dei Mancuso stritolavano il Vibonese

Le indagini che hanno portato al blitz di stamattina contro la ‘ndrangheta, con l’esecuzione di 334 misure cautelari personali e al sequestro di beni per 15 milioni di euro, hanno consentito di ricostruire con completezza gli assetti di tutte le strutture di ‘ndrangheta dell’area vibonese e fornito un’ulteriore conferma dell’unitarietà della ‘ndrangheta, “al cui interno le strutture territoriali (locali o ‘ndrine) godono di un’ampia autonomia operativa, seppur nella comunanza delle regole e nel riconoscimento dell’autorità del Crimine di Polsi”. Lo affermano i magistrati della Dda di Catanzaro.

Le risultanze dell’operazione “Rinascita Scott”, in particolare, avrebbero documentato l’esistenza di strutture “quali società, locali e ‘ndrine, in grado di controllare il territorio di riferimento e di gestirvi capillarmente ogni attività lecita o illecita; lo sviluppo di dialettiche inerenti alle regole associative, nello specifico, sulla legittimità della concessione di doti ad affiliati detenuti e sui connessi adempimenti formali; l’utilizzo di tradizionali ritualità per l’affiliazione e per il conferimento delle doti della società maggiore, attestato dal sequestro di alcuni pizzini riportanti le copiate”.

Documentata anche l’operatività di una struttura provinciale (“il Crimine” della provincia di Vibo Valentia ), una sorta di cupola “con compiti di coordinamento delle articolazioni territoriali e di collegamento con la provincia di Reggio Calabria e il “Crimine” di Polsi, quale vertice assoluto della ‘ndrangheta unitaria”.

A capo della struttura vibonese si sarebbero alternati, negli anni, esponenti della cosca Mancuso, in particolare Giuseppe, Pantaleone e da ultimo Luigi, rispettivamente di 60, 58 e 65 anni. Questa struttura di vertice, annota la Dda, “ha governato gli assetti mafiosi della provincia, riuscendo anche a ricomporre le fibrillazioni registrate negli anni tra le varie consorterie”.

Rinascita Scott, i legami tra massoneria e ‘ndrangheta. Il ruolo di Pittelli

Per gestire ogni affare, ogni interesse, ogni esigenza, si utilizzava “la potente autostrada universale”: la massoneria. La definizione è dell’avvocato Giancarlo Pittelli, ex senatore della Repubblica, indicato come elemento di congiunzione tra i colletti bianchi, la ‘ndrangheta e la stessa massoneria.

Un “Giano bifronte”, come lo definiscono i giudici che hanno seguito l’operazione “Rinascita Scott”. Dalla moltitudine di pagine che compongono il provvedimento emergono nomi e legami inquietanti. Magistrati, politici, ‘ndranghetisti, professionisti, rappresentanti delle forze dell’ordine, tutti legati dal rito massone. Quello ricostruito dagli investigatori è un “coacervo di relazioni tra i ‘grandi’ della ‘ndrangheta calabrese e i ‘grandi’ della massoneria, tutti ben inseriti nei contesti strategici (giudiziario, forze armate, bancario, ospedaliero e via dicendo), è l’effetto del pactum sceleris in forza del quale Pittelli – è scritto nell’ordinanza – si è legato stabilmente al contesto di ‘ndrangheta massona’, stabilmente a disposizione dei boss alla ‘mammasantissima’ e al ‘Crimine’ dei Mancuso”.

Legami ricostruiti anche da diversi collaboratori di giustizia. Come Andrea Mantella, che ha permesso di ricostruire questa “zona d’ombra” nella quale si addensano tutti i più alti interessi. Si tratta di relazioni intessute a condizione di reciprocità.

E poi ci sono le dichiarazioni di Cosimo Virgiglio, nel definirsi massone maestro venerabile, ha sostenuto che proprio “la città di Vibo Valentia è l’epicentro della massoneria sia legale che di quella cosiddetta deviata” e che l’avvocato Pittelli avrebbe avuto una doppia appartenenza, una “pulita” con il Goi del distretto catanzarese e poi quella “coperta” legata alla Loggia di Petrolo di Vibo.

Tutto sarebbe passato da questa organizzazione capace di mettere insieme massoneria e ‘ndrangheta, di cui avrebbe fatto parte anche il super boss Luigi Mancuso. Tutto sarebbe passato da loro: dai favori più semplici agli affari più complessi. Fino alle elezioni: “Nelle competizioni elettorali, infatti, i candidati “massoni” venivano appoggiati dagli appartenenti segreti chiamati “Sacrati sulla Spada”, ovvero dei criminali che facevano catalizzare su di loro i voti”.

Nel provvedimento del Gip Barbara Saccà è stata riportata anche una intercettazione inquietante del boss Luigi Mancuso, già citata nell’operazione “Mammasantissima”: “La ‘ndrangheta non esiste più! … una volta, a Limbadi, a Nicotera, a Rosarno, a …c’era la ‘ndrangheta! … la ‘ndrangheta fa parte della massoneria! … diciamo … è sotto della massoneria, però hanno le stesse regole e le stesse cose …”.

Regionali, Forza Italia calca la mano e vuole Calabria e Campania. Alleati critici

Berlusconi compie 80 anni. Incontro con Meloni e Salvini
Meloni, Berlusconi e Salvini (Archivio)

“Nel rispetto degli accordi assunti, continueremo a sostenere con convinzione ed impegno la candidata a Presidente della Regione Emilia Romagna indicata dalla Lega, la senatrice Lucia Borgonzoni. Per quanto riguarda la Regione Calabria, confermiamo la candidatura al ruolo di Presidente della Regione dell’onorevole Jole Santelli”. E’ quanto si legge in una nota di Forza Italia.

“Per quanto riguarda la Campania, – prosegue la nota di Forza Italia – sempre in base agli accordi assunti che assegnano a Forza Italia l’indicazione del candidato Presidente, confermiamo la già più volte annunciata candidatura dell’on. Stefano Caldoro. Ricordiamo in questa occasione che Forza Italia è il partito che ha fondato il centrodestra più di 25 anni fa e che da allora ha gestito e continua a gestire con assoluta lealtà i rapporti con gli alleati”.

I giochi sono chiusi? No. A pochi giorni dalla presentazione delle liste al momento non c’è ancora nulla di ufficiale. La validazione delle candidature va infatti condivisa dai tre leader della coalizione, ossia Salvini, Meloni e Berlusconi. Solo dopo un comunicato ufficiale firmato dai tre è possibile dare i nomi ufficiali dei candidati presidenti di Puglia, Calabria e Campania. La Lega, si apprende, è nuovamente in fibrillazione dopo questa nuova fuga in avanti degli azzurri. Lo aveva già fatto in occasione della candidatura di Mario Occhiuto, poi bocciata da Matteo Salvini.

Sembra infatti difficile, riferiscono fonti del Centrodestra, che al partito azzurro vadano due regioni come Calabria e Campania. La Lega scalpita per la Puglia, che doveva essere appannaggio di FdI con Raffaele Fitto, ormai pare fuori dai giochi, mentre al posto di Caldoro in Campania, la Meloni sarebbe protesa per Edmondo Cirielli.

Ma non si esclude, riferiscono le stesse fonti, che alla fine a Forza Italia rimanga soltanto la Campania (con Caldoro sfidante di De Luca) e che a Fratelli d’Italia venga accordata da Matteo Salvini in persona proprio la Calabria che potrebbe mettere in pista la parlamentare Wanda Ferro, già candidata alla presidenza nel 2014, sconfitta poi da Oliverio dopo che il Centrodestra si era presentato diviso per volontà di FI e Ncd.

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