5 Ottobre 2024

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Gregoretti, “Salvini va processato”. La Lega vota per “l’incriminazione” del capo. A febbraio in aula

Ansa

Via libera della Giunta delle immunità del Senato al processo a Matteo Salvini sull’ipotesi di accusa di sequestro di persona per il caso Gregoretti. La Giunta ha respinto, con i voti del Carroccio, la proposta del presidente Gasparri di negare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno.

A votare per il sì al processo i 5 senatori della Lega, Pillon, Stefani, Augussori, Urraro e Pellegrini, facendo seguito a quanto chiesto dallo stesso Matteo Salvini. Contro il processo invece il presidente Gasparri con i tre senatori di Forza Italia e il membro di Fratelli d’Italia. Il risultato di pareggio, come determina il regolamento, fa prevalere il no alla relazione del presidente, che chiedeva di dire no al tribunale dei ministri di Catania. L’attuale maggioranza ha disertato la seduta.

Dopo la votazione della Giunta delle immunità del Senato, si esprimerà l’Aula che darà il voto definitivo. La data del voto (prevista verso metà febbraio) verrà decisa dalla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama.

Appare evidente che la tattica della Lega di votare per l’incriminazione del loro capo è finalizzato a spiazzare gli avversari, mandando a Pd, Cinquestelle e altri della maggioranza un messaggio chiaro: ‘Il nostro segretario non si sottrae alle sue responsabilità, se queste ci sono. Siamo i primi a dire sì al processo del nostro leader e nessuno può accusarci di aver agito per interessi di parte’. Un voto, quello leghista, che pare essere ispirato dal loro segretario che stamane ha fatto sapere che è pronto ad andare in carcere dove scriverà “Le mie prigioni”. Infatti i senatori leghisti hanno votato contro la proposta di Gasparri che voleva negare l’autorizzazione. Bisognerà capire cosa succederà a febbraio in Aula. Nel mezzo ci sono le elezioni regionali in Emilia e Calabria dove il Carroccio spera di fare il pieno.

“La maggioranza non solo vuole processare Salvini, ma pretende anche di decidere come e quando – aveva detto Erika Stefani a nome dei componenti leghisti della giunta per le immunità di Palazzo Madama -. Se la maggioranza pensa davvero che Salvini sia un sequestratore, l’ex ministro andrebbe fermato subito. La melina di Pd, 5S e Iv dimostra che è solo una vergognosa sceneggiata per colpire il leader della Lega. La vera sentenza sarà emessa dagli elettori di Calabria ed Emilia-Romagna, e per smascherare l’ipocrisia della maggioranza voteremo sì al processo”.

“Guareschi diceva che ci sono momenti in cui per arrivare alla libertà bisogna passare dalla prigione. Siamo pronti, sono pronto”, ha detto in mattinata Matteo Salvini, a margine di un’iniziativa elettorale della Lega a Comacchio, rispondendo a una domanda sul caso Gregoretti.

Protesta sul tetto dell’ospedale dei lavoratori licenziati

Ansa

I 47 lavoratori della cooperativa Seatt, l’azienda che da oltre 15 anni gestisce in appalto i servizi amministrativi per conto dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, sono saliti sul tetto della palazzina che ospita il pronto soccorso dell’ospedale per protestare contro il loro licenziamento.

“Le conseguenze di questa decisione – riferisce la sigla sindacale Usb – riguardano anche i servizi sanitari offerti dall’Annunziata di Cosenza, che da venerdì 17 gennaio registrano disagi nel Cup. Inoltre è chiuso il call center per le prenotazioni, non funzionano l’ufficio protocollo dell’Azienda, il ticket del pronto soccorso e quello di Rogliano e del Mariano Santo, oltre a tutti gli altri servizi amministrativi gestiti da questi 47 lavoratori”.

Gregoretti, attesa per voto su Salvini. Il leadear leghista: “Pronto a prigione”

“Guareschi diceva che ci sono momenti in cui per arrivare alla libertà bisogna passare dalla prigione. Siamo pronti, sono pronto”. Lo ha detto Matteo Salvini, a margine di un’iniziativa elettorale della Lega a Comacchio, rispondendo a una domanda sul caso Gregoretti e sul voto previsto per il pomeriggio della Giunta per l’immunità del Senato.

Attesa per il voto della giunta per le immunità sull’autorizzazione a procedere nei suoi confronti per il caso Gregoretti, il leader della Lega, Matteo Salvini, fa sapere che chiederà ai senatori, anche a quelli della Lega, di votare sì al suo processo. Ma si trovi un tribunale abbastanza grande, dice, “perché penso che milioni di italiani vorranno farmi compagnia”.

Elezioni regionali, liste al vaglio dell’Antimafia: 23 candidati impresentabili

Giovedì prossimo 23 gennaio alle ore 12 in Commissione parlamentare antimafia il presidente Nicola Morra farà una serie di comunicazioni in merito alle verifiche compiute dalla Commissione in materia di formazione delle liste elettorali nelle regioni Calabria ed Emilia Romagna, dove si voterà domenica prossima.

Dalle verifiche sulle liste, sarebbe emerso che nelle liste presentate nelle due regioni vi sono 23 candidati “impresentabili”, ossia con pendenze giudiziarie o presunti legami con la criminalità organizzata.

Traffico e spaccio di droga, 21 arresti tra Lazio, Campania e Calabria

I Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, nelle province di Napoli, Reggio Calabria, Viterbo, Frosinone e nella Capitale, hanno dato esecuzione a un’ordinanza che dispone la misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 21 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, nonché tentato omicidio. Ulteriori perquisizioni sono in corso nei confronti di altri 13 indagati, le cui condotte sono risultate collegate al traffico illecito di sostanze stupefacenti, attribuito agli arrestati.

Le indagini hanno consentito di disarticolare un sodalizio criminale dedito al traffico, alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish, cocaina e marijuana, operante in una delle più importanti piazze di spaccio del quartiere romano di San Basilio.

Tra gli arrestati ci sono diversi personaggi vicini alla ‘ndrina Marando di Platì, progressivamente insediatisi sul territorio popolare di San Basilio, gestendo, con l’ausilio di un considerevole numero di vedette e di pusher in vario modo coordinati, una costante, pervasiva e remunerativa attività di spaccio.

L’inchiesta “Coffee Bean”

Le indagini originano dall’arresto in flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, eseguito il 18 marzo 2016, nei confronti del titolare del bar “Coffee Bean” nel quartiere Talenti, sorpreso a cedere cocaina e marijuana ad un avventore del proprio esercizio commerciale, poi individuato quale promotore di una organizzazione criminale dedita al narcotraffico, duramente colpita, nel luglio 2018, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 12 soggetti.

Il provvedimento cautelare è il frutto di ininterrotte indagini coordinate dalla DDA capitolina e delegate ai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Montesacro che hanno consentito di disarticolare un sodalizio criminale dedito al traffico, alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish, cocaina e marijuana, operante in una delle più importanti piazze di spaccio del quartiere romano di San Basilio (via Sirolo, via Mondolfo, via Pievebovigliana e via Corinaldo).

La costante attività investigativa ha consentito di individuare tre sodalizi criminali, collegati dall’attività dei fratelli Alfredo e Francesco (detto Ciccio) Marando, nativi di Platì (Reggio Calabria) e da alcuni anni residenti nel quartiere romano di “San Basilio”, figli del più noto Rosario e nipoti del presunto narcotrafficante Pasquale Marando, questi ultimi ritenuti elementi di spicco dell’omonima ‘Ndrina platinese.

Secondo l’accusa, Alfredo e Francesco Marando erano in grado di movimentare significative quantità di droga, rifornendo non soltanto il gruppo ad essi direttamente facente capo e oggetto della suddetta misura cautelare, ma anche due altri gruppi operanti sul territorio.

Gli approfondimenti svolti hanno fatto luce sulle dinamiche operative del folto gruppo dei Marando che, progressivamente insediatosi sul territorio popolare di San Basilio, ha gestito, con l’ausilio di un considerevole numero di vedette e di pusher in vario modo coordinati, una costante, pervasiva e remunerativa attività di spaccio.

“Quanto emerso dalle indagini – riferiscono gli investigatori – ha restituito l’immagine di una vera e propria consorteria, stabilmente dedita al narcotraffico, fondata sulla divisione dei compiti tra i capi, gli organizzatori, e i pusher e/o vedette; sodalizio che aveva trasformato, con metodiche ispirate al modello de “Le Vele” di Scampia, un popoloso complesso immobiliare in una enclave ove svolgere una costante e remunerativa attività di stoccaggio, gestione e spaccio di sostanze stupefacenti. La redditività dell’attività illecita veniva certificata anche in occasione di una perquisizione effettuata presso l’abitazione di alcuni degli arrestati che venivano trovati in possesso della contabilità e di una notevole somma di denaro in banconote di vario taglio”.

L’indagine è stata condotta con non poche difficoltà, derivanti dalla presenza continua di vedette preposte al controllo; tuttavia, sono stati documentati numerosissimi episodi di spaccio, che hanno disvelato chiaramente le dinamiche operative e l’organigramma del gruppo, suddiviso in pusher o vedette, organizzatori e capi.

I pusher e vedette assumevano le loro posizioni agli ingressi principali del comprensorio popolare e sui tetti degli immobili, con compiti interscambiabili di vigilanza o spaccio al dettaglio; il gruppo mutava di frequente a causa dei numerosi arresti in flagranza – oltre 90 – effettuati dai Carabinieri della Compagnia Roma Monte Sacro.

Gli organizzatori – diretti fiduciari dei capi – formavano invece un gruppo più ristretto, preposto al coordinamento dello spaccio, al prelevamento del narcotico dai luoghi di occultamento e al conseguente rifornimento dei pusher, custodendo altresì il ricavato delle vendite di droga. Tra gli organizzatori, emergono i fratelli Domenico Natale Perre, detto Micu, e Paolo, nativi di Platì, da qualche anno trasferiti a Roma nel quartiere San Basilio, nonché Marco Lenti e Gian Claudio Vannicola, sanbasilini dalla nascita.

Infine, i presunti capi e promotori del sodalizio, Alfredo e Francesco Marando, erano preposti alla direzione, vigilanza, coordinamento e gestione dei pusher e delle vedette, alla fissazione dei compensi spettanti a questi ultimi sulla base dell’attività svolta (stabilendone anche compiti, orari e reperibilità), alla definizione degli eventuali contrasti insorti tra i diversi accoliti e, ove necessario, alla assistenza legale e/o economica a favore dei sodali. E’ emblematico che uno dei pusher, assentatosi per un giorno intero senza autorizzazione, per recarsi al mare con la fidanzata, abbia ricevuto la durissima reazione di Alfredo Marando, il quale chiariva che quel giorno di riposo lo avrebbe potuto godere solo dopo aver trovato un sostituto per l’illecita attività.

Inoltre, sono state monitorate due autovetture identiche per modello e colore, adibite alla temporanea detenzione di sostanze stupefacenti, anche in virtù di apposito sistema di “doppiofondo”, mentre all’interno di un’abitazione a disposizione del gruppo, il 28 aprile 2017, sono stati arrestati cinque soggetti, sorpresi a confezionare numerosissime dosi di narcotico, tratte da una provvista di 5 kg, tra cocaina, hashish e marijuana.

Durante l’attività d’indagine, sono stati segnalati alla Prefettura 38 soggetti quali assuntori di sostanze stupefacenti e sequestrati complessivamente 2,961 kg di hashish, 12,106 chili di cocaina, 1,471 kg di marijuana e la somma contante di 96.325 euro, ritenuto il provento dell’attività di spaccio.

Si è insediato il nuovo prefetto di Cosenza

La Prefettura di Cosenza

Si è insediato ufficialmente il nuovo prefetto della provincia di Cosenza Cinzia Guercio. Dal 28 novembre 2018 è stata a capo della prefettura di Isernia.

Laureata con lode in Giurisprudenza alla “Sapienza” di Roma, ha al suo attivo scuole di specializzazione e pubblicazioni ed una carriera nella Polizia di Stato. Nominata per la prima volta Prefetto ad agosto 2011 ha presieduto diverse commissioni straordinarie di comuni ed enti.

Dal 2013 al 2015 è stata anche responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza al ministero dell’Interno. Dal febbraio 2017 fino ad agosto 2018, è stata direttore centrale dei Servizi tecnico-logistici e della gestione patrimoniale del dipartimento della Pubblica sicurezza.

Il nuovo prefetto arriva dopo l’arresto, avvenuto il 2 gennaio scorso, della ex “titolare” dell’Ufficio territoriale del Governo Paola Galeone, accusata di induzione indebita a dare o promettere utilità dopo la denuncia dell’imprenditrice Cinzia Falcone.

Venti anni fa la morte di Bettino Craxi, il grande statista socialista

Venti anni fa la morte di Bettino Craxi, il grande statista socialista
Bettino Craxi

Sono passati venti anni dalla morte di Bettino Craxi, lo statista socialista scomparso il 19 Gennaio 2000 in esilio ad Hammamet, in Tunisia, dove si era rifugiato dopo la persecuzione giudiziaria subita ai tempi di Mani pulite, la cosiddetta tangentopoli milanese portata avanti da un pool di magistrati di sinistra che aveva il chiaro obiettivo di eliminare i vecchi partiti per favorire l’ascesa dei comunisti al potere. Un tentativo poi miseramente fallito dopo la scesa in campo di Silvio Berlusconi.

Scrive l’agenzia Ansa: Amato e odiato con la stessa intensità, osannato e ferocemente detestato, fino al lancio delle monetine davanti all’hotel Raphael a Roma, Bettino Craxi viene ricordato e riscoperto a vent’anni dalla morte – avvenuta il 19 gennaio 2000 ad Hammamet, in Tunisia – attraverso documenti, testimonianze inedite e racconti di chi lo ha conosciuto. Mentre sul grande schermo è uscito il film ‘Hammamet’ di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino , in libreria arrivano in questi giorni saggi, romanzi e memoir dedicati al leader socialista. Tra questi ‘Presunto colpevole’ (Einaudi Stile Libero) in cui Marcello Sorgi ripercorre il crepuscolo di Craxi, il destino di un uomo e di un politico con cui il Paese non ha ancora fatto i conti fino in fondo.

Perché alla fine del 1999 non fu possibile costruire un corridoio umanitario per far rientrare in Italia da Hammamet Bettino Craxi, gravemente malato e farlo curare in un centro specializzato senza che fosse arrestato? Nel resoconto della trattativa si affacciano il governo, il Quirinale , il Vaticano, l’America e la Cia, i magistrati di Mani pulite e i socialisti dispersi, spiega nel libro Sorgi. E ricorda che negli ultimi due decenni i governi italiani hanno negoziato su tutto tranne che per Moro e Craxi.

L’intera esperienza umana e politica del leader socialista, con molti retroscena inediti, viene ricostruita da Fabio Martini, inviato de La Stampa, in ‘Controvento. La vera storia di Bettino Craxi’, in libreria il 9 gennaio per Rubbettino. Dai molti materiali raccolti da Martini in anni di ricerche esce un ritratto che ci mostra il rapporto personale del leader socialista con Enrico Berlinguer, le sue relazioni con i poteri forti, da Enrico Cuccia in giù e la sbalorditiva task force che mise in piedi per salvare Aldo Moro. In ‘Controvento’ anche il lungo apprendistato che portò Craxi a diventare segretario del Psi a 24 anni di distanza dal giorno in cui prese la tessera del partito e le differenze con le attuali fulminanti carriere politiche. Racconta l’uomo politico e l’amico intimo Claudio Martelli ne ‘L’antipatico’ (La nave di Teseo) in cui descrive l’ascesa e il declino del leader socialista con lo sguardo di chi l’ ha davvero vissuta.

“Oggi, a distanza di vent’anni dalla sua morte, è possibile e anzi necessario ripensare Craxi e recuperare il suo lascito, per colmare il vuoto lasciato dal riformismo socialista e dal socialismo liberale. La sua figura suscita ancora tante domande e comprenderla può fornire tracce importanti per capire la crisi della sinistra, della democrazia liberale e l’irruzione del populismo e del nazionalismo in Italia e nel mondo”, spiega Martelli che nel libro fa notare che Craxi “diceva quel che pensava e faceva quel che diceva, anche le cose spiacevoli”. Su quale sia stato il ruolo di Craxi nella storia della Repubblica italiana e sul senso storico di vicende apparentemente non collegate tra loro come il proliferare delle tangenti e la caduta del muro di Berlino, si sofferma e si interroga ‘Ad Hammamet. Ascesa e caduta di Bettino Craxi’ (Graphofeel Editore) di Mario Pacelli, a lungo funzionario della Camera dei Deputati. Dall’elezione alla segreteria del Partito socialista italiano alla conquista della presidenza del Consiglio, fino all’inchiesta di Mani Pulite e alla morte ad Hammamet, viene ripercorsa la storia di un uomo complesso anche attraverso le testimonianze inedite che fanno luce sugli incontri segreti con Antonio Di Pietro, sul rapporto controverso con Israele, sul ruolo dello IOR nel sistema delle tangenti e sulla rottura del monopolio della DC nelle relazioni con gli Stati Uniti.

La ricostruzione degli eventi che hanno segnato il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica sono al centro di ‘Bettino Craxi, il primo e ultimo giorno di una Repubblica’, che arriverà in libreria a marzo per Marsilio, in cui il giornalista e scrittore Filippo Facci rilegge un giorno che è stato evocato più volte come il principale simbolo di un decennio: quello in cui una folla inferocita davanti all’hotel romano Raphael investì Bettino Craxi con una pioggia di monetine che viene considerato nel libro come il palcoscenico, in qualche modo, del feroce debutto dell’antipolitica che avrebbe segnato la vita pubblica dei successivi decenni.

Provoca incidente mortale e si costituisce. In manette per omicidio stradale

Si è costituito ai carabinieri del Gruppo di Locri ed è stato arrestato qualche ora dopo che in contrada “Palazzi” di Casignana, lungo la statale 106 jonica, aveva provocato, dandosi subito alla fuga, un incidente in cui era morto un ragazzo di 15 anni che viaggiava a bordo di uno scooter.

Protagonista della vicenda un giovane di 28 anni di San Luca, che, dopo essersi allontanato dal luogo dell’incidente mortale, pressato dalle ricerche dei carabinieri, si è presentato spontaneamente in caserma, accompagnato dal suo legale, dove è stato sottoposto ad interrogatorio dal magistrato di turno della Procura della Repubblica di Locri a conclusione del quale è stato dichiarato in arresto. I reati contestati al 28enne sono omicidio stradale aggravato ed omissione di soccorso.

L’incidente di oggi è solo l’ultimo di una lunga serie sulla Statale 106, che si conferma vera e propria “strada della morte”. I militari dell’Arma, che stanno continuando a sensibilizzare gli utenti della strada, a cominciare dalle scuole, ad una condotta sicura alla guida, si uniscono al dolore dei familiari della vittima e raccomandano il rispetto delle norme che regolano il codice della strada, soprattutto dai limiti di velocità.

In fiamme mezzo con bombole di ossigeno che sono schizzate come missili

Tragedia sfiorata a Catanzaro Lido dove un furgone carico di bombole di ossigeno medicale è andato distrutto dalle fiamme, innescate dall’esplosione di alcune di queste.

Fortunatamente una volontaria dei vigili del fuoco, visto il principio di incendio del mezzo ha intuito il pericolo e fatto evacuare le persone che circolavano nei pressi. Solo il conducente è rimasto lievemente ferito nel tentativo di spegnere il rogo iniziale.

Da quanto riferiscono i Vigili del fuoco, le bombole di ossigeno, sono schizzate via come “missili” fino a raggiungere la linea ferroviaria. La tratta è rimasta chiusa per un po’ di tempo. Altre bombole sono arrivate al crocevia del quartiere Lido di Catanzaro. Indagini sono in corso per accertare le cause dell’esplosione.

Il Giudice Petrini, Santoro e Tursi Prato. Gli Sms criptici e gli “amici” usurai per avere i soldi

Messaggi criptici per confondere gli investigatori che stavano con il fiato sul collo del giudice Marco Petrini e di Emilio Santoro detto Mario, i due finiti in carcere insieme ad altre sei persone nell’ambito dell’inchiesta della procura di Salerno e indagati per corruzione in atti giudiziari.

Sms inviati da Santoro a Petrini per risolvere l’annosa questione di Pino Tursi Prato, anche lui finito in cella, in attesa di una sentenza favorevole per riottenere l’assegno vitalizio che gli spettava per aver fatto il consigliere regionale nei primi anni ’90 e revocato dopo la condanna rimediata per associazione mafiosa.

A fine novembre 2018 Santoro scrive al suo amico Petrini: “BJDOMANJSONACZ“, “inteso Buongiorno, domani sono a Catanzaro”. Il magistrato risponde: “ok 12 in commissione” tributaria. E’ il periodo in cui viene caldeggiata la pratica Tursi Prato (su cui ci sarà poi un grande ritardo) e il giudice fa sapere di essersi interessato avvicinando chi doveva esprimersi sul ricorso la cui udienza era stata fissata per il 12 dicembre 2018: la prima sezione penale della Corte d’Assise d’Appello presieduta dalla dottoressa Gabriella Reillo.

Petrini, parlando una volta con la Reillo, aveva chiesto informazioni sul deposito della sentenza di Tursi Prato e per non far apparire sospetta la sua richiesta, presentava la questione alla collega come “una cosa carina”, ed analoga a quella di Bruno Contrada, l’ex agente del Sisde processato per mafia. La giudice (estranea all’inchiesta, ndr), secondo gli atti, dopo l’udienza del 12 e in attesa della decisione, sarebbe stata poi avvicinata dallo stesso Tursi Prato che era andato presso la cancelleria della Corte per presentare una “memoria aggiuntiva”, oltre a quella già presentata dall’avvocato Stefano Giordano nel corso dell’udienza del 12 dicembre. Una memoria suggerita dal giudice Petrini.

Tornando alle captazioni, i tre forse non sapevano di essere intercettati, ma comunque sospettavano, almeno Santoro. Gli investigatori seguono ogni movimento dei tre, ascoltano ogni conversazione, scrutano i tabulati, li tengono d’occhio e intercettano pure gli incontri per strada. Una indagine da “manuale” investigativo.

Di certo, da quanto emerge dagli atti, il giudice Petrini pare fosse totalmente ignaro del fatto che nel suo telefono era stata installata una “cimice” virtuale, così come non immaginava che nei suoi uffici, in Corte d’Appello e in Commissione tributaria vi fossero le telecamere nascoste che lo riprendevano mentre faceva più volte sesso con due avvocatesse (Marzia Tassone, finita ai domiciliari e Palma Spina, indagata), e contava il denaro contenuto nelle bustarelle che sarebbero state consegnate a lui da Mario Santoro, ma non solo.

Il 4 dicembre 2018 la polizia giudiziaria capta un altro messaggio di Santoro a Petrini con scritto “BJVENRDGAMBERJ” che significa “Buongiorno Venerdì Gamberi”. Erano i giorni prossimi alle festività natalizie, per questo Santoro e Tursi Prato volevano omaggiare colui che poteva essere determinante a far vincere il ricorso dell’ex consigliere cosentino.

Ci fu un ritardo per la consegna dei gamberoni e Santoro contatta Petrini riferendo “BJFACCJOTARDJGAMBERJ” (inteso: buongiorno faccio tardi gamberi). Non era stato possibile reperire il pesce promesso perché la pescheria dove si riforniva sull’alto Ionio cosentino gli aveva fatto sapere che il mare era a forza 6.

Successivamente il pesce e altri “omaggi” gastronomici vennero recapitati al magistrato, anche a Lamezia, dove abita il giudice. In una circostanza Petrini era stato anche redarguito dalla moglie che sospettava come il marito, a fronte delle regalie ricevute, stesse interferendo in qualche sentenza. “Ma che dici, ma di che parli”, risponde seccato il giudice alla consorte, facendo intendere che lui era un magistrato integerrimo e incorruttibile.

In realtà, come emerge dagli atti, Petrini sarebbe stato invece propenso a ricevere “soldi e regali” in cambio di ammazzare le sentenze. Il denaro extra, serviva anche a dare alla ex moglie circa tremila euro al mese per mantenerla, dirà Petrini in un colloquio intercettato con il direttore di una banca a Castrovillari, che lo aveva contattato per capire alcuni movimenti “anomali” sul suo conto. Sebbene guadagnava tanto, il magistrato aveva necessità di reperire altri quattrini per mantenere elevato il suo tenore di vita.

I contatti captati sono tanti. La sentenza su Tursi Prato, prevista per dicembre 2018 tarda ad arrivare e nei primi mesi del 2019 i tentativi per sollecitare il giudice Petrini a fare di più sono stati fitti, al punto da indurre Tursi Prato a dubitare anche del suo amico Santoro e del magistrato, che dalle carte dell’ordinanza pare non abbia mai incontrato di persona. Era soltanto l’ex manager dell’Asp di Cosenza a fare da tramite. Alla consegna dei pesci citati prima, gli investigatori notano infatti che Tursi Prato era rimasto in auto.

C’è un episodio d’interesse che fa impressione. Tursi Prato, ormai squattrinato, per corrompere il giudice e pagare l’onorario al suo avvocato di fiducia (palermitano) sarebbe stato disposto a tutto, anche a rivolgersi agli Usurai pur di reperire trentamila euro per ottenere il vitalizio nonché gli arretrati stimati in circa 170 mila euro. E si evince in una conversazione captata con Nicola Adamo, ex consigliere regionale, estraneo in questa inchiesta.

“[…] La circostanza che il SANTORO avesse la conoscenza di un “giudice” presso la Corte d’Appello di Catanzaro – si legge negli atti – era stata evidenziata dal TURSI PRATO in occasione di un colloquio avuto con ADAMO Nicola (ex vicepresidente della Regione Calabria), intrattenuto il 18.10.2017, presso l’abitazione di quest’ultimo. In tale circostanza, il TURSI PRATO Giuseppe, nel raccomandare un intervento dell’ADAMO sul Direttore Generale dell’ASP di Cosenza a favore proprio del SANTORO, riferiva: “… Nicò, tu ci credi che c’è gente che noi sottovalutiamo, ma hanno rapporti di fiducia, hai visto che” anche  “Mario SANTORO è legato con magistrato della Corte d’Appello, il 13 quale l’altro giorno ha portato a Raffaele (si sta parlando di Raffaele MAURO, Direttore Generale dell’ ASP di Cosenza), tienitelo per te, a incontrare il Presidente della Seconda Sezione Penale, a Catanzaro, perché, per la verità o il presidente ha chiesto a Mario, non so cosa doveva chiedere, dice no, dice ci parlo io con il dottore MAURO, ha detto perché non me lo porti qua che parliamo, ecco infatti l’ha portato a questo incontro a Catanzaro”.

Con l’approssimarsi della decisione di tale ricorso, fissata per il 12.12.2018 dinanzi la Corte
d’Appello di Catanzaro – e con l’aggravarsi della propria situazione economica – scrive il giudice – il TURSI PRATO aveva iniziato una spasmodica ricerca di denaro che, a suo dire, sarebbe servito, oltre che a pagare l’onorario del legale incaricato di assisterlo, anche a “pagare” il giudice designato ad esprimersi: “ti racconto, diciamo che con molta probabilità, questo prendiamo lo con le pinze … potrei avere l’aiuto di qualche amico… 30 mila… c’ho i canali … 50.000 euro … 30 mo e 20 dopo … quello che cazzo vuole … pure /solo cosi funziona vengo a sapere… al magistrato  e quindi mi sto attrezzando … ho già predisposto per 50 mila con 2 amici… capisci quello che ti voglio dire io… cioè non è che tu l’azioni … no, abbiamo la persona giusta … che mi ha fatto capire questo … però non è riferito a me… ti stai muovendo mette la “pila” … ti dice “si, si” … non è che non te la fa ma chissà quando oppure non te la fa proprio … io i 30/40 … ci vuole una…” “faccio un esempio e poi dopo… rischio su io … a quel punto, se mi va bene, siccome il giorno dopo Flavio … dopo la sentenza…ed io vado là … io intanto mi devono dare subito i 170.000 euro … per cui io devo rischiare il minimo… se poi non li prendi…e quindi su questo adesso sto aspettando una risposta … proprio l’altro giorno l’abbiamo affrontato … L’altro poi vediamo come azionarlo appena mi dicono … siccome mi era stato già detto che mi doveva arrivare la carta a fine Maggio… e ancora siamo al 12 e non è arrivato niente … quindi …come dici tu … se non mi sbrigo adesso, massimo per Luglio …ci vuole Settembre se ti va bene … perché poi comincia ad essere dopo il 15 Settembre, 20 Settembre … quindi vuoi dire ad Ottobre … quando siamo ad Ottobre siamo ad un anno perché io depositando il 3 Ottobre …”.  

Dall’intercettazione, si legge, si ricavava che il TURSI PRATO, pur di reperire la somma di denaro necessaria per corrompere il giudice, si sarebbe rivolto a non meglio specificati
usurai in grado di garantirgli circa 30 mila euro a fronte di una restituzione di 50/60/70 mila euro dopo tre o quattro mesi, tempo necessario alla pubblicazione della sentenza ed alla disposizione del pagamento delle somme a lui spettanti (170 mila euro di arretrati, secondo l’aspettativa del TURSI PRATO).

Dino Granata

Scoperti con una pistola in un autodemolizione, tre arresti

I carabinieri di Nicotera, durante una perquisizione nella frazione Preitoni, hanno trovato, in un’attività di autodemolizione di un uomo di 48 anni, P.D., una pistola calibro 22 e vari tipi di munizioni.

I militari si sono insospettiti per il nervosismo manifestato dal dipendente del titolare, che ha tentato di allontanarsi con la busta contenente l’arma. Sul posto c’era anche il figlio minorenne del titolare.

Successivamente i carabinieri hanno eseguito una perquisizione a casa di P.D., dove hanno rinvenuto della canapa indiana. Da qui l’arresto di tutti e tre: padre, figlio e dipendente.

Colpisce con un taglia unghie il rivale in amore, arrestato

Auto della PoliziaLa Squadra mobile della Polizia di Crotone ha fermato un uomo, Giuseppe Esposito, di 34 anni, gestore di un bar sul lungomare di Crotone, per il tentato omicidio di Francesco Sulla, di 32 anni, ferito con un’arma da taglio la sera di mercoledì 15 gennaio e tutt’ora ricoverato in prognosi riservata nell’ospedale di Catanzaro.

Da quanto emerso, il fermo si è reso necessario perché Esposito stava tentando di scappare. L’uomo, residente ad Isola Capo Rizzuto, è stato fermato mentre stava mettendo la valigia in auto per partire.

Giuseppe Esposito ha confessato l’aggressione consegnando l’arma con la quale ha ferito Sulla – un tagliaunghie di grosse dimensioni – e facendo recuperare gli abiti usati al momento del ferimento che aveva gettato in un cassonetto.

L’aggressione, secondo le indagini della mobile, è giunta al culmine di una lite per motivi passionali. All’individuazione di Esposito gli investigatori sono giunti grazie ad un testimone ed alle immagini della videosorveglianza che mostrano una sorta di inseguimento tra le auto dei due protagonisti.

Folla alla manifestazione di sostegno al procuratore Gratteri

Manifestazione di sostegno a Gratteri a Catanzaro (Ansa)

La piazza antistante il palazzo di giustizia di Catanzaro si è riempita di gente stamattina per la manifestazione a sostegno del Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, promossa da un “Comitato spontaneo di prossimità” dopo le critiche rivolte al magistrato in ambienti politici e giudiziari per l’operazione “Rinascita Scott” che nelle settimane scorse ha portato all’arresto di oltre trecento persone.

Sono stati tanti i cittadini, i giovani e gli studenti, oltre ai rappresentanti di associazioni ed esponenti della politica, che hanno partecipato alla manifestazione, esprimendo solidarietà e vicinanza al magistrato per il suo impegno contro la ‘ndrangheta e contro gli ambienti di potere a livello regionale e nazionale inquinati dall’organizzazione criminale.

Tanti gli striscioni esposti nel corso della manifestazione, con scritte a sostegno del Procuratore di Catanzaro, accompagnati dalle grida “Gratteri non si tocca” scandite soprattutto dagli studenti. All’indomani dell’operazione “Rinascita Scott” il procuratore generale Lupacchini aveva criticato il magistrato parlando di una inchiesta “evanescente”, mentre la parlamentare del Pd Bruno Bossio aveva rivolto altre critiche all’operato del procuratore capo di Catanzaro.

Il magistrato, che non era in sede, ha inteso comunque inviare un messaggio ai manifestanti: “In Calabria, e non solo, – ha detto Gratteri – stiamo vivendo un periodo in cui la gente è disorientata e non sa più a chi rivolgersi e in chi avere fiducia. Auguriamoci che il risveglio delle coscienze porti tutte le agenzie educative a lavorare, con maggiore impegno, per promuovere una nuova cultura che, tra l’altro, abbia il coraggio di denunciare il male e riportare fiducia in tutte le Istituzioni”.

Di Maio a Lamezia per sostenere Aiello: “Saremo in Consiglio”

Ansa

“Il messaggio che lanciamo ai calabresi è che noi ci fidiamo di voi e di quello che sceglierete. Noi ci siamo con il nostro candidato presidente e per la prima volta insieme ad una lista civica”. Lo ha detto il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio nel corso di un’iniziativa elettorale a Lamezia Terme con il candidato governatore del movimento Francesco Aiello.

“Sarà importantissimo – ha aggiunto – vedere il consenso della Calabria e, comunque andrà, per la prima volta nella storia italiana saremo nel Consiglio regionale della Calabria, l’unica Regione in cui non ci siamo”.

“Un grande abbraccio all’Arma dei carabinieri, a tutti gli inquirenti e al dott. Gratteri – ha detto poi Di Maio – per gli arresti delle ultime settimane che ci permettono di ricordare che lo Stato può sconfiggere la mafia e la ‘ndrangheta, ma dobbiamo sostenere le forze dell’ordine e liberarci della politica corrotta”.

Scossa di terremoto magnitudo 3.3 nel Cosentino

terremoto sismografo

Una scossa di terremoto di magnitudo 3.3 è stata registrata pochi minuti fa, alle ore 15.12, in provincia di Cosenza, con epicentro a 2 km da Papasidero, centro nell’alto Tirreno.

Secondo i dati dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma è stato localizzato ad alta profondità: 272 chilometri. Non si segnalano danni.

Controlli della Polizia nei quartieri degli zingari: droga e cartucce nei palazzi

Controlli Polizia Cosenza
Archivio

Cinquanta grammi di eroina e dieci cartucce calibro 22 sono state scoperte dalla Polizia di Stato nei quartieri roccaforte del “clan degli zingari”, nell’ambito di controlli straordinari e perquisizioni tra via degli Stadi e via Popilia, a Cosenza. La droga e i proiettili, erano stati avvolti in un pacchetto di plastica per dolcificante e nascosto nelle cassette della Telecom negli androni delle palazzine.

Durante i controlli, è stato inoltre sorpreso in flagranza di reato e deferito alla Procura della Repubblica per i minori di Catanzaro, un diciassettenne mentre spacciava droga ad un altro minorenne. Il materiale rinvenuto è stato sequestrato. Si indaga per risalire ai pusher che hanno nascosto l’eroina e le cartucce.

Gli agenti, nell’ambito dei controlli straordinari in città, hanno effettuato posti di controlli identificando circa 130 persone, delle quali 25 con precedenti penali e di polizia, controllato 55 auto, elevate 15 sanzioni al codice della strada ed effettuate 9 perquisizioni domiciliari, personali e veicolari.

Rapinò una coppia di giovani, preso al Nord un nigeriano

E’ stato arrestato a Domodossola il presunto autore della rapina e delle lesioni a danno di una coppia di giovani commessa il 18 dicembre scorso a Reggio Calabria. Si tratta di un cittadino nigeriano di 26 anni bloccato alla frontiera mentre in treno stava lasciando l’Italia.

Le indagini della Squadra mobile reggina sono iniziate dopo l’intervento delle volanti in località “Capannina”, dove la coppia aveva segnalato di avere subito una rapina da parte di una persona che si era allontanata su una bicicletta. In particolare il ragazzo, mentre era in compagnia della fidanzata a bordo della propria auto, aveva visto qualcuno.

Sceso per chiedere cosa volesse, era stato aggredito e minacciato con un coltello. Quindi l’aggressore aveva preso la borsa della ragazza ed era fuggito. Il giovane era rimasto ferito ad una mano. Grazie alla descrizione fornita dalle vittime gli investigatori sono risaliti al presunto autore iniziando le ricerche anche in ambito nazionale.

Da quel giorno le ricerche dell’aggressore sono proseguite senza soluzione di continuità dagli uomini della Squadra Mobile e da quelli dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura nella città e provincia di Reggio Calabria ed estesi anche in ambito nazionale. Così il 13 gennaio 2020 il cittadino nigeriano veniva fermato dalla polizia Elvetica a bordo di un treno in uscita dal territorio nazionale e diretto in Svizzera, sprovvisto di documenti utili ai fini dell’espatrio.

Estradato da Malta imprenditore sfuggito a retata anti ‘ndrangheta

soldi sequestrati scommesse online

E’ stato estradato ed è arrivato in Italia nella tarda serata di ieri A.R., di 44 anni, imprenditore attivo nel settore del gioco d’azzardo, arrestato nel dicembre scorso a Malta in esecuzione di un mandato di cattura europeo dopo che era sfuggito alla cattura nell’operazione Galassia.

In quella occasione, nel 2018, a conclusione di un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria, furono arrestate 18 persone per una pluralità di associazioni per delinquere operanti in tutta Italia attive nel settore della raccolta delle scommesse in rapporto con le principali cosche reggine De Stefano-Tegano, Pesce-Bellocco e Piromalli.

Nel dicembre scorso, il Tribunale di Reggio, su richiesta della Dda aveva disposto il sequestro del patrimonio riconducibile all’uomo e alla famiglia, costituito dal compendio di alcune società maltesi operanti nel settore del “gambling”, oltre ad altri beni per 400 milioni di euro.

“Far west” a Capodanno: individuati gli autori grazie a un video circolato su WhatsApp

Hanno festeggiato il Capodanno a Cutro esplodendo colpi di fucile ma fortunatamente senza colpire nessuno. Uno di loro aveva anche ripreso la scena in un video poi fatto circolare su WhatsApp.
Protagonisti un cinquantenne, due suoi figli e un loro amico poco più che ventenni. A distanza di qualche settimana i carabinieri di Cutro hanno individuato la casa e gli autori del pericoloso gesto denunciandoli alla procura di Crotone per esplosioni pericolose ed omessa custodia di armi, che erano regolarmente detenute dall’uomo.

I militari nei giorni seguenti ai festeggiamenti di capodanno, erano venuti in possesso di un video che circolava sui social dove alcuni giovani del posto venivano ripresi a festeggiare lo scoccare della mezzanotte esplodendo dei colpi di fucile dal balcone della loro abitazione nel centro cittadino.

Gli autori di questo assurdo e pericolosissimo modo di festeggiare sono stati identificati attraverso l’analisi del video. Si tratta di un cinquantenne, titolare del titolo di polizia per la detenzione di armi, dei suoi due figli e di un loro amico, tutti poco più che ventenni, che hanno pensato di festeggiare il nuovo anno nel peggiore dei modi.

Gli stessi, infatti, schierandosi sul balcone e imbracciando ognuno un fucile, dopo aver ricevuto il “via”, hanno esploso numerosi colpi in direzione delle vicine abitazioni, fortunatamente senza provocare vittime.

La scena è stata registrata da loro stessi, poi divulgata sui social, sino a quando è giunta nella disponibilità dei carabinieri che hanno immediatamente avviato le indagini, individuando l’abitazione e conseguentemente i responsabili. Al termine degli accertamenti, i carabinieri di Cutro hanno anche sequestrato preventivamente tutte le armi di cui era titolare il 50enne, ossia i 4 fucili, una pistola e complessivamente 389 cartucce. I quattro sono stati quindi deferiti.

Occhiuto incontra Mattarella e gli dona due libri su Cosenza

Il Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto ha incontrato questa mattina al Quirinale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della presentazione del report “L’Italia Policentrica – il fermento della città intermedie”, pubblicato dall’Associazione “Mecenate 90” e che è stato illustrato al Capo dello Stato dal Presidente dell’Associazione, Giuseppe De Rita, Presidente del Censis.

Il Sindaco Occhiuto, al termine della manifestazione, si è intrattenuto con il Presidente Mattarella e ha colto l’occasione per fargli dono di due pubblicazioni sulla città di Cosenza; “Percorsi di rigenerazione urbana – Il caso Cosenza” di Rossana Galdini, il libro nel quale viene raccontata la storia della città, da quella più antica a quella che riflette i progetti realizzati negli ultimi dieci anni, a quella futura, con le realizzazioni che verranno, come i fiumi navigabili, e “Residenze d’artista BoCs Art”, sul caso di eccellenza dei BoCs Art del Lungofiume. Mario Occhiuto ha poi invitato il Capo dello Stato a visitare nei prossimi mesi il Planetario di Cosenza “Giovan Battista Amico” in occasione di una importante manifestazione alla quale l’Amministrazione comunale sta pensando per la circostanza. Nei prossimi giorni il Sindaco formalizzerà ufficialmente l’invito al Presidente Mattarella.

Il report presentato questa mattina al Quirinale ha selezionato 10 città intermedie del nostro Paese e Cosenza è tra queste.

Le altre città sono: Ascoli Piceno, Benevento, Foligno, Lecce, Parma, Pordenone, Ragusa, Rieti e Varese. Tra i dati più significativi emersi dal report e relativi alla città di Cosenza c’è un significativo incremento delle imprese rispetto al contesto regionale e nazionale.

“La dinamica di lungo periodo – si legge nel report dell’Associazione “Mecenate 90”- evidenzia una crescita significativa delle imprese cosentine pari al +8,3% (646 imprese in più) rispetto al 2009, di gran lunga superiore alla crescita osservata a livello nazionale (+0,2%). In particolare, le attività dei servizi di alloggio e ristorazione – il terzo settore più rappresentativo per numero di imprese registrate – rilevano la crescita maggiore in termini assoluti, con 160 imprese in più rispetto al 2009 (+40,2%). Rispetto al 2017 – altro dato contenuto nel report – la città conta 55 imprese in più, facendo registrare una crescita dello 0,7%, di poco superiore alla crescita osservata a livello nazionale (+0,2). Il settore che registra, in termini assoluti, la crescita maggiore è quello delle Attività dei servizi di alloggio e ristorazione – il terzo più rappresentativo per numero di imprese registrate- che conta 14 imprese in più rispetto al 2017 (+2,6%).

I dati positivi sono confermati anche dalla crescita delle startup innovative sul territorio. Nel 2019 a Cosenza se ne contano 20. Al confronto con il contesto, la città mostra di essere un ambiente abbastanza favorevole al loro sviluppo.

Nel report presentato questa mattina al Quirinale alla presenza dei Sindaci delle dieci città intermedie prescelte, Cosenza viene definita come “una città proiettata nel futuro” e ne viene sottolineato il profondo cambiamento. . “La città di Cosenza – si legge in alcuni passaggi del report – è profondamente cambiata grazie ad una coraggiosa politica di rigenerazione urbana, di ridisegno della città a partire dalle aree di maggiore degrado, di riqualificazione del verde urbano, di riposizionamento nello scenario culturale nazionale ed internazionale e nell’architettura contemporanea, di riorganizzazione del trasporto pubblico, della mobilità dolce, del trattamento dei rifiuti, delle politiche di welfare. Restano – sottolinea il report dell’Associazione Mecenate 90 – nodi irrisolti, a partire dal centro storico, in gran parte ancora da recuperare”. Il report evidenzia anche il dato che vede Cosenza protesa ed impegnata in un lavoro di miglioramento della qualità della vita, nel rendere più efficienti i servizi, nello snellimento delle procedure burocratiche per migliorare le capacità competitive e attrarre nuovi investimenti. Non lesina aggettivi positivi nei confronti della città di Cosenza il report presentato questa mattina al Quirinale al Presidente della Repubblica Mattarella. Cosenza viene, infatti, definita, anche “una città lungimirante che si rigenera per essere attrattiva”. “C’è modo e modo di pensare al futuro – si legge ancora nel report -. Cosenza lo ha immaginato lavorando sul presente e dando valore agli spazi del vissuto urbano, nel rispetto della sostenibilità ambientale, economica e del benessere sociale.” E fa degli esempi concreti: il Ponte di Calatrava “che ricongiunge al centro urbano le aree ghettizzate e occupate da persone di etnia rom”, i BoCs Art, “residenze artistiche dove annualmente sono ospitati artisti contemporanei, di provenienza nazionale e internazionale, per realizzare e condividere con la città le loro opere”, “la più recente messa in opera del Parco del Benessere, due chilometri di giardini tematici e spazi dedicati allo sport, volti a congiungere quartieri popolari con il centro storico e a favorire occasioni di integrazione”.

Anche il settore del turismo fa registrare a Cosenza un incremento della domanda, determinando una significativa trasformazione della città che non aveva una vocazione turistica e che oggi sta diventando una vera e propria destinazione attraverso la valorizzazione, l’organizzazione e la tangibilizzazione delle risorse, in modo tale da rispondere alle esigenze del turista. Sono, infatti, molti i turisti, anche stranieri, che giungono in città da ogni dove. Più complessivamente, si è passati – secondo quanto sottolinea il report dell’Associazione Mecenate 90- da 47.398 arrivi nel 2014 ai 58.823 del 2018.

La sintesi del profondo cambiamento che ha riguardato in questi anni la città sta ancora in un’altra definizione contenuta nel report: “Cosenza è una città che punta ad una regia comunale per il cambiamento”. Legittimamente soddisfatto il Sindaco Occhiuto che, al termine dell’incontro al Quirinale ha sottolineato che “la considerazione nella quale viene tenuta nel report la città, fa sì che Cosenza possa aspirare ad un’elevata qualità della vita delle persone, anche perché appartenendo al segmento delle città medie, tutti i cittadini, secondo una concezione di democrazia urbana, possono avere la stessa qualità dei servizi, anche culturali. La dimensione media consente questa prerogativa che altrimenti non è praticabile nelle città metropolitane dove le periferie, ad esempio, restano tagliate fuori dalla fruibilità di taluni servizi. La sfida che ha raccolto Cosenza – ha aggiunto Occhiuto – è quella di aver dimostrato capacità di investire con un orientamento creativo, innovando la città fisica e apportando dei vantaggi significativi anche alle persone che la vivono.”

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