5 Ottobre 2024

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Incendi boschivi, lo scorso anno 42 roghi nel Parco del Pollino

Incendio boschivo vigili del fuocoNel 2019, nell’area protetta del Parco del Pollino, tra Basilicata a Calabria, si sono verificati 42 incendi “che hanno interessato una superficie boscata di 535 ettari”. Il dato è contenuto nel comunicato di bilancio dell’attività svolta nello scorso anno dal Reparto Parco nazionale del Pollino del Raggruppamento Carabinieri Parchi.

Nella nota è evidenziato che “il controllo del territorio messo in atto dalle 21 stazioni presenti nelle due regioni ha certamente prodotto un efficace contrasto agli illeciti forestali, ambientali e agroalimentari”.

Rischio idrogeologico, sequestro per 2,8 milioni a ex commissario Calabria

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Beni mobili e immobili per quasi tre milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Catanzaro, su disposizione della Procura regionale della Corte dei Conti per la Calabria all’ex Commissario straordinario delegato per la mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria Domenico Percolla (attualmente commissario prefettizio di un comune siciliano) e a Francesco Carmelo Vazzana. Sigilli a immobili, conti correnti, quote societarie e attività finanziarie per 2.851 milioni di euro.

I due, nel periodo 2011-2015, avrebbero indebitamente utilizzato fondi pubblici destinandoli irregolarmente alla realizzazione di rilievi cartografici e satellitari per lo studio della pericolosità idrogeologica del territorio calabrese. Dalla indagini è emerso che il servizio era stato commissionato senza alcuna procedura di evidenza pubblica, a prezzi superiori a quelli di mercato, ad un ente che non aveva i requisiti per essere considerato di diritto pubblico.

Nel corso delle indagini della Guardia di finanza sarebbero emersi numerosi profili di irregolarità riguardo a tale affidamento.

In primo luogo – spiega una nota degli investigatori – il servizio di rilevamento cartografico era stato commissionato senza alcuna procedura di evidenza pubblica, a prezzi peraltro di gran lunga superiori a quelli di mercato, in favore di un ente dichiarato organismo di diritto pubblico, ma che, in realtà, non aveva i requisiti per essere considerato tale.

Sarebbe emerso, inoltre, che alcune prestazioni eseguite erano state contabilizzate e fatturate senza un preciso criterio di determinazione, ostacolando di fatto la ricostruzione del reale ammontare dovuto all’ente prestatore.

Da ultimo, i rilievi cartografici richiesti dalla struttura speciale erano non solo indebitamente disposti, ma soprattutto inutili: ciò sia perché il rilevamento geografico non rientrava nei compiti istituzionali del commissario speciale, sia in quanto le carte geografiche e le mappature del territorio erano già disponibili e accessibili alla pubblica amministrazione per mezzo del cd. “geoportale nazionale”, gestito proprio dal dicastero dell’ambiente.

Circostanza, che già nel 2012 era stata a più riprese stigmatizzata dal ministero competente, ma la struttura speciale del commissario pro tempore aveva comunque continuato a far svolgere -nonché a pagare – i superflui accertamenti cartografici.

Per tali condotte, nel settembre 2019 la sezione giurisdizionale della corte dei conti per la Calabria aveva condannato i due dirigenti pubblici a risarcire il ministero, rispettivamente, per 2.164.089 euro e per 687.800 euro.

A seguito del provvedimento di condanna, su autorizzazione del presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Calabria emessa a fronte della richiesta formulata dalla Procura contabile regionale di Catanzaro, i finanzieri del Nucleo gruppo tutela spesa pubblica del capoluogo hanno posto sotto sequestro conservativo valori patrimoniali e finanziari per un importo corrispondente agli oltre 2,8 milioni di euro costituenti il danno erariale accertato.

La stessa sezione giurisdizionale, già nel dicembre scorso ha confermato il provvedimento conservativo, mantenendo il sequestro su tutti gli importi che, in caso di condanna definitiva dei responsabili, saranno così immediatamente incamerati nelle casse dello stato, a titolo di risarcimento per il danno subito.

Helianthus, nuovo arresto per boss Pietro Labate. In cella il fratello reggente Antonino

Antonino Labate a stazione di servizio
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Su disposizione della Dda di Reggio Calabria, i poliziotti della Squadra Mobile hanno arrestato alcuni elementi di vertice e luogotenenti della cosca Labate, stamane nell’ambito dell’operazione in codice Helianthus. Fra essi figurano il boss Pietro Labate a cui il provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere essendo detenuto per altra causa, il fratello Antonino Labate reggente della cosca durante il periodo di latitanza di Pietro Labate, il cognato (di entrambi) Rocco Cassone, nonché luogotenenti e nuove leve della consorteria.

Le indagini sono state condotte con l’irrinunciabile ricorso alle intercettazioni e alle dichiarazioni dei collaboratori di Giustizia, grazie alle quali è stato possibile individuare le gravissime vicende criminali che hanno determinato il graduale potenziamento della cosca Labate. Oggi il clan Labate è una potente articolazione della ‘ndrangheta unitaria che trova la sua forza nei legami di sangue che uniscono i componenti di vertice ad altre potenti cosche e nei solidi rapporti di alleanza con famiglie ‘ndranghetistiche dei tre mandamenti.

Per la prima volta, alcuni affermati imprenditori reggini del settore edile ed immobiliare, sentiti dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, dopo un’iniziale ritrosia dovuta al comprensibile timore di subire dure rappresaglie, ma desiderosi di liberarsi dall’opprimente giogo estorsivo, hanno deciso di collaborare denunciando di essere vittime di ripetute estorsioni consistenti nel pagamento di ingenti somme di denaro, anche nell’ordine di 200 mila euro, ad esponenti di rilievo e luogotenenti del clan Labate o nell’imposizione dell’acquisto di prodotti dell’edilizia presso attività commerciali nella disponibilità del clan.

Nel corso dell’operazione, sono state sequestrate 4 società, nella disponibilità dei capi e dei luogotenenti della cosca Labate. Si tratta di una stazione di carburanti, di un esercizio
commerciale di prodotti surgelati, di un’azienda operante nel settore dei prodotti di carta e plastica per gli alimenti e la ristorazione, di un negozio di vendita al dettaglio di pitture e
vernici. Il valore dei beni e di circa un milione di euro.

Operazione Helianthus, stroncato giro di estorsioni. Gli interessi dei Labate sulle scommesse

L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria culminata stamane con quattordici arresti fa luce sugli affari economici della cosca Labate, svelando un certo dinamismo in alcuni settori illeciti come quello delle scommesse on line, delle slot machines e dello sfruttamento delle corse clandestine di cavalli, mantenendo tuttavia un elevato interesse per quello che rappresenta il core business delle attività criminali da sempre espressione dello strapotere mafioso dei “Ti Mangiu”, segnatamente rappresentate dal sistematico ricorso ad attività estorsive nei confronti  di operatori economici, commercianti e titolari di piccole, medie e grandi imprese, specialmente di quelli impegnati nell’esecuzione di appalti nel settore dell’edilizia privata nell’area ricadente sotto il dominio della consorteria mafiosa.

Estorsioni per alcune centinaia di migliaia di euro venivano imposte, con pesanti minacce, agli imprenditori durante i lavori di esecuzione di complessi immobiliari nel quartiere Gebbione controllato capillarmente dai Labate.

Ad alcuni titolari di imprese veniva anche imposto con la forza dell’intimidazione l’acquisto di prodotti dell’edilizia presso aziende nella disponibilità del clan. Ad un commerciante è stato impedito di aprire una pescheria nel citato quartiere perché dava fastidio al titolare di un analogo esercizio commerciale, affiliato alla cosca.

Le indagini da cui scaturisce l’operazione Helianthus, iniziate nel 2012, portarono a distanza di oltre un anno, il 12 luglio 2013, alla cattura del latitante Pietro Labate, leader carismatico e capo storico della cosca che porta il suo nome. Pietro Labate si era sottratto nel mese di aprile 2011 all’esecuzione del fermo emesso dalla Dda di Reggio Calabria ed eseguito dalla Squadra Mobile nei confronti di capi e gregari delle cosche Tegano e Labate nell’ambito dell’operazione “Archi”.

Al culmine di un’intensa e laboriosa attività investigativa supportata da molteplici intercettazioni telefoniche, ambientali e da sistemi di video sorveglianza, nell’estate del 2013 gli investigatori della Squadra Mobile localizzavano e catturavano il boss latitante nel suo feudo, mentre si muoveva a bordo di uno scooter vicino al torrente S. Agata.

Nel covo in cui aveva trovato rifugio, non distante dal luogo in cui era stato localizzato, vennero scoperte alcune agende sulle quali il boss aveva annotato nomi di persona, importi e denominazioni di ditte rivelatesi determinanti ai fini dell’accertamento della penetrazione dei Labate nel tessuto di alcune attività economiche e commerciali locali.

‘Ndrangheta, scacco al clan Labate: 14 arresti, perquisizioni e sequestri

Polizia blitz notteÈ in corso dalle prime ore di questa mattina una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, finalizzata all’esecuzione di 14 ordinanze di custodia cautelare – 12 in carcere e 2 agli arresti domiciliari – emesse nei confronti di capi, luogotenenti ed affiliati alla temibile cosca Labate intesa “Ti Mangiu” di Reggio Calabria, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa e diverse estorsioni aggravate dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta.

Gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo, coadiuvati dagli operatori del Reparto Prevenzione Crimine, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e sequestri di imprese e società. Impiegati circa 100 uomini e donne della Polizia di Stato.

“Helianthus” è il nome che gli investigatori della Polizia di Stato hanno dato all’operazione nel corso della quale, dalle prime ore di questa mattina, a Reggio Calabria, Roma, e Cosenza sono stati eseguiti numerosi arresti e perquisizioni nei confronti di esponenti della ‘ndrangheta reggina.

L’inchiesta della Dda sviluppata con un’articolata indagine condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, ha consentito di ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali del clan Labate, una delle più temibili e potenti articolazioni della ‘ndrangheta unitaria, che controlla nella città di Reggio Calabria il popoloso quartiere Gebbione.

I poliziotti della Questura stanno mettendo i sigilli ad alcune aziende nella disponibilità degli appartenenti alla cosca, operanti nel settore alimentare e della distribuzione di carburanti, il cui valore complessivo è di circa un milione di euro.

Con due euro centra il 6 al Superenalotto e vince oltre 67 milioni

schedina superenalottoUna vincita con il 6 è stata realizzata nel Superenalotto di stasera: la schedina vincente vale 67.218.272,10 euro ed è stata giocata in una tabaccheria ad Arcola, in provincia della Spezia. Il “sei” di questa sera è il primo del 2020 ed è stato realizzato con una schedina da due euro.

La tabaccheria di Arcola dove è stata effettuata la giocata vincente si chiama ‘il Quadrifoglio’. Una delle tre vincite con cinque punti, da 61.697,57 euro, è stata realizzata in una tabaccheria di Sesto Fiorentino chiamata ‘Il Trifoglio’.

Nuova scossa in Albania di magnitudo 5.0

Una scossa di terremoto di magnitudo 5.0 è stata registrata in Albania alle 21:15 ora locale (un’ora prima in Italia). L’epicentro è stato localizzato a pochi chilometri da Durazzo e Tirana, nella stessa area dove lo scorso novembre si era verificata una scossa di magnitudo 6.5, che causò diverse decine di morti, feriti e sfollati.

Il sisma è stato registrato a 13 km di profondità. Non si hanno al momento notizie di danni a cose o persone.

Due forti terremoti ai Caraibi, vicino Cuba: magnitudo 7.8 e 6.5. C’è allerta tsunami

Un potentissimo terremoto di magnitudo 7.8 è avvenuto alle Cayman, alle 14.10 (le 20.10 in Italia). Il sisma è stato registrato in mare a qualche decina di miglia dall’arcipelago del mar dei Caraibi, in un’area non distante dalla Giamaica e da Cuba, che distano un centinaio di chilometri in linea d’aria.

L’evento sismico, seguito dopo un’ora e mezza da un altro evento di magnitudo 6.5, è stato localizzato a una decina di km di profondità. Non si hanno al momento notizie di danni a cose o persone, ma è stata lanciata l’allerta tsunami, per la prima scossa poi revocata, ma rilanciata nella seconda. Secondo diverse testimonianze sui siti di geofisica, il sisma è stato intenso e gli edifici hanno oscillato.

La scossa è stata avvertita in Messico e anche a Miami, in Florida, dove alcuni edifici in centro città sono stati evacuati in maniera precauzionale. Alcuni media locali hanno riferito che all’avvertire della scossa alcuni residenti hanno lasciato immediatamente gli edifici e si sono riversati per strada.

Il sisma è stato avvertito nella capitale cubana L’Avana, dove diversi edifici sono stati evacuati, così come in diverse province dell’isola. “Il terremoto – riferiscono i media cubani  – è stato percepito in molte province, come Guantanamo, Santiago de Cuba, Holguin, Las Tunas, Cienfuegos, L’Avana, Pinar del Rio e il comune di Isla de la Juventud”.

Virus in Cina, gli Usa sviluppano vaccino. Un ponte aereo per i 70 italiani

La Commissione sanitaria nazionale cinese ha detto che i casi d’infezione accertati da Coronavirus sono saliti a 4.515 unità, quasi raddoppiati in 24 ore sulle 2.744 unità di lunedì. Al momento i morti sono 106 totali e ci sono quasi 7.000 casi sospetti in attesa di conferma.

Le autorità sanitarie degli Stati Uniti stanno tentando di sviluppare un vaccino contro il coronavirus che ha avuto origine in Cina. Lo hanno riferito fonti ufficiali citate dall’Ansa. “Abbiamo già cominciato, insieme con diversi nostri collaboratori”, ha detto Anthony Fauci del National Institutes for Health. Si tratta di un processo lungo e che presenta incertezze, ha spiegato Fauci, “ma stiamo procedendo come se si dovesse produrre un vaccino. In altre parole, stiamo considerando lo scenario peggiore, ovvero che si verifichi una ulteriore diffusione”.

Le autorità sanitarie cinesi affermano che la trasmissione avviene principalmente per via aerea ma anche tramite il contatto. Questa informazione è stata rivelata in un piano sanitario per la diagnosi e il trattamento della polmonite causata dal nuovo coronavirus, pubblicato oggi dalla Commissione Sanitaria Nazionale cinese. Rispetto alla versione precedente, il piano aggiunge tre caratteristiche epidemiologiche del virus, affermando che la principale fonte di infezione al momento sono le persone a loro volta infettate dal virus.

Esclusa per gli italiani l’idea di un “trasferimento via terra, che implica quarantene piuttosto complesse”, la Farnesina “sta valutando insieme anche con altri soggetti tra cui l’istituto Spallanzani, il ministero della Sanità e il centro interforze l’idea di un trasferimento aereo”, che comunque “sarà complesso”, ha detto il capo dell’Unità di Crisi Stefano Verrecchia, a Unomattina. “Siamo sempre in contatto con i connazionali – ha proseguito – che sono circa una settantina in buone condizioni di salute”.

Successivamente Verrecchia è intervenuto alla Vita in Diretta su Ra1 spiegando che per il rimpatrio volontario degli italiani “ci sono procedimenti che devono essere ancora attuati e che non dipendono interamente da noi, ma facciamo il massimo per fare il prima possibile”. E ha aggiunto che si è “optato per organizzare un trasferimento aereo” anche in collaborazione con altri paesi europei che si trovano nella stessa situazione.

I voli privati dalla Cina in arrivo in Italia “atterreranno negli scali sanitari”, riferisce il ministero della Salute, dopo l’incontro odierno della task-force coronavirus (2019-nCoV). In particolare è stato deciso di convogliare verso l’aeroporto sanitario di Roma Fiumicino gli eventuali voli privati in arrivo dalla Cina destinati allo scalo di Ciampino. Si sta procedendo per estendere la stessa misura agli altri aeroporti italiani e consentire l’atterraggio dei voli dalla Cina solo a Roma Fiumicino e Milano Malpensa.

La Banca non gli apre il conto e arrabbiato lancia una molotov

Momenti di tensione, oggi, in pieno centro a Vibo Valentia, quando un uomo ha lanciato una bottiglia incendiaria contro l’ingresso della locale agenzia della Bper, la Banca popolare dell’Emilia Romagna, dandosi poi alla fuga.

Sul posto posto sono giunti i vigili del fuoco che hanno soccorso l’unico dipendente presente nei locali al momento dell’attentato, rimasto bloccato a causa delle fiamme e del fumo che hanno iniziato ad invadere i locali. Dopo alcuni minuti concitati, i vigili del fuoco sono riusciti a entrare ed a portare fuori l’impiegato, che è stato condotto in ospedale per accertamenti.

L’uomo che ha lanciato la bottiglia incendiaria si è poi costituito in Questura. Si tratta di un disoccupato di 42 anni di Rombiolo (Vibo Valentia), che, secondo quanto si è appreso, avrebbe agito per presunte diatribe con l’istituto di credito a causa della mancata apertura di un conto corrente. Sui motivi del gesto, comunque, sono in corso le indagini della Polizia di Stato.

Clamoroso, il senatore grillino Nicola Morra non ha votato per il M5s

Clamoroso, il senatore grillino Nicola Morra non ha votato per il M5s
Il senatore Nicola Morra

“Non votato per il M5s. Sono il presidente della commissione parlamentare Antimafia. E non potevo votare una lista con anche una semplice ambiguità. E per questo mi è stato impedito, di fatto, di votarla”. Clamorosa ammissione del presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, grillino della prima ora, che in una intervista al Corriere riferisce di non aver votato per nessuno. Dichiarazioni destinate a riaprire polemiche nella galassia pentastellata, e forse un intervento del reggente Vito Crimi.

Il “suo” movimento in Calabria ha racimolato il 7,35% con il candidato Francesco Aiello. Sarebbe bastato qualche decimale per consentire al M5s di superare lo sbarramento dell’8% ed entrare in Consiglio regionale. Sarebbe bastato l’impegno di tanti militanti vicino al senatore per permettere un risultato migliore, ma così non è andata. Quella percentuale risulta infatti frutto del solo impegno del professore e dello zoccolo duro del movimento: iscritti e simpatizzanti.

Morra nell’intervista Nicola Morra fa trapelare i malumori generati dalla scelta del candidato, perplessità espresse anche in video del senatore grillino apparso sui social in cui dice, fra le altre cose, che nel M5s non si fa squadra. Alla domanda su chi siano le responsabilità della candidatura di Aiello il presidente dell’Antimafia risponde: “Coloro che hanno assunto il ruolo di responsabili regionali per la formazione delle liste”, riferendosi, senza citarlo, al parlamentare pentastellato Paolo Parentela, responsabile calabrese per queste elezioni, ma nel mirino c’è soprattutto il capo politico Luigi Di Maio che è apparso per due volte sul palco con Aiello, mentre Morra ed altri pezzi grossi del movimento in Calabria hanno disertato volutamente la campagna del docente, e forse anche le urne.

Dopo l’indicazione di Aiello, votato su Rousseau dal 53% degli iscritti grillini, in piena campagna elettorale, il presidente dell’Antimafia tira fuori una storia che ha decretato l’insuccesso di domenica. Quella del cugino mafioso del docente Unical, ucciso in un agguato nel comprensorio del Reventino. Aiello aveva tentato di difendersi, dicendo che i parenti non si scelgono, che lui non è mafiso, ma il danno era ormai fatto, nonostante l’intervento in sua difesa dell’europarlamentare Laura Ferrara, che ha accusato il senatore di “attacchi beceri”.

Oggi l’incredibile confessione di Nicola Morra che riferisce di non aver votato per quello stesso movimento in Calabria che gli ha consentito di essere eletto per due volte parlamentare della Repubblica, dato notorietà e la possibilità di sedersi in postazioni di potere. (d.g.)

Picchia e minaccia di morte la madre, arrestato

Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio CalabriaAvrebbe aggredito fisicamente e minacciato di morte la madre a seguito di litigi scaturiti da questioni economiche colpendola con pugni e schiaffi. Antonio Riganati, di 21 anni, noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato e posto ai domiciliari dai carabinieri di Palmi con l’accusa di maltrattamenti in famiglia.

L’arresto è stato fatto in esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Palmi su richiesta della Procura palmese.

Le indagini, avviate dai carabinieri nel novembre dello scorso anno, hanno fatto emergere le presunte responsabilità del giovane che, da circa un anno, secondo quanto riferito dagli investigatori, aveva assunto un comportamento aggressivo e violento nei confronti della madre e della sorella minorenne. Riganati è stato condotto in una abitazione diversa da quella di residenza delle due congiunte.

Gli auguri di Graziano agli eletti Pd. Lunedi torna Zingaretti

Nicola Irto, il più votato in Calabria

“Un sentito augurio di buon lavoro ai 5 eletti del Partito democratico in consiglio regionale Mimmo Bevacqua, Carlo Guccione, Libero Notarangelo, Luigi Tassone e Nicola Irto e un grazie di cuore a tutti i candidati che con il proprio impegno hanno fatto in modo che il Pd, già dato per spacciato da molti, ritornasse ad essere il primo partito della Calabria”. Così il commissario regionale del Partito Democratico Stefano Graziano.

“È stata una battaglia difficile. Bisogna subito aprire una riflessione sul perché il 56% degli elettori resta a casa. Come centrosinistra inizieremo subito e già la prossima settimana (lunedì informa Graziano) terremo un incontro pubblico che vedrà la partecipazione del nostro segretario nazionale Nicola Zingaretti. Un momento di confronto ma anche un momento per ringraziare Callipo, i candidati e i militanti che hanno condotto la campagna elettorale”.

In auto con 1,6 kg di eroina pura, arrestate due donne

I militari della Guardia di finanza di Montegiordano hanno arrestato due donne italiane che trasportavano 1,6 kg di “eroina”, nascosta all’interno dell’autovettura a noleggio sulla quale viaggiavano.

Le due donne, dell’età di 36 e 28 anni originarie e provenienti da Taranto, dopo essere
state fermate dalla pattuglia di finanzieri, hanno cercato di far concentrare l’attenzione
del cane antidroga verso una piccola dose “esca” di hashish, riposta in tutta evidenza all’interno di una cavità dello sportello anteriore dell’autovettura.

L’evidente stato di nervosismo dalle due persone controllate e l’intuito dei finanzieri hanno comunque indotto a proseguire, con maggiore accuratezza, l’ispezione della macchina.
Ben occultati sotto il sedile dell’auto, sono stati quindi rinvenuti 3 panetti di eroina, del peso complessivo di 1,6 kg, subito sequestrati.

Le due responsabili sono state, pertanto, tratte in arresto e, dopo le formalità di rito, condotte presso la Casa Circondariale di Castrovillari, a disposizione del pm della locale Procura della Repubblica.

Le analisi chimiche effettuate presso un laboratorio specializzato hanno permesso di stabilire l’elevato grado di purezza della droga sequestrata, dalla quale sarebbero state estratte quasi 10.000 dosi, che, sul mercato dello spaccio, avrebbero potuto fruttare un guadagno pari ad oltre 150.000 euro.

Le arrestate sono state processate per direttissima ed entrambe condannate, dal Giudice del Tribunale di Castrovillari, alla pena di anni 2 e mesi 8 di reclusione, oltre alla multa di 14.000 euro a testa.

Regionali, tre candidati oltre i 10mila voti. Esclusioni eccellenti. Tre donne in Consiglio

Sono tre i consiglieri regionali eletti in Calabria con oltre 10 mila preferenze, tutti e tre uscenti: si tratta di Nicola Irto, Gianluca Gallo e Sinibaldo Esposito. Irto, presidente uscente del Consiglio regionale, è stato in assoluto il più votato, conquistando 12.568 voti nella lista del Pd nella circoscrizione sud.

Gallo, capogruppo uscente della Casa delle Libertà, ha ottenuto invece 12.053 preferenze nella lista di Forza Italia nella circoscrizione Nord. Infine, Esposito, eletto nel 2014 con il Nuovo Centrodestra, è stato riconfermato con la Casa delle Libertà nella circoscrizione centro con 10.281 voti. Rieletti i consiglieri uscenti Carlo Guccione e Mimmo Bevacqua del Pd. Non ce l’ha fatta Giuseppe Giudiceandrea che si trova primo dei non eletti nella stesa lista nella circoscrizione nord.

Tra le “new netry” in Consiglio regionale, il più votato a queste elezioni è stato Luca Morrone di Fratelli d’Italia (8.110 preferenze), già presidente del Consiglio comunale di Cosenza, figlio del consigliere regionale uscente Ennio, e il democrat Libero Notarangelo (6.045 preferenze), già capogruppo del Pd al Consiglio comunale di Catanzaro.

Tra i nomi eccellenti che non ce l’hanno fatta a riconquistare uno scranno a palazzo Campanella troviamo l’ex vicepresidente del passato consiglio Pino Gentile, che con la Cdl si è fermato a quota 7.821 voti. Il seggio è scattato nella stessa lista a Reggio premiando Giacomo Pietro Crinò (4.222 voti), che avrebbe il resto più alto. Altra “esclusione” è quella di Tonino Scalzo, ex presidente del Consiglio regionale del Pd, migrato poi con l’Udc: ha ottenuto 4.364 preferenze.

Ancora tra i nuovi entrati nell’astronave l’ex presidente di Coldiretti Pietro Molinaro che con la Lega a Cosenza ha ottenuto 5.613 voti. Tre in tutto le donne in questo Consiglio regionale. Oltre alla presidente Jole Santelli, ci sono Flora Sculco, riconfermata con al centro con la lista democratici progressisti, e Clotilde Minasi, eletta Reggio con la Lega. Il candidato con meno voti a entrare in consiglio è Marcello Anastasi che ha ottenuto a Reggio 1.072 preferenze con la lista “Io resto in Calabria” di Pippo Callipo.

Regionali, Bonaccini a Salvini: “I campanelli li vai a suonare a casa tua”

Stefano Bonaccini

“Questa regione ha dimostrato che se vuoi suonare i campanelli non vieni qui, li suoni a casa tua”. A dirlo Stefano Bonaccini, presidente riconfermato alla guida dell’Emilia-Romagna, precisando: “lo dico con tutto il rispetto”.

“Ho sentito Mattia Santori – ha aggiunto -, non l’avevo mai sentito nemmeno al telefono. L’ho voluto ringraziare, per la straordinaria mobilitazione che le “Sardine” hanno saputo mettere in campo”. “Salvini ha giocato a ‘Salvini contro Bonaccini’. A me quella sfida non interessava, ma Salvini ha perso e io ho vinto”.

“Abbiamo smentito le cassandre che indicavano che sarebbe stata la debacle del Pd”, ha aggiunto Bonaccini, ricordando che “dopo solo 8 mesi il centrosinistra ha recuperato oltre 10 punti” e il “Pd è tornato primo partito, nonostante la Lega abbia giocato il carico da novanta”. Intanto, per stasera in Piazza Grande a Modena il governatore festeggerà la sua strepitosa vittoria.

Teatro, successo per Lello Arena nello spettacolo “Miseria e nobiltà”

Tutto esaurito al Teatro comunale Grandinetti di Lamezia Terme per lo spettacolo Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta, con Lello Arena, regia di Luciano Melchionna, produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvio teatro.

Uno spettacolo corale che ha visto in scena, oltre ad un grandissimo Lello Arena nei panni di Felice Sciosciammocca, ben dodici attori eccellenti, di rigorosa e ferrea professionalità capaci di sedurre e divertire gli spettatori senza rinunciare al piacere dell’intelligenza.

L’adattamento scenico curato dall’ormai consolidata coppia artistica Arena/Melchionna restituisce freschezza ad un testo scritto nel 1888 e conferisce spessore psicologico ad ogni personaggio.

L’allestimento contemporaneo di Melchionna che si avvale della fantasiosa scenografia firmata da Roberto Crea, è una complessa macchina teatrale che riproduce, sovrapponendoli, il brulicante e  tetro universo della miseria e il luminoso e colorato mondo della nobiltà. Fame e opulenza si riverberano anche nei meravigliosi costumi di scena di Milla.

Il gruppo degli interpreti – tutti generosi e ineccepibili – riesce a creare un clima di totale empatia con il pubblico che dispensa applausi a scena aperta e un’ovazione finale.

Una polifonia di voci in cui ogni personaggio si alterna in una varietà di registri, di movimenti, di gesti. Lello Arena è un Felice Sciosciammoccasornione e intelligente, Andrea de Goyzueta delinea un Pasqualemalinconico e disilluso, Luciano Giugliano esalta il lato clownesco diGaetano,Fabio Rossi si destreggia con abilità nel doppio ruolo del padrone di casa Gioacchino Castiello e del Marchese Ottavio Favetti.

Ancora la sfrontata sicumera di una funambolica Sara Esposito nelle vesti maschili di Luigino, l’estro di Raffaele Ausiello che interpreta un Eugenionarciso e modaiolo e la compostezza di Alfonso Dolgetta nel ruolo di Vicienzo. L’universo attoriale femminile è,invece,affidato a una straordinaria Giorgia Trasselli che disegna una Concetta genuina e colorita, ad una superba Maria Bolignano che dà vita ad una Luisellaspigolosa e piena di carattere, a Irene Grasso ingenua e quasi smarrita Pupella, aCarla Ferraroalgida e fedeleBettina, a Marika De Chiara elegantee maliziosa Gemma. Una menzione speciale per Veronica D’Elia che ci regala un Peppeniello monello e ribelle.

Un altro grande successo per la rassegna teatrale Vacantiandu con la direzione artistica di Diego Ruiz e Nico Morelli e la direzione amministrativa di Walter Vasta.

Anche per Lello Arena il consueto omaggio della tradizionale maschera, simbolo della rassegna Vacantiandu, ideata dal graphic designer Alessandro Cavaliere e realizzata dal maestro Raffaele Fresca.

Ospedale dell’orrore, ergastolo per il viceprimario che uccise 12 pazienti

L'arresto di Leonardo Cazzaniga. Nel riquadro con Laura Taroni
L’arresto di Leonardo Cazzaniga. Nel riquadro con l’amante infermiera Laura Taroni

Leonardo Cazzaniga, ex viceprimario del Pronto Soccorso di Saronno (Varese), è stato condannato all’ergastolo per 12 omicidi. Lo ha deciso la Corte d’Assise del Tribunale di Busto Arsizio al termine di sette ore di Camera di Consiglio.

Leonardo Cazzaniga è stato ritenuto colpevole di omicidio volontario nei confronti di 12 persone, dieci pazienti in corsia e madre e suocero di Laura Taroni, l’infermiera sua ex amante. La Corte d’Assise di Busto Arsizio (Varese) lo ha assolto dall’accusa di omicidio della suocera, Maria Rita Clerici, e di due pazienti del Pronto Soccorso di Saronno. Per un terzo decesso era stata la stessa accusa a chiederne l’assoluzione durante la requisitoria finale.

Saronno, le menti diaboliche del “protocollo Cazzaniga”

Anas affida i lavori a impresa per realizzare rotatoria sulla 106, a Corigliano

Sono stati consegnati dall’Anas i lavori per la realizzazione della rotatoria di “Insiti” lungo la strada statale 106 Raddoppio “Jonica”, nel territorio comunale di Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza. Lo comunica la società.

L’intervento, che rientra nell’Accordo Quadro per l’esecuzione di lavori di manutenzione delle statali ricadenti nella rete stradale della Struttura Territoriale Calabria, consentirà la regolamentazione dei grossi flussi di traffico veicolare che si registrano nella zona e regolerà anche i numerosi accessi privati che caratterizzano l’attuale svincolo, innalzando la qualità funzionale dei flussi veicolari da e per la struttura del nuovo ospedale della Sibaritide.

Nel dettaglio, l’opera sarà realizzata in attuazione della convenzione tra Regione Calabria e Anas, che prevede l’utilizzo di 2 milioni e 500 mila euro per la messa in sicurezza mediante la realizzazione di una rotatoria principale sulla statale 106 Radd. “Jonica” al posto dell’incrocio esistente al Km 11,350 e di due rotatorie minori sulla viabilità locale di Via Londra e della SP 195.

I lavori, affidati all’impresa aggiudicataria Franco Giuseppe s.r.l., saranno completati nel mese di giugno 2020.

Picchia brutalmente la compagna e la chiude nel pollaio, in carcere

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I Carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro hanno eseguito nei confronti di un romeno di 50 anni la misura cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Castrovillari, su richiesta della locale Procura per i reati di maltrattamenti familiari e lesioni aggravate.

I fatti iniziano nei primi mesi del 2018 quando la compagna dell’uomo decide di andare a convivere con lo stesso per portare avanti la loro storia. Da subito l’odierno arrestato si dimostrava molto violento verso la donna, soprattutto dopo che lo stesso assumeva in maniera smodata alcolici di ogni tipo.

Inizialmente la offendeva con frasi ingiuriose e minacciose, ma ben presto passava anche a picchiarla per futili motivi o semplicemente per gelosia. Gli episodi si ripetevano costanti nel tempo ed anche il giorno del compleanno della donna le riservava un trattamento terribile, colpendola con uno schiaffo ad un occhio che le arrecava un ematoma sullo stesso. In un’altra occasione la colpiva con un calcio sulla bocca, rompendole dei denti.

Ma uno degli episodi più inquietanti – come afferma lo stesso Giudice – si verificava l’ultimo giorno dell’anno 2019, quando la donna chiedeva al compagno di passare la sera come fanno tutti e cioè in compagnia, invitando dei connazionali presso la loro abitazione.

Per tutta risposta l’uomo la insultava e l’accusava di volerlo tradire in casa sua e per questo motivo la prendeva di forza e la rinchiudeva nel pollaio dell’abitazione, facendole trascorrere tutta la sera all’interno.

Da ultimo l’episodio dei primi giorni di gennaio, che convinceva la donna, dopo un calvario durato quasi due anni, a denunciare l’uomo: infatti dopo l’ennesimo litigio per futili motivi l’uomo si accaniva contro la compagna, colpendola con schiaffi e pugni, ma non contento, una volta a terra, gli sferrava dei calci sullo sterno con delle scarpe antinfortunistica, aventi la punta in ferro, che indossava in quel momento, lasciandola sanguinante a terra. Chiamati i soccorsi e portata in ospedale, la stessa veniva ricoverata d’urgenza con lesioni su tutto il corpo ed una contusione polmonare.

Sulla base dei fatti descritti e dell’impianto accusatorio, fondato non solo sulle denunce della donna, ma anche sui riscontri documentali e sulla refertazione medica, l’autorità giudiziaria applicava all’uomo la misura cautelare carceraria, ritenuta l’unica adeguata, poiché misure più graduate, che consentono la libertà di movimento dell’indagato[…] non appaiono idonee ad infrenarne l’elevata pericolosità e l’assoluta mancanza di autocontrollo.

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