6 Luglio 2024

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Furto con spaccata a Cosenza, svaligiata una tabaccheria. Indagini

Nuovo episodio di furto con spaccata a Cosenza. Persone non identificate, all’alba di oggi, hanno svaligiato una rivendita di tabacchi posta di fronte alla sede delle Poste centrali.

Gli abitanti della zona di via Veneto, nel centro cittadino, sono stati svegliati dal boato provocato dall’impatto di una vettura contro la saracinesca del negozio. I malviventi, una volta dentro, si sono impossessati di denaro contante, sigarette e tagliandi di gratta e vinci per un ammontare non ancora quantificato.

Agguantata la refurtiva i banditi si sono allontanati facendo perdere le proprie tracce.
Sul furto indaga la Polizia di Stato.

‘Ndrangheta e massoneria. L’Espresso: “Pittelli a cena con magistrati e professionisti”

Appunti scritti a mano con un elenco dettagliato dei temi dell’inchiesta “Rinascita” e la registrazione di una cena con un pool di magistrati. E’ quanto rivela L’Espresso in un’inchiesta firmata da Giovanni Tizian nel numero in edicola questa settimana. Il giornalista approfondisce i risvolti e i retroscena del maxi blitz condotto dal Ros e dal Comando provinciale dei carabinieri di Vibo lo scorso 19 dicembre sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri e si sofferma sulla figura di uno dei principali indagati, l’avvocato Giancarlo Pittelli.

La cena e le cimici del Ros

Proprio a casa del noto penalista catanzarese i carabinieri avrebbero trovato l’elenco dettagliato dei temi trattati dall’indagine per la quale è finito in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo quanto riportato dall’Espresso, i Ros avrebbero anche registrato una cena nella sua abitazione con otto magistrati e altri professionisti. “Toghe – precisa il settimanale citando fonti autorevoli – non della Procura ma di altri uffici giudiziari di Catanzaro. Contatti privilegiati dell’ex senatore finiti in informative senza ipotesi di reato inviate alla Procura di Salerno competente sui magistrati catanzaresi”.

Terra di mezzo

“L’avvocato Pittelli – scrive il settimanale – è dunque accusato di essere la cerniera tra due mondi. Un complice esterno, per i pm. Non secondo il giudice che ha ordinato l’arresto: convinto che l’ex senatore sia organico al clan”.

L’incontro con il rettore di Messina per presentargli la figlia del boss

Pittelli avrebbe avuto “un incontro a Messina con il rettore dell’Università per presentargli la figlia del boss Mancuso, studentessa di Medicina in difficoltà con un esame. «“Troppo avvocato, troppo avvocato” si è messa a piangere… che bella famiglia», questa la reazione della rampolla, confidata dall’ex senatore a un amico”.

Giancarlo Pittelli è stato arrestato, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, lo scorso 19 dicembre nell’operazione ‘Rinascita Scott’ condotta dal Ros nel corso della quale sono finite in manette oltre 300 persone, accusate di avere legami con la cosca di ‘ndrangheta Mancuso di Limbadi.

Al penalista ed ex parlamentare di Forza Italia qualche giorno fa il tribunale del Riesame di Catanzaro ha rigettato la richiesta di revoca della misura presentata dai difensori, per cui Pittelli è rimasto in carcere.

Sorpreso con quasi mezzo chilo di droga, arrestato

I Carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro hanno arrestato e posto ai domiciliari un giovane di 18anni di Villapiana con l’accusa di detenzione di sostanza stupefacente, in quanto trovato in possesso di oltre 450 grammi di marijuana.

Nello specifico durante un servizio perlustrativo del territorio svolto dai militari della Stazione di Villapiana nel transitare nei pressi della centrale Piazza Berlinguer, notavano quattro ragazzi conversare e scambiarsi qualcosa in modo sospetto.

Senza farsi notare i Carabinieri li fermavano e constatavano per terra, nei pressi di dove stazionavano i giovani, diversi involucri di cellophane trasparente, nonchè residui di marijuana. Per questo motivo i militari procedevano ad effettuare su tutti e quattro delle perquisizioni personali, che permettevano di rinvenire addosso a S.M., 18enne del luogo, una cospicua somma di denaro contante, nonché un dose di marijuana.

Accanto allo stesso e precisamante dentro un vaso di una pianta dove era poggiato, i Carabinieri trovavavano anche un sacchetto di plastica con altri dodici involucri dello stesso tipo contenenti marijuana, del peso tottale di circa 18 grammi. Per questo motivo le attività di perquisizione venivano estese presso l’abitazione di Villapiana, dove il ragazzo vive insieme ai genitori. Qui i militari rinvenivano all’interno di un vaso di ceramica posto sopra un armadio altri 13 grammi di marijuana.

Le scoperte, però, non si erano ancora concluse. Infatti portato in caserma, i Carabinieri iniziavano ad analizzare il cellulare del ragazzo, da cui acclaravano delle foto che ritraevano lo stesso davanti ad ingenti quantitativi della medesima sostanza stupefacente.

Riconoscendo i luoghi dove erano state scattate, si individuava un magazzino retrostante l’abitazione di S.M., non controllato precedentemente, che veniva ispezionato dettagliatamete e che permetteva di rinvenire sotto un asse di legno una confezione sigillata contenente quasi 430 grammi di marijuana ancora da dividere in dosi.

La droga, così come tutto il materiale rinvenuto, veniva sottoposta a sequestro penale, mentre S.M. veniva dichiarato in stato di arresto per il reato di detenzione di sostanza stupefacente e d’intesa con il Sostituto Procuratore della Repubblica di Castrovillari veniva tradotto presso la propria abitazione in regime degli arresti domiciliari in attesa di essere giudicato con rito direttissimo.

Svolta nelle indagini sull’omicidio di Bruno Ielo, presi il killer e il mandante

REGGIO CALABRIA – Svolta nelle indagini sull’omicidio di Bruno Ielo, il tabaccaio ucciso in un agguato nel 2017 a Reggio Calabria. La Squadra Mobile, su mandato del giudice che ha accolto le richieste della Dda, ha arrestato quattro persone ritenute mandanti ed esecutore del delitto.

Si tratta di Francesco Polimeni, 55enne considerato affiliato alla cosca Tegano, mentre il killer sarebbe Francesco Mario Dattilo, di 46 anni. In manette sono finite altre due persone, Cosimo Scaramozzino, di 51 anni e Giuseppe Antonio Giaramita, di 56. Sono accusati di omicidio premeditato, rapina, tentata estorsione, tentato omicidio e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e dall’aver agevolato la cosca di ‘ndrangheta Tegano.

Ricostruite le fasi dell’agguato.

Un faticoso lavoro di acquisizione, estrapolazione, studio e analisi delle immagini di numerosi di impianti di videosorveglianza, per tantissime ore di registrazione, ha consentito agli investigatori della sezione omicidi della Squadra Mobile di Reggio Calabria di ricostruire le fasi dinamiche dell’azione delittuosa e individuare i componenti del commando in Francesco Polimeni e Cosimo Scaramozzino che seguivano Bruno Ielo con una Fiat Panda di colore rosso in stretto raccordo operativo con il killer Francesco Mario Dattilo che agiva a bordo di uno scooter, alternandosi ripetutamente nelle attività di pedinamento e di osservazione lungo la strada che la vittima stava percorrendo per ritornare a casa al termine della giornata di lavoro.

La sanguinosa rapina a Ielo, un anno prima dell’agguato mortale

L’analisi unitaria degli eventi delittuosi posti in essere in danno del tabaccaio ha consentito agli investigatori della Polizia di fare luce anche sulla rapina dell’8 novembre del 2016, nel corso della quale la vittima Bruno Ielo era stato gravemente ferito al volto con un colpo di pistola esploso da uno dei due malviventi che avevano fatto irruzione all’interno della sua tabaccheria di Gallico.

La rapina – secondo l’accusa – sarebbe stata organizzata con finalità intimidatorie da Francesco Polimeni e posta in essere da Francesco Mario Dattilo e Giuseppe Antonio Giaramita (che, con condotta autonoma, aveva sparato in faccia alla vittima per avergli opposto resistenza), era finalizzata a costringere Ielo a chiudere l’attività commerciale per consentire a Polimeni – gestore anch’egli di una vicina tabaccheria – di accaparrarsi i guadagni derivanti dall’acquisizione della clientela della vittima.

Gli investigatori hanno studiato le abitudini degli indagati, monitorato le loro condotte, analizzato le peculiari fattezze fisiche e il modus operandi particolarmente irruento e sono riusciti ad individuare elementi in comune alla rapina e all’omicidio, uno dei quali rilevato con avanzate tecnologie di polizia scientifica che consentivano di dimostrare come l’arma abbandonata da Dattilo sulla scena del crimine la sera dell’omicidio, fosse dello stesso modello di quella impugnata sempre da lui durante la rapina dell’8 novembre 2016, ovvero una Beretta mod. 70 calibro 7.65, tanto – spiegano gli inquirenti – da far ritenere che per commettere l’omicidio di Bruno Ielo, Dattilo abbia utilizzato, con elevata probabilità, la stessa pistola.

Blitz in Calabria contro la ‘ndrangheta, arresti e perquisizioni.

polizia romaÈ in corso dalle prime ore di questa mattina un’operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, finalizzata all’esecuzione di 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Giudice presso il locale Tribunale nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio premeditato, tentata estorsione, rapina e tentato omicidio aggravati (ad eccezione del tentato omicidio) dal metodo mafioso e dall’avere agevolato la cosca di ‘ndrangheta Tegano, attiva nel quartiere Archi di Reggio Calabria. Eseguite diverse perquisizioni domiciliari.

Operazione “Giù la testa”. Fatta luce sull’omicidio del tabaccaio ucciso sulla strada nazionale per Catona il 25 maggio 2017

“Giù la testa” è il nome dato all’operazione. L’indagine della Polizia ha consentito di individuare il mandante e l’esecutore materiale dell’omicidio di Bruno Ielo, il tabaccaio ucciso con un colpo di pistola alla testa la sera del 25 maggio 2017, esploso da un killer da distanza ravvicinata, mentre rientrava a casa con lo scooter sulla strada Nazionale per Catona.

L’esercente reggino di 66 anni venne ucciso per strada su mandato di un esponente della ‘ndrangheta reggina in modo plateale con una pistola abbandonata accanto al cadavere, perché non si era voluto piegare al diktat della cosca di chiudere la tabaccheria che da circa un anno aveva aperto a Gallico, facendo concorrenza a quella del mandante dell’omicidio, elemento di spicco della famiglia Tegano.

Il delitto con la sua efferatezza e connotazione simbolica doveva riaffermare di fronte a tutta la comunità la perdurante operatività della cosca, pronta a reprimere chiunque osasse metterne in discussione la sua potenza criminale e il dominio sul territorio.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11.30 presso la Sala Convegni della Questura di Reggio Calabria alla presenza del Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri.

Cosenza, rapinarono incasso a donna, arrestati due uomini di Cerisano

Squadra mobileCon il volto travisato e armato di pistola minacciò e rapinò, insieme a un complice, la figlia di un imprenditore edile a Cosenza, mentre stava per recarsi in banca a versare gli incassi dell’attività. Il fatto è avvenuto a novembre dello scorso anno.

A poco meno di due mesi dal fatto, gli agenti della Squadra mobile della questura bruzia, guidati da Fabio Catalano, hanno individuato e arrestato i presunti responsabili traducendoli in carcere su ordine del gip. Si tratta di due uomini di Cerisano, Carmelo Ritacco, di 47 anni, e Giovanni Presta di 53, entrambi con precedenti.

Era lunedì 18 novembre quando la vittima stava per recarsi presso la banca Intesa San Paolo di Corso Mazzini per versare il denaro incassato nel fine settimana. L’azione, fulminea, è avvenuta in quella fase, prima che la vittima potesse entrare nell’istituto: all’improvviso spunta una moto guidata da Presta, mentre Ritacco, – secondo le indagini – che era dietro, è sceso e ha puntato l’arma al volto della signora, facendosi consegnare la borsa all’interno della quale c’era qualche migliaio di euro. I due si sono poi dileguati tra le traverse adiacenti facendo perdere le proprie tracce.

Scattate le indagini, gli agenti della Mobile, coordinati dalla Procura, hanno ascoltato testimoni e visionato le immagini degli impianti di video sorveglianza risalendo ai due uomini arrestati oggi. Dopo le formalità di rito per Ritacco e Presta si sono aperte le porte della casa circondariale di Viale Mancini a Cosenza. Dovranno rispondere di rapina e porto abusivo di arma. Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari su richiesta dei sostituti guidati dal procuratore capo Mario Spagnuolo.

La vittima e la sorella, figlie dell’imprenditore, nei mesi scorsi erano state nel mirino di rapinatori, che con modalità differenti, avevano sempre agito mentre le donne erano in procinto di andare a versare in banca.

Gregoretti, Pd e M5s abbandonano giunta immunità. Salvini: “Se a processo in tanti con me”

Hanno abbandonato la riunione, per protesta, tutti i senatori della maggioranza presenti nella Giunta delle immunità del Senato che stanno discutendo il caso Gregoretti, dopo la decisione di bocciare la richiesta di più documenti sullo stato di salute dei migranti bloccati sulla Gregoretti per decidere sul caso e di convocare l’ufficio di presidenza domani, sul rinvio del voto, nonostante l’assenza del capogruppo di Leu Pietro Grasso.

“Se rischierò un processo per aver controllato i confini il mio paese ci andrò a testa alta, ma dovranno preparare un Tribunale bello grande, perché con me ci saranno tanti italiani”. Lo afferma il leader della Lega, Matteo Salvini, durante un’iniziativa elettorale in provincia di Parma. In un passaggio del suo intervento, parlando del caso Gregoretti, in tanti tra il pubblico, hanno commentato: “Verremo con te, siamo pronti”.

L’Ufficio di presidenza della Giunta delle Elezioni del Senato, è stato convocato per domani alle 19 per decidere l’eventuale rinvio del voto sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in programma lunedì prossimo, 20 gennaio.

Secondo la maggioranza il rinvio sarebbe però automatico in quanto la Conferenza dei Capigruppo ha già deciso per la prossima settimana la sospensione dei lavori del Senato, per la campagna elettorale per le elezioni in Emilia Romagna e in Calabria, e quindi anche di quelli della Giunta.

Intanto proseguono i lavori della Giunta delle Elezioni, ma i senatori della maggioranza, ora riuniti, hanno deciso di abbandonare la seduta, come annunciato da Mattia Crucioli. L’esponente di M5S ha denunciato il “colpo di mano” del centrodestra per aver convocato per domani l’Ufficio di presidenza nonostante le assenze di Pietro Grasso e Michele Giarrusso, impegnati per impegni istituzionali all’estero.

Crucioli ha poi contestato la decisione di porre ai voti la domanda di acquisire ulteriore documentazione sullo stato di salute dei migranti a bordo della Gregoretti, richiesta respinta essendo la votazione finita in parità, dieci a dieci.

“I casi sono due: o quello sulla Gregoretti è un processo serio e grave, e quindi non c’è tempo da perdere, oppure è solo una ritorsione politica contro Salvini. Pd, Iv e 5Stelle non si azzardino a chiedere rinvii, per evitare il giudizio di calabresi ed emiliano-romagnoli”, ha affermato la senatrice della Lega Erika Stefani con i componenti leghisti della giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari.

Protesta davanti all’Asp di Cosenza delle società ambulanze del 118. Convenzioni scadute

Le associazioni che gestiscono il servizio ambulanze del 118 a Cosenza hanno messo in atto una protesta lasciando i loro mezzi davanti la sede dell’Azienda sanitaria provinciale.

La protesta è stata attuata da circa 500 operatori, con il supporto di una ventina di ambulanze. L’iniziativa è stata promossa per protestare contro i mancati accreditamenti economici da parte della Regione, “situazione – riferiscono le associazioni – che mette a rischio il soccorso di emergenza in tutta la provincia”.

“Le convenzioni – fanno rilevare ancora gli operatori – sono scadute lo scorso 31 dicembre e sono state prorogate, ma non rinnovate, fino al prossimo 12 febbraio”.

Alla manifestazione di protesta ha partecipato anche il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione in segno di solidarietà verso i volontari che garantiscono il servizio di supporto al sistema di urgenza-emergenza del 118.

Spiega il consigliere dem che “sono mesi di inconcepibili ritardi nelle procedure di perfezionamento per l’autorizzazione e l’accreditamento, da parte della Regione e dell’Asp di Cosenza, per le Associazioni di volontariato che espletano questo servizio fondamentale per i cittadini, sopperendo alle carenze della sanità calabrese”.

“C’è da dire che se queste Associazioni si fermassero nell’espletamento del servizio 118, l’Asp di Cosenza non sarebbe in grado di garantire il sistema di urgenza-emergenza mettendo a gravissimo rischio la salute dei cittadini. L’Azienda sanitaria, infatti, non dispone di mezzi idonei e personale per poter coprire tutte le postazioni”, dice Guccione.

“Non possiamo permetterci – spiega il consigliere – di correre il rischio che vengano soppresse dieci postazioni di emergenza non riuscendo neanche a dare la possibilità a centinaia di pazienti in dialisi di recarsi in ospedale ad effettuare terapie “salvavita”.

Per Guccione di deve “procedere immediatamente ad avviare, senza indugi, quanto previsto nel DCA 141/2018 della Regione Calabria, che disciplina le autorizzazioni sanitare anche per le associazioni di volontariato. Si firmi la Convenzione e nel frattempo si insedi un tavolo presso la Prefettura di Cosenza presieduta dal Prefetto insieme ai rappresentanti dell’Asp, al Commissario Saverio Cotticelli e ai rappresentati delle Associazioni di volontariato. Si proceda a una proroga della Convenzione per dare continuità al servizio e allo stesso tempo il Tavolo studi tutte le carte e gli atti amministrativi per procedere alla Nuova Convenzione evitando il blocco del sistema 118. Inoltre, l’Asp di Cosenza proceda al pagamento delle spettanze arretrate”, conclude il consigliere dem.

Rinascita Scott, il Riesame rigetta istanza scarcerazione di Giancarlo Pittelli

Giancarlo Pittelli

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha rigettato l’istanza di revoca dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, o la sua attenuazione, emessa a carico dell’avvocato Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Forza Italia, coinvolto nell’inchiesta “Rinascita Scott”, della Dda che il 19 dicembre scorso è culminata con l’arresto di oltre 330 persone tra politici, avvocati, commercialisti, funzionari dello Stato, massoni ed affiliati alla cosca di ‘ndrangheta dei Mancuso, attiva nel Vibonese.

La decisione è stata depositata stamattina dopo che l’udienza di riesame si era svolta il 9 gennaio scorso. Gli stessi giudici del Tribunale della libertà hanno riqualificato il reato da partecipazione ad associazione per delinquere di stampo mafioso, contestata originariamente a Pittelli, in concorso esterno in associazione mafiosa. L’avvocato Pittelli resta dunque dietro le sbarre, a Nuoro, in Sardegna.

Secondo la Dda guidata da Nicola Gratteri, l’ex parlamentare avrebbe curato gli interessi della famiglia Mancuso rendendosi punto di collegamento tra questa e le istituzioni.

Giancarlo Pittelli è difeso dagli avvocati Salvatore Staiano, Guido Contestabile ed Enzo Galeota, che per valutare ulteriori iniziative nell’ambito della strategia difensiva attendono di conoscere le motivazioni del rigetto della loro istanza.

Irrigavano una piantagione di marijuana, arrestati padre e figlio

I carabinieri della stazione di Agnana Calabra (Reggio Calabria) e dello squadrone Cacciatori hanno arrestato e posto ai domiciliari due persone accusate di coltivazione di droga.

In manette sono finiti Salvatore e Giovanni Cartuccio, padre e figlio di 53 e 27 anni, entrambi di Canolo e con precedenti di polizia specifici. Notificata una misura dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria a Santo Todarello, 28enne. Il provvedimento è stato emesso dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica di Locri, che ha con le risultanze investigative rapportate dall’Arma.

I fatti risalgono allo scorso settembre, quando i militari nel corso di un rastrellamento, hanno rinvenuto in una frazione di Canolo Nuovo, nell’area demaniale dell’alveo del torrente Maria, una piantagione di marijuana, occultata fra la vegetazione, composta da circa 340 piante di altezza fino a oltre tre metri, irrigata con un sistema di tubi a goccia.

Le indagini effettuate dai militari hanno permesso di documentare e accertare come i tre si prendessero cura della piantagione provvedendo, alla concimazione, all’irrigazione ed alla coltivazione delle rigogliose piante.

Armi e munizioni, un altro arresto a Canolo


Sempre i carabinieri di Agnana Calabra stamane hanno arrestato Nicodemo La Rosa, 28enne di Canolo, accusato di detenzione di armi clandestine. In particolare, i militari dell’Arma, nel corso perquisizione domiciliare nell’abitazione del giovane, hanno trovato ben occultato all’interno di un bancone da bar un fucile illegalmente detenuto e munizioni.

Detesta i domiciliari ed esce di casa più volte, in carcere trentenne di Cellara

carabinieri roglianoMANGONE (COSENZA) – Ha cercato in tutti i modi di evitare la reclusione ai domiciliari, per questo se ne andava spesso in giro noncurante delle prescrizioni del giudice, recandosi pure in ospedale a Cosenza per infastidire i sanitari perché voleva che gli refertassero problemi di salute inesistenti.

Così un 30enne di Cellara, centro del Savuto cosentino, è stato arrestato dai Carabinieri della Stazione di Mangone (dipendente della Compagnia di Rogliano) su ordine del Giudice del tribunale di Cosenza. Questa volta per il giovane trentenne si sono aperte le porte del carcere cosentino di Viale Mancini.

L’uomo, di cui non sono state rese le generalità, era finito in manette nello scorso mese di aprile nell’ambito dell’operazione Alarico, (spaccio di droga, ndr), condotta ed eseguita dalla Compagnia dei Carabinieri di Cosenza, e rimesso in libertà lo scorso ottobre con l’obbligo di presentarsi quotidianamente nella caserma dell’Arma a Mangone.

Era stato proprio da quel momento che il soggetto aveva ricominciato a prendersi, in totale autonomia, alcune libertà circa il rispetto della misura cautelare cui era ancora sottoposto: a proprio piacimento, – riferisce una nota della Compagnia di Rogliano – talvolta si presentava dai militari ad orari differenti da quelli imposti, in altre occasioni proprio non perveniva presso il Comando dell’Arma adducendo scuse banali.

Le molteplici violazioni commesse non erano ovviamente sfuggite ai militari, che le avevano puntualmente riferite all’autorità giudiziaria: il Giudice per le indagini preliminari lo aveva dapprima diffidato a rispettare gli obblighi della misura cautelare, quindi, preso atto della totale incuranza del soggetto, ne aveva disposto l’aggravamento ordinando che venisse risottoposto agli arresti domiciliari.

Ancora una volta però, il 30enne aveva trovato un espediente per poter uscire di casa: nel solo mese di dicembre, l’uomo ha richiesto per undici volte l’intervento di personale sanitario del 118 presso l’abitazione accusando di volta in volta malori differenti.

Regolarmente trasportato al Pronto Soccorso dell’ospedale Annunziata di Cosenza, ne è uscito puntualmente senza provvedimento medico. Evidentemente non soddisfatto infastidiva medici ed infermieri nello svolgimento delle proprie mansioni nel maldestro tentativo di farsi riconoscere un qualche tipo di prognosi, arrivando pure a minacciarli, e, una volta dimesso, ne approfittava per svolgere proprie commissioni private.

Sempre sulle sue tracce, i Carabinieri di Mangone hanno però documentato tutto, raccogliendo le testimonianze dei sanitari coinvolti e la documentazione medica attestante che l’uomo godeva invece di ottima salute: così ieri, per il 30enne, si sono inevitabilmente riaperte le porte del carcere.

San Demetrio Corone, rubato un mezzo per la raccolta di rifiuti

Nelle ultime ore, è stato riscontrato da personale addetto alle attività di Igiene Urbana del Comune di San Demetrio Corone il furto di un IVECO DAILY dall’area parcheggio-mezzi lungo il Corso Castriota Skandeberg.

Il mezzo, di proprietà Ecoross, serviva per la raccolta dei rifiuti solidi urbani nel territorio di competenza. Appresa la notizia, i vertici aziendali hanno proceduto alla formalizzazione della denuncia presso l’arma dei Carabinieri. Già in passato l’azienda è stata vittima di atti analoghi.

Sequestrato alla Spezia un carico di 333 kg di cocaina pura, 4 arresti

La Guardia di finanza della Spezia con i colleghi di Genova e il personale dell’Agenzia delle Dogane ha sequestrato 333 kg di cocaina pura proveniente dal Brasile. La droga è arrivata alla Spezia nascosta tra alcune lastre di granito trasportate in un container fino al porto: da qui la Gdf ha ne ha seguito il viaggio fino a Massa Carrara.

L’operazione, denominata “Samba 2020”, è nata dopo che la Guardia di Finanza della Spezia, compiuta l’analisi di rischio sulle merci spedite da Paesi ‘sensibili’, ha sottoposto a controllo un contanier proveniente dal Brasile sbarcato in porto alla Spezia che conteneva lastre di granito.

Tra le lastre era stato creato uno spazio dove sono stati trovati 300 panetti di cocaina per un totale di oltre 333 kg per un valore sul mercato di circa 100 milioni di euro.

Il carico è stato richiuso e seguito dai finanzieri fino a un magazzino di Massa Carrara dove sono stati arrestate 4 persone: un italiano, un croato, un albanese e un brasiliano, accusati di traffico internazionale di stupefacenti.

Guardavalle, minacce al sindaco Ussia: “Uomo morto”. La solidarietà del Pd

Il sindaco di Guardavalle, Giuseppe Ussia, del Pd, è stato minacciato di morte. Ignoti hanno scritto su un muro lungo la strada provinciale 143: “Ussia infame, uomo morto”.

La frase minacciosa è stata cancellata con della vernice. Sull’episodio i carabinieri, coordinati dalla procura di Catanzaro, hanno avviato serrate indagini per risalire all’autore.

Il comune di Guardavalle era stato al centro delle polemiche dopo un servizio di “Striscia la notizia” per la statua di Sant’Agazio, piazzata davanti al municipio, e che sarebbe stata donata dalla famiglia Gallace, un nome che in paese coincide con quello di una delle cosche di ‘ndrangheta più influenti del catanzarese con ramificazioni in altre regioni italiane, in particolare nel Lazio.

Il sindaco, senza sapere di essere ripreso, avrebbe detto: “se tolgo la statua mi sparano”. Dopo la messa in onda del servizio dell’inviato Vittorio Brumotti, il consiglio comunale, riunito d’urgenza, approvò un documento per la rimozione, e la statua è stata rimossa prima di Natale. Secondo quanto riportano i media locali, nel corso della seduta in consiglio, Ussia avrebbe letto una lettera di Angelo Gallace nella quale precisava che la statua era stata donata dal padre incensurato, Vincenzo Saverio Gallace, devoto del santo.

Puccio esprime solidarietà a Ussia nome del Pd Calabria
“Il Partito Democratico esprime la propria solidarietà al sindaco di Guardavalle, Giuseppe Ussia oggetto, nelle scorse ore, di pesanti minacce”. Lo scrive in una nota il responsabile organizzativo del Pd in Calabria, Giovanni Puccio

“L’episodio – aggiunge – si inserisce in un clima di tensione che da alcune settimane interessa la comunità tutta e aumenta le preoccupazioni circa la libera determinazione e azione, nell’interesse collettivo, delle istituzioni democratiche. L’inequivocabile minaccia di morte rivolta al sindaco Ussia, apparsa in maniera volutamente eclatante su un muro del centro ionico, ferisce e preoccupa la laboriosa collettività di Guardavalle che nulla a che spartire con quanti fanno della tracotanza l’espressione più evidente del potere
criminale”.

“Il PD ribadendo la vicinanza al sindaco e ai cittadini di Guardavalle interesserà i suoi
rappresentanti istituzionali affinché venga garantita la massima attenzione al territorio e vengano prese le necessarie iniziative per restituire tranquillità all’intera comunità”, conclude Puccio.

E’ morto il tassista accoltellato a Cosenza. Disposta l’autopsia. Indagini

E’ morto Antonio Dodaro, il tassista 53enne che aveva denunciato di essere stato accoltellato da un cliente di colore il 7 gennaio scorso, in Viale della Repubblica a Cosenza.

Dodaro, la sera del ferimento, si era recato personalmente con la propria automobile presso il Pronto soccorso dell’ospedale Annunziata e, dopo essere stato medicato, era stato dimesso. L’uomo sarebbe deceduto nella sua abitazione dopo quasi una settimana dai fatti.

A detta sempre del tassista, il responsabile, dopo averlo accoltellato alla gola e all’addome, si era allontanato rendendosi irreperibile. Pare che l’aggressione sia stata originata dal prezzo pattuito di 10 euro che il cliente non avrebbe inteso pagare.

Sul racconto dei fatti fornito da Dodaro sono in corso adesso gli accertamenti da parte della Squadra mobile della Questura di Cosenza. Da quanto si apprende, gli agenti starebbero esaminando il referto ospedaliero.

Non è escluso, secondo quanto è emerso dalle prime indagini, che la morte di Dodaro sia stata determinata per cause collegate all’aggressione. La Procura della Repubblica di Cosenza ha disposto l’autopsia per fugare ogni dubbio sulle cause della morte del tassista.

Consiglio regionale, Graziano, Neri e Scalzo: “Non c’è nessuna rimborsopoli”

Archivio

“Non c’è nessuna “rimborsopoli” in salsa calabrese”. Lo precisano in una nota i consiglieri regionali Giuseppe Graziano, Antonio Scalzo e Giuseppe Neri in merito a un articolo pubblicato dalla Gazzetta del sud e poi ripresa da altri media.

La notizia del quotidiano era riferita alla “recente sentenza della Corte dei Conti di condanna dei componenti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per questioni inerenti ad una delibera di stanziamento fondi attribuiti ai Gruppi consiliari e varata all’inizio della X Legislatura regionale (nel 2015).

“Va subito chiarito – spiegano i consiglieri – che non si tratta di spese sostenute dai 5 componenti dell’Ufficio di Presidenza i quali pertanto nulla hanno lucrato sulle spese dei gruppi consiliari. Si tratta, invece, di cifre attribuite – su indicazione del responsabile dell’ufficio di ragioneria del Consiglio regionale – ai Gruppi consiliari e di cui non si è fatto alcun utilizzo”.

“La sentenza (che verrà sospesa a seguito di appello) fa riferimento all’applicazione a tutti i gruppi dei principi sanciti dalle Sezioni Riunite della stessa Corte dei Conti a proposito delle spese per il personale ritenute assolutamente regolari”, prosegue la nota di Graziano, Neri e Scalzo.

“Nessuno sperpero di fondi, quindi, come si è fatto intendere, ma solo uniformità di trattamento per tutti i gruppi (per come proposto dalle competenti strutture interne del Consiglio sulla scorta anche di un preciso parere legale) seguendo le chiare decisioni delle Sezioni Riunite su spese assolutamente identiche”, conclude la nota dei consiglieri regionali. Graziano, Scalzo e Neri sono ricandidati in liste del centrodestra.

In Libia la tregua regge (appena). Putin convoca a Mosca Serraj e Haftar

Stretta di mano tra Fayez al-Sarraj con il generale Khalifa Haftar durante la conferenza a Palermo sulla Libia (Archivio)

La tregua in Libia regge, ma è fragile. Si temono nuove violenze, per questo i due leader libici in contrapposizione, il generale Khalifa Haftar e il presidente del governo di accordo nazionale Fayez al Serraj saranno oggi a Mosca per rafforzare il cessate il fuoco e negoziare una possibile vera tregua. A convocarli, il presidente russo Vladimir Putin, che al Cremlino vuole rafforzare l’accordo tra i due onde evitare nuove escalation.

Putin, per la pace in Libia ha già avuto un incontro con il presidente turco Erdogan, il quale si incontrerà con il premier italiano Giuseppe Conte. L’appuntamento tra Erdogan e Conte è fissato lunedì a mezzogiorno ad Ankara, mentre martedì il presidente del consiglio italiano incontrerà il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi nel palazzo presidenziale del Cairo. Al centro dei colloqui c’è sempre il dossier Libia, paese divenuto elemento chiave per la stabilità nel Mediterraneo e in Medio oriente.

C’è una “continuità nel dialogo” tra Italia e Turchia, alla base della visita del premier Giuseppe Conte ad Ankara per un incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

La Turchia, membro della Nato, è “interlocutore fondamentale” per le questioni di sicurezza, i flussi migratori e la politica regionale in Medio Oriente, oltre che attore di rilievo nei Balcani e in Libia.

Nel frattempo la tregua in Libia, seppur fragile, sembra reggere, a parte qualche sporadica violazione denunciata da entrambe le parti.

Così il cessate il fuoco accettato da Khalifa Haftar e Fayez al Sarraj, su richiesta di Turchia e Russia, ha aperto uno spiraglio per la diplomazia.

Lo dimostra il fatto che il premier libico è subito volato a Istanbul da Recep Tayyp Erdogan, il suo principale sponsor, per rilanciare una conferenza nazionale di pace: un’evoluzione a cui gli altri paesi, inclusa l’Italia, guardano con fiducia, con il ministro Luigi Di Maio impegnato per costituire un tavolo a tre con Mosca ed Ankara.

Alla mezzanotte di domenica è arrivata la prima svolta nel conflitto. Dopo nove mesi di offensiva su Tripoli, il generale Haftar ha accettato di fermarsi, almeno temporaneamente. Alcune ore dopo il suo rivale asserragliato a Tripoli, Sarraj, ha fatto lo stesso: l’appello lanciato da Erdogan e Putin nel loro incontro dell’8 gennaio ha avuto l’effetto sperato, confermando che la crisi libica non si può risolvere senza un’intesa tra Mosca e Ankara.

Benedetto XVI dice no a preti sposati: “Celibato indispensabile, non posso tacere”

Il Papa emerito Benedetto XVI

“Io credo che il celibato” dei sacerdoti “abbia un grande significato” ed è “indispensabile perché il nostro cammino verso Dio possa restare il fondamento della nostra vita”. Lo afferma il papa emerito Benedetto XVI in un libro a quattro mani con il cardinale Robert Sarah, che uscirà il 15 gennaio e del quale il quotidiano francese “Le Figaro” pubblica delle anticipazioni.

“Non posso tacere” scrivono Ratzinger e Sarah citando una frase di Sant’AgostinoIl monito del Papa emerito Benedetto XVI arriva dopo il Sinodo sull’Amazzonia dello scorso ottobre che ha avuto tra i temi centrali di discussione proprio la possibilità di ordinare come sacerdoti persone sposate. Opzione, questa, che è entrata nel documento finale e fatto proprio dalla Chiesa, mentre è attesa la decisione di Papa Francesco che dovrà pronunciarsi con l’esortazione apostolica post-sinodale. Documento che potrebbe essere pubblicato nei prossimi mesi.

A fare riferimento all’ultimo Sinodo, parlando però di “uno strano Sinodo dei media che ha prevalso sul Sinodo reale”, sono gli stessi Ratzinger e il cardinale Sarah che è il Prefetto della Congregazione per il Culto divino e in un certo senso il rappresentate di quell’ala conservatrice che è in Vaticano. “Ci siamo incontrati, abbiamo scambiato le nostre idee e le nostre preoccupazioni”, scrivono Ratzinger e Sarah, secondo le anticipazioni del loro libro in uscita pubblicate dal giornale francese Le Figaro.

“Non posso tacere”, scrivono rilanciando Sant’Agostino. “Lo facciamo in uno spirito di amore e di unità nella Chiesa. Se l’ideologia divide, la verità unisce i cuori”.

È morto il giornalista e scrittore Giampaolo Pansa. Da sinistra raccontò i crimini dei partigiani

Giampaolo Pansa

È morto a Roma Giampaolo Pansa, noto giornalista e scrittore controcorrente e una delle migliori firme dei maggiori quotidiani italiani. Aveva 84 anni.

Pansa fu autore di diversi libri, su tutti “Il sangue dei vinti”, in cui raccontò l’altra “verità” sul Fascismo e sui crimini dei Partigiani che gli costò diverse critiche negli ambienti di sinistra e anche accuse di revisionismo. Lavorò con il Corriere della Sera, Repubblica, l’Espresso, e altre importanti testate.

Autore di numerosi scoop, ricorda l’Ansa, per esempio sullo scandalo Lockeed, ma anche espressioni entrate ella storia come la ‘Balena bianca’, cioè la Democrazia cristiana, o il ‘Bestiario’, titolo di una sua celeberrima rubrica. Piemontese di Casale Monferrato allievo di Alessandro Galante Garrone, Pansa ha esordito nel giornalismo con la Stampa, occupandosi tra l’altro del disastro del Vajont, per passare poi al Giorno, al Messaggero di Roma, al Corriere della Sera (quotidiano con cui era tornato da poco a collaborare), e ancora a Repubblica e all’Espresso con cui ha collaborato dal 1977 al 2008 quando abbandonò polemicamente il Gruppo Espresso, in contrasto con la linea editoriale. Da allora ha scritto per Il Riformista, Libero, Panorama e The Post Internazionale. Una passione per gli anni del fascismo e della Resistenza maturata fin dalla tesi di laurea, Pansa ha firmato innumerevoli romanzi e saggi storici.

Nel 2001 ha pubblicato Le notti dei fuochi, sulla guerra civile italiana combattuta tra il 1919 e il 1922, ma anche I figli dell’Aquila, racconto della storia di un soldato volontario dell’esercito della Repubblica sociale italiana. Ha firmato poi il ciclo dei vinti, libri dedicati alle violenze compiute dai partigiani nei confronti di fascisti durante e dopo la seconda guerra mondiale: Il sangue dei vinti (vincitore del Premio Cimitile 2005), Sconosciuto 1945, La Grande Bugia e I vinti non dimenticano (2010).

Nel 2011 ha firmato Poco o niente. Eravamo poveri. Torneremo poveri, in cui ritrae l’Italia degli umili tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX attraverso la storia dei propri nonni e genitori. E ancora La guerra sporca dei partigiani e dei fascisti ( 2012) e Sangue, sesso e soldi . Una controstoria d’Italia dal 1946 ad oggi.

Provocatore fino all’ultimo, tra i suoi libri più recenti l’autoritratto intitolato “Quel fascista di Pansa” e poi con un pamphlet su Salvini: “Ritratto irriverente di un seduttore autoritario”.

Pansa è morto a Roma assistito da sua moglie, la scrittrice Adele Grisendi. Nel 2016 aveva perso il figlio Alessandro, ex amministratore delegato di Finmeccanica morto di malattia a 55 anni. Un dolore dal quale non si era mai ripreso.

Auto si schianta contro casolare, è morto uno dei giovani feriti

E’ morto uno dei quattro giovani rimasti feriti in un incidente stradale a Roccelletta di Borgia, nell’hinterland catanzarese. Il giovane, Thomas Costanzo, 19 anni, è deceduto all’ospedale di Catanzaro in seguito alle gravi lesioni riportate nello schianto.

L’incidente è avvenuto domenica notte, intorno alle 5.30. L’auto, una Volkswagen Polo, per cause in corso di accertamento, è finita contro una parete di un casolare sito al crocevia tra Via Scylletion e la statale 106.

I quattro feriti sono stati dapprima soccorsi dai vigili del fuoco e trasportati dai sanitari del 118 nel nosocomio catanzarese. Tra i feriti c’è una ragazza che versa in gravi condizioni ed è in prognosi riservata.

Secondo quanto si è appreso il gruppo di giovani era appena uscito da una discoteca della zona quando di rientro a casa si sono schiantati contro il casolare, non è chiaro se per l’alta velocità o un colpo di sonno del conducente. Indagini delle forze dell’ordine per accertare l’esatta dinamica dell’incidente.

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