5 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 421

A 90 anni guida in autostrada. Ma contromano

E’ stato rintracciato dalla Polizia Stradale di Massa Carrara il conducente di un’auto che, alcuni giorni fa, stava percorrendo contromano un tratto dell’A15 e, dopo essersi accorto dello sbaglio, ha anche invertito la marcia per recarsi dove era diretto.

Lui, un 90enne della Lunigiana, quella mattina aveva preso l’autostrada per recarsi presso la ASL di Carrara, dove la moglie aveva fissato una visita con il suo medico. Ma dopo aver imboccato il casello di Aulla ha sbagliato strada e, anziché dirigersi verso La Spezia, ha imboccato in senso inverso la corsia con direzione Parma.

A quel punto quelli che erano alla guida di auto, furgoni e tir e percorrevano nel verso giusto quella tratta autostradale, dopo aver schivato l’impatto con l’auto dell’anziano hanno lanciato l’allarme alla centrale operativa della Polstrada.

In caserma i poliziotti gli hanno ritirato la patente, fermato l’auto per tre mesi e notificato una multa di circa mille euro. Lui, in imbarazzo per quanto accaduto, si è scusato e ha detto che era ormai giunta l’ora di appendere le chiavi dell’auto al chiodo.

Commise un omicidio in Germania, condannato all’ergastolo e arrestato

Controlli dei carabinieri nel Crotonese, 6 arrestiI carabinieri della stazione di Cirò Superiore hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dalla Corte di Appello di Catanzaro, in sostituzione della misura provvisoria della
detenzione domiciliare, a carico di un 69enne del luogo.

L’uomo dovrà espiare la pena dell’ergastolo per un omicidio commesso in Germania nell’anno 1999. L’arrestato, dopo, le formalità di rito, è stato associato presso la casa circondariale di Crotone.

Coronavirus, esaurite le mascherine. Bottiglioni per proteggersi

Un cittadino cinese con un bottiglione “mascherina” (Afp)

Niente più mascherine per difendersi dal coronavirus, a Hong Kong si “indossano” bottiglioni di plastica. Una foto dell’Afp documenta la precauzione adottata da un cittadino di Hong Kong.

La carenza di mascherine protettive, evidentemente, spinge ad utilizzare metodi alternativi per evitare l’eventuale contagio. In questo caso, si tratta di una grande bottiglia di plastica che è stata tagliata e usata come casco sul volto.

Coronavirus, si aggrava il bilancio: 259 morti e quasi 12 mila contagiati

Un turista asiatico a Roma (Ansa)

E’ di 259 morti e oltre 11mila contagiati l’ultimo bilancio ufficiale sull’epidemia di Coronavirus in Cina. I contagi diagnosticati sono 11.791. E questo nonostante le restrizioni senza precedenti imposte la scorsa settimana a milioni di persone in Hubei e le misure preventive severissime adottate in altre parti del Paese.

Solo nella provincia di Hubei sono stati segnalati 1.347 nuovi casi, 7.153 in tutto. Isolata Wuhan, che conta 11 milioni di abitanti, e altre città della Cina.

Stato di emergenza in Italia
Per la prima volta l’Italia dichiara lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso al coronavirus. Lo ha decretato per sei mesi il Consiglio dei ministri stanziando 5 milioni di euro. Arriva poi un Commissario straordinario, Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile.

“La situazione è di assoluta tranquillità. Cerchiamo di non esasperare situazioni che esasperate non sono” ha detto dal canto suo il prefetto di Roma Gerarda Pantalone, mentre con un tweet il sindaco di Roma Virginia Raggi stigmatizza il cartello comparso nella Capitale in un bar a Fontana di Trevi che vieta l’ingresso a chi arriva dalla Cina: “Stop psicosi e allarmismi. Ascoltiamo solo indicazioni e pareri delle autorità sanitarie”.

“Alla luce della dichiarazione di emergenza internazionale dell’Oms abbiamo attivato gli strumenti normativi precauzionali previsti nel nostro Paese in questi casi, come già avvenuto nel 2003 in occasione dell’infezione Sars. Le misure sono di carattere precauzionale e collocano l’Italia al più alto livello di cautela sul piano internazionale”, ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza. Ma tenere a bada il nervosismo in una città come Roma, dove folti gruppi di turisti asiatici muniti di mascherina sono intorno a ogni monumento, non è cosa facile.

Allo Spallanzani di Roma ricoverate 12 persone
Così come non tranquillizzano le notizie di infezione provenienti dal resto d’Europa. Dall’Ospedale Spallanzani intanto è arrivato il primo bollettino medico sui due turisti cinesi provenienti dalla provincia di Wuhan, epicentro dell’infezione. Le condizioni sono “discrete, il marito ha un interessamento polmonare più pronunciato”. Marito e moglie nel loro tour sono passati anche per Firenze dove hanno soggiornato due giorni ma non sembrerebbe abbiano toccato la città di Milano. In tutto nel centro di riferimento per le malattie infettive “sono ricoverati 12 pazienti provenienti da diverse zone della Cina. Presentano sintomi modesti e sono sottoposti a test: in 9 sono stati isolati e già dimessi dopo il risultato negativo. Altri 20 asintomatici che hanno avuto contatti primari con la coppia sono in osservazione”.

Agguato a Corigliano-Rossano, ferito a colpi di pistola un 37enne. E’ grave

Agguato a Corigliano-Rossano, ferito a colpi di pistola Domenico Russo. E' graveUn uomo di 37 anni, Domenico Russo, è stato ferito a colpi di arma fuoco in un agguato a tesogli a Corigliano Rossano, grosso centro in provincia di Cosenza.

Domenico Russo – considerato vicino ad ambienti della criminalità organizzata – nel momento dell’agguato, era alla guida della sua automobile, su cui viaggiava da solo. Una persona al momento ignota, gli ha sparato alcuni colpi di pistola che hanno trapassato il parabrezza raggiungendo l’uomo in varie parti del corpo. Il killer si è poi dileguato.

Russo è stato ricoverato in ospedale. Le condizioni sono gravi, ma l’uomo non sarebbe in pericolo di vita. Sul tentato omicidio indagano i carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro.

La vicinanza di Domenico Russo agli ambienti della criminalità sarebbe dimostrata dalla sua presunta vicinanza al presunto malavitoso Pietro Longobucco, ucciso a 61 anni nel febbraio 2019 a Schiavonea di Corigliano Rossano e poi gettato in mare.

Brexit, da domani la Gran Bretagna non farà più parte dell’Unione europea

Brexit, da domani la Gran Bretagna non farà più parte dell'Unione europeaDallo scoccare della mezzanotte il Regno Unito non farà più parte dell’Ue. “L’alba di una nuova era”, dice il premier Johnson che farà un discorso alla nazione. “E’ un giorno emotivo. Unità, trasparenza. Rispetto: il nostro lavoro va avanti”, afferma il capo negoziatore dell’Ue Barnier. “L’euro resta il cuore del comune progetto dell’Europa”, dice Draghi.

“E’ un giorno particolare per l’Europa. Inizia una stagione nuova. A mezzanotte il Regno Unito uscirà e dopo tre anni di discussioni facciamo un bilancio delle discussioni con gli amici britannici. L’Unione europea ha tratto vantaggi, perché si è confermata molto più unita”. Così il presidente dell’Europarlamento David Sassoli in una dichiarazione.

L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea è uno “shock” e uno “storico segnale d’allarme” per “l’intera Europa”: lo dice il presidente francese, Emmanuel Macron, a poche ore dalla Brexit.

Un uomo a Londra ha dato fuoco a una bandiera dell’Unione europea. Lo riporta la Bbc pubblicando la foto dell’uomo circondato da un gruppo di ‘brexiteers’, sostenitori della Brexit. Uno di loro ha al collo un megafono, un altro indossa una maglietta con la Union Jack stampata sopra. Tutti riprendono la scena con i loro smartphone.

“Vogliamo il miglior partenariato possibile col Regno Unito ma non sarà buono come la membership. Appartenere all’Ue conta. L’esperienza ci insegna che la forza non sta nello splendido isolamento, ma nella nostra unica unione”. Così la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha evidenziato: “Oggi non è la fine è un inizio”.

Martedì mattina il premier Giuseppe Conte, a quanto si apprende, sarà a Londra per un evento legato all’organizzazione di Cop 26, che si terrà a Glasgow a novembre. In quell’occasione per il premier è previsto un bilaterale con il britannico Boris Johnson, il primo dopo l’ufficializzazione della Brexit. Sempre martedì Conte volerà a Bruxelles dove incontrerà, rispettivamente, la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il presidente del Parlamento Ue David Sassoli.
“Dobbiamo fare in modo che il Regno Unito resti un nostro partner privilegiato e strategico. E dobbiamo lavorare a livello europeo, abbiamo bisogno di un accordo commerciale con zero quote, zero tariffe. Non sarà facile, dobbiamo trovare un equilibrio tra la tutela della nostra produzione e la promozione della vendita nel Regno Unito. E chiederemo conto di questa tradizionale amicizia” a Londra, “chiederemo che alle parole seguano i fatti”. Lo afferma il premier Giuseppe Conte intervenendo all’evento Identità e futuro, per i 100 di Confagricoltura.

“L’euro era e resta il ‘cuore’ del nostro comune progetto dell’Europa”. Lo ha detto Mario Draghi a Bellevue, a Berlino. Draghi ha citato la centralità della “cultura della stabilità” in questo progetto e il rispetto delle regole, come “dna dell’euro”.

Emergenza Coronavirus, che cos’è, quali sono i sintomi, come si trasmette

Febbre, tosse, respiro affannato: sono questi i principali sintomi causati dal coronavirus 2019-nCoV. Come gli altri virus della grande famiglia cui appartiene, quella dei coronavirus, anche questo colpisce le vie respiratorie e le principali difese sono quindi le stesse che valgono per altre malattie respiratorie infettive, come è avvenuto in passato, per esempio per la Sars comparsa nel 2002-2003 e per la pandemia di influenza del 2009, e come avviene ogni anno quando circolano i virus responsabili dell’influenza stagionale.

Al momento, rilevano i centri europei per il controllo delle malattie (Ecdc), nella maggior parte dei casi il nuovo coronavirus sembra provocare sintomi di entità non grave simili a quelli dell’influenza e le persone più vulnerabili sembrano essere le più anziane, già con altre malattie.

La prima regola, suggeriscono gli esperti, è lavare le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi; se questo non è possibile un’alternativa è un disinfettante che contenga almeno il 60% di alcol.

E’ importante evitare di toccare occhi, naso e bocca con le mani sporche, così come vanno evitati contatti con persone che hanno l’infezione o, se non si possono evitare, mantenere la distanza di circa due metri.

Nel caso in cui si dovessero accusare i sintomi bisogna rivolgersi al medico o chiamare il numero verde 1500 recentemente potenziato dal ministero della Salute, e seguire le indicazioni.

Nel frattempo è bene stare a casa, evitando contatti con i familiari o altre persone. Quando si starnutisce usare sempre un fazzoletto e gettarlo via, o in alternativa l’incavo della manica piegando il braccio all’altezza del gomito (non sulle mani); è anche opportuno pulire e disinfettare gli oggetti che si toccano più frequentemente.

In ogni caso le misure di prevenzione vanno messe in pratica e sono la prima difesa, considerando che attualmente non esistono farmaci antivirali specifici per combattere il coronavirus 2019-nCoV e ovunque gli esperti di malattie infettive raccomandano di rivolgersi al medico al primo sospetto di essere stato a contatto con una persona con l’infezione. Non esiste attualmente nemmeno un vaccino, anche se diverse aziende e centri di ricerca nel mondo hanno cominciato a lavorare in questa direzione.

Coronavirus, due casi accertati in Italia. Il Cdm dichiara lo stato di emergenza

Il consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza della durata di sei mesi in conseguenza del rischio sanitario connesso al coronavirus. Stanziati 5 milioni di euro. “Alla luce della dichiarazione di emergenza internazionale dell’Oms – dichiara il ministro della Salute, Roberto Speranza – abbiamo attivato gli strumenti normativi precauzionali previsti nel nostro Paese in questi casi, come già avvenuto nel 2003 in occasione dell’infezione Sars. Le misure assunte sono di carattere precauzionale e collocano l’Italia al più alto livello di cautela sul piano internazionale”.

Il capo della protezione civile Angelo Borrelli ha convocato il Comitato operativo della Protezione civile. Secondo quanto si apprende da fonti del governo citate dall’Ansa, Speranza ha proposto al Presidente Conte il nome di Angelo Borrelli come Commissario per la gestione dell’emergenza corona virus.

Resta, quindi, l’allarme dopo la verifica di due casi certificati di coronavirus in Italia. Una coppia di turisti cinesi provenienti da Wuhan, che erano atterrati a Milano il 23 gennaio prima di arrivare 4 giorni fa in un hotel della capitale. La coppia, ricoverata allo Spallanzani, aveva fatto una tappa a Parma prima di Roma.

La coppia dopo essere arrivata a Milano avrebbe fatto, prima di venire a Roma, solo la tappa intermedia di Parma. Da lì avrebbe affittato un auto e sarebbe arrivata autonomamente a Roma. Dunque non avrebbe raggiunto la Capitale con mezzi di trasporto collettivi. I due avrebbero dunque raggiunto Roma prima della comitiva di turisti cinesi, il cui bus ieri è stato recuperato a Cassino e scortato fino allo Spallanzani.

Intanto c’è un caso sospetto anche in Veneto: un minore del Trevigiano rientrato da un viaggio in territorio cinese. Intanto l’aereo che dovrà rimpatriare i cittadini italiani bloccati a Wuhan è atteso domenica mattina 2 febbraio. Lo prevede l’ultima bozza del piano concordato con le autorità cinesi, secondo cui la ripartenza avverrà dopo due ore. Ieri il premier Giuseppe Conte ha annunciato la chiusura dei voli da e per la Cina.

In mattinata gli ultimi voli previsti in arrivo e in ‘schedule’ prima della chiusura del traffico sono atterrati agli aeroporti di Malpensa e Fiumicino. Lo sbarco dei passeggeri è avvenuto con la consueta procedura prevista dal Ministero della Salute, con i medici della Sanità aerea muniti di protezioni, tuta, guanti e maschere i quali hanno misurato la temperatura, consegnato l’apposito vademecum e richiesto a tutti di compilare una scheda con i dati sulla residenza ed eventuali spostamenti per poter tracciare i passeggeri in caso di eventuale contagio. Anche il Pakistan, la Corea del Nord e la Kenya Airways hanno chiuso i collegamenti con la Cina. Stanno sbarcando nel frattempo dalla Costa Smeralda ormeggiata al porto di Civitavecchia i 1143 passeggeri che avrebbero dovuto sbarcare ieri e che sono rimasti bloccati a bordo per il sospetto caso di Coronavirus, poi rientrato.

“A bordo c’è stata la massima tranquillità e hanno gestito le cose bene”, racconta Filippo Rossi, un uomo di Monterotondo, in provincia di Roma, che è stato tra i primi a lasciare la nave.avirus a Wuhan è atteso domenica mattina 2 febbraio. Lo prevede l’ultima bozza del piano concordato con le autorità cinesi, secondo cui la ripartenza avverrà dopo due ore, in base a varie fonti sentite dall’Ansa.

“L’albergo è aperto. Siamo lavorando regolarmente, siamo tranquilli. I due casi sono stati prontamente affidati all’ospedale Spallanzani”. A dirlo all’ANSA un dipendente dell’albergo Palatino di via Cavour dove soggiornavano i turisti cinesi risultati positivi al Coronavirus. “Al momento nessun dipendente è stato sottoposto ai controlli specifici – ha aggiungo – Qualche cliente è andato via, gli altri si trovano tranquillamente in albergo. Non abbiamo paura”.

“La situazione è tranquilla. Siamo tutti qui per lavorare, nessuno si è tirato indietro. Tutti i dipendenti sono regolarmente in servizio”. A dirlo il direttore dell’hotel Palatino, Enzo Ciannelli, l’albergo a via Cavour dove alloggiavano i due cittadini cinesi risultati positivi al coronavirus. “Nessun dipendente è entrato in stretto contatto con la coppia – ha aggiunto – La Asl ci ha rassicurato. Non ci sono pericoli né per i dipendenti né per i clienti che alloggiano nel nostro albergo”, ha spiegato il direttore.

False notizie avevano collegato il ricovero dell’operaio al caso della coppia dei due turisti cinesi. La regione Lazio ha chiarito che “in merito all’operaio dell’Hotel Palatino non ci deve essere nessun allarmismo. L’uomo, che nella notte è stato trasferito dall’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli allo Spallanzani, – sostiene – non è mai entrato in contatto con i due soggetti che sono risultati positivi”.

Segnalare ogni possibile sintomo influenzale e stare lontani da neonati e persone con problemi respiratori. E’ quanto la direzione dei Musei Vaticani, secondo quanto apprende l’ANSA, ha chiesto ai dipendenti per limitare ogni possibile rischio connesso al Coronavirus, anche in considerazione del fatto che sono migliaia i turisti asiatici che visitano i musei ogni settimana. La comunicazione è stata fatta a voce ed in via informale questa mattina.

Intanto c’è un primo bambino contagiato dal coronavirus in Germania, ha reso noto il ministero della Salute del Land della Baviera. Si tratta del figlio di un dipendente della ditta Webasto di cui ieri era stato annunciato il contagio. Finora in Germania i casi confermati sono sei, tutti collegati all’impresa bavarese che aveva ospitato una donna cinese risultata poi affetta dal virus una volta rientrata nel suo Paese.

“Sono buone” le condizioni cliniche della donna di 36 anni ricoverata nel Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria per sospetto coronavirus. Lo rende noto lo stesso ospedale in un comunicato. La paziente, prosegue la nota, “non è febbrile, non necessita di alcun supporto respiratorio e gli esami diagnostici finora eseguiti in ospedale non destano preoccupazione. In via prudenziale la paziente rimane ricoverata nella sezione di isolamento respiratorio del reparto di Malattie infettive”.

“Si attendono – conclude il comunicato – i risultati degli esami che saranno effettuati sui campioni biologici che sono stati inviati al laboratorio di virologia dell’Ircss specializzato in malattie infettive Spallanzani di Roma e che saranno disponibili non prima di domani”.

Sicilia, ventisettenne uccide l’ex compagna, la figlia di lei e poi si suicida

Pensionata con i polsi legati, morta durante soccorsi
Archivio

Ha sparato alla donna, più grande di lui di vent’anni, con la quale aveva avuto una breve relazione perché non voleva rassegnarsi alla fine della storia, prima di uccidere anche la figlia di lei e di suicidarsi. E’ questa la ricostruzione dei carabinieri che conducono le indagini sulla tragedia avvenuta avvenuto nella notte a Mussomeli (Caltanissetta).

L’omicida è Michele Noto, 27 anni, che deteneva regolarmente la pistola con cui ha sparato perché aveva un porto d’armi sportivo; le due vittime sono Rosalia Mifsud, di 48, e la figlia di lei Monica Di Liberto, di 27 anni, avuta da un precedente matrimonio.

Sempre in Sicilia, al dramma di Mussomeli, si aggiunge a quello di Mazara del Vallo avvenuto ieri dove Vincenzo Frasillo, 53 anni, disoccupato, secondo quanto accertato dagli agenti del commissariato di Mazara del Vallo, avrebbe massacrato di botte per tre giorni la moglie, sino a causarne la morte.

I poliziotti sono intervenuti ieri sera, intorno alle 20,30, nell’abitazione dei due coniugi, sposati da trent’anni, dopo che l’uomo aveva chiamato i medici del 118, segnalando il decesso della moglie, Rosalia Garofalo, 52 anni. La donna è stata trovata riversa sul letto matrimoniale, con gravi segni di percosse su tutto il corpo.

Banca Popolare di Bari, arrestati per falso Marco e Gianluca Jacobini

Banca Popolare di Bari, arrestati per falso Marco e Gianluca JacobiniLa Guardia di Finanza di Bari ha notificato un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio, il primo ex presidente del Cda e amministratore di fatto della Banca Popolare di Bari e il secondo vice direttore generale e direttore generale di fatto dell’istituto di credito barese. Agli indagati sono contestati a vario titolo i reati di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza.

L’inchiesta della Procura di Bari riguarda la presunta malagestione della banca, commissariata il 13 dicembre scorso. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dai pm Federico Perrone Capano e Savina Toscani. Agli arresti domiciliari è finito anche Elia Circelli, accusato di un episodio di falso in bilancio e falso in prospetto, tuttora responsabile della Funzione Bilancio e Amministrazione della Direzione Operations della Popolare di Bari, “pertanto è presumibile – ritiene il gip Francesco Pellecchia, che ha firmato il provvedimento cautelare – che cercherà di nascondere i dati contabili al fine di evitare che emerga la falsità dei precedenti bilanci”.

L’interdizione ad esercitare per 12 mesi l’attività di dirigente di istituti bancari e di uffici direttivi di imprese è stata disposta per l’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Bari Vincenzo De Bustis Figarola. Questi è stato Dg della banca dal 2011 al 2015 e dal dicembre 2018 fino al commissariamento. La misura è stata disposta nell’inchiesta della Procura di Bari che ha portato all’arresto di Marco e Gianluca Jacobini. De Bustis risponde di un episodio di falso in bilancio e di falso in prospetto.

Nell’inchiesta sulla Banca Popolare di Bari sono indagate complessivamente nove persone. Oltre ai quattro destinatari delle misure cautelari – Marco e Gianluca Jacobini, Elia Circelli (tutti e tre agli arresti domiciliari) e Vincenzo De Bustis Figarola (interdetto per 12 mesi) – ci sono Luigi Jacobini, altro figlio di Marco Jacobini, vice direttore generale dell’istituto di credito; Giorgio Papa, amministratore delegato dal 2015 al 2018, prima di De Bustis Figarola; Roberto Pirola e Alberto Longo, presidenti del collegio sindacale della banca: il primo dal 2011 al 2018 e il secondo dal 2018 al commissariamento; e Giuseppe Marella, responsabile dell’Internal Audit della BpB dal 2013. Contestualmente alla notifica della misura, sono in corso 17 perquisizioni presso le abitazioni e gli uffici di Bari, Roma, Milano e Bergamo dei quattro destinatari della misura e di altri sei responsabili dell’Istituto di credito, di cui quattro indagati nello stesso procedimento. La Gdf sta perquisendo anche la direzione della Banca Popolare di Bari dove risultano alcune cassette di sicurezza nella disponibilità dell’ex presidente Marco Jacobini.

Marco e Gianluca Jacobini poche ore prima il commissariamento della banca avrebbero messo “in atto condotte di occultamento dei profitti illeciti” trasferendo dai loro conti correnti, cointestati alle rispettive mogli, somme per complessivi 5,6 milioni. E’ uno dei particolari che motivano le esigenze cautelari per i due ex amministratori della Banca Popolare di Bari, oggi arrestati. Il trasferimento dei fondi sarebbe avvenuto il 12 e il 13 dicembre scorsi. BpB è stata commissariata dal Governo il 13 dicembre.

Sospetto Coronavirus in Calabria, “condizioni buone” per una donna

Mala Sanitas, ostetrica indagata per errore. E' estranea“Sono buone” le condizioni cliniche della donna di 36 anni ricoverata nel Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria per sospetto coronavirus. Lo rende noto lo stesso ospedale in un comunicato.

La paziente (tornata qualche giorno fa da Shangai), “non è febbrile, non necessita di alcun supporto respiratorio e gli esami diagnostici finora eseguiti in ospedale non destano preoccupazione. In via prudenziale la paziente rimane ricoverata nella sezione di isolamento respiratorio del reparto di Malattie infettive”.

“Si attendono i risultati degli esami che saranno effettuati sui campioni biologici che sono stati inviati al laboratorio di virologia dell’Ircss specializzato in malattie infettive Spallanzani di Roma e che saranno disponibili non prima di domani”.

Nessun allarmismo, fanno sapere i sanitari. La donna è comunque ricoverata in isolamento.

‘Ndrangheta, conclusa l’indagine “Rimpiazzo”, avviso per 57 “piscopisani”

'Ndrangheta, conclusa l'indagine Rimpiazzo, avviso per 57 piscopisani A poco meno di un anno dal blitz della Polizia, coordinato dalla Dda di Catanzaro, si è conclusa l’indagine “Rimpiazzo”, ritenuta il prologo di “Rinascita Scott” del dicembre scorso che ha portato all’arresto di oltre trecento persone.

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e il pm Andrea Mancuso hanno emesso l’avviso di conclusione indagini nei confronti di 57 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, danneggiamento, armi e spaccio di droga.

Nell’aprile del 2019 erano state 31 le persone destinatarie di misura cautelare ritenute componenti della cosiddetta “Società” di Piscopio, dal nome del piccolo centro alle porte di Vibo Valentia, riconosciuta dal “Crimine di Polsi”.

Al centro delle indagini, riguardanti gli anni a cavallo del 2010, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Raffaele Moscato, considerato elemento di vertice della consorteria e ritenuto colui che era spesso chiamato per commettere estorsioni, danneggiamenti e omicidi.

Dalle indagini è emerso che cosca di ‘ndrangheta dei “Piscopisani” voleva rimpiazzare quella dei Mancuso, storicamente dominante sul territorio, nel controllo delle attività illecite in una vasta area comprendente Vibo Valentia ed alcune frazioni. Il tentativo dei “piscopisani” di spodestare i Mancuso fu la causa di uno scontro tra i due gruppi che provocò anche alcuni omicidi.

Estorsione mafiosa a imprenditore, arrestati padre e figlio

Squadra Mobile PoliziaLa Squadra Mobile della Polizia di Catanzaro ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Aurelio Maurizio Notarianni, 56enne e agli arresti domiciliari nei confronti del figlio Luigi Notarianni, 28enne, in quanto ritenuti responsabili di estorsione consumata e di tentata, reati aggravati dal metodo mafioso.

Il provvedimento è stato emesso dal Giudice su richiesta della Dda della Procura della Repubblica di Catanzaro, con il sostituto procuratore Elio Romano e il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del procuratore capo Nicola Gratteri.

Le attività investigative della Polizia, svolte con l’attivazione anche di diversi presidi tecnici, hanno fatto emergere che gli indagati, con minacce esplicite, costringevano la vittima a realizzare una fittizia vendita di un appezzamento di terreno a destinazione agricola, con l’intento, effettivamente realizzato, di costruirvi un manufatto da destinare ad abitazione.

In particolare sono state ricostruite le fasi e le dinamiche operative degli eventi delittuosi, articolati nel corso degli anni, in quanto Aurelio Maurizio Notarianni, già nel 2008, in data prossima all’acquisto del terreno da parte di un imprenditore lametino, si faceva consegnare, da quest’ultimo, diecimila euro a titolo estorsivo, al fine di consentirgli un tranquillo godimento del bene.

Veniva accertato altresì che, lo scorso anno, Aurelio Maurizio Notarianni ed il figlio Luigi, si recavano in più occasioni presso l’esercizio commerciale dell’imprenditore, titolare del terreno, intimando all’uomo la necessità di intestare alla compagna di Luigi, parte dello stesso appezzamento di terreno, mediante una simulata compravendita, da formalizzare presso un notaio, con una fittizia corresponsione di denaro da parte dell’acquirente.

In attesa della realizzazione dell’atto di compravendita, i Notarianni si erano realmente impossessati del terreno, iniziando la realizzazione sullo stesso di un immobile abusivo.

Aurelio Maurizio Notarianni è stato già condannato, nell’ambito del Processo ‘Medusa’, per associazione mafiosa in quanto considerato partecipe, quale elemento di vertice, della cosca di ‘ndrangheta “Giampà”, operante con un ruolo di supremazia criminale nel territorio lametino.

Scoperta truffa sul gasolio agricolo, denunciate 18 persone

I finanzieri della Tenenza di Montegiordano hanno concluso una complessa indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, che ha messo in luce un vasto sistema di frode facente capo ad un imprenditore calabrese, operante nel settore della compravendita di prodotti petroliferi. L’uomo avvalendosi sia di prestanome (persone e società) che di false licenze fiscali, riusciva ad acquistare gasolio agevolato e a rivenderlo a clienti sprovvisti dei necessari requisiti di legge (in quanto mai richiesti agli organi preposti).

A dare origine alla attività investigativa è stato il controllo su strada e il successivo sequestro di un’autobotte che trasportava, con documentazione falsa, circa 18.000 litri di gasolio agevolato uso agricolo. Le articolate indagini hanno permesso agli inquirenti di ricostruire analiticamente tutti gli acquisti e le vendite di gasolio agricolo intercorse tra le varie società implicate nel sistema di frode.

Per sviare gli eventuali controlli delle autobotti in transito, la frode veniva attuata non solo attraverso l’utilizzo di documenti di trasporto (DAS) riportanti dati fittizi, ma avvalendosi di licenze fiscali materialmente false ed artatamente costituite. Il gasolio trasportato, infine, veniva commercializzato al dettaglio, senza che per il prodotto fosse stata assolta l’accisa e rivenduto quindi ad un prezzo inferiore a quello della ordinaria commercializzazione.

L’attività investigativa, svolta anche mediante successivi mirati accertamenti bancari, ha permesso di denunciare 18 soggetti alla Procura della Repubblica di Castrovillari, in concorso tra loro, per i reati di sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa dei prodotti petroliferi, falso e truffa aggravata nei confronti dello Stato.

Per il periodo 2012/2016, a fronte di oltre 17 milioni di litri di gasolio ceduti, è stata quantificata un’evasione d’imposta (accisa) pari ad oltre 8 milioni di euro. La conseguente attività di verifica fiscale svolta ha permesso di ricostruire redditi non dichiarati per oltre 15 milioni di euro e di accertare un’IVA evasa per oltre 3 milioni di euro.

Molesta coppia al market, dà un pugno al marito e aggredisce i carabinieri, arrestato nigeriano

I Carabinieri della Compagnia di Rogliano hanno arrestato un nigeriano di 19 anni con l’accusa di violenza e resistenza a pubblico ufficiale nonché tentata estorsione. Il giovane appostatosi all’uscita di un supermercato, avrebbe aggredito una giovane coppia di Santo Stefano di Rogliano.

È una mattinata come tante quella presso il Supermercato Conad di Piano Lago, al confine tra i Comuni di Mangone e Santo Stefano di Rogliano. Un giovane nigeriano – è la ricostruzione dei militari – si trova nei pressi dell’ingresso dell’esercizio intento a chiedere agli avventori piccole somme di denaro in cambio del proprio aiuto a spingere il carrello della spesa e a scaricare la merce appena acquistata nel bagagliaio dell’automobile.

Sono circa le 12.30 quando, intenta ad uscire dal supermercato, intravede una donna che, con in braccio la figlioletta di appena 10 mesi, sta spingendo anche lei il proprio carrello colmo della spesa familiare.

Essendo sola, il giovane le si avvicina e le chiede di poterle dare una mano a scaricare gli acquisti in cambio della consueta mancia; lei però declina l’offerta ed inizia a provvedere da sola alla propria incombenza. Il giovane però non demorde e, nel giro di pochi secondi, le si avvicina di nuovo, questa volta con maggiore insistenza, tanto da spingerla e toglierle il carrello di mano.

Nella circostanza, però, il nigeriano non si accorge che dal supermercato sta uscendo il marito della signora, che appena notata la scena accorre in soccorso della moglie. Al tentativo del marito di riprendere possesso del carrello, il giovane extracomunitario reagisce in modo totalmente inaspettato, sferrandogli un pugno in pieno volto che lo costringe ad andare a terra.

A quel punto la donna, benché presa dal panico e con ancora in braccio la figlioletta, riesce a chiamare il 112 e a fornire all’operatore di turno della Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Rogliano la descrizione somatica del nigeriano e, soprattutto, dei colori dei suoi vestiti.

La pattuglia dell’Aliquota Radiomobile si trova a poche centinaia di metri ed accorre quasi in tempo reale rispetto alla chiamata, rintracciando l’extracomunitario mentre cercava di dileguarsi a piedi verso la vicina Stazione delle Ferrovie della Calabria.

Intercettato, il giovane non si dà per vinto e, indifferente alla richiesta di fornire le proprie generalità, inizia una colluttazione anche con i militari; grazie all’intervento di un’ulteriore pattuglia però, ogni resistenza diviene inutile: con non poca fatica gli operanti riescono ad averne ragione, anche grazie all’uso dello spray al peperoncino in dotazione, e riuscendo a farlo salire a bordo dell’autovettura di servizio.

Di lì a pochi minuti, viene tradotto presso la Sede della Compagnia dove, durante la formalizzazione degli atti ha continuato ad essere aggressivo nei confronti dei militari, danneggiando la porta blindata della camera di sicurezza e costringendo gli operanti a richiedere l’intervento di personale del 118 per contenerlo.

Tratto in arresto non solo per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, ma anche per il tentativo di estorsione posto in essere ai danni della coppia: sia l’uomo che la donna hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari e, grazie alla loro collaborazione, la dinamica è stata pienamente ricostruita. Per il nigeriano così non solo sono scattate le manette, ma si sono anche aperte le porte del carcere di Cosenza.

Nella tarda mattinata di oggi, il Giudice per le Indagini Preliminari ha convalidato l’arresto operato dai militari e confermato nei confronti del 19enne la misura cautelare della custodia in carcere.

La “seconda guerra di Ndrangheta”. Reggio Calabria come Beirut: 700 morti ammazzati

Tra il 1985 ed il 1991 la città di Reggio Calabria fu teatro di un sanguinoso scontro armato tra le cosche passato alla storia come “seconda guerra di ndrangheta”, all’esito della quale venne ridefinita la nuova struttura gerarchica ed organizzativa della ndrangheta. I morti ammazzati furono circa settecento.

Diverse sono le motivazioni che avevano spinto i clan ad entrare in guerra. Di certo, tra le cause scatenanti il conflitto, vi furono i dissidi insorti tra le cosche Imerti e De Stefano che avevano manifestato un certo interesse ad espandere la loro influenza sul territorio di Villa San Giovanni anche in previsione dei futuri interessi economici legati alla possibile realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.

Il 16 febbraio del 1985, il boss Antonino Imerti alias “Nano Feroce”, contrae matrimonio con Giuseppa Condello sorella del boss Domenico inteso “Micu u Pacciu”, nonché cugina di Pasquale alias “Il Supremo”.

Prima dell’inizio della guerra tra clan, i Condello erano federati ai De Stefano, in particolare Pasquale “Il Supremo” era uno degli uomini di fiducia del defunto boss Paolo De Stefano, la cui famiglia di ndrangheta guardò con forte preoccupazione all’unione tra le due cosche Imerti e Condello, ritenendo che da questo nuovo vincolo sarebbe potuta nascere una forte minaccia in grado di intaccare la loro egemonia sul territorio.

Da qui la decisione dei De Stefano di compiere un attentato alla vita di Antonino Imerti, nei confronti del quale – in data 11 ottobre 1985 – venne fatta esplodere un’autobomba a Villa San Giovanni che causò la morte di alcuni suoi affiliati ma non quella del boss. In risposta al cruento attentato, due giorni più tardi, il 13 ottobre 1985, un commando armato formato da esponenti del clan Imerti – Condello entrò in azione nel quartiere di Archi, cuore del territorio dei De Stefano, uccidendo in un agguato il boss Paolo.

È questo l’evento che sancisce l’inizio della seconda guerra di mafia a Reggio Calabria, con la violenta contrapposizione tra le famiglie di ndrangheta presenti sul territorio e sostanzialmente suddivise in due cartelli:

Il primo è quello “CONDELLIANO” del quale facevano parte le famiglie mafiose degli IMERTI, SARACENO, FONTANA, ROSMINI, ARANITI, LO GIUDICE, SERRAINO ed altri;

Il secondo quello “DE STEFANIANO” cui facevano capo, invece, le famiglie mafiose dei TEGANO, LIBRI, LATELLA – FICARA, BARRECA, PAVIGLIANITI ed altre ancora.
Oltre 700 furono i morti accertati all’esito dello scontro armato, che si concluse nell’anno 1991 con una pace concordata tra le famiglie mafiose del mandamento reggino, le quali si divisero il territorio in zone di influenza.

L’ascesa criminale di Vincenzino Enzo Zappia, il killer di Cartisano

Vincenzino Enzo Zappia, è un personaggio ritenuto con una rilevante caratura criminale. Sin da giovane, infatti, è tra le figure più in vista nel panorama criminale reggino che si consacra, in modo particolare, durante la “seconda guerra di mafia”. Molto vicino al boss Giuseppe De Stefano, Zappia si è contraddistinto per essere un uomo d’azione, un killer spietato dello schieramento “De Stefaniano”, all’epoca dei fatti contrapposto a quello “Condelliano”.

La carriera di Zappia, attualmente detenuto per altra causa, è ben delineata nell’inchiesta giudiziaria “Il Padrino”, per la quale è stato arrestato nel 2014 insieme ad altri numerosi esponenti delle cosche De Stefano – Tegano, tra loro federate, ad esito della quale veniva condannato alla pena di anni 17 di reclusione per associazione mafiosa.

Ma già in passato altre indagini ne avevano ben tratteggiato il suo profilo delinquenziale. Era stato coinvolto, in particolare, nella ben nota inchiesta “Olimpia”, in conseguenza della quale aveva riportato un condanna ad anni 6 di reclusione per lo stesso tipo di reato.

Più recente (2017), invece, è la sua condanna ad oltre 13 anni di reclusione  – indagine “Il Principe” – in quanto riconosciuto colpevole, insieme tra gli altri a Giovanni Maria De Stefano, di “[…] un’associazione di tipo mafioso operante in Reggio Calabria e sull’intero territorio nazionale”.

Omicidio Cartisano, l’articolo di Repubblica del 23 aprile 1988

L'articolo di Repubblica dell'88 sull'omicidio Cartisano quando i carabinieri uccisero uno dei killer, Luciano Pellicanò
L’articolo di Repubblica dell’88 sull’omicidio Cartisano quando i carabinieri uccisero uno dei killer, Luciano Pellicanò

Aveva appena assassinato, in un bar, un giovane che apparteneva al clan rivale. Durante la fuga, però, è stato intercettato da una pattuglia dei carabinieri, contro cui ha aperto il fuoco. Nella sparatoria, il killer ha avuto la peggio ed è rimasto ucciso. Un suo complice è riuscito a dileguarsi. E’ successo ieri sera, poco dopo le 21, in pieno centro cittadino, a breve distanza dal museo della Magna Graecia.

A quell’ora, Luciano Pellicanò, 22 anni, è entrato nel bar Malavenda, in compagnia di un altro giovane, probabilmente il suo guardaspalle e subito s’ è diretto verso Giuseppe Cartisano, 22 anni che stava nei pressi del bancone sorseggiando una bibita. Pellicanò ha tirato fuori una pistola automatica ed ha sparato contro il giovane l’intero caricatore, uccidendolo. Poi è scappato a piedi.

Ma fatte poche centinaia di metri, il killer e il suo guardaspalle sono incappati in una pattuglia del nucleo radiomobile dei carabinieri. Contro i militari, Pellicanò ha esploso numerosi colpi di pistola. I tre carabinieri, armati di mitragliette, hanno risposto al fuoco. Nel violentissimo conflitto a fuoco, il killer è stato raggiunto dai proiettili sparati dai militari ed è caduto a terra, ucciso.

Il giovane che era con lui, invece, sembra sia riuscito ad allontanarsi incolume. Ora è ricercato dai carabinieri e dagli agenti di polizia accorsi in aiuto dei loro colleghi. Nel corso delle indagini e dei successivi sopralluoghi, i carabinieri hanno ritrovato cinque pistole, di cui alcune calibro 7.65. Una di queste era davanti al bar dove il killer ha ucciso il boss rivale, le altre quattro sono state recuperate nel luogo dove è avvenuta la sparatoria con la pattuglia. Secondo gli inquirenti, il tragico agguato sarebbe da ricollegarsi alla faida dei clan contrapposti degli Imerti e dei De Stefano. Pellicanò avrebbe ucciso Cartisano perché quest’ultimo aveva tradito il gruppo dei De Stefano, schierandosi con gli Imerti.

Inoltre il delitto sarebbe anche una vendetta per l’ uccisione, avvenuta l’ altro ieri, del boss mafioso Carmelo Cannizzaro, di 51 anni, ed il ferimento di un amico di quest’ ultimo, Domenico Fossato, di 48 anni.
(La Repubblica 23 aprile 1988)

Coronavirus, sospesi tutti i collegamenti aerei tra Italia e Cina

L’aeroporto di Malpensa (Archivio)

Su disposizione delle Autorità sanitarie nazionali l’Ente per l’aviazione civile ha provveduto a sospendere tutti i collegamenti aerei tra l’Italia e la Cina, fino a nuove
comunicazioni. Lo comunica lo stesso Enac.

Gli aerei che erano già in volo prima dell’emissione del Notam (Notice to Airmen) di sospensione, sono stati autorizzati ad atterrare presso gli scali di Roma Fiumicino e Milano Malpensa dove sono presenti le strutture sanitarie deputate ad accogliere i passeggeri per effettuare i controlli previsti.

Gli aeromobili che erano già in volo prima della sospensione e che sono atterrati a Fiumicino e Malpensa, pertanto, possono ripartire con a bordo i passeggeri programmati su tali voli.

L’Enac – spiega la nota – invita tutti coloro che hanno voli prenotati per la Cina a contattare le compagnie aeree e gli operatori con cui hanno acquistato il biglietto per ogni informazione.

Sventato un omicidio nel Vibonese, due arresti

Questura di Vibo Valentia
La Questura di Vibo Valentia

Un progetto di omicidio è stato sventato dalla squadra mobile di Vibo Valentia che ha arrestato due persone per tentato omicidio e detenzione di armi con l’aggravante delle modalità mafiose. Si tratta di Antonio Campisi, di 29 anni, e del cugino Giuseppe Muzzupappa (36), entrambi residenti a Nicotera Marina.

I due erano stati sorpresi, nel novembre dello scorso anno, mentre lanciavano nel fiume, da un’abitazione di Gerocarne, una pistola con matricola abrasa calibro 7.65, con relativo munizionamento e colpo in canna.

Nel corso dei successivi controlli erano stati sequestrati un giubbotto antiproiettile, un passamontagna, oltre 30.000 euro e un’autovettura blindata munita di sirena. Campisi era stato trovato anche in possesso di un documento falso.

Secondo le indagini, i due si sarebbero spostati a Gerocarne per commettere un omicidio ai danni di appartenenti al sodalizio mafioso dei Loielo. Antonio Campisi è figlio di Domenico Campisi, presunto broker della droga ucciso nel 2011 vicino Nicotera.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO