8 Ottobre 2024

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Sanità, Miserendino è il nuovo commissario di Azienda Zero

cittadella regionale

Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, nella qualità di commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario calabrese, ha nominato Gandolfo Miserendino nuovo commissario straordinario di “Azienda Zero”, che gestisce la razionalizzazione, l’integrazione e l’efficientamento dei servizi socio-sanitari e tecnico-amministrativi del Servizio sanitario regionale.

“La squadra della sanità calabrese – afferma il presidente Occhiuto – si rafforza ulteriormente con un’altra eccellenza nazionale. Benvenuto e auguri a Gandolfo Miserendino affinché possa continuare lo straordinario lavoro fatto da Giuseppe Profiti per Azienda Zero, traghettata in questi mesi da Vitaliano de Salazar, e contribuire al risanamento e al pieno funzionamento della sanità calabrese”.

Nato a San Cataldo (Caltanissetta) nel 1976, laureato in Ingegneria informatica all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Miserendino è da giugno 2022 dirigente dell’area sanità del Dipartimento per la trasformazione digitale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Da ottobre del 2018, inoltre, è responsabile del servizio ICT, Tecnologie e Strutture sanitarie della Direzione generale cura della persona, salute e welfare della Regione Emilia Romagna.

Miserendino è stato anche componente della Commissione del Ministero della Salute nella sezione digitalizzazione in ambito sanitario e componente del Comitato tecnico sanitario “Osservatorio nazionale sullo stato di attuazione dei programmi di adeguamento degli ospedali e sul funzionamento dei meccanismi di controllo a livello regionale e aziendale”.

Elezioni europee e amministrative, si vota l’8 e 9 Giugno

Palazzo Chigi

Un accorpamento di europee, amministrative e in qualche caso anche regionali, come per il Piemonte. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera per l’election day che si terrà l’8 e il 9 giugno, due giorni di seggi aperti proprio per permettere un maggior afflusso di persone.

Per la terza volta si andrà, quindi, al voto di sabato come già accaduto nel 2004 e nel 2009 quando al governo c’era Silvio Berlusconi.

Saranno 3.701 i comuni chiamati alle urne proprio quel secondo fine settimana di giugno, per un totale di quasi 17 milioni di votanti. Tra queste città ci sono 27 capoluoghi di provincia e sei anche di regione: Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza. Nel corso del 2024 poi si eleggerà il governatore in Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Sardegna e Umbria. Si parte con la Sardegna, dove i cittadini voteranno il prossimo 25 febbraio. Il 10 marzo toccherà all’Abruzzo, mentre il Piemonte, dove sono chiamati alle urne circa tre milioni e 600mila elettori, sceglie l’accorpamento con l’election day l’8 e il 9 giugno. L’ultima regione ad andare alle urne, in ordine di tempo, sarà l’Umbria, in autunno.

È ancora attesa invece la decisione della Basilicata che potrebbe però arrivare nelle prossime ore. A stabilire la data del voto, secondo quanto si è appreso, sarà il presidente della Regione Vito Bardi che potrebbe sciogliere a breve la riserva.

In base ad alcune indiscrezioni, il giorno scelto per le regionali lucane potrebbe essere domenica 14 aprile e non l’election day. Nel decreto legge che determina la possibilità di accorpare amministrative, europee e regionali l’8 e il 9 giugno, è previsto, inoltre, anche un aumento del compenso per gli addetti ai seggi. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il provvedimento che liberalizza anche il mandato dei sindaci per i comuni con meno di 5mila abitanti e lo porta a tre mandati per quelli tra 5mila e 15mila. Questo perché si sta registrando “un’attrattività sempre minore” per l’attività di addetto ai seggi, con una “scarsa partecipazione cui siamo spesso costretti a porre rimedio con provvedimenti d’urgenza negli ultimi giorni”, ha spiegato il ministro.

No del Garante alla videosorveglianza con l’IA: “Viola la privacy”

No all’uso dell’intelligenza artificiale che viola la privacy: è la presa di posizione del Garante, che ha sanzionato il Comune di Trento per aver condotto due progetti di ricerca scientifica, Marvel e Protector, utilizzando telecamere, microfoni e reti sociali in violazione della normativa sulla protezione dati.

Il Comune – spiega una nota dell’Autorità – dovrà pagare 50mila euro e cancellare i dati trattati in violazione di legge.

I progetti, finanziati con fondi europei, hanno come obiettivo lo sviluppo di soluzioni tecnologiche volte a migliorare la sicurezza in ambito urbano, secondo il paradigma delle “città intelligenti” (smart cities). In particolare, il progetto Marvel (“Multimodal Extreme Scale Data Analytics for Smart Cities Environments”) prevedeva l’acquisizione di filmati dalle telecamere di videosorveglianza già installate nel territorio comunale per finalità di sicurezza urbana, nonché dell’audio ottenuto da microfoni appositamente collocati sulla pubblica via. I dati, che ad avviso del Comune sarebbero stati immediatamente anonimizzati dopo la raccolta, venivano analizzati per rilevare in maniera automatizzata, mediante tecniche di intelligenza artificiale, eventi di rischio per la pubblica sicurezza. Il progetto Protector (“PROTECTing places of wORship”) prevedeva invece, oltre all’acquisizione dei filmati di videosorveglianza (senza segnale audio), la raccolta e l’analisi di messaggi e commenti d’odio pubblicati sui social, rilevando eventuali emozioni negative ed elaborando informazioni d’interesse per le forze dell’ordine, allo scopo di identificare rischi e minacce per la sicurezza dei luoghi di culto.

Dopo un’approfondita istruttoria, il Garante ha rilevato molteplici violazioni della normativa privacy. Il Comune di Trento, che non annovera la ricerca scientifica tra le proprie finalità istituzionali, non ha comprovato la sussistenza di alcun quadro giuridico idoneo a giustificare i trattamenti dei dati personali – relativi anche a reati e a categorie particolari – e la conseguente ingerenza nei diritti e nelle libertà fondamentali delle persone. Tenuto conto che i dati venivano condivisi anche con soggetti terzi, tra cui i partner di progetto, i trattamenti effettuati sono stati quindi ritenuti illeciti. Si sono rivelate inoltre insufficienti le tecniche di anonimizzazione impiegate per ridurre i possibili rischi di reidentificazione per gli interessati.

Criticità sono emerse anche sotto il profilo della trasparenza. Il Comune non aveva infatti compiutamente descritto i trattamenti nelle informative di primo e di secondo livello, come la possibilità che anche le conversazioni potessero essere registrate dai microfoni installati sulla pubblica via.

Inoltre, nonostante i due progetti comportassero l’impiego di nuove tecnologie e la sorveglianza sistematica di zone accessibili al pubblico, il Comune non ha comprovato di aver effettuato una valutazione d’impatto prima di iniziare il trattamento.

Pur riconoscendo alcuni fattori attenuanti, il Garante ha stigmatizzato le massive e invasive modalità di trattamento poste in essere, che hanno comportato significativi rischi per i diritti e le libertà degli interessati, anche di rango costituzionale. Poiché simili forme di sorveglianza negli spazi pubblici possono modificare il comportamento delle persone e condizionare anche l’esercizio delle libertà democratiche, l’Autorità si è comunque dichiarata come sempre aperta al dialogo, sia con il Comune di Trento sia con ogni altra amministrazione, per dare supporto ad ogni eventuale futura iniziativa di uso dell’IA da realizzare in conformità con le norme sulla privacy.

“Messina Denaro fermato a un posto di blocco 7 anni fa. Non fu riconosciuto”

“Matteo Messina Denaro ha vissuto a lungo nel territorio del Trapanese, il suo territorio, sicuro di non essere scoperto. Indagando dopo il suo arresto abbiamo scoperto che era stato addirittura fermato a un posto di blocco, 7 anni fa, in provincia di Trapani. Ma non fu riconosciuto dai carabinieri che controllarono il suo documento. Tutto sembrava in regola”. Lo ha rivelato il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, il magistrato che ha coordinato le indagini che hanno portato all’arresto del capomafia avvenuto il 16 gennaio del 2023 e deceduto qualche mese fa.

La rivelazione del procuratore è arrivata nel corso di un incontro con i ragazzi delle scuole di Casal di Principe, in provincia di Caserta, andati ad ascoltarlo nella villa confiscata dove ha sede Casa don Peppe Diana, il luogo dedicato al sacerdote ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994.

“Messina Denaro confidava sul fatto che le forze dell’ordine avevano sue foto vecchie di anni – ha raccontato il procuratore di Palermo – ma c’era anche chi lo avvisava dei movimenti degli investigatori. Ci dobbiamo interrogare su come sia stato possibile che abbia trascorso trent’anni in latitanza. Oggi, l’impegno della procura di Palermo è quello di individuare chi ha favorito Messina Denaro”.

“La malattia non aveva cambiato le abitudini del latitante”, ha anche spiegato rispondendo alle domande dei ragazzi che hanno letto il libro “La Cattura – i misteri di Matteo Messina Denaro e la mafia che cambia”, scritto dal procuratore de Lucia con l’inviato di Repubblica Salvo Palazzolo.

Arrestato in Repubblica Dominicana un ricercato calabrese per traffico di droga

Lo scorso 17 gennaio 2024, a Santiago de Los Caballeros (Repubblica Dominicana), è stato sottoposto ad arresto provvisorio, ai fini della estradizione, Leonardo Ferro, nei confronti del quale, a suo tempo, non si era concretizzata l’esecuzione della misura cautelare in carcere che era stata adottata, dal gip presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Dda, anche a suo carico.

La misura cautelare era stata emessa – ed eseguita nei confronti di numerosi altri soggetti, nell’ambito del p.p. n. 609/17 RGNR mod. 21-DDA, sulla base della ritenuta sussistenza nei confronti di Ferro di gravi indizi in ordine a reati di droga aggravato dalla natura transnazionale e dal quantitativo ingente di stupefacente.

In particolare, a Leonardo Ferro è stato contestato, l’acquisto (e l’importazione) di cocaina per un quantitativo complessivo pari a 454 kg, in concorso con altro soggetto, quest’ultimo condannato ad esito del giudizio abbreviato di primo grado in quanto ritenuto esponente dell’organizzazione dedita ad attività di narcotraffico internazionale, prevalentemente cocaina, nel contesto degli interessi della cosca di ‘ndrangheta operante a Guardavalle (Catanzaro).

Le ricerche di Leonardo Ferro sono state avviate dall’Unità Ican con il supporto degli esperti dei paesi interessati, in particolare con l’esperto per la Sicurezza nella Repubblica Domenicana, a conclusione delle riunioni operative tra la Direzione centrale Polizia criminale – Scip, il segretariato generale dell’Interpol di Lione-Progetto Ican, il Nucleo investigativo del Comando provinciale Carabinieri di Bologna ed Europol supportati da altre reti investigative.

L’individuazione e l’arresto sono intervenuti su attivazione del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Bologna che ha analizzato e veicolato le informazioni, fornite dall’Analysis Project Itoc di Europol, per la localizzazione di Leonardo Ferro, successivamente sviluppate dall’Unità Ican e, quindi, con l’intervento del personale della Polizia dominicana e dell’Ufficio centrale nazionale Interpol di Santo Domingo, in costante collaborazione con l’Esperto per la Sicurezza di stanza in quel Paese e le autorità investigative italiane.

Per Ferro Leonardo, nel procedimento penale, in ragione del suo stato di irreperibilità, è stata emessa, dal gup presso il tribunale di Catanzaro in data 24 ottobre 2023, la sentenza con la quale si dichiara non doversi procedere per mancata conoscenza del procedimento e si dispongono nuove ricerche nei suoi confronti.

Usa, svelati documenti top secret su Covid e vaccini: Fauci mentì al Congresso

Dopo 4 anni di indagini, con accesso agli atti e testimonianze al Congresso Usa, un altro importante tassello si aggiunge al percorso verso la verità sul Covid. L’ultima ondata di documenti interni ed email prova che il virus del Covid è nato in un laboratorio cinese finanziato dagli Usa, e con cui Anthony Fauci e i suoi “ragazzi” avevano un rapporto strettissismo.

Ed è proprio su questo rapporto che ora il mondo scientifico americano vuole chiarezze e chiede provvedimenti nei loro confronti. Al centro dei riflettori, come riporta Maddalena Loy su “La Verità”, c’è il progetto Defuse, i cui dettagli sono stati resi noti negli ultimi mesi grazie a una richiesta di accesso agli atti Foia dell’associazione U.S. Right to know. Il progetto “perseguiva in pratica la realizzazione di un modello di virus uguale al Sars-Cov-2 e, combinazione, è proprio dal laboratorio che faceva questi esperimenti che il virus sarebbe, nella migliore delle ipotesi, «fuggito»”.

Il progetto è stato finanziato dal Niaid di Anthony Fauci e dal Nih (National institute of health, l’Iss americano) di Francis Collins per 122,8 milioni di dollari. Spiega Loy che a seguire Defuse a livello operativo c’era lo zoologo Peter Daszak, presidente della Ong statunitense EcoHealth Alliance (finanziata dal Nih/Niaid per 23,4 milioni di dollari), attraverso un gruppo di ricercatori cinesi tra i quali la responsabile del progetto Shi ZengLi e la Virologa Lili Ren, la ricercatrice che ha registrato la sequenza del virus nel database americano GenBank già il 28 dicembre 2019. Ma allora perché si parlò di salto di specie dal pipistrello all’uomo? Perché a spingere questa teoria, si scopre ora, c’era un gruppo di scienziatia libro paga di Fauci e Collins: Kristian Andersen, Andrew Rambaut, Ian Lipkin, Edward Holmes e Robert Garry.

Il neurologo, docente e scrittore Jan Hommel ha sintetizzato la situazione così: “La scoperta del progetto Defuse equivale al ritrovamento di una pistola con le impronte digitali dell’autore in un omicidio”. Defuse sarebbe dunque il progetto istitutivo del Sars2, cioè del Covid.

Intanto i repubblicani hanno deferito Fauci al Dipartimento di Giustizia “per aver mentito di fronte al Congresso”. Di più: il 12 dicembre 2019, Ralph Baric ha ceduto al Nih di Fauci e Collins e a Moderna i suoi brevetti per “candidati vaccini contro il coronavirus, sviluppati e di proprietà congiunta di Niaid (Fauci) e di Moderna”. Ora si attendono sviluppi da parte della Giustizia Usa che non può ignorare questi nuovi documenti e queste nuove prove.

Ragazzo brutalmente aggredito e rapinato in treno, CC arrestano due persone

Hanno massacrato di botte un ragazzo mentre stava prendendo il treno allo scopo di rapinarlo. Non solo, hanno anche aggredito altri passeggeri. E’ successo lo scorso 31 dicembre presso la stazione ferroviaria di Castiglione Cosentino. Qualche giorno di indagini e i carabinieri della Compagnia di Rende hanno ricostruito tutta la dinamica dei fatti e hanno arrestato e posto ai domiciliari due persone ritenute gli aggressori. Si tratta di due soggetti originari di Rende e Cosenza, rispettivamente di 27 e 29 anni, che dovranno rispondere ora di rapina aggravata in concorso; lesioni personali aggravate; interruzione di pubblico servizio e porto illegale di oggetti atti ad offendere. Il provvedimento è stato emesso dal giudice su richiesta della Procura di Cosenza.

Nel pomeriggio della vigilia di Capodanno, una chiamata al 112 allerta i Carabinieri che presso la Stazione ferroviaria di Rende – Castiglione Cosentino, due soggetti avevano aggredito alcuni passeggeri a bordo di un treno regionale Cosenza – Reggio Calabria, in sosta nella stazione ferroviaria citata.

Giunti sul posto, i militari dell’Arma hanno appurato che in effetti, all’interno di un treno fermo sul binario si era consumata una brutale aggressione ai danni di un ragazzo di 25 anni che, in evidente stato di agitazione, presentava molteplici ferite sul volto e riferiva di essere stato malmenato da due soggetti a lui sconosciuti con lo scopo di estorcergli del denaro.

L’aggressione aveva inizio sulla banchina della stazione quando i due si avvicinavano improvvisamente e, con la scusa che lui li stesse guardando male, lo afferravano dal giubbino dapprima scaraventandolo a terra e colpendolo con calci e pugni e frantumandogli una bottiglia di birra in testa.

La vittima riusciva a rifugiarsi all’interno della carrozza, mentre dal vetro del finestrino poteva notare come i due soggetti prendessero a calci i bagagli di altri viaggiatori. Non contenti gli assalitori lo raggiungevano a bordo del treno per continuare l’aggressione nei suoi confronti minacciandolo di morte se non avesse consegnato loro il denaro, il bancomat e il relativo pin, ma, a seguito del rifiuto, veniva nuovamente colpito e a percosso con pugni.

A quel punto alcuni passeggeri, testimoni della brutale aggressione, si offrivano di consegnargli del denaro, complessivamente 65 euro cosicché andassero via. Il malcapitato veniva soccorso e trasportato presso l’Ospedale Annunziata di Cosenza dove gli venivano riscontrate lesioni con prognosi di 20 giorni.

Fondamentale per l’identificazione dei responsabili, avvenuta in pochissimo tempo, le immediate attività d’indagine poste in essere dai Carabinieri, che, attraverso una minuziosa raccolta di molteplici e convergenti emergenze fattuali a carico degli indagati, sono riusciti a ricostruire la dinamica dei fatti e a refertare all’autorità giudiziaria di Cosenza, una rapina posta in essere con modalità connotata da violenza inaudita che, per una serie di circostanze non ha causato danni fisici ben più gravi e anche irreparabili alla vittima che si è salvata, verosimilmente, solo per l’intervento dei passeggeri che hanno offerto agli indagati somme di denaro per evitare l’irreparabile,.
Gli indagati, su disposizione dell’autorità giudiziaria di Cosenza, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.

Gli agricoltori in trattore protestano anche nel Vibonese

E’ arrivata anche nel Vibonese la protesta degli agricoltori che contestano alcune scelte dell’Unione europea. Stamattina i trattori hanno formato un piccolo presidio all’imbocco dello svincolo di Pizzo Calabro dell’A2 autostrada del Mediterraneo.

Si allarga, dopo i blocchi sulla statale 106, la protesta alla Cittadella regionale e i presidi a Cosenza e Lamezia Terme, la protesta del mondo agricolo calabrese.

Da rilevare qualche disagio alla circolazione disciplinata dalla polizia municipale di Pizzo e dalla sezione vibonese della Polstrada.

Da oggi dunque anche provincia di Vibo gli agricoltori si sono ritrovati a bordo dei loro mezzi agricoli per rivendicare una serie di diritti che variano dal contrasto alle politiche europee sul settore fino alla denuncia di pratiche “sospette” nell’elargizione dei fondi.

Precipita un aereo russo che trasportava prigionieri ucraini. Mosca: “Attentato terroristico”

Stamane un aereo da trasporto militare russo, un Ilyushin-76, si è schiantato nella regione di Belgorod (città delle Federazione russa a pochi km dal confine ucraino). Lo ha riferito il ministero della Difesa russo citato dalla Tass. L’aereo secondo il dicastero trasportava 65 prigionieri di guerra ucraini, sei membri dell’equipaggio e tre della scorta.

“Il 24 gennaio di quest’anno un aereo da trasporto Ilyushin-76 si è schiantato nella regione di Belgorod durante un volo di linea intorno alle 11, ora di Mosca (8:00 GMT). C’erano 65 prigionieri di guerra ucraini che venivano trasferiti nella regione di Belgorod per un periodo di tempo limitato finalizzato ad uno scambio”, ha detto il Ministero della Difesa. La Forza Aerospaziale ha inviato una commissione d’inchiesta per indagare sull’incidente.

Il governatore della regione di Belgorod, ha detto sul suo canale Telegram che l’incidente è avvenuto nel distretto di Korocha. Sul luogo dell’incidente sono al lavoro una squadra di investigatori e personale del Ministero dell’Emergenza.

Secondo il ministero della Difesa russo l’aereo sarebbe stato abbattuto da Kiev. “Un attentato terroristico”, ha fatto sapere citato da RT. Secondo Kiev, che ha confermato l’attacco, “l’aereo non trasportava prigionieri ma missili”. Al momento la dinamica di quanto accaduto resta poco chiara.

Viaggiava con 8 kg di cocaina e oltre 265 mila euro in contanti, arrestato “corriere”

I Finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno sequestrato circa 8 kg di cocaina e 266 mila euro in contanti, nascosti in un’auto sottoposta a controllo nei pressi dello svincolo autostradale di Rosarno.

In particolare, nei giorni scorsi, nell’ambito dei servizi di controllo economico del territorio lungo le direttrici che conducono al capoluogo, una pattuglia del Gruppo di Gioia Tauro ha sottoposto a controllo un mezzo proveniente da nord e procedeva all’identificazione del conducente che, nel corso delle operazioni, si mostrava da subito particolarmente agitato e insofferente.

L’intervento del cane antidroga rafforzava i motivi di sospetto, allorquando, ha subito puntato la zona alla base dell’autovettura dalla parte del passeggero e poi dal lato guidatore, fiutando la cocaina all’interno.

Pertanto, i militari hanno effettuato una più approfondita attività di ispezione del mezzo, rinvenendo 7 involucri, cosiddetti “panetti”, avvolti da plastica trasparente, occultati all’interno di un doppio fondo ad apertura elettromeccanica, ricavato nel pianale, contenenti complessivamente circa 8 kg di cocaina. In un secondo doppio fondo sono stati invece rinvenuti blocchetti di denaro contante composti da banconote di vario taglio, soprattutto piccolo, per un totale di oltre 265 mila euro.

Lo stupefacente, che all’esito di una analisi speditiva ha esposto un principio attivo elevatissimo, qualora immesso sul mercato e tagliato sino a 4 volte, avrebbe fruttato al dettaglio ricavi per oltre due milioni e mezzo di euro.

Il corriere – di nazionalità italiana – è stato tratto in arresto in flagranza di reato per detenzione di sostanze stupefacenti e condotto presso la casa circondariale “Filippo Salsone” di Palmi, a disposizione della locale autorità giudiziaria. Il giudice ha convalidato l’arresto, disponendo l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere.

Gare truccate, corruzione e rivelazione di segreti: arrestato deputato siciliano PD

Turbativa d’asta, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Con queste accuse i carabinieri di Trapani hanno arrestato e posto ai domiciliari il deputato della Regione Sicilia Dario Safina (PD), già assessore ai lavori pubblici del Comune di Trapani, in esecuzione di un provvedimento del gip che coinvolge il politico e altre persone. Coinvolti anche il Direttore generale e quello amministrativo della società “Trapani Servizi” Spa (esercente l’attività di raccolta e trattamento dei rifiuti nel capoluogo), entrambi destinatari del divieto di dimora nei comuni di Trapani ed Erice. Inoltre l’Energy Manager per la Sicilia di una società operante nel settore dell’illuminazione pubblica, destinatario del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, per la durata di un anno; indagati, a vario titolo, per gli stessi reati.

Al centro dell’indagine – spiega una nota – condotta dai Carabinieri sotto la direzione della Procura di Trapani, figurerebbe l’attività di dirigenti e collaboratori della società “Trapani Servizi spa” che, accordatisi preventivamente fra loro, avrebbero turbato le due procedure concorsuali ad evidenza pubblica del 2020 e 2021 per la selezione e designazione del Direttore Generale della citata società (inserendovi requisiti strettamente correlati ai titoli e alle esperienze professionali dell’Amministratore Unico uscente, condizionandone l’esito in suo favore) e avrebbero adottato atti contrari ai doveri d’ufficio nelle nomine di collaboratore esterno e direttore tecnico della medesima società.

Secondo l’accusa, il deputato regionale Dario Safina che, nel precedente incarico di assessore ai lavori pubblici del comune di Trapani, si sarebbe accordato preventivamente con un imprenditore 45enne di Messina (manager ed energy manager per la Sicilia di una importante società operante nel settore della pubblica illuminazione), per turbare la procedura ad evidenza pubblica di “project financing” per la manutenzione dell’illuminazione pubblica, informandolo preventivamente sulle tempistiche di pubblicazione, sui contenuti e l’importo di base del bando, consentendo quindi alla citata società di ottenere l’aggiudicazione della procedura con la presentazione di una offerta congrua rispetto a quelle degli altri concorrenti.

L’onorevole avrebbe promesso l’affidamento alla citata società, al di fuori di ogni procedura concorsuale ad evidenza pubblica, dei lavori di rifacimento dell’illuminazione degli impianti sportivi denominati “Campo Aula” e “Campo CONI”.

Safina, che in base alla legge Severino dovrebbe essere sospeso, nel 2022 è stato eletto all’Assemblea siciliana nel collegio di Trapani con 5.412 voti di preferenza, con la lista del Partito democratico. E’ Componente della “Commissione parlamentare speciale Statuto e materia statutaria” e componente di quella alle Attività produttive.

Incendio distrugge un negozio nel Cosentino, indagini dei carabinieri

Un incendio sulla cui origine sono in corso indagini, ha distrutto la notte scorsa un negozio in corso Mediterraneo a Scalea, provocando il panico tra gli abitanti dello stabile di cinque piani interessato dal rogo.

Le fiamme si sono sviluppate in piena notte in corrispondenza dell’esercizio commerciale e hanno sprigionato una densa coltre di fumo nero, probabilmente dovuta alla grande quantità di oggetti in plastica e altri materiali presenti nel negozio.

Ben presto la nube è salita verso i piani superiori annerendo le pareti e danneggiando alcuni infissi degli appartamenti soprastanti, costringendo gli occupanti a uscire di casa per mettersi al sicuro. Le fiamme hanno divorato la copertura esterna dell’ingresso al locale e gli oggetti, destinati alla vendita, conservati al riparo di essa.

Sul posto sono giunti i carabinieri del nucleo radiomobile della Compagnia di Scalea e i vigili del fuoco del locale distaccamento. Questi ultimi hanno provveduto l’incendio e a mettere in sicurezza lo stabile, mentre gli investigatori hanno avviato le indagini per risalire all’origine del rogo per la quale, al momento, non si esclude il dolo. A indirizzare le indagini saranno gli accertamenti che stanno compiendo i vigili del fuoco per risalire al punto di innesco delle fiamme.

Qualora si trattasse di un gesto doloso, si tratterebbe dell’ennesimo episodio del genere avvenuto negli ultimi mesi a Scalea e più in generale nella Riviera dei Cedri, territorio interessato di recente da incendi ritenuti dolosi e che hanno riguardato veicoli di aziende e professionisti del posto.

Tentato omicidio di Davide Ferrerio, chiesta riapertura istruttoria per Passalacqua

Nicolò Passalacqua

È stato rinviato al 28 febbraio, dopo la richiesta della difesa di riaprire l’istruttoria dibattimentale, il processo d’appello a Nicolò Passalacqua, il 22enne di Colleferro (Roma) condannato in primo grado a 20 anni e 4 mesi per il tentato omicidio di Davide Ferrerio, il 22enne di Bologna aggredito l’11 agosto 2022 a Crotone e ora ricoverato in coma irreversibile nel capoluogo emiliano. Arrestato poche ore dopo il fatto, Passalacqua è stato condannato il 21 aprile 2023 dal gup di Crotone.

Al centro dell’aggressione uno scambio di persona: Passalacqua aveva colpito Ferrerio pensando fosse l’uomo che infastidiva sui social la ragazza per la quale aveva un debole.

Stamani, davanti alla Corte d’appello di Catanzaro, il difensore di Passalacqua, l’avvocato Salvatore Iannone, ha presentato due istanze. La prima, accolta, relativa all’esclusione dal processo delle parti civili di Comune e Provincia di Crotone e Comune di Bologna. La seconda, invece, riguarda l’acquisizione di una consulenza medica sullo stato di salute di Davide chiesta dal Tribunale di Crotone e redatta dal professore Francesco Introna, ordinario di medicina legale dell’università di Bari. Consulenza che non ha fatto parte del processo di primo grado ma è entrata nel processo parallelo che vede coinvolta la mamma della ragazza al centro della storia, imputata insieme al compagno di concorso anomalo in tentato omicidio.

Iannone ha riferito che la consulenza sostiene che Passalacqua non ha dato alcun pugno da dietro, come affermato in primo grado, ma un pugno che ha causato la caduta a terra di Ferrerio e gli ha fatto battere la testa sull’asfalto causando il trauma che ha portato al coma, anche in virtù del fatto che – sostiene la consulenza -, il giovane soffriva di una patologia ossea.

Gli avvocati della famiglia Ferrerio, Fabrizio Gallo e Gabriele Bordoni, hanno contestato la richiesta ritenendo errata la ricostruzione del medico legale sui filmati “in quanto non è un perito informatico” e hanno sostenuto che avendo Passalacqua scelto il rito abbreviato e non avendo chiesto una perizia informatica sulla ricostruzione video e dei fatti non può farla acquisire in appello. La corte renderà nota la decisione il 28 febbraio.

Naufragio Cutro, al processo testimonia il primo carabiniere sul posto

“Non appena siamo giunti sul posto, ci siamo resi subito conto della gravità di quanto era accaduto ed abbiamo iniziato a tirare fuori dal mare decine di corpi senza vita. Una situazione straziante”.

É la testimonianza del vicebrigadiere dei carabinieri Gianrocco Tievoli nel processo in corso a Crotone, in Tribunale (presidente Edoardo D’Ambrosio), ai tre scafisti dell’imbarcazione naufragata il 26 febbraio dello scorso anno a Cutro, con la morte di 94 persone, tra cui 35 minori.

Imputati sono il turco Sami Fuat, di 50 anni, ed i pakistani Khalid Arslan, di 25 anni, e Ishaq Hassnan, di 22. Sono accusati di naufragio colposo, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte in conseguenza di quest’ultimo reato. Un quarto imputato, il turco Gun Ufuk, di 38 anni. ha scelto il rito abbreviato e l’inizio del relativo processo davanti al Gup è fissato per il 7 febbraio.

“Quando siamo arrivati, dopo essere stati avvisati dalla centrale operativa – ha proseguito il vicebrigadiere Tievoli, che è stato il primo rappresentante delle forze dell’ordine a giungere sul posto – era ancora buio. Dopo aver tirato fuori i primi cadaveri dell’acqua, per evitare che venissero risucchiati in mare, abbiamo visto i resti della barca. Oltre a tanti morti c’erano anche alcune persone vive. Ci siamo tuffati in acqua insieme ad un collega ed abbiamo aiutato una ventina di persone a mettersi in salvo”.

Nel corso della sua deposizione il sottufficiale dell’Arma, rispondendo alle domande dell’avvocato di parte civile, Francesco Verri, ha fatto riferimento ai tempi con cui è stato attuato l’intervento di soccorso. Argomento sul quale la Procura della Repubblica di Crotone ha aperto un secondo fascicolo che dovrebbe essere definito entro il primo anniversario della strage.

“Quando siamo stati avvisati – ha detto il vicebrigadiere Tievoli – eravamo impegnati per un altro servizio a Rocca di Neto, un centro distante una cinquantina di chilometri, ed abbiamo impiegato circa tre quarti d’ora per giungere sul posto. Nessuno ci aveva preavvisato di un imminente sbarco di migranti. Appena ci siamo resi conto della gravità della situazione, abbiamo chiesto rinforzi, che sono arrivati circa 40 minuti dopo”.

Spaccio di droga nel Cosentino, quattro arresti

Guardia di finanza paola cosenza

I finanzieri dei Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli e Salerno hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare della custodia in carcere emessa dal gip di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di quattro persone gravemente indiziate, rispettivamente, dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di detenzione e spaccio di stupefacenti.

I destinatari dei provvedimenti sono ritenuti legati a un gruppo criminale che spaccia cocaina e hashish a Scalea (Cosenza).

Le indagini hanno consentito di fare luce sulle attività del gruppo criminale che è risultato attivo nelle province di Napoli e Salerno e che per comunicare utilizzava telefoni criptati.

La misura cautelare eseguita oggi fa seguito a un altro analogo provvedimento risalente allo scorso 7 luglio 2023, emesso dal gip di Catanzaro.

Scommesse e giochi abusivi, sequestri e 13 denunce tra Crotone e Catanzaro

finanza catanzaro

Funzionari dell’Ufficio dei Monopoli per la Calabria e dell’Ufficio Antifrode regionale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), in sinergica collaborazione con la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia Locale hanno effettuato una rilevante operazione di controllo nel settore dei giochi nelle province di Catanzaro e Crotone nell’ambito delle attività del Comitato per prevenzione e repressione del gioco illegale, la sicurezza del gioco e la tutela dei minori (Copregi).

I controlli, che hanno coinvolto 44 esercizi commerciali dislocati nelle due province, hanno portato al sequestro di 31 apparecchi di gioco e alla denuncia di 13 soggetti alle Procure della Repubblica di Catanzaro e Crotone per esercizio abusivo di attività di scommessa, nonché per frode informatica, avendo utilizzato apparecchi da intrattenimento non conformi alle prescrizioni normative al fine di evadere le imposte.

Nello specifico, gran parte delle apparecchiature risultate alterate presentavano una seconda scheda (detta “clone”) che, bypassando la scheda regolarmente autorizzata da ADM, permetteva di non inoltrare i dati al sistema telematico dell’Agenzia.

Gli Uffici in questione provvederanno al recupero dell’imposta evasa e all’elevazione delle sanzioni amministrative previste, stabilite in euro da 5.000 a 50.000 per ciascun apparecchio
manomesso, oltre alla chiusura da trenta a sessanta giorni degli esercizi coinvolti.

Usura, sequestrati beni a un imprenditore legato a clan del Reggino

finanza reggio calabria

Beni mobili e immobili per circa 500 mila euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta da Giovanni Bombardieri, a una persona di Taurianova, il cui spessore criminale era emerso nell’operazione “Libera Fortezza”. Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria.

In particolare, le indagini avrebbero permesso di portare alla luce l’esistenza di un’organizzazione criminale operante a Polistena che, nell’orbita della cosca Longo-Versace, aveva lo scopo di ottenere vantaggi patrimoniali dall’erogazione di prestiti usurari a imprenditori e commercianti; creare un sistema abusivo di reperibilità del credito; mantenere il controllo del territorio sottoponendo le vittime a una condizione di dipendenza economica e commettere reati contro il patrimonio e l’incolumità individuale al fine di procurarsi ingiusti vantaggi economici.

In tale contesto il destinatario del provvedimento è stato rinviato a giudizio, tra gli altri, per il reato di associazione di stampo mafioso.

In relazione alle risultanze delle attività svolte la Dda ha delegato il Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria a svolgere un’indagine a carattere economico patrimoniale. I finanzieri hanno così ricostruito il patrimonio direttamente ed indirettamente nella disponibilità del soggetto il cui valore sarebbe risultato decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Il sequestro ha riguardato 9 immobili, denaro contante e tutti i rapporti bancari, finanziari e relative disponibilità.

E’ morto Gigi Riva, uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi

E’ morto Gigi Riva, leggenda del calcio italiano degli anni ’60/’70. Era ricoverato nel reparto di Cardiologia del Brotzu di Cagliari dopo un infarto accusato ieri.

Riva resta il capocannoniere della Nazionale con 35 reti (in 42 presenze totali) e numero 11 dello scudetto del Cagliari del 1970. Attualmente era presidente onorario della squadra sarda e aveva 79 anni compiuti lo scorso novembre.

Con Riva scompare uno dei più grandi attaccanti della storia calcistica italiana e mondiale. Con la nazionale italiana, si era laureato campione d’Europa nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970. Dal 1990 al 2013 è stato inoltre team manager degli azzurri.

Tra ruoli di calciatore e accompagnatore dell’Italia ha partecipato a sei mondiali, tra cui quello vittorioso di Germania nel 2006 (targato Lippi), quello di Stati Uniti 1994, perso in finale, e a cinque europei, tra cui i due di Belgio-Paesi Bassi del 2000 e Polonia-Ucraina nel 2012, persi in finale. Con la nazionale ha più volte incontrato un’altra leggenda come Pelè, re del Brasile calcistico, scomparso nel dicembre del 2022.

Forte terremoto di magnitudo 7.0 tra Cina e Kirghizistan, si temono danni

Un fortissimo terremoto di magnitudo 7.0 si è verificato in Cina, lungo la catena montuosa al confine con il Kirghizistan, poco dopo la mezzanotte locale (le 19:09 in Italia).

Secondo l’istituto di geofisica statunitense (Usgs) il sisma è stato localizzato a circa 27 km di profondità. Non sono al momento disponibili notizie su eventuali danni a cose o persone, ma si temono effetti.

Biden: “Soluzione a due Stati non impossibile con Netanyahu”. Ma Bibi resta contrario

Colloquio a distanza tra il presidente israeliano Benyamin Netanyahu e il presidente americano Joe Biden sul conflitto in Medio Oriente e sulla creazione di due stati nella terra tra Palestina e i territori occupati da Israele. Bibi, che ha sempre ostacolato la creazione di due stati, non cede sul punto e fa sapere che le truppe israeliane resteranno nella Striscia di Gaza.

Tuttavia, per il presidente Biden la creazione di uno Stato per i palestinesi non è impossibile sotto il premier israeliano Benyamin Netanyahu. “No, non lo è”, ha risposto Biden a chi gli chiedeva se fosse impossibile una soluzione a due Stati con Netanyahu. Il presidente ha quindi spiegato che il primo ministro di Israele non è contrario a tutte le soluzioni a due Stati e ce ne sono diversi tipi: “Ci sono numerosi tipi di soluzioni a due Stati. Ci sono Paesi che sono membri dell’Onu e non hanno le loro forze armate. Penso che ci sono modalità in cui potrebbe funzionare”, ha messo in evidenza Biden.

“Vendere l’illusione che Biden stia cercando di parlare dello Stato palestinese non inganna il nostro popolo”. Lo ha detto il rappresentante di Hamas Izzat al-Richiq su Telegram respingendo così le affermazioni del presidente Usa su uno Stato palestinese. “Biden – ha aggiunto – è un partner a pieno titolo nella guerra del genocidio e il nostro popolo non si aspetta nulla di buono da lui”.

“Israele deve mantenere il pieno controllo della sicurezza della Striscia per garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele, e questo è in conflitto con la richiesta di sovranità palestinese”. Questa – secondo l’ufficio di Netanyahu – la posizione ribadita da Benyamin Netanyahu nella conversazione di ieri con Joe Biden. Netanyahu – ha aggiunto l’ufficio riferendosi ai resoconti sul fatto che Netanyahu non si sia opposto alla soluzione dei 2 Stati – “ha ripetuto la sua posizione coerente da anni” annunciata anche in conferenza stampa il giorno prima del colloquio con Biden.

Dopo 27 giorni di silenzio e gelo il presidente Usa Joe Biden è tornato a parlare con Benyamin Netanyahu, per ribadirgli che gli Stati Uniti continuano a puntare sulla creazione di uno Stato palestinese. E che Israele – ha fatto sapere la Casa Bianca dopo il colloquio di 40 minuti tra i due – deve ridurre i danni subiti dai civili a Gaza.

Ma le difficoltà di Bibi non si registrano solo con Washington: anche in Europa l’Alto rappresentante Josep Borrell ha detto senza giri di parole che “il governo di Israele” guidato da Netanyahu rappresenta “un impedimento” ad una qualsiasi soluzione del conflitto, e che la comunità internazionale dovrebbe “imporre dall’esterno” la soluzione a 2 Stati.

Intanto Bibi crolla nei sondaggi. A certificare la caduta libera nel gradimento popolare, lo stesso sondaggio del Maariv rivela che Netanyahu si ferma al 31% di consensi, rispetto al 50% di Gantz. Se è vero che i sondaggi possono sbagliare, è tuttavia innegabile che il premier più longevo della storia di Israele non sia mai stato tanto in difficoltà, senza contare i guai giudiziari che lo vedono sotto processo a Gerusalemme per corruzione, frode e abuso di potere. Nel Likud insomma c’è già chi si prepara alla successione. Fonti anonime del partito hanno riferito al Jerusalem Post di considerare finita la sua epoca e contati i suoi giorni al potere.

La sensazione prevalente tra la base del partito, secondo le stesse fonti, è che oltre a non aver saputo prevenire l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso Netanyahu ora non sia in grado di mantenere la promessa di distruggere la fazione islamica e far tornare tutti gli ostaggi a casa. Ad alimentare la congiura pesa anche il fatto che se il Likud scendesse davvero a 16 seggi come prevedono i sondaggi, molti dei pesi massimo del partito sarebbero a rischio rielezione. Per questo sarebbero già cominciate le grandi manovre per la successione: in pole position si parla dell’attuale ministro della Difesa Yoav Gallant, non a caso molto più allineato alle posizioni americane nelle ultime dichiarazioni; ma in lizza ci sarebbero anche il responsabile degli Esteri Israel Katz, quello dell’Economia Nir Barkat e l’attuale presidente della Commissione Affari costituzionali Yuli Edelstein. L’ex premier Ehud Barak ha chiesto elezioni al massimo entro giugno “prima che sia troppo tardi”, ovvero prima che le liti tra Netanyahu e gli Usa portino la sicurezza di Israele “nell’abisso”.

Non da meno è stato il vice di Benny Gantz, l’ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot che pure è ministro del Gabinetto di guerra: “È necessario entro qualche mese riportare l’elettore israeliano alle urne per rinnovare la fiducia, perché in questo momento non c’è fiducia. Come possiamo continuare così con una leadership che ci ha miseramente deluso?”, è sbottato. Al 105esimo giorno di guerra – mentre lunedì prossimo i ministri degli Esteri di Israele e Palestina saranno separatamente a Bruxelles al Consiglio Esteri della Ue e una delegazione di Hamas è volata a Mosca – l’Idf continua a martellare la Striscia dove è stato eliminato in un attacco mirato Wael Abu-Fanounah, membro anziano della Jihad islamica e vice capo delle operazioni psicologiche di guerra dell’organizzazione.

Il portavoce militare ha spiegato che era l’uomo che creava e distribuiva i video shock degli ostaggi israeliani. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, altre 12 persone sono state uccise in un attacco vicino all’ospedale Shifa di Gaza City. Mentre in Cisgiordania un 17enne palestinese è morto in scontri con l’esercito: aveva anche la cittadinanza americana, un altro motivo di attrito tra Washington e lo Stato ebraico.

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