8 Ottobre 2024

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Furti in attività commerciali per mezzo milione, arrestate due persone

A seguito delle indagini condotte dai poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Lamezia Terme, coordinate dallaProcura della Repubblica, sono stati tratti in arresto, in esecuzione di misura cautelare personale, due fratelli Lametini, B.F. 38enne e B.A. 48enne, entrambi pluripregiudicati, siccome gravemente indiziati di reità in relazionead alcuni furti aggravati in concorso commessi ai danni di due esercizi commerciali ubicati in via del Progresso.

L’attività di indagine ha avuto inizio in occasione del primo furto, avvenuto nel giugno scorso, quando uno dei due odierni indagati, approfittando della momentanea assenza del gestore di un distributore di carburanti a stazione di servizio, dovuta alla pausa pranzo, si era introdotto all’interno del locale di gestione della stazione di servizio e si era impossessato dell’incasso di oltre 8.000 euro.

La visione delle immagini relative ai sistemi di video sorveglianza ubicati nella zona del furto, integrata dalle risultanze degli accurati rilievi tecnici eseguiti dalla polizia scientifica, hanno consentito di acquisire indizi di colpevolezza nei confronti dell’attuale indagato B.F., ripreso dalle immagini mentre si introduceva all’interno del locale.

Il medesimo modus operandi veniva riscontrato anche in occasione di un successivo furto, avvenuto nell’ottobre scorso, ai danni di una attività commerciale di vendita di bibite, sempre in via del Progresso.

Anche in tale occasione, l’analisi dei fotogrammi delle telecamere dell’esercizio commerciale e della conseguente complessa ed articolata attività di indagine tradizionale, condotta per la ricerca dei necessari riscontri investigativi, ha consentito agli uomini della Polizia di Stato di acquisire indizi, da cui si desume che B.F., appprofittando dell’assenza dei titolari durante la pausa pranzo, si introduceva nei locali dell’esercizio commerciale, riuscendo a trafugare la somma di circa 33.500 euro in contanti, ed una cassaforte, all’interno della quale erano custoditi titoli bancari per un valore di circa 460.000 euro.

In questa occasione B.F. risultava coadiuvato dalla condotta del fratello B.A., che dopo aver svolto il ruolo di “palo” all’esterno del negozio, forniva allo stesso aiuto per caricare la refurtiva a bordo dell’autovettura utilizzata per la fuga.

Il commissariato di P.S. di Lamezia Terme, pertanto, a coclusione delle rispettive investigazioni, predisponeva due dettagliate informative di reato per l’autorità giudiziaria che, condividendo gli esiti investigativi, ha emesso il provvedimento cautelare eseguito in data odierna.

Agricoltori assediano l’Europa, i trattori bloccano varchi al confine tra Belgio e Olanda

Non si ferma l’ondata di proteste degli agricoltori in Europa. Le autorità locali hanno riferito questa mattina al Guardian che diversi valichi di frontiera tra Belgio e Olanda sono stati bloccati, dopo il giovedì nero con l’assedio a Bruxelles. Anche se nella capitale belga il traffico è tornato relativamente fluido, le province di Brabant, di Lussemburgo e Hainaut, così come parte delle Fiandre, sono ancora interessate dalla protesta. Marc Fesneau, ministro francese dell’Agricoltura, ha detto che gran parte della crisi è alle nostre spalle, ma che restano ancora da risolvere i nodi che hanno fatto scattare la protesta.

“E’ arrivato il momento di togliere i blocchi. Il segnale è stato dato”, ha chiesto il premier belga, Alexander De Croo dopo la riunione di ieri con i rappresentanti di categoria. “Li abbiamo ricevuti a livello federale e anche a livello europeo. Oggi sarà il turno del governo fiammingo. C’è l’impegno a continuare a lavorare insieme nelle prossime settimane”, ha affermato. “In queste ultime ore molti centri di distribuzione sono stati liberati, in seguito alla prima concertazione”. Ma i centri di distribuzione delle catene Colruyt, Delhaize e Lidl continuano a essere bloccate. “E’ inevitabile che mancheranno prodotti sugli scaffali, quelli provenienti dai centri di distribuzione di Ollignies e Gjislenghien”, ha comunicato la catena di supermercati Colruyt.

Von der Leyen: “Potete contare sul sostegno dell’Europa”
“Gli agricoltori svolgono un ruolo essenziale nella società europea” ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ieri a Bruxelles, incontrando i rappresentanti delle organizzazioni degli agricoltori, insieme ai primi ministri dei Paesi Bassi e del Belgio. “Sono attori chiave nell’assicurare l’uso sostenibile delle risorse naturali e contribuiscono positivamente al nostro commercio estero. Hanno dimostrato una notevole resilienza, ma restano delle sfide. Possono contare sul sostegno dell’Europa”. La categoria può contare su “390 miliardi di euro dalla Politica agricola comune – continua -, nel 2023 l’Ue ha dato assistenza straordinaria per oltre 500 milioni di euro agli agricoltori più colpiti dalla crisi. Naturalmente, dobbiamo difendere gli interessi legittimi dei nostri agricoltori negli accordi commerciali. Lavoreremo con la presidenza belga su una proposta per ridurre gli oneri amministrativi” che pesano sulle imprese del settore primario.

L’intervento di Macron: “Serve un’Europa più forte”
Per “proteggere i ricavi” degli agricoltori europei “serve un’Europa più forte”, specie nei confronti della grande distribuzione, che ha un potere molto forte sul mercato. Lo sottolinea il presidente francese Emmanuel Macron, che ha dedicato buona parte della conferenza stampa finale del Consiglio Europeo ai temi dell’agricoltura, alla luce delle proteste degli agricoltori, particolarmente forti in Francia, dove il settore primario ha un peso importante. “Ho chiesto alla presidente della Commissione Europea – afferma – di lavorare alla revisione strategica, per assicurare a livello europeo che non ci sia un aggiramento” delle norme francesi da parte di “centrali d’acquisto” poste fuori dai confini nazionali. “Abbiamo visto in questi ultimi anni che determinati distributori si sono organizzati a livello europeo con centrali d’acquisto e che, mediante queste ultime, cercano di aggirare la legge francese”. In fondo, “occorre un’Europa più forte e più concreta, per tutelare i redditi dei nostri agricoltori”, che vogliono “poter vivere del loro lavoro”, producendo “alimenti di qualità”.

Il governo francese vuole inserire in una legge l’obiettivo della sovranità alimentare come ha annunciato il primo ministro Gabriel Attal. “Vogliamo essere sovrani, sovrani per coltivare, sovrani per raccogliere”, ha detto Attal, spiegando che l’obiettivo è mantenere l’autonomia” dell’agricoltura francese, pur mantenendo il legame con l’estero. La parola d’ordine, ha dichiarato, è “produrre e proteggere”.

Attal ha anche promesso uno stanziamento di due miliardi di euro per prestiti agli agricoltori e un impegno di 150 milioni di euro per ridurre il carico fiscale degli agricoltori. Dal ministro dell’economia Bruno le Maire arriva la promessa di controlli a tappeto sulle catene di supermercati per reprimere eventuali frodi sulla legge Egalim per la protezione dei redditi degli agricoltori, ma anche per verificare che i prodotti venduti come d’origine francese lo siano veramente. Parigi si oppone, inoltre, al trattato commerciale fra l’Ue e i paesi latino americani del Mercosur. “La Francia non intende accettare questo trattato” ha dichiarato il primo ministro.

“Porteremo la protesta a Roma – ha detto all’Ansa il leader della rivolta degli agricoltori Danilo Calvani -. Nei prossimi giorni ammasseremo i trattori fuori dalla città. Non ci saranno blocchi, ma sicuramente disagi: ci aspettiamo migliaia di adesioni da tutta Italia”. “Tra domani e dopodomani comunicheremo le date e i luoghi. Nei giorni successivi cominceremo a spostare i mezzi. Poi, abbiamo la volontà di fare una manifestazione – senza mezzi – a Roma nei giorni successivi. Il Governo non ci ascolta e le sigle non ci rappresentano più”, ha aggiunto.

Intimidazioni per scopi estorsivi, la Dda fa arrestare due persone

I Carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano Rossano hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nei confronti di due persone gravemente indiziate, in concorso tra loro, di estorsione aggravata dal mafioso.

L’attività di indagine, ha consentito di delineare una sequenza di atti intimidatori, posti in essere nei mesi di aprile, ottobre e dicembre del 2023, con il danneggiamento, anche mediante incendio, di autovetture nella disponibilità delle persone offese, al fine di costringerle al pagamento di una cospicua somma di denaro, connessa alla realizzazione di un impianto fotovoltaico; la somma di danaro pretesa veniva riscossa solo in parte, prima che l’attività criminale venisse interrotta.

Gli elementi acquisti hanno consentito di ricostruire la vicenda nel senso che la condizione di esposizione e di rischio, determinata dalle condotte intimidatorie, induceva le persone offese a corrispondere le somme pretese, mediante un emissario, e il monitoraggio dei militari, agli inizi del 2024, portava al sequestro di una parte della somma corrisposta.

Continuano i massacri israeliani a Gaza, in 24ore uccisi 118 civili palestinesi

Fonti mediche citate dall’agenzia Wafa hanno affermato giovedì che “le forze di occupazione israeliane hanno commesso 15 massacri contro famiglie palestinesi nella Striscia di Gaza, uccidendo 118 civili e 190 feriti, nelle ultime 24 ore”.

Le stesse fonti indicano che “il numero dei palestinesi uccisi è salito a 27.019, mentre 66.139 sono rimasti feriti dall’inizio dell’aggressione israeliana alla Striscia di Gaza, il 7 ottobre”.

“Migliaia di civili rimangono sotto le macerie e sulle strade, poiché le forze di occupazione impediscono alle ambulanze e agli equipaggi della protezione civile di raggiungerli”.

Intanto, Mercoledì – riporta l’agenzia -, le forze israeliane hanno arrestato almeno 41 palestinesi, tra cui una donna, durante raid e perquisizioni militari in vari distretti della Cisgiordania, secondo fonti di sicurezza e la Società dei Prigionieri Palestinesi (PPS).

Si dice che le forze israeliane abbiano arrestato un palestinese della città di Tubas, nel nord della Cisgiordania .

Il PPS ha aggiunto che nella città di Arraba, a sud di Jenin, è stato effettuato un raid militare, che ha provocato l’arresto di quattro persone. Un ragazzo di 17 anni insieme a due giovani sono stati arrestati nel campo di Ain Al-Sultan, a nord-ovest della città di Gerico.

Le forze militari israeliane hanno arrestato almeno 28 palestinesi provenienti da diverse aree della città di Betlemme. Nel frattempo, le forze israeliane hanno arrestato ulteriormente due persone mentre stavano attraversando un posto di blocco militare vicino al villaggio di Salem, a est della città di Nablus. Un altro palestinese è stato arrestato dal villaggio di Beit Iba, a ovest della città.

“Due palestinesi sono stati arrestati quando le forze di occupazione israeliane hanno fatto irruzione nella città di Yatta, a sud di Hebron”.

“Il numero totale dei palestinesi detenuti dall’inizio dell’aggressione israeliana nella Striscia di Gaza il 7 ottobre è salito a quasi 6.460”.

Lamezia, auto contro spartitraffico allo svincolo A2: un morto e 3 feriti gravi

E’ di un morto e tre feriti gravi il bilancio di un incidente stradale autonomo avvenuto intorno alle 13 di oggi allo svincolo autostradale in direzione Salerno.

Per cause in corso di accertamento, una Citroen Pallas è sbandata andando ad impattare violentemente contro lo spartitraffico. A bordo quattro persone appartenenti allo stesso nucleo familiare. Il conducente è deceduto all’istante, mentre gli altri tre componenti della famiglia sono rimasti feriti in modo grave. Estratti dalle lamiere sono stati affidati al personale sanitario del 118 che li ha trasportati in ospedale con l’elisoccorso ed altre ambulanze.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco di Lamezia, la Polizia stradale per gli adempimenti di competenza e personale Anas per il ripristino delle normali condizioni di sicurezza della sede stradale.

Lo svincolo dell’A2 direzione Nord è rimasto chiuso al transito sino al termine delle operazioni di soccorso.

L’Ue approva 50 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina

I leader degli stati membri dell’Unione Europea hanno approvato lo stanziamento di aiuti di bilancio a lungo termine per l’Ucraina per un importo di 50 miliardi di euro per i prossimi quattro anni. Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha annunciato sul social network X l’approvazione del pacchetto pochi minuti dopo l’inizio del vertice di emergenza dell’Ue a Bruxelles.

L’UE approverà ogni anno i pagamenti di bilancio all’Ucraina come parte di un programma di sostegno del valore di 50 miliardi di euro, chiarisce Reuters. Questa condizione è stata richiesta dall’Ungheria, che nel precedente vertice UE ha bloccato lo stanziamento di aiuti all’Ucraina. Budapest ha chiesto all’UE di spendere questi fondi per aiutare i cittadini europei.

Decisione unanime
Nel secondo tentativo i leader degli Stati membri dell’Unione europea hanno approvato lo stanziamento di aiuti di bilancio a lungo termine per l’Ucraina per un importo di 50 miliardi di euro da ripartire nei prossimi quattro anni. Ora i finanziamenti di bilancio per l’Ucraina saranno ridotti di 1,5 volte rispetto a quelli del 2023. L’anno scorso, l’Unione Europea ha stanziato 18 miliardi di euro a Kiev, pagando 1,5 miliardi di euro al mese, mentre lo stanziamento di 50 miliardi di euro in 4 anni significa pagamenti di 1,02 miliardi di euro al mese.

Il primo tentativo di approvare gli aiuti all’Ucraina è stato fatto al vertice UE del 14-15 dicembre 2023. Tuttavia, l’Ungheria ha bloccato l’accordo. Budapest ha proposto di fornire assistenza finanziaria a Kiev su base annuale con uno stretto controllo sulla spesa dei fondi. L’Unione Europea ha voluto raggiungere una decisione unanime con la partecipazione di tutti i 27 paesi membri.

Come richiesto dall’Ungheria, l’UE approverà ogni anno i pagamenti di bilancio all’Ucraina come parte di un programma di sostegno del valore di 50 miliardi di euro, riferisce Reuters citando fonti diplomatiche.

L’aiuto di 50 miliardi di euro, che durerà fino alla fine del 2027, prevede che la Commissione europea conceda a Kiev un prestito di 33 miliardi di euro, di cui 17 miliardi di euro “sotto forma di sovvenzioni”, il che significa che non devono essere ripagato.

Il bilancio dell’UE è adottato per un periodo di sette anni. Tutti i fondi disponibili nell’attuale piano di bilancio dell’UE per il 2021-2027, che potrebbero essere ridistribuiti per sostenere Kiev, sono già stati interamente spesi nel 2022-2023. Per finanziare i nuovi 50 miliardi di euro per il resto del periodo di sette anni, la Commissione europea ha invitato i paesi dell’Unione a fornire nuovi contributi al bilancio dell’UE.

Posizione ungherese
L’Ungheria è fermamente convinta che è impossibile risolvere il conflitto in Ucraina con mezzi militari. Ha sostenuto i negoziati di pace e si è opposto all’invio di armi nel paese. Come sottolineato a Budapest, lo stanziamento di 50 miliardi di euro da parte dell’UE all’Ucraina “si inserisce nel quadro di una soluzione militare”. Come ha affermato il primo ministro ungherese Viktor Orban, gli stessi cittadini europei hanno bisogno di questi fondi, poiché si trovano ad affrontare una situazione economica sempre più difficile.

Orban ha indicato che l’Unione europea dovrebbe fornire assistenza finanziaria all’Ucraina, ma in modo tale da non intaccare il bilancio dell’organizzazione. Secondo lui, l’Ungheria si è opposta al prestito comune da parte dei paesi dell’Unione europea per fornire assistenza finanziaria all’Ucraina. Credeva che a questo scopo dovesse essere creato un fondo speciale, che potesse ricevere fondi sia da fonti pubbliche che private.

Alla fine di gennaio, il ministro degli Affari esteri e delle relazioni economiche esterne dell’Ungheria, Peter Szijjarto, ha dichiarato che Budapest è pronta per un compromesso: approvare ogni anno, nel rispetto del principio dell’unanimità, l’erogazione di fondi dal bilancio dell’Unione europea all’Ucraina.

Orban ha anche affermato che, nonostante il compromesso proposto da Budapest, non è favorevole all’utilizzo del bilancio dell’UE per questo scopo “e questo non piace neanche al popolo ungherese”, ma “l’unità europea è un valore” che dovrebbe essere custodito.

Piano di riserva
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato all’inizio di gennaio che la Commissione europea stava preparando un piano di aiuti di riserva per l’Ucraina se non fosse stato raggiunto un accordo al vertice. Lei però non ha fornito dettagli.

Come ha scritto il Financial Times, l’UE stava tramando per indebolire l’economia ungherese, se Budapest non avesse accettato di finanziare Kiev. Secondo la pubblicazione, Bruxelles ha minacciato Budapest di congelare completamente i debiti verso l’Ungheria e di far crollare il tasso di cambio della moneta nazionale, il fiorino, per danneggiare l’economia del paese e ridurne l’attrattiva per gli investitori.

Il Financial Times ha riferito che l’Unione europea potrebbe anche avvalersi dell’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea del 2007 e privare l’Ungheria del diritto di voto se rifiuta di stanziare fondi all’Ucraina. Tuttavia, la Commissione europea ha dichiarato che non intende e non ha l’autorità per avviare autonomamente una procedura per privare l’Ungheria del diritto di voto. Solo i paesi membri dell’Unione Europea hanno il diritto di farlo.

Prestavano denaro a strozzo e intimidivano con metodi mafiosi, arrestati

Avrebbero concesso crediti di denaro a tassi usurari, anche ad imprenditori in difficoltà economica, e in un caso avrebbero posto in essere una intimidazione per la riscossione del credito usurario.

Con questa accusa due soggetti di Isola Capo Rizzuto (Crotone) sono stati arrestati dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Crotone in esecuzione di un’ordinanza del gip su richiesta della Dda di Catanzaro.

I due sono accusati di usura e tentata estorsione aggravati dal metodo e dalla finalità mafiose. Il giudice, sempre sui richiesta della Procura catanzarese, ha anche disposto il sequestro preventivo del profitto derivante dai presunti reati, per gli importi, rispettivamente, di oltre 150.000 e di 27.000 euro per ciascuno degli indagati.

Investe e uccide un uomo nel Cosentino, 37 enne denunciato per omicidio stradale

I Carabinieri della Stazione di Fiumefreddo Bruzio hanno denunciato in stato di libertà un 37 enne per omicidio stradale aggravato dalla fuga del conducente.

Nella serata del 30 gennaio scorso a Longobardi (centro della Tirreno cosentino) un 66 enne di origine rumena è stato investito da un veicolo che, dopo l’impatto, non si è fermato per prestare soccorso allontanandosi dal luogo dell’investimento. La vittima, che ha riportato fratture multiple la più grave al capo, è stata trasportata all’ospedale di Paola ma è deceduto.

Gli accertamenti svolti dai militari hanno condotto ad un uomo della zona, risultato positivo alle sostanze stupefacenti. Il veicolo è stato sottoposto a sequestro per le analisi tecniche.

Le attività di indagine volte alla verifica della dinamica dell’incidente sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Paola retta dal procuratore facente funzione Ernesto Sassano.

Droga, arrestato a Villa un ‘corriere’ diretto in Sicilia con 125 kg di hashish

I finanzieri del Comando Provinciale Reggio Calabria, hanno arrestato in flagranza, a Villa San Giovanni, un quarantaseienne della provincia di Roma accusato di traffico di sostanze stupefacenti.

L’uomo, che era diretto in Sicilia a bordo di un’autovettura utilitaria, è stato sottoposto, nell’area degli imbarcaderi, ad un controllo dai finanzieri della Compagnia di Villa S. G., nel corso del quale ha dimostrato segni di nervosismo.

Pertanto, con l’ausilio di cani antidroga l’autovettura è stata perquisita. Grazie al fiuto dei cani, altamente specializzati in queste operazioni, i militari hanno scoperto 6 borsoni contenenti panetti di hashish, dal peso complessivo di oltre 125 chilogrammi.

All’esito delle operazioni, sono stati sequestrati la droga e due telefoni cellulari. L’uomo, indagato allo stato per la violazione della normativa in materia di sostanze stupefacenti è stato arrestato e condotto nella casa circondariale “Arghillà” di Reggio Calabria, a disposizione della locale Procura della Repubblica, diretta da Giovanni Bombardieri.

Lo stupefacente, qualora venduto al dettaglio, avrebbe potuto fruttare a trafficanti e spacciatori circa un milione di euro.

Gli agricoltori coi trattori arrivano a Bruxelles, la Polizia attacca con gli idranti

Dilaga la protesta degli agricoltori in Europa contro l’Ue, che vuole imporre il Pac (Politica agricola comune) e contro le politiche sul Green Deal (transizione verde), a scapito del mondo agricolo. Dopo le numerose proteste in Italia e in altri paesi europei i trattori sono arrivati fino a Bruxelles, sotto il palazzo della Commissione e gli uffici del parlamento Ue, facendo scattare un imponente dispositivo di sicurezza con la Polizia in assetto antisommossa. La tensione è alle stelle, con le forze dell’ordine che attaccano i manifestanti con gli idranti.

Centinaia di agricoltori hanno lanciato bottiglie e uova contro la sede del Parlamento europeo all’ingresso principale situato a Place de Luxembourg. La polizia, schierata in tenuta anti-sommossa dietro alle transenne posizionate lungo tutto il perimetro, ha appunto azionato gli idranti. I manifestanti, presenti nelle vie adiacenti all’Eurocamera con centinaia di trattori, hanno fatto esplodere anche numerosi petardi al grido di “Senza agricoltori non c’è agricoltura”.

Gli agricoltori, arrivati da tutta Europa per protestare contro il Pac e il Green Deal, hanno bloccato Place de Luxembourg, e hanno appiccato alcuni roghi con legna e pneumatici. Molte le esplosioni di petardi.

Gli agricoltori hanno abbattuto una delle sculture storiche presenti a Place du Luxembourg, risalente al 1872, davanti alla sede del Parlamento europeo. La statua fa parte del complesso monumentale John Cockerill, in memoria del pioniere dell’industria siderurgica e della ferrovia in Belgio. La statua giace ora a terra sul prato al centro della piazza, circondata da nuovi roghi appiccati in mattinata dagli agricoltori e alimentanti con legna e pneumatici. Su un’altra statua del monumento è stato affisso il cartello: “People of Europe, say no to despotism” (“Popoli d’Europa, dite no al dispotismo”).

Oggi al Consiglio europeo “si discuterà anche di bilancio” e “il primo obiettivo è fare in modo che non vengano tolte altre risorse all’agricoltura come è successo nei decenni passati. Questo potrebbe già essere un ulteriore segnale ai nostri imprenditori”, ha detto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, parlando a Place Luxembourg davanti al Parlamento europeo. “Al primo punto c’è togliere tutti quelli che sono i vincoli che da Timmermans in poi hanno cercato di inserire con regole che penalizzano la capacità produttiva Ue”, ha sottolineato.

Ucraina, Zelensky tenta di far fuori il generale Zalunsky, possibile rivale a elezioni

Volodymyr Zelensky ha chiesto al suo comandante militare Valery Zaluzhny, di dimettersi lunedì, ma il popolare generale ha rifiutato, innescando la speculazione che sarebbe stato invece licenziato.

Le tensioni tra i due sono rimaste latenti per settimane a causa del fallimento della controffensiva estiva dell’Ucraina, ma l’idea che Zaluzhnyi potesse essere costretto a lasciare il paese è stata comunque uno shock per molti.

Oleksii Goncharenko, deputato ucraino dell’opposizione e alleato del generale, ha detto al Guardian di aver capito che “ieri il presidente ha chiesto a Zaluzhny di dimettersi ma lui ha rifiutato”.

Ha incolpato gli scontri di personalità per il conflitto. “Personalmente penso che questa sia una cattiva idea. Non ci sono questioni fondamentali tra loro, ma l’ufficio di Zelensky teme che Zaluzhnyi abbia fatto dichiarazioni politiche e non militari”, ha detto Goncharenko.

Le aspettative che Zaluzhnyi potesse essere costretto a lasciare sono emerse sui social media lunedì pomeriggio. Un paio d’ore dopo, il Ministero della Difesa ha risposto seccamente: “Cari giornalisti, rispondiamo subito a tutti: no, questo non è vero”, ha detto partendo dal presupposto che tutti quelli che leggono hanno capito di cosa si trattava.

Non è chiaro se la questione finirà lì. Goncharenko ha detto che Zelensky potrebbe licenziare Zaluzhnyi e sostituirlo – un processo che richiede il sostegno del ministro della Difesa – dopo aver valutato la reazione pubblica e internazionale.

Il sostituto più probabile sarebbe Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, responsabile delle operazioni segrete contro Mosca. Budanov è stato pubblicizzato all’inizio di quest’anno come sostituto di Oleksii Reznikov come ministro della Difesa, in un’altra lunga saga di licenziamenti iniziata con simili attacchi di speculazione.

Non è chiaro come potrebbe essere una strategia militare alternativa date le forti posizioni in prima linea della Russia, mentre la crisi più urgente dell’Ucraina non è il campo di battaglia ma convincere il Congresso ad approvare un pacchetto di aiuti militari da 61 miliardi di dollari che garantirebbe un anno o più di fornitura di armi dagli Stati Uniti.

Martedì i democratici hanno accusato i repubblicani di essere sul punto di far fallire deliberatamente un accordo che collega gli aiuti all’Ucraina a un inasprimento della politica di immigrazione al confine meridionale degli Stati Uniti per aiutare la campagna elettorale di Donald Trump.

Il presidente francese Emmanuel Macron, nel frattempo, ha esortato i leader europei ad accelerare gli aiuti all’Ucraina in un discorso all’accademia militare svedese, affermando che “i costi… di una vittoria russa sono troppo alti per tutti noi”. Infine ha avvertito: “Se ci fosse una vittoria russa, non esisterebbe più un quadro e un’architettura di sicurezza nel nostro continente”.

La controffensiva ucraina iniziata a giugno non è riuscita a sfondare le linee russe, nonostante le critiche secondo cui l’attacco era distribuito su troppi assi, ma la vera disputa tra il presidente e il suo generale sembra essere politica.

Il generale ucraino è la figura più popolare del paese oltre al presidente e la sua posizione elevata ha irritato l’ufficio di Zelensky, soprattutto perché il politico sta valutando se tenere nuove elezioni, attualmente sospese sotto la legge marziale.

In una rara intervista, Zaluzhnyi ha detto all’Economist all’inizio di novembre che credeva che la guerra fosse in una fase di stallo e ha chiesto nuovi aiuti dall’Occidente, ma pochi giorni dopo Zelenskiy ha respinto la valutazione pessimistica.

“Tutti si stancano, indipendentemente dal loro status. E abbiamo opinioni diverse. Ma non è una situazione di stallo”, disse all’epoca Zelensky, aggiungendo che i nuovi aerei da caccia F-16 occidentali in arrivo potrebbero ancora portare a una svolta nel 2024.

Da mesi nei media ucraini circola anche la speculazione secondo cui Zaluzhny sarebbe l’unico possibile sfidante di Zelenskiy alla presidenza se dovessero essere indette nuove elezioni mentre la guerra continua e il generale dovesse candidarsi.

Sebbene Zaluzhny non abbia mai dichiarato pubblicamente che sarebbe entrato in politica, i post informali su Facebook che mostravano foto di lui con sua moglie sono stati interpretati in Bankova – l’equivalente ucraino di Downing Street – come un segnale di intenti.

A novembre Zelensky in un’intervista al Sun aveva messo in guardia i generali dall’entrare in politica. Secondo lui sarebbe un “enorme errore” se i comandanti “gestissero la guerra tenendo presente che domani si farà politica o si eleggeranno le elezioni”.

Rivolgendosi direttamente al capo militare, ha aggiunto: “Con tutto il rispetto per il generale Zaluzhny e per tutti i comandanti che sono sul campo di battaglia, c’è una comprensione assoluta della gerarchia”, in cui il presidente era al vertice.

A dicembre, un sondaggio trapelato visto dal “Kyiv Independent” suggeriva che Zaluzhny fosse il principale sfidante di Zelenskiy e che il presidente in carica lo avrebbe battuto solo di poco, di due punti al ballottaggio. All’epoca, l’ufficio del presidente negò di aver sentito parlare del sondaggio, anche se correvano voci che fosse stato commissionato da loro.

Orysia Lutsevych, un’esperta ucraina del thinktank “Chatham House”, ha affermato di ritenere che le fughe di notizie sul licenziamento di Zaluzhny fossero progettate per mettere alla prova l’opinione pubblica. “Considerando i tentativi della Russia stessa di destabilizzare l’unità ucraina dall’interno, questo tipo di attacco a Zaluzhny fa il gioco del nemico”.

Armi clandestine e caccia illegale, arrestati padre e figli

Grazie all’occhio vigile dei Carabinieri della Stazione di Stilo (Rc) e dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, nell’ambito di un servizio mirato a contrastare l’attività venatoria illegale, un 61enne del luogo e i suoi due figli di 37 e 28 anni sono stati sorpresi mentre si dedicavano alla caccia in terreni privati, senza possedere alcun titolo di polizia per la detenzione e il porto di armi.

In breve tempo sono state avviate le operazioni di perquisizione sia sul posto che nell’abitazione dei tre uomini, portando al rinvenimento di armi clandestine, munizioni e una modica quantità di sostanze stupefacenti. Sono state inoltre trovate due carcasse di piccoli volatili, risultato della precedente battuta di caccia illegale.

Tratti in arresto, gli uomini si trovano agli arresti domiciliari a seguito dell’udienza di convalida da parte dell’autorità giudiziaria, che provvederà ad accertare le loro responsabilità nelle opportune sedi di giudizio.

Incidente a Rosarno, “il conducente era senza patente. Auto senza assicurazione”

Le vittime Francesco Giovinazzo e Gessica-Muià

Non aveva mai conseguito la patente Francesco Giovinazzo, il giovane di 23 anni che si trovava alla guida dell’automobile coinvolta la scorsa notte nell’incidente stradale in cui sono morti lo stesso conducente della vettura ed un’altra ragazza anche lei di 23 anni, Gessica Muià, residente nel vicino centro di San Ferdinando, fidanzata del primo.

L’altro giovane che si trovava a bordo della Fiat 500 finita, per cause in corso d’accertamento, contro un pilastro in cemento, cugino del conducente dell’auto, si chiama anche lui Francesco Giovinazzo ed ha 20 anni.

Quest’ultimo, rimasto ferito nell’incidente, è stato ricoverato nel reparto di rianimazione del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria.

Le sue condizioni, secondo quanto si è appreso, sarebbero molto gravi. I tre giovani, nel momento dell’incidente, erano appena usciti da un locale dove, insieme ad altri amici, avevano festeggiato il compleanno di Gessica Muià.

La Procura della Repubblica di Palmi, che coordina le indagini sull’incidente, ha disposto sui corpi delle due vittime e sul terzo giovane rimasto ferito l’effettuazione dell’alcol test e di esami tossicologici. Dagli accertamenti svolti dai carabinieri è emerso, inoltre, che l’auto coinvolta nell’incidente era priva di assicurazione.

Giovinazzo lavorava come operaio edile e proprio ieri aveva proposto alla fidanzata di sposarlo. Sempre ieri, inoltre, tre ore prima dell’incidente, il giovane aveva scritto un messaggio su Instagram alla fidanzata. “Non solo – aveva scritto Giovinazzo – è il tuo compleanno. Io ti amo più della mia stessa vita. Ce lo siamo promessi fino alla morte”.

Con l’auto contro un pilastro, morti due ragazzi calabresi. Un ferito grave

Con l’auto contro un pilastro in cemento dopo una festa di compleanno. Due giovani di 23 anni, un ragazzo ed una ragazza, sono morti ed un terzo è rimasto ferito in modo grave in un incidente stradale accaduto la scorsa notte a Rosarno, nel Reggino, mentre a bordo di una Fiat 500 percorrevano una strada del centro abitato. Le vittime, una coppietta di fidanzati del reggino: Francesco Giovinazzo e Gessica Muià.

Gessica era la persona che aveva appena festeggiato il compleanno. I due giovani sono deceduti sul colpo. Il ferito è il cugino del conducente dell’auto, omonimo della vittima.

Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i vigili del fuoco ed i carabinieri, insieme alla polizia locale ed al personale del 118. Il giovane rimasto ferito è stato portato nel “Grande ospedale metropolitano” di Reggio Calabria, dove è stato ricoverato con prognosi riservata.

I tre giovani, nel momento dell’incidente, erano appena usciti da un locale dove avevano festeggiato, insieme ad un gruppo di amici, il compleanno della ragazza 23enne che è deceduta.

Occupavano abusivamente alloggi popolari, 52 denunce nel reggino

52 persone denunciate dai Carabinieri della Stazione di Polistena, in provincia di Reggio Calabria, a seguito di una campagna di controlli volti a prevenire e reprimere fenomeni di occupazione abusiva degli alloggi residenziali pubblici di quel comune.

A suscitare l’attenzione dei militari, è stato un fatto di sangue verificatosi a luglio del 2022, proprio in uno dei complessi di case popolari di quel comune, quando un 51enne, dipendente del Comune di Polistena e beneficiario di alloggio pubblico, aveva aggredito a coltellate due pregiudicati romani, in quel momento ospitati presso un altro degli appartamenti di quel complesso. Proprio il prosieguo di questo caso, che nell’immediatezza aveva portato all’arresto dell’uomo per tentato omicidio, aveva messo in evidenza che, chi ospitava i due accoltellati, non aveva titolo a risiedere in una casa popolare.

E così, ritenendo quest’ultimo un caso nient’affatto isolato, sotto la lente degli investigatori dell’Arma dei Carabinieri sono passate le documentazioni di oltre 300 unità abitative, alcune di proprietà dell’ente locale, altre gestite dal comune per conto dell’ATERP, ente pubblico non economico con funzioni ausiliarie alla Regione Calabria in materia di edilizia residenziale pubblica.

Il risultato è che ogni dieci alloggi controllati, i militari ne hanno individuato almeno uno occupato senza titolo o occupato solo saltuariamente dai beneficiari.
Infatti, le indagini hanno fatto emergere come, all’interno del sistema di gestione delle case popolari, vi fossero sia nuclei familiari che, in spregio ai criteri di assegnazione e alle graduatorie comunali, avevano, negli anni, occupato alloggi senza nessuna formale investitura, sia famiglie che, pur dimorando in altre abitazioni, non avevano rilasciato l’alloggio che, ai tempi, era stato loro assegnato sulla base di necessità economiche oggi non più attuali. Fra questi ultimi, si segnala il caso di un 40enne con precedenti di polizia che, trasferitosi in nord Italia per lavoro, manteneva l’alloggio come pied-à-terre quando tornava a Polistena per le festività.

I carabinieri hanno poi riscontrato che, in uno dei casi analizzati, vi era stato un vero e proprio mercato dell’alloggio pubblico. È risultato, infatti, che una delle famiglie alloggiava in un appartamento per il quale corrispondeva un canone di locazione ad un sedicente proprietario.

Sulla base degli elementi di prova sinora raccolti, secondo l’ipotesi d’accusa prospettata alla Procura di Palmi, i Carabinieri hanno perciò denunciato 52 polistenesi, 19 dei quali già noti agli investigatori per precedenti deferimenti e 14 beneficiari di forme di sostegno del reddito erogate dagli Enti Previdenziali, ritenendoli responsabili di invasione di edifici pubblici e truffa.

Aveva diverse armi clandestine e 3 kg di droga, arrestato un 29enne

Nei giorni scorsi, all’interno di un’abitazione di Siderno, personale della Squadra Mobile ha arrestato un 29enne, accusato di detenzione di armi clandestine e detenzione ai fini di spaccio di marijuana e hashish.

Gli approfondimenti investigativi che hanno portato all’arresto, sono stati avviati il 23 gennaio scorso, quando la Polizia Stradale di Vibo Valentia, nel corso di un controllo sull’autostrada A2 del Mediterraneo, ha sorpreso un 35enne originario di Siderno nell’atto di trasportare a bordo di un’auto a noleggio un rilevante quantitativo di cocaina (1,8 kg), chiedendo di effettuare una perquisizione presso l’abitazione di residenza.

Proprio nel corso dell’ispezione, non è passato inosservato il comportamento del fratello più giovane dell’uomo controllato qualche giorno fa dagli agenti vibonesi, che ha mostrato particolare preoccupazione, inducendo gli investigatori a controllare i suoi spostamenti una volta terminata la perquisizione domiciliare che non ha permesso di rinvenire ulteriore stupefacente.

Si è così risaliti ad un ulteriore immobile di Siderno, dove il giovane si è recato nella tarda mattinata dello stesso giorno, facendovi accesso con atteggiamento che ancora una volta insospettiva gli agenti della Polizia di Stato, che, a quel punto, hanno deciso di entrare per effettuare un controllo, ma appena accortosi delle forze dell’ordine, il giovane ha fatto momentaneamente perdere le proprie tracce guadagnando la fuga attraverso la finestra del bagno. E’ stato rintracciato pochi minuti dopo, mentre usciva da uno stabile poi risultato riconducibile ad un suo congiunto, nonostante avesse cercato di trarre in inganno i poliziotti, indossando un giubbotto diverso da quello precedente.

Nel frattempo gli agenti rimasti a presidio dell’immobile, di fatto disabitato da tempo ed adibito a deposito, hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro all’interno della casa 7 pistole, tutte clandestine perché senza matricole, un grande quantitativo di munizioni, e quasi 3 chili tra marijuana e hashish, suddivisi in 15 buste.

Pertanto, l’uomo veniva dichiarato in arresto in flagranza per detenzione illegale di armi e stupefacenti. L’uomo è stato posto a disposizione dell’autorità giudiziaria per i successivi adempimenti di rito.

Per tali fatti, all’esito dell’udienza di convalida, il giudice ha applicato all’uomo la misura cautelare degli arresti domiciliari.

‘Ndrangheta, confiscati beni per 400 milioni a imprenditore di scommesse

Beni per circa 400 milioni di euro riconducibili ad Antonio Ricci, di 48 anni, imprenditore operante nel settore dei giochi e delle scommesse online, sono stati confiscati dai finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello Scico, di Roma, con il coordinamento della Dda reggina, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria. Si tratta di compendi societari, trust e disponibilità finanziarie.

La figura dell’imprenditore – spiega una nota della Gdf – era emersa nell’operazione “Galassia”, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Calabria e dallo S.C.I.C.O. di Roma a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nel settore dei giochi e delle scommesse on-line, che “avrebbe permesso di scoprire l’esistenza di un sofisticato ed altamente remunerativo sistema criminale, finalizzato all’illecita raccolta di scommesse on-line, avente base decisionale ed operativa in Reggio Calabria e ramificazioni anche all’estero tramite società con sedi a Malta, in Romania, Austria e Spagna”.

Tali società avrebbero agito mediante un sistema di guadagno a “cascata”, dal master, vertice della piramide e promotore dell’organizzazione, all’end user, il giocatore finale. Secondo l’accusa, l’associazione avrebbe avuto collegamenti con la ‘ndrangheta, alla quale avrebbe garantito una parte dei proventi in cambio di protezione e diffusione del brand on line e in esercizi commerciali locali. I bookmaker, infatti, avrebbero stipulato accordi con le cosche egemoni sui rispettivi territori di riferimento, al fine di consolidare la propria posizione economica sul territorio calabrese, in particolare nella provincia di Reggio Calabria. Infine, i punti affiliati, avrebbero trasferito le somme incassate alla direzione amministrativa dell’associazione allocata all’estero, sottraendola all’imposizione fiscale italiana.

In tale contesto – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento delle responsabilità – emergeva la figura dell’imprenditore, ritenuto il “reale dominus” di una società con sede legale a Malta, ma di fatto operante in Italia attraverso una stabile organizzazione, costituita da plurimi punti commerciali, distribuiti sul territorio e dediti alla raccolta di puntate su giochi e scommesse nell’ambito del descritto sistema illecito.

Alla luce delle richiamate evidenze, la Direzione distrettuale antimafia reggina – sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – ha delegato il G.I.C.O. del Nucleo Polizia Economica Finanziaria di Reggio Calabria a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti del citato imprenditore, di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

L’attività ha consentito di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, il patrimonio direttamente ed indirettamente nella disponibilità del proposto, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale ufficialmente dichiarata.

Alla luce delle risultanze partecipate, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha prima disposto il sequestro del patrimonio riferibile all’imprenditore Antonio Ricci e, successivamente, riconoscendo la validità dell’impianto indiziario, con il provvedimento in esecuzione ha decretato – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca dell’intero compendio aziendale di 3 società operanti nel settore dei giochi e delle scommesse on-line, 2 trust radicati a Malta comprensivi dei rispettivi portafogli finanziari, nonché rapporti bancari, finanziari assicurativi e relative disponibilità, per un valore complessivamente stimato in circa 400 milioni di euro.

Con il medesimo provvedimento, inoltre, il locale Tribunale ha sottoposto l’imprenditore alla misura personale della Sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di 2 anni e 6 mesi, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale.

Assenteismo, truffa e falso, sequestro per un operaio forestale. 4 indagati

Guardia di finanza Catanzaro

I militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie, fino alla concorrenza di circa 93.000 euro, emesso dal Gip presso il locale Tribunale su richiesta della Procura, nei confronti di un operaio forestale dell’azienda Calabria Verde, indagato, insieme ad altri tre dipendenti dell’ente, per truffa aggravata ai danni dello Stato e falsa attestazione di presenza in servizio.

Le investigazioni dei militari, eseguite nelle province di Catanzaro, Roma e Reggio Calabria, hanno consentito di ipotizzare sistematiche condotte assenteistiche da parte di un dipendente dell’Azienda Calabria Verde, ente strumentale della Regione Calabria preposto allo svolgimento di interventi sul territorio nel campo della forestazione e della difesa del suolo, anche nel periodo in cui il soggetto si trovava in detenzione domiciliare con il permesso di uscire di casa proprio per recarsi al lavoro.

Reggio, blitz interforze ad alto impatto, sequestrate droga e armi. 2 denunce

I controlli finalizzati alla tutela della legalità, predisposti nell’ambito del Piano di azione nazionale e transnazionale Focus ‘ndrangheta, continuano senza sosta.

Nei giorni scorsi, all’esito di un’attenta attività di pianificazione, svoltasi in sede di tavolo tecnico tenuto in Questura, la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza hanno messo in campo, con sinergia operativa, un dispositivo di sicurezza e di controllo straordinario del territorio, che ha visto anche il coinvolgimento dei Vigili del Fuoco, della Polizia Municipale e della Polizia Metropolitana, che ha interessato il Rione Marconi di Reggio Calabria.

L’operazione ad alto impatto, finalizzata al censimento anagrafico dei residenti, al controllo di immobili pubblici abusivamente occupati, di allacci abusivi alle reti idriche ed elettriche, al contrasto del fenomeno dell’abbandono dei rifiuti con il contestuale svolgimento di attività di polizia giudiziaria, ha consentito di identificare e censire un totale di 596 persone e di sottoporre a controllo 132 veicoli.

All’esito dell’attività svolta nel rione Marconi, la Polizia di Stato ha denunciato un soggetto per violazione agli obblighi imposti dall’Autorità Giudiziaria e sequestrato un autovettura poiché priva di copertura assicurativa.

A seguito di diverse perquisizioni locali e personali, sono stati sequestrati dall’Arma dei Carabinieri oltre mezzo kg di droga tra marijuana e cocaina, una pistola ed un fucile, mentre i militari della Guardia di Finanza hanno denunciato un soggetto per violazioni in materia di armi, rinvenuto e sequestrato una pistola modificata con 20 munizioni ed uns pistola lanciarazzi. Il massiccio dispositivo di sicurezza proseguirà anche nei prossimi giorni ed interesserà altri quartieri cittadini.

Omicidio Lisa Gabriele, assolto l’ex poliziotto imputato per il delitto

Lisa Gabriele è stata uccisa. Si stringe il cerchio attorno all'assassino
Lisa Gabriele

Il gup di Cosenza ha assolto l’ex poliziotto della stradale Maurizio Abate dall’accusa di essere l’autore dell’omicidio di Lisa Gabriele, la 22enne il cui cadavere fu trovato in un bosco 19 anni fa, il 9 gennaio 2005. Abate è stato invece condannato a 5 anni di reclusione per droga.

Il corpo della ragazza fu trovato con accanto degli psicofarmaci, delle bottiglia di whisky e un biglietto di addio.

Dopo la riapertura del caso, avvenuta nel 2018 dopo un esposto anonimo presentato alla Procura di Cosenza, l’esame autoptico stabilì che la giovane non aveva bevuto e non aveva assunto farmaci o droga ma sarebbe stata soffocata, forse con un cuscino, in un altro luogo e poi portata nel bosco.

Abate, secondo l’accusa, aveva una relazione con Lisa Gabriele che intendeva lasciare in concomitanza con la nascita del figlio avuto dalla moglie.

La giovane, però, si sarebbe opposta con tutte le sue forze alla fine della relazione. Grande soddisfazione per l’esito del processo è stata espressa dai legali di Maurizio Abate, gli avvocati Francesco Muscatello e Marco Facciolla.

“Abbiamo sin dall’applicazione della custodia cautelare in carcere, poi annullata dal Tribunale del Riesame – affermano – professato la totale assenza di elementi a carico di Abate e la genericità dell’ipotesi accusatoria per l’accusa di omicidio. E’ stato un processo meramente indiziario e senza dubbio figlio dell’enorme attenzione mediatica sul caso che ha, in questi anni, esposto Abate alla gogna dell’opinione pubblica sulla base di quelle che, dalla difesa, sono sempre state definite delle mere congetture.

Auspichiamo che adesso che la sede processuale ha restituito una verità dei fatti diversa, Abate possa non essere più associato alla tragica scomparsa della ragazza. Attendiamo le motivazioni poiché riteniamo, inoltre, che sotto il profilo della qualificazione giuridica, la condanna dell’imputato per altro capo d’imputazione sia suscettibile di una ulteriore valutazione in sede d’appello”.

Da quanto riportano alcuni media la Procura di Cosenza intenderebbe presentare ricorso alla corte d’assise d’appello.

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