8 Ottobre 2024

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Trasportavano in auto mezzo kg di eroina, arrestati due ‘corrieri’ della droga

I finanzieri della Tenenza di Montegiordano, del comando provinciale Gdf di Cosenza, hanno arrestato al confine nord calabrese due persone provenienti dalla Puglia che trasportavano un ingente quantitativo di eroina.

In particolare, una volta intimato l’alt ad un’autovettura in transito sulla statale 106 in direzione Reggio Calabria, i militari hanno richiesto ai due uomini dove fossero diretti e le motivazioni del viaggio, ricevendo risposte incerte ed evasive, denotando un atteggiamento fortemente sospetto.

Pertanto, le fiamme gialle cosentine hanno approfondito il controllo ispezionando l’abitacolo dell’autovettura con l’ausilio del cane antidroga e, all’esito delle operazioni, è stato rinvenuto all’interno dell’abitacolo, un involucro contenente eroina della tipologia “brown sugar”, del peso complessivo di 500 grammi.

La droga è stata sottoposta a sequestro e i due giovani, già gravati da numerosissimi precedenti penali per droga, sono finiti in manette in flagranza di reato e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria di Castrovillari che, infine, ne ha disposto l’immediato accompagnamento presso la locale casa circondariale, con l’accusa di detenzione e trasporto illecito di sostanza stupefacente.

Cultura, Taurianova è la Capitale del Libro 2024

Taurianova, cittadina della Piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, è la Capitale del Libro 2024.

E stata confermata la scelta fatta dalla Giuria del Ministero della Cultura, presieduta da Pierfranco Bruni, e composta da Incoronata Boccia, Gerardo Casale, Antonella Ferrara e Sara Guelmi, che ieri aveva sottolineato nelle motivazioni le grandi potenzialità del progetto di Taurianova.

“Il progetto di Taurianova- è detto nelle motivazioni – è stato premiato perché rappresenta, per una realtà piccola, la strada di una crescita o addirittura una rinascita attraverso la realizzazione di infrastrutture culturali, materiali, immateriali e valoriali, capaci di irradiare i propri effetti virtuosi anche sul territorio circostante”.

Nelle motivazioni alla base della scelta, presa alla unanimità, si legge che la Giuria “ha individuato nel progetto presentato dal Comune della Piana di Gioia Tauro, anche in ragione del contesto storico e geografico, l’occasione per generare un esempio di pedagogia di riscatto culturale, civile e sociale”.

“Il 6 febbraio – spiega il presidente Bruni – quindi tre giorni prima delle indiscrezioni apparse sulla stampa, abbiamo tenuto l’ultima riunione della Giuria e abbiamo votato all’unanimità il progetto Taurianova. La scelta è stata fatta in particolare sulla base dell’impatto sociale della proposta progettuale relativa a un territorio che ha una straordinaria necessità di sostegno dal punto di vista culturale. La decisione è stata presa in coerenza – aggiunge Bruni – con quello che l’Unesco definisce il valore intrinseco del settore culturale e creativo in termini di coesione sociale, capacità di generare risorse educative, benessere personale e crescita economica”.

Favorì la latitanza del boss Domenico Bellocco, arrestato un 42enne

I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare in carcere nei confronti di Pietro Di Giacco, di 42 anni, perché accusato di associazione mafiosa e ritenuto personaggio di assoluta fiducia dei vertici della cosca Bellocco.

Il procedimento – spiega una nota – scaturisce da una complessa attività investigativa del dicembre 2019, relativa all’operatività della cosca Bellocco ed il coinvolgimento degli indagati nelle dinamiche della latitanza di Domenico Bellocco, classe 1976, considerata figura apicale dell’omonimo sodalizio di ‘ndrangheta operante a Rosarno.

Secondo l’accusa, sul destinatario della misura cautelare, residente a Gioia Tauro, ricadono gravi indizi in ordine al reato di associazione di tipo mafioso, commesso a partire dal mese di aprile 2020, avendo rivestito un ruolo di primo piano nella gestione della latitanza di Domenico Bellocco e, più in generale, degli affari illeciti della cosca Bellocco.

Dalle indagini è emerso quale personaggio di assoluta fiducia operativa sul territorio controllato dalla cosca, avendo l’uomo assicurato una rete di protezione e di comunicazione tra i vertici, ed essendosi reso parte attiva nella realizzazione del programma criminoso della consorteria. In particolare, avrebbe assunto il ruolo di “messaggero” delle comunicazioni riservate in merito alla latitanza di Domenico Bellocco, che si sarebbe reso disponibile sia ad avvicinare le vittime di estorsione nell’interesse del clan che a fungere da soggetto a cui rivolgersi per presentare richieste di protezione o assolvere al pagamento del “dovuto” estorsivo alla cosca.

Sempre secondo l’accusa, a comprova del ruolo e dell’expertise, l’indagato nel corso dell’attività di indagine, ricordava di aver fornito in più di un’occasione e per numerosi anni assistenza ai latitanti della famiglia Bellocco, compito eseguito nel migliore dei modi e senza commettere errori che avrebbero potuto condurre gli investigatori alla loro cattura.

Sulla base di tali “successi”, l’arrestato aveva palesato la volontà di monopolizzare la gestione della latitanza di Domenico Bellocco, evitando che altri potessero farlo al suo posto, ritenendoli inaffidabili. Al termine delle operazioni, l’uomo è stato tradotto presso la casa circondariale di Palmi, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

‘Ndrangheta, confiscati beni per 3 milioni a un imprenditore

Beni mobili e immobili per un totale di 3 milioni di euro sono stati confiscati ad un imprenditore, Domenico Franco, di 66 anni, di Rizziconi, coinvolto nell’inchiesta “Porto Franco” che nel 2014 aveva portato all’arresto di 13 persone e al sequestro di società e beni per 56 milioni di euro.

Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale reggino su richiesta della Dda diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, è stato eseguito dai finanzieri del Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di finanza di Reggio Calabria.

La confisca riguarda diversi compendi aziendali, quote societarie, terreni, fabbricati e numerosi rapporti e strumenti finanziari. L’indagine del 2014 riguardava un’associazione di stampo mafioso composta da imprenditori considerati affiliati alle più importanti cosche di ‘ndrangheta della Piana come i Pesce che si sarebbero infiltrati nel tessuto economico del porto di Gioia Tauro.

La confisca dei beni riconducibili a Franco fa seguito al sequestro disposto nel gennaio 2023 nei confronti dello stesso imprenditore, attivo nel settore degli autotrasporti, sulla base delle risultanze delle attività investigative della guardia di finanza.

Partendo dall’analisi dei rapporti finanziari intrattenuti da diversi gruppi societari con un istituto di credito operante nel territorio calabrese, infatti, gli accertamenti delle fiamme gialle hanno evidenziato come l’imprenditore di Rizziconi, ritenuto appartenente a una cosca di ‘ndrangheta, a partire dagli anni ’90 avrebbe attuato condotte illecite che gli avrebbero permesso di accumulare un patrimonio nettamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.

Strage nel Palermitano, fermata una coppia di vicini di casa. Avrebbe avuto un ruolo

Dopo una giornata di interrogatori, sono stati sottoposti a fermo anche due coniugi palermitani. La coppia, come il presunto omicida, è accusata di omicidio plurimo e soppressione di cadavere per la strage avvenuta, probabilmente tra Venerdì e Sabato, in una villetta ad Altavilla Milicia, nel palermitano, dove il muratore 54enne Giovanni Barreca ha ucciso la moglie Antonella Salamone e i figli Kevin di 15 anni ed Emanuel di appena 5. La figlia 17enne è fortunatamente scampata alla furia omicida del padre. La ragazza è stata portata in una comunità protetta.

La coppia arrestata da tempo, come apprende l’Adnkronos, avrebbe contatti con l’uomo e l’avrebbe avvicinato al mondo del fanatismo religioso, una sorta di setta. La coppia avrebbe inculcato a Barreca di presunte “presenze demoniache” e agli investigatori che lo hanno arrestato avrebbe riferito che i congiunti uccisi erano posseduti. Gli inquirenti ritengono che i coniugi, vicini di casa, abbia avuto un presunto ruolo, che avrebbero spinto o influenzato l’uomo a compiere il massacro.

La coppia fermata è composta da Sabrina Fina e Massimo Carandente, entrambi disoccupati. Sono stati arrestati nella tarda serata di ieri, insieme con Giovanni Barreca, il presunto autore che ha sterminato la sua famiglia. I coniugi sono accusati di avere partecipato al massacro nella villetta di Altavilla, non è chiaro se abbiano avuto un ruolo diretto né come. Secondo gli investigatori sarebbero stati loro a convincere l’uomo a “liberarsi” dal demonio uccidendo i propri cari. I due sono ritenuti fanatici religiosi.

Barreca telefona ai carabinieri: “Ho ucciso la mia famiglia, venite a prendermi”

“Mi chiamo Giovanni Barreca. Ho ucciso tutta la mia famiglia, venite a prendermi”. La telefonata al centralino dell’Arma è della scorsa scorsa notte. Il tono dell’uomo resta freddo, pacato. “Vi aspetto a Casteldaccia”, dice agli inquirenti prima di chiudere. Mentre una pattuglia prende in consegna il presunto omicida, un muratore di 54 anni, un’altra va nella sua casa di Altavilla Milicia, paese costiero a 30 chilometri da Palermo. Raccapricciante la scena a cui assistono i carabinieri. A terra ci sono i cadaveri dei due figli, Emanuel di 5 anni e Kevin di 15. La terzogenita, 17enne, è seduta sul letto in una stanza, sotto choc. Avrebbe assistito ai delitti.

L’ultima vittima, la moglie del muratore, Antonella Salamone, di 13 anni più giovane, viene trovata dopo ore. Pezzi del suo corpo carbonizzati sono a poca distanza dalla casa sotto un cumulo di terra. Il marito l’avrebbe uccisa e poi avrebbe dato fuoco ai resti. Barreca viene portato in caserma e alla confessione telefonica aggiunge alcuni particolari. “C’era il demonio in casa”, avrebbe detto.

Le indagini sul massacro di Altavilla Milicia avrebbero delineato il quadro nel quale ha agito il 54enne muratore che, secondo gli inquirenti, ha potuto contare sulla complicità della coppia palermitana. I tre sono stati condotti nel carcere di Pagliarelli.

Strage in Sicilia, uomo uccide la moglie e due figli. In salvo la più grande

Strage ad Altavilla Milicia, alle porte di Palermo, dove un uomo ha ucciso la moglie e due figli di 5 e 15 anni e poi ha chiamato il 112. Una terza figlia di 17 anni è riuscita a sfuggire al massacro. L’uomo si è fatto trovare dai carabinieri nella vicina Casteldaccia dove è stato arrestato. Il presunto autore si chiama Giovanni Barreca, 54 anni, imbianchino. Le vittime sono Antonella Salamone e i figli Kevin di 15 anni ed Emanuel, di appena 5 anni. Il delitto è avvenuto nel paese, in una villetta isolata di via Granatelli.

Barreca agli inquirenti: “Erano posseduti da Satana”

“Mia moglie e i miei figli erano posseduti da Satana”, avrebbe ripetuto più volte ai Carabinieri l’autore della strage, Giovanni Barreca, che dalle prime informazioni sarebbe un fanatico religioso. Gli investigatori non escludono problemi economici quale movente scatenante. Lo stesso sindaco di Altavilla Milicia afferma che dietro potrebbero esserci problemi economici.

Sembra che l’uomo negli ultimi tempi parlasse spesso di “presenze demoniache”, anche durante la notte della strage, e che accusasse la moglie e i figli di essere “posseduti da Satana”. Frase che avrebbe ripetuto anche ai carabinieri. Sembra che la strage sia avvenuta almeno 36 ore fa, come emerge da un primo esame medico legale dei due corpi dei ragazzi. Il corpo della moglie è stato trovato semi carbonizzato in giardino, insieme ai resti di animali uccisi da tempo, forse durante riti o per altro.

Unica superstite la figlia di 17 anni

Ad aiutare gli inquirenti è proprio la ragazza rimasta viva che è stata sentita. La 17enne era in stato confusionale, quando è stata trovata dal personale del 118 che l’ha soccorsa. Non si sa se la ragazza si sia nascosta e per questo sia stata risparmiata dalla furia del padre oppure sia stata lasciata volutamente viva. Il 54enne ha strangolato il figlio quindicenne con una catena, secondo quanto emerge dai primi riscontri dei carabinieri. Anche il fratellino Emanuel sarebbe stato strangolato.

I due figli morti “da almeno 36 ore”

Kevin ed Emanuel erano morti da “almeno 36 ore”, secondo quanto emerge da primi esami medico legali eseguiti sui due cadaveri. La figlia di 17 anni, unica superstite, sarebbe dunque rimasta in casa con il padre per le ultime 36 ore. Gli inquirenti stanno cercando di capire se sia stata drogata.

Zia e nonna donna uccisa: “Lui era fissato con la religione, problemi soldi”

“Giovanni si era fissato da qualche tempo con la religione, ma noi non sentivamo Antonella da almeno una settimana”. A dirlo sono Salvini Licata ed Elisabetta Cassano, zia e nonna di Antonella Salamone. Le due donne, che sono arrivate nella villetta della strage, sono ancora incredule per quanto accaduto e dicono anche che la coppia aveva da tempo dei problemi economici: “Ma non più di altre famiglie”. La moglie di Barreca lavorava come badante.

Barraca “litigava spesso” con la moglie “ma non pensavamo potesse accadere questo”. Da tempo i due “frequentavano una comunità evangelista, ci tenevano molto” ma “lui non era violento”, hanno detto ancora le due donne.

Inquirenti indagano su presunte complicità, coppia in caserma

Barreca potrebbe avere avuto dei presunti complici nello sterminio della famiglia. In queste ore i carabinieri stanno sentendo, nella caserma dei carabinieri di Bagheria (Palermo), una coppia, vicina alla famiglia Barreca.

La coppia di coniugi da tempo, come riporta l’Adnkronos, avrebbe dei contatti con l’uomo: l’avrebbe avvicinato al mondo del fanatismo religioso. I due coniugi vengono sentiti per capire se il presunto autore sia stato in qualche modo spinto o influenzato a compiere la strage. I due avrebbero parlato all’uomo di “presenze demoniache”.

Il sindaco di Altavilla: “Famiglia tranquilla, solo problemi economici”

“Siamo tutti molto scossi, sia per la tragedia sia per i retroscena che stanno emergendo. La nostra piccola comunità è davvero tutta sotto choc. Era una famiglia tranquilla, che aveva avuto solo qualche problema economico. Ma non erano mai emersi problemi di violenza familiare o maltrattamenti”. A parlare con l’Adnkronos è Pino Virga, il sindaco di Altavilla Milicia. “Lui si vedeva poco in giro, era una persona riservata – dice il sindaco – Ma ripeto che era una famiglia tranquilla”. Dice che in passato “avevano avuto degli approcci con l’assistente sociale per problemi economici, ma non era mai emersa una situazione di disagio. Nessuna segnale di violenza. E’ una tragedia”.

“Conoscevo lui di vista, mentre la signora la conoscevo perché aveva svolto attività nell’assistenza economica anche per conto del Comune di Altavilla. Si distingueva davvero, non era retorica, era gentilissima e con molto garbo”. Il “fanatismo religioso che sta emergendo rende la vicenda ancora più inquietante…”, dice ancora il sindaco Virga.

La testimonianza della vicina

Lo descrive come un uomo “diabolico” che “mi spegneva la luce della statua della Madonnina che tenevo in giardino” Pascal, la vicina di casa, di origini straniere, di Giovanni Barreca. “I figli sembravano più piccoli della loro età e andavano a scuola senza libri – dice ancora la donna – la ragazza era timidissima, mentre il figlio piccolo veniva spesso rimproverato. Il grande aveva imparato dal padre a uccidere in imbalsamare gli uccelli”. Mentre Antonella Salamone non poteva avere rapporti con la vicina “perché Giovanni un po’ glielo impediva sia ai figli che alla moglie”.
“Giovanni Barreca picchiava la moglie”, afferma la donna. “Non so se picchiava anche i figli – dice – Antonella Salamone parlava di sé. Io le dissi ‘Perché non lo denunci?’ ma lei non lo denunciò mai”.

“Antonella – aggiunge – mi raccontava che aveva dei problemi con il marito e che stava male, mi diceva che voleva tornare a vivere a Novara, dove vivevano prima”, prosegue Pascal. “Lui diceva sempre che non esiste Dio e mi spegneva la luce della Madonnina perché per lui non esisteva un’altra immagine al di fuori da Dio”. Poi dice che ogni tanto “si vedevano persone a casa e cantavano”.

La 17enne sopravvissuta alla strage familiare di Altavilla Milicia era “la figlia preferita dal padre”, racconta ancora la vicina di casa. “Giovanni Barreca mi faceva paura, lo temevo. Era molto strano – dice – lui parlava sempre del Diavolo”.

Scontro auto-camion sulla SS 106, muore un 33enne nel Cosentino

Un uomo di 33 anni, Alfredo Aleardi, di Sibari, è morto nella notte in un incidente stradale avvenuto sulla statale ionica 106, nel territorio di Trebisacce, in provincia di Cosenza.

La vittima era alla guida di una Lancia Y10 che, per cause in corso di accertamento, si è scontrata con un mezzo pesante. Il decesso del conducente della vettura è stato immediato.

Sul luogo dell’impatto sono intervenuti i sanitari del 118, i carabinieri della compagnia di Cassano, gli agenti della polizia stradale, i vigili del fuoco e personale Anas. La strada statale 106 è rimasta chiusa per diverse ore.

Gli investigatori lavorano per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente stradale. La salma di Alfredo Aleardi è stara trasportata all’obitorio dell’ospedale di Rossano.

“Questo è il volto di Alfredo Aleardi che, a 32 anni, ci ha lasciati nel tragico incidente avvenuto nella notte del oggi”. Lo scrive sui social Fabio Pugliese, fondatore dell’associazione di volontariato “Basta vittime sulla statale 106”.
“L’incidente, avvenuto sulla Statale 106 nel comune di Trebisacce, in provincia di Cosenza, intorno all’una e mezza. Alfredo ha perso il controllo della sua auto probabilmente a causa dell’asfalto bagnato ed è andato a scontrarsi con un camion pieno di frutta diretto in Puglia… Un giovane, l’ennesimo, figlio di una Calabria che paga da decenni un tributo di sangue altissimo, degno di una Guerra, di un olocausto destinato a non finire… Fino a quando lo Stato continuerà a chiudere gli occhi? A non capire? Bisogna intervenire subito! Non perdere tempo! Alla Famiglia Aleardi le miei più sincere condoglianze”, conclude Pugliese.

Un altro incidente tra due mezzi si è verificato, sempre sulla “strada della morte”, domenica pomeriggio, nel territorio di Corigliano-Rossano, di fronte al Centro Commerciale i portali. Il sinistro per fortuna non ha avuto gravi conseguenze.

Serie B, Catanzaro Ascoli 3-2. Iemmello decisivo nel finale

Tra Catanzaro e Ascoli festival di gol ed emozioni in una classica partita di serie B, molto fisica e combattuta. Una partita “pazza” che vede le aquile calabresi trionfare 3-2 dopo essere state momentaneamente raggiunte e superate dalla squadra marchigiana. Padroni di casa senza Ghion e Vandeputte, marchigiani privi di 7 calciatori, tra cui Gagliolo, Mendes e Nestorovski. Eppre Castori catechizza i suoi che scendono in campo con un buon approccio e un ottimo ritmo dimostrando di voler fare la partita.

Ma è il Catanzaro a colpire, proprio sotto la curva di casa. Dopo un batti-ribatti in area, Ambrosino lavora un pallone prezioso e lo riscodella in area dove Antonini, in totale solitudine, insacca di testa, lasciato colpevolmente da solo in area. Per il difensore brasiliano primo gol in serie B proprio nel giorno del suo esordio dall’inizio in casa. La squadra di Castori non si demoralizza e si butta avanti alla ricerca del pareggio che arriva dopo pochi minuti con Falzerano che crossa in mezzo, Situm salta a vuoto e Mantovani, di testa, punisce Fulignati. Catanzaro in bambola ed è ancora un colpo di testa a condannarlo allo svantaggio, con Botteghin che svetta su tutti su calcio da fermo di Celia. L’Ascoli potrebbe arrotondare il punteggio e chiudere la gara contro l’undici di Vivarini disunito e shoccato dopo i due gol presi, ma non vi riesce, tenendo di fatto in bilico la partita. Dopo l’intervallo entrano subito Iemmello e Petriccione tra i giallorossi di casa.

La svolta arriva con l’espulsione diretta di Valzania per una brutta entrata ai danni di Veroli, sanzionata dall’arbitro dopo il check del Var, è il momento chiave della gara. Con i cambi offensivi – alla fine decisivi gli ingressi di D’Andrea e Donnarumma – il Catanzaro prova a sfruttare la superiorità numerica, mentre l’Ascoli si chiude totalemente e non esce piu’ dalla propria metà campo. Diventa una vera battaglia, il Catanzaro attua il forcing mentre l’Ascoli è chiuso in trincea. Il pari arriva su iniziativa e cross radente in mezzo del guizzante D’Andrea, deviato nella propria porta da Bellusci, comunque il migliore dei suoi. La rimonta si completa con Iemmello, che sfrutta la sponda di Donnarumma da corner e realizza il colpo vincente di testa. Il Catanzaro sale a 38 punti al sesto posto, l’Ascoli, buona prova fino all’espulsione, dovrà ritrovarsi appena torneranno disponibili i tanti assenti di oggi.

Serie B, il Cosenza a Modena strappa un punto prezioso: 1-1

Secondo pareggio consecutivo per il Cosenza che strappa un punto prezioso a Modena, 1-1. Reti tutte nel primo tempo: Gliozzi, ex del Cosenza, sblocca la gara al 15’, primo gol per lui in maglia gialloblù. I Lupi pareggiano con Tutino dopo 8’.

In apertura della prima frazione ci prova Gliozzi, bel cross di Corrado ma il colpo di testa dell’attaccante è innocuo per Micai. Il primo gol con la maglia gialloblù di Gliozzi non tarda ad arrivare: al 15’ Gerli recupera palla sulla trequarti e lo pesca in profondità, il numero 9 spara un bolide sotto la traversa per l’1-0. Passano 8’ e pareggia il Cosenza, con Gyamfi che crossa per Tutino, che trova un potente colpo di testa sul quale Seculin non arriva. Poco dopo gran risposta dell’estremo difensore gialloblù sul tiro da fuori di Mazzocchi. Torna pericoloso il Modena al 31’ con Ponsi, che si coordina molto bene e calcia di collo pieno dal limite, Micai si salva in corner. I canarini continuano a spingere per cercare il vantaggio, ma si va a riposo sull’1-1.

Nella ripresa emiliani vicino al vantaggio con Ponsi: al 5’ il suo mancino a giro non trova la porta per poco. Risposta del Cosenza al 9’, Seculin salva il risultato sulla conclusione potente di Tutino. Al 20’ Battistella impegna Micai con una punizione potente. Al 41’ i Lupi restano in dieci uomini, Marras alza la gamba sul petto di Cotali, l’arbitro prima lo ammonisce, poi richiamato al Var estrae il rosso per il brutto fallo.

La squadra di Caserta sale a 29 punti in classifica mentre i canarini a 33. Prossima sfida dei rossoblù sabato prossimo, ancora fuori casa, contro il Lecco, ultimo in classifica, mentre il Modena domenica va a Venezia.

MODENA: Seculin; Riccio, Zaro, Cauz; Ponsi, Battistella (42’ st Bozhanaj), Gerli, Santoro (33’ st Magnino), Corrado (33’ st Cotali); Gliozzi, Abiuso (20’ st Di Stefano). A disposizione: Vandelli, Gagno, Pergreffi, Vukusic, Tremolada, Mondele. Allenatore: Bianco.

COSENZA: Micai; Gyamfi, Camporese, Venturi, Frabotta; Zuccon (41’st Voca), Praszelik; Marras, Mazzocchi (41’ st Fontanarosa), Tutino (47’ st Crespi); Forte (36’ st Florenzi). A disposizione: Lai, Marson, D’Orazio, Antonucci, Cimino, Calò, Viviani, Canotto. Allenatore: Caserta.

ARBITRO: Camplone di Pescara

MARCATORI: 15’ pt Gliozzi, 23’ pt Tutino.

ESPULSI: 41’ st Marras.

AMMONITI: 19’ pt Ponsi, 29’ pt Mazzocchi, 32’ pt Frabotta, 21’ st Zaro, 23’ st Zuccon, 47’ st Riccio.

Prosegue il Genocidio a Gaza, quasi 30mila morti. Proteste in tutta Europa

Le proteste contro il genocidio israeliano contro i palestinesi nella Striscia di Gaza continuano a diffondersi in varie capitali e città europee, chiedendo un cessate il fuoco immediato per fermare il bagno di sangue che finora ha causato la morte di oltre 28.000 palestinesi, prevalentemente civili, in particolare bambini.

Nella capitale tedesca, Berlino, oggi si sono verificate tre proteste, alle quali hanno preso parte associazioni per i diritti umani e manifestanti di altre città, secondo quanto riportato dai media. Le manifestazioni si sono concluse davanti all’ambasciata sudafricana con un messaggio di ringraziamento per il sostegno del Paese alla causa palestinese, riporta l’agenzia Wafa.

Lo slogan principale di queste proteste è stato l’appello per un cessate il fuoco immediato a Gaza, insieme a nuovi slogan emersi in Germania, che protestavano contro le aziende accusate dalle organizzazioni per i diritti umani di collaborare con le forze di occupazione israeliane.

Oltre a Berlino, anche le città tedesche di Saarbrücken e Friburgo hanno assistito a manifestazioni di solidarietà per la Palestina e Gaza.

A Parigi, in Francia, una massiccia manifestazione è iniziata in Piazza della Repubblica e ha marciato verso Piazza della Nazione. I manifestanti hanno marciato all’insegna della lotta all’estremismo di estrema destra e al fascismo, condannando l’allineamento del governo con l’estrema destra, non solo all’interno del paese ma anche in Israele.

La manifestazione ha anche chiesto la fine della guerra israeliana contro Gaza, la fine dell’uccisione dei palestinesi, la revoca del blocco su Gaza e la fornitura di aiuti umanitari. Le bandiere palestinesi erano ben esposte e i partecipanti comprendevano varie fasce d’età, con una presenza predominante di giovani.

Nel Regno Unito, i rapporti indicano che i sostenitori della Palestina sono scesi in piazza in 34 città, con oltre 40 proteste con slogan come “Fermare il genocidio”, “Porre fine alla complicità del governo britannico con i crimini israeliani a Gaza”, “Fermare le esportazioni di armi verso Israele” e “Porre fine al sostegno politico e militare a Israele”.

Una protesta simile ha avuto luogo a Utrecht, nei Paesi Bassi, esprimendo opposizione alla guerra israeliana in corso a Gaza.

Migliaia di persone si sono manifestate anche a Vienna, in Austria, Malmö, in Svezia, e Odense, in Danimarca, come parte delle proteste a livello europeo che condannano l’aggressione israeliana.

A Istanbul, in Turchia, decine di medici e operatori sanitari hanno marciato in solidarietà con Gaza, protestando contro gli attacchi israeliani. I partecipanti hanno tenuto striscioni e scandito slogan chiedendo un intervento internazionale urgente per fermare gli attacchi israeliani, consentire il ritorno dei residenti di Gaza alle loro case e porre fine al blocco.

Dal 7 ottobre 2023, Israele conduce una guerra distruttiva contro Gaza, provocando decine di migliaia di vittime civili, soprattutto bambini e donne.

Intanto il genocidio di civili a Gaza continua ininterrotto: nelle ultime 24 ore quasi 120 morti

L’aggressione ha causato una catastrofe umanitaria senza precedenti e ingenti danni alle infrastrutture. Israele ora deve affrontare l’accusa di genocidio davanti alla Corte internazionale di giustizia sulla base di una causa intentata dal Sud Africa.

Almeno 117 palestinesi sono stati uccisi e altri 152 feriti in 16 massacri contro famiglie compiuti dalle forze di occupazione israeliane nella Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore, secondo fonti mediche riportati dall’agenzia Wafa.

Le stesse fonti indicano che il bilancio delle vittime palestinesi a Gaza è ora salito a 28.064 vittime e 67.611 feriti dall’inizio dell’aggressione israeliana a Gaza il 7 ottobre dello scorso anno.

Migliaia di vittime rimangono sotto le macerie e per le strade, mentre le forze di occupazione israeliane continuano a ostacolare l’arrivo delle ambulanze e delle squadre di protezione civile.

Ragazza sospesa a scuola, padre e nonno aggrediscono preside e CC, in manette

Un provvedimento di sospensione per motivi disciplinari a carico di una tredicenne di Cirò Marina, adottato da parte del Consiglio di classe di un locale istituto comprensivo, ha portato all’arresto di due persone, padre nonno della ragazza, poiché andando a lamentarsi con la preside hanno aggredito e minacciato i carabinieri della locale compagnia intervenuti per sedare gli animi.

Secondo quanto ricostruito dai militari dell’Arma, i congiunti della studentessa avrebbero raggiunto la scuola con l’intento di “sgridare” la dirigente scolastica per via della punizione adottata nei confronti della minore.

Lamentela, questa, che ben presto ha assunto i connotati di una velata minaccia. Le pressioni, tuttavia, non hanno scalfito nervi saldi e prontezza di riflessi del personale scolastico, che ha immediatamente allertato il 112.

Entrati nella stanza della dirigente, dove erano ancora presenti i due uomini, tuttavia, i carabinieri sono stati violentemente aggrediti da questi ultimi, che, nel mezzo della colluttazione, hanno rivolto ai militari minacce di morte e frasi ingiuriose.

Per padre e nonno della ragazzina sono quindi scattate le manette: dovranno rispondere di lesioni aggravate in concorso e violenza o minaccia a pubblico ufficiale. L’arresto del nonno della ragazza è stato convalidato, mentre, per quello del padre, non è stato ritenuto sussistente lo stato di flagranza: per entrambi, in ogni caso, il Tribunale di Crotone ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di presentazione in caserma in più momenti della giornata.

Avevano realizzato un laboratorio di droga in casa, arrestati

I Carabinieri del Nucleo radiomobile della Compagnia di Castrovillari hanno scoperto all’interno di un’abitazione un vero laboratorio artigianale adibito alla produzione di marijuana.

A seguito degli elementi info-investigativi acquisiti, approfonditi con prolungati servizi di osservazione, i militari hanno fatto accesso all’interno di un immobile sito a Castrovillari e composto da più piani, abitato da B.C., di 65 anni e G.F., di 30 anni.

Durante la massiccia operazione di perquisizione eseguita, una volta fatto ingresso al piano seminterrato i militari dell’Arma si sono trovati di fronte ad una vera e propria fabbrica di produzione di marijuana sofisticatamente costruita: hanno infatti scoperto una serra indoor in cui erano in coltivazione 85 piantine di marijuana, dall’altezza di 30 cm circa, ed inoltre piccoli locali ricavati con cartongesso adibiti all’essiccazione, con sistemi di ventilazione, lampade alogene e termostati accuratamente installati, nonché una pressa ed altro materiale necessario per il confezionamento.

Nello stesso seminterrato i militari dell’Arma hanno trovato varie buste e barattoli contenenti marijuana in infiorescenza già pronta ed hashish. Proseguendo durante la perquisizione degli altri piani, all’interno del congelatore collocato nella cucina sono state trovate altre buste con all’interno marijuana, mentre al primo piano 2 grammi circa di semi della stessa pianta.

Al termine della ricognizione, sono stati trovati circa 1,8 kg di marijuana e 17 grammi di hashish. I carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno arrestato i due soggetti in flagranza per il reato di coltivazione e detenzione di sostanza stupefacente. Al termine dell’udienza svoltasi presso il Tribunale, gli arresti sono stati convalidati.

Migranti, sequestrata la nave Ocean Viking della ong Sos Mediterranée: “Violazioni”

Il secondo sequestro amministrativo in meno di due mesi in Puglia: prima a Bari ed oggi a Brindisi. Dovrà restare ferma per 20 giorni la nave Ocean Viking Sos Mediterranée, giunta questa mattina nel porto del capoluogo messapico con a bordo 261 migranti, soccorsi in quattro operazioni a largo della Libia.

Al termine delle verifiche sulle procedure di salvataggio sono state accertate dalla Capitaneria di porto presunte “violazioni del decreto Piantedosi” che regola gli interventi delle ong. Per la stessa ong, oltre al sequestro, è prevista una sanzione amministrativa. Identica procedura subita per la Sos Mediterranée a Bari il 30 dicembre scorso.

La nave questa mattina era giunta con 30 minuti di ritardo rispetto all’arrivo previsto per le 9. Le operazioni di sbarco sono iniziate intorno alle 10. Insieme ai migranti anche un cucciolo di cane che era insieme ad una minore non accompagnata.

La stessa nave dopo i salvataggi in mare inizialmente sarebbe dovuta giungere a Ortona, in provincia di Chieti. Ieri poi, la stessa ong aveva comunicato che era stata accolta la richiesta “di sbarcare tutti i naufraghi” a Brindisi. In Prefettura, così, si era tenuta una riunione di urgenza per pianificare l’arrivo per oggi.

Al momento sono in corso ulteriori verifiche da parte delle autorità brindisine su quelle che sono state le rotte da parte della nave, ferma ora in porto. Sono iniziate da qualche ora, invece, le procedure per il trasferimento dei migranti giunti con la Ocean Viking destinati in centri di diverse regioni, oltre la Puglia, tra cui Molise, Liguria e Marche. I 63 minori non accompagnati sono stati trasferiti nel centro di accoglienza di Restinco a Brindisi.

Dai controlli da parte del personale dell’Asl Brindisi non sono emerse situazioni di gravi criticità. Sono stati riscontrati dieci casi di scabbia e tre ragazze in stato di gravidanza.

Sversano 5mila tonnellate di rifiuti in un torrente, un arresto. Gip: “Disastro ambientale”

Una persona è stata arrestata e posta ai domiciliari dai carabinieri ed altre quattro risultano indagate nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria su un’organizzazione criminale che avrebbe gestito un traffico illecito di rifiuti.

Secondo quanto è emerso dall’indagine, l’organizzazione avrebbe sversato illecitamente oltre cinquemila tonnellate di rifiuti speciali nel torrente Valanidi, uno dei corsi d’acqua che attraversano Reggio Calabria.

Alle persone coinvolte nell’indagine, condotta dai carabinieri della Stazione di Rosario Valanidi, vengono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, disastro e inquinamento ambientale, attività di gestione di rifiuti non autorizzata e occupazione abusiva di suolo pubblico. L’arresto è stato fatto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta del Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, e del Procuratore aggiunto, Stefano Musolino.

Il Gip ha disposto anche il sequestro preventivo dell’intero patrimonio di un’azienda specializzata in attività di demolizione e movimento terra della quale i titolari ed alcuni dipendenti sono le persone indagate. Sono stati sequestrati anche conti correnti bancari, quote sociali, autocarri, mezzi d’opera ed alcune automobili di lusso. Gli indagati hanno un’età compresa tra i 35 e i 65 anni ed alcuni hanno precedenti in materia ambientale e per associazione per delinquere di tipo mafioso.

Alcuni degli stessi indagati, inoltre, in passato, avevano subito provvedimenti antimafia che avevano portato alla confisca di una società operante nello stesso settore dello smaltimento dei rifiuti e riconducibile a locali cosche di ‘ndrangheta.

Le indagini sono partite da diversi sopralluoghi dei carabinieri sul torrente interessato dallo sversamento illecito dei rifiuti, che avveniva, tra l’altro, in pieno giorno. I rifiuti consistevano soprattutto in inerti provenienti da attività edili.

Gip: “Disastro ambientale”

“Un disastro ambientale, con l’alterazione della normale conformazione dell’ecosistema e con il conseguente rischio di esondazioni, in caso di piogge intense, e pericoli per la popolazione”. E’ quanto afferma il Gip di Reggio Calabria, Angela Mennella, nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri a carico di Bruno Crucitti, di 65 anni, titolare dell’impresa “Crucitti Group srl”, accusato, insieme ad altre quattro persone, di avere sversato cinquemila tonnellate di rifiuti nell’alveo del torrente “Valanidi”.

I rifiuti depositati illecitamente consistevano in materiale inerte e relativi residui fangosi e scarti da cantieri edili e demolizione. Nell’inchiesta sono indagati, oltre a Crucitti, indicato come “capo, direttore organizzativo ed esecutore materiale” dell’associazione per delinquere sgominata dai carabinieri, i due figli dell’imprenditore, Francesco e Daniele Crucitti, di 39 e 36 anni, rispettivamente amministratore unico e socio dell’impresa di famiglia, e due dipendenti con mansioni di autisti, Edoardo Belfiore, di 56 anni, e Giovanni Salvatore Vittoriano, di 59.

Una perizia tecnica disposta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha certificato, scrive il Gip nell’ordinanza, “la compromissione della morfologia naturale del sito” a causa delle operazioni di scarico dei rifiuti, “che hanno provocato l’incremento della possibilità di esondazione in caso di eventi pluviometrici estremi, l’aumento del rischio igienico sanitario, la deturpazione dell’area e danni agli habitat fluviali”.

La modifica della conformazione del Valanidi, infatti, “ha determinato – riferisce una nota stampa dei carabinieri – la creazione di insidiose barriere artificiali originate dalla stratificazione e compattazione dei materiali smaltiti, cagionando in tal modo un forte pregiudizio al naturale decorso delle acque. Tale accumulo risultava essere un importante e pericoloso amplificatore del pericolo esondazione in una zona, peraltro, già classificata a rischio sotto il profilo dell’assetto idrogeologico, con ipotizzabili effetti devastanti per gli 83 nuclei familiari residenti nelle adiacenze”.

Nella stessa zona, tra l’altro, 70 anni fa, ci fu un’esondazione dello stesso torrente Valanidi che provocò la morte di 44 persone.

Ecco l’intervista integrale di Tucker Carlson a Vladimir Putin. Video e testo in italiano

Sul sito del Cremlino è apparsa in testo l’attesa intervista del giornalista americano Tucker Carlson al presidente della Russia Vladimir Putin. La troverete sia trascritta che in video doppiato dall’ambasciata russa in Italia nonché in inglese coi sottotitoli in italiano. L’intervista, pubblicata sul social X di Carlson, in poche ore ha già raggiunto oltre 170 milioni di visualizzazioni e se ne prevedono molte di più. Viene definita l’intervista del secolo. “Una bomba informativa”, l’ha considerata l’ex 007 Usa, Scott Ritter. L’ultimo colloquio, in più fasi, definito anch’esso epocale, è quello girato a Mosca nel 2016 dal regista Oliver Stone.

Tucker Carlson: Signor Presidente, grazie. Il 22 febbraio 2022, quando è iniziato il conflitto in Ucraina, si è rivolto al tuo Paese nel tuo discorso nazionale e ha detto che agiva perché era giunto alla conclusione che gli Stati Uniti attraverso la NATO avrebbero potuto avviare una citazione: “Attacco a sorpresa contro il nostri Paese”. E alle orecchie americane questo suona paranoico. Ci spieghi perché ritiene che gli Stati Uniti potrebbero colpire la Russia all’improvviso. Come è giunto al questa conclusione?

‘Ndrangheta nel Milanese, sequestro beni per elemento di spicco a Rho

archivio

La Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento di sequestro di prevenzione emesso, su richiesta del Questore di Milano, dal locale Tribunale a carico di un cittadino italiano di 48 anni, ritenuto elemento di spicco della locale di ‘ndrangheta di Rho.

Il destinatario del sequestro è stato uno delle 55 persone facente parte dell’indagine “Locale di Rho” le quali sono state indagate per i reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, traffico di armi ove lo stesso risultava essere il coordinatore dell’attività illecita. In ragione dei precedenti, del quadro indiziario di riferimento, ne deriva un giudizio di pericolosità sociale storica per l’appartenenza al sodalizio mafioso.

Da tali elementi, è emerso, altresì, un quadro fattuale che consente di definire il 48enne quale elemento abitualmente dedito alla commissione di reati che, in relazione alla mancanza di redditi leciti, anche da parte dei familiari, consentono l’applicazione della misura patrimoniale.

In particolare, all’esito di accertamenti patrimoniali, gli agenti sono risaliti a un’immobile acquistato all’asta dalla figlia del 48enne risultante finanziato unicamente dai proventi originati dalle attività illecite svolte dall’uomo poiché la stessa risulta priva di ogni forma di reddito e non aver svolto nessuna attività lavorativa.

Il decreto di sequestro, emesso nei giorni scorsi dal Tribunale di Milano – Sezione autonoma misure di prevenzione, ha colpito la totalità del patrimonio riferibile al 48enne composto da un’unità immobiliare ad Arluno (Milano) intestata alla figlia, oltre ai conti correnti dello stesso, della moglie e dei suoi figli per un valore stimato di 240mila euro.

‘Ndrangheta, sequestrati beni per 4 milioni a imprenditore vicino al clan

Ros Carabinieri

I Carabinieri del ROS e del Comando provinciale di Arezzo hanno eseguito un decreto di sequestro beni per oltre 4 milioni emesso dal Tribunale di Firenze – Ufficio misure di prevenzione – su proposta della locale Dda, nei confronti di un imprenditore originario di Guardavalle (Catanzaro), da molti anni residente in provincia di Arezzo e collegato alla cosca di ‘ndrangheta denominata “cosca Gallace”.

L’articolata ricostruzione patrimoniale condotta dal ROS è originata da plurimi procedimenti che hanno interessato l’imprenditore. In particolare, sono stati valorizzati gli esiti dell’operazione denominata “geppo/calatruria” che nell’aprile 2021 ha visto l’esecuzione di 17 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub-appalto irregolare ed altri gravi reati aggravati sia dal metodo mafioso che dall’avere agevolato la “cosca Gallace” di Guardavalle.

L’inchiesta si è anche nutrita delle risultanze della nota indagine “Keu”, che ha visto il contributo anche dei Carabinieri Forestali di Firenze e ha riguardato i lavori inerenti alla srt429 Empoli-Castelfiorentino, da mesi al centro di attenzioni mediatiche.

I successivi approfondimenti patrimoniali hanno consentito di accertare una consistente sproporzione tra i redditi dichiarati dall’imprenditore in questione e il patrimonio allo stesso riconducibile, ipotizzando un illecito arricchimento che è stato colpito dal sequestro antimafia.

I beni sequestrati riguardano una società attiva nel settore del movimento terra con sede a Montevarchi (Arezzo) e il relativo compendio aziendale,un immobile sito a Bucine (Ar), 15 terreni ritenuti di rilevante valore ambientale e paesistico ubicati tra i territori di Bucine e Montevarchi (nell’aretino), tre abitazioni ubicate a Guardavalle, 21 tra autoveicoli, ciclomotori e mezzi d’opera, nonché 12 rapporti bancari. Il valore dei beni posti in sequestro è superiore ai 4 milioni di euro.

Sebbene il provvedimento ablatorio eseguito non sia definitivo, si tratta di una pronuncia importante in quanto dimostrativa della presenza del crimine organizzato di tipo ‘ndranghetista nel distretto toscano, su cui massima è l’attenzione della autorità inquirente e giudiziaria.
Il provvedimento sarà oggetto di un vaglio ulteriore da parte del Tribunale di Firenze nel contradditorio delle parti ai fini di stabilire se tale patrimonio possa essere confiscato o meno.

Putin: “L’obiettivo della Russia è fermare la guerra scatenata dall’Ucraina nel 2014”

Mosca non ha iniziato una guerra nel 2022, ma il suo obiettivo è fermare quella scatenata dall’Ucraina nel 2014, ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un’intervista a Tucker Carlson pubblicata sul sito web del giornalista americano.

“La situazione è arrivata al punto in cui la parte ucraina ha annunciato: no, non faremo nulla. Hanno anche iniziato a prepararsi per un’azione militare. Sono stati loro a iniziare la guerra nel 2014. Il nostro obiettivo è fermare questa guerra. E lo abbiamo fatto. Non inizieremo questa guerra nel 2022. Questo è un tentativo di fermarla”, ha sottolineato.

Parlando degli accordi di Minsk, Putin ha osservato che essi “erano complicati per l’Ucraina”. “Includevano molti elementi dell’indipendenza dei territori del Donbass. Questo è vero. Tuttavia, ero assolutamente fiducioso – e ve lo dico ora – credevo onestamente che se fossimo riusciti a convincere i residenti del Donbass e avessimo dovuto farlo, lavorare sodo per convincerli a ritornare nello Stato ucraino, poi gradualmente le ferite cominceranno a rimarginarsi. Quando questa parte del territorio si reintegrarà in un ambiente sociale comune, quando le pensioni e le prestazioni sociali saranno nuovamente pagate, tutti i pezzi gradualmente andranno al loro posto”, ha continuato a dire. “Nessuno lo voleva. Tutti volevano risolvere la questione solo con la forza militare, ma non potevamo permettere che ciò accadesse”, ha concluso il presidente russo.

Putin nell’intervista ha lanciato strali contro dell’Occidente, a egemonia statunitense, responsabile di aver voluto l’espansionismo della Nato a Est, ai confini della Russia, tradendo così gli accordi internazionali. Parlando dell’Ucraina il capo dello stato della Federazione russa ha affermato che per raggiungere la pace nella regione l’occidente deve cessare di armare Kiev: “La Russia non sarà mai sconfitta in Ucraina”.

Ecco l’intervista integrale di Tucker Carlson a Vladimir Putin (doppiaggio in italiano a cura dell’ambasciata russa a Roma)

Il 24 febbraio 2022, Putin ha annunciato un’operazione militare speciale in Ucraina sulla base della richiesta dei capi delle repubbliche del Donbass di smilitarizzare e denazificare il paese.

Sequestrati 320mila prodotti pericolosi per Carnevale

finanza articoli carnevale
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Oltre 320.000 prodotti non sicuri destinati alla vendita in occasione del carnevale, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Crotone.

I Baschi verdi del Gruppo, nel corso di alcuni controlli, hanno individuato due esercizi commerciali della provincia che avevano allestito i negozi con numerosi accessori e vestiti a tema.

La verifica avviata sui prodotti ha permesso di constatarne la difformità rispetto ai requisiti previsti dagli standard di sicurezza previsti dalla normativa europea e nazionale, in quanto risultati privi delle informazioni indispensabili per il consumatore quali ad esempio le precauzioni d’uso e la loro descrizione in lingua italiana.

I finanzieri hanno quindi sequestrato oltre 320.000 prodotti tra cui maschere di carnevale ed altre decorazioni in tema, costumi allegorici, papillon, parrucche, cappellini ed adesivi glitterati.

I prodotti, del valore commerciale di diverse migliaia di euro, sono stati così tolti dal mercato e i titolari delle imprese ispezionate sono stati segnalati alla Camera di commercio di Crotone per l’irrogazione delle previste sanzioni pecuniarie da un minimo di 516 ad un massimo di 25.823 euro.

Messina Denaro disse ai pm: “Mi avete preso perché malato. Non mi ha tradito nessuno”

“Mi avete preso per il male sennò non mi prendevate. Con la mente ho ricostruito tutto come è stato il discorso, so che non c’è stato nessun traditore. La mattina che mi hanno arrestato la prima cosa che uno pensa è che qualcuno ha tradito. E’ stato tradito Gesù Cristo … e allora il colonnello mi ha detto ‘le assicuro che non l’ha tradita nessuno’ e io non gli ho creduto. Poi ragionando ho detto: vero è. Ho letto le carte e mi sono fatto pure una logica”. E’ un passaggio dell’interrogatorio reso da Matteo Messina Denaro ai pm di Palermo il 7 luglio scorso nel carcere dell’Aquila.

“Sono, diciamo tra virgolette, un mafioso per come mi considerate voi, un poco anomalo, non mi sono inimicato nessuno nel territorio, intendo il mio paese. Chiunque mi vuole bene. Lei stamattina pensava di trovare un Rambo, invece non ha trovato niente”, aveva detto il mafioso, scomparso qualche mese fa.

“Io sono sempre stato in quello che voi ritenete mafiosità una garanzia per tutti. Non ho mai rubato niente a nessuno. Parlo del mio ambiente, non ho mai cercato di prevaricare, né in ascese di potere, né per soldi”, aveva spiegato. Ai magistrati che gli chiedevano da dove venivano i soldi trovati a casa della sorella Rosalia, poi arrestata, rispose: “mi servivano per mantenermi. Il denaro trovato a mia sorella è sicuramente origine di mia madre perché erano soldi di famiglia, ovviamente se mia madre mi poteva aiutare mi aiutava”.

“Lei pensa che io uscivo a fare rapine o chiedere estorsioni? – chiede ai magistrati – Non ho mai chiesto estorsioni a nessuno, non ho mai fatto traffici di droga, non ho mai fatto rapine. I soldi erano nella disponibilità della mia famiglia, mia madre ha sempre cercato di conservare e dare a tutti, specialmente a me”.

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