I finanzieri della Tenenza di Montegiordano, del comando provinciale Gdf di Cosenza, hanno arrestato al confine nord calabrese due persone provenienti dalla Puglia che trasportavano un ingente quantitativo di eroina.
In particolare, una volta intimato l’alt ad un’autovettura in transito sulla statale 106 in direzione Reggio Calabria, i militari hanno richiesto ai due uomini dove fossero diretti e le motivazioni del viaggio, ricevendo risposte incerte ed evasive, denotando un atteggiamento fortemente sospetto.
Pertanto, le fiamme gialle cosentine hanno approfondito il controllo ispezionando l’abitacolo dell’autovettura con l’ausilio del cane antidroga e, all’esito delle operazioni, è stato rinvenuto all’interno dell’abitacolo, un involucro contenente eroina della tipologia “brown sugar”, del peso complessivo di 500 grammi.
La droga è stata sottoposta a sequestro e i due giovani, già gravati da numerosissimi precedenti penali per droga, sono finiti in manette in flagranza di reato e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria di Castrovillari che, infine, ne ha disposto l’immediato accompagnamento presso la locale casa circondariale, con l’accusa di detenzione e trasporto illecito di sostanza stupefacente.
Taurianova, cittadina della Piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, è la Capitale del Libro 2024.
E stata confermata la scelta fatta dalla Giuria del Ministero della Cultura, presieduta da Pierfranco Bruni, e composta da Incoronata Boccia, Gerardo Casale, Antonella Ferrara e Sara Guelmi, che ieri aveva sottolineato nelle motivazioni le grandi potenzialità del progetto di Taurianova.
“Il progetto di Taurianova- è detto nelle motivazioni – è stato premiato perché rappresenta, per una realtà piccola, la strada di una crescita o addirittura una rinascita attraverso la realizzazione di infrastrutture culturali, materiali, immateriali e valoriali, capaci di irradiare i propri effetti virtuosi anche sul territorio circostante”.
Nelle motivazioni alla base della scelta, presa alla unanimità, si legge che la Giuria “ha individuato nel progetto presentato dal Comune della Piana di Gioia Tauro, anche in ragione del contesto storico e geografico, l’occasione per generare un esempio di pedagogia di riscatto culturale, civile e sociale”.
“Il 6 febbraio – spiega il presidente Bruni – quindi tre giorni prima delle indiscrezioni apparse sulla stampa, abbiamo tenuto l’ultima riunione della Giuria e abbiamo votato all’unanimità il progetto Taurianova. La scelta è stata fatta in particolare sulla base dell’impatto sociale della proposta progettuale relativa a un territorio che ha una straordinaria necessità di sostegno dal punto di vista culturale. La decisione è stata presa in coerenza – aggiunge Bruni – con quello che l’Unesco definisce il valore intrinseco del settore culturale e creativo in termini di coesione sociale, capacità di generare risorse educative, benessere personale e crescita economica”.
I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare in carcere nei confronti di Pietro Di Giacco, di 42 anni, perché accusato di associazione mafiosa e ritenuto personaggio di assoluta fiducia dei vertici della cosca Bellocco.
Il procedimento – spiega una nota – scaturisce da una complessa attività investigativa del dicembre 2019, relativa all’operatività della cosca Bellocco ed il coinvolgimento degli indagati nelle dinamiche della latitanza di Domenico Bellocco, classe 1976, considerata figura apicale dell’omonimo sodalizio di ‘ndrangheta operante a Rosarno.
Secondo l’accusa, sul destinatario della misura cautelare, residente a Gioia Tauro, ricadono gravi indizi in ordine al reato di associazione di tipo mafioso, commesso a partire dal mese di aprile 2020, avendo rivestito un ruolo di primo piano nella gestione della latitanza di Domenico Bellocco e, più in generale, degli affari illeciti della cosca Bellocco.
Dalle indagini è emerso quale personaggio di assoluta fiducia operativa sul territorio controllato dalla cosca, avendo l’uomo assicurato una rete di protezione e di comunicazione tra i vertici, ed essendosi reso parte attiva nella realizzazione del programma criminoso della consorteria. In particolare, avrebbe assunto il ruolo di “messaggero” delle comunicazioni riservate in merito alla latitanza di Domenico Bellocco, che si sarebbe reso disponibile sia ad avvicinare le vittime di estorsione nell’interesse del clan che a fungere da soggetto a cui rivolgersi per presentare richieste di protezione o assolvere al pagamento del “dovuto” estorsivo alla cosca.
Sempre secondo l’accusa, a comprova del ruolo e dell’expertise, l’indagato nel corso dell’attività di indagine, ricordava di aver fornito in più di un’occasione e per numerosi anni assistenza ai latitanti della famiglia Bellocco, compito eseguito nel migliore dei modi e senza commettere errori che avrebbero potuto condurre gli investigatori alla loro cattura.
Sulla base di tali “successi”, l’arrestato aveva palesato la volontà di monopolizzare la gestione della latitanza di Domenico Bellocco, evitando che altri potessero farlo al suo posto, ritenendoli inaffidabili. Al termine delle operazioni, l’uomo è stato tradotto presso la casa circondariale di Palmi, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Beni mobili e immobili per un totale di 3 milioni di euro sono stati confiscati ad un imprenditore, Domenico Franco, di 66 anni, di Rizziconi, coinvolto nell’inchiesta “Porto Franco” che nel 2014 aveva portato all’arresto di 13 persone e al sequestro di società e beni per 56 milioni di euro.
Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale reggino su richiesta della Dda diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, è stato eseguito dai finanzieri del Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di finanza di Reggio Calabria.
La confisca riguarda diversi compendi aziendali, quote societarie, terreni, fabbricati e numerosi rapporti e strumenti finanziari. L’indagine del 2014 riguardava un’associazione di stampo mafioso composta da imprenditori considerati affiliati alle più importanti cosche di ‘ndrangheta della Piana come i Pesce che si sarebbero infiltrati nel tessuto economico del porto di Gioia Tauro.
La confisca dei beni riconducibili a Franco fa seguito al sequestro disposto nel gennaio 2023 nei confronti dello stesso imprenditore, attivo nel settore degli autotrasporti, sulla base delle risultanze delle attività investigative della guardia di finanza.
Partendo dall’analisi dei rapporti finanziari intrattenuti da diversi gruppi societari con un istituto di credito operante nel territorio calabrese, infatti, gli accertamenti delle fiamme gialle hanno evidenziato come l’imprenditore di Rizziconi, ritenuto appartenente a una cosca di ‘ndrangheta, a partire dagli anni ’90 avrebbe attuato condotte illecite che gli avrebbero permesso di accumulare un patrimonio nettamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.
Dopo una giornata di interrogatori, sono stati sottoposti a fermo anche due coniugi palermitani. La coppia, come il presunto omicida, è accusata di omicidio plurimo e soppressione di cadavere per la strage avvenuta, probabilmente tra Venerdì e Sabato, in una villetta ad Altavilla Milicia, nel palermitano, dove il muratore 54enne Giovanni Barreca ha ucciso la moglie Antonella Salamone e i figli Kevin di 15 anni ed Emanuel di appena 5. La figlia 17enne è fortunatamente scampata alla furia omicida del padre. La ragazza è stata portata in una comunità protetta.
La coppia arrestata da tempo, come apprende l’Adnkronos, avrebbe contatti con l’uomo e l’avrebbe avvicinato al mondo del fanatismo religioso, una sorta di setta. La coppia avrebbe inculcato a Barreca di presunte “presenze demoniache” e agli investigatori che lo hanno arrestato avrebbe riferito che i congiunti uccisi erano posseduti. Gli inquirenti ritengono che i coniugi, vicini di casa, abbia avuto un presunto ruolo, che avrebbero spinto o influenzato l’uomo a compiere il massacro.
La coppia fermata è composta da Sabrina Fina e Massimo Carandente, entrambi disoccupati. Sono stati arrestati nella tarda serata di ieri, insieme con Giovanni Barreca, il presunto autore che ha sterminato la sua famiglia. I coniugi sono accusati di avere partecipato al massacro nella villetta di Altavilla, non è chiaro se abbiano avuto un ruolo diretto né come. Secondo gli investigatori sarebbero stati loro a convincere l’uomo a “liberarsi” dal demonio uccidendo i propri cari. I due sono ritenuti fanatici religiosi.
Barreca telefona ai carabinieri: “Ho ucciso la mia famiglia, venite a prendermi”
“Mi chiamo Giovanni Barreca. Ho ucciso tutta la mia famiglia, venite a prendermi”. La telefonata al centralino dell’Arma è della scorsa scorsa notte. Il tono dell’uomo resta freddo, pacato. “Vi aspetto a Casteldaccia”, dice agli inquirenti prima di chiudere. Mentre una pattuglia prende in consegna il presunto omicida, un muratore di 54 anni, un’altra va nella sua casa di Altavilla Milicia, paese costiero a 30 chilometri da Palermo. Raccapricciante la scena a cui assistono i carabinieri. A terra ci sono i cadaveri dei due figli, Emanuel di 5 anni e Kevin di 15. La terzogenita, 17enne, è seduta sul letto in una stanza, sotto choc. Avrebbe assistito ai delitti.
L’ultima vittima, la moglie del muratore, Antonella Salamone, di 13 anni più giovane, viene trovata dopo ore. Pezzi del suo corpo carbonizzati sono a poca distanza dalla casa sotto un cumulo di terra. Il marito l’avrebbe uccisa e poi avrebbe dato fuoco ai resti. Barreca viene portato in caserma e alla confessione telefonica aggiunge alcuni particolari. “C’era il demonio in casa”, avrebbe detto.
Le indagini sul massacro di Altavilla Milicia avrebbero delineato il quadro nel quale ha agito il 54enne muratore che, secondo gli inquirenti, ha potuto contare sulla complicità della coppia palermitana. I tre sono stati condotti nel carcere di Pagliarelli.
Strage ad Altavilla Milicia, alle porte di Palermo, dove un uomo ha ucciso la moglie e due figli di 5 e 15 anni e poi ha chiamato il 112. Una terza figlia di 17 anni è riuscita a sfuggire al massacro. L’uomo si è fatto trovare dai carabinieri nella vicina Casteldaccia dove è stato arrestato. Il presunto autore si chiama Giovanni Barreca, 54 anni, imbianchino. Le vittime sono Antonella Salamone e i figli Kevin di 15 anni ed Emanuel, di appena 5 anni. Il delitto è avvenuto nel paese, in una villetta isolata di via Granatelli.
Barreca agli inquirenti: “Erano posseduti da Satana”
“Mia moglie e i miei figli erano posseduti da Satana”, avrebbe ripetuto più volte ai Carabinieri l’autore della strage, Giovanni Barreca, che dalle prime informazioni sarebbe un fanatico religioso. Gli investigatori non escludono problemi economici quale movente scatenante. Lo stesso sindaco di Altavilla Milicia afferma che dietro potrebbero esserci problemi economici.
Sembra che l’uomo negli ultimi tempi parlasse spesso di “presenze demoniache”, anche durante la notte della strage, e che accusasse la moglie e i figli di essere “posseduti da Satana”. Frase che avrebbe ripetuto anche ai carabinieri. Sembra che la strage sia avvenuta almeno 36 ore fa, come emerge da un primo esame medico legale dei due corpi dei ragazzi. Il corpo della moglie è stato trovato semi carbonizzato in giardino, insieme ai resti di animali uccisi da tempo, forse durante riti o per altro.
Unica superstite la figlia di 17 anni
Ad aiutare gli inquirenti è proprio la ragazza rimasta viva che è stata sentita. La 17enne era in stato confusionale, quando è stata trovata dal personale del 118 che l’ha soccorsa. Non si sa se la ragazza si sia nascosta e per questo sia stata risparmiata dalla furia del padre oppure sia stata lasciata volutamente viva. Il 54enne ha strangolato il figlio quindicenne con una catena, secondo quanto emerge dai primi riscontri dei carabinieri. Anche il fratellino Emanuel sarebbe stato strangolato.
I due figli morti “da almeno 36 ore”
Kevin ed Emanuel erano morti da “almeno 36 ore”, secondo quanto emerge da primi esami medico legali eseguiti sui due cadaveri. La figlia di 17 anni, unica superstite, sarebbe dunque rimasta in casa con il padre per le ultime 36 ore. Gli inquirenti stanno cercando di capire se sia stata drogata.
Zia e nonna donna uccisa: “Lui era fissato con la religione, problemi soldi”
“Giovanni si era fissato da qualche tempo con la religione, ma noi non sentivamo Antonella da almeno una settimana”. A dirlo sono Salvini Licata ed Elisabetta Cassano, zia e nonna di Antonella Salamone. Le due donne, che sono arrivate nella villetta della strage, sono ancora incredule per quanto accaduto e dicono anche che la coppia aveva da tempo dei problemi economici: “Ma non più di altre famiglie”. La moglie di Barreca lavorava come badante.
Barraca “litigava spesso” con la moglie “ma non pensavamo potesse accadere questo”. Da tempo i due “frequentavano una comunità evangelista, ci tenevano molto” ma “lui non era violento”, hanno detto ancora le due donne.
Inquirenti indagano su presunte complicità, coppia in caserma
Barreca potrebbe avere avuto dei presunti complici nello sterminio della famiglia. In queste ore i carabinieri stanno sentendo, nella caserma dei carabinieri di Bagheria (Palermo), una coppia, vicina alla famiglia Barreca.
La coppia di coniugi da tempo, come riporta l’Adnkronos, avrebbe dei contatti con l’uomo: l’avrebbe avvicinato al mondo del fanatismo religioso. I due coniugi vengono sentiti per capire se il presunto autore sia stato in qualche modo spinto o influenzato a compiere la strage. I due avrebbero parlato all’uomo di “presenze demoniache”.
Il sindaco di Altavilla: “Famiglia tranquilla, solo problemi economici”
“Siamo tutti molto scossi, sia per la tragedia sia per i retroscena che stanno emergendo. La nostra piccola comunità è davvero tutta sotto choc. Era una famiglia tranquilla, che aveva avuto solo qualche problema economico. Ma non erano mai emersi problemi di violenza familiare o maltrattamenti”. A parlare con l’Adnkronos è Pino Virga, il sindaco di Altavilla Milicia. “Lui si vedeva poco in giro, era una persona riservata – dice il sindaco – Ma ripeto che era una famiglia tranquilla”. Dice che in passato “avevano avuto degli approcci con l’assistente sociale per problemi economici, ma non era mai emersa una situazione di disagio. Nessuna segnale di violenza. E’ una tragedia”.
“Conoscevo lui di vista, mentre la signora la conoscevo perché aveva svolto attività nell’assistenza economica anche per conto del Comune di Altavilla. Si distingueva davvero, non era retorica, era gentilissima e con molto garbo”. Il “fanatismo religioso che sta emergendo rende la vicenda ancora più inquietante…”, dice ancora il sindaco Virga.
La testimonianza della vicina
Lo descrive come un uomo “diabolico” che “mi spegneva la luce della statua della Madonnina che tenevo in giardino” Pascal, la vicina di casa, di origini straniere, di Giovanni Barreca. “I figli sembravano più piccoli della loro età e andavano a scuola senza libri – dice ancora la donna – la ragazza era timidissima, mentre il figlio piccolo veniva spesso rimproverato. Il grande aveva imparato dal padre a uccidere in imbalsamare gli uccelli”. Mentre Antonella Salamone non poteva avere rapporti con la vicina “perché Giovanni un po’ glielo impediva sia ai figli che alla moglie”.
“Giovanni Barreca picchiava la moglie”, afferma la donna. “Non so se picchiava anche i figli – dice – Antonella Salamone parlava di sé. Io le dissi ‘Perché non lo denunci?’ ma lei non lo denunciò mai”.
“Antonella – aggiunge – mi raccontava che aveva dei problemi con il marito e che stava male, mi diceva che voleva tornare a vivere a Novara, dove vivevano prima”, prosegue Pascal. “Lui diceva sempre che non esiste Dio e mi spegneva la luce della Madonnina perché per lui non esisteva un’altra immagine al di fuori da Dio”. Poi dice che ogni tanto “si vedevano persone a casa e cantavano”.
La 17enne sopravvissuta alla strage familiare di Altavilla Milicia era “la figlia preferita dal padre”, racconta ancora la vicina di casa. “Giovanni Barreca mi faceva paura, lo temevo. Era molto strano – dice – lui parlava sempre del Diavolo”.
Un uomo di 33 anni, Alfredo Aleardi, di Sibari, è morto nella notte in un incidente stradale avvenuto sulla statale ionica 106, nel territorio di Trebisacce, in provincia di Cosenza.
La vittima era alla guida di una Lancia Y10 che, per cause in corso di accertamento, si è scontrata con un mezzo pesante. Il decesso del conducente della vettura è stato immediato.
Sul luogo dell’impatto sono intervenuti i sanitari del 118, i carabinieri della compagnia di Cassano, gli agenti della polizia stradale, i vigili del fuoco e personale Anas. La strada statale 106 è rimasta chiusa per diverse ore.
Gli investigatori lavorano per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente stradale. La salma di Alfredo Aleardi è stara trasportata all’obitorio dell’ospedale di Rossano.
“Questo è il volto di Alfredo Aleardi che, a 32 anni, ci ha lasciati nel tragico incidente avvenuto nella notte del oggi”. Lo scrive sui social Fabio Pugliese, fondatore dell’associazione di volontariato “Basta vittime sulla statale 106”.
“L’incidente, avvenuto sulla Statale 106 nel comune di Trebisacce, in provincia di Cosenza, intorno all’una e mezza. Alfredo ha perso il controllo della sua auto probabilmente a causa dell’asfalto bagnato ed è andato a scontrarsi con un camion pieno di frutta diretto in Puglia… Un giovane, l’ennesimo, figlio di una Calabria che paga da decenni un tributo di sangue altissimo, degno di una Guerra, di un olocausto destinato a non finire… Fino a quando lo Stato continuerà a chiudere gli occhi? A non capire? Bisogna intervenire subito! Non perdere tempo! Alla Famiglia Aleardi le miei più sincere condoglianze”, conclude Pugliese.
Un altro incidente tra due mezzi si è verificato, sempre sulla “strada della morte”, domenica pomeriggio, nel territorio di Corigliano-Rossano, di fronte al Centro Commerciale i portali. Il sinistro per fortuna non ha avuto gravi conseguenze.
Tra Catanzaro e Ascoli festival di gol ed emozioni in una classica partita di serie B, molto fisica e combattuta. Una partita “pazza” che vede le aquile calabresi trionfare 3-2 dopo essere state momentaneamente raggiunte e superate dalla squadra marchigiana. Padroni di casa senza Ghion e Vandeputte, marchigiani privi di 7 calciatori, tra cui Gagliolo, Mendes e Nestorovski. Eppre Castori catechizza i suoi che scendono in campo con un buon approccio e un ottimo ritmo dimostrando di voler fare la partita.
Ma è il Catanzaro a colpire, proprio sotto la curva di casa. Dopo un batti-ribatti in area, Ambrosino lavora un pallone prezioso e lo riscodella in area dove Antonini, in totale solitudine, insacca di testa, lasciato colpevolmente da solo in area. Per il difensore brasiliano primo gol in serie B proprio nel giorno del suo esordio dall’inizio in casa. La squadra di Castori non si demoralizza e si butta avanti alla ricerca del pareggio che arriva dopo pochi minuti con Falzerano che crossa in mezzo, Situm salta a vuoto e Mantovani, di testa, punisce Fulignati. Catanzaro in bambola ed è ancora un colpo di testa a condannarlo allo svantaggio, con Botteghin che svetta su tutti su calcio da fermo di Celia. L’Ascoli potrebbe arrotondare il punteggio e chiudere la gara contro l’undici di Vivarini disunito e shoccato dopo i due gol presi, ma non vi riesce, tenendo di fatto in bilico la partita. Dopo l’intervallo entrano subito Iemmello e Petriccione tra i giallorossi di casa.
La svolta arriva con l’espulsione diretta di Valzania per una brutta entrata ai danni di Veroli, sanzionata dall’arbitro dopo il check del Var, è il momento chiave della gara. Con i cambi offensivi – alla fine decisivi gli ingressi di D’Andrea e Donnarumma – il Catanzaro prova a sfruttare la superiorità numerica, mentre l’Ascoli si chiude totalemente e non esce piu’ dalla propria metà campo. Diventa una vera battaglia, il Catanzaro attua il forcing mentre l’Ascoli è chiuso in trincea. Il pari arriva su iniziativa e cross radente in mezzo del guizzante D’Andrea, deviato nella propria porta da Bellusci, comunque il migliore dei suoi. La rimonta si completa con Iemmello, che sfrutta la sponda di Donnarumma da corner e realizza il colpo vincente di testa. Il Catanzaro sale a 38 punti al sesto posto, l’Ascoli, buona prova fino all’espulsione, dovrà ritrovarsi appena torneranno disponibili i tanti assenti di oggi.
Secondo pareggio consecutivo per il Cosenza che strappa un punto prezioso a Modena, 1-1. Reti tutte nel primo tempo: Gliozzi, ex del Cosenza, sblocca la gara al 15’, primo gol per lui in maglia gialloblù. I Lupi pareggiano con Tutino dopo 8’.
In apertura della prima frazione ci prova Gliozzi, bel cross di Corrado ma il colpo di testa dell’attaccante è innocuo per Micai. Il primo gol con la maglia gialloblù di Gliozzi non tarda ad arrivare: al 15’ Gerli recupera palla sulla trequarti e lo pesca in profondità, il numero 9 spara un bolide sotto la traversa per l’1-0. Passano 8’ e pareggia il Cosenza, con Gyamfi che crossa per Tutino, che trova un potente colpo di testa sul quale Seculin non arriva. Poco dopo gran risposta dell’estremo difensore gialloblù sul tiro da fuori di Mazzocchi. Torna pericoloso il Modena al 31’ con Ponsi, che si coordina molto bene e calcia di collo pieno dal limite, Micai si salva in corner. I canarini continuano a spingere per cercare il vantaggio, ma si va a riposo sull’1-1.
Nella ripresa emiliani vicino al vantaggio con Ponsi: al 5’ il suo mancino a giro non trova la porta per poco. Risposta del Cosenza al 9’, Seculin salva il risultato sulla conclusione potente di Tutino. Al 20’ Battistella impegna Micai con una punizione potente. Al 41’ i Lupi restano in dieci uomini, Marras alza la gamba sul petto di Cotali, l’arbitro prima lo ammonisce, poi richiamato al Var estrae il rosso per il brutto fallo.
La squadra di Caserta sale a 29 punti in classifica mentre i canarini a 33. Prossima sfida dei rossoblù sabato prossimo, ancora fuori casa, contro il Lecco, ultimo in classifica, mentre il Modena domenica va a Venezia.
MODENA: Seculin; Riccio, Zaro, Cauz; Ponsi, Battistella (42’ st Bozhanaj), Gerli, Santoro (33’ st Magnino), Corrado (33’ st Cotali); Gliozzi, Abiuso (20’ st Di Stefano). A disposizione: Vandelli, Gagno, Pergreffi, Vukusic, Tremolada, Mondele. Allenatore: Bianco.
COSENZA: Micai; Gyamfi, Camporese, Venturi, Frabotta; Zuccon (41’st Voca), Praszelik; Marras, Mazzocchi (41’ st Fontanarosa), Tutino (47’ st Crespi); Forte (36’ st Florenzi). A disposizione: Lai, Marson, D’Orazio, Antonucci, Cimino, Calò, Viviani, Canotto. Allenatore: Caserta.
ARBITRO: Camplone di Pescara
MARCATORI: 15’ pt Gliozzi, 23’ pt Tutino.
ESPULSI: 41’ st Marras.
AMMONITI: 19’ pt Ponsi, 29’ pt Mazzocchi, 32’ pt Frabotta, 21’ st Zaro, 23’ st Zuccon, 47’ st Riccio.
Le proteste contro il genocidio israeliano contro i palestinesi nella Striscia di Gaza continuano a diffondersi in varie capitali e città europee, chiedendo un cessate il fuoco immediato per fermare il bagno di sangue che finora ha causato la morte di oltre 28.000 palestinesi, prevalentemente civili, in particolare bambini.
Nella capitale tedesca, Berlino, oggi si sono verificate tre proteste, alle quali hanno preso parte associazioni per i diritti umani e manifestanti di altre città, secondo quanto riportato dai media. Le manifestazioni si sono concluse davanti all’ambasciata sudafricana con un messaggio di ringraziamento per il sostegno del Paese alla causa palestinese, riporta l’agenzia Wafa.
Lo slogan principale di queste proteste è stato l’appello per un cessate il fuoco immediato a Gaza, insieme a nuovi slogan emersi in Germania, che protestavano contro le aziende accusate dalle organizzazioni per i diritti umani di collaborare con le forze di occupazione israeliane.
Oltre a Berlino, anche le città tedesche di Saarbrücken e Friburgo hanno assistito a manifestazioni di solidarietà per la Palestina e Gaza.
A Parigi, in Francia, una massiccia manifestazione è iniziata in Piazza della Repubblica e ha marciato verso Piazza della Nazione. I manifestanti hanno marciato all’insegna della lotta all’estremismo di estrema destra e al fascismo, condannando l’allineamento del governo con l’estrema destra, non solo all’interno del paese ma anche in Israele.
La manifestazione ha anche chiesto la fine della guerra israeliana contro Gaza, la fine dell’uccisione dei palestinesi, la revoca del blocco su Gaza e la fornitura di aiuti umanitari. Le bandiere palestinesi erano ben esposte e i partecipanti comprendevano varie fasce d’età, con una presenza predominante di giovani.
Nel Regno Unito, i rapporti indicano che i sostenitori della Palestina sono scesi in piazza in 34 città, con oltre 40 proteste con slogan come “Fermare il genocidio”, “Porre fine alla complicità del governo britannico con i crimini israeliani a Gaza”, “Fermare le esportazioni di armi verso Israele” e “Porre fine al sostegno politico e militare a Israele”.
Una protesta simile ha avuto luogo a Utrecht, nei Paesi Bassi, esprimendo opposizione alla guerra israeliana in corso a Gaza.
Migliaia di persone si sono manifestate anche a Vienna, in Austria, Malmö, in Svezia, e Odense, in Danimarca, come parte delle proteste a livello europeo che condannano l’aggressione israeliana.
A Istanbul, in Turchia, decine di medici e operatori sanitari hanno marciato in solidarietà con Gaza, protestando contro gli attacchi israeliani. I partecipanti hanno tenuto striscioni e scandito slogan chiedendo un intervento internazionale urgente per fermare gli attacchi israeliani, consentire il ritorno dei residenti di Gaza alle loro case e porre fine al blocco.
Dal 7 ottobre 2023, Israele conduce una guerra distruttiva contro Gaza, provocando decine di migliaia di vittime civili, soprattutto bambini e donne.
Intanto il genocidio di civili a Gaza continua ininterrotto: nelle ultime 24 ore quasi 120 morti
L’aggressione ha causato una catastrofe umanitaria senza precedenti e ingenti danni alle infrastrutture. Israele ora deve affrontare l’accusa di genocidio davanti alla Corte internazionale di giustizia sulla base di una causa intentata dal Sud Africa.
Almeno 117 palestinesi sono stati uccisi e altri 152 feriti in 16 massacri contro famiglie compiuti dalle forze di occupazione israeliane nella Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore, secondo fonti mediche riportati dall’agenzia Wafa.
Le stesse fonti indicano che il bilancio delle vittime palestinesi a Gaza è ora salito a 28.064 vittime e 67.611 feriti dall’inizio dell’aggressione israeliana a Gaza il 7 ottobre dello scorso anno.
Migliaia di vittime rimangono sotto le macerie e per le strade, mentre le forze di occupazione israeliane continuano a ostacolare l’arrivo delle ambulanze e delle squadre di protezione civile.
Un provvedimento di sospensione per motivi disciplinari a carico di una tredicenne di Cirò Marina, adottato da parte del Consiglio di classe di un locale istituto comprensivo, ha portato all’arresto di due persone, padre nonno della ragazza, poiché andando a lamentarsi con la preside hanno aggredito e minacciato i carabinieri della locale compagnia intervenuti per sedare gli animi.
Secondo quanto ricostruito dai militari dell’Arma, i congiunti della studentessa avrebbero raggiunto la scuola con l’intento di “sgridare” la dirigente scolastica per via della punizione adottata nei confronti della minore.
Lamentela, questa, che ben presto ha assunto i connotati di una velata minaccia. Le pressioni, tuttavia, non hanno scalfito nervi saldi e prontezza di riflessi del personale scolastico, che ha immediatamente allertato il 112.
Entrati nella stanza della dirigente, dove erano ancora presenti i due uomini, tuttavia, i carabinieri sono stati violentemente aggrediti da questi ultimi, che, nel mezzo della colluttazione, hanno rivolto ai militari minacce di morte e frasi ingiuriose.
Per padre e nonno della ragazzina sono quindi scattate le manette: dovranno rispondere di lesioni aggravate in concorso e violenza o minaccia a pubblico ufficiale. L’arresto del nonno della ragazza è stato convalidato, mentre, per quello del padre, non è stato ritenuto sussistente lo stato di flagranza: per entrambi, in ogni caso, il Tribunale di Crotone ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di presentazione in caserma in più momenti della giornata.
I Carabinieri del Nucleo radiomobile della Compagnia di Castrovillari hanno scoperto all’interno di un’abitazione un vero laboratorio artigianale adibito alla produzione di marijuana.
A seguito degli elementi info-investigativi acquisiti, approfonditi con prolungati servizi di osservazione, i militari hanno fatto accesso all’interno di un immobile sito a Castrovillari e composto da più piani, abitato da B.C., di 65 anni e G.F., di 30 anni.
Durante la massiccia operazione di perquisizione eseguita, una volta fatto ingresso al piano seminterrato i militari dell’Arma si sono trovati di fronte ad una vera e propria fabbrica di produzione di marijuana sofisticatamente costruita: hanno infatti scoperto una serra indoor in cui erano in coltivazione 85 piantine di marijuana, dall’altezza di 30 cm circa, ed inoltre piccoli locali ricavati con cartongesso adibiti all’essiccazione, con sistemi di ventilazione, lampade alogene e termostati accuratamente installati, nonché una pressa ed altro materiale necessario per il confezionamento.
Nello stesso seminterrato i militari dell’Arma hanno trovato varie buste e barattoli contenenti marijuana in infiorescenza già pronta ed hashish. Proseguendo durante la perquisizione degli altri piani, all’interno del congelatore collocato nella cucina sono state trovate altre buste con all’interno marijuana, mentre al primo piano 2 grammi circa di semi della stessa pianta.
Al termine della ricognizione, sono stati trovati circa 1,8 kg di marijuana e 17 grammi di hashish. I carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno arrestato i due soggetti in flagranza per il reato di coltivazione e detenzione di sostanza stupefacente. Al termine dell’udienza svoltasi presso il Tribunale, gli arresti sono stati convalidati.
Il secondo sequestro amministrativo in meno di due mesi in Puglia: prima a Bari ed oggi a Brindisi. Dovrà restare ferma per 20 giorni la nave Ocean Viking Sos Mediterranée, giunta questa mattina nel porto del capoluogo messapico con a bordo 261 migranti, soccorsi in quattro operazioni a largo della Libia.
Al termine delle verifiche sulle procedure di salvataggio sono state accertate dalla Capitaneria di porto presunte “violazioni del decreto Piantedosi” che regola gli interventi delle ong. Per la stessa ong, oltre al sequestro, è prevista una sanzione amministrativa. Identica procedura subita per la Sos Mediterranée a Bari il 30 dicembre scorso.
La nave questa mattina era giunta con 30 minuti di ritardo rispetto all’arrivo previsto per le 9. Le operazioni di sbarco sono iniziate intorno alle 10. Insieme ai migranti anche un cucciolo di cane che era insieme ad una minore non accompagnata.
La stessa nave dopo i salvataggi in mare inizialmente sarebbe dovuta giungere a Ortona, in provincia di Chieti. Ieri poi, la stessa ong aveva comunicato che era stata accolta la richiesta “di sbarcare tutti i naufraghi” a Brindisi. In Prefettura, così, si era tenuta una riunione di urgenza per pianificare l’arrivo per oggi.
Al momento sono in corso ulteriori verifiche da parte delle autorità brindisine su quelle che sono state le rotte da parte della nave, ferma ora in porto. Sono iniziate da qualche ora, invece, le procedure per il trasferimento dei migranti giunti con la Ocean Viking destinati in centri di diverse regioni, oltre la Puglia, tra cui Molise, Liguria e Marche. I 63 minori non accompagnati sono stati trasferiti nel centro di accoglienza di Restinco a Brindisi.
Dai controlli da parte del personale dell’Asl Brindisi non sono emerse situazioni di gravi criticità. Sono stati riscontrati dieci casi di scabbia e tre ragazze in stato di gravidanza.
Una persona è stata arrestata e posta ai domiciliari dai carabinieri ed altre quattro risultano indagate nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria su un’organizzazione criminale che avrebbe gestito un traffico illecito di rifiuti.
Secondo quanto è emerso dall’indagine, l’organizzazione avrebbe sversato illecitamente oltre cinquemila tonnellate di rifiuti speciali nel torrente Valanidi, uno dei corsi d’acqua che attraversano Reggio Calabria.
Alle persone coinvolte nell’indagine, condotta dai carabinieri della Stazione di Rosario Valanidi, vengono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, disastro e inquinamento ambientale, attività di gestione di rifiuti non autorizzata e occupazione abusiva di suolo pubblico. L’arresto è stato fatto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta del Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, e del Procuratore aggiunto, Stefano Musolino.
Il Gip ha disposto anche il sequestro preventivo dell’intero patrimonio di un’azienda specializzata in attività di demolizione e movimento terra della quale i titolari ed alcuni dipendenti sono le persone indagate. Sono stati sequestrati anche conti correnti bancari, quote sociali, autocarri, mezzi d’opera ed alcune automobili di lusso. Gli indagati hanno un’età compresa tra i 35 e i 65 anni ed alcuni hanno precedenti in materia ambientale e per associazione per delinquere di tipo mafioso.
Alcuni degli stessi indagati, inoltre, in passato, avevano subito provvedimenti antimafia che avevano portato alla confisca di una società operante nello stesso settore dello smaltimento dei rifiuti e riconducibile a locali cosche di ‘ndrangheta.
Le indagini sono partite da diversi sopralluoghi dei carabinieri sul torrente interessato dallo sversamento illecito dei rifiuti, che avveniva, tra l’altro, in pieno giorno. I rifiuti consistevano soprattutto in inerti provenienti da attività edili.
Gip: “Disastro ambientale”
“Un disastro ambientale, con l’alterazione della normale conformazione dell’ecosistema e con il conseguente rischio di esondazioni, in caso di piogge intense, e pericoli per la popolazione”. E’ quanto afferma il Gip di Reggio Calabria, Angela Mennella, nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri a carico di Bruno Crucitti, di 65 anni, titolare dell’impresa “Crucitti Group srl”, accusato, insieme ad altre quattro persone, di avere sversato cinquemila tonnellate di rifiuti nell’alveo del torrente “Valanidi”.
I rifiuti depositati illecitamente consistevano in materiale inerte e relativi residui fangosi e scarti da cantieri edili e demolizione. Nell’inchiesta sono indagati, oltre a Crucitti, indicato come “capo, direttore organizzativo ed esecutore materiale” dell’associazione per delinquere sgominata dai carabinieri, i due figli dell’imprenditore, Francesco e Daniele Crucitti, di 39 e 36 anni, rispettivamente amministratore unico e socio dell’impresa di famiglia, e due dipendenti con mansioni di autisti, Edoardo Belfiore, di 56 anni, e Giovanni Salvatore Vittoriano, di 59.
Una perizia tecnica disposta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha certificato, scrive il Gip nell’ordinanza, “la compromissione della morfologia naturale del sito” a causa delle operazioni di scarico dei rifiuti, “che hanno provocato l’incremento della possibilità di esondazione in caso di eventi pluviometrici estremi, l’aumento del rischio igienico sanitario, la deturpazione dell’area e danni agli habitat fluviali”.
La modifica della conformazione del Valanidi, infatti, “ha determinato – riferisce una nota stampa dei carabinieri – la creazione di insidiose barriere artificiali originate dalla stratificazione e compattazione dei materiali smaltiti, cagionando in tal modo un forte pregiudizio al naturale decorso delle acque. Tale accumulo risultava essere un importante e pericoloso amplificatore del pericolo esondazione in una zona, peraltro, già classificata a rischio sotto il profilo dell’assetto idrogeologico, con ipotizzabili effetti devastanti per gli 83 nuclei familiari residenti nelle adiacenze”.
Nella stessa zona, tra l’altro, 70 anni fa, ci fu un’esondazione dello stesso torrente Valanidi che provocò la morte di 44 persone.
Sul sito del Cremlino è apparsa in testo l’attesa intervista del giornalista americano Tucker Carlson al presidente della Russia Vladimir Putin. La troverete sia trascritta che in video doppiato dall’ambasciata russa in Italia nonché in inglese coi sottotitoli in italiano. L’intervista, pubblicata sul social X di Carlson, in poche ore ha già raggiunto oltre 170 milioni di visualizzazioni e se ne prevedono molte di più. Viene definita l’intervista del secolo. “Una bomba informativa”, l’ha considerata l’ex 007 Usa, Scott Ritter. L’ultimo colloquio, in più fasi, definito anch’esso epocale, è quello girato a Mosca nel 2016 dal regista Oliver Stone.
Tucker Carlson: Signor Presidente, grazie. Il 22 febbraio 2022, quando è iniziato il conflitto in Ucraina, si è rivolto al tuo Paese nel tuo discorso nazionale e ha detto che agiva perché era giunto alla conclusione che gli Stati Uniti attraverso la NATO avrebbero potuto avviare una citazione: “Attacco a sorpresa contro il nostri Paese”. E alle orecchie americane questo suona paranoico. Ci spieghi perché ritiene che gli Stati Uniti potrebbero colpire la Russia all’improvviso. Come è giunto al questa conclusione?
Vladimir Putin: Non è che gli Stati Uniti avrebbero lanciato un attacco a sorpresa contro la Russia, non l’ho detto. Stiamo facendo un talk show o una conversazione seria?
Tucker Carlson: Era una bella citazione. Grazie, è terribilmente serio!
Vladimir Putin: Inizialmente ha studiato storia, per quanto ne so?
Tucker Carlson: Sì.
Vladimir Putin: Quindi, se non le dispiace, mi prenderò solo 30 secondi o un minuto del suo tempo per darle un po’ di contesto storico.
Tucker Carlson: Per favore.
Vladimir Putin: Vediamo da dove è iniziato il nostro rapporto con l’Ucraina. Da dove viene l’Ucraina?
Lo stato russo iniziò ad esistere come stato centralizzato nell’862. Questo è considerato l’anno della creazione dello stato russo perché quest’anno gli abitanti di Novgorod (una città nel nord-ovest del paese) hanno invitato Rurik, un Varangiano principe dalla Scandinavia, per regnare. Nel 1862, la Russia celebrò il 1000° anniversario della sua statualità, e a Novgorod c’è un memoriale dedicato al 1000° anniversario del paese.
Nell’882, il successore di Rurik, il principe Oleg, che in realtà stava interpretando il ruolo di reggente presso il giovane figlio di Rurik, perché Rurik era morto a quel tempo, venne a Kiev. Ha estromesso due fratelli che, a quanto pare, una volta erano stati membri della squadra di Rurik. Quindi, la Russia iniziò a svilupparsi con due centri di potere, Kiev e Novgorod.
La data successiva, molto significativa nella storia della Russia, fu il 988. Questo fu il Battesimo della Russia, quando il principe Vladimir, pronipote di Rurik, battezzò la Russia e adottò l’Ortodossia, o cristianesimo orientale. Da questo momento lo stato russo centralizzato cominciò a rafforzarsi. Perché? Per un unico territorio, legami economici integrati, una stessa lingua e, dopo il Battesimo della Russia, la stessa fede e governo del Principe. Lo stato russo centralizzato cominciò a prendere forma.
Nel Medioevo, il principe Yaroslav il Saggio introdusse l’ordine di successione al trono, ma dopo la sua morte tutto divenne complicato per vari motivi. Il trono non passò direttamente dal padre al figlio maggiore, ma dal principe defunto al fratello, quindi ai suoi figli in linee diverse. Tutto ciò portò alla frammentazione e alla fine della Russia come un unico stato. Non c’era niente di speciale in questo, la stessa cosa accadeva allora in Europa. Ma lo stato russo frammentato divenne una facile preda per l’impero creato in precedenza da Gengis Khan. I suoi successori, vale a dire Batu Khan, vennero in Russia, saccheggiarono e rovinarono quasi tutte le città. La parte meridionale, inclusa Kiev, tra l’altro, e alcune altre città, semplicemente persero l’indipendenza, mentre le città settentrionali conservarono parte della loro sovranità. Dovettero rendere omaggio all’Orda, ma riuscirono a preservare parte della loro sovranità. E poi cominciò a prendere forma uno stato russo unificato con il suo centro a Mosca.
La parte meridionale delle terre russe, inclusa Kiev, cominciò gradualmente a gravitare verso un altro “magnete” – il centro che stava emergendo in Europa. Questo era il Granducato di Lituania. Fu anche chiamato Ducato lituano-russo, perché i russi costituivano una parte significativa della sua popolazione. Parlavano l’antica lingua russa ed erano ortodossi. Ma poi ci fu l’unificazione, l’unione del Granducato di Lituania e del Regno di Polonia. Qualche anno dopo fu firmata un’altra unione, ma questa volta in ambito religioso. Alcuni sacerdoti ortodossi divennero subordinati al Papa. Pertanto, queste terre divennero parte dello stato polacco-lituano.
Per decenni i polacchi furono impegnati nella “polonizzazione” di questa parte della popolazione: vi introdussero la loro lingua, cercarono di radicare l’idea che questa popolazione non era esattamente russa, poiché vivevano ai margini (u kraya) erano “ucraini”. In origine, la parola “ucraino” significava che una persona viveva alla periferia dello stato, vicino ai margini, o era impegnata nel servizio di frontiera. Non si riferiva ad alcun gruppo etnico in particolare.
Quindi i polacchi cercarono in tutti i modi di polonizzare questa parte delle terre russe, in realtà la trattarono piuttosto duramente, per non dire crudelmente. Tutto ciò ha portato al fatto che questa parte delle terre russe ha iniziato a lottare per i propri diritti. Scrissero lettere a Varsavia chiedendo che i loro diritti fossero rispettati e che le persone fossero inviate qui, anche a Kiev…
Proponiamo due video dell’intervista, la prima doppiata in italiano dall’ambasciata russa a Roma e la seconda in inglese coi sottotitoli italiani
Tucker Carlson: Scusi, può dirci in che periodo… sto perdendo il conto di dove siamo nella storia?
Vladimir Putin: Era il tredicesimo secolo.
Ora racconterò cosa è successo più tardi e fornirò le date in modo che non ci sia confusione. Nel 1654, anche poco prima, le persone che detenevano il potere su quella parte delle terre russe, si rivolsero a Varsavia, ripeto, chiedendo che fossero rispettati i loro diritti e che inviassero loro governanti di origine russa e di fede ortodossa. Siccome Varsavia non ha risposto e di fatto ha respinto le loro richieste, si sono rivolti a Mosca affinché li portasse via. Affinché lei non pensi che mi sto inventando delle cose… le consegno questi documenti…
Tucker Carlson: Non sembra che lei lo stia inventando, ma non sono sicuro del motivo per cui sia rilevante per quello che è successo due anni fa.
Vladimir Putin: Ma questi sono comunque documenti d’archivio, copie. Ecco le lettere di Bogdan Khmelnitsky, l’uomo che allora controllava il potere in questa parte delle terre russe che ora si chiama Ucraina. Scrisse a Varsavia chiedendo che i loro diritti fossero rispettati e, dopo essere stato rifiutato, iniziò a scrivere lettere a Mosca chiedendo di prenderli sotto la forte mano dello zar di Mosca. Esistono copie di questi documenti. Li lascerò per il suo buon ricordo. C’è una traduzione in russo, può tradurla in inglese.
La Russia non sarebbe d’accordo ad ammetterli subito, supponendo che ciò scatenerebbe una guerra con la Polonia. Tuttavia, nel 1654, lo Zemsky Sobor, che era un organo rappresentativo del potere dello stato dell’antica Russia, prese la decisione: quelle terre dell’antica Russia divennero parte dello zarismo della Moscovia.
Come previsto, iniziò la guerra con la Polonia. Durò 13 anni e poi si concluse con una tregua. In totale, dopo quell’atto del 1654, 32 anni dopo, credo, fu concluso un trattato di pace con la Polonia, “la pace eterna”, come si diceva. E quelle terre, l’intera riva sinistra del Dnepr, inclusa Kiev, tornarono alla Russia, mentre l’intera riva destra del Dnepr rimase in possesso della Polonia.
Sotto il governo di Caterina la Grande, la Russia rivendicò tutte le sue terre storiche, anche a sud e a ovest. Tutto questo durò fino alla Rivoluzione. Prima della Prima guerra mondiale, lo stato maggiore austriaco faceva affidamento sulle idee dell’ucrainizzazione e iniziò a promuovere attivamente le idee dell’Ucraina e dell’ucrainizzazione. Il loro motivo era ovvio. Poco prima della Prima guerra mondiale si voleva indebolire il potenziale nemico e assicurarsi condizioni favorevoli nella zona di confine. Così l’idea emersa in Polonia secondo cui le persone residenti in quel territorio non sarebbero realmente russi – ma appartenevano piuttosto ad un gruppo etnico speciale -, iniziò ad essere propagata dallo stato maggiore austriaco.
Già nel 19° secolo apparvero i teorici che chiedevano l’indipendenza dell’Ucraina. Tutti però sostennero che l’Ucraina dovesse avere ottimi rapporti con la Russia. Hanno insistito su questo. Dopo la rivoluzione del 1917, i bolscevichi cercarono di restaurare lo stato e iniziò la guerra civile, comprese le ostilità con la Polonia. Nel 1921 fu proclamata la pace con la Polonia e in base a quel trattato la riva destra del fiume Dnepr fu nuovamente restituita alla Polonia.
Nel 1939, dopo che la Polonia collaborò con Hitler – collaborò con Hitler, si sa – Hitler offrì alla Polonia la pace e un trattato di amicizia e alleanza (abbiamo tutti i documenti rilevanti negli archivi), chiedendo in cambio che la Polonia restituisse alla Germania il cosiddetto Corridoio di Danzica, che collegava la maggior parte della Germania con la Prussia orientale e Konigsberg. Dopo la Prima guerra mondiale questo territorio fu ceduto alla Polonia e al posto di Danzica emerse la città di Gdansk (cambiò solo il nome dal tedesco Danzig, così come dopo l’attacco della Germania nazista in Polonia chiamarono Auschwitz (tedesco) la città di Oswiecim, ndr). Hitler chiese loro di darlo amichevolmente, ma loro rifiutarono. Tuttavia collaborarono con Hitler e si impegnarono insieme nella spartizione della Cecoslovacchia.
Tucker Carlson : Lei sta sostenendo che l’Ucraina, alcune parti dell’Ucraina, l’Ucraina orientale sono state della Russia per centinaia di anni; perché non l’avete presa quando è diventato presidente 24 anni fa? Voi avete armi nucleari, loro no. In realtà è la sua terra. Perché ha aspettato così a lungo?
Vladimir Putin: Glielo dirò. Ci sto arrivando. Questa intervista volge al termine. Potrebbe essere noioso, ma spiega molte cose.
Tucker Carlson: Non è noioso.
Vladimir Putin: Bene, bene. Sono così felice che lei lo apprezzi. Grazie.
Pertanto, prima della Seconda guerra mondiale, la Polonia collaborò con Hitler e, sebbene non cedette alle sue richieste, partecipò comunque alla spartizione della Cecoslovacchia insieme a Hitler. Poiché i polacchi non avevano dato il corridoio di Danzica alla Germania, ed erano andati troppo oltre, hanno spinto Hitler a iniziare la Seconda guerra mondiale che la attaccò. Perché il 1° settembre 1939 scoppiò la guerra contro la Polonia? La Polonia si rivelò intransigente e Hitler non poté fare altro che iniziare ad attuare i suoi piani con la Polonia.
A proposito, l’URSS – ho letto alcuni documenti d’archivio – si è comportata in modo molto onesto. Chiese il permesso alla Polonia di far transitare le sue truppe attraverso il territorio polacco per aiutare la Cecoslovacchia. Ma l’allora ministro degli Esteri polacco disse che se gli aerei sovietici avessero sorvolato la Polonia, sarebbero stati abbattuti sul territorio polacco. Ma non importa. Ciò che conta è che la guerra iniziò e la Polonia cadde preda delle politiche che aveva perseguito contro la Cecoslovacchia, poiché in base al noto patto Molotov-Ribbentrop, parte di quel territorio, compresa l’Ucraina occidentale, doveva essere ceduta alla Russia. Così la Russia, che allora si chiamava URSS, riconquistò le sue terre storiche.
Dopo la vittoria nella Grande Guerra Patriottica, come noi chiamiamo la Seconda Guerra Mondiale, tutti quei territori furono infine consacrati come appartenenti alla Russia, all’URSS. Quanto alla Polonia, ricevette, apparentemente in compenso, le terre che originariamente erano tedesche: le parti orientali della Germania (queste sono ora le terre occidentali della Polonia). Naturalmente, la Polonia riacquistò l’accesso al Mar Baltico e a Danzica, alla quale venne nuovamente dato il nome polacco (Gdansk). Quindi fu così che si sviluppò questa situazione. Nel 1922, quando venne fondata l’URSS, i bolscevichi iniziarono a costruire le repubbliche sovietiche e fondarono l’Ucraina sovietica, che prima non era mai esistita.
Tucker Carlson: Giusto.
Vladimir Putin: Stalin insisteva affinché quelle repubbliche fossero incluse nell’URSS come entità autonome. Per qualche ragione inspiegabile, Lenin, il fondatore dello Stato sovietico, insistette affinché avessero il diritto di ritirarsi dall’URSS. E, sempre per ragioni sconosciute, trasferì alla neonata Repubblica Sovietica d’Ucraina alcune terre insieme alle persone che vi abitavano, anche se quelle terre non erano mai state chiamate Ucraina; eppure facevano parte di quella Repubblica sovietica dell’Ucraina. Queste terre includevano la regione del Mar Nero, che fu ricevuta sotto Caterina la Grande e che non aveva alcun legame storico con l’Ucraina.
Anche se risaliamo al 1654, quando queste terre tornarono all’Impero russo, quel territorio aveva le dimensioni di tre o quattro regioni della moderna Ucraina, senza la regione del Mar Nero. Questo era completamente fuori questione.
Tucker Carlson: Nel 1654?
Vladimir Putin: Esattamente.
Tucker Carlson: Vedo che ha una conoscenza enciclopedica di questa regione. Ma perché per i primi 22 anni da presidente non ha sostenuto che l’Ucraina non era un vero paese?
Vladimir Putin: All’Ucraina sovietica è stata assegnata una grande quantità di territorio che non le era mai appartenuto, compresa la regione del Mar Nero. Ad un certo punto, quando la Russia li ricevette a seguito delle guerre russo-turche, furono chiamati “Nuova Russia” o Novorossiya. Ma non importa. Ciò che conta è che Lenin, il fondatore dello Stato sovietico, ha fondato l’Ucraina in questo modo. Per decenni, la Repubblica Sovietica Ucraina si sviluppò come parte dell’URSS e, ancora una volta, per ragioni sconosciute, i bolscevichi furono impegnati nell’ucrainizzazione. Non lo era semplicemente perché la leadership sovietica era composta in gran parte da persone originarie dell’Ucraina. Piuttosto, ciò si spiegava con la politica generale di indigenizzazione perseguita dall’Unione Sovietica. Le stesse cose furono fatte in altre repubbliche sovietiche. Ciò ha comportato la promozione delle lingue e delle culture nazionali, il che in linea di principio non è negativo. Così venne creata l’Ucraina sovietica.
Dopo la Seconda guerra mondiale, l’Ucraina ricevette, oltre alle terre che prima della guerra appartenevano alla Polonia, parte delle terre che in precedenza appartenevano all’Ungheria e alla Romania (oggi conosciuta come Ucraina occidentale). Così alla Romania e all’Ungheria alcune delle loro terre furono portate via e cedute all’Ucraina e continuano a far parte dell’Ucraina. Quindi, in questo senso, abbiamo tutte le ragioni per affermare che l’Ucraina è uno stato artificiale, formato per volontà di Stalin.
Tucker Carlson: Crede che l’Ungheria abbia il diritto di riprendersi la sua terra dall’Ucraina? E che le altre nazioni hanno il diritto di tornare ai confini del 1654?
Vladimir Putin: Non sono sicuro se dovrebbero tornare ai confini del 1654, ma visti i tempi di Stalin, il cosiddetto regime di Stalin – che come molti sostengono ha visto numerose violazioni dei diritti umani e dei diritti di altri stati – si potrebbe dire che possano reclamare quelle loro terre, pur non avendone il diritto, è quantomeno comprensibile…
Tucker Carlson: Ha detto a Viktor Orbán che può avere una parte dell’Ucraina?
Vladimir Putin: Mai. Non gliel’ho mai detto. Nemmeno una volta. Non ne abbiamo nemmeno parlato, ma so per certo che gli ungheresi che vivono lì volevano tornare nella loro terra storica.
Inoltre, vorrei condividere con voi una storia molto interessante, sto divagando, è personale. Da qualche parte nei primi anni ’80, ho fatto un viaggio in macchina dall’allora Leningrado (oggi San Pietroburgo) attraverso l’Unione Sovietica e ho fatto tappa a Kiev. Poi sono andato nell’Ucraina occidentale. Sono andato nella città di Beregovoye, e tutti i nomi delle città e dei villaggi erano in russo e in una lingua che non capivo, in ungherese. In russo e in ungherese. Non in ucraino – in russo e in ungherese.
Stavo attraversando una specie di villaggio e c’erano uomini seduti accanto alle case e indossavano abiti neri a tre pezzi e cappelli a cilindro neri. Ho chiesto: “Sono una specie di intrattenitori?”. Mi è stato detto: ‘No, non sono intrattenitori, sono ungheresi’. Ho detto: ‘Cosa ci fanno qui?’, la risposta: ‘Cosa intendi? Questa è la loro terra, vivono qui.’ Questo accadde durante il periodo sovietico, negli anni ’80. Conservano la lingua ungherese, i nomi ungheresi e tutti i costumi nazionali. Sono ungheresi e si sentono ungheresi. E ovviamente, quando ora c’è un’infrazione…
Tucker Carlson: E comunque ce n’è parecchio, credo. Molte nazioni si sentono sconvolte – ci sono transilvani così come voi altri, lo sapete. Molte nazioni si sentono frustrate dai loro confini ridisegnati dopo le guerre del XX secolo, e guerre che risalgono a mille anni fa. Quelle che dice non lo ha mai esposto in pubblico fino a due anni fa, a febbraio, e nel caso lo abbia esposto spieghi in modo esaustivo cosa pensava di una minaccia fisica da parte dell’Occidente e della NATO, inclusa una potenziale minaccia nucleare. E’ questo che l’ha spinto a muoversi? È una descrizione corretta di ciò che ha detto?
Vladimir Putin: Capisco che i miei lunghi discorsi probabilmente non rientrano nel genere dell’intervista. Per questo all’inizio le ho chiesto: “Faremo un discorso serio o uno spettacolo?”. Ha detto: un discorso serio. Quindi abbi pazienza, per favore.
Stiamo arrivando al punto in cui è stata fondata l’Ucraina sovietica. Poi, nel 1991, l’Unione Sovietica crollò. E tutto ciò che la Russia ha generosamente concesso all’Ucraina è stato “trascinato via” da quest’ultima.
Vengo ad un punto molto importante dell’ordine del giorno di oggi. Dopotutto, il crollo dell’Unione Sovietica è stato effettivamente avviato dalla leadership russa. Non capisco su cosa fosse guidata la leadership russa in quel momento, ma sospetto che ci fossero diverse ragioni per pensare che tutto sarebbe andato bene.
In primo luogo, penso che l’allora leadership russa credesse che i fondamenti della relazione tra Russia e Ucraina fossero, in effetti, una lingua comune – più del 90% della popolazione parlava russo; legami familiari; una persona su tre aveva qualche tipo di legame familiare o di amicizia; cultura comune; storia comune; infine, la fede comune; coesistenza all’interno di un unico stato per secoli; ed economie profondamente interconnesse. Tutti questi erano fondamentali. Tutti questi elementi insieme rendono inevitabili le nostre buone relazioni.
Il secondo punto è molto importante. Voglio che anche lei – come cittadino americano, e i suoi telespettatori -, ne venga a conoscenza. L’ex leadership russa riteneva che l’Unione Sovietica avesse cessato di esistere e quindi non esistessero più linee di divisione ideologiche. La Russia ha addirittura acconsentito, volontariamente e in modo proattivo, al crollo dell’Unione Sovietica e credeva che ciò sarebbe stato interpretato dal cosiddetto (tra virgolette) “Occidente civilizzato” come un invito alla cooperazione e all’associazione. Questo è ciò che la Russia si aspettava sia dagli Stati Uniti che dal cosiddetto Occidente collettivo nel suo insieme.
C’erano persone intelligenti, anche in Germania. Egon Bahr, un importante politico del Partito socialdemocratico, che nei suoi colloqui personali con la leadership sovietica sull’orlo del crollo dell’URSS, ha insistito sulla necessità di instaurare un nuovo sistema di sicurezza in Europa. Dovrebbe essere dato aiuto per unificare la Germania, ma dovrebbe anche essere istituito un nuovo sistema che includa Stati Uniti, Canada, Russia e altri paesi dell’Europa centrale. Ma la NATO non ha bisogno di espandersi. Questo è quello che ha detto: se la NATO si espandesse, tutto sarebbe esattamente come durante la Guerra Fredda, solo più vicino ai confini della Russia. È tutto. Era un vecchio saggio, ma nessuno lo ascoltava. Infatti una volta si arrabbiò (abbiamo una registrazione di questa conversazione nei nostri archivi): “Se non mi ascoltate, non metterò mai più piede a Mosca”. Era frustrato con la leadership sovietica. Aveva ragione, tutto è successo proprio come aveva detto.
Tucker Carlson: Beh, certo, si è avverato e ne ha parlato molte volte. Penso che sia un punto giusto. E molti in America pensavano che le relazioni tra Russia e Stati Uniti sarebbero andate bene dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Ma è successo il contrario. Ma non ho mai spiegato perché pensa che ciò sia accaduto, se non per dire che l’Occidente teme una Russia forte. Ma abbiamo una Cina forte di cui l’Occidente non sembra avere molta paura. Che dire della Russia? Cosa pensa abbia convinto i politici ad abbatterlo?
Vladimir Putin: L’Occidente ha paura di una Cina forte più che di una Russia forte perché la Russia ha 150 milioni di abitanti, mentre la Cina ha 1,5 miliardi di abitanti, e la sua economia sta crescendo a passi da gigante – oltre il 5% all’anno, prima era ancora di più. Ma per la Cina questo basta. Come disse una volta Bismark, i potenziali sono molto importanti. Il potenziale della Cina è enorme: oggi è la più grande economia del mondo in termini di parità di potere d’acquisto e dimensioni dell’economia. Ha già superato gli Stati Uniti, parecchio tempo fa, e sta crescendo rapidamente.
Non parliamo di chi ha paura di chi, non ragioniamo in questi termini. E veniamo al fatto che dopo il 1991, quando la Russia si aspettava di essere accolta nella famiglia fraterna delle “nazioni civilizzate”, non è successo niente del genere. Ci avete ingannato (non parlo di voi personalmente quando dico “voi”, ovviamente parlo degli Stati Uniti); la promessa era che la NATO non si sarebbe espansa verso Est, ma è successo cinque volte, ci sono state cinque ondate di espansione. Tolleravamo tutto questo, cercavamo di persuaderli, dicevamo: “Per favore, no, ora siamo borghesi come voi, siamo un’economia di mercato e non esiste il potere del Partito Comunista. Negoziamo”. Inoltre, l’ho già detto pubblicamente in passato (guardiamo ora ai tempi di Eltsin), c’è stato un momento in cui una certa spaccatura ha iniziato a crescere tra noi. Prima di ciò, Eltsin venne negli Stati Uniti, parlò al Congresso e disse le belle parole: “Dio benedica l’America”. Tutto quello che ha detto erano segnali: fateci entrare.
Ricordate gli sviluppi in Jugoslavia, prima che Eltsin fosse elogiato, non appena iniziarono gli sviluppi in Jugoslavia, alzò la voce a sostegno dei serbi, e noi non potevamo che alzare la nostra voce per i serbi in loro difesa. Capisco che lì fossero in corso processi complessi, lo so. Ma la Russia non ha potuto fare a meno di alzare la voce a sostegno dei serbi, perché anche i serbi sono un popolo speciale e vicino a noi, con la cultura ortodossa e così via. È una nazione che ha sofferto così tanto per generazioni. Ebbene, in ogni caso, ciò che è importante è che Eltsin abbia espresso il suo sostegno. Cosa hanno fatto gli Stati Uniti? In violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite ha cominciato a bombardare Belgrado.
Sono stati gli Stati Uniti a far uscire il genio dalla bottiglia. Inoltre, quando la Russia ha protestato ed espresso il suo risentimento, cosa è stato detto? La Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale sono diventati obsoleti. Adesso tutti invocano il diritto internazionale, ma allora cominciarono a dire che tutto era superato, tutto andava cambiato.
Certo, alcune cose vanno cambiate perché sono cambiati gli equilibri di potere, è vero, ma non in questo modo. Eltsin fu subito trascinato nel fango, accusato di alcolismo, di non capire nulla, di non sapere nulla. Ha capito tutto, glielo assicuro.
Ebbene, sono diventato presidente nel 2000. Ho pensato: va bene, la questione jugoslava è finita, ma dovremmo cercare di ristabilire i rapporti. Riapriamo la porta che la Russia aveva tentato di varcare. E del resto l’ho detto pubblicamente, posso ribadirlo. In un incontro qui al Cremlino con il presidente uscente Bill Clinton, proprio qui nella stanza accanto, gli ho chiesto: “Bill, pensi che se la Russia chiedesse di aderire alla NATO, credi che accadrebbe?” All’improvviso ha detto: “Sai, è interessante, penso di sì”. Ma la sera, quando abbiamo cenato, ha detto: “Sai, ho parlato con la mia squadra, no-no, ora non è possibile”. Può chiederlo a lui, penso che guarderà la nostra intervista, lo confermerà. Non avrei detto una cosa del genere se non fosse successo. Beh, adesso è impossibile.
Tucker Carlson: Era sincero? Sarebbe entrato nella NATO?
Vladimir Putin: Guardi, ho posto la domanda: “È possibile o no?” E la risposta che ho ottenuto è stata no. Se non fossi sincero nel desiderio di scoprire quale fosse la posizione della leadership…
Tucker Carlson: Ma se avesse detto di sì, avreste aderito alla NATO?
Vladimir Putin: Se avesse detto sì, il processo di riavvicinamento sarebbe iniziato, e alla fine ciò sarebbe potuto accadere se avessimo visto qualche desiderio sincero da parte dei nostri partner. Ma non è successo. Beh, no significa no, okay, va bene.
Tucker Carlson: Perché pensa che sia così? Giusto per arrivare al movente. Lo so, lei è chiaramente amareggiato per questo. Capisco. Ma perché pensa che l’Occidente abbia respinto allora? Perché l’ostilità? Perché la fine della Guerra Fredda non ha risolto il rapporto? Cosa motiva tutto questo dal suo punto di vista?
Vladimir Putin: Ha detto che ero amareggiato per la risposta. No, non è amarezza, è solo una constatazione di fatto. Non siamo la sposa e lo sposo, amarezza, risentimento, non si tratta di questo tipo di questioni in tali circostanze. Ci siamo semplicemente resi conto che lì non eravamo i benvenuti, tutto qui. Ok bene. Ma costruiamo i rapporti in un altro modo, cerchiamo un terreno comune altrove. Perché abbiamo ricevuto una risposta così negativa, dovreste chiedere al suo presidente. Posso solo immaginare il perché: un paese troppo grande, con le proprie opinioni e così via, gli Stati Uniti. Ho visto come vengono risolti i problemi nella NATO.
Vi farò ora un altro esempio, riguardante l’Ucraina. La leadership americana esercita pressioni e tutti i membri della NATO votano obbedientemente, anche se qualcosa non gli piace. Ora vi dirò cosa è successo a questo proposito con l’Ucraina nel 2008, anche se se ne sta discutendo, non vi svelerò un segreto, non vi dirò nulla di nuovo. Tuttavia, in seguito, abbiamo cercato di costruire relazioni in modi diversi. Ad esempio, durante gli eventi in Medio Oriente, in Iraq, stavamo costruendo relazioni con gli Stati Uniti in modo molto morbido, prudente e cauto.
Ho ripetutamente sollevato la questione secondo cui gli Stati Uniti non dovrebbero sostenere il separatismo o il terrorismo nel Caucaso settentrionale. Ma hanno continuato a farlo comunque. E il sostegno politico, informativo, finanziario e persino militare venne dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti ai gruppi terroristici nel Caucaso.
Una volta ho sollevato la questione con il mio collega, anche lui presidente degli Stati Uniti. Disse: “È impossibile! Hai delle prove?”. Ho detto: “Sì”. Ero preparato per questa conversazione e gli ho dato quella prova. Lo guardò e, sa cosa rispose? cito: “Beh, li prenderò a calci in culo”. Abbiamo aspettato e aspettato una risposta, ma invano.
Ho detto al direttore dell’FSB: “Scrivi alla CIA. Qual è il risultato del colloquio con il Presidente?“ Ha scritto una, due volte, e poi abbiamo ricevuto risposta. Abbiamo la risposta nell’archivio. La CIA rispose: “Abbiamo lavorato con l’opposizione in Russia. Crediamo che questa sia la cosa giusta da fare e continueremo a farlo“. Semplicemente ridicolo. Allora ok. Ci siamo resi conto che era fuori questione.
Tucker Carlson: Forze opposte a lei? Pensa che la CIA stia cercando di rovesciare il suo governo?
Vladimir Putin: Naturalmente in quel caso si riferivano ai separatisti, ai terroristi che hanno combattuto con noi nel Caucaso. Così chiamavano l’opposizione. Questo è il secondo punto.
Il terzo momento, molto importante, è quello in cui è stato creato il sistema di difesa missilistica statunitense (ABM). L’inizio. Abbiamo detto più volte a non farlo negli Stati Uniti. Inoltre, dopo essere stato invitato dal padre di Bush Jr., Bush Sr., a visitare la sua casa sull’oceano, ho avuto una conversazione molto seria con il presidente Bush e la sua squadra. Ho proposto che Stati Uniti, Russia ed Europa creino congiuntamente un sistema di difesa missilistico che, a nostro avviso, se creato unilateralmente, minaccerebbe la nostra sicurezza, nonostante il fatto che gli Stati Uniti abbiano ufficialmente affermato che sarebbe stato creato contro le minacce missilistiche provenienti dall’Iran. Questa era la giustificazione per lo spiegamento del sistema di difesa missilistica. Ho suggerito di lavorare insieme: Russia, Stati Uniti ed Europa. Hanno detto che era molto interessante. Mi hanno chiesto: “Dici sul serio?”. Ho risposto: “Assolutamente”.
Tucker Carlson: Posso chiederle che anno era questo?
Vladimir Putin: Non ricordo. È facile scoprirlo su Internet, quando ero negli USA su invito di Bush Sr. È ancora più facile imparare da qualcuno, di cui vi racconto.
Mi è stato detto che era molto interessante. Ho detto: “Immagina se potessimo affrontare insieme una sfida di sicurezza così globale e strategica. Il mondo cambierebbe. Probabilmente avremo delle controversie, probabilmente economiche e anche politiche, ma potremmo cambiare drasticamente la situazione nel mondo.“ Lui dice: ”Sì.“ E chiede: ”Dici sul serio?“. Ho detto: “Naturalmente”. “Dobbiamo pensarci”, mi è stato detto. Ho detto: “Vai avanti, per favore”.
Poi vennero qui, in questo gabinetto, il Segretario alla Difesa R.Gates, ex direttore della CIA, e il Segretario di Stato C.Rice. Proprio qui, a questo tavolo, si sedettero da questa parte. Io, il ministro degli Esteri, il ministro della Difesa russo – da quella parte. Mi hanno detto: “Sì, ci abbiamo pensato, siamo d’accordo”. Ho detto: “Grazie a Dio, fantastico”. – “Ma con alcune eccezioni”.
Tucker Carlson: Quindi, per due volte ha descritto i presidenti degli Stati Uniti mentre prendevano decisioni e poi venivano indeboliti dai capi delle loro agenzie. Quindi, da quanto racconta, sembra che lei stia descrivendo un sistema che non è gestito dalle persone elette.
Vladimir Putin: Esatto, esatto. Alla fine ci hanno semplicemente detto di lasciar perdere. Non vi dirò i dettagli perché penso che non sia corretto, dopotutto è stata una conversazione confidenziale. Ma la nostra proposta è stata rifiutata, questo è un dato di fatto.
Fu proprio allora che dissi: ”Guardate, ma poi saremo costretti a prendere delle contromisure. Creeremo sistemi di attacco che supereranno sicuramente i sistemi di difesa missilistica“. La risposta è stata: “Non lo stiamo facendo contro di voi, e voi fate quello che volete, supponendo che non sia contro di noi, non contro gli Stati Uniti“. Ho detto: “Va bene”.
Molto bene, è andata così. E abbiamo creato sistemi ipersonici, con portata intercontinentale, e continuiamo a svilupparli. Ora siamo davanti a tutti – gli Stati Uniti e altri paesi – in termini di sviluppo di sistemi di attacco ipersonici e li miglioriamo ogni giorno. Ma non siamo stati noi, abbiamo proposto di andare dall’altra parte e siamo stati respinti.
Ora parliamo dell’espansione della NATO verso Est. Ebbene, ci era stato promesso: niente NATO a Est, neanche un centimetro a est, come ci era stato detto. E poi cosa? Hanno detto: “Beh, non è scritto sulla carta, quindi ci espanderemo”. Quindi ci sono state cinque ondate di espansione, gli Stati baltici, l’intera Europa orientale e così via.
E ora vengo alla cosa principale: alla fine sono arrivati in Ucraina. Nel vertice di Bucarest del 2008 dichiararono che le porte per l’adesione di Ucraina e Georgia alla NATO erano aperte.
Ora su come vengono prese le decisioni lì. La Germania, la Francia sembravano contrarie così come alcuni altri paesi europei. Ma poi, come si è scoperto più tardi, il presidente Bush, un politico davvero duro, come mi è stato detto più tardi, “ha esercitato pressioni su di noi e abbiamo dovuto essere d’accordo”. È ridicolo, è come all’asilo. Dove sono le garanzie? Che asilo è questo, che tipo di persone sono queste, chi sono? Vedi, sono stati pressati, hanno accettato. E poi dicono: “L’Ucraina non entrerà nella NATO, lo sai.” Io dico: “Non lo so, so che hai accettato nel 2008, perché non sarai d’accordo in futuro?” “Bene, loro ci hanno insistito allora.” Dico: “Perché non ti insisteranno domani? E sarai d’accordo di nuovo.“
Beh, non ha senso. Con chi parlare, siamo pronti a parlare. Ma con chi? Dove sono le garanzie? Nessuno.
Quindi hanno iniziato a sviluppare il territorio dell’Ucraina. Qualunque cosa ci sia, le ho raccontato i retroscena, come si è sviluppato questo territorio, che tipo di relazioni c’erano con la Russia. Ogni seconda o terza persona ha sempre avuto dei legami con la Russia. E durante le elezioni nell’Ucraina già indipendente e sovrana, che ha ottenuto la sua indipendenza a seguito della Dichiarazione di Indipendenza, e, tra l’altro, si dice che l’Ucraina è uno stato neutrale. Nel 2008 improvvisamente le porte o i cancelli della NATO sono stati aperti aperto a Kiev. Oh andiamo! Non è così che avevamo concordato. Ora, tutti i presidenti che sono saliti al potere in Ucraina, hanno fatto affidamento su un elettorato con un buon atteggiamento nei confronti della Russia, in un modo o nell’altro. Questo è il sud-est dell’Ucraina, questo è un gran numero di persone. Ed è stato molto difficile dissuadere questo elettorato, che aveva un atteggiamento positivo nei confronti della Russia.
Viktor Yanukovich è salito al potere e come: la prima volta che ha vinto dopo il presidente Kuchma, è stato organizzato un terzo turno, che non è previsto dalla Costituzione dell’Ucraina. Questo è un colpo di stato. Immagina, a qualcuno negli Stati Uniti il risultato non piacerebbe…
Tucker Carlson: Nel 2014?
Vladimir Putin: Prima di quello. No, questo era prima. Dopo il presidente Kuchma, Viktor Yanukovich ha vinto le elezioni. Tuttavia, i suoi avversari non hanno riconosciuto quella vittoria, e gli Stati Uniti hanno sostenuto l’opposizione ed è stato programmato il terzo turno. Cos’è questo? Questo è un colpo di stato. Gli Stati Uniti lo hanno sostenuto e il vincitore della terza elezione è salito al potere. Immaginate se negli Stati Uniti qualcosa non fosse di gradimento a qualcuno e si organizzasse il terzo turno elettorale, che la Costituzione americana non prevede. Tuttavia, ciò si è svolto in Ucraina. Ok, Viktor Yushchenko, considerato un politico filo-occidentale, salì al potere. Bene, abbiamo costruito rapporti anche con lui. È venuto a Mosca, abbiamo visitato Kiev. L’ho visitato anch’io. Ci siamo incontrati in un ambiente informale. Se è filo-occidentale, così sia. Va bene, lasciamo che le persone facciano il loro lavoro. La situazione dovrebbe svilupparsi all’interno della stessa Ucraina indipendente. Come risultato della leadership di Kuchma, le cose peggiorarono e Viktor Yanukovich salì al potere.
Forse non era il miglior presidente e politico. Non lo so, non voglio dare valutazioni. Tuttavia è emersa la questione dell’associazione con l’UE. Su questo siamo sempre stati indulgenti: adattati a te stesso. Ma quando abbiamo letto attentamente quel trattato di associazione, per noi si è rivelato un problema, poiché avevamo una zona di libero scambio e frontiere doganali aperte con l’Ucraina, che, sotto questa associazione, ha dovuto aprire le sue frontiere per l’Europa, che avrebbe potuto portare ad inondare il nostro mercato.
Abbiamo detto: “No, non funzionerà. Allora chiuderemo i nostri confini con l’Ucraina”. Cioè i confini doganali. Yanukovich ha iniziato a calcolare quanto l’Ucraina avrebbe guadagnato e quanto avrebbe perso e ha detto ai suoi partner europei: “Ho bisogno di più tempo per pensare prima di firmare”. Nel momento in cui ha affermato ciò, l’opposizione ha iniziato a compiere passi distruttivi sostenuti dall’Occidente. Tutto è dipeso da Maidan e da un colpo di stato in Ucraina.
Tucker Carlson: Quindi ha commerciato più con la Russia che con l’UE? L’Ucraina ha fatto…
Vladimir Putin: Certamente. Non è nemmeno una questione di volume degli scambi, anche se nella maggior parte dei casi lo è. Si tratta dei rapporti di cooperazione su cui si fonda tutta l’economia ucraina. I legami di cooperazione tra le imprese erano molto stretti già dai tempi dell’Unione Sovietica. Un’impresa lì produceva componenti da assemblare sia in Russia che in Ucraina e viceversa. C’erano legami molto stretti.
È stato commesso un colpo di stato, anche se, non entrerò ora nei dettagli perché lo trovo inappropriato, gli Stati Uniti ci hanno detto: “Calmate Yanukovich e noi calmeremo l’opposizione. Lasciamo che la situazione si svolga nello scenario di una soluzione politica”. Abbiamo detto: “Va bene. Concordato. Facciamolo così”. Come richiesto dagli americani, Yanukovich non ha utilizzato né le forze armate né la polizia, ma l’opposizione armata ha commesso un colpo di stato a Kiev (nel 2014 fu Petro Poroschenko a vincere quelle che Mosca definisce un golpe. Da quell’anno iniziò il massacro dei russofoni del Donbass, ndr). Cosa dovrebbe significare? “Chi ti credi di essere?”, volevo chiedere all’allora leadership statunitense.
Tucker Carlson: Con il sostegno di chi?
Vladimir Putin: Con il sostegno della CIA, ovviamente. “L’organizzazione” a cui volevi unirti in passato, a quanto ho capito. Forse dovremmo ringraziare Dio che non ci hanno fatto entrare. Comunque è un’organizzazione seria. Capisco. Il mio ex vis-à-vis, nel senso che ho prestato servizio nella Prima Direzione Principale, i servizi segreti dell’Unione Sovietica (KGB, ndr). Sono sempre stati i nostri avversari. Un lavoro è un lavoro.
Tecnicamente hanno fatto tutto bene, hanno raggiunto l’obiettivo di cambiare il governo. Tuttavia, dal punto di vista politico, è stato un errore colossale. Sicuramente si è trattato di un errore di calcolo da parte della leadership politica. Avrebbero dovuto vedere in cosa si sarebbe evoluto.
Così, nel 2008, per l’Ucraina si sono aperte le porte della NATO. Nel 2014 c’è stato un colpo di stato, hanno iniziato a perseguitare coloro che non accettavano il colpo di stato, ed è stato davvero un colpo di stato, hanno creato una minaccia per la Crimea che dovevamo prendere sotto la nostra protezione. Hanno lanciato una guerra nel Donbass nel 2014 con l’uso di aerei e artiglieria contro i civili. Questo è quando è iniziato. C’è un video di aerei che attaccano Donetsk dall’alto. Hanno lanciato un’operazione militare su larga scala, poi un’altra. Quando fallirono, iniziarono a preparare quello successivo. Tutto questo nel contesto dello sviluppo militare di questo territorio e dell’apertura delle porte della NATO.
Come non esprimere preoccupazione per quanto stava accadendo? Da parte nostra questa sarebbe stata una negligenza colpevole – ecco cosa sarebbe stato. È solo che la leadership politica statunitense ci ha spinto al limite che non potevamo oltrepassare perché così facendo avrebbe potuto rovinare la stessa Russia. Inoltre, non potevamo lasciare i nostri fratelli nella fede e, di fatto, una parte del popolo russo, di fronte a questa “macchina da guerra”.
Tucker Carlson: Quindi, è successo otto anni prima che iniziasse l’attuale conflitto. Qual è stato il fattore scatenante per lei? Qual è stato il momento in cui ha deciso che doveva intervenire?
Vladimir Putin: Inizialmente è stato il colpo di stato in Ucraina (2014) a provocare il conflitto.
A proposito, allora arrivarono i rappresentanti di tre paesi europei: Germania, Polonia e Francia. Erano loro i garanti dell’accordo firmato tra il governo Yanukovich e l’opposizione. Lo hanno firmato come garanti. Nonostante ciò, l’opposizione ha commesso un colpo di stato e tutti questi paesi hanno fatto finta di non ricordare di essere garanti della soluzione pacifica. L’hanno buttato subito nella stufa e nessuno se lo ricorda.
Non so se gli Stati Uniti sappiano qualcosa di quell’accordo tra l’opposizione e le autorità e i suoi tre garanti che, invece di riportare tutta questa situazione in campo politico, hanno appoggiato il golpe. Anche se, credetemi, non aveva senso, poiché il presidente Yanukovich aveva accettato tutte le condizioni, era pronto a indire elezioni anticipate che non aveva alcuna possibilità di vincere, francamente, questo lo sapevano tutti. Allora perché il colpo di stato, perché le vittime? Perché minacciare la Crimea? Perché lanciare un’operazione nel Donbass? Questo non lo capisco. Questo è esattamente l’errore di calcolo. La CIA ha fatto il suo lavoro per completare il colpo di stato. Credo che uno dei vicesegretari di Stato abbia detto che è costata una grossa somma di denaro, quasi 5 miliardi. Ma l’errore politico è stato colossale! Perché dovrebbero farlo? Tutto questo avrebbe potuto essere fatto legalmente, senza vittime, senza azioni militari, senza perdere la Crimea. Non avremmo mai preso in considerazione l’idea di muovere un dito, se non fosse stato per i sanguinosi sviluppi di Maidan.
Perché eravamo d’accordo sul fatto che dopo il crollo dell’Unione Sovietica i nostri confini dovevano coincidere con i confini delle ex repubbliche dell’Unione. Lo abbiamo concordato. Ma non abbiamo mai accettato l’espansione della NATO e inoltre non abbiamo mai accettato che l’Ucraina entrasse nella NATO. Non abbiamo concordato la creazione di basi NATO lì senza averne discusso con noi. Per decenni abbiamo continuato a chiederci: non fare questo, non fare quello.
E cosa ha innescato gli ultimi eventi? In primo luogo, l’attuale leadership ucraina (Zelensky, ndr) ha dichiarato che non avrebbe attuato gli Accordi di Minsk, firmati, come sapete, dopo gli eventi del 2014 a Minsk, dove era stato presentato il piano per una soluzione pacifica nel Donbass. Ma no, l’attuale leadership ucraina, il ministro degli Esteri, tutti gli altri funzionari e poi lo stesso presidente hanno affermato che a loro non piace nulla degli accordi di Minsk. In altre parole, non lo avrebbero implementato. Un anno o un anno e mezzo fa, gli ex leader di Germania e Francia (Merkel e Macron, ndr) hanno dichiarato apertamente al mondo intero di aver sì firmato gli accordi di Minsk ma di non aver mai avuto intenzione di attuarli. Ci hanno semplicemente preso per il naso.
Tucker Carlson: C’era qualcuno libero con cui parlare? Hai chiamato il Presidente degli Stati Uniti, il Segretario di Stato e hai detto che se continuerai a militarizzare l’Ucraina con le forze NATO, agiremo?
Vladimir Putin: Ne abbiamo parlato continuamente. Abbiamo chiesto alla leadership degli Stati Uniti e dei paesi europei di fermare immediatamente questi sviluppi e di attuare gli accordi di Minsk. Francamente, non sapevo come avremmo fatto, ma ero pronto a metterli in pratica. Questi accordi erano complicati per l’Ucraina; includevano molti elementi dell’indipendenza di quei territori del Donbass. È vero. Tuttavia, ero assolutamente fiducioso, e vi dico questo adesso: credevo onestamente che se fossimo riusciti a convincere gli abitanti del Donbass – e abbiamo dovuto lavorare duro per convincerli a tornare nello Stato ucraino – allora gradualmente le ferite si sarebbero sanate, inizierebbero a guarire. Quando questa parte di territorio si reintegrasse nell’ambiente sociale comune, quando le pensioni e le prestazioni sociali venissero nuovamente pagate, tutti i pezzi sarebbero andati gradualmente al loro posto.
No, nessuno lo voleva, tutti volevano risolvere la questione solo con la forza militare. Ma non potevamo permettere che ciò accadesse. E la situazione è arrivata al punto in cui la parte ucraina ha annunciato: “No, non faremo nulla”. Hanno anche iniziato a prepararsi per un’azione militare. Sono stati loro a iniziare la guerra nel 2014. Il nostro obiettivo è fermare questa guerra. E non abbiamo iniziato questa guerra nel 2022. Questo è un tentativo di fermarla.
Il segretario della NATO Stoltenberg conferma che la guerra di Kiev contro il Donbass è cominciata nel 2014
Tucker Carlson: Pensi di averlo fermato adesso? Voglio dire, hai raggiunto i tuoi obiettivi?
Vladimir Putin: No, non abbiamo ancora raggiunto i nostri obiettivi, perché uno di questi è la denazificazione. Ciò significa la proibizione di ogni tipo di movimento neonazista. Questo è uno dei problemi di cui abbiamo discusso durante il processo negoziale, conclusosi a Istanbul all’inizio dell’anno scorso, e non è stata una nostra iniziativa, perché ci è stato detto (dagli europei, in particolare) che “era necessario creare le condizioni per la firma definitiva dei documenti”. I miei colleghi in Francia e Germania hanno detto: “Come puoi immaginare di firmare un trattato con una pistola puntata alla tempia? Le truppe dovrebbero essere ritirate da Kiev. “Ho detto: ‘Va bene.’ Abbiamo ritirato le truppe da Kiev.
Non appena abbiamo ritirato le nostre truppe da Kiev, i nostri negoziatori ucraini hanno immediatamente gettato nel cestino tutti gli accordi raggiunti a Istanbul e si sono preparati per uno scontro armato a lungo termine con l’aiuto degli Stati Uniti e dei loro satelliti in Europa. Ecco come si è sviluppata la situazione. Ed è così che appare adesso.
Tucker Carlson: Cos’è la denazificazione? Cosa significherebbe?
Vladimir Putin: Questo è ciò di cui voglio parlare adesso. È una questione molto importante.
Denazificazione. Dopo aver ottenuto l’indipendenza, l’Ucraina ha cominciato a cercare, come dicono alcuni analisti occidentali, la propria identità. E non è venuta fuori niente di meglio che costruire questa identità su alcuni falsi eroi che collaborarono con Hitler.
Ho già detto che all’inizio del XIX secolo, quando apparvero i teorici dell’indipendenza e della sovranità dell’Ucraina, presumevano che un’Ucraina indipendente dovesse avere ottime relazioni con la Russia. Ma a causa dello sviluppo storico, questi territori facevano parte della Confederazione polacco-lituana – Polonia, dove gli ucraini venivano perseguitati e trattati in modo piuttosto brutale e soggetti a comportamenti crudeli. Ci sono stati anche tentativi di distruggere la loro identità. Tutto questo è rimasto nella memoria della gente.
Quando scoppiò la Seconda guerra mondiale, una parte di questa élite estremamente nazionalista collaborò con Hitler, credendo che avrebbe portato loro la libertà. Le truppe tedesche, anche le truppe delle SS, fecero fare ai collaboratori di Hitler il lavoro più sporco di sterminio della popolazione polacca ed ebraica. Da qui questo brutale massacro della popolazione polacca ed ebraica, nonché della popolazione russa. Questo è stato guidato da persone ben note: Bandera, Shukhevich. Sono state queste persone a diventare eroi nazionali: questo è il problema. (LEGGI: “Il Centro Wiesenthal ha condannato l’iniziativa di intitolare le strade di Kiev ai collaboratori nazisti ucraini Stefan Bandera e Roman Shukhevych”, ndr)
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E ci viene costantemente detto che il nazionalismo e il neonazismo esistono anche in altri paesi. Sì, ci sono piantine, ma le sradichiamo e altri paesi combattono contro di loro. Ma in Ucraina non è così. Queste persone sono diventate eroi nazionali in Ucraina. A queste persone sono stati eretti monumenti, sono esposti su bandiere, i loro nomi sono gridati da folle che camminano con torce, come avveniva nella Germania nazista. Queste furono le persone che sterminarono polacchi, ebrei e russi. È necessario fermare questa pratica e impedire la diffusione di questo concetto.
Dico che gli ucraini fanno parte dell’unico popolo russo. Loro dicono: “No, siamo un popolo separato”. Okay, va bene. Se si considerano un popolo separato, hanno il diritto di farlo, ma non sulla base del nazismo, l’ideologia nazista.
Tucker Carlson: Saresti soddisfatto del territorio che hai adesso?
Vladimir Putin: Finirò di rispondere alla domanda. Hai appena posto una domanda sul neonazismo e sulla denazificazione.
Guarda, il presidente dell’Ucraina ha visitato il Canada. Questa storia è ben nota, ma nei paesi occidentali è messa a tacere: il parlamento canadese ha presentato un uomo che, come ha detto il presidente del parlamento, ha combattuto contro i russi durante la seconda guerra mondiale. Ebbene, chi ha combattuto contro i russi durante la seconda guerra mondiale? Hitler e i suoi complici. Si è scoperto che quest’uomo (Jarosław Hunk, ndr) prestava servizio nelle truppe delle SS. Ha ucciso personalmente russi, polacchi ed ebrei. Le truppe delle SS erano costituite da nazionalisti ucraini che facevano questo lavoro sporco. Il Presidente dell’Ucraina (Zelensky) si è alzato insieme all’intero Parlamento canadese (e al presidente Trudeau) e ha applaudito quest’uomo. Come si può immaginare questo? Lo stesso presidente dell’Ucraina, tra l’altro, è ebreo di nazionalità.
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Tucker Carlson: Davvero, la mia domanda è: cosa fai a riguardo? Voglio dire, Hitler è morto da ottant’anni, la Germania nazista non esiste più, ed è vero. Quindi, penso che quello che sta dicendo sia che lei voglia estinguere o almeno controllare il nazionalismo ucraino. Ma come puoi farlo?
Vladimir Putin: Mi ascolti. La sua domanda è molto sottile. E posso dirti cosa penso? Non offenderti.
Tucker Carlson: Certamente!
Vladimir Putin: Questa domanda sembra sottile, piuttosto fastidiosa.
Dice che Hitler è morto da così tanti anni, 80 anni. Ma il suo esempio continua a vivere. Le persone che hanno sterminato ebrei, russi e polacchi sono vive. E il presidente, l’attuale presidente dell’Ucraina di oggi, lo applaude nel parlamento canadese, fa una standing ovation! Possiamo dire di aver sradicato completamente questa ideologia se ciò che vediamo accade oggi? Questo è ciò che è la denazificazione nella nostra comprensione. Dobbiamo sbarazzarci di coloro che sostengono questo concetto e sostengono questa pratica e cercano di preservarla: questa è la denazificazione. Questo è ciò che intendiamo.
Tucker Carlson: Giusto. La mia domanda è quasi specifica, ovviamente non era una difesa del nazismo. Altrimenti era una questione pratica. Non controlla l’intero paese, non sembra che lei voglia farlo. Quindi, come eliminare quella cultura, o un’ideologia, o sentimenti, o una visione della storia, in un paese che non si ha il controllo? Cosa fa al riguardo?
Vladimir Putin: Per quanto strano possa sembrare, durante i negoziati a Istanbul abbiamo concordato che – abbiamo tutto scritto – il neonazismo non sarebbe stato coltivato in Ucraina, compreso che sarebbe stato proibito a livello nazionale, a livello legislativo.
Signor Carlson, su questo eravamo d’accordo. Questo, a quanto pare, può essere fatto durante il processo di negoziazione. E non c’è nulla di umiliante per l’Ucraina in quanto Stato moderno e civile. A qualche stato è consentito promuovere il nazismo? Non lo è, vero? Questo è tutto.
Tucker Carlson: Ci saranno trattative? E perché non si è parlato della risoluzione del conflitto in Ucraina? Discorsi di pace.
Vladimir Putin: Lo sono stati. Hanno raggiunto uno stadio molto elevato di coordinamento delle posizioni in un processo complesso, ma erano comunque quasi finalizzati. Ma dopo che abbiamo ritirato le nostre truppe da Kiev, come ho già detto, l’altra parte (l’Ucraina) ha gettato via tutti questi accordi e ha obbedito alle istruzioni dei paesi occidentali, dei paesi europei e degli Stati Uniti di combattere la Russia fino alla fine.
Inoltre, il presidente dell’Ucraina ha legiferato il divieto di negoziare con la Russia. Ha firmato un decreto che vieta a tutti di negoziare con la Russia. Ma come negozieremo se egli proibirà a se stesso e a tutti di farlo? Sappiamo che sta avanzando alcune idee su questo accordo. Ma per essere d’accordo su qualcosa, dobbiamo avere un dialogo. Non è vero?
Tucker Carlson: Beh, ma non parlerebbe al presidente ucraino, parlerebbe al presidente americano. Quando è stata l’ultima volta che ha parlato con Joe Biden?
Vladimir Putin: Non ricordo quando gli ho parlato. Non ricordo, possiamo cercare.
Tucker Carlson: Non ti ricordi?!
Vladimir Putin: No, perché? Devo ricordare tutto? Ho le mie cose da fare. Abbiamo affari politici interni.
Tucker Carlson: Ma sta finanziando la guerra che sta combattendo, quindi penso che sarebbe memorabile?
Vladimir Putin: Ebbene sì, finanzia, ma ovviamente ho parlato prima dell’operazione militare speciale (a fine dicembre 2021, ossia due mesi prima dell’operazione militare speciale. Quì la notizia, ndr). E allora ho detto, comunque – non entrerò nei dettagli, non lo faccio mai – ma poi gli ho detto: “Credo che lei stia commettendo un errore enorme di proporzioni storiche sostenendo tutto ciò che sta accadendo lì, in Ucraina, allontanando la Russia”. Gliel’ho detto, gliel’ho detto più volte, tra l’altro. Penso che sarebbe corretto se mi fermassi qui.
Tucker Carlson: Cos’ha detto?
Vladimir Putin: Glielo chieda lei, per favore. È più facile per lei, che è cittadino degli Stati Uniti, vada a chiederglielo. Non è appropriato che io commenti la nostra conversazione.
Tucker Carlson: Ma non gli parla da prima del febbraio 2022?
Vladimir Putin: No, non abbiamo parlato. Alcuni contatti però sono stati mantenuti. A proposito, ricorda cosa le ho detto sulla mia proposta di lavorare insieme su un sistema di difesa missilistica?
Tucker Carlson: Sì.
Vladimir Putin: Può chiederlo a tutti. Sono tutti sani e salvi, grazie a Dio. L’ex segretario di Stato Usa Condoleezza (Rice), è sano e salvo e, credo, il signor Gates, e l’attuale direttore della Central Intelligence Agency, il signor Burns, l’allora ambasciatore in Russia, secondo me, un ambasciatore di grande successo. Erano tutti testimoni di queste conversazioni. Glielo chieda.
Lo stesso qui, se è interessato a cosa mi ha risposto il signor Presidente Biden, glielo chieda. In ogni caso gliene ho parlato.
Tucker Carlson: Sono decisamente interessato. Ma dall’altro lato sembra che potrebbe degenerare, evolversi in qualcosa che porta il mondo intero in conflitto e potrebbe avviare un lancio nucleare, e quindi perché non chiama Biden e dici “risolviamolo”?
Vladimir Putin: Cosa c’è da risolvere? È molto semplice. Ripeto, abbiamo contatti tramite varie agenzie. Le dirò cosa stiamo dicendo a questo proposito e cosa stiamo trasmettendo alla leadership americana: “Se davvero volete smettere di combattere, dovete smettere di fornire armi. Tutto finirà nel giro di poche settimane. Questo è tutto. E poi possiamo concordare alcuni termini prima di farlo, basta.”
Cosa è più facile? Perché dovrei chiamarlo? Di cosa dovrei parlargli? O implorarlo per cosa? “Consegnerai queste e quelle armi all’Ucraina. Oh, ho paura, ho paura, per favore non farlo.“ Di cosa c’è da parlare?
Tucker Carlson: Pensa che la NATO fosse preoccupata che ciò diventasse una guerra globale o un conflitto nucleare?
Vladimir Putin: Almeno questo è ciò di cui parlano. E stanno cercando di intimidire la propria popolazione con un’immaginaria minaccia russa. Questo è un fatto ovvio. E le persone pensanti, non i filistei, ma le persone pensanti, gli analisti, coloro che sono impegnati nella politica reale; solo le persone intelligenti capiscono perfettamente che questo è un falso. Stanno cercando di alimentare la minaccia russa.
Tucker Carlson: La minaccia a cui penso si riferisce è l’invasione russa della Polonia e della Lettonia – un comportamento espansionista. Riesce a immaginare uno scenario in cui invia truppe russe in Polonia?
Vladimir Putin: Solo in un caso: se la Polonia attacca la Russia. Perché? Perché non abbiamo alcun interesse in Polonia, Lettonia o altrove. Perché dovremmo farlo? Semplicemente non abbiamo alcun interesse. È solo minaccia.
Tucker Carlson: Beh, la tesi, so che lo sa, è che ha invaso l’Ucraina e (avrebbe) obiettivi territoriali in tutto il continente. E lo dice inequivocabilmente, no?
Vladimir Putin: È assolutamente fuori discussione. Semplicemente non devi essere alcun tipo di analista, va contro il buon senso farsi coinvolgere in una sorta di guerra globale. E una guerra globale porterà tutta l’umanità sull’orlo della distruzione. È ovvio.
Esistono certamente mezzi di deterrenza. Hanno sempre spaventato tutti: domani la Russia utilizzerà armi nucleari tattiche, domani la Russia userà quelle, no, dopodomani. E allora? Queste sono solo storie dell’orrore per la gente della strada allo scopo di estorcere denaro aggiuntivo ai contribuenti statunitensi ed europei nello scontro con la Russia nel teatro di guerra ucraino. L’obiettivo è indebolire il più possibile la Russia.
Tucker Carlson: Uno dei nostri senatori più anziani degli Stati Uniti dello Stato di New York, Chuck Schumer, ha detto ieri, credo, che dobbiamo continuare a finanziare lo sforzo ucraino altrimenti i soldati americani potrebbero finire a combattere lì. Come lo valuta?
Vladimir Putin: Questa è una provocazione, e per di più una provocazione a buon mercato.
Non capisco perché i soldati americani dovrebbero combattere in Ucraina. Là ci sono mercenari provenienti dagli Stati Uniti. Il maggior numero di mercenari proviene dalla Polonia, al secondo posto quelli provenienti dagli Stati Uniti e al terzo quelli provenienti dalla Georgia. Ebbene, se qualcuno volesse inviare truppe regolari, ciò porterebbe sicuramente l’umanità sull’orlo di un conflitto globale molto grave. Questo è ovvio.
Gli Stati Uniti ne hanno bisogno? Per che cosa? A migliaia di chilometri dal vostro territorio nazionale! Non hai niente di meglio da fare?
Ci sono problemi al confine, problemi con l’immigrazione, problemi con il debito nazionale – più di 33 trilioni di dollari. Non hai niente di meglio da fare, quindi dovresti combattere in Ucraina? Non sarebbe meglio negoziare con la Russia? Stringere un accordo, comprendendo già la situazione che si sta sviluppando oggi, rendendosi conto che la Russia combatterà fino alla fine per i propri interessi. E, rendendoci conto di ciò, torniamo effettivamente al buon senso, iniziamo a rispettare il nostro Paese e i suoi interessi e cerchiamo determinate soluzioni. Mi sembra che questo sia molto più intelligente e razionale.
Tucker Carlson: Chi ha fatto saltare in aria il Nord Stream?
Vladimir Putin: Lei, sicuramente (ride).
Tucker Carlson: Ero occupato quel giorno. Non ho fatto saltare in aria il Nord Stream.
Vladimir Putin: Lei personalmente può avere un alibi, ma la CIA non ha tale alibi.
Tucker Carlson: Ha prove che sia stata la NATO o la CIA?
Vladimir Putin: Sa, non entrerò nei dettagli, ma in questi casi la gente dice sempre: “Cercate qualcuno che sia interessato”. Ma in questo caso non bisognerebbe cercare solo qualcuno che sia interessato, ma anche qualcuno che abbia le capacità. Perché possono esserci molte persone interessate, ma non tutte sono in grado di calarsi nel fondo del Mar Baltico e provocare questa esplosione. Queste due componenti dovrebbero essere collegate: chi è interessato e chi è capace di farlo.
Tucker Carlson: Mi sono confuso. Voglio dire, si tratta del più grande atto di terrorismo industriale di sempre e della più grande emissione di CO₂ della storia. Ok, quindi, se aveste le prove e presumibilmente, dati i vostri servizi di sicurezza, i vostri servizi di intelligence, vorreste che la NATO, gli Stati Uniti, la CIA, l’Occidente abbiano fatto questo, perché non lo presentereste e otterreste una vittoria propagandistica?
Vladimir Putin: Nella guerra di propaganda è molto difficile sconfiggere gli Stati Uniti perché gli Stati Uniti controllano tutti i media mondiali e molti media europei. I beneficiari finali dei più grandi media europei sono le istituzioni finanziarie americane. Non lo sa? Quindi è possibile impegnarsi in questo lavoro, ma i costi, per così dire, sono proibitivi. Possiamo semplicemente puntare i riflettori sulle nostre fonti di informazione e non otterremo risultati. Quello che è successo è chiaro a tutto il mondo, e anche gli analisti americani ne parlano direttamente. È vero.
Tucker Carlson: Sì. Ma ecco una domanda a cui potrebbe essere in grado di rispondere. Ha lavorato in Germania, notoriamente. I tedeschi sanno chiaramente che il loro partner NATO hanno fatto questo, che hanno danneggiato gravemente la loro economia – che potrebbe non riprendersi mai. Perché tacciono al riguardo? Questo è molto confuso per me. Perché i tedeschi non dovrebbero dire qualcosa al riguardo?
Vladimir Putin: Anche questo mi confonde. Ma la leadership tedesca di oggi è guidata dagli interessi dell’Occidente collettivo piuttosto che dai suoi interessi nazionali, altrimenti sarebbe difficile spiegare la logica della loro azione o inazione. Dopotutto, non si tratta solo del Nord Stream-1, che è stato fatto saltare in aria, e del Nord Stream-2 è stato danneggiato, ma un tubo è sano e salvo e attraverso di esso il gas può essere fornito all’Europa, ma la Germania non lo apre. Siamo pronti, per favore.
Esiste un’altra rotta attraverso la Polonia, chiamata Yamal-Europa, che consente anch’essa un grande flusso. La Polonia lo ha chiuso, ma la Polonia becca dalla mano tedesca, riceve denaro da fondi paneuropei e la Germania è il principale donatore di questi fondi paneuropei. La Germania nutre la Polonia in una certa misura. E hanno chiuso la strada verso la Germania. Perché? Non capisco. Ucraina, alla quale i tedeschi forniscono armi e danno soldi.
La Germania è il secondo sponsor dopo gli Stati Uniti in termini di aiuti finanziari all’Ucraina. Ci sono due rotte del gas attraverso l’Ucraina. Hanno semplicemente chiuso una strada, quella degli ucraini. Apri la seconda strada e, per favore, prendi il gas dalla Russia. Non lo aprono. Perché i tedeschi non dicono: “Guardate ragazzi, vi diamo soldi e armi. Apri la valvola, per favore, lascia passare il gas dalla Russia per noi. Stiamo acquistando (dagli Usa, ndr) gas liquefatto a prezzi esorbitanti in Europa, il che porta il livello della nostra competitività e dell’economia in generale a zero. Vuoi che ti diamo dei soldi? Cerchiamo di avere un’esistenza dignitosa, di guadagnare soldi per la nostra economia, perché è da lì che provengono i soldi che vi diamo“.
Si rifiutano di farlo. Perché? Glielo chieda. Così è nella loro testa. Quelle sono persone altamente incompetenti.
Tucker Carlson: Beh, forse il mondo si sta dividendo in due emisferi. Uno con energia a basso costo, l’altro senza. E voglio chiederle: se ora siamo un mondo multipolare, ovviamente lo siamo, può descrivere i blocchi delle alleanze? Chi c’è in ciascuna fazione, secondo lei?
Vladimir Putin: Ascolti, ha detto che il mondo si sta dividendo in due emisferi. Il cervello umano è diviso in due emisferi: uno è responsabile di un tipo di attività, l’altro è più legato alla creatività e così via. Ma è sempre la stessa testa. Il mondo dovrebbe essere un tutt’uno, la sicurezza dovrebbe essere condivisa e non riservata al “miliardo d’oro”. Questo è l’unico scenario in cui il mondo potrebbe essere stabile, sostenibile e prevedibile. Fino ad allora, finché la testa è divisa in due parti, è una malattia, una condizione avversa grave. È un periodo di grave malattia quello che il mondo sta attraversando.
Ma penso che, grazie al giornalismo onesto, questo lavoro è simile al lavoro dei medici, si potrebbe in qualche modo porre rimedio a questo problema.
Tucker Carlson: Bene, facciamo solo un esempio: il dollaro americano, che in un certo senso ha unito il mondo in molti modi, forse non a suo vantaggio, ma sicuramente a nostro vantaggio. Scomparirà come valuta di riserva, la valuta universalmente accettata? In che modo, secondo lei, le sanzioni hanno cambiato la posizione del dollaro nel mondo?
Vladimir Putin: Sa, usare il dollaro come strumento di lotta in politica estera è uno dei più grandi errori strategici commessi dalla leadership politica statunitense. Il dollaro è la pietra angolare del potere degli Stati Uniti. Penso che tutti capiscano molto bene che, non importa quanti dollari vengono stampati, vengono rapidamente dispersi in tutto il mondo. L’inflazione negli Stati Uniti è minima. Si tratta di circa il 3 o 3,4%, che a mio avviso è del tutto accettabile per gli Stati Uniti. Ma non smetteranno di stampare. Cosa ci dice il debito di 33mila miliardi di dollari? Riguarda l’emissione.
Tuttavia, è l’arma principale utilizzata dagli Stati Uniti per preservare il proprio potere nel mondo. Non appena la leadership politica ha deciso di utilizzare il dollaro USA come strumento di lotta politica, la potenza americana è stata colpita. Non vorrei usare un linguaggio forte, ma è una cosa stupida da fare e un grave errore.
Guardi cosa sta succedendo nel mondo. Anche gli alleati degli Stati Uniti stanno ora ridimensionando le loro riserve in dollari. Vedendo questo, tutti iniziano a cercare modi per proteggersi. Ma il fatto che gli Stati Uniti applichino misure restrittive a determinati paesi, come l’imposizione di restrizioni sulle transazioni, il congelamento dei beni, eccetera, causa grave preoccupazione e invia un segnale al mondo intero.
Cosa avevamo qui? Fino al 2022, circa l’80% delle transazioni commerciali estere della Russia venivano effettuate in dollari statunitensi ed euro. I dollari USA rappresentavano circa il 50% delle nostre transazioni con i paesi terzi, mentre attualmente la percentuale è scesa al 13%. Non siamo stati noi a vietare l’uso del dollaro americano, non avevamo questa intenzione. È stata la decisione degli Stati Uniti a limitare le nostre transazioni in dollari USA. Penso che sia una totale follia dal punto di vista degli interessi degli stessi Stati Uniti e dei loro contribuenti, poiché danneggia l’economia americana e mina il potere degli Stati Uniti nel mondo.
A proposito, le nostre transazioni in Yuan rappresentavano circa il 3%. Oggi il 34% delle nostre transazioni vengono effettuate in Rubli e quasi la stessa cifra, poco più del 34%, in Yuan.
Perché gli Stati Uniti hanno fatto questo? La mia unica ipotesi è la presunzione. Probabilmente pensavano che ciò avrebbe portato ad un collasso totale, ma non è crollato nulla. Inoltre, altri paesi, compresi i produttori di petrolio, stanno pensando e già accettano pagamenti per il petrolio in Yuan. Si rende conto di cosa sta succedendo oppure no? Qualcuno negli Stati Uniti se ne rende conto? Cosa fai? Ti stai tagliando fuori… lo dicono tutti gli esperti. Chiedete a qualsiasi persona intelligente e riflessiva negli Stati Uniti cosa significa il dollaro per gli Usa? Lo stai uccidendo con le tue stesse mani.
Tucker Carlson: Penso che sia una valutazione giusta. La domanda è: cosa succederà dopo? E forse scambi una potenza coloniale con un’altra potenza coloniale, molto meno sentimentale e indulgente? I BRICS, ad esempio, rischiano di essere completamente dominati dall’economia cinese? In un modo che non va bene per la loro sovranità. Si preoccupa di questo?
Vladimir Putin: Abbiamo già sentito queste storie di spauracchi. È una storia da uomo nero. Siamo vicini della Cina. Non si possono scegliere i vicini, così come non si possono scegliere i parenti stretti. Condividiamo con loro un confine di 1000 chilometri. Questo è il primo punto. In secondo luogo, abbiamo una storia di convivenza lunga secoli, ci siamo abituati. In terzo luogo, la filosofia della politica estera cinese non è aggressiva, la sua idea è quella di cercare sempre il compromesso, e questo si vede.
Il punto successivo è il seguente. Ci viene sempre raccontata la stessa storia dello spauracchio, e qui si ripete, anche se in forma eufemistica, ma è sempre la stessa storia dello spauracchio: la cooperazione con la Cina continua ad aumentare. Il ritmo con cui cresce la cooperazione della Cina con l’Europa è più elevato e maggiore di quello della crescita della cooperazione sino-russa. Chieda agli europei: non hanno paura? Potrebbero esserlo, non lo so, ma stanno ancora cercando di accedere al mercato cinese a tutti i costi, soprattutto ora che si trovano ad affrontare problemi economici. Anche le imprese cinesi stanno esplorando il mercato europeo.
Le imprese cinesi hanno una piccola presenza negli Stati Uniti? Sì, le decisioni politiche sono tali che stanno cercando di limitare la loro cooperazione con la Cina.
Limitare la cooperazione con la Cina va a suo discapito, signor Tucker, facendo del male a se stesso. È una questione delicata e non esistono soluzioni miracolose, proprio come nel caso del dollaro.
Quindi, prima di introdurre sanzioni illegittime – illegittime ai sensi della Carta delle Nazioni Unite – bisognerebbe riflettere molto attentamente. Per i decisori questo sembra essere un problema.
Tucker Carlson: Quindi, poco fa ha detto che il mondo sarebbe molto migliore se non fosse diviso in alleanze concorrenti, se ci fosse cooperazione a livello globale. Uno dei motivi per cui non ce l’ha è perché l’attuale amministrazione americana è totalmente contraria a lei. Pensa che se ci fosse una nuova amministrazione dopo Joe Biden, sareste in grado di ristabilire la comunicazione con il governo degli Stati Uniti? Oppure non ha importanza chi sia il presidente?
Vladimir Putin: Glielo dirò. Ma mi lasci concludere il pensiero precedente. Insieme al mio collega e amico presidente Xi Jinping, abbiamo fissato l’obiettivo di raggiungere quest’anno 200 miliardi di dollari di scambi reciproci con la Cina. Abbiamo superato questo livello. Secondo i nostri dati, il nostro commercio bilaterale con la Cina ammonta già a 230 miliardi, mentre le statistiche cinesi dicono che ammonta a 240 miliardi di dollari.
Ancora una cosa importante: il nostro commercio è ben equilibrato e reciprocamente complementare nei settori dell’alta tecnologia, dell’energia, della ricerca scientifica e dello sviluppo. È molto equilibrato.
Per quanto riguarda i BRICS, dove quest’anno la Russia ha assunto la presidenza, i paesi BRICS si stanno, nel complesso, sviluppando molto rapidamente.
Guarda, se la memoria non mi inganna, nel 1992 la quota dei paesi del G7 nell’economia mondiale ammontava al 47%, mentre nel 2022 era scesa, credo, a poco più del 30%. I paesi BRICS rappresentavano solo il 16% nel 1992, ma ora la loro quota è maggiore di quella del G7. Non ha nulla a che fare con gli eventi in Ucraina. Ciò è dovuto alle tendenze dello sviluppo globale e dell’economia mondiale che ho menzionato poco fa, e questo è inevitabile. Questo continuerà ad accadere, è come il sorgere del sole: non puoi impedire al sole di sorgere, devi adattarti ad esso. Come si adattano gli Stati Uniti? Con l’aiuto della forza: sanzioni, pressioni, bombardamenti e uso delle forze armate.
Si tratta di presunzione. La vostra classe dirigente politica non capisce che il mondo sta cambiando (in circostanze oggettive), e per preservare il vostro livello – anche se qualcuno aspira, scusatemi, al livello di dominio – dovete prendere le giuste decisioni in modo competente e tempestivo.
Tali azioni brutali, anche nei confronti della Russia e, ad esempio, di altri paesi, sono controproducenti. Questo è un fatto ovvio; è già diventato evidente.
Mi ha appena chiesto se arriva un altro leader e cambia qualcosa. Non si tratta del leader, non si tratta della personalità di una persona in particolare. Ho avuto un ottimo rapporto, diciamo, con Bush. So che negli Stati Uniti veniva ritratto come una specie di ragazzo di campagna che non capisce molto. Ti assicuro che non è così. Penso che abbia commesso molti errori anche nei confronti della Russia. Vi ho parlato del 2008 e della decisione di Bucarest di aprire le porte della NATO all’Ucraina e così via. Ciò è accaduto durante la sua presidenza. In realtà ha esercitato pressioni sugli europei.
Ma in generale, a livello umano e personale, ho avuto con lui un ottimo rapporto. Non era peggiore di qualsiasi altro politico americano, russo o europeo. Le assicuro che capiva quello che faceva meglio degli altri. Ho avuto anche rapporti personali con Trump.
Non è una questione della personalità del leader, ma della mentalità delle élite. Se nella società americana domina l’idea del dominio ad ogni costo, basato anche su azioni di forza, non cambierà nulla, potrà solo peggiorare. Ma se, alla fine, si arrivasse alla consapevolezza che il mondo sta cambiando a causa di circostanze oggettive, e che bisognerebbe essere in grado di adattarsi ad esse in tempo, sfruttando i vantaggi che gli Stati Uniti hanno ancora oggi, allora, forse, qualcosa potrebbe cambiare.
Guardate, l’economia cinese è diventata la prima economia al mondo per parità di potere d’acquisto; in termini di volume ha superato da tempo gli Stati Uniti. Al secondo posto ci sono gli Usa, poi l’India (un miliardo e mezzo di abitanti), e poi il Giappone, con la Russia al quinto posto. La Russia è stata la prima economia in Europa (continentale, ndr) lo scorso anno, nonostante tutte le sanzioni e restrizioni. È normale, dal suo punto di vista, sanzioni, restrizioni, impossibilità di pagare in dollari, esclusione dai servizi (di pagamento) SWIFT, sanzioni contro le nostre navi che trasportano petrolio, sanzioni contro gli aerei, sanzioni in tutto, ovunque? Il maggior numero di sanzioni nel mondo vengono applicate contro la Russia. E in questo periodo siamo diventati la prima economia d’Europa.
Gli strumenti utilizzati dagli Stati Uniti non funzionano. Ebbene, bisogna pensare a cosa fare. Se questa consapevolezza arriva alle élite al potere, allora sì, allora la prima persona dello Stato agirà in previsione di ciò che gli elettori e le persone che prendono decisioni a vari livelli si aspettano da questa persona. Allora forse qualcosa cambierà.
Tucker Carlson: Ma sta descrivendo due sistemi diversi. Lei dice che il leader agisce nell’interesse degli elettori, ma anche che queste decisioni non vengono prese dal leader, bensì dalle classi dominanti. Ha governato questo paese per così tanto tempo che ha conosciuto tutti questi presidenti americani. Quali sono secondo lei questi centri di potere negli Stati Uniti? E chi prende effettivamente le decisioni?
Vladimir Putin: Non lo so. L’America è un Paese complesso, conservatore da un lato, dall’altro in rapido cambiamento. Non è facile per noi risolvere tutto.
Chi prende le decisioni nelle elezioni – è possibile capirlo, quando ogni stato ha la propria legislazione, ogni stato si regola da solo, qualcuno può essere escluso dalle elezioni a livello statale. È un sistema elettorale a due fasi, per noi è molto difficile capirlo.
Certamente ci sono due partiti dominanti, i repubblicani e i democratici, e all’interno di questo sistema partitico ci sono i centri che prendono le decisioni, che preparano le decisioni.
Allora guardi, perché, secondo me, dopo il crollo dell’Unione Sovietica è stata perseguita una politica di pressione così errata, rozza e del tutto ingiustificata contro la Russia? Dopo tutto, questa è una politica di pressione. L’espansione della NATO, il sostegno ai separatisti nel Caucaso, la creazione di un sistema di difesa missilistica: questi sono tutti elementi di pressione. Pressione, pressione, pressione.
Quindi, trascinare l’Ucraina nella NATO è tutta una questione di pressione, pressione, pressione. Perché? Penso, tra le altre cose, perché sono state create capacità produttive eccessive. Durante il confronto con l’Unione Sovietica furono creati molti centri specializzati sull’Urss, che non potevano fare nient’altro. A loro è sembrato, hanno convinto la leadership politica: è necessario continuare a “cesellare” la Russia, cercare di disgregarla, creare su questo territorio diverse entità quasi-statali e sottometterle in forma divisa, utilizzare il loro potenziale combinato per la futura lotta con la Cina. Questo è un errore, compreso l’eccessivo potenziale di coloro che lavorarono per il confronto con l’Unione Sovietica. È necessario liberarsene, dovrebbero esserci forze nuove, fresche, persone che guardano al futuro e capiscono cosa sta succedendo nel mondo.
Guardi come si sta sviluppando l’Indonesia? 600 milioni di persone. Dove possiamo allontanarci da ciò? Da nessuna parte, dobbiamo solo presumere che l’Indonesia entrerà (è già nel) club delle principali economie del mondo, non importa a chi piaccia o non piaccia.
Sì, capiamo e siamo consapevoli che negli Stati Uniti, nonostante tutti i problemi economici, la situazione è ancora normale, l’economia cresce decentemente, il PIL cresce del 2,5%, se non sbaglio.
Ma se vogliamo garantire il futuro, allora dobbiamo cambiare il nostro approccio verso ciò che sta cambiando. Come ho già detto, il mondo cambierà comunque, indipendentemente da come finiranno gli sviluppi in Ucraina. Il mondo sta cambiando. Negli stessi Stati Uniti gli esperti scrivono che gli Stati Uniti stanno comunque gradualmente cambiando la loro posizione nel mondo, lo scrivono i vostri esperti, io li ho appena letti. L’unica domanda è come ciò accadrebbe: in modo doloroso e rapido oppure dolcemente e gradualmente. E questo è scritto da persone che non sono antiamericane; seguono semplicemente le tendenze di sviluppo globale. Questo è tutto.
E per valutarli e cambiare le politiche, abbiamo bisogno di persone che pensino, guardino avanti, sappiano analizzare e raccomandare determinate decisioni a livello di leader politici.
Tucker Carlson: Lei ha detto chiaramente che l’espansione della NATO verso est è una violazione della promessa fatta a tutti voi negli anni ’90. È una minaccia per il suo Paese. Subito prima dell’invio delle truppe in Ucraina, il vicepresidente degli Stati Uniti ha parlato alla Conferenza sulla sicurezza e ha incoraggiato il presidente dell’Ucraina ad aderire alla NATO. Pensa che sia stato uno sforzo per provocarla in un’azione militare?
Vladimir Putin: Lo ripeto ancora una volta, abbiamo ripetutamente, ripetutamente proposto di cercare una soluzione ai problemi sorti in Ucraina dopo il colpo di stato del 2014 con mezzi pacifici. Ma nessuno ci ha ascoltato. Inoltre, i leader ucraini, che erano sotto il completo controllo degli Stati Uniti, hanno improvvisamente dichiarato che non avrebbero rispettato gli accordi di Minsk, che non gli piaceva tutto ciò che c’era lì e hanno continuato l’attività militare in quel territorio.
E parallelamente, quel territorio veniva sfruttato dalle strutture militari della NATO sotto forma di vari centri di addestramento e riqualificazione del personale. Essenzialmente iniziarono a creare basi lì. È tutto.
L’Ucraina ha annunciato che i russi erano (è stata adottata una legge) una nazionalità non titolare, approvando leggi che limitano i diritti delle nazionalità non titolari in Ucraina. L’Ucraina, dopo aver ricevuto in dono tutti questi territori del sud-est dal popolo russo, ha improvvisamente annunciato che i russi erano una nazionalità non titolare in quel territorio. È normale? Tutto ciò ha portato alla decisione di porre fine alla guerra iniziata dai neonazisti in Ucraina nel 2014.
Tucker Carlson: Pensa che Zelensky abbia la libertà di negoziare la soluzione di questo conflitto?
Vladimir Putin: Non conosco i dettagli, ovviamente è difficile per me giudicare, ma credo che in ogni caso lo avesse fatto. Suo padre ha combattuto contro i fascisti, i nazisti durante la Seconda guerra mondiale, una volta gli ho parlato di questo. Ho detto: “Volodymyr, cosa stai facendo? Perché oggi sostieni i neonazisti in Ucraina, mentre tuo padre combatteva contro il fascismo? Era un soldato in prima linea.” Non le dirò cosa ha risposto, questo è un argomento a parte e penso che non sia corretto da parte mia farlo.
Ma per quanto riguarda la libertà di scelta, perché no? È salito al potere grazie alle aspettative del popolo ucraino che avrebbe portato l’Ucraina alla pace. Ne ha parlato, è stato grazie a questo che ha vinto le elezioni in modo schiacciante. Ma poi, quando è salito al potere, secondo me, ha capito due cose: primo, è meglio non scontrarsi con neonazisti e nazionalisti, perché sono aggressivi e molto attivi, da loro puoi aspettarti di tutto, e secondo, l’Occidente guidato dagli Stati Uniti li sostiene e sosterrà sempre coloro che si antagonizzano con la Russia, poiché è vantaggioso e sicuro. Quindi ha preso una posizione rilevante, nonostante avesse promesso al suo popolo di porre fine alla guerra in Ucraina. Ha ingannato i suoi elettori.
Tucker Carlson: Ma pensi che a questo punto – a febbraio 2024 – abbia lo spazio, la libertà di parlare direttamente con lei o con il governo, il che aiuterebbe chiaramente il suo Paese o il mondo? Può farlo secondo lei?
Vladimir Putin: Perché no? Si considera capo dello Stato, ha vinto le elezioni. Sebbene in Russia crediamo che il colpo di stato sia la principale fonte di potere per tutto ciò che è accaduto dopo il 2014, e in questo senso, anche il governo di oggi è imperfetto. Ma lui si considera il presidente, ed è riconosciuto dagli Stati Uniti, da tutta l’Europa e praticamente dal resto del mondo in tale veste – perché no? Lui può.
Abbiamo negoziato con l’Ucraina a Istanbul, abbiamo concordato, lui ne era consapevole. Inoltre, il leader del gruppo negoziale, il signor Arakhamia è il suo cognome, credo, è ancora a capo della fazione del partito al governo, il partito del Presidente nella Rada. È ancora a capo della fazione presidenziale alla Rada, il parlamento del paese, e siede ancora lì. Ha anche apposto la sua firma preliminare sul documento di cui vi parlo. Ma poi dichiarò pubblicamente al mondo intero: “Eravamo pronti a firmare questo documento, ma il signor Johnson, allora primo ministro della Gran Bretagna, venne e ci dissuase dal farlo dicendo che era meglio combattere la Russia. Darebbero tutto il necessario per restituirci quanto perduto durante gli scontri con la Russia. E noi eravamo d’accordo con questa proposta.“ Guardi, la sua dichiarazione è stata pubblicata. Lo ha detto pubblicamente. Possono tornare a questo oppure no? La domanda è: lo vogliono o no?
Successivamente il presidente dell’Ucraina ha emanato un decreto che vieta i negoziati con noi. Che annulli quel decreto e basta. Non abbiamo mai rifiutato i negoziati, anzi. Ci sentiamo continuamente dire: la Russia è pronta? Sì, non abbiamo rifiutato! Sono stati loro a rifiutarsi pubblicamente. Bene, lascia che annulli il suo decreto e avvii i negoziati. Non ci siamo mai rifiutati.
E il fatto che abbiano obbedito alla richiesta o alla persuasione del signor Johnson, l’ex primo ministro della Gran Bretagna, mi sembra ridicolo e molto triste. Perché, come ha affermato Arakhamia: “Avremmo potuto fermare queste ostilità, questa guerra già un anno e mezzo fa. Ma gli inglesi ci hanno convinto e noi abbiamo rifiutato”. Dov’è il signor Johnson adesso? E la guerra continua.
Tucker Carlson: Questa è una buona domanda. Perché lo ha fatto?
Vladimir Putin: Lo sa l’inferno. Non lo capisco neanch’io. C’era un punto di partenza generale. Per qualche ragione, tutti avevano l’illusione che la Russia potesse essere sconfitta sul campo di battaglia. Per arroganza, per un cuore puro, ma non per una grande mente.
Tucker Carlson: Ha descritto la connessione tra Russia e Ucraina; ha descritto la Russia stessa, un paio di volte, come ortodossa – questo è fondamentale per la sua comprensione della Russia. Cosa significa per lei? E’ un leader cristiano secondo la sua stessa descrizione. Quindi che effetto ha su di lei?
Vladimir Putin: Come ho già detto, nel 988 lo stesso principe Vladimir fu battezzato seguendo l’esempio di sua nonna, la principessa Olga, e poi battezzò la sua squadra, e poi gradualmente, nel corso di diversi anni, battezzò tutti i Russi. È stato un processo lungo: dai pagani ai cristiani, ci sono voluti molti anni. Ma alla fine, questa ortodossia, il cristianesimo orientale, si è profondamente radicata nella coscienza del popolo russo.
Quando la Russia si espanse e assorbì altre nazioni che professavano l’Islam, il Buddismo e l’Ebraismo, la Russia è sempre stata molto leale verso coloro che professavano altre religioni. Questa è la sua forza. Questo è assolutamente chiaro.
E il fatto è che i postulati principali, i valori principali sono molto simili, per non dire uguali, in tutte le religioni del mondo che ho appena menzionato e che sono le religioni tradizionali della Federazione Russa, della Russia. A proposito, le autorità russe sono sempre state molto attente alla cultura e alla religione dei popoli che entrarono nell’impero russo. Ciò, a mio avviso, costituisce la base sia della sicurezza che della stabilità dello Stato russo: tutti i popoli che abitano la Russia la considerano sostanzialmente la loro Patria.
Se, ad esempio, le persone si trasferiscono da voi o in Europa dall’America Latina – un esempio ancora più chiaro e comprensibile – le persone vengono, ma sono comunque arrivate da voi o nei paesi europei dalla loro patria storica. E le persone che professano religioni diverse in Russia considerano la Russia la loro Patria, non hanno altra Patria. Stiamo insieme, questa è una grande famiglia. E i nostri valori tradizionali sono molto simili. Ho appena menzionato una grande famiglia, ma ognuno ha la propria famiglia, e questa è la base della nostra società. E se diciamo che la Patria e la famiglia sono specificamente legate tra loro, è proprio vero, poiché è impossibile garantire un futuro normale ai nostri figli e alle nostre famiglie senza garantire un futuro normale e sostenibile all’intero Paese, per la madrepatria. Ecco perché il sentimento patriottico è così forte in Russia.
Tucker Carlson: Posso dire che l’unico modo in cui le religioni sono diverse è che il cristianesimo è specificamente una religione non violenta. Gesù dice: “Porgi l’altra guancia, non uccidere”. Come può un leader di qualsiasi Paese, che uccide, definirsi cristiano? Come lo concilia con se stesso?
Vladimir Putin: È molto semplice: quando si tratta di proteggere se stessi e la propria famiglia, la propria patria. Non attaccheremo nessuno. Quando sono iniziati gli sviluppi in Ucraina? Da quando sono iniziati il colpo di stato e le ostilità nel Donbass, è allora che sono iniziate. E stiamo proteggendo la nostra gente, noi stessi, la nostra patria e il nostro futuro. Per quanto riguarda la religione in generale.
Non si tratta di manifestazioni esterne, non si tratta di andare in chiesa tutti i giorni o sbattere la testa sul pavimento. È nel cuore. E la nostra cultura è così orientata all’uomo. Dostoevskij, molto conosciuto in Occidente come il genio della cultura russa, della letteratura russa, ha parlato molto di questo, dell’anima russa.
Dopotutto, la società occidentale è più pragmatica. I russi pensano di più all’eterno, ai valori morali. Non lo so, forse non sarà d’accordo con me, ma dopotutto la cultura occidentale è più pragmatica.
Non sto dicendo che questo sia un male, rende possibile al “miliardo d’oro” di oggi di ottenere un buon successo nella produzione, anche nella scienza, e così via. Non c’è niente di sbagliato in questo, sto solo dicendo che sembriamo uguali, ma le nostre menti sono costruite in modo leggermente diverso.
Tucker Carlson: Quindi vede il soprannaturale all’opera? Mentre osserva ciò che sta accadendo nel mondo adesso, vede Dio all’opera? Pensa mai a se stesso: queste sono forze che non sono umane?
Vladimir Putin: No, a dire il vero, non credo a questo. La mia opinione è che lo sviluppo della comunità mondiale sia in accordo con le leggi inerenti, e quelle leggi sono quello che sono. È sempre stato così nella storia dell’umanità. Alcune nazioni e paesi sono cresciuti, sono diventati più forti e più numerosi, per poi abbandonare la scena internazionale, perdendo lo status a cui erano abituati. Probabilmente non c’è bisogno che io faccia degli esempi, ma potremmo iniziare con Gengis Khan e i conquistatori dell’Orda, l’Orda d’Oro, e poi finire con l’Impero Romano.
Sembra che non sia mai esistito nulla di simile all’Impero Romano nella storia dell’umanità. Tuttavia, il potenziale dei barbari crebbe gradualmente, così come la loro popolazione. In generale, i barbari diventavano più forti e cominciavano a svilupparsi economicamente, come diremmo oggi. Ciò alla fine portò al crollo dell’Impero Romano e del regime imposto dai Romani. Tuttavia, ci vollero cinque secoli perché l’Impero Romano crollasse. La differenza con ciò che sta accadendo ora è che tutti i processi di cambiamento stanno avvenendo a un ritmo molto più rapido che in epoca romana.
Tucker Carlson: Allora, quando pensi che inizierà l’impero dell’intelligenza artificiale?
Vladimir Putin : (ride) Lei pone domande sempre più complicate. Per rispondere, devi essere un esperto di grandi numeri, big data e intelligenza artificiale.
L’umanità si trova attualmente ad affrontare molte minacce. Grazie alle ricerche genetiche, ora è possibile creare un superuomo, un essere umano specializzato: un atleta, uno scienziato, un militare geneticamente modificato. Secondo alcune informazioni, Elon Musk avrebbe già impiantato un chip nel cervello umano negli Stati Uniti.
Tucker Carlson: Cosa ne pensa?
Vladimir Putin: Beh, penso che non ci sia modo di fermare Elon Musk, farà quello che ritiene opportuno. Tuttavia, devi trovare un terreno comune con lui, cercare modi per persuaderlo. Penso che sia una persona intelligente, credo davvero che lo sia. Quindi è necessario raggiungere un accordo con lui perché questo processo deve essere formalizzato e sottoposto a determinate regole.
L’umanità deve considerare cosa accadrà a causa dei più recenti sviluppi nel campo della genetica o dell’intelligenza artificiale. Si può fare una previsione approssimativa di ciò che accadrà. Una volta che l’umanità ha sentito una minaccia esistenziale proveniente dalle armi nucleari, tutte le nazioni nucleari hanno iniziato a fare i conti tra loro poiché si sono resi conto che l’uso negligente delle armi nucleari avrebbe potuto portare l’umanità all’estinzione.
Oggi è impossibile fermare la ricerca nel campo della genetica o dell’intelligenza artificiale, così come in passato era impossibile fermare l’uso della polvere da sparo. Ma non appena ci renderemo conto che la minaccia deriva dallo sviluppo sfrenato e incontrollato dell’intelligenza artificiale, della genetica o di qualsiasi altro campo, arriverà il momento di raggiungere un accordo internazionale su come regolamentare queste cose.
Tucker Carlson : Apprezzo tutto il tempo che ci ha dedicato. Voglio solo farle un’ultima domanda e riguarda una persona molto famosa negli Stati Uniti, probabilmente non qui. Evan Gershkovich, reporter del Wall Street Journal, ha 32 anni ed è in prigione da quasi un anno. Questa è una storia enorme negli Stati Uniti e voglio solo chiederle direttamente, senza entrare nei dettagli, della sua versione di quanto accaduto, se come segno della sua volontà sarà disposto a rilasciarcelo e noi lo porteremo riportarlo negli Stati Uniti?
Vladimir Putin: Abbiamo compiuto così tanti gesti di buona volontà per decenza che penso che ne abbiamo esauriti. Non abbiamo mai visto nessuno ricambiarci in modo simile. Tuttavia, in teoria, possiamo dire che non escludiamo che ciò possa avvenire se i nostri partner adotteranno misure reciproche.
Quando parlo di “partner” mi riferisco innanzitutto ai servizi speciali. I servizi speciali sono in contatto tra loro, parlano della questione. Non esiste alcun tabù per risolvere la questione. Siamo disposti a risolverla, ma ci sono alcuni termini che vengono discussi tramite canali di servizi speciali. Credo che un accordo possa essere raggiunto.
Tucker Carlson: Quindi, in genere, voglio dire, queste cose sono accadute, ovviamente, per secoli. Un paese cattura un’altra spia all’interno dei suoi confini e la scambia con uno dei suoi uomini dell’intelligence in un altro paese. Penso che ciò che lo rende diverso è che questo ragazzo ovviamente non è una spia, è un ragazzino e forse stava infrangendo una legge in qualche modo, ma non è una superspia e tutti sanno che lui è stato tenuto in ostaggio e scambiato, il che è vero, con rispetto, è vero e tutti sanno che è vero. Quindi forse è in un’altra categoria, forse non è giusto chiedere a qualcun altro in cambio di lasciarlo uscire. Forse questo degrada la Russia.
Vladimir Putin: Si possono dare diverse interpretazioni su ciò che costituisce una “spia”, ma ci sono alcune cose previste dalla legge. Se una persona ottiene informazioni segrete e lo fa in modo cospirativo, allora questo viene qualificato come spionaggio. Ed è esattamente quello che (Gershkovich) stava facendo. Riceveva informazioni riservate e lo faceva di nascosto. Forse era stato implicato in tutto ciò, qualcuno avrebbe potuto trascinarlo in tutto ciò, forse lo aveva fatto per disattenzione o di propria iniziativa. Considerando i fatti, questo è qualificato come spionaggio. Il fatto è dimostrato, poiché è stato colto in flagrante mentre riceveva queste informazioni. Se si fosse trattato di una scusa inverosimile, di un’invenzione o di qualcosa non dimostrato, allora la storia sarebbe stata diversa. Ma è stato colto in flagrante mentre otteneva segretamente informazioni riservate. Quindi cos’è?
Tucker Carlson: Ma sta suggerendo che lavorasse per il governo degli Stati Uniti o per la NATO? Oppure era semplicemente un giornalista a cui è stato dato materiale che non avrebbe dovuto avere? Sembrano cose molto diverse.
Vladimir Putin: Non so per chi lavorasse. Ma vorrei ribadire che ottenere informazioni riservate in segreto si chiama spionaggio, e lui lavorava per i servizi speciali statunitensi e per alcune altre agenzie. Non penso che lavorasse per il Monaco, dato che il Monaco non è affatto interessato a ottenere queste informazioni. Spetta ai servizi speciali mettersi d’accordo. Sono state gettate alcune basi. Ci sono persone che, a nostro avviso, non sono collegate a servizi speciali.
Lasciate che vi racconti la storia di una persona che stava scontando una pena in un paese alleato degli Stati Uniti. Quella persona, per sentimenti patriottici, eliminò un bandito in una delle capitali europee. Durante gli eventi nel Caucaso, sa cosa stava facendo [il bandito]? Non vorrei dirlo, ma lo farò comunque. Ha gettato i nostri soldati fatti prigionieri sulla strada e poi ha passato la sua macchina sopra le loro teste. Che razza di persona è quella? Può anche essere definito un essere umano? Ma c’è stato un patriota che lo ha eliminato in una delle capitali europee. Che lo abbia fatto di sua spontanea volontà o meno, questa è una questione diversa.
Tucker Carlson: Evan Gershkovich, questo è completamente diverso, voglio dire, questo è un giornalista di trentadue anni.
Vladimir Putin: Ha commesso qualcosa di diverso.
Tucker Carlson: È solo un giornalista
Vladimir Putin: Non è solo un giornalista, lo ripeto, è un giornalista che riceveva segretamente informazioni riservate.
Sì, è diverso, ma sto comunque parlando di altre persone che sono essenzialmente controllate dalle autorità statunitensi ovunque stiano scontando una pena. C’è un dialogo continuo tra i servizi speciali. Questo problema deve essere risolto in modo calmo, responsabile e professionale. Si tengono in contatto, quindi lasci che facciano il loro lavoro.
Non escludo che la persona a cui ha fatto riferimento, il signor Gershkovich, possa tornare in patria. In fin dei conti non ha alcun senso tenerlo in prigione in Russia. Vogliamo che i servizi speciali statunitensi pensino a come possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi che i nostri servizi speciali stanno perseguendo. Siamo pronti a parlare. Inoltre, i colloqui sono in corso e ci sono stati molti esempi positivi di questi colloqui coronati da successo. Probabilmente anche questo sarà coronato da successo, ma dobbiamo raggiungere un accordo.
Tucker Carlson: Spero che lo lascerà uscire. Signor Presidente, grazie!
Vladimir Putin: Anch’io voglio che torni finalmente in patria. Sono assolutamente sincero. Ma mi lasci dire ancora una volta, il dialogo continua. Quanto più rendiamo pubbliche cose di questa natura, tanto più difficile diventa risolverle. Tutto deve essere fatto con calma.
Tucker Carlson: Mi chiedo se questo sia vero anche con la guerra, però, voglio dire, immagino di voler fare un’altra domanda che è, e forse non vuole dirlo per ragioni strategiche, ma è preoccupato che quello che sta succedendo in Ucraina potrebbe portare a qualcosa di molto più grande e molto più orribile e quanto sei motivato a chiamare il governo degli Stati Uniti e dire “veniamo a patti”?
Vladimir Putin: Ho già detto che non ci siamo rifiutati di parlare. Siamo disposti a negoziare. È il lato occidentale e l’Ucraina è ovviamente uno stato satellite degli Stati Uniti. È evidente. Non voglio che lei la prenda come se stessi cercando una parola forte o un insulto, ma capiamo entrambi cosa sta succedendo.
Il sostegno finanziario, pari a 72 miliardi di dollari, è stato fornito. Al secondo posto si colloca la Germania, poi seguono gli altri paesi europei. Decine di miliardi di dollari vanno all’Ucraina. C’è un enorme afflusso di armi. In questo caso bisognerebbe dire all’attuale leadership ucraina di fermarsi e di sedersi al tavolo delle trattative, revocando questo assurdo decreto. Non abbiamo rifiutato.
Tucker Carlson: Beh, certo, l’ha già detto – non pensavo che lo intendesse come un insulto – perché ha già detto, correttamente, che è stato riferito che all’Ucraina è stato impedito di negoziare una soluzione di pace dall’ex primo ministro britannico. Ministro che agisce per conto dell’amministrazione Biden. Naturalmente è il nostro satellite, i grandi paesi controllano i piccoli paesi, non è una novità. Ed è per questo che ho chiesto di trattare direttamente con l’amministrazione Biden, che prende queste decisioni, e non con il presidente ucraino Zelensky.
Vladimir Putin: Ebbene, se l’amministrazione Zelensky in Ucraina si è rifiutata di negoziare, presumo che lo abbia fatto su istruzione di Washington. Se Washington crede che sia una decisione sbagliata, la abbandoni, trovi una scusa delicata per non insultare nessuno, trovi una via d’uscita. Non siamo stati noi a prendere questa decisione, sono stati loro, quindi lasciamoli tornare indietro. Questo è tutto.
Tuttavia, hanno preso la decisione sbagliata e ora dobbiamo cercare una via d’uscita da questa situazione, per correggere i loro errori. Lo hanno fatto, quindi hanno lasciato che lo correggessero da soli. Noi lo sosteniamo.
Tucker Carlson: Quindi, voglio solo assicurarmi di non fraintendere quello che sta dicendo – e non credo di sì – penso che lei stia dicendo che vuole una soluzione negoziata per ciò che sta accadendo in Ucraina.
Vladimir Putin: Giusto. E ce l’abbiamo fatta, abbiamo preparato a Istanbul un enorme documento che è stato siglato dal capo della delegazione ucraina. Ha apposto la sua firma su alcuni provvedimenti, non su tutti. Ha messo la sua firma e poi lui stesso ha detto: “Eravamo pronti a firmarlo e la guerra sarebbe finita da un pezzo, diciotto mesi fa. Tuttavia, il Primo Ministro Johnson è venuto, ci ha convinto a rinunciare e abbiamo perso questa occasione”. Beh, te lo sei perso, hai commesso un errore, lascia che tornino a quello, tutto qui. Perché dobbiamo preoccuparci e correggere gli errori di qualcun altro?
So che si può dire che è un nostro errore, siamo stati noi a intensificare la situazione e a decidere di porre fine alla guerra iniziata nel 2014 nel Donbass, come ho già detto, con le armi. Vorrei tornare più indietro nella storia, gliel’ho già detto, ne stavamo giusto discutendo. Torniamo al 1991 quando ci fu promesso che la NATO non sarebbe stata ampliata, al 2008 quando si aprirono le porte alla NATO, alla Dichiarazione di sovranità statale dell’Ucraina che dichiarava l’Ucraina uno stato neutrale. Torniamo al fatto che le basi militari della NATO e degli Stati Uniti hanno iniziato ad apparire sul territorio dell’Ucraina, creando per noi una minaccia. Torniamo al colpo di stato in Ucraina del 2014. Ma è inutile, non è vero? Potremmo andare avanti e indietro all’infinito. Ma hanno interrotto le trattative. È un errore? Sì. Correggilo. Siamo pronti. Cos’altro è necessario?
Tucker Carlson: Pensa che sia troppo umiliante a questo punto per la NATO accettare il controllo russo di quello che due anni fa era territorio ucraino?
Vladimir Putin: Ho detto che pensino a come farlo con dignità. Ci sono opzioni se c’è una volontà. Finora c’è stato un tumulto e un grido di infliggere una sconfitta strategica alla Russia sul campo di battaglia. Ora, a quanto pare, si stanno rendendo conto che è difficile da raggiungere, se non addirittura impossibile. Secondo me è impossibile per definizione, non accadrà mai. Mi sembra che ora anche coloro che detengono il potere in Occidente se ne siano resi conto. Se è così, se la realizzazione è avvenuta, devono pensare a cosa fare dopo. Siamo pronti per questo dialogo.
Tucker Carlson: Sarebbe disposto a dire: “Congratulazioni, NATO, hai vinto?” E mantenere la situazione dov’è adesso?
Vladimir Putin: Si tratta di un tema di negoziati che nessuno è disposto a condurre o, per essere più precisi, sono disposti ma non sanno come farlo. So che lo vogliono. Non solo lo vedo, ma so che lo vogliono ma fanno fatica a capire come farlo. Hanno portato la situazione al punto in cui siamo. Non siamo stati noi a farlo, sono i nostri partner e i nostri avversari a farlo. Bene, ora lasciamo che pensino a come invertire la situazione. Non siamo contrari.
Sarebbe divertente se non fosse così triste. Questa mobilitazione infinita in Ucraina, l’isteria, i problemi interni – prima o poi tutto porterà ad un accordo. Sapete, forse vi sembrerà strano data la situazione attuale, ma i rapporti tra i due popoli verranno comunque ricostruiti. Ci vorrà molto tempo ma guariranno.
Le farò degli esempi molto insoliti. C’è un combattimento sul campo di battaglia, ecco un esempio specifico: i soldati ucraini sono stati circondati (questo è un esempio tratto dalla vita reale), i nostri soldati gridavano loro: “Non c’è possibilità! Arrendetevi! Vieni fuori e sarai vivo!” All’improvviso i soldati ucraini gridarono da lì in russo, perfetto russo, dicendo: “I russi non si arrendono!” e morirono tutti. Si identificano ancora come russi.
Ciò che sta accadendo è, in una certa misura, un elemento di una guerra civile. Tutti in Occidente pensano che il popolo russo sia diviso da sempre dalle ostilità. No. Si riuniranno. L’unità è ancora lì.
Perché le autorità ucraine stanno smantellando la Chiesa ortodossa ucraina? Perché unisce non solo il territorio, unisce le nostre anime. Nessuno potrà separare l’anima.
La Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento di sequestro di prevenzione emesso, su richiesta del Questore di Milano, dal locale Tribunale a carico di un cittadino italiano di 48 anni, ritenuto elemento di spicco della locale di ‘ndrangheta di Rho.
Il destinatario del sequestro è stato uno delle 55 persone facente parte dell’indagine “Locale di Rho” le quali sono state indagate per i reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, traffico di armi ove lo stesso risultava essere il coordinatore dell’attività illecita. In ragione dei precedenti, del quadro indiziario di riferimento, ne deriva un giudizio di pericolosità sociale storica per l’appartenenza al sodalizio mafioso.
Da tali elementi, è emerso, altresì, un quadro fattuale che consente di definire il 48enne quale elemento abitualmente dedito alla commissione di reati che, in relazione alla mancanza di redditi leciti, anche da parte dei familiari, consentono l’applicazione della misura patrimoniale.
In particolare, all’esito di accertamenti patrimoniali, gli agenti sono risaliti a un’immobile acquistato all’asta dalla figlia del 48enne risultante finanziato unicamente dai proventi originati dalle attività illecite svolte dall’uomo poiché la stessa risulta priva di ogni forma di reddito e non aver svolto nessuna attività lavorativa.
Il decreto di sequestro, emesso nei giorni scorsi dal Tribunale di Milano – Sezione autonoma misure di prevenzione, ha colpito la totalità del patrimonio riferibile al 48enne composto da un’unità immobiliare ad Arluno (Milano) intestata alla figlia, oltre ai conti correnti dello stesso, della moglie e dei suoi figli per un valore stimato di 240mila euro.
I Carabinieri del ROS e del Comando provinciale di Arezzo hanno eseguito un decreto di sequestro beni per oltre 4 milioni emesso dal Tribunale di Firenze – Ufficio misure di prevenzione – su proposta della locale Dda, nei confronti di un imprenditore originario di Guardavalle (Catanzaro), da molti anni residente in provincia di Arezzo e collegato alla cosca di ‘ndrangheta denominata “cosca Gallace”.
L’articolata ricostruzione patrimoniale condotta dal ROS è originata da plurimi procedimenti che hanno interessato l’imprenditore. In particolare, sono stati valorizzati gli esiti dell’operazione denominata “geppo/calatruria” che nell’aprile 2021 ha visto l’esecuzione di 17 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub-appalto irregolare ed altri gravi reati aggravati sia dal metodo mafioso che dall’avere agevolato la “cosca Gallace” di Guardavalle.
L’inchiesta si è anche nutrita delle risultanze della nota indagine “Keu”, che ha visto il contributo anche dei Carabinieri Forestali di Firenze e ha riguardato i lavori inerenti alla srt429 Empoli-Castelfiorentino, da mesi al centro di attenzioni mediatiche.
I successivi approfondimenti patrimoniali hanno consentito di accertare una consistente sproporzione tra i redditi dichiarati dall’imprenditore in questione e il patrimonio allo stesso riconducibile, ipotizzando un illecito arricchimento che è stato colpito dal sequestro antimafia.
I beni sequestrati riguardano una società attiva nel settore del movimento terra con sede a Montevarchi (Arezzo) e il relativo compendio aziendale,un immobile sito a Bucine (Ar), 15 terreni ritenuti di rilevante valore ambientale e paesistico ubicati tra i territori di Bucine e Montevarchi (nell’aretino), tre abitazioni ubicate a Guardavalle, 21 tra autoveicoli, ciclomotori e mezzi d’opera, nonché 12 rapporti bancari. Il valore dei beni posti in sequestro è superiore ai 4 milioni di euro.
Sebbene il provvedimento ablatorio eseguito non sia definitivo, si tratta di una pronuncia importante in quanto dimostrativa della presenza del crimine organizzato di tipo ‘ndranghetista nel distretto toscano, su cui massima è l’attenzione della autorità inquirente e giudiziaria.
Il provvedimento sarà oggetto di un vaglio ulteriore da parte del Tribunale di Firenze nel contradditorio delle parti ai fini di stabilire se tale patrimonio possa essere confiscato o meno.
Mosca non ha iniziato una guerra nel 2022, ma il suo obiettivo è fermare quella scatenata dall’Ucraina nel 2014, ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un’intervista a Tucker Carlson pubblicata sul sito web del giornalista americano.
“La situazione è arrivata al punto in cui la parte ucraina ha annunciato: no, non faremo nulla. Hanno anche iniziato a prepararsi per un’azione militare. Sono stati loro a iniziare la guerra nel 2014. Il nostro obiettivo è fermare questa guerra. E lo abbiamo fatto. Non inizieremo questa guerra nel 2022. Questo è un tentativo di fermarla”, ha sottolineato.
Parlando degli accordi di Minsk, Putin ha osservato che essi “erano complicati per l’Ucraina”. “Includevano molti elementi dell’indipendenza dei territori del Donbass. Questo è vero. Tuttavia, ero assolutamente fiducioso – e ve lo dico ora – credevo onestamente che se fossimo riusciti a convincere i residenti del Donbass e avessimo dovuto farlo, lavorare sodo per convincerli a ritornare nello Stato ucraino, poi gradualmente le ferite cominceranno a rimarginarsi. Quando questa parte del territorio si reintegrarà in un ambiente sociale comune, quando le pensioni e le prestazioni sociali saranno nuovamente pagate, tutti i pezzi gradualmente andranno al loro posto”, ha continuato a dire. “Nessuno lo voleva. Tutti volevano risolvere la questione solo con la forza militare, ma non potevamo permettere che ciò accadesse”, ha concluso il presidente russo.
Putin nell’intervista ha lanciato strali contro dell’Occidente, a egemonia statunitense, responsabile di aver voluto l’espansionismo della Nato a Est, ai confini della Russia, tradendo così gli accordi internazionali. Parlando dell’Ucraina il capo dello stato della Federazione russa ha affermato che per raggiungere la pace nella regione l’occidente deve cessare di armare Kiev: “La Russia non sarà mai sconfitta in Ucraina”.
Ecco l’intervista integrale di Tucker Carlson a Vladimir Putin(doppiaggio in italiano a cura dell’ambasciata russa a Roma)
Il 24 febbraio 2022, Putin ha annunciato un’operazione militare speciale in Ucraina sulla base della richiesta dei capi delle repubbliche del Donbass di smilitarizzare e denazificare il paese.
Oltre 320.000 prodotti non sicuri destinati alla vendita in occasione del carnevale, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Crotone.
I Baschi verdi del Gruppo, nel corso di alcuni controlli, hanno individuato due esercizi commerciali della provincia che avevano allestito i negozi con numerosi accessori e vestiti a tema.
La verifica avviata sui prodotti ha permesso di constatarne la difformità rispetto ai requisiti previsti dagli standard di sicurezza previsti dalla normativa europea e nazionale, in quanto risultati privi delle informazioni indispensabili per il consumatore quali ad esempio le precauzioni d’uso e la loro descrizione in lingua italiana.
I finanzieri hanno quindi sequestrato oltre 320.000 prodotti tra cui maschere di carnevale ed altre decorazioni in tema, costumi allegorici, papillon, parrucche, cappellini ed adesivi glitterati.
I prodotti, del valore commerciale di diverse migliaia di euro, sono stati così tolti dal mercato e i titolari delle imprese ispezionate sono stati segnalati alla Camera di commercio di Crotone per l’irrogazione delle previste sanzioni pecuniarie da un minimo di 516 ad un massimo di 25.823 euro.
“Mi avete preso per il male sennò non mi prendevate. Con la mente ho ricostruito tutto come è stato il discorso, so che non c’è stato nessun traditore. La mattina che mi hanno arrestato la prima cosa che uno pensa è che qualcuno ha tradito. E’ stato tradito Gesù Cristo … e allora il colonnello mi ha detto ‘le assicuro che non l’ha tradita nessuno’ e io non gli ho creduto. Poi ragionando ho detto: vero è. Ho letto le carte e mi sono fatto pure una logica”. E’ un passaggio dell’interrogatorio reso da Matteo Messina Denaro ai pm di Palermo il 7 luglio scorso nel carcere dell’Aquila.
“Sono, diciamo tra virgolette, un mafioso per come mi considerate voi, un poco anomalo, non mi sono inimicato nessuno nel territorio, intendo il mio paese. Chiunque mi vuole bene. Lei stamattina pensava di trovare un Rambo, invece non ha trovato niente”, aveva detto il mafioso, scomparso qualche mese fa.
“Io sono sempre stato in quello che voi ritenete mafiosità una garanzia per tutti. Non ho mai rubato niente a nessuno. Parlo del mio ambiente, non ho mai cercato di prevaricare, né in ascese di potere, né per soldi”, aveva spiegato. Ai magistrati che gli chiedevano da dove venivano i soldi trovati a casa della sorella Rosalia, poi arrestata, rispose: “mi servivano per mantenermi. Il denaro trovato a mia sorella è sicuramente origine di mia madre perché erano soldi di famiglia, ovviamente se mia madre mi poteva aiutare mi aiutava”.
“Lei pensa che io uscivo a fare rapine o chiedere estorsioni? – chiede ai magistrati – Non ho mai chiesto estorsioni a nessuno, non ho mai fatto traffici di droga, non ho mai fatto rapine. I soldi erano nella disponibilità della mia famiglia, mia madre ha sempre cercato di conservare e dare a tutti, specialmente a me”.
Lo ha sottolineato il capo del Ministero della Difesa Yoav Galant affermando che sono in discussione "tutte le opzioni" per rispondere all'attacco missilistico di Teheran del 1° ottobre