7 Ottobre 2024

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Genocidio dei palestinesi, Orsini: “Gaza e l’Olocausto”

di Alessandro Orsini su X

“Gaza e l’Olocausto. Siccome nella scienza tutte le domande sono lecite, chiedo a voi: quale studio scientifico consente di affermare che gli ebrei nei campi di concentramento nazisti stavano peggio dei palestinesi a Gaza sotto Israele? Voglio dire, i cento palestinesi affamati e massacrati mentre cercavano cibo dopo essere stati ridotti in una condizione inumana; ridotti a strisciare con la faccia a terra per un pezzo di pane; ridotti a inginocchiarsi davanti ai soldati israeliani pregando per un sorso d’acqua; stavano e stanno meglio degli ebrei nei campi di Hitler? Ho capito che l’Olocausto è un fenomeno storico unico e irripetibile. Ma, chiedo a voi, sotto il profilo della sofferenza umana, del dolore che la carne e lo spirito umano provano nello sterminio, quali differenze esistono tra la sofferenza del corpo degli ebrei massacrati da Hitler e la sofferenza del corpo dei palestinesi massacrati da Israele? Non so se sono chiaro. Io sto proponendo un’analisi comparata della sofferenza umana. Non sto paragonando l’Olocausto a Gaza. Sto comparando il dolore umano dei palestinesi sotto Israele e quello degli ebrei sotto il nazismo. È una comparazione del dolore fisico e spirituale”.

Elon Musk: “L’agenzia di stampa Reuters mente. Il peggior media mainstream”

L’imprenditore statunitense Elon Musk ritiene che i media mainstream mentono ai loro lettori, e Reuters è il peggiore tra questi. “I media tradizionali mentono facilmente come respirare. Reuters è la peggiore in questo momento”, ha scritto sulla sua pagina X. Reuters è tra le più importanti agenzie di stampa occidentali capace di influenzare milioni di cittadini.

Il post di Musk riprende quello di “Tesla Owners Silicon Valley” in cui si legge: “Attenzione a ciò che leggi su Elon Musk. Viene attaccato a una velocità folle e la maggior parte degli articoli sono clickbait”.

In precedenza il miliardario aveva sottolineato che i cittadini americani non hanno la minima idea di quanto sia potente la censura governativa negli Stati Uniti. Ha detto che lui e le sue aziende hanno dovuto affrontare attacchi incessanti non appena la censura è stata cancellata sul suo social network X.

Il social network X ha pubblicato l’intervista del giornalista statunitense Tucker Carlson al presidente russo Vladimir Putin. Come riportato da Carlson, Musk aveva promesso di non bloccare il video che ha ottenuto finora oltre 200 milioni di visualizzazioni solo su questa piattaforma.

Il logo di X, ex Twitter

Dossieraggi su politici, vip e giornalisti, diversi indagati a Perugia

Dossieraggi su politici, vip e giornalisti. E’ quanto sarebbe emerso da presunti accessi abusivi alle banche dati nell’ambito di una inchiesta della procura di Perugia diretta da Raffaele Cantone.

Il fascicolo era stato aperto dopo le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette che coinvolge Pasquale Striano, tenente della guardia di finanza che era in servizio allo stesso ufficio, oggi indagato insieme ad altre persone. Inchiesta aperta inizialmente a Roma in seguito a una denuncia del ministro Guido Crosetto dopo la pubblicazione di notizie riguardanti la sua precedente attività professionale.

La maggior parte dei politici spiati sarebbero espressione del centrodestra. Ci sono anche tre giornalisti d’inchiesta del ‘Domani’, quotidiano di proprietà dell’ingegnere Carlo De Benedetti, indagati per aver pubblicato, da quelle fonti, notizie di rilievo pubblico ma secondo la procura ottenute illecitamente perché sottoposte a segreto quindi frutto degli accessi abusivi.

Nell’inchiesta di Perugia sarebbe indagato anche il sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati. La notizia del coinvolgimento di Laudati è riportata da Corsera e Repubblica.

Laudati – in base a quanto viene scritto – ha ricevuto un mandato a comparire ma non si sarebbe presentato all’interrogatorio. Sarebbe accusato di accesso abusivo a sistemi informatici e banche dati, in concorso con Striano, e falso.

Interpellata dall’Ansa la procura di Procura di Perugia non ha voluto in alcun modo intervenire sulla notizia. A Laudati – che era stato in passato responsabile del servizio Sos (Segnalazioni operazioni sospette) – sarebbero contestati casi di dossieraggio, alcuni anche non strettamente legati a personaggi pubblici. “Sono sicuro di poter chiarire tutto”, ha però detto a Repubblica.

A Perugia Striano è indagato per accesso abusivo a sistema informatico e ha sempre sostenuto di avere agito con correttezza.

Nessun dossier su personaggi istituzionali e politici ma una presunta attività di ricerca di informazioni a strascico che in tanti casi ha dato esito negativo quella contestata dalla procura di Perugia nell’indagine che coinvolge Pasquale Striano finanziere che era distaccato alla procura nazionale antimafia nel gruppo di lavoro che si occupava dello sviluppo delle Sos, le Segnalazioni di operazioni bancarie sospette, e da tempo trasferito.

Secondo quanto risulta all’agenzia Ansa al momento non risulterebbe che le informazioni acquisite siano state utilizzate in un’attività di dossieraggio.

Traffico e incendio di rifiuti tossici, due arresti nel reggino

I Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria hanno eseguito stamane un’ordinanza di misura cautelare personale nei confronti di associazione finalizzata al traffico illecito di rifiuti ed incendio degli stessi. Sono due gli uomini, di età compresa tra i 20 e i 35 anni, F.F. e L.F., rispettivamente di 35 e 20 anni, destinatari di misura agli arresti domiciliari ed altri cinque indagati, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di far parte di un’organizzazione criminale dedita al costante e abusivo sversamento di rifiuti nelle aree adiacenti all’unico mercato ortofrutticolo di Reggio Calabria e successivo smaltimento mediante incendi.

L’operazione rappresenta l’epilogo di un’articolata attività di indagine iniziata nel mese di marzo e conclusa a giungo 2023, condotta dalla Sezione Operativa e dalla Stazione di Gallina della Compagnia di Reggio Calabria e coordinata dalla locale Procura della Repubblica di Reggio Calabria – diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri – che ha permesso di interrompere una serie di reati, tra i più pericolosi per l’ambiente, l’incolumità e la salute pubblica.
L’attenzione su questa problematica trae origine dalle numerose segnalazioni di cittadini residenti nella zona sud di Reggio Calabria, stanchi della presenza di rifiuti nei pressi delle loro abitazioni e dei roghi tossici generati dall’incendio degli stessi.

Gli accertamenti dei militari sono iniziati con un servizio di monitoraggio dell’area esterna del mercato ortofrutticolo di Mortara-San Gregorio, finalizzato all’identificazione dei responsabili dello sversamento incontrollato di rifiuti sia nell’area interessata dalle attività commerciali, che in quella immediatamente circostante.

In particolare, dalla complessa ed approfondita attività di indagine svolta dai Carabinieri, è emersa l’esistenza di un vero e proprio sodalizio criminale dedito alla commissione di delitti in materia ambientale.

Le indagini, di natura tradizionale e tecnica, consentivano di verificare come il titolare di un’impresa di imballaggi, incurante del rispetto di qualsiasi normativa in materia ambientale, servendosi degli automezzi riconducibili alla propria ditta e della collaborazione degli altri indagati che, tutti in nero e non regolarmente dipendenti dell’azienda raccoglieva, trasportava e depositava in maniera incontrollata nelle aree adiacenti al predetto mercato ingenti quantitativi di rifiuti speciali derivanti dalle attività commerciali interne e rifiuti urbani – anche prelevati da altri esercizi pubblici del territorio reggino – per poi reiteratamente e settimanalmente smaltirli dandovi fuoco.

Nella circostanza, si appurava uno stabile e continuativo modello di organizzazione dei mezzi e delle risorse personali assunte in nero dall’impresa, volto alla realizzazione di numerose discariche non autorizzate lungo il perimetro di circa un kilometro dell’area mercatale. In particolare, si acclarava che il titolare dell’impresa aveva assunto un vero e proprio ruolo di organizzatore all’interno del suddetto gruppo criminale. Il predetto, infatti, poneva a disposizione degli associati gli automezzi – utilizzati nelle prime ore del mattino o nelle giornate di chiusura del mercato – per i citati scopi criminali.

I plurimi sversamenti e gli incendi di rifiuti effettuati in tale area, hanno compromesso l’incolumità pubblica delle persone residenti in prossimità del mercato ortofrutticolo, in quanto le fiamme sprigionate assumevano, spesso, caratteri di vastità, rapida propagazione e difficoltà di spegnimento da parte dei Vigili del Fuoco, anche a causa della ingente presenza di vegetazione incolta circostante.

Inoltre veniva riscontrato il danno per l’integrità dell’ambiente ed il rischio per la salute pubblica a causa dei roghi tossici generati, i cui fumi di colore nero coinvolgevano i nuclei familiari del limitrofo centro abitato.

Nell’ambito della medesima attività investigativa è stato operato il sequestro preventivo dell’intero patrimonio della suddetta impresa, comprensivo di conti correnti, automezzi, mezzi d’opera e di un box occupato abusivamente all’interno del mercato ortofrutticolo.

Massacro a Gaza, medico: L’80% dei feriti colpiti da proiettili israeliani

Il direttore ad interim dell’ospedale al-Awda di Jabalia, Mohammed Salha, afferma che circa l’80% dei feriti nella strage durante la fila per gli aiuti umanitari a Gaza portati nella sua struttura sanitaria presentavano lesioni d’arma da fuoco. Lo riporta l’emittente araba Al Jazeera.

Dei 176 feriti portati all’ospedale al-Awda 142 avevano lesioni d’arma da fuoco mentre gli altri 34 mostravano ferite dovute a una fuga precipitosa, ha detto Salha specificando di non poter fornire informazioni sulla causa della morte delle vittime dell’accaduto perché i loro corpi sono stati trasportati in altre strutture.

Precedentemente anche il portavoce del segretario generale delle Nazioni unite Stephane Dujarric aveva detto che durante una visita all’ospedale al-Shifa un team dell’Onu “ha potuto confermare che molte delle persone in cura lì”, vittime dell’attacco di giovedì vicino Gaza, “avevano ferite da arma da fuoco”.

Hamas afferma che almeno 112 palestinesi sono morti e altri 760 rimasti feriti quando l’esercito israeliano ha aperto il fuoco contro una folla di persone accalcata intorno a un convoglio di aiuti umanitari. Israele sostiene che decine di persone “sono state uccise e ferite” nella calca o “travolte dai camion”.

Ministero palestinese: “Oltre 30.000 vittime con raid israeliani a Gaza”

Più di 30.300 persone sono state uccise a seguito degli attacchi dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza da quando le tensioni sono aumentate nell’ottobre 2023, ha affermato il Ministero della Sanità dell’enclave palestinese.

“Il numero delle vittime dell’aggressione israeliana a Gaza ha raggiunto finora le 30.320”, ha affermato il ministero del Qatar all’emittente Al Jazeera. Altri 71.533 palestinesi sono rimasti feriti.

Solo nelle ultime 24 ore, ha detto il ministero, 92 persone sono state uccise e 156 ferite a seguito dei bombardamenti israeliani su Gaza. Le ultime da quando giovedì con un raid l’esercito israeliano ha massacrato 120 civili palestinesi mentre erano in attesa degli aiuti alimentari.

Le tensioni sono divampate di nuovo in Medio Oriente il 7 ottobre 2023, quando i militanti del movimento palestinese radicale Hamas con sede nella Striscia di Gaza hanno organizzato un attacco a sorpresa sul territorio israeliano da Gaza, uccidendo residenti degli insediamenti di confine israeliani e prendendo oltre 240 ostaggi, comprese donne, bambini e anziani. Hamas ha descritto il suo attacco come una risposta alle azioni aggressive delle autorità israeliane contro la moschea di Al-Aqsa sul Monte del Tempio nella Città Vecchia di Gerusalemme. In risposta, Israele ha dichiarato il blocco totale della Striscia di Gaza, che prima della crisi ospitava 2,3 milioni di palestinesi, e ha lanciato attacchi aerei su Gaza e su alcune parti del Libano e della Siria. Scontri sono stati segnalati anche in Cisgiordania.

Mosca informa gli Usa del lancio sperimentale missile intercontinentale Yars

WASHINGTON, 2 marzo. /TASS/. La Russia ha notificato agli Stati Uniti il ​​lancio dell’addestramento al combattimento del missile balistico intercontinentale Yars dallo spazioporto di Plesetsk, ha detto alla TASS un funzionario del Pentagono.

“La Russia ha informato gli Stati Uniti tramite il Centro per la riduzione del rischio nucleare. Continueremo a monitorare la situazione”, ha detto il funzionario.

Il Ministero della Difesa russo ha riferito venerdì che dallo spazioporto di Plesetsk è stato effettuato un lancio di addestramento al combattimento del missile balistico intercontinentale mobile a combustibile solido Yars, dotato di più testate per veicoli di rientro puntabili in modo indipendente. “Tutti i compiti assegnati sono stati adempiuti”, ha aggiunto il ministero.

Capo esercito Ucraina accusa i suoi sottoposti: “Responsabili del fallimento sul campo”

Il comandante militare dell’Ucraina Oleksandr Syrsky citato dalla Tass ritiene che i comandanti delle brigate siano responsabili dei problemi delle truppe ucraine nell’est e ha affermato che in alcuni casi è costretto a prendere decisioni sul personale.

“Il lavoro continua sul fronte orientale. Nel giro di tre giorni è diventato chiaro perché, con lo stesso livello di personale, armi ed equipaggiamento militare, alcune brigate riescono a scoraggiare gli attacchi e mantenere le posizioni, mentre altre no”, ha scritto Syrsky sul suo canale Telegram. A suo avviso ciò dipende innanzitutto “dal comandante della brigata, dal suo livello di formazione, esperienza, capacità di prendere decisioni appropriate ed equilibrate e dalla comprensione dell’intera portata della responsabilità per l’adempimento dei compiti assegnati”.

“Ho inviato gruppi di specialisti per trasmettere esperienza e fornire assistenza alle singole brigate dove ci sono problemi con la preparazione del personale. In singoli casi, quando il comandante non controlla direttamente la situazione e le sue azioni e ordini minacciano la vita e la salute dei miei subordinati, sono costretto a prendere decisioni relative al personale”, ha detto.

Il 29 febbraio, il comandante in capo ha rilasciato dichiarazioni simili. Ha detto che la situazione nelle zone di Avdeevka e Zaporozhye rimane difficile per l’esercito ucraino e che alcuni comandanti hanno calcolato male la situazione.

Sorpresi a rubare in una casa si nascondono sotto il letto, arrestati due georgiani

volante polizia reggio

Agenti delle Volanti Questura di Reggio Calabria hanno arrestato due cittadini georgiani sorpresi all’interno di un appartamento della zona centrale della città, ritenuti responsabili di tentato furto aggravato in concorso, danneggiamento e porto di arnesi atti allo scasso.

Gli operatori intervenuti, a seguito della segnalazione da parte di un residente nello stesso stabile che aveva udito rumori sospetti, hanno notato la presenza di una finestra sollevata e, grazie all’ausilio dell’autoscala dei Vigili del fuoco, hanno fatto irruzione nell’appartamento sorprendendo i due cittadini stranieri nascosti sotto i letti di una stanza in possesso di un cacciavite utilizzato per forzare l’infisso.

Gli arrestati avevano già rovistato due stanze dell’appartamento, momentaneamente disabitato, in quanto i proprietari si trovavano fuori città. Uno degli arrestati, irregolare sul territorio nazionale, era stato espulso nel mese di ottobre 2023 con accompagnamento alla frontiera.

Sono in corso approfonditi accertamenti finalizzati a verificare se analoghi episodi verificatisi in altre zone della città siano ricollegabili ai due arrestati.

Il ministro russo Lavrov risponde a Macron: “Le truppe occidentali sono già in Ucraina”

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, citato dalla Tass, risponde al presidente francese Macron su un eventuale invio di truppe Nato in Ucraina: le sue parole, afferma, sono “la conferma dell’intenzione dell’Occidente di mandare truppe in Ucraina. Anche se in modo non ufficiale, ci sono già”.

“L’Ucraina non sarebbe in grado di usare le cosiddette armi a lungo raggio contro le città russe senza questi istruttori” occidentali, ha spiegato Lavrov in un forum diplomatico ad Antalya, in Turchia. “Lo capiamo tutti perfettamente. Le prove sono abbondanti”, ha spiegato, sostenendo che “alcuni attacchi ucraini agli aeroporti strategici della Russia non sarebbero avvenuti senza gli specialisti americani”.

Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ha affermato che stanziare i fondi per l’Ucraina è cruciale e sottolinea che, se Kiev perde la guerra, i paesi Nato dovranno combattere contro la Russia. “Sappiamo che se Putin avrà successo non si fermerà. Continuerà a essere più aggressivo nella regione. E altri leader in tutto il mondo, altri autocrati guarderanno a questo. E saranno incoraggiati dal fatto che ciò è accaduto senza che noi siamo riusciti a sostenere uno stato democratico”, ha detto Austin in discorso alla Camera dei rappresentanti americana citato dai media ucraini. “Se sei un Paese baltico, sei molto preoccupato se sarai il prossimo: conoscono Putin, sanno di cosa è capace. E francamente, se l’Ucraina cade credo davvero che la Nato entrerà in guerra con la Russia”, ha aggiunto il capo del Pentagono.

“Il significato di questa affermazione è che se l’Ucraina perde, la NATO dovrà andare contro la Russia”, ha replicato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. “Con un lapsus freudiano ha sbottato quello che avevano in mente. Prima di ciò, tutti dicevano: ‘non possiamo lasciare che l’Ucraina perda, perché il presidente Putin non si fermerà a questo e prenderà il controllo dei Paesi Baltici, della Polonia, della Finlandia’. Ma, secondo la dichiarazione aperta e inequivocabile di Austin, è il contrario. Non abbiamo piani del genere e non possiamo li hanno, ma gli americani sì”, ha detto il ministro russo.

Secondo Lavrov, l’Europa è attualmente la principale vittima della politica americana di “trascinare l’Ucraina nella NATO”.

“Tutte le spese più importanti sono state spostate in Europa. La gente vive sempre peggio, i prezzi delle risorse energetiche sono aumentati di molto, rispetto a quello che sarebbe potuto essere se gli americani non avessero fatto saltare in aria i gasdotti Nord Stream”, ha detto il ministro.

Lavrov ha detto che la situazione intorno all’Ucraina è stata ideata da Washington per assicurarsi che l’Unione Europea non diventi un rivale troppo forte per l’economia statunitense.

“E questo obiettivo è stato raggiunto. L’Europa ora non è più affatto un concorrente degli Stati Uniti. Tutte le principali imprese e l’industria manifatturiera si stanno trasferendo negli Stati Uniti, dove le condizioni sono completamente diverse e l’energia è molto più economica”, ha detto Lavrov.

Polonia, auto contro la folla alla fermata del bus. Diversi feriti: “Non è terrorismo”

Uno uomo a bordo della sua auto ha investito un gruppo di pedoni alla fermata del tram. Il bilancio è di una ventina di feriti di cui alcuni gravi. E’ successo venerdì 1 marzo intorno alle 15:30 in piazza Rodła, a Szczecin (Stettino), città nel Nord Ovest della Polonia, a pochi km dal confine con la Germania.

L’uomo ha poi provocato uno scontro con alcune auto in cui sono rimaste ferite altre quattro persone. Secondo Tomasz Kubiak, portavoce della sede provinciale dei vigili del fuoco statali di Stettino, alcuni dei feriti sarebbero in gravi condizioni. Il conducente è fuggito dalla scena, ma è stato poi arrestato dalla polizia. Secondo quanto scrive Gazeta.pl si tratterebbe di un 33enne cittadino polacco e residente in città.

Secondo le autorità non si tratta di un attentato terroristico, sebbene le modalità con cui è stato compiuto l’attacco portano alla mente altri gravi attentati come per esempio quello di qualche anno addietro al mercatino di Natale di Berlino.

“Posso dire con piena certezza che non si è trattato sicuramente di un attacco terroristico. L’autore di questo incidente è un cittadino polacco, 33 anni, residente a Stettino – ha detto durante una conferenza stampa il dottor Marek Jasztal, vice comandante provinciale della polizia di Stettino”. Secondo le informazioni fornite dall’ufficiale, l’uomo era in cura psichiatrica da diversi anni. Anche il portavoce della sede provinciale dei vigili del fuoco di Stettino, Tomasz Kubiak, ha fornito informazioni sullo stato di salute dei feriti.

Sono in corso attività investigative per individuare il movente del gesto dell’uomo, folle investimento che poteva finire in modo molto più tragico.

‘Ndrangheta stragista: “Convergenza di interessi tra mafia, massoneria e politica”

Ansa

“Altro esito indubbio che il presente giudizio ha consegnato è costituito dagli accertati intrecci che negli anni si sono dipanati tra organizzazioni criminali e ambienti massonici e politici, in una evidente convergenza e commistione di interessi che mirava al comune intento di destabilizzare lo Stato e sostituire la vecchia classe dirigente che, agli occhi dei predetti, non aveva soddisfatto i loro ‘desiderata’”.

È quanto c’è scritto nelle 1.400 pagine della sentenza “‘Ndrangheta stragista” depositata dalla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria che, nel marzo 2023, ha confermato l’ergastolo per Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone accusati dell’attentato in cui il 18 gennaio 1994 morirono i carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo.

Quello contestato al boss di Brancaccio e all’esponente della cosca Piromalli è un agguato rientrante nelle cosiddette “stragi continentali” che hanno insanguinato l’Italia all’inizio degli anni Novanta.

Nella sentenza è scritto pure che “con tutta evidenza Cosa Nostra e la ‘Ndrangheta si interessarono al nuovo partito di Forza Italia, per come dichiarato da numerosi collaboratori. Emerge come Cosa Nostra avesse deciso di creare un movimento autonomista, al pari di quanto accadeva nel resto del Sud Italia, ma che in seguito tale progetto era stato abbandonato in favore dell’appoggio al nascente partito di Forza Italia, con alcuni dei cui esponenti i siciliani avevano avviato contatti, tant’è che le stragi cessarono nel corso dell’anno 1994, sussistendo l’aspettativa che il nuovo soggetto politico avrebbe ‘aiutato’ le organizzazioni criminali che l’avevano elettoralmente sostenuto”.

La sentenza della Corte d’assise d’appello ha confermato le richieste della Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri e, in particolare, le risultanze dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo che, insieme all’aggiunto Walter Ignazitto, ha rappresentato l’accusa anche nel processo di secondo grado.

“Non pare certamente frutto di una casualità – si legge nella sentenza scritta dal presidente Bruno Muscolo e dal giudice a latere Giuliana Campagna – la coincidenza nella scelta degli obiettivi da colpire, individuati sia in Calabria che a Roma negli appartenenti all’Arma dei carabinieri, uomini evidentemente simbolo della difesa dello Stato, che dovevano essere attaccati in momenti pressoché contestuali in punti geografici distanti tra loro, ma con un’unica finalità, ossia ‘piegare’ lo Stato alle richieste di attenuazione e/o eliminazione del carcere duro per mafiosi e ‘ndranghetisti ed alla revisione della legislazione sui collaboratori di giustizia, che rappresentavano entrambi aspetti di particolare rigore per i criminali interessati, impeditivi della realizzazione dei propri interessi”.

“Ritiene la Corte che il copioso materiale probatorio non consenta una fondata ricostruzione alternativa rispetto a quella operata dall’organo di accusa” scrivono ancora i giudici, secondo i quali non c’è “nessun dubbio che, su iniziativa di Totò Riina, Cosa Nostra decise di avviare tra il 1991 ed il 1992 una strategia stragista al fine di sferrare un attacco contro lo Stato, che sarebbe poi dovuto culminare con la strage dei carabinieri allo stadio Olimpico di Roma all’inizio del 1994”.

Assolto l’avvocato Armando Veneto dall’accusa di corruzione mafiosa

L’avvocato Armando Veneto, di 88 anni, ex deputato e parlamentare europeo dell’Udeur, è stato assolto, per non avere commesso il fatto, dai giudici della Corte d’appello di Catanzaro dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose.

In primo grado, il 25 febbraio 2022, il gup di Catanzaro lo aveva condannato a 6 anni di reclusione a conclusione del processo con rito abbreviato.

I fatti contestati all’avvocato Veneto, già presidente dell’Unione delle Camere penali italiane, risalgono al 2009 e si riferiscono alla presunta corruzione che, secondo l’accusa, sarebbe stata messa in atto nei confronti del giudice Giancarlo Giusti, all’epoca componente del Tribunale del riesame di Reggio Calabria, arrestato nel 2012 con l’accusa di corruzione aggravata dalle modalità mafiose nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Milano sulla cosca di ‘ndrangheta dei Lampada operante nel capoluogo lombardo e suicidatosi il 15 marzo 2015 mentre si trovava ai domiciliari.

Giusti, nel 2009, annullò un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a carico di Rocco e Domenico Bellocco, presunti appartenenti all’omonima cosca di ‘ndrangheta, e di Rocco Gaetano Gallo, legato allo stesso gruppo criminale, coinvolti nell’operazione “Rosarno è nostra 2”.

Su Giusti, secondo l’accusa, avrebbe influito l’avvocato Veneto, che avrebbe avuto un ascendente sul magistrato per presunti rapporti pregressi. Il giudice, in cambio della revoca del provvedimento restrittivo, per l’accusa avrebbe ricevuto un compenso di 120 mila euro da Rocco e Domenico Bellocco e da Rocco Gaetano Gallo. In appello, la Corte ha poi rideterminato la pena per gli altri imputati. A Domenico Bellocco sono stati inflitti 5 anni e 4 mesi (6 anni in primo grado), a Giuseppe Consiglio 4 anni e 8 mesi (6 anni), a Vincenzo Albanese un anno e 8 mesi (2 anni) e assolto, perché il fatto non costituisce reato, Rosario Marcellino (4 anni).

Incendiarono capannone per incassare l’assicurazione, in cella due persone

Avevano incendiato un capannone per incassare il premio assicurativo. A scoprirlo i carabinieri di Girifalco (Catanzaro) che hanno indagato su un incendio, avvenuto nel catanzarese nel novembre 2023. Un vasto rogo fatto passare per dolo altrui, ma che in realtà nascondeva la volontà del proprietario di frodare l’assicurazione.

Così il titolare del capannone e il gestore di una agenzia di pompe funebri sono stati arrestati e tradotti in carcere per ordine del giudice di Catanzaro che ha accolto la richiesta della locale procura in esito alle indagini dei militari. I due sono accusati di incendio doloso e fraudolento danneggiamento di beni assicurati.

Subito dopo l’incendio sul posto si erano recati i carabinieri e numerose squadre di pompieri che avevano impiegato ore per domare le fiamme nel capannone sito in Contrada Difesa nella zona industriale del comune di Caraffa di Catanzaro. Fiamme che si erano propagate danneggiando anche i locali delle ditte limitrofe. Le investigazioni avviate nell’immediatezza dai Carabinieri (tra interrogatori, intercettazioni e servizi di osservazione e controllo) hanno consentito di raccogliere elementi utili per risalire ai presunti autori.

“Il fuoco – è scritto in una nota dell’Arma – era stato appiccato dolosamente dal titolare del capannone e dal gestore di una agenzia di pompe funebri, con la finalità di conseguire il premio assicurativo derivante dalla stipula di un contratto di assicurazione (peraltro aumentato nel massimale pochi giorni prima dell’incendio), nonché di pagare i fornitori ed avviare una nuova e più redditizia attività operante nel campo dei servizi funebri nel comune di Catanzaro”.

Spaccio di droga, smantellata una banda: 7 arresti tra Castrovillari e Cassano

Nella mattinata odierna i Carabinieri della Compagnia di Castrovillari hanno eseguito una misura di custodia cautelare emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Castrovillari su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di 7 persone e notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ad ulteriori 4 soggetti, tutti ritenuti gravemente indiziati, in virtù degli elementi raccolti ed in attesa dei successivi sviluppi considerata l’attuale fase del procedimento, del reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti

L’operazione scattata alle prime luci dell’alba tra i Comuni di Castrovillari e Cassano all’Ionio, in cui sono stati impegnati oltre 60 militari appartenenti al Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza e compiuta con il prezioso supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, ha interessato un totale di 11 soggetti. Dall’inchiesta è emerso come si gli indagati si occupassero in modo sistematico e continuativo dello smercio di sostanze stupefacenti riuscendo a soddisfare la diffusa domanda nelle diverse piazze di spaccio.

L’attività di indagine condotta dal Nucleo operativo della Compagnia di Castrovillari coordinata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari ha avuto origine a seguito di vari servizi di osservazione, controllo e pedinamento all’esito dei quali nell’ottobre del 2021 nei pressi dell’abitazione di T.E. – sottoposto alla misura cautelare in carcere – veniva controllato un soggetto subito dopo aver ricevuto una dose di eroina che ingeriva nel tentativo di eludere il controllo dei militari dell’Arma.

È a questo punto che gli investigatori hanno intrapreso una serie di attività tecniche grazie alle quali sono stati ricostruiti con elevata probabilità dimostrativa, tre distinti ed autonomi filoni riconducibili a diversi soggetti operanti nel territori del Pollino, che cedevano innumerevoli dosi di eroina, cocaina, hashish e marijuana agi vari acquirenti.

I riscontri hanno permesso di ipotizzare come i pusher, nonostante utilizzassero vari escamotage durante le conversazioni per evitare che i Carabinieri capissero le reali illecite condotte, grazie a snodati collegamenti criminosi avessero diversi canali di rifornimento, inquadrati nella vicina Cassano all’Ionio ed anche nel Comune di Rosarno, da cui riuscivano ad attingere più ingenti quantitativi di stupefacente da immettere successivamente nel mercato al dettaglio.

In particolar modo D.V. e D.F., entrambi destinatari della misura cautelare della custodia in carcere, dopo essersi approvvigionati della sostanza stupefacente dalla zona della piana di Gioia Tauro, la occultavano abilmente all’interno di barattoli in vetro che nascondevano tra gli arbusti dei terreni limitrofi alle proprie abitazioni non di loro proprietà. Gli stessi si avvalevano inoltre di più corrieri che, facendo da cosiddetta “staffetta”, cambiavano periodicamente le autovetture utilizzando anche veicoli a noleggio.

Dalle meticolose indagini dirette dalla Procura di Castrovillari, ed in prima persona dallo stesso Procuratore della Repubblica, dottor Alessandro D’Alessio, è emerso, sempre a livello di gravità indiziaria, sin qui condivisa dal giudice ma in attesa delle successive verifiche probatorie, inoltre come molti degli accordi diretti tra venditori ed acquirenti di stupefacente avvenissero anche con altri sistemi di messaggistica istantanea nel tentativo di eludere l’intercettazione.

Monitoraggio ad ogni modo assicurato e continuato da parte dei Carabinieri e dai cui è emerso come gli appuntamenti avvenissero quasi giornalmente in tutte le disparate fasce orarie. I vari soggetti indagati, alcuni dei quali contestualmente sottoposti a misure limitative della libertà personale che approfittavano dei permessi orari concessi, incontravano gli acquirenti muovendosi anche a piedi o in biciletta in modo da non destare particolari sospetti e poter consegnare le dosi richieste, per un consistente giro di affari quotidiano.

L’attività investigativa ha anche interessato S.P. (sottoposto alla misura cautelare in carcere), A.L. (sottoposto alla misura cautelare in carcere) S.G. (sottoposto alla misura degli arresti domiciliari), M.S. (sottoposto alla misura degli arresti domiciliari) e S.L. (notificato l’avviso della conclusione delle indagini preliminari), soggetti ritenuti vicini a SCORZA Maurizio, ucciso a colpi d’arma da fuoco nell’Aprile del 2022 in Contrada Gammellone del Comune di Castrovillari unitamente alla compagna Hedhli Hanene, evento a seguito del quale i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Cosenza hanno arrestato un soggetto in esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

Nel corso dell’intera indagine, durata circa un anno, sono stati effettuati 10 arresti in flagranza di reato e 2 deferimenti in stato di libertà, mentre altri 25 soggetti sono stati segnalati alla Prefettura di Cosenza perché consumatori di sostanze stupefacenti.

L’intero impianto accusatorio raccolto dalle indagini oltre ad aver permesso di rinvenire e sequestrare oltre 2 kg di droga tra cocaina, eroina, hashish e marijuana, affonda un deciso colpo al mercato della droga nell’area del Pollino coinvolgendo 11 indagati, di cui 5 tradotti presso la Casa Circondariale di Castrovillari e 2 sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari.

Da Israele nuovo massacro a Gaza. Uccisi oltre cento palestinesi in coda per il cibo

Nuova carneficina dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Oltre cento palestinesi sono stati uccisi mentre erano in fila per ricevere aiuti umanitari.

L’ennesimo massacro è avvenuto ad al-Rashid, a sud di Gaza. Il drammatico bilancio è finora di 112 morti,secondo il ministero della Sanità di Hamas, che parla anche di 760 feriti.

Sulla nuova carneficina è intervenuto L’Onu. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite si riunirà a porte chiuse per consultazioni urgenti sulla situazione a Gaza alle 16.15 locali, le 22.15 italiane, comunica il Palazzo di Vetro.

Un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca ha detto che gli Stati Uniti considerano gli spari a Gaza un “incidente grave”. “Piangiamo la perdita di innocenti vite umane e riconosciamo la difficile situazione umanitaria a Gaza, dove innocenti palestinesi cercano solo di nutrire le loro famiglie”, ha detto il portavoce.

Successivamente, il presidente Joe Biden ha detto che il suo governo sta esaminando le varie versioni “contraddittorie” sulla sparatoria. A chi gli chiedeva se si
aspettasse un cessate il fuoco per lunedì, Biden ha risposto:”La speranza è l’ultima morire” ma è “probabile che non ci sarà” per lunedì. A chi gli chiedeva degli spari a Gaza sulla folla in fila per gli aiuti, il presidente si è detto consapevole che l’incidente potrebbe avere effetti sulle trattative per il rilascio degli ostaggi e ha precisato che gli Stati Uniti stanno esaminando le “versioni contradditorie” sull’accaduto.

Il movimento Hamas ha infatti avvertito che gli spari contro i palestinesi in fila per gli aiuti a Gaza potrebbero portare al fallimento dei colloqui per la tregua e per la liberazione degli ostaggi. “I negoziati condotti dalla leadership del movimento non sono un processo aperto a scapito del sangue del nostro popolo”, si legge in un comunicato del gruppo islamista, nel quale di afferma che Israele sarebbe responsabile di qualsiasi fallimento dei colloqui Il gruppo islamista ha anche precisato che il bilancio di vittime potrebbero aumentare ancora, in quanto molti corpi devono ancora essere recuperati.

Da parte sua, l’ufficio di Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) ha definito l’episodio “uno spregevole massacro compiuto dall’esercito di occupazione israeliano, di cui ha la piena responsabilità il governo di occupazione”. Gli ha fatto eco il governo egiziano, che in una nota del ministero degli Esteri “condanna fermamente l’attacco disumano di Israele contro civili palestinesi inermi che stavano aspettando l’arrivo di camion di aiuti umanitari a nord della Striscia di Gaza, e che ha portato a un gran numero di vittime e feriti”

L’attacco, prosegue la nota del Cairo, rappresenta “una palese violazione delle disposizioni del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale, oltre che un disprezzo totale del valore della persona umana”.

Secondo Israele i soldati non sono responsabili della maggior parte delle vittime registrate oggi a Gaza. Lo ha detto il portavoce militare Peter Lerner, spiegando che si sono verificati due incidenti separati, centinaia di metri uno dall’altro. “Alle 4 di mattina un convoglio di 30 camion di aiuti ha superato il check-point dell’esercito nel Wadi Gaza ed in seguito è stato circondato da migliaia di persone. La folla è finita fuori controllo e decine di persone sono rimaste ferite o uccise nella calca, altre sono state travolte dai camion”. I soldati hanno aperto il fuoco solo nel secondo episodio, “sentendosi minacciati da decine di civili”

Inoltre, l’esercito israeliano ha diffuso un video di sorveglianza aerea sull’incidente. Secondo i militari israeliani “Il video mostra quante persone hanno circondato i camion e, di conseguenza, dozzine sono state uccise e ferite per aver spintonato, calpestato e sono state investite dai camion”. L’esercito ha detto che continuerà l’assistenza nella trasferta degli aiuti umanitari.

Lerner ha affermato che questi incidenti si sono verificati malgrado gli sforzi intrapresi da Israele, anche nei giorni scorsi ”con centinaia di camion”,
per facilitare la consegna di aiuti umanitari nel nord della Striscia di Gaza.

Il convoglio in questione era transitato dal valico israeliano di Kerem Shalom, era risalito verso nord lungo la strada costiera di Gaza e ”l’ultimo dei camion aveva superato” il posto di blocco dell’esercito (fra il settore sud e quello nord di Gaza) quando, a diverse centinaia di metri, si è creata la calca in cui numerose persone hanno perso la vita. L’ufficiale ha aggiunto che otto camion di quel convoglio sono egualmente riusciti a procedere verso nord, ”ma si sono trovati esposti al fuoco di persone di Gaza, sono stati saccheggiati e danneggiati”

Il secondo incidente, secondo Lerner, è stato ”molto più limitato”. Dopo che il convoglio era transitato, decine di persone si sono radunate attorno alla postazione dell’esercito. ”Essendo zona di guerra, i militari hanno sparato colpi di avvertimento in aria e poi in direzione di chi rifiutava di allontanarsi”. ”L’esercito sta continuando ad investigare questi incidenti”, ha concluso l’ufficiale.

Putin: “Testate ipersoniche Avangard e sistemi laser in stato di combattimento”

Le testate nucleari ipersoniche Avangard e i sistemi Peresvet sono in servizio di combattimento. Lo ha affermato il presidente Vladimir Putin nel suo discorso all’Assemblea federale.

“Le testate ipersoniche a raggio intercontinentale Avangard e i sistemi laser Peresvet sono in servizio di combattimento”, ha dichiarato il presidente russo citato da Tass.

Avangard è un complesso di difesa missilistica strategica con un missile balistico intercontinentale dotato di una testata alata planante. La testata è stata sviluppata dalla NPO Mashinostroyeniya (a Reutov, nella regione di Mosca) ed è stata testata dal 2004. È in grado di volare negli strati densi dell’atmosfera a velocità ipersoniche fino a Mach 27 (circa 32.000 km/h), cambiando rotta e altitudine e superando qualsiasi difesa missilistica. Il sistema è stato menzionato per la prima volta dal presidente russo Vladimir Putin nel marzo 2018.

Il sistema laser Peresvet è il primo sistema laser da combattimento russo basato su nuovi principi fisici. Putin ne ha dichiarato la creazione nel suo discorso all’Assemblea federale del 1° marzo 2018. Le informazioni dettagliate sul sistema sono riservate.

Già alcuni mesi fa Mosca aveva messo “in stato di combattimento” il sistema missilistico intercontinentale “Sarmat”, un super missile capace di trasportare circa una ventina di testate nucleari in grado di colpire qualsiasi luogo del pianeta a velocità ipersoniche e che rendono inutile qualsiasi difesa antimissile.

Traffico di rifiuti speciali tra Italia e Tunisia, numerosi arresti

dia direzione investigativa antimafia

Dalle prime ore di questa mattina, nelle province di Napoli, Salerno, Potenza, Catanzaro, personale della Direzione investigativa antimafia e del Gruppo Carabinieri per la Tutela ambientale e la sicurezza energetica di Napoli, stanno dando esecuzione a numerosi arresti e sequestri, nell’ambito di una indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza, su un traffico internazionale di rifiuti speciali tra l’Italia e la Tunisia.

L’operazione vede attualmente impegnati circa 80 unità tra Carabinieri del Reparto speciale dell’Arma e personale della Direzione investigativa antimafia. Ulteriori dettagli dell’operazione verranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà, oggi alle 11.00, presso la Procura della Repubblica di Potenza.

Putin: “L’Occidente minaccia guerra nucleare. Russia in grado di colpire ovunque”

Gli avversari della Russia dovrebbero ricordare che il Paese dispone di armi in grado di colpire obiettivi sul loro territorio, ha affermato il presidente russo Vladimir Putin nel suo discorso all’Assemblea federale, citato dalla Tass.

Secondo il capo dello Stato russo, le conseguenze per eventuali interventisti in Russia saranno molto più tragiche rispetto alle epoche precedenti. “Loro (l’Occidente) dovrebbero finalmente capire che abbiamo anche armi, sì, lo sanno, e l’ho appena detto, ci sono armi che possono colpire obiettivi sul loro territorio e che tutto ciò che stanno inventando ora, con cui stanno spaventando il mondo intero, che tutto ciò minaccia davvero un conflitto con l’uso delle armi nucleari, e quindi la distruzione della civiltà”, ha detto il presidente.

Il leader russo ha sottolineato che le azioni degli Stati Uniti e dei loro satelliti hanno effettivamente portato allo smantellamento del sistema di sicurezza europeo. Secondo Putin “questo crea rischi per tutti”.

“Non si rendono conto di questo o cosa? Queste sono persone che non hanno attraversato prove dure. Hanno già dimenticato cos’è la guerra. Eccoci qui, anche la nostra generazione attuale, ha attraversato prove così dure durante la lotta contro il terrorismo internazionale nel Caucaso. Ora la stessa cosa sta accadendo nel conflitto in Ucraina. Pensano che per loro sia tutto una specie di cartone animato”, ha detto.

“In effetti, la russofobia, come altre ideologie di razzismo, superiorità nazionale ed esclusivismo, acceca e priva della ragione”, ha sottolineato il presidente.

Il presidente della Federazione in un discorso allo stato della nazione ha ribadito che i politici occidentali hanno cercato di indebolire la Russia dall’interno, proprio come hanno fatto in Ucraina, ma hanno fallito.

“In sostanza vorrebbero fare alla Russia esattamente quello che hanno fatto a molte altre regioni del mondo, compresa l’Ucraina: portare la discordia in casa nostra e indebolirci dall’interno. Ma hanno sbagliato i calcoli”, ha detto il presidente. “Oggi è assolutamente ovvio.”

L’Occidente “ha dovuto affrontare la ferma posizione e la determinazione del nostro popolo multinazionale. I nostri soldati e ufficiali, cristiani e musulmani, buddisti e seguaci dell’ebraismo, rappresentanti di diverse etnie, culture e regioni hanno dimostrato nella pratica, meglio di mille parole, che “La coesione e l’unità secolare del popolo russo è una forza immensa che conquista tutto. Stando insieme, spalla a spalla, combattono per la loro patria comune e condivisa”, ha proseguito Putin.

Le accuse secondo cui la Russia intende dispiegare armi nucleari nello spazio sono infondate, ha affermato il presidente Vladimir Putin nel suo discorso annuale sullo stato della nazione ad entrambe le camere dell’Assemblea federale e del parlamento russo.

“Recentemente c’è stato un numero crescente di accuse infondate contro la Russia, secondo cui abbiamo intenzione di schierare armi nucleari nello spazio. Queste storie fasulle – e non sono altro che storie fasulle – sono uno stratagemma per trascinarci nei negoziati alle loro condizioni, che avvantaggia solo gli Stati Uniti”, ha osservato il presidente.

Tuttavia, secondo le parole di Putin, gli Stati Uniti “stanno bloccando le iniziative della Russia che sono rimaste sul loro tavolo per oltre 15 anni”. “Mi riferisco al progetto di trattato sulla prevenzione dello spiegamento di armi nello spazio che abbiamo sviluppato nel 2008. Non c’è stata alcuna reazione. Non è assolutamente chiaro di cosa si stia parlando”, ha spiegato il capo dello Stato.

Traffico di droga, arrestate 18 persone nel reggino

Un vasto traffico di droga è stato scoperto e troncato nella provincia di Reggio Calabria. Sono diciotto gli indagati colpiti da misure restrittive, in una inchiesta della procura di Palmi condotta dai carabinieri del comando provinciale reggino.

A dare avvio alle investigazioni era stata la denuncia sporta dal padre di una giovane consumatrice di stupefacenti che, vista la brutta china che stava prendendo la figlia, aveva deciso di deporre l’orgoglio di genitore e confidare la dipendenza della ragazza ai carabinieri della stazione di Taurianova.

Dagli approfondimenti successivi fatti dagli investigatori, avviati nel marzo del 2020 e conclusi anni dopo, si sono accertati i timori dell’uomo, riscontrando l’esistenza di un florido mercato della droga leggera e pesante, con base a Taurianova e ramificazioni a Rosarno, Platì e Gerocarne, dove avevano base i fornitori del narcotico.

Il traffico non è stato interrotto neanche durante la pandemia, le cui restrizioni venivano ampiamente aggirate dagli indagati che, per ridurre il rischio dei controlli, avevano messo da parte le autovetture ed avevano iniziato a consegnare lo stupefacente in bicicletta, direttamente presso le abitazioni degli acquirenti. Per mantenere i contatti con questi ultimi, visto il divieto di assembramento, tutte le comunicazioni venivano effettuate online, con canali Telegram, o di altre applicazioni di messaggistica, dedicati proprio ad accordare la domanda e l’offerta di narcotico. Numerosissime le cessioni riscontrate, per un giro di affari che gli investigatori hanno stimato superiore ad un milione di euro.

Sulla base degli elementi raccolti, secondo l’ipotesi d’accusa sposata dal giudice di Palmi che ha firmato l’ordinanza cautelare, si ritiene che gli indagati, grazie a fonti di approvvigionamento sul territorio nazionale e all’estero, siano coinvolti almeno una cinquantina di episodi.

A incidere sulle valutazioni effettuate dal gip in merito ai gravi indizi di colpevolezza a carico degli arrestati è stato il valore probatorio dei numerosi recuperi di varie sostanze stupefacenti, in primis cocaina e marijuana, realizzati dagli investigatori, con arresto in flagranza di 9 degli odierni arrestati. In particolare, il giudice ha ritenuto di fondamentale importanza il rinvenimento di una piantagione di canapa indiana, ricavata in un bunker occultato da un capannone agricolo.
Lì, tre metri sotto il terreno, gli indagati avevano meticolosamente allestito degli impianti completi di sistemi di riscaldamento, ventilazione e illuminazione a lampade ultraviolette, destinati alla gestione della coltivazione di canapa indiana. In assenza dell’intervento dei militari dell’Arma, lo stupefacente, lavorato in dosi, avrebbe permesso agli indagati di ricavare utili non inferiore a 200.000 euro.

L’indagine, da ultimo, ha fatto luce anche sui maltrattamenti che la moglie e la figlia di uno degli arrestati hanno dovuto per anni subire in silenzio. Rese incapaci di denunciare, costrette a vivere recluse, quotidianamente umiliate e più volte malmenate, le due donne sono state ora soccorse dai carabinieri e sottratte a questa dolorosa e avvilente convivenza.
L’inchiesta, in codice “Perseverant”, è stata coordinata dal procuratore Emanuele Crescenti e dal sostituto Davide Lucisano della Procura di Palmi e condotta dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria.

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