7 Ottobre 2024

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Cutro, la Polizia scopre laboratorio di droga: arrestato un albanese

L’azione di contrasto al traffico e spaccio di stupefacenti, effettuata costantemente dagli uffici della Questura preposti a tale settore, ha consentito di individuare in provincia, precisamente nel comune di Cutro, un vero e proprio laboratorio artigianale per il confezionamento di sostanze stupefacenti, e di trarre in arresto un giovane cittadino albanese dimorante nel medesimo centro, per aver detenuto nella sua abitazione oltre un chilo e mezzo di eroina.

Gli agenti della Squadra Mobile, coadiuvati da personale delle unità cinofile della Questura di Vibo Valentia, hanno proceduto al controllo dell’abitazione di un cittadino albanese di 24 anni, peraltro irregolarmente presente sul territorio nazionale.

Nel corso della perquisizione, gli agenti, grazie anche al fiuto di un cane antidroga hanno rinvenuto, ben occultati sopra un armadio, tre panetti avvolti con nastro adesivo.

Continuando le ricerche, i poliziotti hanno scoperto diversi manufatti in ferro utilizzati per pressare i panetti e per confezionare la droga, nonché un sacco contenente sostanza bianca in polvere. Dopo gli accertamenti tecnici sulle sostanze rinvenute, condotti dagli operatori della Polizia Scientifica, è stato accertato che all’interno dei tre panetti erano contenuti 1.6 kg circa di eroina, mentre la sostanza polverosa all’interno del sacco era sostanza da taglio.

All’esito dell’attività, il materiale rinvenuto è stato sequestrato, il giovane straniero è stato arrestato per il reato di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, ed associato presso la casa circondariale di Crotone, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

‘Ndrangheta, condannato a 20 anni un pentito accusato di aver ucciso il padre

Tribunale di Vibo Valentia

Il gip di Vibo Valentia, Barbara Borelli, ha condannato a 20 anni di reclusione, con l’accusa di omicidio, occultamento di cadavere e reati in materia di armi, il collaboratore di giustizia Walter Loielo, accusato dell’omicidio del padre Antonino, vittima di lupara bianca nell’aprile 2017.

Le indagini, coordinate dal procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo e dal pm Filomena Aliberti e condotte dalla Squadra mobile, avevano condotto al rinvenimento del corpo della vittima nel 2020, seppellito in una zona impervia tra la boscaglia, nella frazione Ariola di Gerocarne. Secondo l’accusa, il movente è da ricondurre a vicende di carattere familiare.

A suo tempo fu stralciata la posizione di un altro figlio della vittima, Ivan, giudicato in un separato procedimento. Walter Loielo è stato assistito dall’avvocato Antonia Nicolini. Una vicenda camuffata da allontanamento volontario della vittima che, qualche tempo prima, insieme gli stessi figli, era scampato ad un agguato.

Le indagini sulla sparizione di Antonino Loielo, all’epoca non portarono a nulla, ma furono riaperte dopo il pentimento di Walter. Il capofamiglia fu portato in una zona isolata dell’Ariola, impervia e costellata da fitta vegetazione, boscaglia e sentieri inaccessibili ai veicoli, ucciso a colpi di pistola e sepolto in un sacco di cellophane sotto la carcassa di una vecchia 500 rossa che si trovava lì da anni.

Antonino Loielo era cugino dei fratelli Vincenzo e Giuseppe Loielo, che tra la seconda metà degli anni ’90 e gli inizi del 2000 dominavano il vasto comprensorio montano. Vennero uccisi nel pomeriggio del 22 aprile del 2002 da un commando formato, secondo l’accusa, dal gruppo facente capo a Bruno Emanuele, boss di Soriano e Sorianello. Antonino, poi, scampò ad un agguato la sera del 23 ottobre 2015 in località “Castania” quando l’auto sulla quale viaggiava insieme alla famiglia fu raggiunta da alcuni colpi di fucile. L’allora 48enne, venne raggiunto al sopracciglio destro ed al torace, la compagna al braccio destro, mentre il figlio Alex, 22 anni, alla mandibola da un proiettile rimasto ritenuto. Miracolosamente illesi, invece, gli altri due figli minorenni.

Nazioni Unite: “Gaza è una polveriera che può innescare una guerra più ampia”

Il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite Volker Turk ha affermato oggi che la guerra nella Striscia di Gaza è una “polveriera” che potrebbe innescare un conflitto più ampio con gravi ripercussioni per il Medio Oriente e oltre. Lo riportano i media arabi.

Lunedì, in un discorso al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, Turk ha affermato di essere profondamente preoccupato per il fatto che la guerra – giunta al suo 150° giorno – abbia già generato pericolose ricadute nei paesi vicini.

“Qualsiasi scintilla potrebbe portare a una conflagrazione molto più ampia”, ha avvertito Turk. “Ciò avrebbe implicazioni per tutti i paesi del Medio Oriente e molti altri al di fuori di esso”.

L’alto commissario delle Nazioni unite ha aggiunto che “gli incidenti in cui sono rimasti uccisi civili, soprattutto bambini, paramedici e giornalisti, devono essere oggetto di indagini approfondite. È importante fare tutto il possibile per evitare un incendio più ampio”, ha concluso Turk.

Più di 30.000 persone sono state uccise nel massacro in corso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre, il giorno in cui Hamas ha effettuato attacchi all’interno di Israele che hanno ucciso 1.139 persone.

Da novembre, i ribelli Houthi dello Yemen hanno preso di mira anche navi nel Mar Rosso o nel Golfo di Aden che affermano essere affiliate a Israele e che stanno compiendo azioni di protesta contro la guerra a Gaza. Gli attacchi hanno interrotto il commercio internazionale sulla rotta marittima più breve tra Europa e Asia.

Gli Stati Uniti, principale alleato di Israele, e il Regno Unito hanno condotto attacchi di rappresaglia contro obiettivi Houthi nello Yemen.

Turk ha affermato che gli attacchi Houthi non solo hanno interrotto il commercio marittimo globale, ma hanno anche fatto aumentare il prezzo delle merci, il che ha avuto un impatto significativo sui paesi in via di sviluppo (ma non solo).

“Esiste il serio rischio che il conflitto si estenda allo stesso Yemen, con danni potenzialmente gravi per la popolazione yemenita, già colpita dalla crisi umanitaria generata da un decennio di guerra”, ha affermato.

‘Ndrangheta, il Riesame revoca misura in carcere per un 42enne

Il Tribunale del riesame di Reggio Calabria ha revocato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Pietro Di Giacco, il 42enne di San Ferdinando, arrestato lo scorso 12 febbraio dai carabinieri nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria contro la cosca Bellocco di Rosarno.

Secondo l’accusa, Di Giacco avrebbe assicurato una rete di protezione e di comunicazione tra i vertici del clan per il quale si sarebbe reso parte attiva nella realizzazione del programma criminoso.

L’uomo sarebbe stato la voce sul territorio del boss Domenico Bellocco mentre quest’ultimo era latitante. Nel corso della attività di intercettazione, Di Giacco avrebbe affermato di aver svolto questa attività anche in passato in favore di altri soggetti latitanti.

Da qui la conclusione degli inquirenti di ritenere che vi fosse un rapporto stabile con esponenti della cosca. Un rapporto tale che, secondo il gip, Di Giacco sarebbe stato stabilmente inserito nella famiglia mafiosa.

La tesi è stata contestata, nell’udienza davanti al Tribunale del riesame, dagli avvocati Francesco Calabrese e Pasquale Galati, difensori di Di Giacco, i quali hanno evidenziato come, seppure gli elementi consentissero di ritenere sussistente un rapporto di contiguità dell’indagato con ambienti delinquenziali, ciò non fosse sufficiente ad integrare il rapporto di inserimento nella cosca che, stando a una recente sentenza delle Sezioni unite della Cassazione, deve essere ritenuta quale “compenetrazione organica”, dunque qualcosa di molto più che un mero rapporto di disponibilità.

Compenetrazione organica che non ci sarebbe stata secondo i difensori per i quali, piuttosto poteva raffigurarsi “un rapporto esterno assolutamente sporadico – si legge in una nota – che non assume alcuna conducenza nella prospettiva di costituire una ipotesi di reato”.

Accogliendo il ricorso dei legali, in attesa delle motivazioni della sentenza, i giudici del Riesame hanno revocato l’arresto e rimesso in libertà Di Giacco.

Sicurezza aree industriali: il gruppo Leonardo vince l’appalto della Zes Calabria

porto gioia tauro

Il gruppo Leonardo si aggiudica l’appalto da 19 milioni di euro per la sicurezza nelle aree industriali della Zes Calabria, ormai facente parte della Zes unica del Mezzogiorno (Sud Zes) dopo la riforma voluta dal ministro Fitto ed entrata nella sua operatività il primo marzo scorso. E’ l’ultimo atto della stagione commissariale, durata circa un anno e mezzo, affidata all’avvocato Giosy Romano. Si tratta di un appalto integrato, – è scritto in una nota – che accorpa cioè, sia la fase della progettazione esecutiva che quella dell’esecuzione con un abbattimento notevole dei tempi d’attuazione di uno dei progetti a latere che hanno caratterizzato le attività dell’ufficio regionale della Zes (Zona economica speciale). “Sfruttando”, infatti, le risorse messe a disposizione del Pon legalità del ministero dell’Interno, era stata avviata la progettazione, poi riconosciuta meritevole di essere finanziata, per un’azione di monitoraggio e prevenzione nelle aree industriali, uno degli aspetti cruciali della grande questione degli investimenti produttivi in Calabria.

A fine novembre si era chiusa la fase della presentazione delle offerte, in meno di tre mesi – nel pieno della fase transitoria del passaggio dalla vecchia alla nuova Zes – la commissione giudicatrice ha smaltito l’esame delle proposte pervenute, ultimando i lavori e aggiudicando la gara a una company che opera su tutto il territorio nazionale specializzata nelle attività di progettazione, installazione e manutenzione di impianti elettrici, impianti meccanici, impianti speciali, sistemi di videosorveglianza, data center, sistemi di telecomunicazioni, opere infrastrutturali ed opere edili connesse.

Il progetto intende rafforzare la sicurezza reale e percepita degli insediamenti industriali, aumentandone l’attrattività per gli operatori economici, soprattutto stranieri, che vedono la legalità e la sicurezza come elemento essenziale per la protezione dei propri investimenti. Più in particolare, l’intervento si propone di migliorare i sistemi di Security delle aree industriali poste nelle ZES, attraverso piattaforme integrate, aperte e basate su standard pubblici ed interoperabili su domini di competenza complementari di portata nazionale, puntando al miglioramento dell’efficienza, della sicurezza della mobilità delle merci, del trasporto delle merci pericolose, della sicurezza pubblica, utilizzando il paradigma di Internet of Things e, ove richiesti, servizi di posizionamento e di tracciamento, sempre nel rispetto delle norme che regolano il trattamento dei dati personali in aderenza al C.A.D. (Codice dell’Amministrazione Digitale) e alle norme di cyber‐security nazionali ed europee.

Gli obiettivi possono rapidamente essere perseguiti attraverso il completamento e il potenziamento dei sistemi presenti in campo e di quelli in via di realizzazione che prevedono la dotazione di tecnologie innovative e la realizzazione di infrastrutture per il controllo delle aree sensibili prevedendo la realizzazione di un nodo centrale regionale che raggruppi le informazioni provenienti dalle preesistenze e, grazie a moduli di cooperazione ed interoperabilità, sia in grado di generare forte interazione con i sistemi nazionali esterni. Il nodo ospiterà una banca dati di grande valore, non solo ai fini della sicurezza della singola struttura ma capace di creare un quadro di unione informativo utile a monitorare costantemente i livelli di attuazione e «funzionamento» delle Aree Economiche regionali. Per il raggiungimento degli obiettivi sopra descritti sarà doverosa la costruzione dell’infrastruttura necessaria ai sistemi di videosorveglianza e monitoraggio ambientale. L’architettura del sistema proposto è di tipo client-server distribuito e, sostanzialmente, si compone di dispositivi di acquisizione (telecamere, lettori targa, sensori, ecc.), dell’infrastruttura di comunicazione, di sistemi di archiviazione distribuiti e ridondati nelle zone critiche, di server di elaborazione delle immagini e dei dati acquisiti dai sensori e di un Centro di Controllo che sovraintende e monitora il funzionamento dell’intero sistema.

In ogni area oggetto del progetto, verranno installati uno o più box cui afferiscono i dispositivi di acquisizione (telecamere e sensori ambientali) che ospitano tutte le apparecchiature per l’archiviazione, il controllo e la gestione dei dispositivi installati in quello specifico agglomerato. Il box di controllo di ogni agglomerato ospiterà le apparecchiature necessarie per la gestione delle connessioni verso il centro di controllo e le autorità di pubblica sicurezza. Queste ultime avvengono tramite le apparecchiature di accesso installate presso il box di controllo principale presente in ogni agglomerato così da avere connessioni sicure e cifrate. Gli interventi da realizzare negli agglomerati sopra individuati sono nello specifico: a) Sistema di videosorveglianza e controllo accessi; b) Sistema di monitoraggio ambientale degli agglomerati industriali; c) Infrastruttura di elaborazione, conservazione dei dati e notifica degli eventi; d) Centro di controllo; e) Servizi di tuning. Si rimanda alla Relazione Tecnica allegata al presente progetto per maggiori specifiche riguardanti la proposta progettuale individuata.

Scontri dopo il derby Cosenza-Catanzaro, 13 i poliziotti contusi VIDEO

E’ di tredici poliziotti contusi il bilancio degli incidenti verificatisi ieri sera al termine del derby di serie B tra Cosenza e Catanzaro. Alcuni tifosi del Catanzaro sono stati identificati dalle forze dell’ordine.

Secondo la ricostruzione fatta dalla Questura, dopo alcuni leggeri tafferugli senza conseguenze che si sono verificati nelle vicinanze dello stadio, i pullman dei tifosi giallorossi sono stati instradati verso l’autostrada.

Gli incidenti si sono verificati nei pressi del centro commerciale di Rende, a poco distanza dallo svincolo autostradale. Lungo la strada, secondo la Questura, un gruppo di supporter catanzaresi, da due pulmini, hanno lanciato sassi contro le auto della polizia. Quindi si sono fermati nel parcheggio del centro commerciale lanciando fumogeni verso la struttura e cercando di entrare. Ed è qui che ci sono stati gli scontri col la polizia.

La sequenza video degli scontri tra tifosi e Polizia

Diversa la versione fornita da tifosi catanzaresi che parlano di un agguato dei tifosi avversari e sostengono che i pulmini si sono fermati dopo che un gruppo di tifosi del Cosenza li aveva colpiti con sassi e bastoni. Versione che, al momento, non viene confermata dalla Questura.

In queste ore, comunque, gli investigatori stanno visionando i video del sistema di sorveglianza del centro commerciale ed altri girati da privati cittadini e che circolano sui social. Da questi video potrebbe venire una ricostruzione definitiva della vicenda.

I video ripresi dal sistema di sorveglianza del centro commerciale e numerosi video girati da privati che circolano sui social sono al centro degli accertamenti che stanno compiendo gli investigatori della Questura di Cosenza per giungere alla ricostruzione di quanto avvenuto ieri sera al termine del derby di serie B Cosenza-Catanzaro. La Polizia sta anche cercando di individuare chi ha partecipato agli scontri avvenuti nel parcheggio del centro commerciale di Rende.

In uno dei video all’esame degli investigatori, si vede un gruppetto di cinque, sei persone incappucciate che dal lato dell’ingresso del centro commerciale lanciano delle torce all’indirizzo del parcheggio dove sono fermi i pullman che trasportavano i tifosi del Catanzaro. Al lancio, i supporter giallorossi reagiscono rilanciando le torce verso il punto di partenza e si vede un gruppo che inizia a correre verso l’ingresso.

In un altro si vede un gruppo di individui incappucciati e con in mano dei bastoni che percorrono una strada posta alle spalle della struttura. Dall’esame di questi video, gli investigatori sperano di ricostruire con esattezza quanto accaduto e le responsabilità individuali. (Ansa)

Analista media russo: “L’Occidente fa sua la sconfitta dell’Ucraina”

Ursula von der Leyen e Emmanuel Macron

di Petr Akopov *

Sta diventando sempre più chiaro che l’errore principale dell’Occidente non è stato nemmeno il tentativo di sconfiggere la Russia in Ucraina (cioè la scommessa di mantenere Kiev nella propria orbita), ma piuttosto equiparare la vittoria della Russia alla propria sconfitta. Da due anni sentiamo sempre la stessa tesi da parte dei paesi occidentali: la vittoria della Russia sarà una sconfitta per l’Occidente. L’altro giorno, l’ex primo ministro francese Manuel Valls (commentando la dichiarazione di Macron sulla possibilità di inviare truppe europee in Ucraina) lo ha formulato chiaramente: “I nostri destini – quello francese e quello europeo – sono strettamente legati al destino dell’Ucraina. Noi non riusciamo nemmeno a fare i conti con l’ipotetica vittoria di Vladimir Putin, che segnerebbe la fine della democrazia ucraina, la sconfitta – strategica, militare, politica, morale – dell’Europa e dell’Occidente”.

Cioè, tutto è il più chiaro possibile: la vittoria russa in Ucraina sarebbe una sconfitta per l’Occidente e quindi sarebbe categoricamente inaccettabile per quest’ultimo. Perché viene detto questo? Naturalmente, qui c’è un elemento di propaganda interna: è necessario convincere il proprio popolo che sostenere l’Ucraina sarà lungo e costoso, ma giustificato dall’intenzione di prevenire le conseguenze più difficili per l’Occidente della sua sconfitta. Gli europei e gli americani ci credono ancora, non nella stragrande maggioranza, ma ci credono. Allo stesso tempo, l’Occidente non vuole partecipare direttamente al conflitto con la Russia, ovvero inviare non solo armi, ma anche truppe. Non le élite, tanto meno il popolo.

Tuttavia, la situazione al fronte porta al fatto che l’Occidente si trova a un bivio: è necessario prepararsi o al coinvolgimento diretto in una guerra con la Russia, oppure alla sconfitta dell’Ucraina. E questo è un vicolo cieco: l’Occidente categoricamente non vuole e non può inviare contingenti militari in Ucraina (non importa quello che dicono alcuni dei suoi rappresentanti), ma non può nemmeno ammettere la sconfitta dell’Ucraina, perché è già equiparata alla propria sconfitta . Quale leader occidentale è pronto a dire direttamente al suo popolo: “Abbiamo perso, la Russia ha vinto e questo deve essere riconosciuto”? Non ce ne sono, anche se l’Occidente può incolpare solo se stesso.

Perché una tale formulazione della domanda è inizialmente speculativa e falsa. L’Occidente ha legato in modo del tutto arbitrario il suo futuro al destino dell’Ucraina. Il fatto che l’Occidente, approfittando della nostra debolezza, dello sconvolgimento della nostra storia nel 1991, abbia voluto strappare l’Ucraina alla Russia e spostare i confini del mondo europeo e russo verso est, non cambia nulla. Il destino dell’Occidente non dipende dal futuro dell’Ucraina, ma dalla sua stessa idea del suo posto nel mondo. Se crede ancora di avere la forza per l’egemonia mondiale in generale (e la vittoria sulla Russia in particolare), allora questo è il suo problema principale – e la ragione delle sue future sconfitte.

L’Occidente non può più governare il mondo – e sia gli europei che gli americani dovranno fare i conti con questo. Sì, il processo di declino finale dell’ordine mondiale occidentale (atlantico) richiederà altri decenni, ma è irreversibile. Il conflitto con la Russia sull’Ucraina è solo una parte di questo processo – e il suo contributo alla decostruzione dell’ordine mondiale atlantico è innegabile, ma non assoluto. E se l’Occidente vuole alzare la posta in gioco (cioè dichiarare il fallimento dei suoi tentativi di portare via l’Ucraina come una sconfitta strategica), allora questo è un suo errore molto grave.

Perché ripristinare l’unità di Russia e Ucraina non è una sconfitta catastrofica dell’Occidente, ma ripristinare il corso naturale della nostra storia: si tratta dei russi, e non degli europei e degli americani. Sì, l’Occidente ha provato ancora una volta a sfruttare le nostre turbolenze interne – e ancora una volta alla fine non ha funzionato. Ha cercato di organizzare una catastrofe per la Russia, ma non ci è riuscito – ma è questo un motivo per dichiarare la sua sconfitta e quasi una minaccia per il suo stesso futuro? Certo che no, se sei guidato dalla realtà e dal senso della storia, e non da idee inadeguate sulla tua stessa onnipotenza.

Equiparare la futura sconfitta dell’Ucraina alla propria è pericoloso anche per l’Occidente perché gli impedisce di fermarsi in tempo e cercare di preservare almeno qualcosa dell’Ucraina nella sua sfera di influenza. Cioè, ora l’Occidente, nella sua mente, dovrebbe costringere Kiev in ogni modo possibile a negoziare con Mosca e fare concessioni, e non sperare che le future vittorie delle forze armate ucraine portino, se non ai confini del 2014 , almeno per migliorare le posizioni negoziali per l’Ucraina. Avendo iniziato il “commercio” con la Russia all’inizio del distretto militare nordorientale, l’Occidente avrebbe potuto almeno provare a mantenere parte dell’Ucraina nella sua zona di influenza (questo non soddisfa affatto i nostri interessi e piani, ma qui stiamo parlando sulla posizione dell’Occidente), ma ha invece scelto di fare affidamento sul logoramento della Russia e sulla speranza che noi romperemo dall’interno e ci ritireremo.

E ora l’Occidente si è trovato in una situazione in cui, pur continuando ad affermare “la vittoria della Russia sarà la nostra sconfitta”, dovrà fare una scelta che non vuole, ma deve: inviare truppe o arrendersi all’Ucraina. L’invio di truppe è impossibile a causa del rischio di una rapida escalation verso una guerra nucleare, e non vogliono perdere Kiev, dal momento che loro stessi la equiparano quasi alla resa di Berlino e Parigi . Non resta che prendere tempo, ma non funziona neanche per l’Occidente.

La comprensione di ciò è stata preservata dagli analisti occidentali più ragionevoli, che lanciano sempre più l’allarme. Ecco, ad esempio, l’articolo “Gli europei si aggrappano disperatamente alla vittoria dell’Ucraina” di Anatol Lieven e George Beebe, recentemente pubblicato sull’American Responsible Statecraft. Non sono mai russofili, anche se uno di loro è un discendente della nostra famosa famiglia baronale dei Lieven, e il secondo, della CIA, era consigliere per la Russia del vicepresidente americano Cheney. Gli autori valutano semplicemente in modo obiettivo ciò che sta accadendo: “La situazione militare in Ucraina sta spingendo gli Stati Uniti e la NATO verso un fatidico momento decisionale. E questo sta accadendo più velocemente di quanto la maggior parte degli analisti prevedesse un mese fa. La sconfitta dell’Ucraina ad Avdiivka è un indicatore di quanto chiaramente gli equilibri di potere sono cambiati a favore della Russia. Il crollo delle Forze Armate dell’Ucraina, inferiori in numero alle Forze Armate russe, esaurite e soppresse dall’esercito russo in termini di armi, è ora diventato del tutto reale.”

Lieven e Beebe esaminano la possibilità di inviare truppe occidentali in Ucraina, in particolare per mantenere il controllo su parte del suo territorio, e non per combattere l’esercito russo: “Se i russi riuscissero a fare una svolta, si può immaginare che le truppe della NATO verranno inviate in Ucraina”. mantenere ciò che resta dell’Ucraina, mantenendo Kiev e una linea abbastanza lontana a est del fronte offensivo russo, come base per offrire un cessate il fuoco e negoziati di pace senza precondizioni.

Ma ciò significherebbe la perdita di importanti territori ucraini. Prevenire uno scontro militare involontario con le forze russe richiederebbe negoziati estremamente attenti e trasparenti con Mosca. I generali occidentali sarebbero molto riluttanti a vedere le loro truppe schierate senza copertura aerea, ma se le forze aeree della NATO e di quelle russe opereranno sull’Ucraina, le probabilità che le loro forze aeree si scontrino diventeranno davvero molto alte.

Per eliminare il rischio che la NATO venga coinvolta in una guerra con la Russia, i governi occidentali dovrebbero non solo costringere l’Ucraina ad accettare un cessate il fuoco, ma anche ordinare alle forze armate ucraine di ritirarsi nelle posizioni della NATO (cosa che molti soldati ucraini probabilmente farebbero comunque). Dovrebbe quindi esserci un’ampia zona smilitarizzata tra le due parti, pattugliata dalle truppe dell’ONU.”

Cioè, abbiamo davanti a noi un piano per la divisione dell’Ucraina – con l’occupazione della sua parte occidentale da parte delle truppe NATO. Quanto è realistico questo piano? Assolutamente irrealistico, perché l’ingresso delle truppe occidentali sarà considerato dalla Russia come la preparazione della NATO per uno scontro militare diretto con noi sul territorio ucraino. Cioè fino all’inizio di un conflitto militare con la NATO, che comporterà scenari completamente diversi.

Lo riconoscono, infatti, anche gli analisti anglosassoni: “Se la limitata presenza della NATO porta davvero a una guerra su vasta scala con la Russia e all’intervento delle forze armate statunitensi, allora il pericolo di un’escalation del conflitto fino a l’uso delle armi nucleari (inizialmente tattiche e su scala limitata) aumenterà drasticamente, il che porrà il mondo sull’orlo dell’Armageddon nucleare. Uno scenario possibile è quello dopo un’esplosione nucleare dimostrativa (ad esempio, sul Mar Nero). La Russia minaccerà di colpire non le città americane o europee, ma le basi militari americane nell’Europa occidentale. Per quanto tempo sopravviveranno ai nervi dell’opinione pubblica e dei governi europei prima che chiedano la pace?”.

La domanda è retorica e quindi Lieven e Beebe hanno una ricetta per evitare questo scenario. Suggeriscono di iniziare rapidamente i negoziati con la Russia: “Di fronte alla possibilità di una sconfitta dell’Ucraina e a questi rischi letteralmente esistenziali per essa, è imperativo che le pressioni per continuare l’assistenza all’Ucraina e le dichiarazioni come quella di Macron siano accompagnate da una risposta seria e credibile. Desiderio di una pace di compromesso con la Russia ora, mentre abbiamo ancora la possibilità di costringere l’Ucraina a negoziare. Una vittoria completa per l’Ucraina è ovviamente impossibile oggi.

Pertanto, qualsiasi cessazione delle ostilità si concluderà con una qualche forma di compromesso (concessioni a Mosca). E più aspettiamo, peggiori saranno i termini di questo compromesso per l’Ucraina e maggiore sarà il pericolo per i nostri paesi e per il mondo intero”.

Tutto è estremamente franco: c’è ancora tempo per concordare con Mosca sulla divisione dell’Ucraina e mantenerne il controllo su una parte, ma poi la situazione per l’Occidente peggiorerà. L’Occidente sarà in grado di trarre vantaggio da tale consiglio? Grazie a Dio (e a nostro vantaggio), no, perché egli stesso credeva già nella sua finzione propagandistica secondo cui la vittoria della Russia sarebbe stata la sua sconfitta, e non sentiva la dinamica di ciò che stava accadendo. Pertanto, invece di ammettere l’ovvio e cercare di aggrapparsi a ciò che sta sfuggendo di mano, le élite atlantiche dovranno vedere come l’hype (una montatura) sulla minaccia fittizia della vittoria di qualcun altro si trasforma in una profezia che si autoavvera sulla propria sconfitta.

* Analista/editorialista Ria Novosti

Generale belga: “In caso di guerra l’Europa non ha armi con cui difendersi”

Un carro armato ucraino-occidentale distrutto

“L’Europa non avrà nulla con cui difendersi nel caso in cui dovesse essere coinvolta in un ipotetico conflitto”. Lo ha affermato il generale in pensione delle forze armate belghe Marc Thies. Ne parla la pubblicazione Merkur.de citata da Ria Novosti.

“Tra poche ore dovremo lanciare pietre. Siamo già nella merda. Potete star certi che i nostri avversari, siano essi a Mosca, Pechino o in qualsiasi altra parte del mondo, sanno della carenza di munizioni”, ha affermato l’ex ufficiale.

A suo avviso, il problema principale sono le piccole scorte di munizioni di alta qualità e, a causa dei lunghi tempi di consegna, non sarà facile ricostituirle.

“Se ordini oggi, potrebbero essere necessari fino a sette anni per riempire” i magazzini, afferma Thies.

Il generale ha aggiunto che gli eserciti dell’Ue sono progettati per operazioni di spedizione, piccoli contingenti con poco supporto logistico e un consumo di munizioni minimo, se non nullo.

Nel novembre 2023, una fonte europea di alto rango ha riferito che i paesi dell’Unione europea avevano fornito all’Ucraina solo 300mila del milione di munizioni previsto. Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha affermato che l’UE non sarà in grado di mantenere la promessa di un milione di proiettili entro marzo 2024.

A gennaio Bloomberg, citando diplomatici, aveva scritto che i paesi dell’Ue sarebbero stati in grado di fornire all’Ucraina solo circa 600mila proiettili entro marzo. Tuttavia, in realtà queste consegne non sono state realizzate entro il 1° marzo.

Ministero dell’Industria russo: “l’Occidente fornisce agenti di guerra chimica all’Ucraina”

“I paesi occidentali che dichiarano il desiderio di avviare un dialogo con noi sulla stabilità strategica sono essenzialmente sviluppatori e fornitori all’Ucraina di agenti di guerra chimica vietati dalla convenzione”. Lo afferma il vicedirettore del Ministero dell’Industria e del Commercio russo Kirill Lysogorsky citato dai media russi RT e Ria Novosti.

In precedenza, i servizi segreti russi avevano bloccato i piani dell’intelligence ucraina di commettere omicidi di massa usando armi vietate dalle convenzioni internazionali.

Le forze di sicurezza hanno trovato nel nascondiglio veleno e farmaci psicotropi, cosa che è stata rivelata da un uomo reclutato da Kiev. Secondo l’analisi della tossina, tra le sostanze chimiche c’era un analogo dell’agente di guerra chimica BZ, creato negli Stati Uniti.

Verso le presidenziali Usa, Trump vince le primarie in Michigan, Missouri e Idaho

Dopo le vittorie precedenti per le primarie repubblicane negli Usa, Donald Trump vince a valanga anche nel Michigan e Missouri e i caucus in Idaho. Il tycoon arriva così ad avere 247 delegati contro i 24 di Nikki Haley che si è aggiudicata le primarie a Washington DC.

In particolare, in Idaho Trump ha preso 33.603 voti pari all’84,9% contro i 5.221 di Haley, pari al 13,2%.

Fuori gioco ormai Ron DeSantis, le percentuali di Haley erano in buona parte dovute a democratici che sfruttavano le primarie aperte per votare contro Trump. In Idaho dal 2011 possono votare nei caucus solo i repubblicani registrati.

La nomination formale per Trump è sempre più vicina e trova davanti a sé un Joe Biden, se candidabile, sempre più sofferente in salute e con molto meno appeal politico. Secondo un sondaggio del NYT il tycoon sarebbe gradito alla metà degli americani.

Dopo la vittoria alle primarie di Trump sono arrivate le congratulazioni del segretario della Lega, ministro e vicepremier italiano Matteo Salvini.

Locride, maxi sequestro di droga e armi da parte dei carabinieri

Un vero e proprio arsenale composto da armi e munizioni da guerra e comuni da sparo, un ingente quantitativo di marijuana, cocaina, eroina e hashish. Questo il bilancio di un imponente operazione coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri e condotta a Natile di Careri dai Carabinieri della Compagnia di Locri e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, che ha portato all’arresto di un 77enne del posto.

Nel corso di un più ampio servizio teso al contrasto dei furti di energia elettrica, svolto unitamente a tecnici verificatori, dal quale sono scaturite anche due denunce a piede libero per furto aggravato, i militari, avendo percepito un forte odore di marijuana provenire da una delle abitazioni oggetto di controllo, hanno deciso nell’immediatezza di approfondire la verifica, effettuando una perquisizione domiciliare.

Sconcertante quello che i militari hanno trovato una volta entrati in casa: una delle stanze era completamente sigillata e utilizzata come serra indoor per la coltivazione di canapa indiana; decine di confezioni contenenti complessivamente oltre 12 kg di marijuana già essiccata e pronti alla vendita; 4,5 kg di cocaina pura suddivisa in diversi involucri; 2 panetti di eroina da 500 grammi ciascuno e quasi mezzo chilo di hashish.

Oltre all’ingente quantitativo di stupefacente, in parte all’interno di un deposito e in parte occultato in un’intercapedine, creata ad hoc nel sottotetto in cartongesso, è stato rinvenuto l’arsenale costituito da 10 pistole; una carabina di precisione con ottica Swarovski; 4 mitragliatrici, di cui due israeliane marca Uzi; 4 fucili semiautomatici; un AK-47 smontato; 3 silenziatori; 45 caricatori per varie armi: più di 6.300 munizioni di vario calibro.

Tra le armi rinvenute, quasi tutte con matricola abrasa, ne sono emerse alcune oggetto di furti, commessi nelle provincie di Alessandria, Firenze, Pisa e Pavia tra il 2009 e il 2011, per le quali sono in già in corso accertamenti tesi a verificare eventuali collegamenti con altri eventi delittuosi. Lo stupefacente e le armi sono stati sequestrati e posti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per i successivi approfondimenti tecnico-balistici.

Reati ambientali, maxi operazione in Calabria. 31 arresti

Dalle prime ore di questa mattina, nelle province di Catanzaro, Vibo Valentia e Cosenza, i Carabinieri del Comando Tutela Ambientale e Sicurezza Energetica e del Comando per la Tutela Forestale e dei Parchi, hanno dato esecuzione a numerosi provvedimenti cautelari personali e sequestri, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catanzaro, su un rilevante inquinamento ambientale determinato dall’illecita gestione di molteplici impianti di depurazione a servizio dei comuni calabresi.

L’operazione, chiamata Scirocco, ha visto impegnati circa 150 Carabinieri. Diciotto persone sono state destinatarie di misura cautelare in carcere, 13 ai domiciliari ed un con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli indagati sono gravemente indiziati a vario titolo di associazione per delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, inquinamento ambientale e frode nelle pubbliche forniture.

Tra i reati contestati vi è un tentativo di estorsione aggravato dalla modalità mafiosa nei confronti di un dipendente di una società, il quale avrebbe subito una minaccia da parte di esponenti della consorteria di ‘ndrangheta locale, su commissione del proprio datore di lavoro, al fine di farlo desistere dall’intraprendere iniziative sindacali finalizzate all’ottenimento di spettanze stipendiali dovutegli. Nei confronti di altri 12 soggetti, di cui 4 funzionari di enti locali, sono state emesse informazioni di garanzia.

Il provvedimento prevede, inoltre, il sequestro preventivo delle quote e del compendio aziendale di 6 società con sede nella Provincia di Catanzaro da affidare ad amministratori giudiziari. Il valore complessivo delle aziende ammonta ad oltre 10 milioni di euro.

L’accusa ipotizza l’esistenza di un’organizzazione tesa all’ottenimento di più commesse e alla esecuzione degli appalti in frode ai contratti e alla commissione di reati ambientali derivanti dalla gestione di 34 depuratori a servizio di 40 comuni ubicati nelle 5 province calabresi.

In particolare, si ipotizza che i responsabili delle società ottenessero illeciti profitti attraverso l’abbattimento dei costi di gestione degli impianti di depurazione, determinato principalmente dal parziale trattamento dei fanghi prodotti dalla lavorazione delle acque reflue, nonché dalle mancate manutenzioni previste dai capitolati d’appalto; la redazione di falsi Formulari di Identificazione Rifiuti nei quali si attestava il fittizio conferimento di rifiuti presso un impianto di depurazione con sede in un comune della provincia di Catanzaro; lo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti (fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane, rifiuti prodotti dalla pulizia delle acque di scarico, fanghi delle fosse settiche), per più di 2.000 tonnellate, nell’arco di circa un anno che venivano conferiti presso il citato impianto di depurazione fanghi, per una asserita attività di trattamento, in realtà mai eseguita; la richiesta ad alcuni dei Comuni, con successiva liquidazione, degli oneri per le operazioni di manutenzione degli impianti di depurazione, prestazioni che invece avrebbero dovuto essere a carico della società.

Tali condotte illecite, secondo gli indizi raccolti, hanno inoltre avuto come conseguenza il malfunzionamento di numerosi impianti di depurazione comunali che in 10 casi hanno comportato l’illecito sversamento dei liquami non trattati sia nei terreni circostanti che direttamente in mare.

Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 4 depuratori dislocati in varie località della Calabria ed è stato effettuato l’accesso presso 24 comuni ricadenti nelle 5 province calabresi, da cui sono emersi diversi casi di frode ai danni della pubblica amministrazione con il concorso di funzionari pubblici.

Determinanti sono stati, a riscontro dell’attività investigativa, le attività tecniche di monitoraggio dei siti grazie ai quali è stato ricostruito l’illecito modus operandi. Un dato importante è emerso altresì dai periodici monitoraggi effettuati da Legambiente sulla qualità del mare, dei laghi e delle coste, che hanno confermato il quadro allarmante della situazione che caratterizza la qualità delle acque nei pressi dei siti di depurazione attenzionati.

Cosenza, scontri alla fine del derby tra tifosi e Polizia. Ferito un agente

Scontri tra tifoserie di Cosenza e Catanzaro con la Polizia al termine del derby di serie B al San Vito Marulla finito con la vittoria dei giallorossi. Protagonisti un centinaio di tifosi di ambo le parti, venuti in contatto prima all’uscita dello stadio in Viale Magna Graecia poi al centro commerciale Marconi di Rende.

Secondo quanto ricostruito alcuni tifosi del Catanzaro sarebbero scesi dai bus nel parcheggio di un fast-food nei pressi dello svincolo autostradale di Rende e hanno lanciato fumogeni, petardi, e danneggiato alcune attività commerciali. Nel fast-food ci sono stati momenti di panico con donne e bambini costretti a rifugiarsi nei bagni.

Nei tafferugli è rimasto ferito un agente di polizia, mentre altri due colleghi sono rimasti contusi. Uno dei capi ultrà del Catanzaro sarebbe stato fermato e portato in Questura. Si vedrà lunedì il bilancio e i provvedimenti Daspo del questore.

Nuova strage israeliana a Gaza, fuoco sui civili in fila per il pane: decine di vittime

“Le forze di occupazione israeliane hanno commesso un nuovo massacro contro cittadini palestinesi alla rotonda del Kuwait a Gaza City”. Lo hanno detto domenica sera fonti mediche citate dall’agenzia Wafa.

Le fonti citate hanno detto che le forze israeliane hanno aperto il fuoco sui cittadini alla rotonda del Kuwait di Gaza City mentre aspettavano i camion carichi di farina, uccidendo e ferendone dozzine.

L’agenzia riporta che i medici hanno aggiunto che “le forze di occupazione stanno portando avanti sistematici crimini di genocidio prendendo di mira gli stomaci affamati dei palestinesi nel nord di Gaza”.

“Questa mattina, aerei da guerra di occupazione hanno bombardato un piccolo camion che trasportava aiuti umanitari a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza, uccidendo otto cittadini e ferendone altri”.

Giovedì scorso, le forze di occupazione e i carri armati militari di stanza sulla strada costiera di Harun al-Rashid, a ovest di Gaza City, hanno aperto il fuoco su migliaia di cittadini vicino alla rotonda di Nabulsi, a nord-ovest di Gaza City, che stavano aspettando l’arrivo di camion carichi di aiuti umanitari. Il bilancio è stato di 117 cittadini uccisi e centinaia di feriti.

Ieri, le forze militari israeliane hanno preso di mira anche un gruppo di cittadini che aspettavano l’arrivo degli aiuti umanitari vicino alla rotatoria di al-Nabulsi, uccidendo un cittadino e ferendone altri 26.

“La Striscia di Gaza, che è stata sottoposta per 149 giorni alla continua aggressione israeliana su terra, mare e aria, vive in condizioni umanitarie estremamente difficili, equivalenti alla carestia”.

Serie B, Cosenza Catanzaro 0-2. Iemmello e Biasci lanciano in vetta le Aquile

E’ finito con la vittoria del Catanzaro per 0-2 il derby calabrese di serie B contro il Cosenza al Marulla. Davanti a circa ventimila spettatori le due squadre scendono su un terreno scivoloso con piglio deciso a fare punti.

Un tempo a testa, coi giallorossi che portano via il primo complice un infortunio a Tutino uscito a dieci minuti dall’inizio dopo un’azione in area ospite. Altro curioso incidente e a uno dei due guardalinee caduto e portato in ospedale per la distorsione ai ginocchi. Al 32′ un’azione dalla sinistra in area cosentina trova Iemmello, lasciato colpevolmente solo, che tira un destro su cui Micai poco può fare. Catanzaro in vantaggio.

La ripresa vede il Cosenza in ottime condizioni, reagisce e vuole agganciare il pareggio. Ci prova il bravo Antonucci al 51′ che dribbla gli avversari ma il suo tiro trova il palo alla destra del portiere ospite. Poco più avanti su un’azione del Cosenza interviene Fulignati che respinge coi pugni ma viene in contatto col rossoblù Forte. Calò da buona posizione calcia e centra la rete. L’arbitro prima indica il dischetto del centrocampo poi ci ripensa e annulla per un presunto fallo. Il direttore di gara (pessimo l’arbitraggio) evita di consultare il Var e assegna la rimessa per gli ospiti. Proteste vibrate di squadra e del pubblico che ritengono regolare la rete.

Nel finale, con il Cosenza in dieci per l’espulsione del falloso Venturi, i padroni di casa incassano il raddoppio dopo un contropiede di Ambrosino che lancia Biasci, entrato al posto di Iemmello. Solo davanti a Micai per il giallorosso è una rete facile. Ed è lo stesso Biasci che si fa parare un rigore da Micai dopo un presunto fallo di mano da parte di Camporese. Finisce 0-2 al Marulla.

Serie B, grande attesa per il derby Cosenza-Catanzaro

Grande attesa per il derby calcistico tra Cosenza e Catanzaro, in programma oggi alle 16.15 allo stadio “San Vito-Gigi Marulla”. Per l’occasione la capienza dell’impianto, con la riapertura, autorizzata dalla Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, della “Tribuna Rao”, sarà di 18.500 posti (1.187 in più), 800 dei quali sono stati messi a disposizione del tifosi del Catanzaro.

“Si è completato, in questo modo – ha detto il sindaco di Cosenza, Franz Caruso – il percorso avviato sulla base della convenzione che regola la concessione per cinque anni al Cosenza calcio dello stadio San Vito-Marulla e che ha previsto la realizzazione dei lavori a scomputo dei canoni annui che la società è tenuta a corrispondere al Comune. Con la piena disponibilità anche della Tribuna Rao, non solo abbiamo restituito alla città ed a tutta la provincia uno stadio più sicuro e più capiente, ma si é creata anche l’occasione per tornare ad offrire il colpo d’occhio che l’impianto ha sempre offerto, quello cioè di un impianto in cui la passione e i colori rossoblù hanno sempre fatto la differenza. Il fatto poi che tutto questo avvenga alla vigilia del derby Cosenza-Catanzaro è un elemento in più che non può che fare gioire i tifosi della nostra squadra del cuore”.

“Abbiamo investito risorse e impegno – ha affermato, da parte sua, il presidente del Cosenza, Eugenio Guarascio – per giungere rapidamente ad una soluzione, eliminando un disagio che perdurava da anni”.

“Il risultato raggiunto – è detto in un comunicato della società rossoblù – è frutto del grande impegno delle maestranze impiegate e del coordinamento prezioso effettuato dal responsabile della sicurezza del Cosenza calcio, ingegnere Luca Giordano, e dal direttore dei lavori, ingegnere Filippo Albano”.

Dossieraggi su politici e vip, quasi mille gli accessi abusivi

Sono circa 800 gli accessi abusivi che, secondo la procura di Perugia, il finanziere Pasquale Striano in servizio alla Procura nazionale Antimafia ha eseguito nelle banche dati. L’inchiesta per la presunta attività di dossieraggio è guidata da Raffaele Cantone e, ora, non riguarda più il solo Striano, ma una quindicina di persone tra cui il sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati, in passato responsabile del servizio Sos (Segnalazione operazioni sospette). Indagati anche altri otto giornalisti, tra cui tre del Domani, a cui viene contestato il concorso nell’attività abusiva.

Le personalità oggetto della ricerca
A quanto riportano oggi i principali quotidiani tra le personalità oggetto della ricerca ci sono attuali esponenti del governo come i ministri Francesco Lollobrigida, Marina Elvira Calderone, Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso e i sottosegretari Andrea Delmastro e Giovanbattista Fazzolari. Ma anche Marta Fascina, parlamentare di FI e ultima compagna di Silvio Berlusconi, e Olivia Paladino, compagna di Giuseppe Conte. Anche Matteo Renzi compare tra gli oggetti delle ricerche, così come Marco Carrai. Digitati pure i nomi di persone estranee al mondo della politica, come Fedez o, nel 2021, l’allora presidente della Juventus Andrea Agnelli, l’allenatore Massimiliano Allegri e il calciatore Cristiano Ronaldo, oltre al presidente della Figc Giuseppe Gravina. L’inchiesta è partita da una denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto. Altri nomi che compaiono negli accessi sono quelli dell’ex parlamentare (oggi in carcere) Denis Verdini, dell’ex presidente della Camera Irene Pivetti, dell’avvocato Piero Amara, dell’imprenditore-editore Francesco Gaetano Caltagirone.

Per ora non emergono dossier su politici
Nessun dossier su personaggi istituzionali e politici ma una presunta attività di ricerca di informazioni a strascico che in tanti casi ha dato esito negativo quella contestata dalla procura di Perugia nell’indagine che coinvolge Pasquale Striano finanziere che era distaccato alla procura nazionale antimafia nel gruppo di lavoro che si occupava dello sviluppo delle Sos, le Segnalazioni di operazioni bancarie sospette, e da tempo trasferito. Secondo quanto risulta all’Ansa al momento non risulterebbe che le informazioni acquisite siano state utilizzate in un’attività di dossieraggio. L’indagine coordinata dal procuratore Raffaele Cantone punta comunque a stabilire se e per cosa siano state impiegate le notizie carpite, riservate e inserite nella banca dati per poi essere vagliate per accertare eventuali illeciti.

Nessuna dazione di danaro
In alcuni casi sono state destinate – ritengono i magistrati – ad attività giornalistiche e in altri per scopi non ancora chiari. Dagli accertamenti è intanto emerso che Striano non ha ricevuto denaro a fronte dei presunti accessi illeciti alla banca dati, che sono stati centinaia. L’inchiesta punta a chiarire perché lo abbia fatto. In quattro o cinque casi i risultati sarebbero confluiti – emerge sempre dall’indagine – in attività di tipo giudiziario. Una parte d’indagine nella quale risulta coinvolto anche il magistrato della Procura Antimafia Antonio Laudati che però attraverso il suo difensore ha rivendicato la correttezza del proprio comportamento.

Gasparri: subito ispezione alla Procura Antimafia
«Io credo che bisognerebbe dar luogo ad un’immediata ispezione e valutare se debbano essere poi assunti provvedimenti straordinari per la guida di questo organismo che pare essere sfuggito al controllo». È quanto afferma in una nota il capogruppo di FI al Senato, Maurizio Gasparri, commentando l’inchiesta della Procura di Perugia a proposito dei dossier che sarebbero stati fatti da un agente della GdF Pasquale Striano in servizio alla Procura Nazionale Antimafia.

Genocidio dei palestinesi, Orsini: “Gaza e l’Olocausto”

di Alessandro Orsini su X

“Gaza e l’Olocausto. Siccome nella scienza tutte le domande sono lecite, chiedo a voi: quale studio scientifico consente di affermare che gli ebrei nei campi di concentramento nazisti stavano peggio dei palestinesi a Gaza sotto Israele? Voglio dire, i cento palestinesi affamati e massacrati mentre cercavano cibo dopo essere stati ridotti in una condizione inumana; ridotti a strisciare con la faccia a terra per un pezzo di pane; ridotti a inginocchiarsi davanti ai soldati israeliani pregando per un sorso d’acqua; stavano e stanno meglio degli ebrei nei campi di Hitler? Ho capito che l’Olocausto è un fenomeno storico unico e irripetibile. Ma, chiedo a voi, sotto il profilo della sofferenza umana, del dolore che la carne e lo spirito umano provano nello sterminio, quali differenze esistono tra la sofferenza del corpo degli ebrei massacrati da Hitler e la sofferenza del corpo dei palestinesi massacrati da Israele? Non so se sono chiaro. Io sto proponendo un’analisi comparata della sofferenza umana. Non sto paragonando l’Olocausto a Gaza. Sto comparando il dolore umano dei palestinesi sotto Israele e quello degli ebrei sotto il nazismo. È una comparazione del dolore fisico e spirituale”.

Elon Musk: “L’agenzia di stampa Reuters mente. Il peggior media mainstream”

L’imprenditore statunitense Elon Musk ritiene che i media mainstream mentono ai loro lettori, e Reuters è il peggiore tra questi. “I media tradizionali mentono facilmente come respirare. Reuters è la peggiore in questo momento”, ha scritto sulla sua pagina X. Reuters è tra le più importanti agenzie di stampa occidentali capace di influenzare milioni di cittadini.

Il post di Musk riprende quello di “Tesla Owners Silicon Valley” in cui si legge: “Attenzione a ciò che leggi su Elon Musk. Viene attaccato a una velocità folle e la maggior parte degli articoli sono clickbait”.

In precedenza il miliardario aveva sottolineato che i cittadini americani non hanno la minima idea di quanto sia potente la censura governativa negli Stati Uniti. Ha detto che lui e le sue aziende hanno dovuto affrontare attacchi incessanti non appena la censura è stata cancellata sul suo social network X.

Il social network X ha pubblicato l’intervista del giornalista statunitense Tucker Carlson al presidente russo Vladimir Putin. Come riportato da Carlson, Musk aveva promesso di non bloccare il video che ha ottenuto finora oltre 200 milioni di visualizzazioni solo su questa piattaforma.

Il logo di X, ex Twitter

Dossieraggi su politici, vip e giornalisti, diversi indagati a Perugia

Dossieraggi su politici, vip e giornalisti. E’ quanto sarebbe emerso da presunti accessi abusivi alle banche dati nell’ambito di una inchiesta della procura di Perugia diretta da Raffaele Cantone.

Il fascicolo era stato aperto dopo le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette che coinvolge Pasquale Striano, tenente della guardia di finanza che era in servizio allo stesso ufficio, oggi indagato insieme ad altre persone. Inchiesta aperta inizialmente a Roma in seguito a una denuncia del ministro Guido Crosetto dopo la pubblicazione di notizie riguardanti la sua precedente attività professionale.

La maggior parte dei politici spiati sarebbero espressione del centrodestra. Ci sono anche tre giornalisti d’inchiesta del ‘Domani’, quotidiano di proprietà dell’ingegnere Carlo De Benedetti, indagati per aver pubblicato, da quelle fonti, notizie di rilievo pubblico ma secondo la procura ottenute illecitamente perché sottoposte a segreto quindi frutto degli accessi abusivi.

Nell’inchiesta di Perugia sarebbe indagato anche il sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati. La notizia del coinvolgimento di Laudati è riportata da Corsera e Repubblica.

Laudati – in base a quanto viene scritto – ha ricevuto un mandato a comparire ma non si sarebbe presentato all’interrogatorio. Sarebbe accusato di accesso abusivo a sistemi informatici e banche dati, in concorso con Striano, e falso.

Interpellata dall’Ansa la procura di Procura di Perugia non ha voluto in alcun modo intervenire sulla notizia. A Laudati – che era stato in passato responsabile del servizio Sos (Segnalazioni operazioni sospette) – sarebbero contestati casi di dossieraggio, alcuni anche non strettamente legati a personaggi pubblici. “Sono sicuro di poter chiarire tutto”, ha però detto a Repubblica.

A Perugia Striano è indagato per accesso abusivo a sistema informatico e ha sempre sostenuto di avere agito con correttezza.

Nessun dossier su personaggi istituzionali e politici ma una presunta attività di ricerca di informazioni a strascico che in tanti casi ha dato esito negativo quella contestata dalla procura di Perugia nell’indagine che coinvolge Pasquale Striano finanziere che era distaccato alla procura nazionale antimafia nel gruppo di lavoro che si occupava dello sviluppo delle Sos, le Segnalazioni di operazioni bancarie sospette, e da tempo trasferito.

Secondo quanto risulta all’agenzia Ansa al momento non risulterebbe che le informazioni acquisite siano state utilizzate in un’attività di dossieraggio.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO

Lavrov: “La pace in Ucraina non fa parte del piano dell’Occidente e di Kiev”

Il massimo diplomatico russo: "Washington e i suoi alleati della NATO forniscono supporto politico, militare e finanziario a Kiev in modo che il conflitto possa continuare". Il ministro degli Esteri russo in una intervista: "Elimineremo minacce". Poi mette in guardia l'Occidente: "Non può consentire a Kiev di colpire in profondità la Russia"