11 Ottobre 2024

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‘Ndrangheta, 22 arresti e 9 obblighi nel Crotonese

I carabinieri del Comando provinciale di Crotone, con il supporto dei colleghi di Catanzaro, Vibo Valentia, Cosenza e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno eseguito un provvedimento cautelare, emesso dal Gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nei confronti di 31 persone per 15 delle quali è stata emessa la custodia in carcere, per 7 gli arresti domiciliari e per 9 l’obbligo di dimora.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di reati in materia di stupefacenti, nonché per numerosi reati in materia d’armi, di sostanze esplodenti e di stupefacenti.

Sono partite da un episodio estorsivo ai danni di un imprenditore di Cutro le indagini dei carabinieri che stamani hanno portato all’esecuzione di 31 misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro – 15 in carcere, 7 ai domiciliari e 9 all’obbligo di dimora – nei confronti di presunti affiliati a cosche del crotonese.

Le indagini, condotte dalla Sezione operativa del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Crotone, si sono ben presto allargate oltre l’episodio fotografando le dinamiche del locale di ‘Ndrangheta di Cutro dopo l’arresto del boss egemone Nicolino Grande Aracri, e il suo successivo tentativo di collaborazione, poi venuto meno per acclarata inattendibilità.

E’ emersa così la presenza della famiglia Martino, già collegata a Grande Aracri, al cui vertice, secondo l’accusa, c’è il capo detenuto Vito Martino, composta principalmente dalla moglie e dai due figli, attivi sul territorio di Cutro in contrapposizione ai Ciampà-Dragone, che ha cercato di affermarsi sempre più come famiglia di ‘ndrangheta autonoma.

L’inchiesta, condotta con intercettazioni telefoniche e ambientali oltre che su riscontri alle attività di osservazione e pedinamento, si è avvalsa anche del contributo dei collaboratori di giustizia Giuseppe Liperoti, Salvatore Muto, Angelo Salvatore Cortese, Antonio Valerio e Gaetano Aloe. Sono stati così raccolti gravi indizi di colpevolezza in ordine a reati commessi con le modalità tipiche dell’associazione mafiosa, ed in particolare all’esistenza di una “bacinella”, finanziata anche tramite lo spaccio e lo smercio, in forma associativa, d’ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, sulla direttrice Cutro – Cosenza – Catanzaro – e, soprattutto, nel Capoluogo, per il sostegno economico di affiliati e famiglie dei detenuti.

Dagli accertamenti svolti è emersa la capacità di controllo del territorio grazie alle intimidazioni, tradotta nell’estorsione ai danni di titolari di attività commerciali e usura. Gli indagati, inoltre, avevano la disponibilità di armi, documentata da due sequestri effettuati nel 2021 e nel 2022.

Gli investigatori hanno anche scoperto il danneggiamento delle auto di componenti di spicco della famiglia Martino, avvenuto con l’avallo del boss Domenico Mico Megna, ritenuto “significativo” per interpretare i rapporti tra le varie cosche della provincia e l’evoluzione dei rapporti di forza tra le stesse.

Straniero ricercato in Inghilterra per violenza sessuale, arrestato in Calabria

Era ricercato dallo scorso anno perché destinatario di un provvedimento di cattura internazionale emesso dal Tribunale di Merseyside e Leicester per i reati di aggressione e violenza sessuale, commessi in Inghilterra.

Un cittadino iracheno di 49 anni, domiciliato a Cutro, è stato arrestato dalla Squadra mobile della Questura di Crotone.

Il quarantanovenne si sarebbe reso responsabile di aggressione sessuale nei confronti di due donne inglesi, avvenute rispettivamente nel settembre 2018 a Liverpool, e nell’agosto 2019 a Loughborough.

A seguito della segnalazione del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia – Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della Pubblica sicurezza, la Squadra mobile crotonese ha svolto delle attività investigative grazie alle quali è stato possibile accertare che l’uomo, proveniente dall’estero, sarebbe arrivato in autobus a Crotone, dove è stato individuato.

Raid israeliano a Beirut, decine di vittime e feriti

Massiccio attacco israeliano a Beirut, in Libano. Il bilancio delle vittime dell’attacco aereo israeliano nella periferia meridionale della capitale libanese è salito a 45 persone, tra cui tre bambini e sette donne, affermano le autorità locali citate da Al Jazeera.

“Il numero dei morti è salito a 45 persone”, ha affermato domenica il ministero della Salute libanese, aggiornando il bilancio precedente di 38 vittime dell’attacco di venerdì.

Il ministero ha aggiunto che “i lavori per rimuovere le macerie continuano per il terzo giorno consecutivo” e che il campionamento del Dna sarà utilizzato per determinare l’identità di alcuni corpi.

L’attacco, che venerdì nell’ora di punta ha distrutto due edifici nel quartiere Dahiya della capitale libanese, ha causato anche circa 60 feriti.

I tre bambini uccisi avevano quattro, sei e 10 anni, secondo Abiad. Il personale di emergenza stava ancora cercando 17 persone sotto le macerie.

“L’operazione di soccorso potrebbe continuare per un altro giorno o giù di lì”, ha riferito Dorsa Jabbari di Al Jazeera da Beirut. “C’è ancora un senso di shock e paura”, ha aggiunto. “Molti negozi in questa zona sono chiusi, ci sono pochissime persone presenti perché molti hanno scelto di fare le valigie e andarsene”.

“C’è ancora un senso di shock e paura”, ha aggiunto. “Molti negozi in questa zona sono chiusi, ci sono pochissime persone presenti perché molti hanno scelto di fare le valigie e andarsene”.

Il ministro dei lavori pubblici e dei trasporti Ali Hamieh ha dichiarato ad Al Jazeera Arabic che il bombardamento di un edificio residenziale costituisce un “crimine di guerra” e che Israele sta “trascinando la regione in una guerra”.

L’esercito israeliano ha dichiarato di aver condotto un “attacco mirato” contro membri anziani delle Forze Radwan di Hezbollah nel sobborgo di Beirut. Un portavoce militare israeliano ha dichiarato sabato che “almeno 16 militanti di Hezbollah” sono stati uccisi nell’attacco.

Hezbollah ha confermato che due dei suoi comandanti principali, Ibrahim Aqil e Ahmad Mahmoud Wahabi, insieme ad altri 12 membri, sono stati uccisi. A luglio, un attacco aereo israeliano ha ucciso Fuad Shukr , il comandante militare principale del gruppo.

Il ministro degli Interni Bassam Mawlawi ha affermato che il Libano è entrato in una fase “decisiva” dopo l’attacco al sobborgo residenziale, affermando in una conferenza stampa sabato che si deve fare tutto il possibile per prevenire ulteriori violazioni del territorio libanese ed evitare un ulteriore deterioramento della situazione della sicurezza.

L’attacco aereo di venerdì contro un’area densamente popolata è avvenuto dopo le esplosioni di migliaia di cercapersone e walkie-talkie avvenute in Libano martedì e mercoledì, anch’esse attribuite a Israele, e che hanno causato la morte di almeno 39 persone e il ferimento di circa 3.000.

Sirene missilistiche in Israele
Sabato sera, Hezbollah ha dichiarato di aver lanciato decine di razzi sulla base aerea di Ramat David, a est di Haifa, in risposta all’uccisione di civili in Libano. Le sirene sono state attivate in tutto il nord di Israele.

Se confermato, l’assalto rappresenterebbe l’attacco più esteso mai condotto dal gruppo in Israele dall’inizio degli scontri in corso nell’ottobre dell’anno scorso.

L’esercito israeliano ha dichiarato che sono stati lanciati 10 razzi dal Libano e la maggior parte è stata intercettata.

L’esercito israeliano aveva dichiarato in precedenza che decine dei suoi aerei da guerra avevano colpito “ampiamente” il Libano meridionale.

Sabato Hezbollah ha lanciato anche decine di razzi di rappresaglia nel nord di Israele.

Per quasi un anno dopo l’attacco di Israele a Gaza, i combattenti di Hezbollah in Libano hanno scambiato fuoco transfrontaliero con l’esercito israeliano. Ma gli scambi sono aumentati da fine agosto.

L’agenzia di stampa nazionale ufficiale del Libano ha riferito che sabato sera gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato “un attacco aereo su larga scala” nel Libano meridionale.

L’esercito israeliano ha dichiarato che circa 90 razzi sono stati lanciati verso il nord di Israele dal Libano e che hanno colpito più di 400 lanciarazzi in Libano. Non è stato immediatamente chiaro se qualcuno sia stato ucciso o ferito negli attacchi avanti e indietro.

“Questo scambio è il più intenso da quando le due parti hanno iniziato a scontrarsi oltre confine l’8 ottobre, un giorno dopo che Israele ha iniziato la sua ultima guerra a Gaza”, ha riferito Jabbari di Al Jazeera da Beirut.

L’esercito israeliano ha annunciato linee guida di sicurezza aggiornate per le aree a nord di Haifa, tra cui un limite massimo di 30 persone negli spazi aperti e di 300 in quelli chiusi.

Gli attacchi israeliani al Libano hanno gravi implicazioni per il diritto internazionale, ha affermato Ibrahim Fraihat, professore di risoluzione dei conflitti internazionali presso il Doha Institute for Graduate Studies.

“Quello che stiamo vedendo in Libano porta la mancanza di rispetto del diritto umanitario internazionale a un [nuovo] livello”, ha detto Fraihat ad Al Jazeera. “Queste violazioni vengono normalizzate dal silenzio dell’Occidente”.

Ha avvertito che l’escalation delle tensioni in Libano avrebbe inevitabilmente distolto l’attenzione da Gaza, consentendo ulteriori violazioni dei diritti umani.

A quasi un anno dall’inizio della guerra a Gaza , Israele ritiene di poter infliggere gravi danni al gruppo libanese “raddoppiando gli sforzi”, secondo quanto riportato da Zein Basravi di Al Jazeera, in un articolo dalla Giordania.

“Pensano che costringere Hezbollah a sottometterli con attacchi militari, in più aree, su più fronti, di diversa ferocia, lo costringerà a una sorta di ritirata tattica”, ha aggiunto.

Morto Totò Schillaci a 59 anni, addio all’idolo delle “Notti Magiche”

Totò Schillaci, idolo di Italia ’90, è morto a 59 anni. Un bomber che ha lasciato traccia di sé con prodezze uniche e ineguagliabili quando le nazionali oltre trent’anni fa in campo avevano veri bomber, calciatori che facevano goal e decidevano le partite. Totò Schillaci è deceduto a Palermo dopo una malattia.

Schillaci, dopo Paolo Rossi, idolo nei mondiali del 1982, sbucò come un lampo dalle notti magiche e fu subito Totò, ragazzo di Sicilia trasfigurato negli occhi e nelle giocate in eroe nazionale. Il calcio italiano dice così a Salvatore Schillaci, al quale affidò repentinamente nel 1990 il suo sogno mondiale.

Veniva dalla serie B ma, toccato dalla grazia del pallone, giocò e segnò da fuoriclasse: sei le sue reti in quel torneo. All’Italia non bastarono a vincere il titolo, ma furono sufficienti per quell’attaccante con movenze da videogioco, diventò un idolo: con i suoi occhi spiritati e le braccia alzate al cielo ha rappresentato il sogno di quelle notti di mezza estate.

La nazionale guidata da Vicini arrivò terza tra tanti dubbi e polemiche, eliminata a Napoli in semifinale dall’Argentina di Maradona: Schillaci però si aggiudicò i titoli di capocannoniere e di miglior giocatore della competizione. Se i rimpianti segnano il calcio italiano per quell’avventura mal condotta su molti fronti, lui invece ne era esente a tutto tondo: “Da piccolo sognavo di fare il calciatore e, insieme a questo, ho realizzato tutti i miei desideri: per esempio, giocare nella Juve. Mi sarei accontentato di poco, invece il calcio mi ha dato tutto: fama, vittorie, denaro” aveva raccontato qualche tempo fa in una intervista. Nato a Palermo il’1 dicembre 1964, dopo aver mancato il passaggio alla squadra della sua città per pochi milioni di lire, Schillaci, che giocava nell’AMAT, fu acquistato dal Messina nel 1982, quando doveva ancora compiere 18 anni.

Dopo aver segnato 11 gol complessivi nelle sue prime 3 stagioni, ne fece altrettanti nella quarta, contribuendo in maniera decisiva alla promozione dei siciliani in Serie B. Nella categoria cadetta, guidato da Franco Scoglio, giocò per altre tre stagioni, segnando 13 gol nel 1987-1988 e addirittura 23 nel 1988-89, quando fu capocannoniere con Zdenek Zeman in panchina. Fu quella stagione a lanciarlo nel calcio che conta, verso la Juventus che lo acquistò per 6 miliardi di lire. Già dalla prima stagione diventò titolare realizzando 15 gol in 30 partite di campionato. Contribuì in maniera decisiva alle vittoria del club bianconero in Coppa Italia e in Coppa Uefa. Queste ottime performance convinsero il ct Azeglio Vicini a convocarlo per il Mondiale del ’90. Schillaci cominciò dalla panchina come riserva di Carnevale.

Nella seconda metà del secondo tempo dell’incontro di apertura contro l’Austria il match è ancora 0-0. Totò entra in campo e dopo quattro minuti segna di testa il gol che permette agli azzurri di vincere la partita. Inevitabilmente, Schillaci diventa titolare dell’attacco italiano con Roberto Baggio e segna in tutte le successive gare giocate dagli azzurri. Insomma, diventa il simbolo di Italia ’90. Ma nelle stagioni successive la sua stella si eclissa. Comincia a segnare sempre meno, tormentato anche da una separazione da giornali scandalistici con la prima moglie Rita Bonaccorso: in una partita contro il Bologna, minaccia il giocatore avversario Fabio Poli dicendogli “ti faccio sparare”.

Alla fine della stagione 1991-1992, con l’arrivo di Gianluca Vialli in bianconero, Schillaci trovando sempre meno spazio aveva lasciato il club torinese. Era passato quindi all’Inter per 8,5 miliardi di lire, segnando in due stagioni 11 gol in 30 partite e partecipando al vittorioso cammino nella coppa Uefa dei nerazzurri, pur se aveva lasciato il club nell’aprile del 1994. Trasferimento in Giappone allo Júbilo Iwata dove diventa il primo calciatore italiano a militare nel campionato nipponico. Nel 1997 vince con la sua squadra la J. League, ma subisce anche un serio infortunio che lo relega definitivamente lontano dai campi di gioco, fino al ritiro ufficializzato nel 1999. Appesi gli scarpini al chiodo Schillaci torna a Palermo dove, nel 2001 si candida come consigliere comunale con Forza Italia. Eletto, si è dimette dopo un paio d’anni. Nel 2004 partecipa al reality “L’isola dei famosi” e nel 2008 prende parte al film “Amori bugie e calcetto” insieme ad altri ex calciatori.

Nel 2011 interpreta il ruolo di un boss mafioso in una puntata di “Squadra antimafia – Palermo oggi”. L’anno dopo fa un cameo in un episodio della serie “Benvenuti a tavola – Nord vs Sud”. Con Andrea Mercurio, nel 2016, pubblica l’autobiografia “Il gol è tutto”. Nel 2019 s’improvvisa rapper e partecipa al singolo “Gli anni degli anni” dei 78 Bit. Nel 2021 prende parte come concorrente al programma televisivo “Back to School”, nel 2023 in coppia con la moglie Barbara, arriva in semifinale nel reality “Pechino Express”: scampoli di popolarità per uno che in un’altra semifinale, nel 1990, era stato capace di far sognare più di 27 milioni di telespettatori.

Sventato un nuovo attentato a Trump. Arrestato un uomo pronto a sparare

Nuovo attentato, questa volta sventato in tempo, nei confronti di Donald Trump. Un uomo, poi fermato dalle forze di sicurezza, ha sparato mentre il candidato alle presidenziali Usa giocava a golf
nel suo club di West Palm Beach: era fra la quinta e la sesta buca quando un agente del Secret Service che lo precedeva ha individuato la canna di un fucile che sbucava dalla recinzione ed è intervenuto aprendo il fuoco, mettendo in fuga l’uomo armato. I suoi colleghi, nel frattempo, hanno messo al sicuro Trump: si sono avventati su di lui e lo hanno coperto, protetti anche da cecchini con i treppiedi.

L’uomo armato al club di golf di Donald Trump è stato identificato come Ryan Wesley Routh, 58 anni, riportano i media Usa. Routh ha frequentato la North Carolina Agricultural and Technical State University e nel 2018 si è trasferito alle Hawaii. Sui suoi social ha postato più volte in merito alla guerra in Ucraina, tentando anche di reclutare soldati per la causa di Kiev.

Questo è il secondo tentato assassinio di Donald Trump in due mesi. “Sto bene, non mi arrenderò mai”, ha rassicurato l’ex presidente a stretto giro. L’allarme è scattato intorno alle 13.30. Trump stava giocando a golf quando il 58enne stava per sparare, nascosto dietro le siepi.

Ryan Wesley Routh l’uomo armato che ha tentato di sparare a Trump (Ansa/Afp)

L’ex presidente è stato poi allontanato su una golf car, prima di rientrare a Mar-a-Lago con una scorta rafforzata. Un testimone nelle vicinanze ha visto il sospettato scappare dai cespugli ed è riuscito a scattare foto dell’auto su cui è fuggito, una Nissan Nera, e della targa. Consegnate le immagini alla polizia, gli agenti sono riusciti a individuarlo e fermarlo: quando lo hanno bloccato non era armato ed era calmo, senza mostrare grandi emozioni. Il testimone lo ha identificato e ora l’uomo, è sotto custodia della polizia. “Non ha rilasciato dichiarazioni”, ha detto lo sceriffo Ric Bradshaw.

Fra i cespugli la polizia ha trovato uno zaino, una telecamera GoPro e un fucile stile Ak-47 con il mirino, un semiautomatico che rendeva Trump “vicino”‘ al pericolo nonostante fosse in realtà fra i 270 e i 400 metri di distanza. Le indagini sono nelle fasi iniziali, anche se l’Fbi, senza giri di parole, afferma di indagare “su quello che appare il tentato assassinio dell’ex presidente”. Il movente del sospettato non è ancora chiaro.

Joe Biden e Kamala Harris sono stati informati dell’episodio e continueranno ad essere aggiornati. Il presidente e la vicepresidente sono “sollevati” dal fatto che Trump stia bene. “Sono lieta che stia bene. La violenza non ha posto in America”, ha aggiunto Harris. “Ho appena parlato con il presidente Trump. E’ una delle persone più forti che io conosca. E’ di buon umore, ed è più determinato che mai a salvare il Paese”, ha messo in evidenza il senatore repubblicano alleato di Trump, Lindsey Graham.

La sparatoria nelle vicinanze di Trump arriva a due mesi dal tentato assassinio dell’ex presidente a Butler, in Pennsylvania, per mano del 20enne Thomas Crooks, ucciso sulla scena da un cecchino. Crooks ha colpito l’ex presidente mentre era sul palco, ferendolo all’orecchio ma uccidendo un’altra persona e ferendone altre due.

Un tentato omicidio che ha scatenato una bufera sul Secret Service, costringendo la direttrice a dimettersi. In questa occasione, gli agenti a seguito di Trump hanno reagito prontamente evitando il peggio a 51 giorni da elezioni che saranno decise da qualche migliaio di voti. In questa occasione, gli agenti a seguito di Trump hanno reagito prontamente evitando il peggio a 51 giorni da elezioni che saranno decise da qualche migliaio di voti. Mentre il voto anticipato inizia in alcuni Stati, i toni della campagna si sono accesi, con i due candidati che non si stanno risparmiando attacchi pesanti da quando sono saliti sul palco di Abc per il loro primo, e forse ultimo dibattito.

Forte maltempo nell’Europa centro-orientale, morti e danni

Tanta pioggia tutta insieme non si vedeva da almeno 30 anni in Europa centrale e, secondo gli esperti, il peggio deve ancora venire, con la tempesta Boris pronta a mostrare tutto il suo potenziale.

In Romania, il Paese più colpito, le vittime accertate sono sei e c’è un disperso.

Un’altra persona è annegata in Polonia e un vigile del fuoco è rimasto ucciso in Austria mentre tentava di portare soccorso. E con il passar delle ore aumenta il numero delle vittime, dei dispersi e degli sfollati.

Gli altri Paesi da giorni in lotta con l’acqua, la pioggia quasi incessante e quella dei fiumi in piena, sono Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria. In tilt in molte aree trasporti e servizi, compresa la corrente elettrica. Le immagini delle inondazioni mostrano interi quartieri allagati, strade sommerse dall’acqua, gente con l’acqua fino alle ascelle, dighe improvvisate per fermare l’innalzamento dei corsi d’acqua, persone in cerca di un rifugio.

Il Danubio e i suoi affluenti sono bombe d’acqua a orologeria e le autorità di mezza Europa si stanno affannando per rafforzarne gli argini con il timore di una piena superiore a quella del 2013, la peggiore in 500 anni che causò decine di morti e dispersi e decine di migliaia di sfollati.

“Stiamo di nuovo affrontando gli effetti del cambiamento climatico, sempre più presenti nel continente europeo, con conseguenze drammatiche”, ha affermato il presidente rumeno Klaus Iohannis, mentre il sindaco della città con più vittime, Galati, ha parlato di una “catastrofe di proporzioni epiche”. Il ministro degli Interni rumeno ha affermato che nella regione sono state colpite più di 6.000 famiglie e 15.000 persone.

In Austria, dove è morto il vigile del fuoco, in alcune zone del Tirolo è caduto un metro di neve, mai così tanta a settembre, un settembre in cui fino a pochi giorni fa si toccavano i 30 gradi anche in montagna.

In Polonia è crollata una diga e un’altra era tracimata ieri sera: la polizia ha iniziato a evacuare i residenti bloccati nella zona utilizzando un elicottero. Ovunque è stato mobilitato l’esercito. In Repubblica ceca 4 persone risultano disperse.

Nella vicina Slovacchia, è stato dichiarato lo stato di emergenza nella capitale Bratislava. L’Ungheria ha mobilitato 17.000 militari al lavoro per rafforzare gli argini nell’intento di prevenire il peggio. Ai volontari è stato invece suggerito di spostarsi solo dietro espressa richiesta, e alla popolazione si suggerisce di restare in casa. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha espresso in un messaggio su X la sua “solidarietà a tutte le persone colpite dalle devastanti inondazioni” e ha dichiarato che “l’Ue è pronta a fornire sostegno”.

Open Arms, pm chiede 6 anni di carcere per Salvini: “Ho difeso i confini”

nave Open Arms Ong spagnola Proactiva

Il Pm ha chiesto sei anni di reclusione per Matteo Salvini accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco dalla Open Arms di 147 migranti a Lampedusa.

Dopo la richiesta si è sollevato un polverone contro i magistrati del pool che indagano sullo sbarco a quel tempo bloccato da Salvini, all’epoca ministro dell’Interno del governo gialloverde. Insorge il centrodestra che parla a più voci di “giustizia anomala” e di un “processo politico” nei confronti dell’attuale vicepremier.

“Grazie a tutti per il sostegno. Arrendermi? Mai. Io non mollo”, afferma il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, pubblicando gli attestati di solidarietà ricevuti dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dall’altro vicepremier Antonio Tajani, dopo la richiesta di condanna nei suoi confronti al processo Open Arms. “Ho difeso i confini e gli italiani”, fa sapere dopo la richiesta aggiungendo: “rifarei tutto per bloccare gli sbarchi”.

Meloni: “Solidarietà a Salvini, ha fatto il suo lavoro”

“È incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini”.

Lo afferma la premier Giorgia Meloni sui social, commentando la condanna chiesta al processo Open Arms per il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini.

“Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo – aggiunge -. La mia totale solidarietà al Ministro Salvini”.

Anm: “Sui pm di Palermo accuse gravi, pressione su giudici”

“Sono state rivolte nei confronti di rappresentanti dello Stato nella pubblica accusa insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte, anche da parte di esponenti politici e di governo.

Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, indifferenti alle regole che disciplinano il processo, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche e che costituiscono indebite forme di pressione sui magistrati giudicanti”.

E’ quanto afferma la giunta esecutiva sezionale di Palermo dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime solidarietà a tutti i colleghi impegnati nella trattazione del processo a carico di Matteo Salvini ed in particolare della Procura della Repubblica di Palermo.

Donna morta in incidente in Sila, indagato uomo in auto con lei

È stato iscritto dalla Procura di Cosenza nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio stradale, Mario Molinari, l’uomo di 44 anni che il 25 agosto scorso era in auto in compagnia di Ilaria Mirabelli, la 39enne di cosentina morta in un incidente stradale avvenuto sulla statale 108 bis nei pressi di Lorica, in Sila.

L’indagine sul decesso di Ilaria Mirabelli è coordinata dalla pm Donatella Donato e dalla collega Mariangela Farro. L’iscrizione di Mario Molinari nel registro degli indagati arriva dopo la querela presentata dall’avvocato Guido Siciliano, legale della famiglia di Ilaria, che aveva chiesto di valutare le ipotesi di reato di omicidio volontario e omicidio stradale, a seguito dei troppi dubbi sorti sull’esatta dinamica dell’incidente.

L’iscrizione è inoltre propedeutica allo svolgimento di una serie di accertamenti tecnici non ripetibili. Da più parti, nei giorni immediatamente successivi al decesso della donna, sono giunti da diverse componenti della società civile cosentina appelli e richieste per fare piena luce sulla vicenda. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche da individuare chi fosse realmente alla guida del veicolo, se Molinaro o la giovane donna. L’auto è di proprietà del padre dell’uomo.

La donna, nell’impatto, sarebbe stata scaraventata a diversi metri di distanza ma il parabrezza del veicolo appare “integro” ovvero “sfondato” dall’esterno verso l’interno, comunque segno che dopo l’incidente il veicolo si è ribaltato. Altri dubbi sono sulle ferite emerse sul corpo della donna ritenute “incompatibili” – viene ribadito -, con lesioni da incidente stradale.

Tutta una serie di dubbi e incongruenze che sono balzati agli onori della cronaca nazionale e ora hanno varcato il portale del Palazzo Giustizia di Cosenza.

Raggiunto telefonicamente da “Pomeriggio 5” Mario Molinari ha espresso rammarico per l’iscrizione nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio. “Io sono estraneo”, ha detto.

5 civili uccisi e 15 feriti in attacchi israeliani su tendopoli rifugiati a Gaza

Almeno cinque persone sono state uccise in un attacco dell’esercito israeliano su un campo profughi nella Striscia di Gaza settentrionale. Lo ha riferito l’emittente televisiva Al Jazeera.

Secondo quanto riportato, almeno cinque persone sono state uccise e circa 15 sono rimaste ferite quando l’esercito israeliano ha bombardato le tende dei rifugiati nel cortile di una scuola a Jabalia, nell’enclave palestinese settentrionale. Un bambino è stato ucciso in un altro raid.

La tv araba ha anche riferito che persone sono state uccise e ferite a seguito di un attacco aereo israeliano sui quartieri occidentali di Gaza City. Il numero delle vittime non è stato reso noto, ma Al Jazeera specifica che tra le vittime c’erano anche dei bambini.

Imbocca l’autostrada contromano e si scontra con altra auto, grave anziano

Avrebbe imboccato contromano l’autostrada A2 del Mediterraneo allo svincolo Cosenza Nord, almeno stando alle prime informazioni ricevute, scontrandosi poi frontalmente con un’altra vettura in prossimità dello svincolo per Torano Castello, percorrendo contromano almeno una ventina di chilometri.

Protagonista un 83enne che è rimasto ferito in modo grave nell’impatto tra la vettura che stava conducendo, una Ford Fiesta, e una Volkswagen Polo alla cui guida c’era un’altra persona rimasta ferita in maniera meno grave.

L’anziano automobilista è stato estratto dall’abitacolo della sua auto dai vigili del fuoco di Cosenza giunti sul luogo dello scontro con il personale sanitario del 118 che ne ha disposto il trasferimento nell’ospedale di Cosenza.

Sul posto, oltre ai pompieri, la polizia stradale che ha effettuato ulteriori accertamenti per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente stradale e personale Anas per il ripristino delle normali condizioni di sicurezza dell’arteria. Disagi per la viabilità nel tratto interessato con il transito su un’unica corsia.

Si è dimesso Sangiuliano, imbarazzo per la love story con Boccia: “Mi difenderò dal ‘sistema’”

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si è dimesso. Le pressioni mediatiche sul suo caso che da giorni tiene banco per la sua love story con Maria Rosaria Boccia, avvenente consulente che sarebbe stata in procinto di ricevere incarichi dal ministro per quanto riguarda i grandi eventi del ministero, G7 di Pompei compreso.

Le dimissioni, aveva confidato in una intervista Sangiuliano, erano state già rassegnate al premier Giorgia Meloni, ma la presidente le aveva respinte. Nella stessa occasione il ministro della Cultura, sul conto del quale sono emersi dettagli imbarazzanti sul rapporto tra i due (“viaggi, cene e altro a spese del ministero…”), aveva affermato di avere una “relazione” sentimentale con la Boccia e che per questo chiedeva scusa alla moglie. La Boccia ha rilevato dettagli sui social che hanno molto imbarazzato il ministro che oggi appunto ha lasciato il suo incarico.

Le “dimissioni irrevocabili” sono state comunicate venerdì in una lettera alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Sangiuliano esordisce parlando di “giornate dolorose е cariche di odio nei mіеі confronti da parte di un certo sistema politico mediatico”.

“Ті ringrazio – prosegue Sangiuliano – per avermi difeso con decisione, per aver già respinto una prima richiesta di dimissioni е per l’affetto che ancora una volta mi hai testimoniato. Ма ritengo necessario per lе istituzioni е per me stesso di rassegnare le dimissioni. Come hai ricordato di recente, stiamo facendo grandi cose, е te lo dico come comunità politica е umana alla quale mi sento di appartenere” e “sono fiero dei risultati raggiunti sulle politiche culturali in questi quasi due anni di Governo”, prosegue elencando una serie di risultati.

“Sono consapevole, inoltre, di aver toccato un nervo sensibile е di essermi attirato molte inimicizie avendo scelto di rivedere il sistema dei contributi al cinema ricercando più efficienza е meno sprechi. Questo lavoro non può essere macchiato е soprattutto fermato da questioni di gossip. Le istituzioni sono un valore troppo alto е non devono sottostare alle ragioni dei singoli.

“Іо ho bisogno di tranquillità personale, di stare accanto а mia moglie che amo, ma soprattutto di avere le mani libere per agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno, а cominciare da un imminente esposto alla Procura della Repubblica, che intendo presentare. Qui è in gioco la шіа onorabilità е giudico importante poter agire per dimostrare la mia
assoluta trasparenza е correttezza, senza coinvolgere il Governo.

Маі un euro del Ministero е stato speso per attività improprie. L’ho detto е lo dimostrerò in ogni sede. Non solo. Andrò fino in fondo per verificare se alla vicenda abbiano concorso interessi
diversi е agirò contro chi ha pubblicato fake news in questi giorni”, ha concluso Sangiuliano.

A sostituire Sangiuliano sarà Alessandro Giuli. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, – si legge in una nota – ha ricevuto questo pomeriggio, al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Giorgia Meloni. Il Presidente della Repubblica ha firmato il decreto con il quale, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, vengono accettate le dimissioni rassegnate dal dott. Gennaro Sangiuliano dalla carica di Ministro della cultura. Con lo stesso decreto, su proposta del Presidente del Consiglio, è stato nominato Ministro della cultura, Alessandro Giuli.

La cerimonia del giuramento del nuovo Ministro avrà luogo questa sera al Quirinale. “Ho preso atto delle dimissioni irrevocabili di Sangiuliano e ho proposto al Presidente della Repubblica di nominare Alessandro Giuli, attualmente Presidente della Fondazione MAXXI, nuovo Ministro della Cultura. Proseguirà l’azione di rilancio della cultura nazionale, consolidando quella discontinuità rispetto al passato che gli italiani ci hanno chiesto e che abbiamo avviato dal nostro insediamento ad oggi”. Lo scrive in una nota la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Agenzia nucleare: “Compromessi i pilastri della centrale di Zaporozhye”

Tutti e sette i componenti di sicurezza della centrale nucleare di Zaporozhye sono stati parzialmente o totalmente compromessi. Lo ha affermato il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) Rafael Grossi in un rapporto sulla situazione presso l’impianto. Lo riporta la Tass.

“La situazione presso la centrale è rimasta precaria e molto fragile negli ultimi due anni e continua a esserlo, con tutti i sette pilastri indispensabili completamente o parzialmente compromessi”, ha affermato.

Il capo dell’AIEA ha sottolineato che i “presunti attacchi con droni” e altri incidenti, tra cui un incendio in una delle torri di raffreddamento, non hanno ancora portato a un incidente radiologico, ma “i rischi per il personale dell’impianto, la comunità internazionale e il pubblico aumentano con il proseguire del conflitto armato”.

“Entrando nel nostro terzo anno allo ZNPP, ci impegniamo a continuare a condividere in modo trasparente le informazioni e le valutazioni dell’AIEA con la comunità internazionale, gli stati membri e l’opinione pubblica”, ha aggiunto Grossi.

Secondo lui, “nessuno può trarre vantaggio dagli attacchi contro gli impianti nucleari”. Il rapporto ha sottolineato che l’impianto affronta sfide in termini di personale, fornitura di acqua per raffreddare i reattori e accesso all’alimentazione esterna. “Le valutazioni condotte dall’AIEA fino ad oggi dimostrano che il rischio presso la ZNPP rimane elevato”, ha sottolineato l’AIEA.

Nel marzo 2022, Grossi ha delineato sette componenti integrali della sicurezza nucleare e della protezione nucleare presso lo ZNPP. Tra queste rientrano il mantenimento dell’integrità fisica dell’impianto e delle prestazioni delle apparecchiature, la garanzia delle condizioni per il normale funzionamento del personale, l’accesso all’alimentazione esterna, la garanzia di un efficace monitoraggio delle radiazioni e la fornitura di canali di comunicazione con l’ente regolatore e “altre parti”.

Incidente stradale sulla 106 nel crotonese, muore un giovane

Un giovane di 23 anni, Luigi Scumaci, di Botricello, è morto in un incidente stradale avvenuto sulla statale 106 ionica, nel territorio di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone.

Scumaci era alla guida di una Fiat 600 quando, per cause in corso di accertamento, si è scontrata con una Audi Q5 su cui viaggiavano alcuni turisti.

La vettura condotta da Scumaci, a causa dello scontro, si è capovolta ed il giovane, sbalzato fuori dall’abitacolo, è deceduto sul colpo. Due degli occupanti dell’Audi sono rimasti feriti e sono stati portati, con ambulanze del 118, nell’ospedale di Crotone. Le loro condizioni non sarebbero gravi.

Sul posto, per i rilievi, la polizia stradale, insieme ai vigili del fuoco ed al personale dell’Anas.

Lite tra tifosi Inter sfocia in omicidio. Vittima è legato a clan Bellocco

L’omicidio a Cernusco sul Naviglio, nel Milanese, è avvenuto tra due ultrà interisti al termine di una lite. La vittima è Antonio Bellocco, di 39 anni, mentre il ferito è Andrea Beretta, 49 anni, attuale capo degli ultras nerazzurri. Non ci sono altre persone coinvolte.

Secondo le prime informazioni, la lite tra i due ultrà sarebbe scoppiata all’uscita della palestra, una scuola di pugilato in via Besozzi 2, dove si erano andati ad allenare. Al culmine dell’alterco, dentro una vettura Smart parcheggiata a ridosso del cortile, Bellocco avrebbe sparato con una pistola a Beretta, colpito a una gamba che a sua volta ha accoltellato Bellocco alla gola, uccidendolo. Soccorso dal 118, Beretta è stato portato in codice giallo all’ospedale San Raffaele di Milano.

La vittima, Antonio Bellocco, è considerato l’erede dell’omonima famiglia ‘ndranghetista, basata a Rosarno (Reggio Calabria). È il nipote del boss storico, e il figlio di Giulio Bellocco, deceduto nel carcere di Opera (Milano) dove si trovava detenuto in regime di 41 bis. Lui stesso aveva precedenti per reati di crimine organizzato. Il suo arrivo, da circa un anno, nel direttivo ultras, avrebbe creato malumori nella gestione della curva, per via del suo peso, e dell’amicizia con Marco Ferdico, l’indiscusso capo degli ultras nerazzurri su cui però al momento pesa un Daspo decennale e che quindi ha formalmente lasciato il comando proprio a Beretta.

Andrea Beretta, uno dei capi ultrà dell’Inter, è stato fermato per l’omicidio di Antonio Bellocco, altro esponente della curva nord e erede di una tra le più potenti famiglie della ‘ndrangheta. Il fermo per omicidio è stato formalizzato da poco, in seguito all’interrogatorio reso al pm Paolo Storari da Beretta.

Il leader della tifoseria neroazzurra è ricoverato al San Raffaele per essere stato ferito con un colpo di pistola esploso da Bellocco che poi ha ucciso accoltellandolo alla gola.

“Giravo con la pistola perché ho saputo che qualcuno mi vuole fare la pelle”. E quando Antonio Bellocco, “dopo avermi disarmato, ha cominciato a sparare, ho tirato fuori il coltello e l’ho colpito da 7 a 10 volte”. Lo ha spiegato Andrea Beretta, uno dei capi ultrà dell’Inter, al pm Paolo Storari durante l’interrogatorio. Beretta, difeso da Mirko Perlino, è stato fermato con le accuse di omicidio e detenzione illegale di arma da fuoco. Secondo la ricostruzione ha accoltellato, dopo un pesante litigio con minacce seguito da una colluttazione e una ferita, Bellocco, altro esponente della stessa tifoseria e legato alla ‘ndrangheta.

Zelensky sempre più solo. Si dimettono tre ministri ucraini. Via anche il suo vicecapo

Tre ministri ucraini si sono dimessi oggi ma non è ancora chiaro il motivo. Il presidente del parlamento ucraino ha dichiarato che il ministro responsabile della supervisione della produzione di armi durante la guerra Oleksandr Kamyshin, in carica dal marzo 2023 e anche consigliere di Zelensky, il ministro della Giustizia Denys Maliuska e il ministro dell’Ambiente Ruslan Strilets hanno presentato la lettera di dimissioni. Lo riporta Rbc Ukraine citata da diverse agenzie. E’ stata ricevuta una lettera di dimissioni anche dal presidente del Fondo demaniale dell’Ucraina Vitalii Koval.

Il vice capo dell’ufficio presidenziale ucraino Rostislav Shurma si dimetterà, ha detto il membro della Verkhovna Rada Alexey Goncharenko. “Rostislav Shurma, vice capo dell’ufficio presidenziale, se ne va”, ha scritto sul suo canale Telegram. Goncharenko ha affermato che Shurma “pensa da tempo di dimettersi”. “Sente che ci saranno grossi problemi in futuro”, ha aggiunto il legislatore.

Martedì pomeriggio, il membro della Verkhovna Rada Yaroslav Zheleznyak ha annunciato rimpasti nel governo e nell’ufficio presidenziale. I media ucraini hanno affermato che Shurma potrebbe essere sostituito dall’attuale capo del Ministero dell’industria strategica, Alexander Kamyshyn. Nel tardo pomeriggio, il portavoce della Verkhovna Rada Ruslan Stefanchuk ha affermato che Kamyshyn, così come il ministro della giustizia Denis Maliuska e il ministro dell’ambiente e della protezione delle risorse naturali Ruslan Strelets, avevano rassegnato le dimissioni.

Secondo Goncharenko, le dimissioni saranno prese in considerazione nella sessione del parlamento di mercoledì. Giovedì, secondo Goncharenko, la Verkhovna Rada voterà per le nomine ministeriali, sebbene “nessuno sappia chi verrà proposto”. Goncharenko ha descritto i rimpasti in corso come caos.

Armi e droga scoperte dai Carabinieri a Paola. Indagini

Armi, munizioni e un ingente quantitativo di droga sono stati scoperti e sequestrati dai carabinieri della Compagnia di Paola nella zona vecchia del borgo. Il materiale è stato rinvenuto nei giorni scorsi in un casolare abbandonato nel centro storico della città tirrenica.

I militari, durante controlli del territorio a piedi, anche per accedere in zone impervie, si sono imbattuti in un rudere dismesso e all’interno, ben nascosti, hanno trovato una pistola ed un fucile, caricatori e munizioni nonché 3 chilogrammi di marijuana oltre a 150 grammi di cocaina. Lo stupefacente era racchiuso in involucri  pronto per lo smercio nelle piazze di spaccio paolane e di centri limitrofi.

Indagini serrate sono state avviate per risalire alle persone che hanno occultato all’interno del casolare la droga e le armi.

I materiali sequestrati sono stati messi a disposizione della procura di Paola, coordinata dal procuratore facente funzione, Ernesto Sassano, come elementi di reato, per adesso a carico di ignoti.

La droga sarà ora oggetto di analisi di laboratorio mentre saranno effettuati i rilievi balistici per il fucile e la pistola. L’obiettivo, per le armi, e se queste siano state utilizzate in eventi criminosi.

Udine, precipita un ultraleggero: morti una ragazza e l’istruttore

Sono morti i due occupanti dell’ultraleggero precipitato in un uliveto vicino all’elisuperficie di Premariacco, in provincia di Udine. Le vittime, come riporta il Messaggero Veneto, sono una ragazza di 15 anni, Alessandra Freschet, di Roveredo in Piano, Pordenone, e il suo istruttore di volo, Simone Fant, di 31 anni, di Udine.

Subito dopo l’incidente – avvenuto durante un volo di ambientamento (introduttivo) -, sul posto sono intervenuti vigili del fuoco e i sanitari del 118 che hanno soccorso le due persone, riverse a terra, e spento alcuni focolai e bonificate le sterpaglie che hanno preso fuoco in seguito all’incendio del velivolo. In fase di accertamento le cause, al vaglio dei carabinieri impegnati nelle indagini.

Le due vittime, nell’impatto sono rimasti gravemente ustionati dalle fiamme che hanno avvolto il mezzo aereo. Area e resti dell’ultraleggero sono stati posti sotto sequestro dai militari su disposizione della Procura che ha aperto un fascicolo sul dramma.

Raid israeliani a Gaza, in 24 ore 50 morti e settanta feriti

Almeno una cinquantina di persone sono state uccise e 70 sono rimaste ferite solo nelle ultime 24 ore a causa dei bombardamenti israeliani in corso a Gaza. Lo ha affermato il ministero della Salute palestinese sul suo canale Telegram, citato da altri media.

Secondo il ministero, il numero complessivo delle vittime è aumentato a 40.786 da quando il conflitto israelo-palestinese si è intensificato il 7 ottobre 2023 e 94.224 persone ferite sono state trasportate in strutture mediche regionali con ferite di varia gravità.

Le tensioni sono divampate in Medio Oriente il 7 ottobre 2023, quando i militanti del movimento radicale palestinese Hamas, con sede nella Striscia di Gaza, hanno organizzato un attacco a sorpresa sul territorio israeliano da Gaza, uccidendo i residenti degli insediamenti di confine israeliani e prendendo ostaggi.

In risposta, Israele ha dichiarato un blocco totale della Striscia di Gaza e ha lanciato bombardamenti dell’enclave e di alcune aree in Libano e Siria, nonché un’operazione di terra contro Hamas nella Striscia di Gaza. I combattimenti continuano ancora oggi.

Putin arriva in Mongolia in visita ufficiale

Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato in Mongolia per una visita ufficiale. L’aereo del leader russo è atterrato all’aeroporto di Ulaanbaatar.

La visita del presidente russo durerà due giorni, spiega la Tass. Incontri bilaterali, tra cui quello con il leader mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh, nonché la firma di numerosi documenti e la deposizione di fiori al monumento al maresciallo dell’Unione Sovietica Georgy Zhukov sono programmati per il giorno successivo, il 3 settembre. Si parlerà fra l’altro della realizzazione di un gasdotto per portare gas russo al paese.

All’aeroporto di Ulaanbaatar, Putin è stato accolto da una guardia d’onore in abiti nazionali. I rappresentanti della leadership mongola hanno incontrato il leader russo alla passerella.

Tradizionalmente, il presidente russo usa un’auto Aurus con la bandiera russa quando viaggia all’estero, e anche questa volta ha lasciato l’aeroporto a bordo di questa auto. Il corteo era accompagnato da una scorta onoraria di motociclisti, come richiesto dal protocollo.

La Destra tedesca stravince nei Land dell’Est. Oltre il 33%. Batosta per Scholz

Bjoern Hoecke, tra i leader dell’AFD in Germania

Batosta elettorale in Germania per Olaf Scholz. Alternative fuer Deutschland (Afd), partito di destra molto odiato a Bruxelles ma sempre più amato dai cittadini tedeschi ha stravinto le elezioni regionali nella Turingia e in Sassonia, due regioni dell’ex Ddr dell’est. Nel primo land l’Afd ha sfondato attestandosi come primo partito con oltre il 33% dei consensi. Molto dietro la Cdu e gli altri. In Sassonia la Cdu è prima ma tallonata dall’Afd che vola comunque oltre il 30 percento.

A raggiungere questo storico risultato è il politico attualmente più popolare di Alternative fuer Deutschland, Bjoern Hoecke, l’uomo che leva il sonno ai leader di sistema e ai liberali occidentali che lo insultano e demonizzano da anni, attraverso i loro media di propaganda.

Le amministrative nell’Est del Paese, in Turingia e in Sassonia, hanno consegnato il terremoto atteso: il trionfo dei nazionalisti, il crollo dei partiti del governo di Olaf Scholz, la deriva della Linke e l’ascesa di Sahra Wagenknecht, con il suo controverso soggetto politico sospettato di ‘rosso-brunismo’.

In Turingia, stando alle proiezioni della televisione Zdf, Afd ha sfondato con il 33,2% (+9,8 rispetto alle elezioni precedenti), la Cdu si è piazzata seconda con il 23,9%, il neonato Bsw di Wagenknecht ha esordito con il 15,6%, mentre la Linke del presidente uscente Bodo Ramelow è franata all’11,4% perdendo quasi 20 punti. I socialdemocratici si salvano ma sono insignificanti al 6,1% (-2,1), i Verdi volano via dal parlamentino con un 3,9% (-1,3), sotto la soglia di sbarramento del cinque.

Non è molto più semplice la situazione in Sassonia, dove la Cdu con il 31,7% (-0,4) dei voti ha un leggero vantaggio sull’Afd, data al 31,4% (+3,9). Anche qui si è affermato il Bsw con l’11,5%, i socialdemocratici hanno raccolto un magro 7,5% e i Verdi il 5,2. La Linke è scivolata fuori dal parlamentino con il 4,6% (-5,8). Con i numeri usciti dalle urne, la partita politica nell’est non è affatto conclusa e il clima di incertezza si farà sentire anche a Berlino, destabilizzando un governo, quello del cancelliere Olaf Scholz, già da tempo ritenuto da molti troppo precario oltre che incapace, responsabile di aver fatto scivolare in recessione la “Locomotiva d’Europa, in particolare dopo le suicide politiche economiche del sostegno all’Ucraina.

Afd esulta: “Risultati storico, Scholz faccia le valigie”

Alice Weidel (Ansa/Epa)

La destra tedesca dell’Afd esulta per il trionfo alle elezioni in Turingia ed il buon risultato in Sassonia, ed ora attacca il governo di Berlino: “Afd ha raggiunto un risultato storico. Gli elettori vogliono un’altra politica e nuove elezioni anche a livello federale e noi ci prepariamo a questo. Il cancelliere dovrebbe trarre le conseguenze e fare le valigie assieme ai suoi partner e sgomberare”, ha detto la leader Alice Weidel. “Noi vogliamo mettere in guardia gli altri partiti – ha aggiunto – non ignorate questi elettori. La volontà dell’elettorato non si lascia ignorare a lungo. I cordoni sanitari sono antidemocratici”, ha detto.

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