7 Ottobre 2024

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Incidente autonomo nel vibonese, muoiono marito e moglie

ambulanza

Un pensionato è morto stamani in un incidente a San Costantino Calabro, in provincia di Vibo Valentia. L’uomo, forse per un malore, ha perso il controllo dell’auto andando a sbattere contro una vettura parcheggiata.

Inutili si sono rivelati i soccorsi. I sanitari del 118 giunti sul posto non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo. Le indagini sono condotte dai carabinieri di San Costantino Calabro.

Nell’incidente, si è appreso successivamente, è deceduta anche la moglie del pensionato. La donna viaggiava col consorte e dopo l’impatto era stata portata in ospedale in gravi condizioni ma è morta poco dopo il ricovero.

Scontri dopo il derby, 11 daspo del questore di Cosenza

In relazione ai fatti accaduti a seguito dell’incontro di calcio Cosenza – Catanzaro del 3 marzo 2024 presso lo stadio “San Vito-Marulla”, agenti della Questura di Cosenza, diretta dal Questore della Provincia di Cosenza Giuseppe Cannizzaro, ed in particolare della Divisione di Polizia Anticrimine, in collaborazione con la Digos e la Polizia scientifica, sta continuando a svolgere l’attività info-investigativa volta al riconoscimento degli autori dei disordini , attraverso la visione delle immagini dei filmati acquisiti dal locale Gabinetto della Polizia Scientifica.

A tal proposito, il Questore ha emesso 11 provvedimenti Daspo nei confronti di appartenenti alla tifoseria catanzarese per un totale di 52 anni, i quali in quell’occasione avevano creato turbative all’Ordine e la Sicurezza Pubblica. Continua l’attività d’indagine e quella di natura amministrativa. Lo riporta una nota della Questura di Cosenza.

Daily Mail: Anche i democratici non credono nelle capacità mentali di Biden

A giudicare dai risultati di un nuovo sondaggio, gli elettori americani sono più preoccupati per la “acuità mentale” dell’81enne Joe Biden e se sarà in grado di completare un secondo mandato presidenziale, scrive il Daily Mail citato da RT.

Un sondaggio di Desert/HarrisX ha rilevato che il 34% degli intervistati considera l’acutezza mentale una sfida importante per la rielezione del presidente in carica. È interessante notare che il 22% di loro sono democratici. Inoltre, a febbraio, solo il 14% degli intervistati aveva classificato al primo posto le capacità cognitive del presidente.

Al secondo posto tra i problemi principali c’era la politica migratoria del capo dello Stato – 29%. Segue l’età di Biden al 28%, seguita dall’aumento del costo della vita e dall’inflazione al 26%.

La pubblicazione ricorda che, nel contesto della campagna elettorale, crescono le preoccupazioni sull’idoneità mentale e fisica di Biden a ricoprire questo incarico. E il motivo non è solo l’età, è difficile non notare le sue frequenti cadute, l’andatura irregolare e le gaffe verbali.

I risultati del sondaggio sono particolarmente sconcertanti se si considera la divisione degli intervistati per partito. Si è scoperto che l’età di Biden preoccupa i suoi colleghi democratici (33%) più dei repubblicani (23%). E il 23% dei democratici e il 14% dei repubblicani dubitano della sua capacità di completare un secondo mandato presidenziale.

Le risposte degli elettori a Donald Trump sono state molto diverse. Gli intervistati sono più preoccupati per i suoi problemi legali (24%), le crescenti divisioni negli Stati Uniti (23%) e l’uso eccessivo del potere esecutivo (22%).

Di recente, sembra che alla vigilia delle elezioni presidenziali, le accuse contro l’ex capo della Casa Bianca stiano crescendo come una palla di neve. DM ricorda che nel marzo 2023 Trump è stato accusato di aver falsificato documenti relativi a pagamenti di denaro a Stormy Daniels in cambio del silenzio.

Successivamente furono aggiunte decine di altre accuse. Tra questi figurano un caso di interferenza elettorale nello stato della Georgia e un caso di cattiva gestione di documenti riservati.

La pubblicazione rileva che l’acutezza mentale di Trump è apparsa come motivo di preoccupazione solo al sesto posto. Inoltre ha 77 anni e solo quattro anni meno di Biden.

È interessante notare che numerosi sondaggi confermano che la maggioranza degli americani non vuole una rivincita tra Trump e Biden in autunno. Tuttavia, è ovvio che è esattamente la direzione in cui tutto sta andando.

Per quanto riguarda l’età di Sleepy Joe, nel 2020 ha già stabilito un record come presidente più anziano eletto in carica. Allora aveva 78 anni. Di conseguenza, se rieletto, quando compirà 82 anni, batterà il suo stesso record.

DM scrive che gli americani hanno chiarito il loro atteggiamento nei confronti del fatto che i due principali candidati alla presidenza nel 2024 sono uomini molto anziani.

Gli Stati Uniti ammettono che l’Ucraina sta perdendo a causa della sua inerzia

WASHINGTON, 19 marzo – RIA Novosti. Le truppe ucraine stanno perdendo posizioni sul campo di battaglia a causa dell’inazione degli Stati Uniti. Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre.

“A causa dell’inazione del Congresso americano negli ultimi mesi, l’Ucraina sta davvero perdendo terreno sul campo di battaglia. Ciò è dovuto alla nostra inerzia”, ​​ha detto durante il briefing.

Jean-Pierre ha anche invitato ancora una volta il Congresso ad approvare rapidamente la richiesta del presidente americano Joe Biden di finanziamenti aggiuntivi, compresa lo stanziamento di fondi per sostenere Kiev.

Martedì scorso, la Casa Bianca ha annunciato un nuovo e primo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina del valore di circa 300 milioni di dollari dalla fine del 2023. Comprenderà munizioni di artiglieria e missili GMLRS per i sistemi missilistici a lancio multiplo HIMARS. Allo stesso tempo, l’assistente presidenziale americano per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha osservato che l’assistenza a Kiev sarà sufficiente solo per un paio di settimane.

Il Congresso degli Stati Uniti, a causa della posizione della maggioranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti, non ha ancora appoggiato la richiesta dell’amministrazione del presidente Joe Biden di stanziare altri 60 miliardi di dollari per l’Ucraina. Gli stanziamenti precedentemente concordati sono terminati nel dicembre dello scorso anno e parte dei pacchetti di aiuti militari precedentemente annunciati sono stati trasferiti a Kiev in adempimento dei contratti precedenti.

Come ha affermato il presidente della Camera dei rappresentanti Mike Johnson, i membri del Congresso hanno compiti più importanti, cioè portare a termine i lavori sul bilancio degli Stati Uniti. Inoltre, ha avvertito che la Camera non prenderà in considerazione un documento che non contenga disposizioni per rafforzare la sicurezza della frontiera con il Messico.

In precedenza, il ministro della Difesa spagnolo Margarita Robles citato da RT ha affermato che ogni giorno la situazione in Ucraina diventa sempre più difficile.

Meloni insiste su Macron: “No a soldati Nato in Ucraina”

L’Italia ritiene che l’invio di truppe NATO in Ucraina non farà altro che aggravare la situazione e questo non dovrebbe accadere. Lo ha detto citata dalla Tass il primo ministro italiano Giorgia Meloni in Parlamento.

“Per quanto riguarda l’iniziativa della Francia su un potenziale coinvolgimento diretto in Ucraina, la nostra posizione è chiara e lo ripeto ancora una volta: non sosteniamo questa ipotesi che porta ad un’escalation, che dovrebbe essere evitata con tutti i mezzi”, ha detto in aula.

Dopo una conferenza sull’Ucraina tenutasi a Parigi il 26 febbraio, Macron ha affermato che i partecipanti avevano preso in considerazione l’invio di truppe di terra in Ucraina. Sebbene non sia stato raggiunto alcun consenso, ha lasciato la porta aperta per uno scenario del genere in futuro. Successivamente aveva detto che non escludere qualcosa non era la stessa cosa che fare qualcosa nella realtà.

La maggior parte dei paesi della NATO hanno inoltre affermato di non avere intenzione di inviare truppe in Ucraina e di essere contrarie alla partecipazione ad operazioni di combattimento contro la Russia. Tuttavia, nonostante le critiche, il leader francese ha poi affermato che le sue parole erano state ben ponderate e ha ribadito che tale opzione era del tutto possibile.

L’intervento della Meloni arriva dopo che si è diffusa la notizia secondo cui l’intelligence straniera russa ha affermato – tramite il direttore dell’agenzia (SVR), Sergey Naryshkin -, che la Francia si starebbe preparando a inviare in Ucraina 2.000 soldati.

Intelligence russa: “La Francia è pronta a inviare 2mila soldati in Ucraina”

L’intelligence russa ha informazioni che la Francia sta preparando un contingente militare di 2.000 soldati da inviare in Ucraina. Lo ha detto il direttore dei servizi segreti esteri russi (SVR) Sergey Naryshkin citato dalla Tass.

“L’attuale leadership del paese (Macron) non si preoccupa della morte dei cittadini francesi o delle preoccupazioni dei generali. Secondo le informazioni arrivate all’SVR russo, un contingente da inviare in Ucraina è già in preparazione. Inizialmente includerà circa 2.000 soldati”, ha detto il capo degli 007 esteri russo.

Secondo Naryshkin, l’esercito francese “teme che un’unità militare così grande non possa essere trasferita e stazionata in Ucraina senza essere notata”.

“Diventerà così un obiettivo legittimo e prioritario per gli attacchi delle forze armate russe. Ciò significa che subirà la sorte di tutti i francesi che sono venuti nel mondo russo con la spada”, ha sottolineato.

Dopo la conferenza sull’Ucraina tenutasi a Parigi, il presidente francese Emmanuel Macron non ha escluso inequivocabilmente la possibilità di inviare truppe di terra occidentali nella zona dell’operazione militare speciale in Ucraina. Ha anche promesso che gli stati occidentali “faranno ciò che è necessario” per impedire la vittoria della Russia in questo conflitto.

Una posizione, quella dell’inquilino dell’Eliseo, definita dagli alleati occidentali e non solo “azzardata” e “sconsiderata”. Usa, GB e Ue hanno preso le distanze dall’idea di inviare soldati Nato nella zona di guerra, perché questo passo significherebbe una escalation catastrofica.

Ponte sullo Stretto, Ciucci: “Struttura migliorabile anche durante i lavori”

Pietro Ciucci

Il progetto del Ponte sullo Stretto “ha i suoi fondamentali di fattibilità, ma può essere ottimizzato, beneficiando di ogni evoluzione, in termini di materiali e tecnici, anche durante la fase di realizzazione”.

A dirlo l’Ad della società “Stretto di Messina SpA” Pietro Ciucci, oggi a Villa San Giovanni per la presentazione tecnico-scientifica del progetto di realizzazione del ponte sullo Stretto.

All’incontro hanno partecipato il sindaco di Villa Giusy Caminiti, la vice presidente della Giunta regionale Giusy Princi, il sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, sindaci dei comuni dell’hinterland, amministratori, tecnici e rappresentanti dei cittadini destinatari degli espropri nell’area di Cannitello.

“Comprendo benissimo – ha detto Ciucci in merito agli espropri- questa inquietudine e questa sensibilità, perché è una fase estremamente importante e delicata nella realizzazione dell’opera.

Sull’evento di ieri – ha aggiunto riferendosi alle contestazioni a Messina – si è trattato, in realtà, solo di una piccola minoranza che ha impedito di comunicare a tutti quello che stiamo facendo”.

In merito alle raccomandazioni tecniche formulate da esperti e studiosi, Ciucci ha sostenuto: “Non so a quali risposte o a quali domande si riferiscano queste persone. Se è in relazione al discorso del parere del Comitato scientifico e le sue 68 raccomandazioni, ho già avuto modo di precisare leggendo semplicemente quello che c’è scritto nel documento che non è stato scoperto da qualcuno facendo uno scoop, ma è un documento che abbiamo messo a disposizione di tutti, non soltanto dei ministeri o delle Istituzioni. Quelle sono osservazioni, considerazioni e raccomandazioni che vengono dopo aver espresso un parere positivo all’unanimità sul progetto. Non sono, quindi, criticità, non sono prescrizioni, ma sono opportunità di miglioramento, di ottimizzazione del progetto”.

“Tutte cose – ha detto Ciucci – attività condivise che verranno svolte, prima ed in contemporanea alla redazione del progetto esecutivo. E poi, aggiungo, non finisce tutto con il progetto esecutivo, perché questa è un’opera che richiede sette anni per la sua realizzazione e non smetteremo, in questo periodo, di studiare i temi del vento, del sisma, o tutte le innovazioni tecnologiche che ci possano essere in divenire”. Stamani, a Villa, si è registrato un solo contestatore che ha protestato davanti la sede del Comune.

Tentata estorsione e minacce a commerciante, in cella due extracomunitari

Agenti di Polizia della Questura di Reggio Calabria hanno arrestato due persone straniere in seguito a una lite avvenuta in centro contro un commerciante vittima di tentata estorsione e minacce.

A seguito di una telefonata al 113, nella quale veniva segnalata un’accesa lite in corso tra diversi soggetti in una via del centro città, i poliziotti delle Volanti, grazie al potenziamento dell’attività di controllo del territorio finalizzata al contrasto della microcriminalità diffusa, in breve tempo hanno raggiunto il luogo indicato, constatando effettivamente la presenza di tre soggetti intenti a discutere in prossimità di un’attività commerciale.

In particolare, due uomini, un 42enne di origini indiane e un 32enne di origine pakistana, nonostante l’arrivo degli Agenti continuavano a minacciare il titolare dell’attività commerciale di dar fuoco a quest’ultima e, nel caso in cui avesse presentato denuncia contro di loro, anche di morte.

L’attività investigativa condotta dai poliziotti della Volante ha consentito di delineare un quadro chiaro in ordine alla matrice estorsiva dietro ad una precedente richiesta di denaro.

Entrambi i soggetti, senza fissa dimora e con diversi precedenti di polizia, sono stati arrestati per il reato di tentata estorsione e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria che, dopo averne convalidato l’arresto, ha disposto nei loro confronti l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere.

Caso Liceo di Trebisacce, Tribunale annulla sanzione disciplinare contro preside D’Alfonso

Arrivano le prime pronunce relativamente al noto “Caso Liceo di Trebisacce”, il quale vide una massiccia partecipazione di più parti sociali e politiche, tra studenti, loro genitori, insegnanti, garante per l’Infanzia, l’USR, l’USP e vari sindacati. Vi si interessarono persino l’allora ministro della Pubblica Istruzione Bussetti e due interpellanze parlamentari sollecitate dai sindaci del circondario con a capo quello di Trebisacce. Addirittura la faccenda approdò alla nota trasmissione “Le Iene”.

Nello specifico “venivano contestati comportamenti ostili e anche umilianti nei confronti degli alunni, tali da creare un clima di disagio che portava alla stesura di una petizione sottoscritta dai genitori di alcuni allievi e da loro stessi finalizzata alla interruzione della continuità didattica di un’insegnante contestata, nella quale invece la dirigente non ravvisava alcuna mancanza”.

Per tale motivo venivano organizzati imponenti moti studenteschi. Le manifestazioni coinvolsero l’Istituto allora retto dalla D.S. prof.ssa Maria Rosaria D’Alfonso per più e più mesi fino a quando, sulla base di una relazione redatta dall’ispettore scolastico Maurizio Piscitelli, già in grave condizione di conflitto con la dirigente stessa, ma soprattutto per le energiche pressioni sociali esercitate a più livelli, la stessa venne sospesa per quattro mesi dalle sue funzioni e dallo stipendio; senza mezzi termini, costretta persino a raccogliere i suoi effetti personali e a lasciare seduta stante l’Istituto alla reggente Marilena Viggiano mentre adempiva agli scrutini.

Era il 2019 quando la Dirigente, per il tramite dei suoi difensori, il prof. Giovanni Brandi Cordasco Salmena e l’avvovato Francesca Occhiuzzi, adiva in via d’urgenza il Tribunale del Lavoro di Castrovillari affinché quella sanzione fosse messa nel nulla. Anche in quella sede scaturiva un grande clamore poiché un gran numero di studenti, tra quelli che avevano organizzato i moti studenteschi spesso sostenuti da una parte dei loro insegnanti, non esitavano a costituirsi, spiegando un intervento irrituale che veniva disatteso dal Giudice.

Si apriva dunque un processo di vasto respiro con più parti che vedeva in prima fila l’USR della Regione Calabria, il quale continuava ad insistere circa la legittimità della sanzione inflitta alla Dirigente addebitandole un grave danno di immagine a carico dell’Istituzione scolastica e l’incapacità di saper mediare tra le diverse parti sociali. Nel mentre cadeva l’amministrazione comunale di Trebisacce nell’ambito dell’operazione penale “Major”, e nell’ambito dell’operazione penale  “Diacono”, venivano attinti da custodia cautelare la dirigente USR Maria Rita Calvosa e l’ispettore scolastico Maurizio Piscitelli.

Durante l’istruttoria castrovillarese, a tutto quanto sostenuto contro la D’Alfonso si opponevano gli avvocati della Dirigente, articolando una meticolosa difesa, la quale è stata fatta propria dal Tribunale, da cui testualmente si trascrive: “[…] L’intera dinamica dei fatti, confermata dalle emergenze probatorie, mostra uno scenario desolante di interferenza arbitraria tra parti sociali che, lungi dall’agire sinergicamente a tutela dei minori, creavano un discutibile stato di tensione tra le istituzioni. In questo contesto l’intervento delle Autorità politiche, l’indebita ingerenza nelle scelte discrezionali del Dirigente scolastico e la reazione esorbitante i limiti delle proprie funzioni, anche con riferimento alla richiesta di intervento sia dell’Ufficio scolastico Regionale sia del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, riveste un’incidenza esclusiva in ordine al clamore mediatico venutosi a creare ed elimina totalmente qualsiasi tipo di responsabilità ascrivibile alla D’Alfonso […]”. “[…] Di tale circostanza dà atto anche la relazione del 7.11.2018, del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Dott. Antonio Marziale, quando evidenzia l’assunzione da parte dell’Autorità politica di “compiti che vanno oltre limiti che la carica stessa comporta” sottolineando che l’Ente locale e la Istituzione scolastica hanno autonomia rispettivamente politico-territoriale e funzionale che, significa, nel secondo caso, indipendenza “nell’assumere le decisioni volte a gestire l’organizzazione amministrativa e didattica della scuola”. A maggior ragione non è giustificabile l’ingerenza effettuata dalle parti sociali nel veicolare le decisioni assunte dalla istante […]”.

Nessun errore o favoritismo, dunque, della Dirigente a favore della sua contestatissima docente. Come si avvede il Tribunale, dal quale nuovamente si trascrive “[…] Ed infatti, la odierna ricorrente, in servizio dal 1° settembre, previo colloquio con la docente diretta interessata, alcune alunne della classe in questione ed il Prof. La Cava, testimone di alcuni episodi denunciati dai firmatari, articolava una analitica istruttoria nel solco del procedimento disciplinare in corso. Al riguardo, lungi dal riscontrare un’effettiva conflittualità tra la intera classe e la docente per cui è causa, emergevano piuttosto elementi di segno contrario agli assunti formalizzati, ovvero il verificarsi di fatti gravissimi commessi da alcuni studenti promotori della petizione in danno di coloro che non vi avevano aderito; segnali che paventavano l’ipotesi di una volontà strategicamente preordinata alla rimozione della docente. Inoltre, vagliata attentamente tutta la documentazione scolastica (specificatamente verbali dei Consigli di Classe e di Istituto e resoconti dei colloqui scuola-famiglia, in atti), alcuna traccia si rinveniva con riferimento alle doglianze da cui originava il procedimento de quo. Al contrario, nell’anno scolastico precedente, non risultava alcuna lamentela nei confronti della Prof.ssa De Gaudio, che potesse confortare la sussistenza di un clima di incompatibilità ambientale lesivo della tutela psico-fisica degli studenti e della immagine dell’Istituto scolastico. Più segnatamente nessun rilievo emerge dai registri dei Consigli di classe in ordine all’adozione di metodi poco consoni alla figura di un docente […]”. “[…] Inoltre, dal resoconto trimestrale del progetto CIC- sportello Centro Informazione e Consulenza- (cfr. all.41 alla memoria difensiva di parte ricorrente nel procedimento disciplinare), emergono problematiche afferenti agli studenti che nulla condividono con l’assunta conflittualità con la Professoressa, la cui genesi, estranea all’ambito scolastico, ha una dimensione propriamente sociale e familiare […]”.

In definitiva il Tribunale, senza mezzi termini, si pronuncia sul fatto che la scelta della D’Alfonso di rimettere al suo legittimo posto la docente che la reggente Laura Gioia aveva illecitamente allontanato, lungi dall’avere ripristinato una situazione pregiudizievole per gli studenti con superficialità e rigidità, si dimostrava “frutto di una disamina profonda ed improntata ad una finalità educativo-pedagogica nella convinzione che, assecondare una insofferenza estemporanea degli alunni fosse lesiva per la loro crescita personale e formativa e che, occorresse nel rispetto dei reciproci ruoli, dare un segnale di fermezza al fine di restituire la giusta autorevolezza alla Istituzione scolastica e marginalizzare atteggiamenti iperprotettivi”.

Alla soccombenza delle controparti è conseguita una dura condanna verso i resistenti all’azione intentata dalla D’Alfonso. Grande soddisfazione è stata espressa dagli avvocati Brandi Cordasco Salmena e Occhiuzzi per il lusinghiero risultato ottenuto, frutto di una battaglia giudiziaria combattuta duramente su fronti diversi.

Truffe agli anziani, nel reggino arrestati due ventenni

Due ventenni sono stati arrestati dai carabinieri in provincia di Reggio Calabria per tentata truffa a diversi anziani. È avvenuto a Bagnara Calabra dove i due soggetti sono stati fermati in flagranza di reato dai carabinieri della locale stazione.

Lo stratagemma, collaudato, era sempre lo stesso: prima la telefonata all’anziana vittima a cui, fingendosi carabinieri o avvocati, raccontavano di aver ricevuto da parte di un suo familiare la richiesta di chiamare per ottenere dei soldi.

Denaro che avrebbe ritirato un secondo complice e che sarebbe servito al finto familiare, arrestato dopo un incidente con feriti, per coprire le spese legali e la cauzione.

La tecnica, però, non ha ingannato una donna anziana di Bagnara che, appena ricevuta la solita telefonata dai malfattori, ha chiamato i carabinieri.

Scattate le ricerche dei due giovani, di origini campane, nel centro della cittadina tirrenica, questi sono stati sopresi e bloccati dai militari dell’Arma mentre erano già pronti a prelevare il denaro presso l’abitazione di una seconda vittima, un’altra anziana alla quale avevano richiesto la somma di 12mila euro.

Uno dei due, infatti, stava per presentarsi all’abitazione della malcapitata, mentre l’altro lo attendeva in una strada limitrofa a bordo di un’autovettura con cui si sarebbero allontanati dopo la truffa.

Ucraina, Lavrov: “Russia è aperta a colloqui di pace ma non su “formula Zelensky”

La Russia è pronta ai colloqui per la risoluzione del conflitto in Ucraina, ma non prenderà parte a nessun evento basato sulla cosiddetta ‘formula Zelensky’, ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un incontro con il rappresentante speciale del governo cinese per gli affari eurasiatici Li Hui. Lo riporta la Tass.

“Il ministro ha ribadito l’apertura della parte russa ai negoziati, ma ha sottolineato l’inaccettabilità della partecipazione della Russia a qualsiasi evento che promuova la ‘formula Zelensky’, indipendentemente da come verrà presentata”, ha affermato il ministero degli Esteri russo.

Sergey Lavrov ha anche affermato che le proposte responsabili su un processo negoziale dovrebbero essere precedute dalla revoca da parte di Kiev dell’auto-divieto ai colloqui con Mosca, dalla cessazione delle forniture di armi all’Ucraina e da chiari segnali sulla sua disponibilità a tenere conto delle realtà attuali e delle esigenze della Russia. interessi legali, come ha ripetutamente sottolineato il presidente russo Vladimir Putin”.

Secondo il Ministero, il rappresentante speciale cinese ha informato Lavrov del suo recente viaggio in Europa, volto a coordinare le posizioni e valutare le opportunità per una soluzione politica e diplomatica del conflitto.

Oltre a ciò, Lavrov e Li hanno avuto uno scambio di opinioni “su un ampio spettro di questioni relative all’attività dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO)”, ha affermato il ministero. “L’attenzione si è concentrata sugli aspetti pratici dell’adeguamento dell’organizzazione alle realtà geopolitiche attuali, sullo sviluppo del coordinamento della politica estera all’interno dei formati internazionali in mezzo alle crescenti sfide e minacce alla sicurezza degli Stati membri della SCO”.

Li è in tournée in Europa dal 2 marzo. Il rappresentante cinese ha visitato la Russia e ha incontrato il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Galuzin. Successivamente ha visitato il quartier generale dell’UE, Polonia, Ucraina, Germania e Francia. Questo è il suo secondo round di diplomazia dello shuttle. Nel maggio 2023 ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, diplomatici di numerosi paesi europei e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Erdogan a Putin: “Turchia pronta a ruolo di mediazione nel conflitto in Ucraina”

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è congratulato con Vladimir Putin per la sua vittoria alle elezioni presidenziali russe e ha affermato che il suo Paese è pronto a svolgere un ruolo di mediazione nella soluzione della crisi attorno all’Ucraina. Lo ha riferito l’ufficio stampa del leader turco dopo la telefonata in cui si è parlato anche delle relazioni tra i due paesi.

“Il nostro presidente Tayyip Erdogan ha avuto una conversazione telefonica con il presidente russo Vladimir Putin. Durante la conversazione, Erdogan si è congratulato con il presidente russo per aver vinto le elezioni. Erdogan ha detto di ritenere che la tendenza positiva nelle relazioni turco-russe continuerà. Il presidente ha sottolineato che La Turchia è pronta a svolgere qualsiasi ruolo di mediazione per tornare al tavolo dei negoziati nel contesto del conflitto con l’Ucraina”, ha affermato.

Al centro del colloquio tra i due leader anche lo sviluppo delle relazioni bilaterali e la sicurezza nella regione del Mar Nero. “I presidenti hanno espresso il reciproco impegno per un’ulteriore stretta cooperazione nell’interesse dello sviluppo di relazioni globali russo-turche”, ha affermato il Cremlino citato dalla Tass.

Putin ed Erdogan hanno anche discusso di “problemi relativi al rafforzamento della stabilità e della sicurezza internazionale, anche nella regione del Mar Nero”. I due leader hanno concordato di continuare il dialogo in varie forme, ha aggiunto.

Lukashenko: “Risultato elezioni in Russia segna la vittoria sull’ingerenza occidentale”

L’esito delle elezioni presidenziali russe invia un chiaro messaggio all’Occidente che non si può scuotere la situazione dall’interno. Lo ha affermato il presidente bielorusso Alexander Lukashenko citato dalla Tass.

“Si trattava di un segnale serio per l’Occidente, che puntava a scuotere la situazione dall’interno della Russia. Se non possono farlo in prima linea, allora provano dall’interno. Anche questo è fallito”, ha detto Lukashenko.

Il presidente bielorusso ha sottolineato che nessuno può imporre nulla ai popoli della Bielorussia e della Russia, osservando che sarebbe opportuno “analizzare come si sono svolte le elezioni in Russia” prima delle elezioni presidenziali in Bielorussia nel 2025.

Lukashenko ha lodato quanto sia stato ben organizzato il processo elettorale in Russia. “Naturalmente, il presidente Vladimir Putin ha dovuto lavorare molto, lo avete visto. Instancabilmente. Ha viaggiato attraverso tutta la Russia, ha visitato vari luoghi e ha risposto alle domande vitali del popolo russo”, ha detto ancora. “La pianificazione e lo svolgimento del processo elettorale sono stati perfetti. C’è molto da imparare. Tutti si sono mobilitati e consolidati. Le persone sono state patriottiche e il risultato è stato perfetto. Questa è una lezione per noi”.

La NATO non è un club: chi entra lo decidono gli Usa

di Alessandro Orsini

Dopo l’ultima puntata di “Piazza Pulita” condotta da Corrado Formigli, voglio spiegare come avvenga l’ingresso di un Paese nella Nato, perché questo non è stato mai spiegato bene in Italia. Mi guideranno Machiavelli, Mosca, Michels, Pareto e Gramsci, la migliore tradizione del realismo politico italiano. La tesi, ripetuta pappagallescamente da Corriere della Sera, Repubblica, Libero, Foglio, la Stampa e Giornale, è che l’ingresso nella Nato avvenga con una semplice richiesta. Basta fare domanda. Così come il privato cittadino spedisce una raccomandata recandosi alle poste, gli Stati entrano nella Nato bussando alla sua porta con un modulo firmato. È la politica delle “porte aperte” della Nato, celebrata da Stoltenberg. Ma tutto questo è falso.

L’ingresso di un Paese nella Nato avviene secondo un processo in quattro fasi.

Nella prima fase, la Casa Bianca individua un Paese che, una volta assorbito nella Nato, aumenterebbe le quote di potere mondiale degli Stati Uniti ai danni di Russia e Cina.

Nella seconda fase, la Casa Bianca costruisce rapporti strategici con il Paese prescelto attraverso la vendita di armi e le esercitazioni militari. La documentazione storica mostra che Svezia e Finlandia sono diventate membri di fatto della Nato molto prima di diventarne membri ufficiali partecipando alle più importanti esercitazioni militari dell’Alleanza e acquistando armi dagli Stati Uniti. Nell’ottobre-novembre 2018 la Svezia e la Finlandia hanno partecipato a “Trident Juncture”, l’enorme esercitazione della Nato in funzione anti-russa che si svolse in Norvegia, Svezia e Finlandia. “Trident Juncture” è stata un’esercitazione sotto “scenario articolo 5”, l’articolo sulla difesa collettiva, applicato poco dopo all’Ucraina.

Nella terza fase, la Casa Bianca persuade gli altri Paesi Nato a trattare il prescelto come un consociato e a votare per il suo ingresso. Se un membro si oppone, la Casa Bianca ricorre agli allettamenti. Se questi non funzionano, la Casa Bianca passa ai ricatti e alle minacce. È accaduto di recente con Viktor Orbàn. Siccome il premier ungherese si opponeva ai 50 miliardi di euro richiesti da Biden per l’Ucraina, i Paesi europei della Nato hanno detto a Orbàn che avrebbero aggredito la sua economia se non avesse ritirato il veto.

Nella quarta fase, il Paese prescelto entra nella Nato ufficialmente. A questo punto, Corriere della Sera, Repubblica, Libero, Foglio, Stampa e Giornale affermano all’unisono che l’inclusione è stata libera e spontanea. Siccome la Nato accoglie tutti, l’ingresso è avvenuto senza intoppi. In realtà, la Nato non accoglie tutti, altrimenti Israele sarebbe suo membro da anni. La Nato include soltanto i Paesi che la Casa Bianca reputa utili ai suoi progetti espansivi. Nel mio libro Ucraina. Critica della politica internazionale (Paper First, 2022), ho mostrato che l’Ucraina è stata trasformata in un membro di fatto della Nato attraverso una decisione unilaterale degli Stati Uniti, peraltro avversata da Francia e Germania nel meeting della Nato del 2008 a Bucarest. I ministri Tajani e Crosetto affermano che l’ingresso nella Nato dipende dal richiedente, per nascondere la vergogna di essere sottomessi alla Casa bianca.

Il realismo politico invita a guardare ciò che si nasconde dietro la retorica del potere partendo dall’assunto che i governanti ambiscono ad apparire migliori di quel che sono. È incredibile che l’Italia, pur avendo dato un contributo di smisurata importanza al realismo politico, sia diventata un Paese così credulone, facile preda degli inganni retorici dei media dominanti.

Tenta di disfarsi della droga gettandola dalla finestra, arrestato

Un 27enne di Cetraro è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. Durante i controlli dei militari, il giovane ha tentato di disfarsi della droga, circa 150 grammi di marijuana, gettandola dalla finestra di casa, ma l’involucro è stato raccolto dal personale in divisa ben appostato.

Nell’abitazione è stato trovato anche un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento. Dopo la convalida dell’arresto, l’uomo è stato sottoposto all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

Nei giorni scorsi, sempre a Cetraro, altre due persone sono state denunciate a piede libero per il possesso di stupefacenti, trovati all’interno di un bar e di un magazzino, così come uno straniero ad Amantea in località Lungomare. Nel complesso sono stati sequestrati quasi 200 grammi di marijuana e circa 120 grammi di hashish. C’è massima attenzione dei Carabinieri della Compagnia di Paola nella repressione allo spaccio di droga. I controlli proseguiranno sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Paola, diretta dal procuratore facente funzioni Ernesto Sassano.

Da Israele nuovo massacro all’ospedale di Gaza City: diversi morti e feriti

L’esercito israeliano ha attaccato all’alba con carri armati e cecchini l’ospedale Al Shifa di Gaza City, il più importante dell’enclave, per la quarta volta dall’inizio della guerra nella Striscia. Lo riferiscono diversi media.

Ci sono numerosi morti e feriti, di cui al momento non si conosce il numero esatto, tra gli oltre 30.000 sfollati che si sono rifugiati in quel centro, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas.

Fonti mediche citate da Wafa hanno riferito di un incendio scoppiato al cancello del complesso medico Al-Shifa, causando diversi casi di soffocamento tra le donne e i bambini sfollati nell’ospedale, durante il raid delle forze di occupazione nell’ospedale prima di assediarlo completamente, in coincidenza con l’interruzione delle comunicazioni per circa 30.000 sfollati all’interno di Al-Shifa.

Le fonti hanno aggiunto che le forze israeliane hanno preso d’assalto l’edificio di chirurgia specializzata e l’edificio di accoglienza d’emergenza nell’edificio 8, e hanno aperto il fuoco direttamente su chiunque si muovesse.

Le équipe mediche non sono riuscite a salvare i feriti a causa dell’intensità dell’incendio poiché le forze di occupazione hanno preso di mira chiunque si avvicinasse alle finestre. Fonti locali hanno affermato che le forze di occupazione hanno arrestato decine di cittadini all’interno del complesso medico Al-Shifa.

Il bilancio delle vittime palestinesi dell’offensiva mortale israeliana contro la Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023 è ora salito a 31.726, hanno confermato mercoledì fonti mediche citate dai media arabi. Almeno altre 73.792 persone sono rimaste ferite nei raid israeliani.

“Almeno 81 persone sono state uccise e altre 116 ferite negli attacchi israeliani nelle ultime 24 ore”, hanno aggiunto i medici. “Molte vittime sono ancora intrappolate sotto le macerie e sulle strade e i soccorritori non riescono a raggiungerle”.

Intanto, Israele e Hamas sarebbero tornati al tavolo delle trattative domenica, questa volta a Doha (Qatar), per cercare di raggiungere un cessate il fuoco. Gli inviati di entrambe le parti, con la mediazione di Stati Uniti, Qatar ed Egitto, discuteranno una tregua di almeno sei settimane nella quale ci sarebbero nuovi scambi di ostaggi e prigionieri, con l’obiettivo finale che il cessate il fuoco possa diventare permanente.

Osservatori Comunità Stati Indipendenti: “Elezioni russe svolte in modo trasparente”

“La missione della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) giunge alla conclusione che le elezioni presidenziali russe si sono svolte nel pieno rispetto della Costituzione russa e della legislazione elettorale in vigore nel paese. Apertamente e pubblicamente”, in modo “trasparente”. Lo ha detto Ilkhom Nematov, capo della missione della CSI citato da RIA Novosti.

Nematov ha aggiunto che “le elezioni si sono svolte in modo corretto e competitivo e non sono state registrate violazioni che potrebbero influenzarne i risultati”.

In precedenza, i leader dei paesi della Comunità degli Stati Indipendenti si erano congratulati con Vladimir Putin per la sua convincente vittoria alle elezioni presidenziali russe.

Secondo la Commissione elettorale centrale, Vladimir Putin vince le elezioni a capo dello Stato, ricevendo l’87,29% dei voti sulla base dei risultati dello scrutinio del 99,7% delle schede. La Cec ha affermato che Putin ha ottenuto quasi 76 milioni di voti, un record assoluto come da record è l’affluenza che ha raggiunto oltre il 77%.

I paesi della CSI si sono congratulati con Putin per la sua vittoria alle elezioni

I leader dei paesi della Comunità degli Stati Indipendenti si sono congratulati calorosamente con Vladimir Putin per la sua convincente vittoria alle elezioni presidenziali russe, riporta RT citando l’ufficio stampa del Cremlino.

Secondo l’ufficio di Peskov Putin ha avuto conversazioni telefoniche con i leader di Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan.

E’ stato notato in particolare “l’ampio sostegno tra i cittadini russi per il corso di Putin in politica interna ed estera”. Inoltre, i leader dei paesi della CSI si sono soffermati sull’elevata affluenza alle urne, augurando al capo della Federazione “ulteriore successo nelle sue attività governative”.

In precedenza il leader bielorusso Alexander Lukashenko aveva definito sorprendente il risultato di Vladimir Putin alle elezioni presidenziali in Russia.

Il 18 marzo, la Commissione elettorale centrale ha riferito che il presidente uscente Vladimir Putin è stato riconfermato con l’87,29% dei voti.

Nel frattempo, il candidato del Partito Comunista della Federazione Russa Nikolai Kharitonov guadagna il 4,3%; Vladislav Davankov del Partito Nuovo Popolo il 3,84%; Leonid Slutsky, del Partito Liberal Democratico il 3,21%.

Elezioni in Russia, record di consensi per Putin: 76 milioni di voti dai russi

Un numero record di quasi 76 milioni di elettori ha votato per il capo di stato in carica Vladimir Putin alle elezioni presidenziali russe, ha annunciato la presidente della Commissione elettorale centrale (Cec) Ella Pamfilova, citata dalla Tass.

“Un totale di 75.932.111 elettori hanno votato per il capo di Stato in carica. Si tratta di un numero record. Nel 2018, ben 56.426.399 persone hanno votato per Vladimir Putin, mentre questa volta sono quasi 76 milioni”, ha detto Pamfilova alla Cec.

Pamfilova aveva annunciato in precedenza che l’affluenza alle urne alle elezioni presidenziali aveva stabilito un record nella storia moderna della Russia, raggiungendo il 77,44%. “L’affluenza totale alle elezioni presidenziali del 2024 è la più alta nella storia delle elezioni presidenziali russe, superando il record del 1991, quando il 74,66% dei cittadini si recò alle urne per esprimere il proprio voto”.

La Russia ha tenuto le elezioni presidenziali dal 15 al 17 marzo. La votazione per la prima volta è durata più di tre giorni e ha incorporato il voto online, disponibile in circa un terzo delle regioni del Paese. Secondo i dati della Cec, il capo di Stato in carica Vladimir Putin è in testa con l’87,32% dei voti, dopo lo scrutinio del 99,43% delle schede.

Botte e torture sui detenuti a Foggia, arrestati 10 agenti penitenziari

Due pestaggi in piena regola. Schiaffi, calci, pugni, ginocchiate in faccia. La vittima che, in un caso, viene spinta contro un muro mentre un manipolo di agenti di polizia penitenziaria la picchia selvaggiamente mentre un altro agente resta a guardare senza intervenire.

Il detenuto picchiato ha problemi psichiatrici e viene torturato perché ha compiuto un gesto autolesionistico davanti ad un’ispettrice che è rimasta offesa dal gesto. Un oltraggio che va punito con una tortura, non solo nei confronti dell’autore ma anche del suo compagno di cella.

E’ l’11 agosto scorso e siamo nel carcere di Foggia, dove le telecamere riprendono le torture subite da uno dei due detenuti. Per queste due assurde violenze fisiche e morali oggi sono stati arrestati e posti ai domiciliari dieci agenti di polizia penitenziaria in servizio nel penitenziario foggiano. Qui, stando alla ricostruzione contenuta nelle 96 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, sono stati compiuti reati gravissimi: tortura, abuso d’ufficio, abuso di autorità contro detenuti, omissione di atti d’ufficio, danneggiamento, concussione, falsità ideologica, soppressione di atti.

I domiciliari sono stati disposti per l’ispettore Giovanni Di Pasqua, il sovrintendente Vincenzo Piccirillo, l’agente Flenisio Casiere, l’assistente capo Nicola Calabrese, l’agente Pasquale D’Errico, l’assistente Raffaele Coccia, l’agente Giuseppe Toziano, il sovrintendente Vittorio Vitale, la vice ispettrice Annalisa Santacroce e l’assistente capo Massimo Folliero.

E’ stata respinta invece la richiesta di interdizione dalla professione per un anno per il medico del carcere Antonio Iuso e per la psicologa Stefania Lavacca. Sono invece indagati a piede libero altri due medici e un altro agente, per quest’ultimo è stata respinta la richiesta di arresto. Un’indagine – si legge nelle carte – che ha preso il via da un esposto che il 17 agosto scorso è arrivato alla Procura di Foggia a firma del detenuto affetto da patologie psichiatriche che ricostruiva l’aggressione subita da lui e dal suo compagno di cella. “Il giorno 11 agosto – scrive il detenuto – l’ispettore Di Pasqua, un brigadiere e altri agenti sono entrati in cella, hanno detto ‘perquisizione’ e allo stesso tempo hanno iniziato a torturarmi violentemente con calci e pugni. Un pestaggio sanguinoso durato più di mezz’ora. Stesso pestaggio, contemporaneamente, è stato fatto al mio compagno di cella. L’ho visto sanguinare e massacrato”.

La sequenza shock, come detto, è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza della struttura carceraria e il file è allegato agli atti dell’indagine. Delle torture sarebbe stato testimone un cittadino bulgaro che coraggiosamente ha fatto spedire l’esposto come se fosse una sua normale missiva, in questo modo ha evitato che la lettera venisse cestinata dagli agenti.

Dopo il pestaggio gli indagati – secondo l’accusa – avrebbero messo a segno una serie di depistaggi volti a nascondere quanto compiuto, tra cui la firma su alcune dichiarazioni con le quali la vittima delle sevizie assicurava che non gli “avevano fatto niente”.

Il gip nell’ordinanza parla di “clima di omertà riscontrato tra il personale in servizio presso la casa circondariale e la capacità degli indagati di ottenere la collaborazione dei detenuti differenti dalle persone offese al fine di depistare le indagini e di intimidire le stesse vittime della violenza”. “Tutti i membri della polizia penitenziaria coinvolti – annota il giudice – hanno dato prova di grande coesione sia nel compimento dei reati che nel tentativo di depistaggio”.

Torture a detenuti, Di Giacomo ‘problemi carceri mai affrontati’

“Ferma condanna nei confronti della violenza e chi ha utilizzato violenza dovrà chiaramente risponderne nelle sedi opportune.

Ma altrettanta ferma condanna nei confronti dell’amministrazione penitenziaria e del mondo politico che non ha mai affrontato veramente il problema del mondo penitenziario italiano”.

Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di polizia penitenziaria (Spp), oggi a Foggia, commentando l’inchiesta su un violento pestaggio avvenuto ad agosto del 2023 ai danni di due detenuti reclusi nel carcere del capoluogo dauno che ieri ha portato all’arresto di dieci agenti di polizia penitenziaria.

Di Giacomo ricorda “che nel corso dell’ultimo anno – senza chiaramente voler giustificare nessuno ma per spiegare la situazione che si vive nei penitenziari italiani – 1938 poliziotti penitenziari sono finiti in ospedale a causa di lesioni riportate durante aggressioni subite in carcere dai detenuti. Per non parlare dei poliziotti aggrediti e che non hanno fatto ricorso alle cure dei sanitari che sono quasi il triplo. Pur condannando in maniera ferma e decisa sempre ogni forma di violenza, è necessario, per poter apportare un cambiamento, capire il clima in cui certe situazioni si verificano”.

Il sindacalista chiede che “l’amministrazione penitenziaria e il governo si facciano carico di queste problematiche. Che affrontino davvero, ad esempio, la tematica dei suicidi dei detenuti nelle carceri italiane. In 72 giorni (da inizio anno) sono 26 i detenuti che si sono tolti la vita. C’è necessità di azioni immediate anche sul fronte della rieducazione dei detenuti che al momento non viene garantita. E’ uno stato – conclude Di Giacomo – incapace di gestire il sistema carceri”.

Drammatico schianto in Puglia, morti tre giovani calabresi. Tre feriti

Un drammatico incidente stradale è avvenuto questo pomeriggio in Puglia, sulla statale 100 nei pressi di Mottola, nella provincia di Taranto. Nello scontro sono morte tre persone ed altre tre sono rimaste ferite. Ancora dubbi sulla dinamica dell’incidente che ha visto coinvolte due auto.

Le vittime sono due donne e un ragazzo che viaggiavano a bordo di una delle due auto. Ferita una coppia con un bambino. A chiamare i soccorsi sono stati gli automobilisti di passaggio. Sul posto sono intervenuti i sanitari e i carabinieri.

Le tre vittime sono tre ragazzi calabresi. Si tratta di Antonio Panzitta, di 32 anni; Silvia Scardamaglia (23), entrambi del Vibonese, e della 26enne Marcella Risoli, della provincia di Cosenza.

I feriti, che sono stati soccorsi dal personale del 118 e trasportati in ospedale, sono un 50enne, sua moglie e il loro figlio. A novembre nello stesso tratto sono morti tre militari della Brigata Pinerolo 7/o Bersaglieri di stanza ad Altamura (Bari) e un 60enne del Barese.

Quel tratto di rettilineo della statale 100, tra Taranto e Bari, è già stato a novembre teatro di un altro scontro mortale in cui persero la vita 4 persone, da tempo vengono chiesti da più parti interventi per metterlo in sicurezza.

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