7 Ottobre 2024

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Ambulanza senza un medico, muore uomo colpito da infarto

L’ambulanza è arrivata senza medico a bordo e, per un uomo di 62 anni, colto da infarto, non c’è stato nulla da fare. E’ accaduto a Lamezia Terme.

I familiari dell’uomo a seguito del malore accusato dal loro congiunto hanno subito allertato i soccorsi arrivati dal vicino ospedale. I sanitari a bordo del mezzo, solo infermieri, hanno tentato di rianimare il sessantaduenne ma le sue condizioni sono apparse subito gravi. Nel frattempo, è arrivato l’elisoccorso e il paziente è stato trasportato a Catanzaro dove, all’arrivo, non si è potuto fare altro che constatarne il decesso.

Nel distretto sanitario di Lamezia, intorno al quale gravitano circa 150mila abitanti, ci sono solo 4 ambulanze, tre delle quali Lamezia, Falerna e Maida senza medico. L’unica ambulanza medicalizzata, che è a Soveria Mannelli, domenica scorsa era intervenuta per un altro codice rosso a 40 chilometri di distanza. (Ansa)

Nave cargo urta pilone, crolla il ponte di Baltimora. Disperse alcune persone

Il Francis Scott Key Bridge di Baltimora, uno dei ponti più lunghi, iconici e importanti d’America, nello Stato del Maryland, sulla baia che ha regalato l’inno al Paese, è crollato come un castello di carte in 20 secondi dopo che uno dei suoi piloni centrali è stato urtato da una gigantesca nave porta container, in probabile avaria mentre usciva dal porto.

Immagini riprese in un video shock da una telecamera fissa di sorveglianza e che hanno fatto il giro del mondo, mostrano l’elegante struttura bianca in acciaio afflosciarsi e collassare sopra il cargo e la sua montagna di contenitori colorati.

Per ora il bilancio provvisorio parla di 6 dispersi. Ma secondo l’azienda edile per cui lavoravano “probabilmente sono morti”. Data la profondità e la temperature dell’acqua nonché l’altezza dalla quale si sono schiantati, ci sarebbero poche speranze.

Al momento dell’incidente una ventina di operai stavano riparando il manto stradale del ponte, ma ci sono anche almeno sette veicoli, incluso un camion, caduti per 60 metri nel sottostante fiume Patapsco. Due persone sono state tratte in salvo, di cui una in gravi condizioni.

Fortunatamente era l’una e mezza di notte, altrimenti si sarebbe rischiata una tragedia ben peggiore, considerando che ogni giorni vi transitano oltre 30 mila veicoli. Le ricerche, che coinvolgono battelli ed elicotteri, sono in una disperata corsa contro il tempo, ostacolata dalle forti correnti. Un’altra fonte di preoccupazione è la temperatura dell’acqua, intorno ai 3 gradi, col rischio di ipotermia per gli eventuali sopravvissuti. Nessun ferito invece tra le 22 persone dell’equipaggio tutto indiano del cargo Dali che ha colpito il ponte.

Il video dell’urto della nave e del crollo istantaneo del ponte

Nonostante alle indagini partecipi l’Fbi, le autorità hanno escluso l’ipotesi di un attentato terroristico. “Dai primi accertamenti risulta un terribile incidente, non ci sono indicazioni di atti intenzionali”, ha confermato Joe Biden parlando in diretta tv dalla Casa Bianca dopo aver ordinato di mettere a disposizione tutte le risorse federali per fronteggiare la risposta all’emergenza, dalle ricerche alla rapida riattivazione del porto. Il presidente ha promesso anche una visita al più presto e che il governo coprirà tutti i costi della ricostruzione. Tra danni diretti e indiretti si stimano diversi miliardi di dollari. Il traffico automobilistico è già in tilt e il porto, uno dei principali del Paese, si è fermato.

Si indaga intanto sulle possibili cause dell’incidente. La nave Dali, guidata da piloti locali, sembra aver perso energia ed essere andata fuori rotta subito prima dell’impatto. Aveva lanciato anche un sos e gettato l’ancora a mare, ma forse viaggiava troppo veloce per cambiare direzione. “Un problema di alimentazione”, hanno riferito le autorità del Maryland. Nelle immagini si vede anche il mercantile emettere una colonna di fumo scuro prima dell’urto. La perdita di corrente sembra essere avvenuta all’1.24 ora locale per circa 60 secondi. Un minuto dopo la nave sprigiona fumo nero. Le luci si spengono di nuovo per una seconda volta due minuti prima della collisione. La Dali ha urtato il ponte all’1.28, mezz’ora circa dopo aver lasciato il porto di Baltimora, e il ponte è crollato quattro secondi dopo.

Il cargo, con la bandiera di Singapore e diretto in Sri Lanka, è di proprietà della Grace Ocean Pte Ltd., mentre il Synergy Marine Group è il gestore, che a sua volta l’aveva affittato dal colosso delle spedizioni danesi Maersk. La nave era già stata coinvolta in un incidente nel 2016 ad Anversa, in Belgio, dove la prua urtò il lato della banchina mentre lasciava il porto, danneggiando in modo significativo diversi metri dello scafo. La colpa fu attribuita al comandante ma l’incidente non provocò feriti o vittime.

Il ponte invece aveva superato l’anno scorso un controllo di sicurezza del dipartimento dei trasporti americano con risultati “soddisfacenti”. Purtroppo la sua struttura a campate con elementi tutti interconnessi tra loro non ha resistito al violento impatto. Considerato un capolavoro di ingegneria, lungo 2,5 km con quattro corsie per direzione, venne inaugurato nel 1977 diventando uno degli snodi principali del traffico lungo la East Coast. Fu intitolato al poeta Francis Scott Key, che nel settembre 1814 – vicino a quello che divenne il sito del ponte – fu testimone del bombardamento di Fort McHenry da parte delle navi britanniche nella battaglia di Baltimora e ne trasse ispirazione per la poesia poi ribattezzata ‘The Star-Spangled Banner’, dal 1931 inno nazionale.

Strage a Mosca, arrestato l’ottavo uomo. Ha fittato la casa al commando

Il tribunale Basmanny di Mosca ha convalidato l’arresto dell’ottavo imputato sospettato di essere coinvolto, esternamente, nell’attacco terroristico al teatro Crocus della capitale. Si tratta di Alisher Kasimov (in foto). Lo riferisce Ria Novosti.

Kasimov è un cittadino russo, originario del Kirghizistan. Lui, imprenditore individuale, gestiva un bar dove lavorava. Vive vicino a Krasnogorsk nel villaggio di Putilkovo.
Quando gli è stato chiesto se avesse capito i capi d’accusa, Kasimov ha dichiarato di aver semplicemente affittato l’appartamento tramite un altro e di non sapere che stava dando rifugio a futuri terroristi.

Lunedì notte, il tribunale Basmanny di Mosca ha arrestato i presunti autori materiali dell’attacco terroristico, Dalerjon Mirzoev, Saidakrami Rachabalizoda, Shamsidin Fariduni e Muhammadsobir Fayzov.

Tutti loro sono stati accusati di aver commesso l’attacco terroristico alla sala concerti in cui sono morte circa 140 persone. Sempre lunedì il giudice aveva convalidato l’arresto di altre tre persone, padre e due figli, Isroil Islomov e Dilovar e Aminchon Islomov. Questi ultimi avrebbero venduto l’auto ai terroristi e avrebbero coperto l’arrivo e la fuga ai terroristi.  Sono state arrestate un totale di 11 persone.

‘Ndrangheta, 11 arresti per traffico di droga, tra cui imputato per l’omicidio Chindamo

Undici persone sono state arrestate dai carabinieri di Vibo Valentia con l’accusa di associazione finalizzata al trasporto, detenzione, vendita e cessione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, eroina, marijuana e hashish, nonché in ordine alla commissione di condotte di acquisto e cessione di sostanza stupefacente.

L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Catanzaro, è la prosecuzione dell’operazione “Maestrale-Carthago” e ha consentito di delineare il coinvolgimento, nell’associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, di elementi di vertice delle articolazioni di ‘ndrangheta dei Locali di Mileto e Zungri, nonché i canali di approvvigionamento degli stupefacenti, con rotte provenienti anche dall’estero, in particolare, dall’Albania, nonché i canali di rivendita anche fuori dalla regione Calabria, quali quelli diretti verso la Sicilia.

Uno dei destinatari di misura cautelare è Salvatore Ascone, alias “Pinnularo”, già accusato di concorso nell’omicidio di Maria Chindamo, l’imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello scomparsa la mattina del 6 maggio 2016 davanti alla sua azienda a Limbadi ed il cui corpo sarebbe stato dato in pasto ai maiali e i resti triturati con un trattore. L’uomo è attualmente imputato davanti ai giudici della Corte d’assise di Catanzaro per la morte della Chindamo.

Omicidio Maria Chindamo, arrestato Salvatore Ascone
Salvatore Ascone

Nell’inchiesta sulla droga, Ascone è accusato di avere svolto il triplice ruolo di finanziatore, promotore e organizzatore delle presunte attività illecite, ma non quello di partecipe del sodalizio, gestendo una specifica articolazione del gruppo che si occupava della fornitura dello stupefacente, vantando canali autonomi di approvvigionamento.

L’uomo avrebbe rifornito stabilmente il sodalizio di ingenti quantitativi di droga, avvalendosi per tale attività dell’opera di intermediazione del figlio Rocco, del loro operaio Gheorge Laurentiu Nicolae e del pentito Emanuele Mancuso il quale, a sua volta, in qualità di partecipe della specifica articolazione del gruppo, avrebbe fatto da intermediatore tra Giuseppe Antonio Accorinti, boss di Zungri, Michele Galati, ritenuto a capo della Locale di ‘ndrangheta di Mileto e lo stesso Ascone.

Oltre a Salvatore Ascone sono indagati il figlio Rocco, che secondo il gip svolgeva unicamente attività esecutiva delle direttive fornitegli dal padre, e Laurentiu Gheorghe Nicolae, il quale agiva alle dirette dipendenze del datore di lavoro anche per la cura degli animali.

Entrambi i nomi emergono anche nell’inchiesta per l’omicidio di Maria Chindamo ma l’azione penale è stata esercitata solo per Salvatore Ascone, i cui terreni hanno l’ingresso di fronte a quello dell’azienda della donna, luogo in cui quest’ultima è stata sequestrata. Le telecamere poste proprio di fronte, nella proprietà dell’imputato, non hanno ripreso alcunché per via di un guasto che, secondo la Dda, è stato provocato poche ore prima proprio per nascondere i rapitori e assassini della 44enne.

Putin: “L’attacco a Mosca commesso da islamici radicali. Indaghiamo sui mandanti”

L’attentato alla sala concerti Crocus di Mosca “è stato compiuto da islamici radicali, ma ora siamo interessati ai mandanti, alla mente, a chi ha giovato il sanguinoso attacco”. Lo ha detto il presidente della Federazione russa Vladimir Putin in una riunione sulle misure adottate dopo l’attacco terroristico al Crocus City Hall.

“Sappiamo che il crimine è stato commesso per mano di islamici radicali, la cui ideologia lo stesso mondo islamico combatte da secoli. A noi interessa chi è il mandante”, ha sottolineato Putin citato dai media russi che seguono il discorso del presidente.

Secondo il leader russo, ora gli Stati Uniti, attraverso vari canali, stanno cercando di convincere tutti che in questo crimine non vi è alcuna traccia ucraina e che dietro c’è l’Isis. Putin ha aggiunto che è necessario dare risposte a molte domande, in particolare se gli islamici hanno davvero deciso di colpire la Russia e chi potrebbe trarre vantaggio da questo “atto di intimidazione”.

L’importante è trovare la mente dietro l’attacco terroristico del 22 marzo, ha detto Putin. “L’orrendo crimine commesso nella capitale della Russia è un atto di intimidazione… e sorge subito la domanda: a chi giova?”, ha detto il presidente russo durante un incontro sulle misure adottate in seguito all’attacco terroristico. “Questa atrocità non può che essere un elemento di tutta una serie di tentativi da parte di coloro che combattono il nostro Paese dal 2014 per mano del regime neonazista di Kiev”.

Coloro che hanno attaccato la sala concerti del Crocus City Hall avevano cercato di fuggire in Ucraina, dove, secondo le indagini, era stato preparato un “varco” per attraversare il confine, aveva detto in precedenza Putin.
“Naturalmente dobbiamo anche rispondere alla domanda sul perché i terroristi hanno cercato di partire per l’Ucraina dopo aver commesso il crimine e chi li aspettava lì”, ha sottolineato Putin.

“Coloro che hanno pianificato questo attacco terroristico speravano di seminare panico e discordia nella nostra società, ma hanno incontrato unità e determinazione nel resistere a questo male”, ha detto Putin esprimendo condoglianze ai parenti delle vittime e sostegno ai feriti, ringraziando tutti coloro che hanno aiutato le vittime. Secondo il capo del Cremlino, “i russi hanno dato un esempio di vera solidarietà, coesione e sostegno reciproco”.

Dunque la conclusione di Putin è che gli autori sono elementi legati all’estremismo islamico. C’è tuttavia un fattore che non quadra: i terroristi islamici non prendono soldi come i mercenari, come è emerso dall’inchiesta su un attentatore che ha ammesso di avere fatto il massacro al Crocus per 5mila dollari (pagati da chi?).

L’Isis nei suoi crimini ha sempre agito per credo religioso contro il cosiddetto occidente civilizzato, mai e poi mai per soldi. Per dire che gli arrestati sospettati di aver commesso l’atroce strage erano sì paramilitari, per il modus operandi mostrato del sanguinoso attentato, ma pare più mossi da “trenta denari” che non dalla convinzione religiosa. Anche i cosiddetti lupi solitari agiscono per fede e non per quattrini. Quindi, cui prodest? Chi ha pagato questi criminali straccioni?

Strage a Mosca, commissaria diritti umani: “Trovare le menti dell’attentato”

“È molto importante che l’intera comunità mondiale si unisca oggi per trovare le menti e ritenerle pienamente responsabili” dell’attentato terroristico al teatro Crocus City Hall di Mosca. Lo ha detto la commissaria russa per i diritti umani Tatyana Moskalkova a margine di una visita improvvisata sul luogo dell’attacco. Lo riporta la Tass.

Il difensore civico ha anche espresso le sue condoglianze alle famiglie e ai cari delle vittime e ha augurato una pronta guarigione a coloro che sono stati colpiti da questo “mostruoso e sanguinoso attacco terroristico”.

“Naturalmente, il cuore è pieno non solo di dolore ma anche di odio verso coloro che hanno potuto commettere questo atto mostruoso”, ha detto Moskalkova.

Intanto, secondo il comitato investigativo russo, il bilancio attuale delle vittime è di 137, ma potrebbe ancora aumentare. Il Ministero della Sanità della regione di Mosca ha affermato che 182 persone sono rimaste ferite.

Undici persone sospettate di essere coinvolte nell’attacco terroristico sono state arrestate, tra cui i quattro presunti autori che sono stati presi nella regione di Bryansk, a sud-ovest di Mosca, mentre tentavano di cercare rifugio attraversando il vicino confine ucraino.

Il presidente Vladimir Putin ha dichiarato in un discorso televisivo che, secondo le prime informazioni, la parte ucraina ha preparato “una finestra” sul confine appositamente per consentire ai terroristi di attraversare inosservati. Il presidente ha promesso di “identificare e punire tutti coloro che si celano dietro l’attacco alla sala concerti” di Crocus.

Risoluzione Onu per un cessate il fuoco a Gaza. 14 voti a favore. Gli Usa astenuti

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato oggi una risoluzione che chiede un cessate il fuoco immediato a Gaza durante il mese sacro del Ramadan e l’urgente necessità di espandere il flusso di aiuti a Gaza. Lo riportano i media arabi.

La bozza ribadisce inoltre la richiesta di eliminare tutte le barriere con Gaza per la fornitura di assistenza umanitaria su larga scala, in linea con il diritto umanitario internazionale e con le risoluzioni 2712 (2023) e 2720 (2023).

“L’emendamento verbale russo non è passato per mancanza di voti. Ma nel voto sostanziale i favorevoli sono stati 14, mentre gli Stati Uniti si sono astenuti. La risoluzione quindi è passata”.

Reagendo subito dopo il voto, il segretario generale António Guterres ha affermato su X che la risoluzione tanto attesa deve essere attuata; l’incapacità del Consiglio di farlo “sarebbe imperdonabile”.

“Il disaccordo in seno al Consiglio ha visto diverse serie di bozze annullate da uno o più dei suoi cinque membri permanenti con diritto di veto (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti) da quando è iniziata l’aggressione israeliana il 7 ottobre 2023”, si legge su Wafa.

“Dall’inizio della brutale aggressione israeliana alla Striscia di Gaza, gli Stati Uniti hanno posto il veto a tre risoluzioni che chiedevano un cessate il fuoco a Gaza”.

Venerdì scorso, Russia e Cina hanno usato il loro potere di veto nel Consiglio di Sicurezza per respingere un progetto di risoluzione statunitense su Gaza che non includeva alcuna richiesta diretta di cessate il fuoco, ma si riferiva piuttosto al sostegno degli sforzi internazionali in corso per garantire un cessate il fuoco.

“Le forze di occupazione hanno continuato la loro aggressione sulla Striscia di Gaza via terra, mare e aria dal 7 ottobre, che finora ha provocato l’uccisione di 32.333 civili, per lo più bambini e donne, e il ferimento di altri 74.694, oltre a migliaia di dispersi sotto le macerie”.

“L’ambasciatore algerino Amar Benjama, rivolgendosi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha affermato che il progetto porrà fine ai massacri israeliani che vanno avanti da cinque mesi”.

“Il bagno di sangue è durato troppo a lungo”, ha detto. “Finalmente il Consiglio di Sicurezza sta finalmente rispondendo agli appelli della comunità internazionale e del Segretario Generale”.

Autorità palestinese accoglie con soddisfazione risoluzione Onu
“La Presidenza palestinese ha accolto con favore l’approvazione di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza che porti a un cessate il fuoco permanente e sostenibile. La presidenza ne ha chiesto l’immediata attuazione per preservare la vita di civili innocenti. Lo riporta l’agenzia di stampa Wafa.

Strage a Mosca, arrestati padre e figli ritenuti complici del commando

Il tribunale distrettuale di Basmannj di Mosca ha convalidato l’arresto di altre tre persone ritenute coinvolte a vario titolo nella strage alla sala concerti Crocus di Mosca.

I tre indagati, che non sono accusati di aver preso parte direttamente all’azione, sono Isroil Islomov e i suoi due figli: Aminchon e Dilovar. Dilovar Islomov è accusato di avere venduto agli attentatori l’auto con la quale sono arrivati alla sala concerti e con la quale sono poi fuggiti.

Secondo il Comitato investigativo, Dilovar e il fratello Aminchon sarebbero stati coinvolti nelle attività del gruppo da uno degli accusati di essere gli autori materiali dell’attacco, Shamsidin Fariduni.

In precedenza Fariduni era già comparso in aula insieme agli altri tre accusati di avere partecipato all’azione: Muhammadsoobir Faizov, Mirzoev Dalerdzhon e Saidakrami Murodali Rachabalizoda. Gli ultimi due si sono dichiarati colpevoli e per tutti e quattro è stato confermato l’arresto. La corte ha deciso per tutti un periodo di custodia in carcere fino al 22 maggio, trascorso il quale ci sarà il processo.

Secondo quanto riportano dai media russi, gli Islomov sono nati a Dushanbe, capitale del Tagikistan. I fratelli Aminchon e Dilovar Islomov sono cittadini russi, mentre il padre è cittadino tagiki. Dilovar Islomov è sposato con un figlio e ha lavorato come tassista. Aminchon Islomov ha sette figli nati da due mogli. Il padre Isroil Islomov risiede invece a Tver. Sono ancora sconosciuti i motivi della strage. Uno dei quattro presunti autori aveva riferito ai servizi di sicurezza di essere stato assoldato per 500mila rubli (5.400 dollari).

Il commendo, dopo la strage si era coperto la fuga appiccando un vasto incendio nell’edificio del Crocus City Hall. I quattro sono usciti dal teatro mescolandosi tra la folla terrorizzata. Poi sono saliti a bordo di una Renault Olympia bianca e stavano viaggiando in direzione Kiev quando sono stati bloccati dopo un lungo inseguimento a pochi km dal confine con l’Ucraina.

Sfrutta e umilia un disabile, in manette un 35enne

Avrebbe messo in atto angherie, umiliazioni e soprusi nei confronti di giovane invalido di nazionalità bulgara approfittando della sua condizione di fragilità.

Un trentacinquenne è stato arrestato dai carabinieri a Cariati, in provincia di Cosenza, con l’accusa di violazione di domicilio, sequestro di persona, estorsioni aggravate, lesioni personali e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Le indagini, condotte con il coordinamento della Procura di Castrovillari, sono scattate in febbraio quando il giovane bulgaro si è rifiutato di sottostare all’ennesima richiesta di acquisto delle sigarette effettuatagli da un minorenne a favore del padre di quest’ultimo.

A pochi giorni da quell’episodio, il disabile è stato svegliato nel cuore della notte e costretto, contro la propria volontà, a rimanere chiuso in casa oltre che ad assecondare le intimazioni del trentacinquenne che, oltre a picchiarlo, segregarlo e ferirlo, avrebbe continuato a pretendere da lui l’acquisto di alcolici e altri generi di consumo.

Nei giorni seguenti, la vittima delle vessazioni è stata costretta anche a svolgere una serie di pesanti lavori di manutenzione e giardinaggio, che non contemplavano alcun periodo di riposo. Lavori estenuanti che dovevano essere proseguiti sia di giorno che di notte, senza possibilità di riposo e che non potevano essere sopportati a lungo da un fisico fragile come quello del cittadino straniero. Per questa ragione, allo stremo delle forze, l’uomo è crollato a terra in un esercizio commerciale dove era stato mandato per effettuare degli acquisti per il suo aguzzino.

L’episodio ha spinto alcuni avventori del locale che sono giunti in suo soccorso a richiedere l’intervento dei carabinieri che hanno verificato la presenza di alcune ferite inferte sul suo corpo con uno strumento da taglio decidendo di approfondire la vicenda e scoprendo la situazione vissuta dal cittadino bulgaro.

Discariche abusive, sequestri e denunce in Calabria

Discariche abusive di rifiuti speciali pericolosi, fabbricati industriali, un’autocarrozzeria e impianti di lavaggio tutti del valore complessivo di circa 4 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme e dai militari del Nucleo operativo di Polizia ambientale della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia nel corso di un’operazione di di servizio in materia di polizia ambientale.

In particolare nel corso di specifica attività finalizzata al controllo e monitoraggio dell’ambiente e dei fenomeni inquinanti, svolta sotto la direzione e il coordinamento della Procura di Lamezia Terme, sono state individuate e sottoposte a controllo diverse aziende operanti nell’hinterland lametino specializzate nella demolizione autoveicoli e commercio di pezzi di ricambi usati di veicoli a motore, nelle riparazioni meccaniche e di carrozzerie di autoveicoli e nel lavaggio di veicoli commerciali.

Le verifiche, eseguite con l’ausilio del personale tecnico dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente della Regione Calabria (Arpacal), hanno consentito di accertare un’illecita gestione di rifiuti pericolosi creata ad hoc per incrementare i profitti attraverso il contenimento fraudolento dei costi di smaltimento e realizzando delle vere proprie discariche abusive a cielo aperto dove sono state abbandonate enormi quantità di rifiuti speciali pericolosi, con compromissione delle matrici ambientali suolo ed acqua e costituendo un potenziale pericolo per la salute pubblica.

I rifiuti miscelati tra loro e depositati senza alcuna protezione sono risultati esposti agli agenti atmosferici, con la conseguenza che il percolato prodotto dal dilavamento è stato assorbito direttamente dal terreno inquinando le falde acquifere presenti.

Le indagini hanno consentito di accertare la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico degli amministratori delle società ed imprese individuali controllate, per reati ambientale e violazioni alla normativa urbanistica. Inoltre, durante i controlli, sono stati scoperti diversi lavoratori impiegati in nero e violazioni di natura previdenziale e fiscale.

Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati un impianto di lavaggio, un capannone industriale, un’autocarrozzeria abusiva e di tre aree adibite a discariche abusive della superficie complessiva di oltre 12 mila metri quadri.

Picchiano e rapinano un uomo a Crotone, fermati due egiziani

In quattro avrebbero aggredito in piena notte e a scopo di rapina un ventottenne che stava rientrando a casa scaraventandolo a terra e colpendolo a calci e pugni sotto la minaccia di un coltello per rubargli una borsa contenente effetti personali, la somma di 3.500 euro in contanti e due telefoni cellulari.

Due cittadini egiziani di 19 e 22 anni sono stati sottoposti a fermo a Crotone con l’accusa di concorso in rapina e lesioni personali. La vittima della rapina dopo essersi ripreso ha chiamato la Sala Operativa della Questura fornendo una descrizione dei malviventi per cui gli agenti delle volanti si sono posti alla loro ricerca e, dopo avere perlustrato il territorio comunale, hanno rintracciato due dei quattro presunti rapinatori.

I due, trovati in possesso di parte della refurtiva, sono stati riconosciuti dal ventottenne che nel frattempo era stato medicato nel pronto soccorso dell’ospedale cittadino. Dagli accertamenti effettuati dalla Polizia Scientifica e dall’Ufficio Immigrazione, uno dei due egiziani fermati è risultato presente irregolarmente sul territorio nazionale, mentre l’altro ha presentato la richiesta d’asilo ed è in attesa dell’esame della domanda da parte della competente Commissione territoriale.

Incidente sulla SS107, morta anche un’altra donna. Quattro le vittime

Salgono a quattro le vittime dell’incidente stradale avvenuto lo scorso 25 febbraio alle porte di Crotone. E’ deceduta stamani nell’ospedale di Catanzaro, Teresa Greco, 59 anni, di Rocca di Neto, la donna rimasta ferita nell’impatto tra due vetture che aveva provocato il decesso sul colpo di due giovani crotonesi, Piero Riolo e Lorenza Aloisio, e dopo quasi un mese – il 21 marzo scorso – anche di Alba Corigliano, 31 anni di Rocca di Neto, figlia della donna ricoverata assieme alla madre in gravissime condizioni dal 25 febbraio nell’ospedale ‘Pugliese-Ciaccio’ di Catanzaro.

La cinquantatreenne e la figlia viaggiavano a bordo di una Volkswagen Golf che, per cause in corso di accertamento, si era scontrata con una Fiat Grande Punto a bordo della quale si trovavano Piero Riolo e Lorenza Aloisio, due ballerini di danza caraibica che stavano tornando a Crotone da una gara svolta nel cosentino.

Lo scontro era avvenuto in località Brasimato nel territorio del Comune di Crotone poco dopo le 17 di domenica 25 febbraio. Anche Alba Corigliano e la madre Teresa Greco stavano facendo rientro a Rocca di Neto dove vivevano.

A causa dello scontro le due donne erano rimaste bloccate nell’auto ed erano state estratte dalle lamiere dai vigili del fuoco. Le loro condizioni erano apparse subito gravissime e ,dopo essere state stabilizzate all’ospedale di Crotone, erano state ricoverate in terapia intensiva al ‘Pugliese-Ciaccio’ di Catanzaro dove non hanno mai ripreso conoscenza. (ansa)

Strage a Mosca, convalidato l’arresto dei 4 presunti terroristi. Sono tutti stranieri

Il tribunale Basmanny di Mosca ha convalidato l’arresto dei quattro presunti terroristi fermati venerdì notte mentre erano in fuga da Mosca verso l’Ucraina. Sono considerati gli autori del sanguinoso attentato al teatro Crocus della capitale russa costato la vita finora a 137 persone.

La corte ha arrestato tutti e quattro gli imputati: Dalerdzhon Mirzoyev, Saidakrami Rachabalizodu, Shamsidin Fariduni e Muhammadsobir Fayzov.

L’arresto dei primi tre è stato convalidato subito dal tribunale moscovita, Fayzov si è presentato dopo e come gli altri avrebbe confessato di essere coautore della strage. L’udienza in tribunale si è svolta a porte chiuse. Secondo le indagini, Fayzov stava filmando l’attacco alla sala da concerto.

Fayzov ha assistito all’udienza in barella e aveva difficoltà a parlare. Considerate queste circostanze, la difesa ha chiesto una misura restrittiva alternativa al carcere ma sarebbe stata respinta dal giudice. Il gruppo – trattenuto in custodia fino al 22 maggio 2024 – ad esito del processo rischia l’ergastolo.

Il commando – preso dopo qualche ora dal massacro – è stato bloccato dopo un lungo inseguimento nella regione di Bryansk, non lontano dal confine con l’Ucraina, su un’arteria in direzione Kiev. Erano su una Renault Olympic bianca, la stessa su cui erano stati immortalati subito dopo la fuga dalla sala concerti che l’avevano incendiato per coprirsi la fuga.

Allo stesso tempo erano state arrestate altre sette persone ritenute coinvolte nella strage. Il servizio segreto russo dell’Fsb ha affermato che i quattro fuggitivi “avevano un varco aperto in Ucraina dove avevano contatti ad attenderli”. “Avevano passaporti tagiki”, sebbene le autorità del Tagikistan hanno smentito il coinvolgimento di suoi cittadini dell’attacco.

Mirzoev ha 32 anni, in Russia era temporaneamente registrato a Novosibirsk, ma il documento è già scaduto. In tribunale si è avvalso dei servizi di un interprete, riferisce RT.

Rachabalizoda, nato nel 1994, ha detto alla corte di non ricordare in quale località russa era registrato. Fariduni è nato nel 1998, è stato registrato in Russia a Krasnogorsk, ha lavorato in una fabbrica di parquet a Podolsk. Ha usato la lingua russa in tribunale.

Faizov è nato in Tagikistan nel 2004. Mentre era in Russia, ha lavorato per qualche tempo come parrucchiere a Ivanovo. Aveva bisogno di un traduttore per comunicare con il giudice.

Secondo Ria Novosti, Mirzoev e Rachabalizoda hanno ammesso la loro colpevolezza in tribunale. Come chiarisce la Tass, Mirzoev e Rachabalizoda hanno dichiarato di essere cittadini del Tagikistan. In precedenza, il ministero degli Interni russo ha osservato che tutti e quattro gli arrestati nel caso dell’attacco terroristico a Crocus sono cittadini stranieri.

Mosca: “Qualsiasi cosa dicono gli Usa per scagionare Kiev è considerata una prova”

“Qualsiasi dichiarazione delle autorità americane volta a giustificare e scagionare Kiev fino alla conclusione delle indagini sull’attacco terroristico al Crocus City Hall di Mosca dovrebbe essere considerata come una prova”. Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata dai media russi.

“Nel corso dei decenni, le élite politiche degli Stati Uniti hanno imparato come distogliere abilmente l’attenzione dai crimini di alto profilo e da ogni sorta di messa in scena. Pertanto, fino a quando non saranno completate le indagini sull’attacco terroristico al Crocus City Hall, qualsiasi frase di Washington volta a giustificare e scagionare Kiev dovrebbe essere considerata una prova”, ha scritto la diplomatica sul suo canale Telegram.

Zakharova ha osservato che il finanziamento delle “attività terroristiche del gruppo criminale organizzato di Kiev da parte dei democratici liberali americani e la partecipazione ai piani di corruzione della famiglia Biden vanno avanti da molti anni”.

Il diplomatico ha anche aggiunto che gli Stati Uniti si sono affrettati a dichiarare il non coinvolgimento dell’Ucraina nell’attacco terroristico.

“La portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Adrienne Watson, afferma che ‘l’Ucraina non è coinvolta nell’attacco’ terroristico di Krasnogorsk, la colpa è dello Stato islamico. Vorrei che avessero potuto farlo così rapidamente con l’assassinio del loro presidente John Kennedy. Ma no, per più di 60 anni non sono riusciti a scoprire chi lo ha ucciso. O è stato anche l’Isis?” ha scritto Zakharova. Il diplomatico ha parlato anche delle indagini sulle esplosioni del Nord Stream.

“Secondo gli Stati Uniti (e il New York Times ha citato commenti di funzionari), gli ucraini erano coinvolti nell’attacco terroristico al gasdotto. Ma poi le autorità americane sono scese in terra. E stanno ancora frugando nei fondali in cerca di qualcosa, sia per Kiev che per i sommozzatori dello stato islamico. Da Washington non è arrivata nemmeno una parola per chiedere alla Danimarca e alla Svezia di non smettere di cercare i colpevoli, mentre la proposta della Russia di un’indagine sotto l’egida dell’ONU è stata bloccata dagli anglosassoni nel Consiglio di Sicurezza”, ha detto il diplomatico.

Tricolore russo sull’edificio più alto del mondo: “Gli Emirati Arabi sostengono la Russia”

Il grattacielo Burj Khalifa di Dubai è stato illuminato con i colori della bandiera russa in omaggio alle vittime dell’attacco terroristico al Crocus City Hall. Lo riporta la TASS.

Sulla facciata dell’edificio più alto del mondo (828 metri e 163 piani) è apparsa la scritta “Gli Emirati Arabi Uniti sostengono la Russia”, in arabo e in inglese. L’iniziativa organizzata dalle autorità di Dubai e dalla società di sviluppo Emaar è durata diversi minuti.

Anche gli edifici dell’Università Khalifa, della compagnia petrolifera Adnoc, della società espositiva Adnec e altri sono stati illuminati con i colori della bandiera russa, ha riferito l’agenzia di stampa Wam.

“Questa iniziativa di solidarietà conferma l’opposizione categorica degli Emirati Arabi Uniti a tutte le forme di violenza e terrorismo, che mirano alla destabilizzazione e sono incompatibili con il diritto internazionale. Evidenzia inoltre che i leader e la popolazione degli Emirati Arabi Uniti sostengono la Russia e il suo popolo nella lotta contro gli attacchi terroristici”.

Strage al teatro di Mosca, 137 le vittime, tra cui tre bambini. Feriti in 180

Il bilancio delle vittime dell’attacco terroristico al locale di musica Crocus City Hall di Mosca è salito a 137. Lo ha riferito alla Tass il comitato investigativo russo.

“L’identificazione dei morti continua. Finora sono stati ritrovati ben 137 corpi. Tre di loro sono bambini. L’indagine continua. Finora sono stati identificati sessantadue corpi”, si legge.

Gli investigatori precisano inoltre che “nel corso della perizia sul luogo dell’attentato non sono stati rinvenuti corpi decapitati o altre tracce di cadaveri colpiti con coltelli o con oggetti contundenti”.

Inoltre, “sul luogo della tragedia sono stati recuperati quattro equipaggiamenti da combattimento, più di 500 cartucce, 28 caricatori e due kalashnikov appartenenti agli attentatori. Sono stati sequestrati una pistola Makarov e un caricatore del Kalashnikov”.

La sera del 22 marzo un attacco terroristico ha preso di mira il locale di musica Crocus City Hall nella città di Krasnogorsk, alla periferia di Mosca. Secondo gli ultimi dati il ​​bilancio delle vittime è di 137, ma potrebbe aumentare. Secondo il ministero della Sanità della Regione di Mosca, 180 persone sono rimaste ferite.

Sono stati arrestati undici sospetti coinvolti nell’attacco terroristico, tra cui quattro presunti sicari che cercavano di fuggire verso il confine ucraino. Il presidente Vladimir Putin ha dichiarato in un discorso televisivo che, secondo le prime informazioni, la parte ucraina stava preparando un “varco” nel confine affinché i terroristi potessero attraversarlo indisturbati. Il capo del Cremlino ha promesso di identificare e punire, oltre ai responsabili materiali, anche “tutti coloro che stanno dietro l’attacco”.

Strage al teatro di Mosca, cosa sappiamo finora, tra ombre e sospetti

Sono circa le 18 di venerdì 22 marzo, le 20 in Italia, quando il Crocus City Hall – grande centro commerciale e sala concerti alla periferia di Mosca -, è stracolmo di persone. Nel grande teatro all’interno vi è quasi il tutto esaurito, con migliaia di persone sedute in poltroncina in attesa di assistere al concerto dei Picnic, un gruppo rock molto seguito in Russia.

E’ circa a quell’ora che un commando di almeno quattro persone pesantemente armato fa irruzione all’interno del centro iniziando a sparare all’impazzata sulla folla con armi automatiche, tra Kalashnikov, fucili a pompa e pistole. A volto scoperto e muniti di giubbotto antiproiettile, hanno con loro un equipaggiamento militare, con decine e decine di caricatori agganciati sulla mimetica. L’obiettivo è compiere una carneficina contro il popolo russo, probabilmente ritenuto reo di aver votato in massa qualche giorno fa, per la quinta volta consecutiva, il suo leader riconosciuto Vladimir Putin.

I terroristi sparano a bruciapelo su donne, uomini e bambini. Contro chiunque si presenti alla loro vista. Nelle immagini che girano sui social si vedono scene raccapriccianti, con la gente che tenta di scappare e i terroristi che inseguono e falciano con i mitra. Un dettaglio non passa inosservato: in alcuni casi si vede la spietatezza della cellula che con sangue freddo dà il colpo di grazia agli sfortunati spettatori, già esanimi a terra.

Le sequenze dell’eccidio al teatro di Mosca

Al termine dell’eccidio, i killer buttano dappertutto delle molotov e bombe. L’edificio viene in breve tempo avvolto e distrutto dalle fiamme, e chi era riuscito a sfuggire ai proiettili sparati a casaccio è stato trovato morto per asfissia nei bagni o rannicchiato agonizzante in qualche angolo del grande edificio per via dei fumi tossici della combustione.

Sono professionisti, non c’è dubbio. Ben addestrati a livello militare: hanno armi pesanti, la freddezza e la lucidità necessaria, e propria, di organi paramilitari. Potrebbero essere mercenari ingaggiati da entità straniere? Non sappiamo ancora.

Di certo c’è che per l’assalto è servita una forte copertura. Armi e munizionamento, comprese le bombe incendiarie, pare fossero state occultate in un nascondiglio in loco con largo anticipo dalla data dell’evento rock, band che si conosceva capace di radunare migliaia di persone. C’era di sicuro una base di complici che ha aiutato i quattro ad agire e a farla franca per qualche ora, a fuggire indisturbati mescolati alla folla terrorizzata in fuga dall’inferno.

Su canale Telegram ‘Readovka’ appaiono filmati scioccanti girati dagli stessi terroristi durante il massacro. Prima del loro arresto sono riusciti a “vantarsi” di aver ucciso persone indifese.

Sul canale è apparso un video terribile. Il gruppo di assassini deride senza pietà persone che sono già morte. Uno dei killer accoltella deliberatamente un uomo già senza vita.

Passano ore, dunque, e l’intelligence russa dell’Fsb con le forze speciali fermano nella notte undici persone. Si tratta dei quattro presunti esecutori e di sette soggetti ritenuti complici che avrebbero avuto un ruolo, forse esterno, nell’attacco.

Il commando viene bloccato dopo un lungo inseguimento nella regione di Bryansk, non lontano dal confine con l’Ucraina, su un’arteria in direzione Kiev. Erano su una Renault Olympic bianca, la stessa su cui erano stati immortalati venerdì sera, dove si vedono solo le due persone davanti, uno ben visibile con un berretto mentre il conducente si vede appena.

Le immagini sono sgranate, quindi non si notano altri dietro, ma ci sono. L’auto – che non si era fermata al posto di blocco -, durante l’inseguimento si è ribaltata ma ben prima, secondo notizie rilasciate dall’Fsb, i quattro si erano disfatti delle armi, trovate poi a bordo strada dalla polizia. Alla fine vengono prese e arrestate tre persone. Il quarto uomo era riuscito a fuggire attraverso il bosco ma è stato catturato nel giro di poco tempo. Le foto dei presunti autori girano sui canali Telegram. Gli 007 russi sono convinti che le persone arrestate “avevano contatti in Ucraina”, dove si stavano dirigendo. Al confine “gli era stato garantito un varco protetto”. Chi li avrebbe attesi lì è ancora tutto da scoprire.

Non è ancora nota la loro nazionalità. Gli investigatori affermano che tra i quattro fermati vi sarebbero alcuni che avevano passaporti del Tagikistan. Paese che nega tuttavia il coinvolgimento di suoi cittadini nell’attentato. Avevano documenti falsi? Non si sa.

Ieri sera gli Stati Uniti, a scena calda, quando cioè le fiamme stavano ancora divorando l’edificio e vi erano ancora morti e feriti all’interno, hanno affermato in fretta e furia che “l’Ucraina non c’entra nulla” con l’attentato, con i funzionari statunitensi che hanno lanciato per primi la pista dell’Isis, organizzazione che avrebbe rivendicato la strage ma al momento non vi sarebbero prove del coinvolgimento dello stato islamico, assente da molti anni da scenari criminali di questa portata.

L’attacco di Mosca – ricordiamo – è simile a quelli compiuti da Daesh (Bataclan a Parigi su tutti, ndr), ma in genere gli uomini dell’ex califfato non prendevano soldi da altri entità come i mercenari. Lo facevano per un credo religioso, non per qualche migliaio di dollari; non fuggivano come codardi ma spesso si uccidevano sul posto al grido di ‘Allahu Akbar’. Sono rarissimi i casi in cui davano fuoco alle strutture che assaltavano. Al massimo prendevano degli ostaggi che servivano per la loro propaganda religiosa radicale contro l’occidente cosiddetto civilizzato. Il modus operandi è dunque simile ma i dubbi restano, alla luce dei pochi elementi che abbiamo finora.

Dicevamo di una posizione, quella degli Usa, che ha insospettito i russi che non parlano esplicitamente di un presunto ruolo di Kiev, ma semplicemente lo ipotizzano come conclusione plausibile alla luce del sostegno e del ruolo assunto dall’occidente atlantista nella guerra in Ucraina nonché per le gravi tensioni e provocazioni che si registrano da due anni in qua. Nel discorso alla Nazione il presidente russo Vladimir Putin non accusa direttamente qualcuno, ma ha detto in sostanza che oltre ai presunti autori e complici già arrestati “saranno duramente puniti i mandanti”.

Il capo del Cremlino conosce bene gli ambienti dei servizi e dello spionaggio avendo fatto l’agente segreto del vecchio Kgb prima di diventare presidente della Federazione. Non ci vorrà dunque molto tempo per dare corpo e sembianze a sospetti e ombre che avvolgono la più grande strage avvenuta negli ultimi decenni in Russia e non solo.

Va comunque detto che un altro elemento che alimenta sospetti quanto imbarazzi è che lo scorso 7 marzo le ambasciate a Mosca di Usa e Regno Unito avevano lanciato un’allerta riguardo a possibili attentati terroristici a Mosca: “Evitate luoghi affollati per 48 ore” era il messaggio rivolto ai cittadini dei due paesi presenti nella capitale russa. Come facevano in anticipo? Questa sì che è roba da servizi segreti. Come pure l’Fsb, l’intelligence russa, che sapeva dell’allerta di Usa e Gb, ma ha probabilmente sottovalutato e minimizzato la minaccia.

Dino Granata

Strage a Mosca, presunto terrorista: “L’ho fatto per soldi”

Avrebbero compiuto un massacro per coche migliaia di dollari. E’ inquietante ciò che sta emergendo dalle indagini in Russia. Un uomo arrestato con l’accusa di essere coinvolto nel sanguinoso assalto al teatro di Mosca, ha detto che gli era stata promessa una ricompensa di 500.000 rubli (5.400 dollari). Lo riporta la Tass che cita un un video pubblicato sul canale Telegram della caporedattrice di RT Margarita Simonyan. La notizia è riportata anche da Ria Novosti ripresa poi da molti altri media.

“Ho ucciso delle persone al Crocus per soldi; mi avevano promesso circa 500.000 rubli”, avrebbe detto il presunto mercenario catturato insieme ad altri suoi compagni.

Uno dei presunti autori della strage ha aggiunto che metà del denaro era stato trasferito sulla sua carta, mentre gli era stato promesso che avrebbe ricevuto l’altra metà più “lavoro” finito. L’uomo avrebbe perso la carta mentre cercava di scappare dalle forze dell’ordine.

Nella notte le forze speciale hanno arrestato 11 persone (tra cui quattro presunti autori), sospettate di aver in qualche modo pianificato il massacro al teatro, o comunque di aver fornito agli esecutori una base logistica e garantito una via di fuga. I quattro presunti autori del massacro sono stati presi quasi al confine ucraino dopo un inseguimento rocambolesco mentre a bordo di una Renault bianca erano in marcia in direzione Kiev.

Sono in corso serrate indagini del servizio segreto russo dell’Fsb e delle autorità investigative per risalire ad altri eventuali complici. Le persone arrestate sono sotto torchio.

Uno dei presunti autori della strage a Mosca (Telegram)

Il presidente Putin in un discorso alla Nazione ha affermato che “staneremo e puniremo i mandanti”, facendo intendere chiaramente che dietro la carneficina ci sarebbero entità esterne alla Russia. Tutte le ipotesi investigative sono al vaglio degli inquirenti, dalla pista islamica, sempre più debole, fino al sospettato coinvolgimento dell’Ucraina che secondo molti funzionari russi sarebbe dietro il massacro nel grande teatro moscovita. Ipotesi questa che potrebbe portare ad una escalation nella regione.

Strage a Mosca, Putin: “Atto cinicamente pianificato, staneremo e puniremo i mandanti”

Il presidente russo Vladimir Putin è intervenuto, parlando alla Nazione, dopo il sanguinoso attentato di ieri pomeriggio al teatro di Mosca. Questo, ha detto, è stato “un atto terroristico sanguinoso e barbaro, un duro colpo alla Russia, al nostro popolo. Abbiamo catturato gli autori, ma staneremo e puniremo anche i mandanti”.

“Per quanto riguarda l’indagine su questo crimine e i risultati delle azioni di ricerca operativa, attualmente possiamo dire quanto segue”, ha detto nel discorso alla Nazione citato da Ria Novosti.

“Tutti e quattro gli autori diretti dell’attacco terroristico, tutti coloro che hanno sparato e ucciso persone, sono stati trovati e arrestati. Hanno cercato di nascondersi e si sono diretti verso l’Ucraina, dove, secondo i dati preliminari, sul lato ucraino è stata preparata una finestra per attraversare il confine di stato. Sono state arrestate in totale 11 persone. Il Servizio di sicurezza federale russo e altre forze dell’ordine stanno lavorando per identificare e scoprire l’intera base complice dei terroristi: coloro che hanno fornito loro il trasporto, hanno delineato le vie di fuga dalla scena del crimine, hanno preparato depositi, depositi di armi e munizioni.

Ribadisco: gli organi investigativi e le forze dell’ordine faranno di tutto per stabilire tutti i dettagli del delitto. Ma è già evidente che ci troviamo di fronte non solo ad un attacco terroristico attentamente e cinicamente pianificato, ma anche ad uno sterminio di massa preparato e organizzato contro persone pacifiche e indifese. I criminali hanno deciso con calma e determinazione di uccidere, di sparare a bruciapelo sui nostri cittadini, sui nostri figli. Proprio come un tempo i nazisti compivano massacri nei territori occupati, così decisero di inscenare un’esecuzione eclatante, un sanguinoso atto di intimidazione.

Tutti gli autori, gli organizzatori e mandanti di questo crimine subiranno una punizione giusta e inevitabile. Chiunque siano, chiunque li guidi. Ripeto: identificheremo e puniremo tutti coloro che stanno dietro i terroristi, che hanno preparato questa atrocità, questo attacco alla Russia, al nostro popolo.

Sappiamo qual è la minaccia del terrorismo. Qui contiamo sull’interazione con tutti gli Stati che condividono sinceramente il nostro dolore e sono pronti a unire effettivamente le forze nella lotta contro un nemico comune, il terrorismo internazionale, con tutte le sue manifestazioni.

I terroristi, gli assassini e gli esseri non umani che non hanno e non possono avere una nazionalità devono affrontare un destino poco invidiabile: la punizione e l’oblio. Non avranno futuro. Il nostro dovere comune adesso, i nostri compagni al fronte, tutti i cittadini del paese è quello di stare insieme in un’unica formazione.

Credo che sarà così, perché niente e nessuno potrà scuotere la nostra unità e volontà, la nostra determinazione e coraggio, la forza del popolo russo unito. Nessuno potrà seminare semi velenosi di discordia, panico e discordia nella nostra società multietnica. La Russia ha ripetutamente attraversato prove difficili, a volte insopportabili, ma è diventata ancora più forte. Sarà così anche adesso”.

Putin aveva esordito affermando di sostenere superstiti e famiglie delle vittime. “A Mosca e nella regione di Mosca, in tutte le regioni del Paese, sono state introdotte ulteriori misure antiterrorismo e antisabotaggio. La cosa più importante ora è impedire che coloro che sono dietro questo bagno di sangue commettano un nuovo crimine”.

Spara alla nuora ferendola gravemente, arrestato

Ha sparato due colpi di pistola contro la nuora ferendola al torace ed alla gamba destra. E’ accaduto a Gioia Tauro.

La donna è ricoverata nell’ospedale di Reggio Calabria mentre l’uomo, Francesco Gullace, di 84 anni, già noto alle forze dell’ordine, si è presentato al Commissariato di Gioia Tauro della Polizia ed è stato arrestato per tentato omicidio. Agli agenti ha anche consegnato l’arma con cui ha fatto fuoco, una pistola calibro 9 con la matricola abrasa.

La donna, è stata subito operata. Le sue condizioni sono gravi ma non sarebbe in pericolo di vita. La donna, nella tarda mattina, è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale di Gioia Tauro da un conoscente, con una ferita d’arma da fuoco al torace ed una alla gamba. Vista la gravità, i medici hanno deciso di trasferirla al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria. Quasi in contemporanea, al Commissariato si è presentato Gullace che ha raccontato agli agenti di avere sparato alla nuora.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, coordinati dal pm della Procura di Palmi Elio Romano, il fatto è accaduto nell’appartamento dove la vittima, una 42enne di origini tunisine, vive con il marito.

Tra la donna e la famiglia di lui, negli ultimi tempi, i rapporti sarebbero stati tesi. Stamani, Gullace, secondo la prima ricostruzione, si è presentato a casa del figlio chiedendo di vedere i due nipotini ed al diniego della donna è entrato in casa ed ha sparato.

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