6 Ottobre 2024

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Picchia la moglie e la caccia di casa coi figli, poi si barrica. Arrestato

Notte movimentata a Cariati, nel cosentino. Un quarantenne di origini brasiliane si è barricato in casa gettando dalla finestra tutte le suppellettili presenti nell’appartamento prima di essere bloccato e arrestato dai carabinieri con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale.

La vicenda è iniziata a seguito di una richiesta di aiuto giunta al “112” dalla moglie dell’uomo che ha riferito di essere stata picchiata e costretta ad uscire di casa con i suoi tre figli minorenni.

Stessa sorte è toccata alla madre della donna che, in quel frangente, ha riportato anche delle lievi lesioni. I militari giunti sul posto dopo essersi sincerati delle condizioni delle donne e dei tre minori hanno constatato che l’uomo in preda ad un presumibile raptus di follia stava scaraventando ogni cosa fuori dalla propria abitazione posta al secondo piano di uno stabile.

Momenti di tensione si sono vissuti tra i residenti nel vicinato nel timore che l’uomo, ormai barricato in casa, potesse attuare altre più pericolose iniziative.

I carabinieri di Cariati e quelli del Nucleo operativo e radiomobile del Reparto Territoriale di Corigliano Rossano, con il coordinamento della Procura di Castrovillari, sono poi intervenuti facendo irruzione nell’appartamento dove il 40enne, ormai fuori controllo, è stato immobilizzato con l’utilizzo dei taser. Una volta bloccato l’uomo è stato portato in carcere.

Attentato contro il premier slovacco Robert Fico: “E’ grave”

Il premier slovacco Robert Fico è bilico tra la vita e la morte per i colpi di pistola che gli ha sparato un 71enne colpendolo anche all’addome mentre era in una cittadina del centro della Slovacchia.

L’attentato al primo ministro populista e filorusso di nuovo in carica dall’ottobre scorso ha sollevato un’ondata di sdegno e shock a livello internazionale, dal presidente Joe Biden a quello russo Vladimir Putin, passando per i vertici dell’Ue che parlano di “attacco alla democrazia”.

Secondo le prime ricostruzioni, Fico è stato colpito da tre dei quattro colpi esplosi dall’attentatore: due al braccio e uno all’addome. L’attacco è avvenuto davanti a un centro culturale di Handlova, cittadina a circa 200 km di auto a est della capitale Bratislava, dove si era appena tenuta una riunione di governo.

Fico è stato trasportato d’urgenza in elicottero all’ospedale ‘Roosevelt’ di Banska Bystrica, circa 35 km in linea d’aria da Handlova, dov’è stato ricoverato in un primo momento in un’unità di chirurgia vascolare. Un trasporto a Bratislava è stato giudicato troppo lungo vista la gravità delle sue condizioni: è “tra la vita e la morte”, ha riferito infatti il governo slovacco in una nota nel primo pomeriggio, definendo l’attacco “un tentativo di omicidio”. “A decidere saranno le prossime ore”, avverte un testo pubblicato sui social.

Fico è “vigile” ed “in condizioni stabili” dopo l’operazione subita per gli spari che lo hanno colpito nel pomeriggio. Lo riferisce la tv slovacca TA3 che parla di “intervento riuscito”. L’operazione al premier si è conclusa con successo, è stabile e comunica con il personale, ha confermato anche il reporter della televisione ct24, che si trova davanti all’ospedale Roosevelt a Banska Bystrica, dove Fico è stato trasportato dopo l’attentato.

L’attentatore, che si nascondeva tra la folla radunata davanti all’edificio ove si svolgeva la riunione, prima di fare fuoco ha gridato “Robo, vieni qui!”. I due video più rilanciati su internet mostrano i primi secondi dopo gli spari. In uno si vedono due uomini della sicurezza che trasportano di peso Fico facendolo entrare in un’Audi nera, con il premier che – evidentemente per la ferita allo stomaco – trascina i piedi. In un altro filmato due poliziotti e due persone in borghese ammanettano qualcuno riverso a terra: l’attentatore contro cui è stato avviato un procedimento penale per tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione.

I media slovacchi riferiscono che l’anziano, Juraj Cintula, ha sparato con una pistola legalmente posseduta. L’uomo aveva lavorato nel 2016 “per un servizio di sicurezza privato”, ha pubblicato “diverse raccolte di poesie” oltre a un romanzo e ha anche raccolto firme per fondare un “movimento contro la violenza”. Il figlio ha ammesso che Cintula “non ha votato” per Fico, ma non sa spiegarsi il gesto del genitore.

“L’ho fatto perché sono in disaccordo con le politiche del governo”. Sarebbero le prime parole pronunciate da Cintula, durante i primi interrogatori, di cui i media locali rilanciano alcune immagini.

Quattro volte premier (aveva già guidato esecutivi nel 2006-10 e nel 2012-18), Fico è un veterano della politica slovacca che dopo aver vinto le elezioni del settembre scorso sta spostando l’orientamento della politica estera di Bratislava verso la Russia, allineandosi all’ungherese Viktor Orban: fra l’altro ha messo in discussione la sovranità dell’Ucraina e ha chiesto un compromesso con Mosca pur di far finire la guerra. Da quando è in carica, e tenendo fede alla sua promessa di non fornire a Kiev “neanche un proiettile”, ha smesso di inviare armi pagate con fondi pubblici slovacchi agli ucraini.

Duro con migranti e minoranze Lgbt, Fico ha provocato proteste di massa con riforme controverse, tra cui una legge sui media accusata di compromettere l’imparzialità della televisione e della radio pubblica. A causa dell’attentato, due partiti di opposizione slovacchi anno annullato una protesta indetta per oggi proprio in difesa dell’indipendenza della tv e radio pubblica.

“Condanniamo questo orribile atto di violenza”, ha dichiarato Biden per una volta d’accordo con Putin che ha parlato di “crimine odioso” contro “uomo coraggioso”. La presidenza di turno dell’Ue affidata al Belgio ha definito l’attentato “un attacco alla democrazia”, concetto utilizzato anche dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Mentre la premier Giorgia Meloni ha detto di aver appreso “con profondo sconcerto la notizia del vile attentato al primo ministro Robert Fico. Tutti i miei pensieri sono per lui, la sua famiglia e l’amico popolo slovacco. Anche a nome del Governo italiano – ha aggiunto Meloni – desidero esprimere la più ferma condanna di ogni forma di violenza e attacco ai principi cardine della democrazia e delle libertà”.

Putin: “La Russia sa come raggiungere gli obiettivi su larga scala”

“Le autorità russe sanno come raggiungere gli obiettivi su larga scala”. Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin in un’intervista all’agenzia di stampa cinese Xinhua, pubblicata sul sito web del Cremlino citato da Tass.

Secondo Putin, “l’indirizzo fissa obiettivi oggettivi ed essenziali”. “Riconosciamo la portata di queste sfide e possiamo fornire soluzioni. Per fare ciò faremo affidamento sulla volontà consolidata del nostro popolo, sulle risorse e capacità necessarie e sulla ricca esperienza di interazione tra Stato, imprese e società civile,” ha specificato.

Gli obiettivi “comprendono la risoluzione dei problemi demografici, l’aumento del tasso di natalità, il sostegno alle famiglie con bambini, la lotta alla povertà e alla disuguaglianza”.

Putin ha pronunciato il suo discorso sullo stato della nazione al parlamento il 29 febbraio, fissando obiettivi economici per il futuro e annunciando nuovi progetti nazionali.

Il presidente ha inoltre osservato che Mosca dà priorità all’aumento del benessere delle persone in termini di sviluppo economico.

“Oggi la Russia è uno dei primi cinque paesi al mondo in termini di parità di potere d’acquisto. Ora puntiamo a diventare tra le “quattro” maggiori economie del pianeta. Diamo priorità a compiti quali garantire la qualità e lo sviluppo efficace in tutti gli ambiti, oltre ad aumentare il benessere dei nostri cittadini”, ha osservato Putin, aggiungendo: “È impossibile ottenere cambiamenti economici di qualità senza una crescita salariale sostenuta”.

“Per raggiungere questo obiettivo, prevediamo di aumentare la produttività del lavoro attraverso l’adozione generalizzata dei progressi scientifici, delle nuove tecnologie e innovazioni, dell’automazione e della robotizzazione e della creazione di posti di lavoro moderni. Allo stesso tempo, ci impegneremo nella formazione di personale competente , professionisti lungimiranti”, ha affermato.

Continuano i raid israeliani a Gaza, ancora morti e feriti

Un numero imprecisato di civili palestinesi sono stati uccisi e feriti all’alba di mercoledì in una serie di attacchi aerei lanciati da aerei da guerra israeliani su diverse aree della Striscia di Gaza. Lo riporta l’agenzia Wafa ricordando che “l’aggressione israeliana è in corso ormai da 222 giorni consecutivi”.

Quattro persone sono state uccise e altre ferite quando un aereo da guerra israeliano ha bombardato una casa di proprietà della famiglia Abu Al-Hasani nella città di Jabalia, a nord della Striscia di Gaza. Sono stati trasferiti all’ospedale Kamal Adwan nel campo di Jabalia.

Un bambino è stato ucciso a seguito di un attacco missilistico israeliano che ha preso di mira una casa appartenente alla famiglia Brash nelle vicinanze del club nel campo profughi di Bureij, nel centro della Striscia di Gaza. È stata trasferita all’ospedale Al Awda nel vicino campo di Nuseirat.

I quartieri di Al-Zaytoun, Al-Sabra e Al-Rimal nella città di Gaza sono stati teatro di intensi bombardamenti aerei e di artiglieria da parte dell’occupazione israeliana, che hanno ferito numerose persone.

Il corrispondente della Wafa ha detto che nuovi violenti bombardamenti di artiglieria sulla zona di Al-Musalba e nelle vicinanze della Strada 8 nel quartiere di Al-Zaytoun, a sud-est di Gaza City, hanno provocato sette feriti, secondo l’ospedale Battista della città.

Gli aerei da guerra israeliani hanno anche preso di mira violenti raid sulla Old Gaza Street, nella città di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza.

I quartieri di Al-Salam, Al-Jeneina e Al-Barazil, a est della città di Rafah, a sud della Striscia di Gaza, sono stati colpiti da bombardamenti di artiglieria che hanno causato una distruzione diffusa delle case e delle proprietà dei cittadini.

A livello infinito, il numero dei palestinesi uccisi dall’inizio dell’aggressione nella Striscia di Gaza è ora salito a 35.173, la maggior parte dei quali erano bambini e donne, mentre altri 79.061 sono rimasti feriti mentre migliaia di vittime sono ancora sotto le macerie.

Maxi inchiesta Recovery, il “Sistema” dei narcos: Droga anche ai minori

‘Ndrangheta e droga: un’operazione interforze denominata “Recovery” ha visto impegnati la Questura di Cosenza ed i Comandi provinciali dei carabinieri e della Guardia di finanza, coordinati dalla Dda di Catanzaro, nell’esecuzione di 142 misure cautelari a carico di altrettante persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata a narcotraffico, estorsioni e danneggiamenti. Quasi tutti i reati aggravati dal metodo mafioso.

In particolare, il gip distrettuale, Arianna Roccia, ha disposto, su un totale di 169 indagati, la custodia cautelare nei confronti di 129 persone, 20 delle quali ai domiciliari mentre 27 erano già detenute, e disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza, con permanenza notturna ed obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, nei confronti di altre 12 persone. È stata eseguita, inoltre, la misura interdittiva della sospensione dal servizio nei confronti di Enrico Dattis, 40 anni, di Cosenza, appuntato operativo presso il Servizio centrale di Investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza di Roma. L’accusa che gli viene contestata è rivelazione di segreto d’ufficio, aggravata dal metodo mafioso, poiché avrebbe svelato informazioni riservate relative ad indagini in corso sull’associazione mafiosa cosentina in cui era coinvolto Michele Rende, 30 anni, elemento di spicco della cosca di ‘ndrangheta Lanzino-Patitucci.

Tra gli indagati ai quali è stato notificato in carcere il provvedimento restrittivo c’è il boss Francesco Patitucci, considerato il punto di riferimento della confederazione mafiosa operante a Cosenza nonché l’organizzatore della rete del narcotraffico sul medesimo territorio. L’indagine è stata incentrata, in particolare, su un presunto sistema di spaccio di sostanze stupefacenti a Cosenza e nell’hinterland. “Un sistema – ha detto, in conferenza stampa, il Procuratore della Repubblica facente funzioni di Catanzaro, Vincenzo Capomolla – controllato e organizzato dalla ‘ndrangheta e che aveva i propri fornitori in provincia di Reggio Calabria”. Non solo: il procuratore ha spiegato che “nell’attività di spaccio sono stati coinvolti in maniera spregiudicata anche minori. Motivo per il quale l’indagine ha visto l’intervento anche del Tribunale per i minorenni di Catanzaro”.

Il traffico di droga ha fatto registrare anche “episodi cruenti per il recupero di somme di denaro derivanti dai debiti di droga”. Ai vertici dell’associazione finalizzata al narcotraffico ci sarebbero stati, oltre a Francesco Patitucci, i principali esponenti del sodalizio criminale: Mario Piromallo, detto ‘Renato’, di 57 anni; Roberto Porcaro, detto ‘Robertino’, di 40, e Adolfo D’Ambrosio, detto ‘Bomber’, di 57.

‘Ndrangheta, sospeso un finanziere. “Passava informazioni riservate”

Guardia di finanza Cosenza
La sede della Guardia di Finanza di Cosenza

C’è anche un appartenente alla Guardia di finanza tra le 142 persone indagate nell’inchiesta “Recovery”, su ‘ndrangheta e traffico di sostanze stupefacenti a Cosenza, condotta dalla Dda di Catanzaro. Il finanziere coinvolto è Enrico Dattis.

La Dda aveva chiesto il divieto di dimora nella Provincia di Соsenza. A suo carico il giudice Arianna Roccia ha invece disposto la misura interdittiva della sospensione dal servizio per 12 mesi. Misura idonea – scrive il gip – per evitare il “reiterarsi” delle presunte “condotte criminose” che sarebbero state assunte dal militare “soffiando” notizie riservate a persone inserite in contesti criminali. I reati contestati all’uomo sono aggravati dal metodo mafioso.

“Per Dattis Enrico – scrive il gip – si reputa sussistente il rischio di recidivanza tenuto conto della qualità dell’apporto criminoso fornito e del contesto mafioso nel quale lo stesso si è innestato. Tali considerazioni, unitamente al perdurante ufficio ricoperto dal Dattis lascia ragionevolmente ritenere che, ove non sottoposto a misura cautelare, lo stesso possa reiterare la condotta illecita. Cionondimeno, in punto di adeguatezza della misura cautelare, si ritiene che le ravvisate esigenze di cautela possano essere efficacemente fronteggiate con l’applicazione della misura meno afflittiva della sospensione dal pubblico ufficio…, inibendo all’indagato l’esercizio di ogni tipo di attività” per un anno.

169 gli indagati in tutto. Di questi 142 sono stati destinatari di misura cautelare: 109 sono stati tradotti in carcere, 20 agli arresti domiciliari, 12 dell’obbligo di dimora e infine la misura interdittiva del finanziere.

Assessore lucano: “Riparte ferrovia della Magna Græcia che collega Taranto e Sibari”

Tra Puglia, Basilicata e Calabria, il 9 giugno “ripartirà la ferrovia della Magna Græcia che collega Taranto e Sibari fermando nelle stazioni di Metaponto, Scanzano Jonico, Policoro e Nova Siri”.

Lo ha reso noto l’assessore uscente all’Ambiente della Regione Basilicata, Cosimo Latronico (eletto in Consiglio regionale con Fratelli d’Italia nelle consultazioni del 21 e 22 aprile scorso).

Fino al 29 settembre, quattro treni delle Ferrovie dello Stato viaggeranno di sabato e domenica: due da Taranto a Sibari (con partenza dalla città pugliese alle ore 9.02 e alle 16.33) e due in direzione contraria (con partenza dalla città calabrese alle 11.10 e alle 18.32).

“Per ora – ha aggiunto Latronico – il servizio è sperimentale e stagionale, ma dovrà essere stabilizzato facendo della rete ferroviaria della costa jonica una modalità di trasporto con connessioni verso i nodi trasportistici di Taranto e Bari e verso Sibari. Una vera metropolitana di superficie potrà connettere il distretto turistico della Magna Græcia collegando il comprensorio Jonico delle tre regioni, Puglia, Basilicata e Calabria, e riaprendo le stazioni ferroviarie dei centri jonici”, ha concluso Latronico.

‘Ndrangheta, la Dda di Catanzaro decapita i clan cosentini

Sono 142 le persone coinvolte in un’operazione in corso a Cosenza condotta congiuntamente dai carabinieri, dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza. A carico di un gruppo degli indagati (non è stato ancora specificato il loro numero), sono stati eseguiti arresti, mentre ad altri sono state notificate misure cautelari di tipo diverso. I reati contestati alle persone coinvolte nell’operazione sono associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dalle modalità mafiose, ed altri reati sempre con modalità mafiose.

Ci sono anche diversi esponenti dei clan storici di Cosenza tra gli arrestati nel maxiblitz interforze eseguito nella provincia di Cosenza questa mattina. Nella rete della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sono finite persone ritenute appartenenti alla cosca Lanzino-Patitucci e anche al clan degli Zingari attivo nel capoluogo bruzio.
L’operazione è scattata all’alba e ha visto impegnati i carabinieri del comando provinciale di Cosenza, il personale delle squadre mobili delle Questure di Cosenza e Catanzaro, della Sisco di Catanzaro e dello Sco, i finanzieri del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza, con il Gico del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro e lo Scico di Roma. Il blitz coinvolge 142 persone, indagate a vario titolo di diversi reati tra cui associazione di tipo ’ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravato dalle modalità e finalità mafiose, nonché altri reati, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose. I destinatari di misure cautelari a vario titolo sono Cosimo Abbruzzese, Salvatore Ariello, Luigi Avolio, Bruno Bartolomeo, Giuseppe Bartolomeo, Gaetano Bartone, Antonio Basile, Enzo Bertocco, Antonio Bevilacqua, Leonardo Bevilacqua, Luca Bevilacqua, Carlo Bruno, Umberto Cacozza, Bruno Calvell, Pietro Capablo, Antonio Caputo detto “Totonno”.

Gli altri destinatari sono: Antonio Francesco Caputo, Giuseppe Caputo, Vincenzo Caputo, Augusto Cardamone, Giuseppe Carolei, Simone Carrieri, Giuliano Caruso, Stefano Casole, Luisiana Castiglia, William Castiglia, Domenico Chimenti, Elmiro Chimenti, Fbio Ciarlo, Egidio Cipolla, Fabiano Ciranno, Cesare Conte, Umberto Franco Conforti, Agnese Crocco, Marco D’Alessandro, Adolfo D’Ambrosio detto “bomber”, Pamela D’Ambrosio, Andrea D’Elia, Attilio D’Elia, Massimiliano D’Elia, Valentino De Francesco, Maurizio Della Cananea, Francesco Costantino De Luca, Pietro De Mari, Maria De Rose, Mattia De Rose, Armando De Vuono, Vanessa De Vuono, Michele Di Puppo, Paolo Elia, Immacolata Erra, Manuel Esposito, Gianluca Fantasia, Simone Ferrise, Marco Foggetti, Luigi Antonio Garofalo, Cristian Giordano, Francesco Gentile, Pasquale Germano, Giuseppe Gozzi, Silvia Guido, Pierpaolo Guzzo, Antonio Illuminato, Francesco La Cava, Giuseppe La Cava, Salvatore La Cava, Rolando Liguori, Giuseppe Longo, Massimiliano Lo Polito, Nadia Lo Polito, Marco Lucanto, Luciano Lupo, Barbara Marchiotti, Francesco Marchiotti, Pietro Mazza, Alessandro Meduri, Antonio Meduri, Filippo Meduri, Francesco Meduri, Pietrangelo Meduri, Ottavio Mignolo, Daniela Monaco, Kevin Montalto, Ivan Montualdista, Alfredo Morelli, Antonio Morrone, Francesco Mosciaro, Tatjana Natale, Stefano Noblea, Pamela Falvo Occhiuto, Antonio Parise, Cristian Pati, Karim Pati, Rosina Pati, Salvatore Pati, Francesco Patitucci, Candido Perri, Antonella Pescatore, Richelmo Picarelli, Vittorio Pino, Mario Piromallo, Roberto Porcar, Diego Porco, Angelina Presta, Massimiliano Presta, Giuseppe Provenzano, Andra Pugliese, Cesare Quarta, Paolo Recchia, Michele Rende, Filippo Maria Granata, Andrea Rudisi, Michele Rudisi, Fabio Russo, Franco Scorza, Antonio Segreti, Carmelo Silano, Alfredo Sirufo, Gianfranco Sganga, Giuseppe Spagnolo, Francesco Strangio, Pasquale Tramaglino, Giuseppe Trimboli,Luca Trotta, Alberto Turboli, Danilo Turboli, Giuseppe Violi, William Zupo. Federica Bartucci, Toni Berisa, Armando Bevilacqua, Guerino Campobasso, Giulio Castiglia, Giuseppe Chianello, Daniel Chimenti, Fatjona Dalipaj, Francesco De Grandis, Simone De Marco, Milva Esposito, Danilo Forte, Claudio Giannini, Michele Gedeone, Paolo Greco, Francesco Guarnieri, Alessandro Mazzei, Alessandro Morrone, Giuseppe Morrone, Attilio Mustica, Luisa Rosanna Occhiuto, Filippo Occhiuzzo, Roberto Pasqua, Patrick Patitucci, Aurelio Pittino, Manuel Prezioso, Joi Luigi Principato, Simona Pugliese, Dina Anna Ruà, Natale Ruà, Antonio Sirangelo, Mario Sirangelo, Mattia Namik Sposato, Francesco verta, Francesco Viapiana, Salvatore Zungri, Antonio Capitano, Luigia Capitano, Enrico Dattis, Luigi Ricca.

Ora c’è la fase degli interrogatori di garanzia. Va sottolineato che gli indagati sono presunti colpevoli fino a sentenza di condanna irrevocabile.

Blitz antimafia a Cosenza, 142 indagati

polizia carabinieri guardia di finanza

Nelle prime ore della mattina del 14 maggio 2024, a Cosenza ed in altri centri del territorio nazionale, i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, il personale delle Squadre Mobili delle Questure di Cosenza e Catanzaro, della SISCO di Catanzaro e dello SCO, i Finanzieri del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza, con il GICO del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro e lo SCICO di Roma, con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare, emessa dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di 142 indagati, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati, nei loro confronti, tra cui, rispettivamente, associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravato dalle modalità e finalità mafiose, nonché in ordine ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari. I dettagli verranno comunicati nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 11,00 del 14 maggio 2024, presso i locali della Procura della Repubblica di Catanzaro.

Dall’Ucraina attacco a Belgorod, diverse vittime e feriti

Una parte di un condominio di dieci piani nella città di Belgorod, nel sud-ovest della Russia, è crollata dopo essere stata colpita dai frammenti di un missile ucraino abbattuto, uccidendo almeno otto persone e ferendone una ventina. Lo riporta la Tass.

Si prevede che il numero delle vittime aumenterà poiché si ritiene che più persone siano rimaste intrappolate sotto le macerie.

Circostanze dell’incidente

Le forze armate ucraine hanno bombardato pesantemente per tutto il giorno la città di confine di Belgorod e i suoi sobborghi. Domenica le sirene della protezione civile nella zona hanno suonato almeno otto volte.

Le forze ucraine, presumibilmente con sede nell’insediamento di Kazachya Lopan, nella regione di Kharkov, non lontano dal confine con la Russia, hanno bombardato i quartieri residenziali di Belgorod intorno alle 11:40 ora di Mosca.

Durante l’attacco sono stati utilizzati missili Tochka-U, lanciarazzi multipli Olkha e sistemi Vampire RM-70 di fabbricazione ceca. Le difese aeree russe hanno respinto l’assalto, ma frammenti di un missile Tochka-U abbattuto si sono schiantati contro un condominio.

Conseguenze dell’attacco

L’impatto ha causato il crollo dell’intera tromba delle scale di un edificio residenziale di dieci piani nella parte sud-occidentale di Belgorod.

I frammenti hanno colpito l’edificio intorno al terzo piano, causando ingenti danni all’intera struttura. Almeno 40 appartamenti sono crollati completamente. Altri 62 appartamenti in tre edifici sono rimasti danneggiati.

Secondo quanto riferito, almeno otto persone sarebbero state uccise e 20 ferite, tra cui due bambini. Sei vittime stanno ricevendo cure ambulatoriali, il resto è stato ricoverato in ospedale.

Si ritiene che altre persone siano rimaste intrappolate sotto le macerie. Almeno sette persone risultano disperse, tra cui un’intera famiglia con un bambino.

Sforzo di salvataggio

I soccorsi continuano, anche se l’edificio danneggiato è altamente instabile e quindi pericolante. Mentre la missione di salvataggio e recupero procedeva domenica pomeriggio, diverse persone sono rimaste intrappolate dalla caduta di frammenti del tetto. Tre soccorritori sono rimasti feriti e successivamente sono state diagnosticate fratture.

Inoltre, l’operazione di salvataggio ha dovuto essere sospesa più volte a causa dei continui attacchi missilistici e missilistici ucraini. Domenica si sono sentite diverse esplosioni a Belgorod quando le truppe di Kiev hanno attaccato la città per la settima volta.

Sul luogo della tragedia è arrivato il governatore Vyacheslav Gladkov. Sta aiutando i soccorritori a rimuovere le macerie.

Sono stati allestiti rifugi temporanei per accogliere i residenti colpiti, compresi quelli che vivevano negli appartamenti adiacenti alla tromba delle scale crollata.

Le squadre di soccorso del ministero russo per le emergenze si preparano a partire per Belgorod. Anche il centro di soccorso del Ministero, con sede nella città di Tula, nella Russia centrale, è pronto a inviare i suoi specialisti in città in caso di necessità.

La risposta del governo

Il presidente russo Vladimir Putin ha ascoltato i rapporti del ministro ad interim per le emergenze Alexander Kurenkov e del governatore Vyacheslav Gladkov e ha dato tutte le istruzioni necessarie, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. L’addetto stampa presidenziale ha definito “barbaro” l’attacco ucraino.

– Le unità locali di autodifesa sono state messe in massima allerta. Nella zona sono stati inviati gli artificieri della Guardia nazionale russa. Le autorità regionali assicurano di disporre di personale di soccorso e di polizia sufficiente per far fronte da sole all’attuale emergenza.

Il Ministero dell’Edilizia della regione sta ora valutando i danni subiti dall’edificio. Il ministro russo ad interim dell’edilizia, Irek Faizullin, ha promesso sostegno alle persone colpite.

Il ministro ad interim della Sanità russo Mikhail Murashko ha ordinato l’invio di una squadra di medici in città. Da Mosca sono già in viaggio dieci squadre di ambulanze.

Il comitato investigativo russo ha avviato un procedimento penale con l’accusa di attacco terroristico.

L’esercito russo ha individuato il presunto luogo da cui è stato lanciato il missile e sta adottando misure per sopprimere il fuoco nemico.

Le regioni russe di Lipetsk, Irkutsk, Mosca e Crimea, nonché i sindaci di Mosca e Kursk, hanno offerto assistenza all’amministrazione di Belgorod.

Il commissario presidenziale russo per i diritti dell’infanzia, Maria Lvova-Belova, sta seguendo la situazione.

In attesa di una risposta internazionale

La portavoce ufficiale del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha attribuito l’attacco al governo di Kiev e ai suoi sponsor occidentali.

Rodion Miroshnik, l’ambasciatore generale del Ministero degli Esteri russo incaricato di supervisionare i crimini del regime di Kiev, ha descritto l’attacco come una chiara violazione del diritto umanitario internazionale. Si è impegnato a ritenere Kiev responsabile delle sue atrocità.

La commissaria russa per i diritti umani Tatyana Moskalkova ha invitato la comunità globale a condannare gli attacchi del governo di Kiev contro i civili.

La missione permanente russa presso l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) ha esortato la comunità internazionale a condannare fermamente questo atto terroristico, sottolineando che Kiev ha utilizzato armi della NATO durante l’attacco.

L’ufficio del segretario generale dell’ONU ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna tutti gli attacchi contro strutture civili.

Comunali, a San Luca nessun candidato sindaco. Non si vota a Giugno

Non si voterà l’8 e 9 giugno a San Luca per l’elezione del nuovo sindaco e del Consiglio comunale. Non è stata presentata, infatti, alcuna candidatura a sindaco ed il Comune, di conseguenza, sarà commissariato.

Il primo cittadino uscente, Bruno Bartolo, in carica dal 2019, ha deciso di non ripresentare la propria candidatura.

Bartolo, che era stato eletto dopo un periodo di commissariamento del Comune per il mancato svolgimento delle elezioni a causa della mancanza di candidati a sindaco, spiegherà i motivi della sua decisione il 21 maggio nel corso di un incontro con la cittadinanza.

Secondo quanto riporta l’Ansa, comunque, non ci sarebbe stata alcuna pressione o alcun condizionamento su Bartolo perché non si ricandidasse. Il disimpegno del sindaco uscente, dunque, sarebbe stato determinato esclusivamente da motivazioni politiche.

A San Luca, comune di poco meno di 3.500 abitanti, c’è sempre stata una forte presenza della ‘ndrangheta. In passato il centro del Reggino era considerato uno dei vertici del cosiddetto “triangolo dei sequestri”, insieme a Platì e “Natile” di Careri.

Evade dai domiciliari e dà fuoco all’auto della madre della ex. Preso

Era ai domiciliari con braccialetto elettronico dopo che, alla fine dello scorso mese di febbraio, lo avevano sorpreso in possesso di un coltello nei pressi del luogo dove aveva dato appuntamento ad una minore con la quale aveva avuto una relazione nei quattro anni precedenti.

Agli inizi di maggio, però, usando uno stratagemma sarebbe evaso per raggiungere la casa della ragazza dove avrebbe appiccato un incendio alla vettura della madre di lei, rogo che aveva interessato anche altre vetture mettendo in pericolo anche un intero complesso residenziale.

Un ventiduenne è stato arrestato dai carabinieri a Corigliano Rossano con l’accusa di incendio e di evasione. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri che hanno condotto l’indagine coordinata dal procuratore di Castrovillari Alessandro D’Alesso, il giovane sarebbe riuscito ad allontanarsi dalla propria abitazione simulando un malessere e chiedendo l’ausilio di un’ambulanza che lo aveva condotto in ospedale da dove poi era stato dimesso.

A quel punto il ventiduenne avrebbe raggiunto l’abitazione dell’ex ragazza per dare alle fiamme la vettura della madre di lei, rogo che si è propagato ad altre auto. Successivamente il ventiduenne sarebbe rientrato in ospedale da dove ha contattato i carabinieri per segnalare che era stato dimesso e poteva tornare a casa.

Le indagini svolte dagli investigatori dell’Arma avrebbero consentito di svelare quanto realmente accaduto e che ha portato all’arresto del ragazzo con l’aggravamento della precedente misura cautelare. Adesso il ventiduenne si trova in carcere.

Molesta una studentessa di 13 anni, sospeso un bidello

Avrebbe seguito una studentessa di 13 anni nei bagni della scuola e, dopo averle bloccato ogni via di fuga, l’avrebbe molestata, intimandole di non dire nulla.

La ragazza ha avuto però la prontezza di spirito di registrare, con il cellulare, le minacce ricevute e, accompagnata dai genitori, ai quali aveva rivelato tutto, le ha consegnate come fonte di prova ai carabinieri.

È avvenuto a Taurianova, nel Reggino, dove, con l’accusa di violenza sessuale aggravata su minorenne, su richiesta del Procuratore della Repubblica di Palmi, Emanuele Crescenti, e del sostituto procuratore Letterio De Domenico, il gip, Anna Laura Ascioti, ha disposto la sospensione di un collaboratore scolastico di 65 anni.

La misura cautelare è stata eseguita dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria. I fatti risalgono al 2023, quando la vittima frequentava l’ultimo anno di scuola media nel plesso scolastico in cui fa servizio l’indagato.

Stando alla ricostruzione degli investigatori, nel corso delle attività pomeridiane, l’indagato avrebbe dapprima iniziato a rivolgere apprezzamenti alla tredicenne per poi iniziare a seguirla negli spostamenti lungo i corridoi.

Dopo mesi di molestie, riferiscono i carabinieri, l’uomo, in un’occasione, avrebbe approfittato di un momento di pausa dalle lezioni per seguire la studentessa nei bagni e molestarla.

La denuncia presentata dalla tredicenne e dai suoi genitori, con la consegna della registrazione delle minacce rivolte dal collaboratore scolastico alla ragazza, ha fatto scattare le indagini che hanno portato alla sospensione dell’uomo

Morte di Denise nel fiume Lao, chiesti due rinvii a giudizio

La Procura della Repubblica di Castrovillari ha chiesto il rinvio a giudizio per due persone per la morte di Denise Galatà, la studentessa diciannovenne dell’Istituto “Rechichi” di Polistena (Reggio Calabria) deceduta il 30 maggio del 2023 dopo essere caduta in acqua mentre faceva rafting sul fiume Lao, a Laino Borgo (Cosenza).

Il rinvio a giudizio è stato chiesto per il presidente del consiglio direttivo della società di rafting, Giuseppe Cosenza per l’istruttore che conduceva il gommone sul quale sedeva Denise, Giampiero Bellavita. Ad entrambi è contestato il reato di omicidio colposo.

L’udienza preliminare si svolgerà davanti al Gip di Castrovillari che è competente per territorio. Era il pomeriggio del 30 maggio 2023 quando scattò l’allarme per la scomparsa in acqua della ragazza durante un’escursione di rafting sul fiume Lao. Gli altri partecipanti stavano rientrando ma Denise mancava all’appello. Il corpo senza vita della studentessa, morta per annegamento, venne recuperato l’indomani.

L’apertura dell’inchiesta portò all’iscrizione nel registro degli indagati di 10 persone, tra le quali anche il sindaco di Laino Borgo, Mariangelina Russo, e al sequestro della struttura di rafting nonché di tutti i gommoni e le attrezzature utilizzate durante l’escursione.

Secondo la Procura di Castrovillari, il presidente Cosenza non avrebbe ottemperato “al divieto di introdursi nel fiume Lao previsto dall’apposita ordinanza comunale emessa in attivazione dello stato di allerta meteo, consentendo la discesa che, nel preciso caso, veniva eseguita da accompagnatori non in possesso delle necessarie qualifiche richieste per il grado di difficoltà del corso d’acqua”.

La guida sarebbe stato in possesso “di una qualifica federale insufficiente per la navigazione del fiume Lao considerato il III° grado di difficoltà con passaggi di IV° grado” e, inoltre, avrebbe composto “l’equipaggiamento del gommone condotto in modo inadeguato rispetto alle contingenti condizioni, consentendo la presenza di sole ragazze che, ancorché inesperte ed esili, cadevano più volte durante la discesa prima dell’evento fatale per Denise”.

La guida, inoltre, avrebbe “trascurato e sottovaluto le criticità non interrompendo la navigazione ed affrontando il tratto critico del Lao, nel quale la ragazza cadeva nel fiume senza più risalire”.

Migranti, mancano testimoni e salta udienza su attivista curda arrestata

Tribunale di Crotone

Mancano i testimoni e l’incidente probatorio davanti al gup si chiude con un nulla di fatto. La procedura doveva servire a cristallizzare le testimonianze di due migranti nei confronti di Maysoon Majidi, l’artista ed attivista curda arrestata dalla Guardia di finanza di Crotone con l’accusa di essere la scafista dell’imbarcazione approdata il 31 dicembre sulla spiaggia di Gabella con 77 migranti a bordo.

La donna si trova nel carcere a Castrovillari da gennaio dove potrebbe rimanere fino all’esito del processo. Accuse e detenzione ingiuste secondo diversi movimenti di diritti civili nei confronti, dicono, di una donna che è dovuta scappare dall’Iran dove era vista come oppositrice del regime. Durante l’udienza, davanti al tribunale si è svolto un sit-in del comitato Maysoon libera e della rete 26 febbraio per chiedere la liberazione dell’attivista curda.

In apertura di udienza, la gup Elisa Marchetto ha dovuto prendere atto di una comunicazione della polizia giudiziaria dell’irreperibilità del testimone che al momento dello sbarco aveva rilasciato dichiarazioni nelle quali indicava Maysoon Majidi come una scafista. All’uscita dal Tribunale, il difensore della donna, l’avvocato Giancarlo Liberati, riconoscendo che “la giudice si è comportata correttamente” ha mostrato come il testimone, Asan Hosenzadi, dichiarato irreperibile era contrattabile per telefono. Lo stesso avvocato ha fatto una videochiamata alla quale l’uomo ha risposto.

“Secondo la squadra navale della Guardia di finanza di Crotone – ha detto il legale – il testimone è irreperibile. Lui si trova in un centro immigrazione, il Campo Tegel a Berlino e non ci vuole niente a contattarlo. L’avete appena visto. Strano che la polizia tedesca, ove sollecitata da quella italiana, non lo abbia trovato”. La sua presenza, a detta dell’avvocato, “è decisiva perché a noi ha spiegato di non aver mai accusato Maysoon” così come avrebbe fatto il coimputato turco “che si è accusato di essere lo skipper ed ha dal primo momento dichiarato che questa ragazza non c’entrava nulla”.

Liberati ha annunciato la richiesta di domiciliari per l’attivista: “In carcere è dimagrita 14 chili. Ho preannunciato al gup che chiederà la sostituzione della misura cautelare anche se il pm ha già preannunciato parere contrario. Cercherò di presentare una istanza molto circostanziata per mettere nelle condizioni il pm di valutare ancora la sussistenza di gravi indizi che in verità io non vedo sin dall’inizio. Abbiamo già individuato un’associazione che ha dato la sua disponibilità ad accogliere Maysoon e possiamo adottare tutte le cautele del caso. La ragazza non ha nessun interesse a scappare perché sarebbe come confermare la sua colpevolezza. Lei vuole rimanere in Italia, vuole essere assolta in un processo equo con le prove a suo favore e non fuggire”.

Terzo Megalotto Statale 106, abbattuto ultimo diaframma galleria

Archivio

Importante passo avanti nei lavori del Terzo Megalotto della statale ionica 106. Sono state completate questa mattina le attività di scavo della galleria naturale Roseto 1 con l’abbattimento dell’ultimo diaframma in direzione nord della galleria, lunga circa 1.200 metri e a doppia canna per senso di marcia.

Terminato lo scavo, a partire dai prossimi giorni si procederà a completare con calcestruzzo e conci il rivestimento definitivo della galleria, attività che dovrebbe concludersi entro l’anno.

Il Terzo Megalotto è il principale intervento previsto lungo la tratta calabrese della Statale Ionica ed è strategico per il collegamento dei litorali ionici di Calabria, Basilicata e Puglia.

Una volta ultimata, l’opera unirà gli assi autostradali A14 e A2 migliorando l’accessibilità di numerosi comuni costieri, con benefici in termini di tempi di percorrenza e di sicurezza stradale.

Il progetto, avviato nel maggio 2020, occupa oggi circa 1.200 persone, tra personale diretto e di terzi, con il coinvolgimento da inizio lavori di una filiera produttiva di oltre 880 imprese (in maggioranza del Sud Italia). Obiettivo è il completamento dei lavori sul Terzo Megalotto entro agosto 2026. Per garantire una piena e sicura operatività ai cantieri e a tutti i lavoratori e le aziende coinvolte, da febbraio scorso le aree sono state anche inserite nel programma “Strade Sicure”, operazione congiunta di Esercito e Polizia di Stato, per il presidio del territorio.

Il Terzo Megalotto della Ionica prevede un tracciato di 38 km di lunghezza, con due carreggiate separate, inclusi 5 km di gallerie naturali, 5 km di gallerie artificiali e 7 km di viadotti. La tratta si sviluppa nella provincia di Cosenza, tra Sibari e Roseto Capo Spulico, e prevede 4 svincoli (Sibari, Cerchiara-Francavilla, Trebisacce e Roseto), che garantiranno il collegamento con la rete stradale già esistente e tra la costa e l’entroterra. L’opera è uno dei 19 cantieri che Webuild sta realizzando al Sud tra i quali l’alta velocità che, dopo la tratta Napoli-Bari, è destinata ad arrivare in Calabria, e all’alta capacità sulla direttrice Palermo-Catania-Messina.

Questi progetti Webuild occupano oggi 5.450 persone, tra personale diretto e di terzi, e coinvolgono da inizio lavori una filiera di 4.300 società.

Nelle scorse settimane, in Calabria sono anche partiti i primi due corsi per operatori di cantiere per 45 giovani e disoccupati della regione, inaugurati in presenza del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e di Pietro Salini, amministratore delegato Webuild, nell’ambito del programma “Cantiere Lavoro Italia” di Webuild, che prevede di assumere 10mila persone entro il 2026, di cui oltre 80% nel Sud Italia. (Ansa)

Con l’auto giù in un burrone, muore un pensionato

Archivio

Un pensionato di 72 anni, di cui non sono state rese note le generalità, è morto dopo essere finito con la propria automobile, per cause in corso d’accertamento, in un burrone.

L’incidente è avvenuto nel territorio di Longobucco (Cosenza), in una zona di montagna. La morte del pensionato è stata istantanea. Sul posto il personale del Soccorso alpino e speleologico della Calabria e del 118 di Cosenza.

I carabinieri di Longobucco, intervenuti anche loro, hanno avviato gli accertamenti per ricostruire la dinamica dell’incidente.

Dipendenti comune si impossessavano del denaro dell’Ente, indagati

In qualità di dipendenti del comune di Savelli, nel crotonese, si sarebbero impossessati di quasi 3 milioni di euro grazie a mandati di pagamento falsi con i quali dirottavano i soldi del Comune destinati alle spese dell’ente su propri conti correnti o di aziende a loro riconducibili.

Con questa accusa due dipendenti del Comune ed una terza persona, sono indagate per peculato, falso ideologico e autoriciclaggio, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Crotone che ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza di beni per 2,8 milioni di euro eseguito dal carabinieri.

Dalle indagini condotte dai carabinieri ddl Nucleo investigativo di Crotone e della Compagnia di Cirò Marina, hanno portato finora al sequestro di: , ancora in corso, sarebbe emersa la distrazione, nell’arco temporale dal 2013 al 2023, di 2.830.404 di euro.

Gli investigatori riferiscono di avere accertato 320 mandati di pagamento falsi con cui il denaro pubblico veniva destinato al pagamento di utenze o di altri servizi resi all’Ente veniva invece dirottato sui conti degli indagati, Michele Giudicissi, ex responsabile del settore Finanziario, contabile e tributi del Comune di Savelli, Olga Caputo, ex dipendente dell’ente, e Giovanna Panaja. Uno degli indagati, poi, reimpiegava parte del denaro pubblico sottratto in un bar a Firenze, così commettendo, secondo l’accusa, il reato di autoriciclaggio.

I carabinieri, oggi, hanno sequestrato 2 terreni e 4 abitazioni, appartenenti o riconducibili agli indagati, oltre a beni di valore come gioielli e somme di denaro contante rinvenuti agli indagati, una società situata in via Montenapoleone a Milano riconducibile a 2 indagati e sul cui conto veniva fatto transitare parte del provento dei reati di peculato, e un un bar all’interno alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella a Firenze, provento del reato di autoriciclaggio.

Infine, a Modena, è stato perquisito, con sequestro di documentazione, uno studio commercialistico associato. In particolare è stato sequestrato denaro contante per 18.000 mila euro e 1.300 dollari americani, gioielli e preziosi tra i quali alcuni orologi di grande pregio delle marche Rolex e Baume & Mercier, nonché dei gioielli Bulgari per un valore stimato in non meno di 150.000 euro; conti correnti, società, beni immobili per un valore di circa 800.000 euro oltre a auto e moto. Tutti i beni sono stati messi nella disponibilità dell’amministratore giudiziario, nominato dalla Procura della Repubblica di Crotone.

Incidente frontale in galleria, un morto e un ferito

Una persona è morta ed un’altra è rimasta ferita nello scontro frontale tra due auto avvenuto stamani nella galleria della Limina, sulla strada statale 682 di grande comunicazione Ionio-Tirreno.

L’incidente è avvenuto proprio al centro della galleria, lunga 3,4 chilometri, nel territorio del comune di Mammola, ed ha visto coinvolte una Jeep Cherokee e una Opel Mokka che per cause in corso di accertamento di sono scontrate frontalmente.

Sul posto, oltre ai sanitari del 118, sono intervenuti gli agenti della Polizia stradale di Siderno, per ricostruire la dinamica dell’incidente, ed i vigili del fuoco di Polistena.

La statale è stata chiusa al traffico per consentire i soccorsi e la rimozione dei mezzi. La galleria della Limina è oggetto in questo periodo di lavori di manutenzione che si svolgono di notte quando la struttura viene chiusa. Di giorno, invece, l’arteria è percorribile normalmente.

Trafficava in diamanti, sequestrati beni per 2 milioni a falso promotore

Diamanti, collane, bracciali e anelli d’oro, orologi di lusso e conti correnti in Italia, Spagna e Germania, per un valore di oltre 2 milioni di euro, sono stati sequestrati dalla guardia di finanza di Reggio Calabria a un sedicente promotore finanziario reggino.

L’uomo è ritenuto il vertice di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati quali l’abusiva raccolta e gestione del risparmio, la vendita di strumenti finanziari fasulli, l’autoriciclaggio e l’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Il sequestro è stato disposto dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale su richiesta della Procura di Reggio Calabria guidata da Giovanni Bombardieri che ha coordinato l’inchiesta condotta dai finanzieri del Comando provinciale e del Nucleo speciale di polizia valutaria.

Le fiamme gialle hanno ricostruito il patrimonio del promotore finanziario abusivo valorizzando le risultanze di precedenti indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria e dal Nucleo speciale polizia valutaria, nel cui ambito è emerso come il soggetto, agendo sotto lo schermo di società finanziarie appositamente costituite, avrebbe ricevuto denaro da centinaia di risparmiatori, residenti in tutta Italia, prospettando rendimenti particolarmente allettanti.

La raccolta del denaro sarebbe avvenuta mediante la stipula di contratti nell’ambito di un “sistema piramidale”, una sorta di “schema Ponzi” in cui le entrate, che consentono di finanziare il corrispettivo promesso ai partecipanti, non derivano da un’attività reale, bensì dal beneficio economico conseguente all’ingresso di altri soggetti nel sistema.

Dalle indagini è emersa la divergenza tra gli esigui redditi dichiarati e le effettive disponibilità del falso promotore finanziario contro il quale ci sono le dichiarazioni dei risparmiatori raggirati.

Da qui la decisione dei magistrati di sequestrare, ai fini della confisca, il “tesoretto” dell’indagato per il quale è stata ritenuta la pericolosità sociale. Il finto promotore finanziario, infatti, viveva abitualmente dei proventi illeciti derivanti dalle attività illegalmente esercitate.

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