6 Ottobre 2024

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Tremano i Campi Flegrei, lo sciame sismico fa paura

Un intenso sciame sismico sta interessando l’area dei Campi Flegrei con decine di scosse la più forte delle quali di magnitudo 4.4 registrata nel sottosuolo all’interno della nota Solfatara. Tantissima paura tra la popolazione, in particolare a Pozzuoli, che si è riversata in strada e sta passando la notte in auto o nelle tende della protezione civile poste all’aperto.

Per garantire l’assistenza alla popolazione si sta procedendo all’allestimento di aree di accoglienza, all’attivazione del volontariato di protezione civile a supporto delle autorità locali e il rafforzamento dei controlli sulla viabilità. È in corso anche la verifica delle reti dei sottoservizi e l’attivazione di tutti i centri di coordinamento in raccordo tra loro. Il Dipartimento della Protezione Civile continuerà a seguire in costante contatto con il territorio l’evolversi della situazione.

È stata di magnitudo 3.5 la prima scossa di terremoto significativa avvertita ieri a Napoli alle 19.51 – con epicentro nella zona dei Campi Flegrei – e che ha dato il via a uno sciame di terremoti. Una successiva scossa è stata di magnitudo 4.4 alle ore 20.10 ad una profondità di tre chilometri.

Il fenomeno è stato avvertito anche sull’isola di Procida, non solo nella zona collinare e centrale di Napoli, ma anche nei comuni dell’hinterland, come Casavatore e Giugliano in Campania. Segnalazioni pure da Afragola. I Campi Flegrei erano già stati interessati da uno sciame sismico stamattina, la cui scossa principale era stata di magnitudo 2.3, alle 8.50.

La scossa di terremoto di magnitudo 4.4 dovrebbe essere quella di maggiore intensità degli ultimi quaranta anni, la più forte mai registrata da quando è ricomparso il fenomeno del bradisismo ai Campi Flegrei. Il record precedente risale al terremoto del 27 settembre scorso: allora la magnitudo registrata fu 4.2, di poco inferiore a quella della scossa rilevata dai sismografi ieri sera. E anche allora come ieri la profondità fu individuata a 3 km, nell’area della Solfatara. Dopo la scossa delle 20.10 – che era stata preceduta da uno sciame sismico partito alle 19.51 – si sono susseguite molte scosse di minore intensità tuttora in corso e comunque di magnitudo non elevata. In particolare, alle 19.56 di magnitudo 1.8, alle 20.09 di 1.5, alle 2012 di magnitudo 1.0 e alle 20.16 di 1.2.

Alla sala operativa dei vigili del fuoco sono giunte alcune segnalazioni per crepe e caduta di cornicioni, intonaci esterni o piastrelle cadute in casa nelle zone prossime all’epicentro dei terremoti. Nessun danno alle persone. Sono in corso le verifiche sul territorio.

Le scuole restano chiuse a Pozzuoli, informa il Comune, sulla pagina Facebook. “Siamo riuniti – si legge in un post – per affrontare la situazione. Stiamo ricevendo diverse segnalazioni sia alla Protezione Civile che alla Polizia Municipale, ma le linee sono sovraccariche. In caso di difficoltà, potete utilizzare anche i messaggi del canale Facebook del Comune di Pozzuoli, e del sindaco Gigi Manzoni, indicando indirizzo compreso di civico e numero di telefono. Vi ricontatteremo appena possibile. Nel frattempo, per quanto possibile, vi chiediamo di mantenere la calma”.

Ai Campi Flegrei: “Sembrava che non finisse mai”
“Stavolta è stata pesante, sembrava che non finisse mai”. A Bagnoli, lungo il vialone che costeggia l’ex base Nato, un uomo racconta lo spavento provato per le due scosse di terremoto che hanno spinto tanta gente dei Campi Flegrei, come lui e i suoi figli piccoli, a scendere in strada.

Pensa di rientrare a casa? “Vediamo, per adesso no”, risponde. Tante gente anche sul lungomare che collega Bagnoli a Pozzuoli, una strada stretta che suggerisce di stare sul marciapiede opposto a quello dei palazzi. I locali sono aperti, ma dentro non c’è nessuno.

Il sindaco di Pozzuoli: “Mantenete la calma”
“Abbiamo tutti avvertito la scossa di pochi minuti fa, mantenete la calma, siamo in contatto con l’Osservatorio Vesuviano per tutti gli aggiornamenti”, afferma il sindaco di Pozzuoli, Gigi Manzoni. Dall’ufficio stampa del Comune fanno sapere che il sindaco ha riunito in Comune il Centro operativo comunale (Coc) per organizzare le squadre dei tecnici per i rilievi di eventuali danni agli edifici. Il sindaco ha ricevuto la chiamata del ministro Musumeci, che “si è messo a totale disposizione per ogni cosa”. Anche il direttore della protezione civile regionale sta arrivando nella sede comunale.

In centinaia i cittadini che si sono riversati in strada, così come a Bagnoli, dove molte auto con persone a bordo sono in sosta lungo il grande viale della ex base Nato.

L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) spiega che non si registra allo stato attuale un aumento della velocità di sollevamento, che attualmente è di 2 cm/mese, né variazioni di andamento nelle deformazioni orizzontali o deformazioni locali del suolo diverse rispetto all’andamento precedente.

L’Ingv quindi ricorda che durante la crisi bradisismica del 1982-84 il sollevamento del suolo raggiunse i 9 cm al mese, e si superarono anche 1300 eventi sismici al mese. Attualmente, invece, nell’ultimo mese sono stati registrati circa 450 eventi.

Inoltre, i parametri geochimici “non mostrano variazioni significative rispetto agli andamenti degli ultimi mesi, se non il ben noto incremento di temperatura e pressione che caratterizza il sistema idrotermale”.

“La sismicità – aggiunge l’Ingv – non è un fenomeno prevedibile, pertanto non può essere escluso che si possano verificare altri eventi sismici, anche di energia analoga con quanto già registrato durante lo sciame in corso”.

L’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv continua le attività di monitoraggio ordinarie e straordinarie al fine di “individuare anche le più piccole variazioni nei parametri di monitoraggio utili per definire al meglio l’attuale fenomeno in corso”.

Inoltre, le strutture dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia dedicate al monitoraggio dell’area della caldera dei Campi Flegrei “sono sempre operative h24 e oggi saranno effettuate misure e campionamenti in alcuni siti della caldera”.

L’Ingv, con la sua sezione di Napoli Osservatorio Vesuviano, “è costantemente in collegamento con la Protezione Civile nazionale, regionale e con i Comuni interessati, oltre che con tutte le Autorità competenti alla tutela del territorio”.

Morte Raisi, l’Iran apre una inchiesta sul disastro aereo

Il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, il generale Mohammad Bagheri, ha delegato un team di esperti di alto rango per indagare sul disastro aereo in cui ha perso la vita il ​​presidente iraniano Ebrahim Raisi e il suo entourage al seguito. Lo riporta l’agenzia di stampa Irna.

La delegazione è stata inviata sul luogo dell’incidente e le indagini sono già iniziate. I risultati dell’inchiesta saranno saranno resi noti successivamente al termine della missione.

Il presidente Raisi stava tornando da una cerimonia per l’apertura di una diga al confine tra Iran e Azerbaigian, quando il suo elicottero si è schiantato domenica a Varzaqan, in una zona montuosa nell’Iran nordoccidentale.

A bordo dell’elicottero, oltre a Raisi, c’erano anche il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian e alti funzionari iraniani, tutti rimasti uccisi nell’incidente.

Iran, dopo morte di Raisi paese sarà guidato dal vice fino a nuove elezioni

Mohammad Mokhber, fino ad oggi primo vicepresidente dell’Iran, ricoprirà fino a quando si terranno nuove elezioni il ruolo di Ebrahim Raisi, scomparso dopo che l’elicottero sul quale viaggiava si è schiantato nel nord ovest del Paese.

Secondo la Costituzione iraniana, in caso di morte improvvisa del presidente, il primo vicepresidente assume infatti la carica ad interim, con l’approvazione della Guida suprema, mentre nuove consultazioni presidenziali dovranno essere tenute in cinquanta giorni.

Nato nel 1955 a Dezful, nell’ovest del Paese, Mokhber è ritenuto, com’era anche lo stesso Raisi, molto vicino ad Ali Khamenei, la Guida suprema dell’Iran, che nel sistema politico della Repubblica islamica ricopre il ruolo di capo dello Stato mentre il presidente è il capo del governo.

Nominato primo vicepresidente dopo la vittoria di Raisi alle elezioni del 2021, Mokhber visitò Mosca lo scorso ottobre assieme ad una delegazione di funzionari iraniani che accettò di fornire missili superficie-superficie e droni all’esercito russo, secondo quanto riporta Reuters sul suo sito. Della stessa delegazione facevano parte anche due alti funzionari delle Guardie della rivoluzione iraniana e un funzionario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale.

Nel 2010, l’Unione Europea ha incluso Mokhber in un elenco di individui ed entità sanzionati per un presunto coinvolgimento in “attività nucleari o missilistiche balistiche” mentre due anni dopo il suo nome è stato cancellato dalla lista.

Nel 2013, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha aggiunto ad un elenco di entità sanzionate 37 società supervisionate da Mokhber e anche Setad (Setad Ejraiye Farmane Hazrate Emam – Quartiere generale degli ordini esecutivi dell’Imam), un fondo di investimento legato alla Guida suprema, istituito su ordine del fondatore della Repubblica islamica, l’ayatollah Ruhollah Khomeini, di cui l’attuale vicepresidente era stato in passato il capo. Mokhber ordinò a funzionari di vendere e gestire le proprietà del fondo, presumibilmente abbandonate negli anni turbolenti che seguirono la rivoluzione islamica del 1979, e di destinare la maggior parte dei proventi in beneficenza. (Ansa)

Corte penale chiede l’arresto di Netanyahu e leader Hamas: “Crimini di guerra”

Il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Kahn ha chiesto che i giudici emettano mandati di arresto internazionale nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Lo ha detto lo stesso Kahn in un videomessaggio condiviso sui social dicendosi “profondamente preoccupato” dalle “prove raccolte ed esaminate dal mio ufficio”.

Chiesto anche un mandato di arresto internazionale per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che, insieme a Netanyahu, è accusato da Kahn di vari crimini. Ovvero “aver causato uno sterminio, l’uso della fame come metodo di guerra, la negazione degli aiuti umanitari, trattamenti crudeli, atti disumani, la presa di mira deliberata della popolazione civile durante il conflitto” seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre. Uno “scandalo”, la replica di Netanyahu, che ha ribadito: “Questo non mi fermerà, non ci fermerà”.

Per quanto riguarda Hamas, invece, oltre che per Sinwar il procuratore capo della Cpi ha chiesto che venga emesso un mandato di arresto per Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, il leader delle Brigate Al Qassem meglio conosciuto come Mohammed Deif, e Ismail Haniyeh, il leader politico di Hamas. Nei loro confronti le accuse sono di ”sterminio, omicidio, presa di ostaggi, torture, stupro e violenza sessuale durante la detenzione”.

Una giuria della Corte penale internazionale esaminerà ora la richiesta di Khan per i mandati di arresto. Con i mandati chiesti nei confronti dei politici israeliani è la prima volta che la Cpi prende di mira il leader di uno stretto alleato degli Stati Uniti. La Cpi aveva invece in precedenza emesso un mandato di arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin per la guerra lanciata contro l’Ucraina. Tuttavia Mosca aveva fatto sapere di non riconoscere l’autorità della Cpi e di non avere aderito alla sua costituzione, così come Stati Uniti e Cina.

Le Nazioni Unite avevano già definito “genocidio” le offensive militari israeliane nella Striscia di Gaza in cui sono morti finora oltre 35mila palestinesi, tra cui migliaia di bambini.

Mosca: “Zelensky è un obiettivo militare legittimo per la Russia”

“Volodymir Zelensky, in quanto capo di un regime ostile, è un obiettivo militare legittimo per la Russia”. Lo ha detto Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, citato dall’agenzia Tass alla vigilia di una data particolare. Il mandato di Zelensky, eletto nel 2019, è scaduto e nel paese non si tengono elezioni per via del conflitto.

La fine del mandato di Zelensky “non cambierà nulla”, spiega tuttavia Medvedev. “E’ già a capo di un regime politico ostile alla Russia, che ci fa la guerra, e i leader dei paesi che fanno la guerra vengono sempre considerati un legittimo obiettivo militare. Per noi è già un criminale di guerra e la perdita del suo status ufficiale non cambia nulla”.

L’affondo di Medvedev si allarga a tutto l’Occidente: il dialogo, dice l’ex presidente ed ex premier, non sembra un’ipotesi presa in considerazione: “Le garanzie migliori sono gli Iskander, gli Zircon e altre armi”, dice riferendosi in particolare ad alcuni dei missili a disposizione della Russia.

“Anche se venisse raggiunto qualche accordo, non avremmo piena fiducia nella sua applicazione. L’ho detto molte volte: qualsiasi nuovo Führer del Reich ucraino – dice accusando Kiev di nazismo – per ragioni opportunistiche sarebbe capace di rompere l’accordo in qualsiasi momento”. D’altra parte, “ogni decisione sulla questione relativa alla pace non sarà presa da Zelensky o dal suo successore ma dall’Occidente guidato dagli Usa”.

Il tema della soluzione diplomatica è stato affrontato dal ministro Esteri russo Sergej Lavrov, in un incontro con il suo omologo cinese Wang Yi ad Astana. Lavrov ha accolto con favore la proposta del leader cinese Xi Jinping di tenere una conferenza di pace sull’Ucraina a condizione di una partecipazione paritaria di Mosca e Kiev.

“Sergey Lavrov ha espresso la sua gratitudine ai partner cinesi per una posizione equilibrata sulla soluzione della crisi ucraina, ha accolto con favore la proposta del presidente cinese Xi Jinping di organizzare una conferenza di pace a condizione di una partecipazione paritaria di Russia e Ucraina, tenendo conto dei legittimi interessi di sicurezza di Mosca e la realtà attuale”, ha affermato il ministero in una nota.

Trovato morto il presidente iraniano Ebrahim Raisi. Iran sotto choc

Ebrahim Raisi, l’ottavo presidente dell’Iran, è stato trovato morto dopo che un elicottero che trasportava lui e il suo entourage si è schiantato nella regione montuosa di Varzaqan, nella provincia dell’Azarbaijan orientale, a nord-ovest del paese. Lo riporta l’agenzia di stampa Irna. Il velivolo è stato trovato dopo ore di ricerche in una zona impervia. Ignote le cause del disastro aereo. Sarebbero 9 i morti in tutto.

L’elicottero di Raisi, insieme ad altri due elicotteri, era in viaggio verso la città di Tabriz domenica dopo aver inaugurato la diga di Qiz Qalasi al confine con la Repubblica dell’Azerbaigian all’inizio della giornata.

A bordo del mezzo precipitato c’erano anche il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, il governatore della provincia dell’Azarbaijan orientale Malek Rahmati e Mehdi Mousavi, il capo della squadra di guardie del corpo di Raisi. Li accompagnava anche Mohammad Ali Al-e-Hashem, rappresentante della Guida Suprema nella provincia.

Le autorità locali presenti sul luogo dell’incidente hanno confermato la morte di Raisi e del suo gruppo al seguito.

Ebrahim Raisi, 63 anni, era nato nella città santa di Mashhad. È stato eletto presidente nel 2021. In precedenza, ha ricoperto il ruolo di capo della magistratura, procuratore generale e vicepresidente dell’Assemblea degli esperti.

Nel settembre 2023, in occasione della Settimana del Governo in Iran, il leader supremo della rivoluzione islamica, l’Ayatollah Seyyed Ali Khamenei, ha elogiato le prestazioni dell’amministrazione Raisi in vari settori, tra cui l’economia e la politica estera.

Alla notizia della morte del presidente Ebrahim Raisi il paese è sotto choc. Sono stati proclamati cinque giorni di lutto nazionale. Intanto le autorità iraniane stanno investigando per accertare le cause dell’incidente.

Si schianta l’elicottero del presidente iraniano Raisi, ricerche in corso

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi

Il presidente dell’Iran Ebrahim Raisi è rimasto coinvolto in un incidente con l’elicottero a bordo del quale stava viaggiando insieme ad alcuni funzionari. Lo riporta l’agenzia di stampa iraniana Irna. L’elicottero si sarebbe schiantato in una zona montuosa impervia, probabilmente a causa del maltempo.

La notizia è stata confermata dal ministro dell’Interno iraniano Ahmad Vahidi alla tv annunciando che sono in corso le operazioni di ricerca e salvataggio per ritrovare l’elicottero del presidente Ebrahim Raisi.

L’incidente è avvenuto domenica nella foresta di Dizmar, tra le città di Varzaqan e Jolfa, nella provincia dell’Azerbaigian orientale, mentre il presidente stava tornando da un evento per inaugurare una diga con il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev.

“Vari gruppi di soccorso si stanno muovendo verso il sito, ma a causa della nebbia e del maltempo, potrebbe volerci del tempo per raggiungere la zona. Le operazioni sono sotto controllo”, ha detto Vahidi.

“Ci sono stati contatti con gli accompagnatori del presidente, ma dato che la zona è montuosa ed è difficile stabilire contatti, speriamo che le squadre di soccorso arrivino prima sul luogo dell’incidente e ci diano maggiori informazioni”, ha aggiunto il ministro.

I media locali iraniani hanno riferito che sta piovendo forte nella zona del distretto di Varzaghan ed è difficile per le squadre di soccorso e ricerca camminare nella fitta nebbia.

Vahidi ha detto alla televisione di stato iraniana che, a causa delle difficili condizioni meteorologiche, potrebbe volerci del tempo prima che la squadra di ricerca e soccorso raggiunga il luogo dell’incidente.

Il ministro ha espresso la speranza che il team raggiunga presto il sito e trasmetta maggiori informazioni.

Il corteo del presidente Raisi comprendeva tre elicotteri. A bordo di quello coinvolto nel disastro oltre a Raisi c’erano anche il capo del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica, Hossein Amir Abdollahian, e il governatore dell’Azerbaigian orientale, Malik Rakhmati.

Sul posto sono stati inviati l’esercito, la polizia e alcuni dipendenti della Mezzaluna Rossa iraniana. Secondo i media, persone dell’entourage del presidente hanno contattato il centro di comando, il che fa sperare che nessuno sia morto nell’incidente.

Sangue sulle strade nel Casertano, 4 giovani morti e tre feriti gravi

Quattro morti, tutti ragazzi, in due incidenti stradali nella notte nel Casertano.

Il più grave a via delle Dune a Villa Literno, dove due auto si sono scontrate, probabilmente in modo frontale: tre giovani sono morti – una 20enne e due ragazzi di 23 e 24 anni – e tre sono rimasti gravemente feriti. Altro incidente a Caserta dove un ventenne è rimasto ucciso nel ribaltamento della sua auto.

A Villa Literno, in via delle Dune, strada di collegamento con il comune napoletano di Giugliano in Campania, quattro giovani di ritorno probabilmente da qualche locale, a bordo di una 500 Abarth, hanno impattato frontalmente con una 500 X dove viaggiavano un uomo ed una donna di 49 e 54 anni, residenti a Casapesenna; violentissimo l’urto, con i giovani rimasti incastrati tra le lamiere dell’auto. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco, che hanno lavorato per liberare i giovani, che però sono morti sul colpo; si tratta di una 20enne di Aversa, di un 25enne di origine ucraina e di un 23enne romeno.

Il quarto passeggero, un 21enne di Giugliano in Campania, è rimasto ferito gravemente, così come la coppia che viaggiava sull’altra auto. I rilievi e gli accertamenti per ricostruire la dinamica sono stati effettuati dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe, che però sul posto non hanno trovato né telecamere né testimoni; c’erano sull’asfalto solo i segni lasciati dai freni.

A Caserta invece la vittima è un ventenne, che pare abbia fatto tutto da solo con la sua auto mentre viaggiava sulla statale Appia; quando sul posto sono arrivati i vigili del fuoco dal Comando di Caserta, hanno trovato l’auto ribaltata in mezzo alla carreggiata e il conducente sbalzato nella scarpata adiacente alla strada. Sono così dovuti intervenire i vigili del Nucleo Saf (speleo-alpino-fluviale) per recuperare il 20enne, ormai deceduto.

Playoff Serie B, il Catanzaro vince 4-2 col Brescia e va in semifinale

Il Catanzaro accede alla semifinale dei playoff del campionato di serie B dopo aver battuto il Brescia per 4-2 ai tempi supplementari.

Al “Ceravolo”, davanti a circa tredicimila spettatori, i lombardi sono andati in vantaggio con Galeazzi all’8′ del primo tempo e dopo il pareggio di Iemmello al 26′ hanno raddoppiato con Moncini al 7′ della ripresa, ma negli ultimi secondi del recupero Donnarumma ha segnato il 2-2, portando la sfida ai supplementari.

Brignola ha siglato il 3-2 nel finale del primo tempo supplementare e nel recupero del secondo è arrivata la quarta rete dei padroni di casa, ancora con Iemmello. Per i giallorossi bastava un pareggio per accedere.

In semifinale, i giallorossi affronteranno la Cremonese. La gara di andata è in programma il 21 maggio a Catanzaro, il ritorno il 25 a Cremona. Chi vince tra le quattro squadre rimaste viene promossa in serie A.

Vigilessa uccisa nel Bolognese, resta in carcere il comandante

Il Gip del tribunale di Bologna Domenico Truppa ha disposto la custodia cautelare in carcere per Giampiero Gualandi, 62enne ex comandante della polizia locale di Anzola Emilia, accusato dell’omicidio di Sofia Stefani, 33 anni, ex vigilessa.

All’esito dell’udienza e dell’interrogatorio, il giudice ha quindi accolto la richiesta della Procura, che coordina le indagini dei carabinieri, ravvisando la gravità degli indizi a carico dell’indagato. Il fermo non è stato convalidato, perché non è stato ritenuto sussistente il pericolo di fuga. Ma è stata comunque valutata l’esigenza cautelare.

La difesa di Gualandi preannuncia il ricorso di riesame al tribunale della Libertà.

Sospettato: “Nessuna volontà di uccidere”

Nessuna volontà di uccidere, ma un tragico incidente: un colpo di pistola partito per errore durante una colluttazione nell’ufficio.

L’ex comandante della polizia locale di Anzola Giampiero Gualandi, indagato per l’omicidio di Sofia Stefani, 33enne ex vigilessa, ha risposto per circa un’ora e mezza alle domande del giudice, confermando la versione già data nelle dichiarazioni di giovedì sera: la donna e il suo assistito avevano avuto una relazione che lei voleva portare avanti, lui invece voleva troncare.

Giovedì lei è andata nel suo ufficio, lui aveva con sé la pistola d’ordinanza che stava pulendo, c’è stata la colluttazione e il colpo sparato. “Tutto è durato tre minuti”.

Il difensore, avvocato Claudio Benenati, si era opposto alla convalida del fermo e alla custodia cautelare in carcere, chiesta dalla Procura di Bologna.

Vibo Marina, sequestrata un’area non autorizzata di rifiuti

Un’area utilizzata da una ditta formalmente dedita ad una attività di commercio al dettaglio di parti ed accessori di autoveicoli e di soccorso stradale ma che avrebbe nascosto una vera e propria attività di gestione non autorizzata di rifiuti, è stata sequestrata a Vibo Marina dalla polizia di Stato nell’ambito dell’operazione attuata sul territorio nazionale per il contrasto all’illecito stoccaggio e smaltimento di rifiuti e alle illegalità nel settore della tutela ambientale.

Il titolare dell’impresa, a conclusione delle attività coordinate dalla Procura e svolte dalla Squadra Mobile con il supporto di personale della Polstrada, dei Vigili del Fuoco e di tecnici dell’Azienda sanitaria provinciale e dell’Arpacal, è stato denunciato per abbandono di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

All’interno dell’area sottoposta ad ispezione sono stati trovati depositati sul terreno diversi rifiuti tra rottami di veicoli non bonificati e parte di essi comprendenti plastiche e materiali ferrosi, pneumatici e lubrificanti abbandonati in assenza di vasche di raccolta delle acque di lavaggio o prima pioggia con il risultato di provocare, di fatto, l’assorbimento degli oli sversati direttamente nel suolo.

Durante il controllo, inoltre, è stato identificato un lavoratore, cittadino extracomunitario, non regolarizzato e privo di permesso di soggiorno.

Trovato morto l’anziano scomparso nel cosentino

E’ stato trovato morto l’uomo di 89 anni di Laino Borgo, centro del Cosentino, del quale non si avevano notizie dalla sera di mercoledì 15 maggio.

Scattato l’allarme per la scomparsa dell’uomo sono state mobilitate squadre dei vigili del fuoco del Comando provinciale di Cosenza che hanno avviato le ricerche, con il coordinamento della Prefettura.

Le attività sono state svolte con il supporto del nucleo cinofili dei vigili del fuoco, del nucleo Sapr (Sistema aeromobile a pilotaggio remoto) e del mezzo aereo Drago Vf62 del reparto volo di Lamezia Terme.

Alle attività di ricerca hanno partecipato anche gli operatori del soccorso alpino della Guardia di finanza, i carabinieri e i volontari del soccorso alpino e speleologico Cnsas Calabria. Le ricerche sono proseguite per tutta la notte scorsa fino al rinvenimento del corpo esanime del pensionato avvenuto nel primo pomeriggio di oggi.

Immigrazione clandestina con falsi permessi, condanna in appello per avvocati

La Corte d’appello di Catanzaro questo pomeriggio ha confermato quasi integralmente la sentenza di primo grado del Tribunale dei Crotone che riguardava alcuni avvocati, agenti e mediatori culturali accusati di aver facilitato l’ingresso di cittadini extracomunitari in Italia attraverso un giro di permessi falsi fatti avere agli immigrati.

I professionisti erano stati coinvolti nell’operazione Ikaros, eseguita il 17 febbraio 2021 dalla Squadra mobile di Crotone. In particolare erano state messe in luce due organizzazioni diverse che utilizzavano gli stessi metodi.

In primo grado le condanne erano state inflitte, a vario titolo, per associazione a delinquere e per aver favorito la presenza di clandestini in Italia attraverso permessi di soggiorno che per la Procura di Crotone venivano ottenuti in modo illegale con l’apposizione di firme false.

La Corte di Appello ha ridotto la pena inflitta all’avvocato Salvatore Andrea Falcone che è stato assolto di 61 capi di imputazione sui 94 di cui era accusato: la condanna passa da 10 anni e 2 mesi a 5 anni e 6 mesi.

Ridotta di due mesi, per l’assoluzione da due capi di imputazione, anche la condanna per l’avvocata Gabriella Panucci alla quale l’Appello ha inflitto 4 anni 6 mesi e 15 giorni. Quattro anni è la pena rideterminata per i mediatori culturali Rachida Lebkhachi (in primo grado erano 6 anni) ed Edris Mahmouzadeh (4 anni e 15 giorni in primo grado).

Rigettati gli altri ricorsi sia della difesa che della Procura. Restano quindi le condanne per gli avvocati Sergio Trolio (4 anni e 3 mesi) e Irene Trocino (5 anni e 4 mesi), per l’iraniano Mohammed Kasro (4 anni e 8 mesi), per Intzar Ahmed (1 anno e 6 mesi), per l’agente della polizia locale Alfonso Bennardis (9 mesi).

Agguato al premier slovacco Fico, ministro: “Presidente ancora molto grave”

Il ministro della Difesa slovacco Robert Kaliňák, che ha preso ad interim le funzioni di premier in Slovacchia, ha sottolineato che le condizioni di Robert Fico sono “stabili, ma ancora molto gravi”.

“Tuttavia l’intervento ha permesso di controllare e guarire le ferite da arma da fuoco”, ha aggiunto Kalinak parlando ai media all’uscita dell’ospedale, come riporta Aktuality. Il premier slovacco è stato operato un’altra volta.

L’uomo arrestato per aver sparato al premier slovacco, Robert Fico, comparirà domani, sabato 18 maggio in tribunale, riferisce la portavoce della Corte slovacca. Dalle indagini sull’attentato sono emersi nuovi dettagli sull’arma utilizzata da Juraj Cintula: stando agli inquirenti si tratta di una pistola CZ75 calibro 9 millimetri di produzione ceca. L’uomo, che la possedeva legalmente, era in grado di utilizzarla perché aveva in passato lavorato nella sicurezza.

L’agenzia anticrimine slovacca ha fatto una perquisizione nella casa di Jurai Cintula, a Levice. L’uomo è stato portato sul posto da un commando speciale chiamato Linx. I poliziotti si sono trattenuti nella casa dell’arrestato per alcune ore. Alla fine hanno portato via il computer e diverso altro materiale utile alle indagini.

Juraj Cintula, 71 anni, ha detto alla polizia che il suo interno era di ‘ferirlo’ non di ‘ucciderlo’. L’aggressore aveva pianificato l’attacco alcuni giorni prima. Cintula rischia da 25 anni all’ergastolo.

Intanto in Slovacchia non si placano le polemiche in merito alla sicurezza assegnata al premier e alla loro reazione al momento dell’attacco. In un’intervista rilasciata alla tv Ta3, il ministro degli Interni Matus Sutaj Estok, nega ogni fallimento. Soprattutto, afferma di non vedere alcun motivo per dimettersi o licenziare il direttore dell’Ufficio per la protezione dei funzionari costituzionali. “Il procedimento delle guardie sarà esaminato, li riterremo specificamente responsabili. Sostengo pienamente il capo dell’Ufficio per la protezione dei funzionari costituzionali; ha molti anni di esperienza. Ha salvato la vita al premier, i suoi abiti erano ricoperti di sangue”, ha detto Estok. Il ministro ha inoltre annunciato che è salito a 40 il numero degli utenti indagati dopo aver espresso sui social l’approvazione per l’attentato.

“I leoni da tastiera”, come li chiama Estok, sono o saranno interrogati. “Tutti gli autori e coloro che approvano l’attentato al premier saranno interrogati. Devono cessare campagne feroci e odiose e le minacce di morte”, ha detto Estok, aggiungendo che è stata rafforzata la protezione degli esponenti costituzionali e deputati nonche delle redazioni dei media. Il ministero e le sue componenti intendono procedere fermamente contro i conspiratori e divulgatori dell’odio.

Non intervennero dopo incidente mortale, sospesi due vigili

Non sarebbero intervenuti a seguito di un incidente stradale, avvenuto lungo la Circonvallazione di Taurianova, nel corso del quale è deceduto un uomo di 52 anni.

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, coordinati dal procuratore di Palmi Emanuele Crescenti e dal sostituto Davide Lucisano hanno notificato una sospensione dai pubblici uffici per 10 mesi a due agenti della polizia locale di Taurianova, indagati per omissione di atti d’ufficio. I fatti risalgono alla mattina 6 dicembre 2023.

La vittima, da solo alla guida della propria autovettura, aveva perso il controllo del veicolo a causa di un malore e si era scontrato violentemente con un palo della luce, a pochi metri dal ciglio della strada. All’incidente autonomo avevano assistito diversi testimoni e uno di questi, incrociando la pattuglia della polizia locale composta dai due agenti li aveva informati dell’accaduto.

Secondo quanto emerso dalla ricostruzione fatta dai carabinieri di Taurianova, incrociando le testimonianze dei presenti le immagini delle video registrazioni delle telecamere della zona ed esaminando, inoltre, il tracciato Gps dell’autovettura di servizio, aveva evidenziato che i due vigili si sarebbero recati sul posto ma, una volta giunti, avrebbero proseguito omettendo di attivare la macchina dei soccorsi o di mettere in sicurezza la strada. L’omissione, sempre secondo quanto è emerso dagli accertamenti, ha comportato un notevole ritardo nell’intervento delle forze dell’ordine, tanto che, solo un’ora dopo, a seguito di una chiamata al 112 erano arrivati sul posto i militari dell’Arma della Compagnia di Taurianova che avevano accertato il decesso del cinquantaduenne.

La ricostruzione degli investigatori avrebbe permesso di sconfessare le tesi difensive dei due agenti. Il gip di Palmi Francesca Giovinazzo ha adottato la misura cautelare non avendo accettato l’argomentazione degli indagati secondo cui non sarebbero stati in grado all’atto del passaggio documentato dal Gps dell’autovettura di servizio, di individuare il luogo dell’incidente. Al contrario, in base agli elementi di prova sinora raccolti dalla Procura di Palmi, la macchina incidentata sarebbe stata ben visibile da entrambi i sensi di marcia.

Spaccio di droga nel catanzarese, otto misure cautelari

Avrebbero messo in piedi nel catanzarese un’organizzazione criminale dedita al traffico di marijuana, cocaina ed eroina.

Otto persone sono state raggiunte da un’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip di Catanzaro su richiesta della Dda del capoluogo ed eseguita dai carabinieri della Compagnia di Girifalco con il supporto dei comandi territoriali di Lamezia Terme, Soveria Mannelli, Catanzaro e Soverato e la collaborazione dei Carabinieri Cacciatori “Calabria” e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia.

Due sono le persone finite in carcere, una ai domiciliari mentre per tre è stato disposto l’obbligo di dimora con permanenza nelle ore notturne e per i restanti due l’obbligo di dimora nel comune di residenza.

I provvedimenti sono stati emessi sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Il gruppo, sulla base degli elementi indiziari acquisiti, era operativo nei territori di Girifalco ed aree limitrofe, in particolare Amaroni e Borgia.

Le indagini sono state avviate nel 2022 a seguito dell’arresto di un soggetto trovato in possesso di oltre 600 grammi di marijuana e si sono sviluppate attraverso attività tecniche e di tipo tradizionale. Nel corso delle indagini sono state sequestrate diverse quantità di stupefacenti destinate alle piazze di spaccio dell’hinterland di Girifalco, macchinari professionali per il confezionamento sottovuoto, bilance ad alta precisione e scanner per la rilevazione di microspie.

Vladimir Putin vola in Cina per rafforzare i legami con Pechino

Vladimir Putin ha iniziato una visita di stato di due giorni in Cina il 16 maggio, il primo viaggio all’estero del presidente russo da quando è entrato nuovamente in carica, una mossa reciproca in risposta alla visita di Xi Jinping un anno fa. Le parti hanno discusso delle varie possibilità di cooperazione reciproca nell’ambito di un incontro informale tra i due presidenti, durato circa quattro ore, sul tema dell’Ucraina. Lo riporta la Tass.

Le trattative si sono svolte inizialmente con un gruppo molto ristretto di persone. Putin ha affermato che il commercio bilaterale tra i paesi nel 2023 è aumentato di quasi un quarto e ammontava a 227 miliardi di dollari. La Cina è il principale partner della Russia nella sfera commerciale ed economica, e la Russia è ora al 4° posto tra i partner commerciali della Cina. Secondo il presidente, le aree prioritarie di cooperazione includono energia, agricoltura, alta tecnologia, infrastrutture, edilizia e trasporti. Poi i negoziati si sono ampliati, con la partecipazione dei capi delle aziende statali, delle società statali e delle banche.

Le parti hanno convenuto di garantire canali di pagamento ininterrotti tra le imprese e di utilizzare attivamente i sistemi di pagamento nazionali. I leader hanno anche discusso dei conflitti regionali, inclusa la guerra nella Striscia di Gaza e della crisi ucraina, spingendo Xi Jinping a esprimere la speranza per una rapida normalizzazione della situazione in Europa.

La questione più urgente nella cooperazione commerciale russo-cinese sono gli accordi finanziari transfrontalieri, scrive Izvestia . Insieme al presidente sono arrivati ​​​​a Pechino i rappresentanti di Sberbank e VTB.

“È molto probabile che verranno concordati il ​​sistema di pagamento blockchain BRICS Pay, che non cade sotto il controllo degli Stati Uniti, gli accordi in valute digitali, nonché la creazione di nuovi canali di pagamento tra persone giuridiche russe e cinesi Le imprese, sia russe che cinesi, hanno bisogno di soluzioni urgenti, qui e ora”, ha detto a Izvestia il vicepresidente del Centro nazionale di coordinamento per la cooperazione commerciale internazionale, Pavel Kuznetsov.

La crisi ucraina è stata uno dei principali temi di discussione. “Pechino, per molte ragioni, vuole vedere conclusa non solo la fase militare della crisi ucraina, ma anche l’intera crisi in generale. La Cina capisce che risolvere questo problema è possibile solo formando un ordine mondiale più equo sui principi di guadagno reciproco e rifiuto del ‘gioco a somma zero'”, ha detto a Izvestia Viktor Pirozhenko, esperto del Centro di ricerca interculturale dell’Università di Huzhou.

Il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha osservato in un’intervista a Izvestia che “la Cina è il nostro partner strategico e il paese numero uno in termini di commercio e fatturato economico. Il volume del nostro commercio con la Cina lo scorso anno ha superato i 220 miliardi di dollari”.

“La Russia e la Cina comprendono che l’attuale sistema di coordinate nella sicurezza internazionale sta cambiando e dovrebbe essere sostituito da un sistema più giusto, un sistema basato sul principio di indivisibilità e sicurezza, in cui alcuni paesi non risolvono i loro problemi di sicurezza in tempo reale. a spese degli altri”, ha aggiunto Peskov.

Per quanto riguarda i risultati del primo giorno della visita di Stato in Cina, secondo le informazioni sul sito web del Cremlino, tra i paesi sono stati firmati un’ampia varietà di documenti, per un totale di 11 documenti firmati, scrive Nezavisimaya Gazeta . 

Russia e Cina intendono sviluppare la cooperazione nell’industria aeronautica civile, nella costruzione navale, nella produzione automobilistica e di macchine utensili e nell’industria elettronica, si legge nella dichiarazione congiunta. Nel documento si afferma inoltre che le parti hanno concordato di sviluppare la cooperazione su base di mercato nel settore del petrolio, del gas naturale, del gas naturale liquefatto (GNL), del carbone e dell’elettricità.

Natasha Kuhrt, docente presso il King’s College di Londra, ha dichiarato a Nezavisimaya Gazeta di ritenere che le relazioni russo-cinesi ruotino attorno al commercio energetico, nonché alla cooperazione per garantire la sicurezza e la stabilità in Asia centrale. L’Occidente potrebbe aver sottovalutato la forza delle relazioni sino-russe, ha aggiunto.

Nezavisimaya Gazeta: Il Segretario di Stato americano garantisce il sostegno all’Ucraina

I leader di Russia e Ucraina si incontrano con i loro principali alleati: mentre Vladimir Putin teneva colloqui a Pechino, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha concluso la sua visita a Kiev. Con una mossa a sorpresa, il massimo diplomatico americano non ha sancito direttamente gli attacchi sul territorio russo, scrive Nezavisimaya Gazeta. Inoltre, ha assicurato ai suoi partner ucraini che il sostegno militare a Kiev continuerà fino alla sua vittoria e che sarà l’Ucraina, e non la Casa Bianca, a decidere cosa fare con le armi fornite.

Nonostante la difficile situazione al fronte per l’Ucraina, Blinken durante la sua visita ha dichiarato che la Casa Bianca è determinata a far sì che gli ucraini vincano il conflitto con la Russia. Per raggiungere questo obiettivo, gli Stati Uniti stanno accelerando la fornitura di aiuti militari. Non è ancora chiaro come l’attuale amministrazione statunitense veda la vittoria di Kiev, secondo Nezavisimaya Gazeta.

Il preside della facoltà di politica mondiale dell’Università statale di Mosca, Andrey Sidorov, ha dichiarato al giornale di ritenere che l’obiettivo principale degli Stati Uniti ora sia preservare lo stato dell’Ucraina. Per l’attuale amministrazione della Casa Bianca è importante che il fronte non crolli prima della metà del prossimo mese, quando i paesi si riuniranno per la conferenza di pace sull’Ucraina. Meglio ancora sarebbe resistere fino alle elezioni presidenziali americane, per evitare che Biden subisca una grave sconfitta politica, ha osservato l’esperto.

“L’autunno del 2022 ha dato origine alla fiducia che l’Ucraina sarebbe stata in grado di riconquistare i territori perduti. Ma la situazione è cambiata. I negoziati pacifici stanno diventando sempre meno probabili, perché per essere possibili ciò richiederebbe una posizione ragionevole formato che corrisponde a ciò che sta accadendo al fronte”, ha aggiunto l’esperto.

RBC: Il portafoglio di esportazioni di armi della Russia raggiunge circa 60 miliardi di dollari

I contratti pendenti della Russia per l’esportazione di armi e attrezzature militari hanno raggiunto la cifra record di 60 miliardi di dollari, ha dichiarato il direttore generale di Rostec Sergey Chemezov in un’intervista a RBC. Nel frattempo Chemezov non ha escluso la possibilità di un’offerta pubblica iniziale (IPO) di azioni delle imprese civili della società statale. Rostec prevede inoltre una significativa diminuzione del numero di aerei stranieri nelle flotte delle compagnie aeree russe a partire dal 2030.

“Poiché oggi la maggior parte dei nostri prodotti viene utilizzata per le esigenze del Ministero della Difesa, ovviamente stiamo riducendo le vendite all’esportazione. Ma questo non significa che non ci sia domanda, ce n’è molta. Oggi noi Abbiamo un portafoglio di esportazioni di circa 60 miliardi di dollari. Si tratta di una cifra da record. Il portafoglio dimostra che non appena finiremo l’operazione militare speciale, avremo immediatamente un gran numero di prodotti da esportare”, ha detto Chemezov.

Lui ha chiarito che per quanto riguarda gli ordini per la difesa statale la quota della Rostec in termini di valore è poco più del 50%. “In termini di quantità, ovviamente, abbiamo molto di più. Se parliamo di sistemi di difesa aerea, forniamo l’80% di tutti i prodotti, che comprendono tutta l’aviazione militare, tutti i veicoli blindati, artiglieria, MLRS, munizioni e guerra elettronica attrezzature”, ha aggiunto Chemezov.

Parlando dell’aviazione civile, ha osservato: “Penso che a partire dal 2030 ci sarà una notevole partenza di aerei stranieri dalle compagnie aeree russe, poiché non ci sarà più molta capacità di riparazione. Pertanto, a questo punto dovremo produrre un numero sufficiente di vari aerei, tra cui principalmente MC-21, Superjet 100, Tu-214, Il-114, Il-96, che dovrebbero essere forniti a tutte le nostre compagnie aeree”, ha affermato.

Chemezov ha detto alla RBC che la nomina di Andrey Belousov alla carica di ministro della Difesa russo è stata per lui una sorpresa, ma ha definito corretta questa decisione. “Oggi abbiamo bisogno di una persona che consideri l’industria della difesa non solo come una fonte di armi, ma anche come un settore abbastanza ampio dell’economia che offre un’opportunità per lo sviluppo di prodotti civili”, ha osservato.

Izvestia: i leader europei sempre più divisi sul percorso verso la pace in Ucraina

Cresce la divisione tra le élite europee su come risolvere il conflitto in Ucraina, ha detto a Izvestia l’eurodeputato croato Ivan Vilibor Sincic. Secondo lui, la nuova composizione del Parlamento europeo, che si formerà dopo le elezioni previste dal 6 al 9 giugno, sarà più pragmatica su questo tema. Inoltre, la posizione dei politici occidentali sarà influenzata dalla crescente spesa militare e dal recente successo dell’esercito russo in Ucraina. Gli esperti sono fiduciosi che, in questo contesto, i funzionari europei saranno sempre più divisi in campi filo-atlantici e realisti. Tuttavia, gli analisti ritengono improbabile uno scenario in cui il conflitto venga effettivamente congelato sulla linea di contatto.

Il 10 maggio la Russia ha lanciato una grande offensiva nella regione di Kharkov. In meno di una settimana, le forze russe sono riuscite a liberare più di 200 kmq di territorio. Mateusz Piskorski, politologo ed editorialista della Mysl Polska, ha dichiarato a Izvestia che l’Occidente segue da vicino i successi dell’esercito russo in Ucraina e che ciò influenza la posizione dei politici sulla questione della soluzione pacifica.

Mentre l’esercito russo avanza, sulla stampa occidentale si rilancia la discussione sulla possibilità di uno “scenario coreano” per risolvere il conflitto ucraino. Questa opzione consiste essenzialmente nel congelare il confronto lungo la linea di contatto. Lo “scenario coreano” non è realistico ed è improbabile che la Russia sia d’accordo, ha detto a Izvestia Alexey Fenenko, dottore in scienze politiche, professore associato presso la Facoltà di politica mondiale dell’Università statale di Mosca. “Lo ‘scenario coreano’ è la divisione del paese in due Stati. Sulla linea di contatto attuale, non dà nulla alla Russia”, ha osservato.

In alcuni paesi europei crescono già i dubbi sul sostegno militare incondizionato all’Ucraina, ha detto a Izvestia l’eurodeputato tedesco Gunnar Beck. Secondo lui, in futuro solo i falchi ardenti sosterranno il ritorno della Crimea all’Ucraina. A lungo termine, parte dell’establishment europeo si stancherà dell’approccio inflessibile del presidente ucraino Vladimir Zelenskyj, a suo avviso.

Vedomosti: i principali importatori di carbone russo riducono gli acquisti

I principali acquirenti di carbone russo – Cina, India e Turchia – hanno ridotto drasticamente le loro importazioni nel periodo gennaio-marzo 2024, hanno riferito a Vedomosti due fonti che hanno familiarità con le statistiche del Ministero dell’Energia. Secondo gli esperti intervistati da Vedomosti, ciò è dovuto principalmente agli alti costi della logistica e ai bassi prezzi all’esportazione.

Le esportazioni verso l’India nei primi tre mesi, rispetto ai dati del primo trimestre del 2023, sono diminuite di oltre la metà a 4,7 milioni di tonnellate, verso la Turchia – quasi il doppio a 4,1 milioni di tonnellate. La Cina ha ridotto gli acquisti di carbone russo del 16% a 12,9 milioni di tonnellate.

Allo stesso tempo, diversi paesi non appartenenti alla CSI hanno aumentato i loro acquisti. Anche le esportazioni verso Hong Kong sono aumentate almeno dell’1% a 2,5 milioni di tonnellate durante il periodo in esame, e le spedizioni verso gli Emirati Arabi Uniti sono aumentate dell’8% a 2,1 milioni di tonnellate. Sulla base dei risultati del primo trimestre, gli Emirati Arabi Uniti sono ora tra i primi cinque importatori non CSI.

Gli operatori di mercato e gli analisti intervistati da Vedomosti vedono tre ragioni per il calo delle consegne di esportazione ai maggiori acquirenti: bassi prezzi di esportazione, logistica costosa e calo della domanda di carbone russo in questi paesi.

Nikolay Dudchenko, analista di Finam FG, ha osservato che la cifra complessiva delle esportazioni di carbone russo è influenzata dal calo globale della domanda.

Secondo le previsioni di Alfa Bank, nei prossimi mesi le esportazioni di carbone russo potrebbero tornare ai livelli dello scorso anno. La produzione di carbone in Russia nel 2024 rimarrà a un livello vicino al volume del 2023, ha riferito Alfa Bank. 

Omicidio vigilessa, fermato il collega per omicidio volontario

Nella notte i carabinieri di Bologna, coordinati dalla Procura, hanno sottoposto a fermo Giampiero Gualandi, il comandante della polizia locale di Anzola sospettato di essere l’autore dell’omicidio della collega Sofia Stefani, uccisa con la pistola di ordinanza nel suo ufficio del comando.

L’uomo nell’interrogatorio nella tarda serata di ieri si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Il fermo, disposto dal pm Stefano Dambruoso che coordina le indagini, è per omicidio volontario.

La Procura di Bologna contesta le aggravanti dei futili motivi e del legame sentimentale a Giampiero Gualandi, vigile fermato nella notte per l’omicidio della ex collega Sofia Stefani. Il fermo è stato eseguito dai carabinieri del reparto operativo – nucleo investigativo e della compagnia di Borgo Panigale, su disposizione del pm Stefano Dambruoso. Il fermato prestava servizio negli uffici della polizia locale.

La Procura di Bologna contesta le aggravanti dei futili motivi e del legame sentimentale a Giampiero Gualandi, vigile fermato nella notte per l’omicidio della ex collega Sofia Stefani. Il fermo è stato eseguito dai carabinieri del reparto operativo – nucleo investigativo e della compagnia di Borgo Panigale, su disposizione del pm Stefano Dambruoso. Il fermato prestava servizio negli uffici della polizia locale. Domani mattina l’udienza di convalida.

La Procura, inoltre, disporrà l’autopsia e gli esami sui dispositivi tecnologici per far luce sul caso di Sofia Stefani. Al momento non sembra intenzione degli inquirenti – i carabinieri coordinati dal pm Stefano Dambruoso – di conferire anche una perizia balistica: i primi accertamenti investigativi escluderebbero infatti che il colpo sparato dalla pistola di ordinanza del vigile sia partito accidentalmente, versione data dall’indagato nelle prime dichiarazioni.

La ricosctruzione
I carabinieri stanno cercando di chiarire cosa è successo in una stanza al piano terra della ‘Casa Gialla’, la sede del comando della polizia locale di Anzola Emilia, comune della pianura bolognese, lungo la via Emilia tra Bologna e Modena.

Nelle prime telefonate ai soccorsi per avvisare della morte della ex collega Sofia Stefani lo stesso indagato, Giampiero Gualandi, avrebbe parlato di un incidente: un colpo partito per errore, dalla sua pistola, nel corso di una lite e di una colluttazione con la donna, all’interno di un ufficio della polizia locale del comando di Anzola Emilia. Una versione che gli inquirenti non ritengono credibile. Secondo quanto ricostruito era stata la donna a chiamare Gualandi. I due, ex colleghi di lavoro, avevano avuto una relazione, sempre secondo quanto dichiarato dall’uomo nell’immediatezza ed era lei in particolare a volerla portare avanti, mentre lui no. Ci sarebbero anche messaggi acquisiti agli atti che i due, Gualandi 62enne, Stefani 33enne, si sono scambiati e che confermerebbero questa ipotesi.

La giovane donna aveva un fidanzato, sentito dagli investigatori, mentre Gualandi è sposato. All’interno dell’ufficio non ci sono telecamere che possano aver ripreso quello che è successo e le altre persone presenti ieri pomeriggio nell’edificio non avrebbero sentito grida o toni animati, ma solo lo sparo. La versione del colpo accidentale, mentre puliva la pistola, è stata ribadita anche in brevi dichiarazioni spontanee nell’interrogatorio alla presenza del suo avvocato, ieri sera. Domani avrà occasione di chiarire ulteriormente la propria posizione, davanti al Gip.

“È un fatto che ha scosso il nostro Comune, la morte di una ragazza di 33 anni per un colpo di arma da fuoco. Però anche di fronte ad una cosa così traumatizzante non dobbiamo avere la morbosa curiosità di capire chi ha fatto cosa, quali sono le motivazioni. Quello spetta agli inquirenti, al tempo, che determineranno responsabilità e colpevoli”, dice il sindaco di Anzola Giampiero Veronsi. “Quello che noi dobbiamo fare adesso – aggiunge – è stringerci alla famiglia di Sofia. E’ una perdita devastante e quindi dobbiamo avere la capacità di reagire come comunità, di fronte ad un evento che in un Comune di 15mila abitanti, tranquillo, scuote nel profondo le coscienze. E anche per questo motivo mi accingo a proclamare il lutto cittadino”.

Il 118 è arrivato intorno alle 16. ma per la giovane donna non c’era nulla da fare. È stata colpita alla testa e non ha avuto scampo. L’arma è stata sequestrata e il luogo, a due passi dal municipio, transennato e passato al setaccio dai reparti scientifici dei carabinieri. Bisognerà anche capire perché la donna, che risulta essere stata congedata dai vigili, si trovasse ad incontrare il 60enne negli uffici del comando.

Legale Gualandi: “E’ stato un incidente”

È stato un incidente, non è stato volontario, non è stato un femminicidio. È una tragedia immane per cui siamo tutti devastati”. Lo dice all’Ansa l’avvocato Claudio Benenati, difensore di Giampiero Gualandi, l’ex comandante della polizia locale di Anzola fermato per l’omicidio della ex collega Sofia Stefani, uccisa con la pistola di ordinanza del 62enne, nel suo ufficio del comando.

Casa delle donne, sembra un femminicidio

“Da quanto è emerso finora, sembra possibile che si tratti di un femminicidio. Con femminicidio facciamo riferimento a quei casi in cui una donna viene uccisa in quanto donna. Con questo non ci limitiamo ad indicare crimini d’odio espliciti, ma tutti quei casi in cui a creare i presupposti per la violenza è la cultura patriarcale in cui viviamo. Purtroppo, notiamo che molti degli articoli dedicati alla notizia parlano di ‘delitto passionale’ o ‘movente sentimentale’.

Ancora una volta ci troviamo a chiederci cosa significhi esattamente questa locuzione e a ribadire che la violenza sulle donne non ha niente a che fare con la passione o con i sentimenti. È una questione di potere”. Lo scrive la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, intervenendo sull’omicidio di Sofia Stefani, 33enne ex vigilessa morta ieri ad Anzola Emilia. “Di questioni di potere, in questa storia, ce ne sono molte. Ci stupisce – prosegue l’associazione – che a fronte di tante speculazioni sulla possibile relazione sentimentale tra Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si sia prestata così poca attenzione alla relazione di potere che intercorreva tra i due. Gualandi non era un collega – come è stato più volte indicato – ma il capo di Sofia Stefani. All’interno di una struttura dove la gerarchia è particolarmente importante, l’autore dell’omicidio – possibile femminicidio – era il commissario capo della polizia locale, mentre Sofia Stefani era una vigilessa precaria a cui non era stato rinnovato il contratto”.

Incidente sulla statale 106, muore una donna, grave la figlia adolescente

Una donna di 41 anni, Maria Rosaria Boccuti, di Crosia, è morta e la figlia di 15 anni è rimasta ferita in modo grave, in seguito ad un violento scontro che ha visto coinvolte tre auto, avvenuto sulla statale 106 ionica in località Zolfara, a Corigliano Rossano, area urbana di Rossano, in provincia di Cosenza.

L’incidente è avvenuto tra una Fiat Panda, un’Audi ed un furgone. La vittima e la figlia viaggiavano sulla Panda, quando per cause in fase di accertamento, si sarebbe scontrata con l’Audi. Ferito il conducente. L’autista del furgone non avrebbe riportato gravi conseguenze.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano Rossano, e le ambulanze del 118. La ragazza ferita gravemente è stata trasportata in elisoccorso all’ospedale Annunziata di Cosenza. La statale 106 nel tratto interessato dal sinistro è stata completamente chiusa al transito sino al termine delle operazioni di soccorso.

Vigile urbano uccide una collega di 33 anni nel Bolognese

Una vigilessa di 33 anni, Sofia Stefani, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco nella sede della Polizia locale di Anzola Emilia, in provincia di Bologna. L’uomo su cui sono in corso accertamenti sarebbe Giampiero Gualandi, in passato comandante dei vigili di Anzola. Ignoti i motivi del gesto.

Il colpo sarebbe stato sparato da una pistola di ordinanza. Sul posto i carabinieri che stanno ricostruendo la dinamica dei fatti. Secondo alcuni media, tra la donna e il collega ci sarebbe stata una relazione sentimentale. Il dramma è avvenuto attorno alle 17 di oggi pomeriggio nella sede della polizia municipale di Piazza Giovanni XXIII, ad Anzola Emilia. Sul posto i carabinieri che stanno ricostruendo la dinamica dei fatti.

Il vigile si difende: “Il colpo è partito accidentale mentre pulivo la pistola”
“Stavo pulendo la pistola quando accidentalmente è partito un proiettile”. Sono queste, apprende l’Adnkronos, le prime parole che l’agente della Polizia Locale avrebbe detto ai carabinieri del Reparto operativo di Bologna. La vittima si trovava nell’ufficio dove è in servizio il 60enne. La presenza della donna potrebbe essere stata motivata proprio dai rapporti che intratteneva con l’uomo, riporta l’agenzia.

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