12 Ottobre 2024

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Morte Onorato, la procura di Palermo indaga per omicidio. I punti oscuri

LaProcura di Palermo ha aperto una inchiesta con l’ipotesi di omicidio sulla morte di Angelo Onorato, l’imprenditore, marito dell’eurodeputata Francesca Donato, trovato senza vita con una fascetta stretta al collo, nella sua auto in Viale Regione Siciliana alla periferia ovest del capoluogo dell’isola.

I magistrati palermitani – per gli elementi fin quì raccolti nelle prime indagini della Polizia -, sono quindi orientati a seguire la pista del delitto, così come vanno ripetendo dal primo istante i familiari della vittima che non credono assolutamente alla tesi del suicidio, ipotesi ribadita da alcuni media.

La possibile dinamica dei fatti e i punti oscuri

Il cadavere di Angelo Onorato è stato rinvenuto riverso al posto di guida della sua Range Rover con una fascetta da elettricista stretta attorno al collo e con macchie di sangue sulla camicia e la cintura di sicurezza allacciata. Sarebbe morto soffocato. Oltre questi elementi, apparentemente certi, quello che alimenta la tesi dell’omicidio è lo sportello posteriore del grosso Suv rimasto socchiuso (foto), segno che il killer avrebbe ucciso l’imprenditore da dietro il sedile e in fretta guadagnato la via di fuga al riparo da occhi indiscreti, probabilmente scavalcando, facilmente, una recinzione rialzata da un muretto che sulla destra dà su un edificio dismesso sito pochi metri dopo un esercente di trasporti e consegne, forse aiutato da complici, per poi dileguarsi dietro la ferrovia, posta ad un centinaio di metri, come si può notare sulla mappa in basso.
Dalla parte opposta al punto dove è stata ritrovata l’auto c’è un muro alto circa due metri che costeggia il raccordo bis che conduce verso Capaci, possibile da scalare ma molto più in vista oltreché pericoloso perché a ridosso di un’arteria a scorrimento veloce.
Non è chiaro se vi siano in zona telecamere di video sorveglianza in grado di riprendere la scena del crimine, che fra l’altro è coperta da grossi alberi. La strada è abbastanza isolata (e degradata), con divieto di parcheggio sulla sinistra sul lato della tangenziale. La ricostruzione sembra quadrare. Sembra. Al momento manca però il movente: economico, ad esempio qualche affare andato male, oppure altro?

Non convince invece la pista del suicidio. Sebbene sia tutto possibile, si fa fatica a immaginare che Onorato da solo e con la cintura allacciata si sia stretto attorno al collo la fascetta e l’abbia tirata con tutta la sua forza fino a soffocarsi. Sembra inverosimile. Non è la stessa cosa di stringersi una corda al collo appesa a un albero e lasciarsi andare con tutto il peso del corpo. Ecco perché non convince il suicidio. E poi quelle macchie di sangue sugli indumenti? Di chi sono, sue o del possibile assassino?

Il punto esatto del ritrovamento dell’auto di Angelo Onorato 

La lettera: “Se mi succede qualcosa l’avvocato sa tutto”

A insospettire gli inquirenti c’è anche la misteriosa lettera attraverso cui Angelo Onorato avvisa i suoi familiari che nel caso gli fosse successo qualcosa dovevano rivolgersi al suo avvocato: perché “lui sa tutto”, avrebbe scritto. Oltretutto, da quanto è trapelato, Onorato avrebbe fatto sapere a un parente che quella mattina doveva andare a prendere una persona in aeroporto; un tale con cui avrebbe avuto un appuntamento per dirimere alcune questioni. Possibile che abbia incontrato il tipo in una strada così appartata? Altro mistero. Un elemento, questo dell’appuntamento, comunque facile da confutare con le celle telefoniche e gli impianti di videosorveglianza di cui aeroporto e autostrada sono zeppe. Se la vittima ha incontrato qualcuno basta incrociare qualche dato.

L’autopsia svelerà le cause del decesso

Domani sarà eseguita l’autopsia sul corpo dell’imprenditore. L’esame, che svelerà le cause della morte, sarà eseguito all’istituto di medicina legale dell’ospedale Policlinico di Palermo.

La drammatica testimonianza dell’europarlamentare Donato: “Momenti devastanti, non speculare”

“Sto vivendo i momenti più difficili e devastanti della mia vita. Il dolore è inimmaginabile. Prego tutti di astenersi da speculazioni sulle cause della morte di mio marito. Ci sono indagini in corso, lasciamo lavorare la polizia. Ringrazio tutti coloro che in queste ore tremende hanno avuto parole di affetto per il mio adorato Angelo e hanno mostrato vicinanza e solidarietà per la mia famiglia. Sono tantissimi e ognuno è prezioso per me”, ha scritto su X l’europarlamentare Francesca Donato in merito alle indagini sul morte del marito.

Sbanda con l’auto e finisce fuori strada, morto

Avrebbe perso il controllo della sua auto, per cause in corso di accertamento, finendo fuori strada.

E’ morto così, in contrada Mezzofato a Corigliano Rossano, un uomo molto probabilmente di nazionalità romena. La vittima era da sola in auto.

Sul posto oltre ai medici del servizio di emergenza 118 che hanno prestato i primi soccorsi rivelatisi però inutili e i carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano Rossano che stanno effettuando i rilievi per accertare le cause dell’incidente stradale. Si sta inoltre lavorando per risalire all’identità della vittima. (Ansa)

Omicidio a Reggio, uomo ucciso a coltellate e “scaricato” davanti l’ospedale

Una persona di sesso maschile, di cui non si conosce al momento l’identità perché senza documenti, è stata lasciata davanti all’ospedale “Morelli” di Reggio Calabria con gravi ferite provocate da numerose coltellate ed è morta poco dopo.

L’ipotesi che viene fatta dagli investigatori è che l’uomo, dall’età apparente di 40 anni, sia stato ferito altrove e portato successivamente nel luogo adiacente l’ospedale in cui è stato trovato dal personale del nosocomio che ha prestato, invano, i primi soccorsi.

Sul posto sono intervenuti gli agenti delle Volanti e della Squadra mobile che hanno avviato le indagini. Cruciali le immagini di video sorveglianza e le testimonianze sul posto. L’automobile sarebbe stata poi ritrovata a Villa San Giovanni.

A bordo del veicolo ci sarebbero state tre persone che, probabilmente, sarebbero coinvolti nell’omicidio avvenuto altrove, oppure solo testimoni che, visto il fatto di sangue hanno comunque deciso di trasportare la vittima presso l’ospedale al fine di salvarlo. Se fosse stato infatti il killer non si sarebbe esposto davanti a numerose telecamere (con la certezza di essere riconosciuto) e avrebbe lasciato il corpo dov’è avvenuto il ferimento.

La polizia ha informato dell’accaduto la Procura della Repubblica, che coordina le indagini.

‘Ndrangheta, le “doti” mafiose della “locale” di Arangea. L’inchiesta

I Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con l’ausilio dello Squadrone eliportato “Cacciatori” Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione, nell’ambito dell’operazione denominata “Arangea”, ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere nei confronti di 11 persone e una ai domiciliari, indiziati, a diverso titolo, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni ed armi.

Le indagini, condotte dal Nucleo investigativo del comando provinciale di Reggio Calabria sotto le direttive della Procura della Repubblica, eseguite sia con le classiche tecniche investigative, ma anche con i più moderni strumenti d’intercettazione hanno permesso di ricostruire dinamiche e assetti dell’articolazione di ndrangheta facente capo alla “locale” operante nel territorio del quartiere Arangea, ricostruendone l’imposizione del controllo del territorio ed un diffuso sistema estorsivo nonché la gestione occulta di diverse imprese economiche.

Allo stesso modo, sono state ricostruite le dinamiche riorganizzative interne attivatesi per colmare i vuoti di potere determinati dall’arresto di elementi di vertici avvenuti nel periodo dell’attività.

Le fasi della riorganizzazione trovano perfetta aderenza con l’ordinamento della ‘ndrangheta già emerso nell’indagine Crimine, nella cui sentenza viene riportata la definizione di “locale” e “doti”, nonché l’esistenza anche del cosiddetto “banco nuovo”, termine con il quale i vertici dell’ndrangheta intendevano la riorganizzazione delle cariche all’interno del locale.

Il dato in questione viene attualmente riscontrato in questa indagine e più nello specifico quando l’arrestato Demetrio Palumbo intendeva operare tale riorganizzazione in seno al locale di Arangea coinvolgendo Sebastiano Praticò, già condannato in via definitiva proprio nel processo “Crimine”, ove lo stesso veniva riconosciuto partecipe della cosca operante nella zona sud di Reggio Calabria e ricopriva una carica di livello provinciale quale rappresentante del mandamento di Reggio Calabria.

L’attività ha poi registrato il perseverare delle condotte da parte di indagati, già condannati in via definitiva per il reato di associazione mafiosa, dopo una lunga militanza in seno alla cosca, in quella cosca abbia fatto carriera e, forte del carisma criminale, scalando la scala delle doti più elevate, abbia conquistato i vertici della compagine mafiosa e un rispetto da parte dei sodali e delle altre organizzazioni criminali che gli ha consentito di continuare ad operare, con ruolo apicale, nell’interesse del sodalizio.

Altri sodali, seppur con ruolo subordinato, manifestavano una perseveranza partecipativa di pericolosa dedizione che si ricava dal ripetersi di condotte delittuose e dai riferimenti alla convita adesione alle regole di ndrangheta nonché alla necessità di controllo del territorio che si concretizza nell’esecuzione di vari episodi estorsivi finalizzati a garantire alla cosca il comando dell’area di competenza.

La compagine criminale, che disponeva anche di armi illegalmente detenute, attraverso il modus operanti caratteristico delle associazioni di tipo mafioso poneva in essere un controllo sistematico delle attività commerciale e dei cantieri edili con l’obiettivo di trarre ingiusti profitti per gli associati. Le vicende registrate offrono uno spaccato della realtà reggina ove gli imprenditori sono perfettamente a conoscenza del fatto che, ancor prima di intraprendere un lavoro, devono darne preventiva comunicazione a quei personaggi che sono stati demandati dall’associazione a raccogliere le richieste e veicolarle a chi ha potere decisionale e può concedere l’autorizzazione, in cambio di dazioni di denaro, assunzione di manodopera e imposizione di forniture.

Ancora sotto il profilo del condizionamento delle attività economiche sono emersi tentativi infiltrazioni nel settore della grande distribuzione con l’intento di imporre assunzioni.

Le investigazioni hanno inoltre messo in luce i progetti imprenditoriali dell’associazione nel settore agrumario, in particolar modo in quello dei bergamotti dove erano attive due società, intestate a prestanomi ma riconducibili ad un associato, che espandevano i loro interessi commerciali utilizzando in taluni casi quei metodi che sono peculiari delle articolazioni di ndrangheta. Le due società sono state sottoposte a sequestro preventivo.

Contestualmente ai provvedimenti restrittivi personali, il Gip ha disposto il sequestro preventivo di 3 società, tutte con sede a Reggio Calabria, due delle quali fittiziamente intestate a terzi, ma di fatto nella piena disponibilità degli indagati.

Atroce massacro del criminale Netanyahu a Rafah, decine di civili bruciati vivi

Nuovo massacro nei territori occupati in Palestina. Sono almeno 40 i civili uccisi, per lo più bambini e donne, a causa di un bombardamento israeliano nella tendopoli degli sfollati a nord-ovest della città di Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Lo riporta l’agenzia di stampa Wafa che riferisce di un gran numero di feriti.

Fonti locali citate dall’agenzia hanno riferito che almeno 40 cittadini sono stati uccisi e altri feriti dopo che le forze di occupazione hanno preso di mira, con almeno otto missili, le tende delle persone che si rifugiavano in un campo per sfollati recentemente allestito vicino ai magazzini dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione. per i rifugiati palestinesi (Unrwa), a nord-ovest di Rafah.

La Mezzaluna Rossa Palestinese ha riferito che il suo personale ha trasportato un gran numero di corpi e feriti dopo che l’esercito israeliano ha preso di mira le tende degli sfollati a Rafah.

La Mezzaluna rossa ha avvertito che gli ospedali non sono in grado di gestire un numero così elevato di vittime a causa della deliberata distruzione del sistema sanitario a Gaza da parte degli israeliani, rilevando che alcune delle vittime sono state trasportate in centri medici improvvisati.

I soccorritori hanno confermato che le persone che si trovavano all’interno delle tende, soprattutto bambini e donne, sono state bruciate vive e con i corpi smembrati.

L’agenzia fa notare che l’area presa di mira, affollata di migliaia di sfollati, era stata precedentemente dichiarata zona sicura dalle forze di occupazione israeliane.

L’esercito israeliano continua oggi la sua aggressione contro la Striscia di Gaza, iniziata il 7 ottobre dello scorso anno, uccidendo 35.984 persone, la maggior parte delle quali erano bambini e donne, e ferendone altre 80.643. Migliaia di vittime restano disperse sotto le macerie o sparse sulle strade.

La situazione nella Striscia è catastrofica e nonostante gli appelli internazionali e l’ordine del tribunale dell’Aja di cessare immediatamente il fuoco il criminale di guerra Netanyahu (la Cpi ne ha chiesto l’arresto insieme all’altro macellaio di Gallant, ndr) continua imperterrito a massacrare civili palestinesi col pretesto (finora fallito) di annientare Hamas. Il tutto mentre l’Onu non muove un dito per fermare il genocidio israeliano. Solo parole.

Enorme frana travolge villaggio in Papua Nuova Guinea, centinaia di morti

frana Papua Nuova Guinea
Ansa/Afp

Quasi 700 persone sarebbero morte in seguito ad una enorme frana che ha travolto il villaggio Yambali, in Papua Nuova Guinea. Lo riferisce il National Disaster Center del paese spiegando che vi sarebbero circa 2mila persone sepolte di cui non si hanno notizie. Sono otre 150 le case che sono state sepolte dal fango e i soccorritori stanno lottando contro il tempo per trovare eventuali sopravvissuti.

La frana si è verificata venerdì 24 maggio nella regione montuosa di Enga, nel nord del Paese, ma la notizia è stata resa nota domenica. Subito dopo il disastro, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, aveva stimato che almeno 670 persone avevano perso la vita.

Ma secondo l’ultima stima dell’agenzia per i disastri della Papua Nuova Guinea, questa cifra potrebbe ora essere notevolmente sottostimata. “La frana ha seppellito vive più di 2000 persone e ha causato gravi distruzioni a edifici e orti e ha causato un grave impatto sull’economia del paese”, ha dichiarato Lusete Laso Mana, direttore ad interim del Centro nazionale per i disastri, in una lettera alle Nazioni Unite. “La situazione rimane instabile mentre la frana continua a spostarsi lentamente, creando un pericolo costante sia per le squadre di soccorso che per i sopravvissuti”, ha aggiunto, affermando che l’autostrada principale per la zona è stata completamente bloccata.

La frana ha colpito il remoto villaggio di Kaokalam , a circa 600 chilometri (372 miglia) a nord-ovest della capitale Port Moresby, intorno alle 3 del mattino ora locale di venerdì, lasciando una striscia di detriti che secondo gli operatori umanitari era grande quanto quattro campi da calcio.

Più di 150 case nel villaggio di Yambali sono state sepolte sotto le macerie, hanno detto domenica i funzionari. L’area continua a rappresentare un “rischio estremo”, poiché le rocce continuano a cadere e il suolo è esposto a una pressione costantemente crescente.

‘Ndrangheta, dodici arresti a Reggio Calabria

È in corso a Reggio Calabria un’operazione contro la ‘ndrangheta condotta dai carabinieri del Comando provinciale per l’esecuzione di 12 ordinanze di custodia cautelare, 11 in carcere e una domiciliari.

I provvedimenti sono stati emessi dal Gip distrettuale su richiesta della Dda, diretta da Giovanni Bombardieri, che ha coordinato l’attività investigativa.

I reati contestati alle persone destinatarie delle ordinanze sono associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni e traffico di armi.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Walter Ignazitto, ha consentito di ricostruire dinamiche e assetti della cosca di ndrangheta che controlla le attività illecite nel quartiere “Arangea”, nella periferia sud di Reggio Calabria.

I carabinieri sono riusciti a ricostruire, in particolare, i metodi seguiti dal gruppo criminale per imporre le estorsioni a numerosi imprenditori di vari settori.

I dettagli dell’operazione saranno illustrati dai magistrati della Dda e dai carabinieri nel corso di una conferenza stampa alle 10 nella sede del Comando provinciale dell’Arma.

Incidente stradale nel catanzarese, un morto e alcuni feriti

Incidente statale 180 cz

Un giovane è morto e alcune sono rimaste ferite in un incidente stradale avvenuto intorno alle 22 di ieri sera sulla statale 180, in località Orto Grande, tra i comuni di Cropani e Sersale, in provincia di Catanzaro.

Per cause in corso di accertamento si sono scontrate frontalmente tra loro un’Alfa Romeo 159 e una Fiat Panda. Il conducente di quest’ultima, Roberto Spadafora, di 25 anni, è deceduto mentre il passeggero e gli occupanti dell’Alfa sono rimasti feriti in modo non grave.

Sul posto sono intervenuti una Squadra dei vigili del fuoco del Comando di Catanzaro, distaccamento di Sellia Marina, i carabinieri per i rilievi e i sanitari del 118.

Ucraina, Salvini: “Stoltenberg o ritratta e chiede scusa o si dimette”

“Stoltenberg o ritratta e chiede scusa o si dimette”. Così il segretario della Lega Matteo Salvini a Napoli per un appuntamento elettorale torna sulle dichiarazioni del segretario generale della Nato sulla possibilità di autorizzare l’Ucraina a usare sul territorio russo le armi fornite dall’Alleanza.

“Perché per parlare di guerra – aggiunge – per parlare di usare le bombe o i missili o le armi italiane che abbiamo mandato all’Ucraina per difendersi sul suo territorio invece per combattere, colpire e uccidere fuori dal suo territorio, può farlo non in nome mio, non in nome della Lega, non in nome del popolo italiano”.

“Quindi noi dobbiamo difendere l’Ucraina aggredita – la posizione di Salvini – e lo stiamo facendo sin dal primo minuto, ma non siamo in guerra contro nessuno. Io non voglio lasciare ai miei figli la terza guerra mondiale alle porte, quindi la Nato non può imporci di uccidere in Russia né nessuno può imporci di mandare dei soldati italiani a combattere o a morire in Ucraina. Un conto è difendere, un conto è uccidere. Quindi – conclude il leader della Lega – assolutamente mai nella vita e quindi questo signore o chiede scusa o rettifica o si dimette”.

Tajani: “Le armi inviate dall’Italia vanno usate nei confini ucraini”
“Noi non vogliamo che siano utilizzate le armi inviate dall’Italia al di là dei confini dell’Ucraina, controlliamo l’utilizzo di tutto il materiale militare. Quindi, voglio ribadire che noi non siamo in guerra con la Russia, non manderemo neanche i nostri soldati a combattere in territorio ucraino. Siamo però per difendere il diritto all’indipendenza dell’Ucraina”. Lo ha detto a Bari il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se le parole del segretario generale della Nato, Jens Stoltenber, rischiano di innescare un’esclatation.

“Una sconfitta dell’Ucraina – ha aggiunto il capo della Farnesina – significherebbe rendere più difficile la pace, invece una situazione di stallo comporterebbe un inizio di confronto tra Putin e Zelensky per poi arrivare alla pace. Il nostro obiettivo è la pace, fermo restando il diritto dell’Ucraina ad essere un paese libero e democratico che non può vedere invaso il proprio territorio dall’esercito di un altro Paese”.

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in una intervista di due giorni fa all’Economist aveva invitato i partner dell’Alleanza a fornire più armi a Kiev in modo da poter colpire in profondità la Russia. I paesi dell’alleanza atlantica però non seguono Stoltenberg il cui mandato decennale ai vertici della Nato sta per scadere.

Cadavere di neonata trovato in una busta tra gli scogli a Villa

Ansa

Il corpo senza vita di una neonata di colore è stato trovato stamane tra gli scogli a Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria, nelle vicinanze degli imbarcaderi dei traghetti per la Sicilia.

Il cadavere della bambina, probabilmente partorita da poco tempo, era all’interno di una busta di plastica a sua volta contenuta in uno zaino e aveva ancora il cordone ombelicale attaccato.

Sull’accaduto indaga la Polizia che ha effettuato i rilievi. E’ stato un pescatore a individuare lo zaino, abbandonato tra gli scogli, con all’interno la neonata morta trovata a Villa San Giovanni nella zona tra gli imbarcaderi della società di traghettamento per la Sicilia e la darsena di Pezzo.

Il corpo della piccola era avvolto in un velo dentro una busta di plastica. L’uomo ha subito avvertito la Polizia di Stato e sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato di Villa San Giovanni e della squadra mobile di Reggio Calabria che hanno informato il magistrato di turno. Probabilmente, stando ai tratti somatici della neonata, la puerpera è una donna straniera.

Gli investigatori stanno concentrando la loro attenzione sull’accertamento delle cause della morte della piccola. La Procura e la polizia, infatti, dovranno capire se la bambina è deceduta durante il parto ed è stata abbandonata già esanime o se la morte sia avvenuta per soffocamento a causa delle modalità in cui è stata abbandonata. Da qui la decisione se aprire un’inchiesta per occultamento di cadavere o per omicidio. Una risposta, in questo senso, la potrebbe dare l’autopsia che verrà disposta dal pubblico ministero.

In queste ore, infine, la squadra mobile di Reggio Calabria sta verificando se nella zona ci sono telecamere che abbiano potuto riprendere qualcosa che possa rivelarsi utile per le indagini.

Angelo Onorato alla famiglia: “Ho una questione da risolvere, il mio avvocato sa tutto”

In una lettera citata dall’Ansa Angelo Onorato, l’architetto marito dell’eurodeputata Francesca Donato, trovato morto ieri in auto con una fascetta stretta attorno al collo, avrebbe scritto alla famiglia che stava affrontando “un momento difficile” e che se gli fosse successo qualcosa si sarebbero dovuti rivolgere all’avvocato “che conosce tutta la situazione”.

Il legale, un tributarista, è stato sentito ieri dalla polizia. L’imprenditore si affidava al professionista per gli aspetti fiscali della sua società. Gli investigatori lo avrebbero ascoltato per accertare la situazione economica di Onorato ed eventuali collegamenti con la sua morte per questione di debiti o crisi finanziaria. Al momento non si conoscono dettagli sull’escussione.

Nel biglietto di Onorato alla famiglia ci sarebbero anche indicazioni generiche su chi avrebbe potuto danneggiarlo. Moglie e figlia di Angelo Onorato continuano infatti a ripetere che il congiunto non si è suicidato ma sarebbe stato ucciso.

La vittima a un parente: “Ho una questione da risolvere”
“Vado a risolvere una questione con una persona di Capaci, spero in maniera bonaria”, avrebbe detto ieri Angelo Onorato a un parente, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa che cita ambienti vicino alla famiglia. L’uomo in mattinata sarebbe andato a prendere un familiare all’aeroporto e lo avrebbe poi portato ad una festa organizzata per un battesimo, in un comune vicino Palermo.

Nessun segno di violenza su corpo
Dai primi accertamenti medico-legali sul corpo di Angelo Onorato – che si trova nell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo – non sarebbe stato trovato nessun segno di violenza sul cadavere dell’imprenditore.

La fascetta attorno al collo e le macchie di sangue
Oltre alla fascetta da elettricista stretta attorno al collo l’architetto Onorato aveva una chiazza di sangue sulla camicia e i mocassini sfilati dai piedi. Altro elemento che infittisce il mistero è lo sportello posteriore sinistro della Land Rover trovato socchiuso. Non vi sarebbero tracce di colpi di arma da fuoco.

La polizia visionerà le immagini di due telecamere
Potrebbe essere nelle immagini riprese da due telecamere di sorveglianza trovate nei pressi dell’auto in cui è stato scoperto il cadavere di Angelo Onorato la risposta sulla morte dell’uomo. I familiari, come detto, escludono che si sia suicidato e parlano di omicidio. La polizia sta indagando su entrambe le ipotesi. Sarà comunque l’autopsia a chiarire le cause del decesso.

Morte Onorato, la figlia: “Non si è suicidato”. È giallo sul marito di Francesca Donato

Ribadisce che il padre non si è suicidato Carolina Onorato, la figlia di Angelo Onorato l’architetto, marito dell’eurodeputata Francesca Donato, trovato morto ieri nella sua auto con una fascetta stretta attorno al collo.

“Le notizie viaggiano alla velocità della luce e spesso inesatte, quindi sento la necessità di specificare come stanno le cose – ha scritto la ragazza su Fb in un post con sfondo nero – Mio padre non si è suicidato”.

Sono state Carolina e la madre a trovare il corpo. “Non era una persona che avrebbe mai lasciato la sua famiglia così, e soprattutto, per come io stessa insieme a mia madre l’abbiamo trovato, vi dico che non è stato un suicidio ma un omicidio”, ha proseguito. “Che nessuno osi dire o anche pensare che si sia suicidato”, conclude la ragazza ringraziando chi le scrive messaggi di conforto.

Onorato, 54 anni, è stato trovato cadavere all’interno della sua auto, una Range Rover parcheggiata lungo viale Regione siciliana Nord ovest, arteria parallela all’autostrada Palermo-Mazara del Vallo dove ci sono capannoni, aziende e poche abitazioni.

Attorno al collo l’uomo aveva una fascetta in plastica, sulla camicia sono state trovate macchie di sangue mentre non ci sarebbero tracce di colluttazione dentro la vettura. In base alla prima ispezione sul corpo effettuata dal medico legale, l’imprenditore sarebbe morto per soffocamento. Qualcuno l’ha strangolato? Sarà l’autopsia, disposta dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni che coordina l’inchiesta, a fornire maggiori dettagli. Le ipotesi al momento sono due: omicidio e suicidio.

Quest’ultima non viene però presa in considerazione dagli amici dell’imprenditore. E tanto meno dalla moglie: “hanno ucciso mio marito Angelo” ha detto subito ad alcuni amici che l’hanno chiamata per capire se la vittima fosse realmente il marito. E poi, quando in serata è stata portata negli uffici della Squadra mobile per essere ascoltata, lo ripeteva a chi le chiedeva notizie. “Angelo non s’è ammazzato”. Anche le persone che venerdì sera erano state con lui alla festa d’inizio estate organizzata dal Circolo del tennis parlano di una persona serena e felice. Ma l’ipotesi del suicidio non viene scartata dagli investigatori, per i quali tutte le ipotesi restano aperte.

Ieri in serata è stato ascoltato dalla polizia un avvocato che potrebbe aver riferito di una lettera che Onorato, del quale era amico, gli avrebbe lasciato. Lo stesso avvocato, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe raccolto le confidenze dell’uomo su problemi economici dovuti a debiti ed a crediti che non riusciva a incassare. Sulla base della prime notizie, a trovare il corpo sarebbero state la moglie eurodeputata e la figlia Carolina. Le due donne non avevano notizie del familiare da alcune ore e allarmate sono risalite alla posizione dell’auto attraverso il gps del cellulare. Sarebbero state proprio loro le prime ad arrivare sul luogo del ritrovamento e a scoprire il cadavere, come riferisce un testimone che ha raccontato di avere visto due donne urlare accanto all’auto con lo sportello aperto, e di avere riconosciuto l’eurodeputata, molto attiva a Palermo, dove s’era candidata sindaca, senza successo, due anni fa.

Elementi che sono al vaglio degli inquirenti che stanno ascoltando parenti e amici per mettere uno dietro l’altro i pezzi del puzzle e trovare conferme, come per esempio alla voce secondo cui la vittima avrebbe avvertito la moglie che avrebbe dovuto incontrare delle persone per una questione di affari. Chi sono queste persone? L’imprenditore, che di professione era architetto, era titolare del negozio ‘Casa’ in viale Strasburgo e aveva gestito fino a cinque anni fa il ‘Rimadesio show room’, negozio in via Principe di Villafranca, zona centrale della città. Per ampliare la sua attività, amici della famiglia riferiscono che l’imprenditore aveva fatto da poco tempo degli investimenti con l’obiettivo di acquisire altre quote di mercato. È possibile che la sua morte sia collegata a questo? Oppure il movente sarebbe di altra natura? Ma quale? Gli amici sono sotto choc: parlano di una famiglia felice e di un uomo gioviale con tanti amici e conoscenze tra lavoro, palestra e circolo.

Francesca Donato aveva sposato l’imprenditore nel 1999 e il 24 aprile scorso avevano festeggiato le nozze d’argento. L’eurodeputata, originaria di Ancona nelle Marche, s’era trasferita a Palermo dopo il matrimonio, da cui sono nati Salvatore, 25 anni, e Carolina, 21. Entrambi i coniugi erano impegnati in politica con la Dc, partito dove Donato era approdata da un anno dopo avere abbandonato la Lega con la quale era stata eletta a Bruxelles cinque anni fa. Due anni fa anche il marito aveva tentato l’avventura politica candidandosi nella lista della Dc a Palermo per le regionali, ottenendo 846 voti ma insufficienti per essere eletto. Nonostante ciò l’imprenditore era molto attivo a fianco della moglie e partecipava alle riunioni del partito. C’entra quest’attività con la sua morte? Supposizioni che qualcuno nel partito avanza, pensando alle europee dell’8 e 9 giugno. (Ansa)

Trovato morto a Palermo il marito dell’eurodeputata Francesca Donato. “Omicidio”

Choc a Palermo. E’ stato trovato morto in circostanze da chiarire l’architetto Angelo Onorato, 55enne titolare di un negozio di arredamenti e marito dell’europarlamentare Francesca Donato, eletta con la Lega oggi in forza alla Democrazia cristiana di Cuffaro. Il corpo senza vita dell’uomo è stato trovato al posto di guida nella sua auto, una Range Rover, in Viale Regione Siciliana ovest. Aveva una fascetta da elettricista stretta attorno al collo e macchie di sangue sulla camicia.

A trovarlo sarebbe stato un passante che ha poi chiamato i soccorsi, insieme alla stessa eurodeputata con la figlia. Intorno alle 14, non avendo avuto notizie dal marito atteso per pranzo, la donna ha cercato l’auto attraverso l’uso del localizzatore Gps e l’ha individuata. Poi si è recata sul posto.

Il punto esatto del ritrovamento di Onorato 

Come è morto Angelo Onorato
Proprio in quella strada, dove è stata fatta la macabra scoperta, l’imprenditore avrebbe avuto un appuntamento questa mattina, come riporta l’Adnkronos. L’uomo potrebbe essere stato soffocato? È mistero.

Intorno al collo, infatti, come confermato all’agenzia di stampa, aveva una fascetta di plastica come quella utilizzata dagli elettricisti. Lo sportello posteriore destro della vettura era aperto, mentre la vittima si trovava seduta al posto di guida. Sul luogo il medico legale e la polizia scientifica che ha effettuato i rilievi. Secondo le prime informazioni non vi sarebbero segni di ferite d’arma da fuoco sul cadavere, nonostante le macchie di sangue. Tutte le ipotesi sono al vaglio degli inquirenti. Nessuna pista viene esclusa, sebbene quella dell’omicidio è al momento la più accreditata.

Il racconto del passante che ha chiamato i soccorsi
Il Giornale di Sicilia ha contattato l’uomo che abrebbe chiamato i soccorsi: “Ho visto lo sportello dell’auto aperto e due persone che urlavano, non capivo cosa fosse successo, ma quando la signora si è spostata, allora ho visto il cadavere”, racconta al quotidiano l’uomo che ha allertato i soccorsi dopo avere visto il corpo senza vita di Angelo Onorato.

“C’era la moglie (l’eurodeputato Francesca Donato, ndr) davanti a me, disperata, che urlava e piangeva, poi si è spostata e ho visto il corpo: l’uomo era seduto sul lato guida, aveva una fascetta sul collo. Appena ho visto il sangue mi sono allontanato. Io sono arrivato intorno alle 15 e 15. Lui lo conoscevo, ho collaborato con lui, ma inizialmente nemmeno lo avevo riconosciuto. Poi mi hanno detto chi era”.

“Ho visto lo sportello della Range Rover aperto e due persone che urlavano”, racconta ancora l’uomo citato dal GdS. “Mi sembrava ci fosse qualcuno che aveva avuto un malore”.

Amici e parenti di Angelo Onorato sono arrivati sul luogo. “Siamo sconvolti”, dicono. “E’ una cosa che ci ha colto di sorpresa, siamo increduli”, dice all’Adnkronos l’assessore regionale alla Famiglia, Nuccia Albano, arrivata sul posto, insieme all’assessore Giuliano Forzinetti. La coppia era molto conosciuta a Palermo.

Chi è l’eurodeputata Francesca Donato
Classe 1969, laureata a Modena, avvocato a Padova fino al 2012, si trasferì a Palermo nel 1999 per sposarsi con l’imprenditore siciliano Angelo Onorato. Diventa popolare durante la pandemia per le sue posizioni scettiche nei confronti del vaccino e le sue battaglie contro il Green Pass. Ma il suo impegno in politica risale al 2013 quando fonda “Progetto Eurexit”, un’associazione fra imprenditori e professionisti desiderosi di confrontarsi sulle politiche economiche e monetarie in Europa.

Nel 2014 la candidatura al Parlamento europeo nelle circoscrizioni Nord-Est e isole nelle liste della Lega, poi il bis sempre con il Carroccio nel 2019 nella circoscrizione insulare, stavolta culminata con l’elezione con 28.460 preferenze.

Nel settembre 2021 lascia però la Lega e l’Eurogruppo Identità e democrazia “per lo snaturamento del progetto iniziale”. Componente della commissione Petizioni e Itre (Industria, ricerca ed energia), si impegna per “perseguire l’obiettivo della coesione territoriale in Europa, con particolare attenzione alle isole, ponendo significativa attenzione a quei territori che per ragioni storiche e geografiche risultano oggi economicamente arretrati e strutturalmente svantaggiati rispetto alle regioni centrali dell’Unione”.

Alle elezioni amministrative del giugno 2022 si candida a sindaco di Palermo e con la lista ‘Rinascita Palermo’ raccogliendo oltre il 3%, quindi all’inizio del 2023 aderisce alla Democrazia cristiana di Totò Cuffaro, l’ex presidente della Regione Sicilia.

Come pseudonimo sui social la parlamentare utilizza “@ladyonorato”, il nome del marito. Alle prossime elezioni europee di giugno Francesca Donato non si è ricandidata, aveva fatto sapere su X, auspicando maggiore indipendenza e libertà nonché un deciso cambio di rotta delle politiche Ue.

Ucraina, Stoltenberg (NATO): “Dare più armi a Kiev per colpire la Russia”

“Dobbiamo armare ancor più l’Ucraina per colpire in profondità la Russia”. Le parole choc sono del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg che in una intervista all’Economist invita i partner dell’Alleanza atlantica a fornire più armamenti a Kiev in modo che possa colpire in territorio della Federazione russa.

In un’intervista al settimanale, Stoltenberg ha invitato gli alleati della Nato che forniscono armi all’Ucraina a porre fine al divieto di utilizzarle per colpire obiettivi militari in Russia. L’obiettivo chiaro, anche se senza nome, di Stoltenberg – suggerisce l’autore dell’intervista – è l’intenzione del presidente americano Joe Biden di controllare ciò che l’Ucraina può e non può attaccare con i sistemi forniti dagli Stati Uniti.

Le parole di Stoltenberg non sono state accolte con favore dagli alleati. “Invitare i paesi Nato a inviare ancora armi a Kiev affinché possa colpire il territorio russo significherebbe innescare la miccia della terza guerra mondiale”, commentano nelle cancellerie europee.

La Cina alimenta la guerra in Europa
“La Cina afferma di voler mantenere buoni rapporti con l’Occidente. Allo stesso tempo, Pechino alimenta la guerra in Europa. Non si possono avere entrambe le cose”, ha detto Stoltenberg in un’altra intervista domenica al tedesco Welt.

“C’è un chiaro aumento delle vendite di parti di macchinari, microelettronica e altre tecnologie che Mosca utilizza per produrre missili, carri armati e aerei da utilizzare contro l’Ucraina”, ha aggiunto Stoltenberg.

“In questo modo, la Cina sta mettendo a repentaglio la cooperazione con i Paesi occidentali, scrive il giornale. Stoltenberg ha inoltre invitato i Paesi della Nato a fornire un sostegno maggiore a Kiev: “Non è troppo tardi perché l’Ucraina vinca. Dobbiamo inviare più armi e munizioni all’Ucraina, compresi sistemi antiaerei e armi a lungo raggio”, ha affermato.

In vista dell’incontro dei ministri degli Esteri della Nato giovedì e venerdì prossimi a Praga, Stoltenberg ha poi affermato che “non ci sono piani per estendere l’ombrello di difesa aerea della Nato all’Ucraina”.

In teoria, commenta il giornale, sarebbe possibile abbattere i missili russi dalla Polonia o dalla Romania utilizzando, ad esempio, le batterie Patriot. Il numero uno dell’Alleanza ha inoltre ribadito che “non ci sono piani per inviare truppe della Nato in Ucraina”.

Terremoto a Cirò, la Protezione civile: “Paura ma nessun danno”

“A seguito della scossa di terremoto rilevata alle ore 19.35 di ieri, venerdì 24 maggio, di magnitudo 4, con epicentro nei pressi di Cirò (Crotone), la Sala operativa della Protezione civile della Regione Calabria e l’ufficio provinciale di Crotone hanno provveduto immediatamente ad effettuare una ricognizione con i Comuni posti entro i 20 km dall’epicentro”. È quanto si legge in una nota della Protezione Civile della Regione Calabria.

“La scossa – prosegue la nota – è stata distintamente sentita dalla popolazione, causando ovviamente preoccupazione, ma non ci sono state segnalazioni di danni a persone o cose. Inoltre, in conseguenza del blocco della circolazione sulla linea ferroviaria jonica per consentire le opportune verifiche, Rfi ha richiesto il supporto della Protezione civile regionale che, tramite le associazioni di volontariato appositamente attivate, ha prestato assistenza ai passeggeri dei treni fermi in attesa dei controlli, ai quali sono stati forniti generi di conforto fino alla ripartenza con i bus messi a disposizione da Trenitalia”.

“L’attività di monitoraggio della Protezione civile è andata avanti per tutta la notte e ancora in queste ore le strutture sul territorio sono allertate e pronte ad intervenire”.

Terremoto di magnitudo 4.0 a Cirò (Crotone), panico tra la popolazione

Una scossa di terremoto di magnitudo 4.0 è stata registrata alle 19:35 di oggi in Calabria, con epicentro a quattro chilometri da Cirò, centro in provincia di Crotone.

Secondo la sala sismica dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) il terremoto è stato localizzato a 23 km di profondità.

L’evento tellurico è stato chiaramente avvertito in tutta l’area dell’epicentro e nel crotonese, con tremori anche tra le province di Cosenza e Catanzaro e con sensibili vibrazioni fuori regione, tra Basilicata e Puglia. Segnalazioni sono arrivate dalla provincia di Taranto. Al momento non risultano danni a cose o persone.

Pochi minuti dopo il forte evento una scossa strumentale di magnitudo 2.5 è stata registrata al largo delle coste di Cirò Marina, centro marittimo a una decina di km dall’epicentro del terremoto principale.

La distanza dall’epicentro e i comuni interessati (Ingv)

Da quanto appreso i comuni interessati e la Protezione civile si sono attivati per accertare eventuali lesioni o cedimenti alle strutture pubbliche. Secondo testimonianze social alcune famiglie si sono riversate in strada in preda al panico.

L’intensità del terremoto a Cirò è tra i più significativi registrati negli ultimi anni in Calabria. Nel Febbraio 2020 un terremoto di magnitudo 4.4 era stato registrato a Cosenza.

Ingv: “Terremoto in zona sismica medio alta”

“La zona interessata dal terremoto di questa sera è caratterizzata da pericolosità sismica medio alta, come testimoniato dalla Mappa della pericolosità sismica del territorio nazionale (MPS04) e dai forti terremoti avvenuti in passato”. Lo fa sapere in una nota l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) dopo il forte evento tellurico a Cirò.

“Un’estrazione dalla banca dati macrosismici DBMI15 v. 4.0 – prosegue l’Ingv – mostra un risentimento sismico a Cirò (Kr) dovuto a 12 eventi tra cui quello dell’8 marzo 1832 (Mw 6.7), che è anche il primo di cui si abbia una documentazione dell’intensità pari a 7-8 grado della scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg).

“Tuttavia l’area interessata dall’attuale sequenza è molto vicina alle zone dell’appennino calabro che hanno pericolosità sismica molto alta, come testimoniato da alcuni forti terremoti che soprattutto fra il Seicento e il Novecento hanno colpito diversi settori del territorio regionale. In particolare l’epicentro del terremoto odierno è relativamente vicino alla localizzazione del terremoto dell’8 giugno 1638 di magnitudo Mw pari a circa 6.9 (stima da dati macrosismici), localizzato nel Catalogo dei Forti Terremoti in Italia alcuni km ad est di San Giovanni in Fiore (CS). Per questo evento, i danni più gravi furono rilevati a Roccabernarda (KR), con un’intensità pari al X grado della scala MCS.”

“Se si guarda la sismicità più recente dal 1985 in poi, l’area è stata interessata da una sismicità diffusa frequente con piccole sequenze sismiche caratterizzate da terremoti con magnitudo massima intorno a 4”.

“Gli eventi recenti più forti nell’area (entro 30 km da Cirò) sono quelli del 17 aprile 2006 Mw 4.6 a largo della costa ionica e quello del 23 aprile 2005 ML 4.1 a Mondatoriccio (CS)”, conclude la nota.

Israele, l’Aja ordina di fermarsi a Rafah ma Netanyahu tira dritto e bombarda

Israele fermi subito l’operazione militare a Rafah. L’ordine è arrivato dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, che ha accolto la richiesta avanzata in questo senso dal Sudafrica. Una sentenza respinta dallo Stato ebraico e salutata invece con favore da Hamas e dai palestinesi.

“In conformità con la convenzione del genocidio, Israele deve immediatamente fermare la sua offensiva militare e ogni altra azione a Rafah che potrebbe infliggere al gruppo palestinese a Gaza condizioni di vita tali da condurlo alla sua distruzione fisica, totale o parziale”, ha affermato il presidente Nawaf Salam leggendo la sentenza dei giudici del massimo tribunale dell’Onu, operativa e vincolante, ma probabilmente destinata ad essere disattesa come altre in passato perché la Corte non ha poteri immediatamente esecutivi.

Al tempo stesso il tribunale ha ordinato “il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi israeliani” e la riapertura del valico di Rafah nella Striscia, ora sotto controllo dell’Idf. Israele – dove il premier Benyamin Netanyahu ha subito convocato i ministri e il procuratore generale dello Stato – ha tuttavia respinto con forza la decisione.

“Siamo obbligati a continuare a lottare per riavere i nostri ostaggi e garantire la sicurezza dei nostri cittadini, in qualsiasi momento e ovunque, compreso a Rafah”, ha avvertito il ministro del Gabinetto di guerra Benny Gantz. Mentre l’ufficio del premier ha definito le accuse di Pretoria “false, oltraggiose e disgustose”.

Il Sudafrica ha invece esultato, come Hamas, che ha salutato con favore il pronunciamento dei giudici affermando tuttavia che la sentenza non è abbastanza: “Occorre la fine dell’offensiva in tutta Gaza. L’Onu e la comunità internazionale debbono premere sull’occupazione per obbligarla immediatamente ad una seria e reale applicazione di tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite che costringono l’esercito sionista a fermare la guerra genocida”.

Ma la fazione islamica palestinese non ha fatto alcun riferimento alla parte della decisione che le impone il rilascio immediato di tutti gli ostaggi. Nelle motivazioni con cui Israele ha respinto la sentenza si spiega che la guerra è stata intrapresa “in conformità con il suo diritto di difendere il proprio territorio e i propri cittadini”, in ottemperanza al “diritto internazionale e a quello umanitario”.

Il governo a Gerusalemme ha poi negato di “aver condotto o che condurrà attività militare a Rafah” secondo quanto imputatole dalla Corte, e che agirà “per ridurre il più possibile i danni alla popolazione civile a Gaza”, mantenendo “aperto il valico di Rafah”. Il ministro di ultradestra Itamar ben Gvir è andato ben oltre, denunciando “una sentenza antisemita che dovrebbe avere una sola risposta: l’occupazione di Rafah”.

I raid nella città più a sud dell’enclave palestinese, dove sono stipati centinaia di migliaia di rifugiati, sono continuati anche oggi, in particolare nel quartiere di Shaboura pochi minuti dopo la decisione all’Aja: l’Idf ha fatto sapere di aver preso di mira nella zona un tunnel dove era nascosto il comandante di zona di Hamas, Muhammad Shaaban.

La sentenza dell’Aja è arrivata tra l’altro nel giorno in cui in un’operazione a Jabalya, nel nord della Striscia, l’Idf ha recuperato i corpi di tre ostaggi israeliani uccisi il 7 ottobre e portati a Gaza: Michel Nisenbaum (59 anni), Hanan Yablonka (42) e Orión Hernández Rado (30 anni).

Se, a giudizio di molti analisti in Israele, la mossa dell’Aja non sembra destinata a cambiare la situazione sul terreno, novità potrebbero invece arrivare da un nuovo tentativo del direttore della Cia William Burns che vedrà a Parigi il capo del Mossad David Barnea e i mediatori del Qatar.

Guterres: ‘Decisioni dell’Aja vincolanti, siano rispettate’
Per Antonio Guterres le decisioni della Corte internazionale di giustizia dell’Aja sono “vincolanti” e il segretario generale dell’Onu “confida che siano debitamente rispettate dalle parti”. Lo afferma il portavoce del Palazzo di Vetro in una nota.

‘Ndrangheta, confiscati beni per 2,7 milioni a un imprenditore

Finanza polizia Reggio Calabria

Beni per circa 2,7 milioni di euro sono stati confiscati dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e da personale della Polizia ad un imprenditore operante nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti alimentari, Giovanni Pellicano, rimasto coinvolto nell’operazione “Il Padrino” nell’ambito della quale è stato condannato in via definitiva a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa perché ritenuto appartenente alle cosche De Stefano e Tegano.

Il provvedimento, con coordinamento della Direzione distrettuale antimafia diretta da Giovanni Bombardieri, è stato eseguito a Reggio Calabria e Catanzaro ed è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria.

L’imprenditore era rimasto coinvolto anche nell’operazione “Gotha”, nel cui ambito è stato condannato, in primo grado, a dieci mesi di reclusione per minaccia aggravata dal metodo mafioso.

La Dda ha quindi delegato il Gico del Nucleo Polizia economico finanziaria, la Divisione anticrimine della Questura di Reggio Calabria ed il Gruppo della Guardia di finanza a svolgere indagini a carattere economico-patrimoniale finalizzata all’applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

Dalle indagini, secondo l’accusa, è emerso il profilo di pericolosità sociale del soggetto e la sproporzione tra il reddito dichiarato ed il valore del patrimonio direttamente o indirettamente attribuibile a lui.

Alla luce delle risultanze degli accertamenti la Sezione misure di prevenzione del Tribunale ha prima disposto il sequestro del patrimonio e successivamente ha decretato la confisca dell’intero patrimonio aziendale di una società operante nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti alimentari, di 9 terreni, di 3 fabbricati, di un’auto di oltre 110 mila euro in contanti, nonché di tutti i rapporti bancari e delle relative disponibilità, per un valore complessivamente stimato in 2,7 milioni di euro.

Con lo stesso provvedimento Pellicano è stato sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per 3 anni e 6 mesi con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale.

L’Atalanta batte 3-0 il Bayer Leverkusen e conquista l’Europa League

Una notte storica, magica, indimenticabile: l’UEFA Europa League è dell’Atalanta. A Dublino il cielo si colora di nerazzurro: battuto 3-0 il Bayer Leverkusen grazie a una fantastica tripletta di Lookman e a una grandissima prova di tutta la squadra. Il sogno è realtà: la coppa, la prima storica coppa europea, arriva a Bergamo ed entra nella bacheca nerazzurra.

Gara da subito intensa e da emozioni forti con i nerazzurri che partono bene e dopo un colpo di testa di Scamacca rimpallato da un difensore, sbloccano la partita al 12′: combinazione a destra che libera Zappacosta al cross, chiusura vincente di Lookman sul secondo palo per l’1-0. Al 26′ arriva anche il raddoppio: Lookman recupera palla sulla trequarti, si libera con un tunnel di un difensore e batte Kovar con un destro a giro angolato per il 2-0. Musso è attento al 35′ sul tentativo di pallonetto di Grimaldo, ma al 43′ sono ancora i nerazzurri pericolosi, stavolta con De Ketelaere che si accentra e calcia col mancino trovando la risposta di Kovar. L’ultimo tentativo del primo tempo arriva al primo minuto di recupero ma la conclusione di Xhaka sfila sul fondo.

Nella ripresa aumenta la spinta del Bayer Leverkusen. Al 59′ Frimpong arriva sul cross respinto da Musso, ma la girata è alta. Ma i nerazzurri controllano la partita, si difendono con ordine e combattono su ogni pallone. E al 76′ arriva anche il terzo gol ed è ancora Lookman, servito da Scamacca a confezionarlo: dribbling secco e sinistro sotto l’incrocio più lontano che fa partire la festa dei migliaia di tifosi atalantini arrivati a Dublino. È il gol che chiude la partita!

ATALANTA-BAYER LEVERKUSEN 3-0

Reti: 12′, 26′ e 76′ Lookman (A)

Atalanta: Musso, Djimsiti, Hien, Kolašinac (46′ Scalvini), Zappacosta (84′ Hateboer), Éderson, Koopmeiners, Ruggeri (Toloi 91), De Ketelaere (57′ Pašalić), Scamacca (84′ El Bilal), Lookman. A disposizione: Carnesecchi, Rossi, Holm, de Roon, Bakker, Adopo, Miranchuk. Allenatore: Gian Piero Gasperini.

Bayer Leverkusen: Kovar, Stanisic (46′ Bonface), Tah, Tapsoba, Frimpong (81′ Tella), Xhaka, Palacios (69′ Andrich), Hincapie, Wirtz (81′ Schick), Grimaldo (69′ Hlozek), Adli. A disposizione: Hradecky, Lomb, Kossounou, Hofmann, Borja Iglesias, Arthur, Puerta. Allenatore: Xabi Alonso.

Arbitro: István Kovács (ROU).
Assistenti: 
Vasile Florin Marinescu (ROU) e Mihai Ovidiu Artene (ROU).
IV Ufficiale: Ivan Kružliak (SVK).
V.A.R.: 
Pol van Boekel (NED)A.V.A.R.: Catalin Popa (ROU), V.A.R. support: Rob Dieperink (NED).

Note: ammoniti Djimsiti (A), Scamacca (A), Wirtz (BL), Zappacosta (A), Tapsoba (BL), Koopmeiners (A).

Irlanda, Spagna e Norvegia riconoscono lo Stato palestinese

Le autorità di Irlanda, Spagna e Norvegia hanno annunciato la decisione di riconoscere la Palestina come Stato indipendente, inducendo il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz a lanciare un avvertimento sul pericolo di questa mossa.

In precedenza, 143 dei 193 paesi membri delle Nazioni Unite, inclusa la Russia, avevano riconosciuto la Palestina. Tuttavia, la maggior parte dei paesi europei non ha ancora deciso di riconoscere l’indipendenza dello Stato.

La decisione
Le autorità di Irlanda, Spagna e Norvegia hanno annunciato la mattina del 22 maggio la decisione di riconoscere la Palestina. Secondo il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, la decisione entrerà in vigore nel suo Paese il 28 maggio.

Secondo il primo ministro irlandese Simon Harris, altri paesi (soprattutto europei, ndr) potrebbero presto seguire l’esempio. Politico ha detto in precedenza che il Belgio e la Slovenia sono tra i paesi che probabilmente adotteranno la decisione.

La reazione di Israele
Israele ha già richiamato i suoi ambasciatori da Irlanda, Spagna e Norvegia. Secondo il ministro degli Esteri israeliano, il suo Paese “non si tirerà indietro di fronte a coloro che ne minano la sovranità e ne minacciano la sicurezza”.

Il ministro ha anche affermato che la decisione è “un’ingiustizia alla memoria delle vittime” dell’attacco del 7 ottobre contro Israele da parte di Hamas. Secondo Katz, questa mossa “invia ai palestinesi e a tutto il mondo il messaggio che il terrorismo paga”. Non una parola sulla rappresaglia genocida di civili a Gaza.

Intanto, il Ministero degli Esteri israeliano ha convocato gli ambasciatori dei tre paesi. Secondo il sito web Ynet, verranno confrontati e verrà mostrato un video di Hamas che rapisce donne truppe israeliane il 7 ottobre 2023. Video “taroccato” secondo Hamas. “Perché poi farlo uscire adesso e non a ottobre?”, nota qualche osservatore.

Reazione mondiale
La leadership palestinese ha lodato Irlanda, Spagna e Norvegia per aver sostenuto “il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione sulla propria terra” e ha esortato altri paesi a seguire questo esempio.

Anche il movimento Hamas ha accolto con favore la decisione, definendola “un passo importante verso l’affermazione del diritto del popolo palestinese a creare un proprio Stato indipendente”.

Anche il ministero degli Esteri turco ha elogiato la decisione, mentre il dipartimento diplomatico cinese ha esortato a “tornare alla politica della soluzione dei due Stati”.

Il contesto della decisione
Irlanda, Spagna e Norvegia hanno deciso di riconoscere la sovranità della Palestina nel contesto del conflitto armato nella Striscia di Gaza scoppiato dopo l’attacco del 7 ottobre. Quel giorno centinaia di israeliani furono uccisi e presi in ostaggio. In risposta, Israele ha lanciato un’operazione militare su vasta scala, che ha ucciso oltre 35.000 persone, tra cui migliaia di bambini, donne e anziani.

Nelle ultime settimane si sono accese le voci su un’operazione nella città di Rafah, al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Secondo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è necessario “sconfiggere completamente Hamas”. Altre nazioni, compresi gli Stati Uniti, esortano gli israeliani a non lanciare alcuna operazione militare su larga scala nella città, dove si trovano 1,4 milioni di sfollati forzati.

Il 20 maggio, il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan ha chiesto che l’organismo emettesse mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, affermando che la CPI ha “fondati motivi per ritenere” che essi “sopportano responsabilità penale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi sul territorio dello Stato di Palestina (nella Striscia di Gaza) almeno dall’8 ottobre 2023. Ha inoltre chiesto che fossero emessi mandati di arresto per tre leader di Hamas.

Lo status della Palestina
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione sulla creazione di due stati, uno ebraico e uno arabo, nel 1947. Dopo la fondazione di Israele nel 1948, i paesi arabi inviarono truppe nel territorio del paese; tuttavia, furono sconfitti (con l’aiuto di Usa e Gran Bretagna). Gli israeliani, nel frattempo, occupavano il territorio che sarebbe dovuto diventare lo Stato arabo.

Nel 1988, durante il Consiglio Nazionale Palestinese riunito in Algeria, fu adottata la decisione di creare uno stato con Gerusalemme Est come capitale. Tuttavia, ciò non è ancora avvenuto. La Palestina non ha un esercito né una valuta, mentre la maggior parte delle sue aree di confine, così come Gerusalemme Est, sono controllate da Israele. Inoltre, dal 2007, la Palestina è politicamente divisa: la Cisgiordania è controllata dal movimento Fatah, e Hamas governava la Striscia di Gaza prima che iniziasse l’operazione israeliana. Circa tre quarti degli stati membri dell’ONU riconoscono la Palestina indipendente, cosa che non è accettata dalla maggior parte dei paesi occidentali. La Palestina è membro della Lega Araba, ma non ha potere nell’ONU.

La stragrande maggioranza dei paesi delle Nazioni Unite riconosce dunque lo Stato di Palestina. Non sono fra questi Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti, che restato in netta minoranza sebbene le ultime quattro siano le maggiori potenze occidentali.

Norvegia, Spagna e Irlanda sono le ultime in ordine di tempo a riconoscerlo: hanno annunciato l’intenzione di riconoscere uno Stato della Palestina, rompendo con la posizione a lungo sostenuta dalle potenze occidentali, secondo cui uno Stato palestinese può nascere solo nell’ambito di una pace negoziata con Israele. Ma quali sono i Paesi che riconoscono già oggi uno Stato di Palestina?

Secondo l’Autorità Palestinese, che ha poteri limitati in alcune parti della Cisgiordania occupata da Israele, 143 dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite al momento riconoscono lo Stato di Palestina.

Tra questi ci sono Russia e molti Paesi mediorientali, africani ed asiatici, ma non appunto il Belpaese, gli Stati Uniti, il Canada, la maggior parte dell’Europa occidentale, l’Australia, il Giappone e la Corea del Sud; insomma tutti paesi che gravitano nell’orbita di Washington.

Non solo, ad aprile, gli Stati Uniti hanno usato il loro veto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per impedire la richiesta palestinese di diventare uno Stato membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.

La Palestina è da quasi 80 anni un territorio illegalmente occupato dal Sionismo d’Israele che col passare del tempo sta scacciando con inaudita violenza gli storici proprietari di quelle terre, massacrando donne, anziani e bambini palestinesi.

Ecco come si è evoluta la Palestina, nel grafico rappresentata in verde. In bianco i territori occupati abusivamente dai sionisti israeliani.

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