6 Ottobre 2024

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Elezioni europee, a mezzogiorno ha votato il 25,09%. L’astensionismo dilaga

Alle 12 di domenica 9 Giugno 2024 l’affluenza alle urne per le elezioni europee si attesta al 25,09%, secondo i dati provvisori del ministero dell’Interno. Un dato che conferma la tendenza alla forte astensione di sabato in cui ha votato appena il 14,6% degli elettori aventi diritto, cittadini chiamati a votare per il rinnovo dei 76 membri del parlamento europeo.

Nelle cinque circoscrizione a fare la “parte da leone”, come sabato, sono sempre il Nord-Ovest e il Nord-Est, rispettivamente al 28,86 e 27,79 percento, segue il centro (26,63) e poi Sud e Isole con il 21,11 e il 16,92. Altri dati sull’affluenza verranno diffusi alle ore 19 ma occorrerà attendere stasera alle 23 per avere i dati definitivi sull’affluenza.

L’affluenza nelle elezioni regionali in Piemonte, unica regione al voto, alle ore 12 di domenica si attesta al 29,20, mentre alla stessa ora per gli oltre tremila comuni chiamati a rinnovare sindaci e consigli comunali la percentuale è del 34,52 percento.

Europee 2024, affluenza in netto calo. Alle 23 di sabato ha votato il 14,6%

In netto calo l’affluenza nel primo giorno di elezioni europee. Dalle ore 15 alle 23 di sabato ha votato il 14,64% degli elettori aventi diritto, fa sapere il Viminale. Occorre tuttavia attendere domenica, giorno in cui si vota dalle ore 7 alle 23. Lievemente maggiore l’affluenza per le amministrative negli oltre tremila comuni (20,63%) e per le regionali in Piemonte (17,54%). Gli elettori complessivi aventi diritto per le sole europee sono quasi 50 milioni.

Di questo 14,6% delle europee l’affluenza maggiore si registra nella circoscrizione Nord-Ovest (16,79%), a seguire il Nord-Est con il 15,58 percento, poi il Centro con 15,77%, “cenerentola” Sud e Isole, che chiudono rispettivamente con il 12,55 e 10,60 percento. Si vota per eleggere i 76 europarlamentari spettanti all’Italia. Nel parlamento di Strasburgo siedono 720 deputati.

Nel 2019 ci fu un’affluenza complessiva, tra Italia e Estero, del 54,5%, pari a poco più di un elettore su due, ancor meno elettori della tornata del 2014. Cinque anni fa i voti espressi erano stati 27.7 milioni, inclusi 1,5 milioni di schede bianche e nulle.

Incursione di Israele a Gaza, uccisi 300 civili palestinesi per liberare 4 ostaggi

raid israeliano a Gaza

Sono almeno 274 – secondo un bilancio provvisorio – le persone uccise e 698 ferite durante l’attacco israeliano a Nuseirat, nel centro di Gaza. Le Brigate Qassam affermano che Israele per liberare 4 ostaggi ha ucciso alcuni prigionieri israeliani durante l’operazione in cui frange dell’esercito Idf ha avuto modo di travestirsi come i palestinesi civili per commettere, supportato da forze aeree e di terra, un massacro su vasta scala. Il braccio armato di Hamas ha precisato su Telegram che tre ostaggi, tra cui un cittadino statunitense, sono stati uccisi nel corso dell’attacco dei soldati israeliani.

La parte palestinese ha parlato di un “massacro” di civili a Nuseirat, con immagini orribili di feriti e morti insanguinati, compresi bambini, che circolano sui social media. Al momento dell’operazione molte persone si stavano recando in un mercato vicino.

Le autorità sanitarie palestinesi hanno affermato che i quasi trecento civili palestinesi, la maggior parte dei quali erano bambini e donne, sono stati uccisi e quasi 700 feriti a causa dell’intenso bombardamento da parte delle forze israeliane da terra, mare e aria sul campo. “Questa aggressione senza precedenti ha preso di mira il governatorato centrale di Gaza, in particolare il campo profughi di Nuseirat, per oltre due ore”, riferiscono i media arabi.

Il corrispondente di Wafa ha riferito che i carri armati dell’esercito israeliano hanno effettuato improvvise incursioni nelle aree a est e nord-ovest del campo profughi di Nuseirat, in concomitanza con i bombardamenti di artiglieria pesante che hanno colpito vaste aree del campo.

I carri armati israeliani “hanno ulteriormente violato il ponte Wadi Gaza sulla Salah al-Din Road, nel centro della Striscia, estendendo l’offensiva militare ai vicini campi profughi di Al-Bureij e Al-Maghazi”.

Allo stesso tempo, “i droni sciamavano fitti nei cieli sopra il campo di Nuseirat, sparando indiscriminatamente a chiunque si muovesse per le strade, provocando centinaia di vittime e feriti”.

Fonti mediche hanno indicato che le ambulanze e gli equipaggi di emergenza hanno dovuto affrontare difficoltà nel rispondere a tutte le richieste di trasporto dei feriti dalle aree bombardate.

Gli attacchi aerei israeliani hanno preso di mira anche le vicinanze dell’ospedale dei martiri di Al-Aqsa a Deir al-Balah, insieme ad altre località nei campi profughi di Al-Maghazi e Al-Bureij, nonché la città di Zawayda, tutte situate nel centro di Gaza.

La situazione all’ospedale di Al-Aqsa a Deir al-Balah, l’unica struttura medica nella regione, ha raggiunto un punto critico. L’ospedale è alle prese con una grave carenza di farmaci, forniture mediche e carburante, aggravata dallo spegnimento del generatore principale a causa dei bombardamenti prolungati e indiscriminati.

Elezioni europee 2024, aprono i seggi dietro l’incubo dell’astensione

Elezioni europee 2024, primo giorno di voto in Italia. Oggi, sabato 8 giugno, seggi aperti dalle 15.00 alle 23.00 per l’elezione dei 76 membri del Parlamento europeo spettanti al nostro Paese, ma che per l’elezione del Consiglio e del presidente della giunta regionale in Piemonte, per il turno annuale di elezioni amministrative nelle regioni a statuto ordinario e nelle regioni a statuto speciale Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia. Il voto andrà avanti anche domani, con la possibilità di recarsi alle urne dalle 7 del mattino alle 23 di sera. Sono circa 373 milioni gli europei chiamati al voto in tutti i 27 i Paesi. Germania (65,1 milioni), Francia (50,7 milioni) e Italia (oltre 50 milioni) i Paesi con il maggior numero di aventi diritto. Malta (0,4 milioni), Lussemburgo (0,5 milioni), Cipro (0,7 milioni) ed Estonia (0,9 milioni), gli Stati invece con il minor numero di votanti attesi. 

Per le elezioni europee in Italia si recheranno a votare oltre 51 milioni di cittadini, cioè il totale degli iscritti alle liste elettorali. Le elezioni amministrative italiane riguardano invece 3.698 comuni in totale, di cui 3.520 delle regioni a statuto ordinario, 114 del Friuli Venezia Giulia, 27 della Sardegna e 37 della Sicilia. Sono 28 i comuni capoluogo al voto.

L’incubo astensione

L’astensione è l’incubo maggiore per chi si presenta alle elezioni europee. C’è sempre maggiore disaffezione da parte degli elettori dopo le folli e opache politiche varate negli ultimi anni da Commissione ed Europarlamento, norme totalmente opposte alla volontà degli europei (il “green” su tutti) e a favore di poche èlite che orientano gli eletti o i nominati a compiere scelte che non interessano al popolo, ma alle loro multinazionali.

Come si vota

Gli elettori, spiega il Viminale, devono recarsi a votare in possesso di documento di identità valido e tessera elettorale. In caso di smarrimento o esaurimento degli spazi per le timbrature sulla tessera, la stessa può essere richiesta anche nei giorni di votazione presso l’ufficio elettorale del comune di iscrizione nelle liste elettorali.

Per quanto riguarda le elezioni europee, è possibile votare una sola lista, e non è ammesso il voto disgiunto. L’elettore può tracciare un segno sul simbolo della lista scelta, anche senza indicare candidati. I nominativi dei candidati eventualmente scelti vanno indicati sulle righe stampate a destra del simbolo, scrivendo il cognome oppure il nome e il cognome in caso di omonimia. Si possono esprimere da una a tre preferenze. Nel caso di due o tre preferenze, le stesse devono riferirsi a candidati di genere diverso, altrimenti si determina l’annullamento della seconda o della seconda e terza preferenza. I candidati devono appartenere alla lista votata.

Le liste di candidati presentate per ciascuna circoscrizione e i simboli dei partiti, movimenti o gruppi politici organizzati sono consultabili online, come anche i fac-simile delle schede elettorali, di colore diverso per ciascuna delle 5 circoscrizioni elettorali in cui è suddiviso il territorio nazionale.

Il voto in Europa e chi viene eletto

La legge elettorale dell’Ue stabilisce che le elezioni del Parlamento Europeo si svolgono ogni cinque anni, da giovedì a domenicaQuest’anno le elezioni si tengono in tutti i 27 Stati membri dell’Ue. La precedente tornata elettorale si era svolta nel maggio 2019. I primi risultati provvisori saranno pubblicati domenica sera dalle 23 in poi, dopo la chiusura di tutte le urne.

IL VOTO IN EUROPA – Le elezioni hanno preso il via giovedì 6 giugno nei Paesi Bassi, seguiti dall’Irlanda venerdì 7 giugno. Lettonia, Malta e Slovacchia al voto oggi sabato 8 giugno. Nella Repubblica Ceca le urne sono aperte da ieri e fino alla giornata di oggi, mentre in Italia si voterà nelle giornate di sabato e domenica. I cittadini degli altri 20 Paesi dell’Ue (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) voteranno invece solo domenica 9 giugno.

CHI VIENE ELETTO – Il voto serve ad eleggere i 720 eurodeputati che comporranno l’Aula nella prossima legislatura, dei quali poco più del 10%, 76, spettano all’Italia. Nella precedente legislatura erano 15 di meno; il loro numero viene deciso prima di ogni elezione, in base all’evoluzione della popolazione degli Stati membri, e in base al principio della proporzionalità degressiva, per cui un eurodeputato di un Paese più grande rappresenta più cittadini rispetto a un eurodeputato di un Paese più piccolo.

QUANTI EURODEPUTATI PER PAESE – Il numero minimo di eurodeputati per qualsiasi Paese è 6, il massimo è 96. Non possono essere più di 750, oltre al presidente. L’Italia, terzo Paese per popolazione, per numero di eurodeputati (76) viene dopo la Germania (96) e la Francia (81). Seguono Spagna (61), Polonia (53), Romania (33), Paesi Bassi (31), Belgio (22), Grecia (21), Repubblica Ceca (21), Svezia (21), Portogallo (21), Ungheria (21), Austria (20), Bulgaria (17), Danimarca (15), Finlandia (15), Slovacchia (15), Irlanda (14), Croazia (12), Lituania (11), Slovenia (9), Lettonia (9), Estonia (7), Cipro (6), Lussemburgo (6), Malta (6).

Quanti sono gli elettori, il nodo dell’affluenza

Per le elezioni europee 2024, il corpo elettorale è formato da circa 360 milioni di cittadini. Il maggior numero di elettori aventi diritto, secondo Eurostat, è in Germania (64,9 milioni di persone), Francia (49,7 milioni) e Italia (47 milioni). I numeri più bassi sono a Malta (0,4 milioni), Lussemburgo (0,5 milioni) e Cipro (0,7 milioni).

CHI VOTA – L’età minima per votare è fissata dalla legislazione nazionale. Nella maggior parte degli Stati membri è di 18 anni, ma fanno eccezione Grecia (17 anni) e Belgio, Germania, Malta e Austria (16 anni). L’età minima per candidarsi va dai 18 ai 25 anni, a seconda dei Paesi (in Italia è di 25 anni).

CHI VOTA PER LA PRIMA VOLTA – Per quanto riguarda gli elettori che votano per la prima volta (persone che hanno raggiunto l’età per votare dalle ultime elezioni europee del 2019), i numeri più alti di aventi diritto sono in Germania (5,1 milioni di persone), Francia (4 milioni) e Italia (2,8 milioni). I numeri più bassi sono previsti a Malta (20mila persone), Cipro (37mila) ed Estonia (70mila). Le quote più alte di elettori per la prima volta sono previste in Belgio, Francia e Germania con rispettivamente il 9,7%, 8,0% e 7,9% di tutti gli aventi diritto.

L’AFFLUENZA – Un conto sono gli aventi diritto, un altro i votanti effettivi: storicamente l’affluenza alle urne nelle elezioni europee è sempre stata piuttosto bassa. Nel 2004 è stata del 45,47%, nel 2009 del 42,97%, nel 2014 del 41,61%, nel 2019 del 50,66%. E’ sempre stata più elevata nei Paesi dove votare è un obbligo giuridico, come il Belgio (88,47% nel 2019). In Italia è passata dall’85,65% del 1979 al 54,5% del 2019 (fonte Parlamento Europeo).

LA LEGGE ELETTORALE UE E QUELLE NAZIONALI – Anche se le elezioni europee sono organizzate in base alla legislazione nazionale, il diritto dell’Ue stabilisce alcune disposizioni comuni, come l’obbligo di garantire la rappresentanza proporzionale. La maggior parte dei Paesi è organizzata in un unico collegio elettorale, ma alcuni dividono i propri territori in più circoscrizioni (Belgio, Irlanda, Italia e Polonia). In alcuni Paesi è prevista una soglia di sbarramento: in Italia è al 4%. Chi prende meno voti non ottiene seggi nell’Aula di Strasburgo. Quanto alle liste elettorali, esistono diversi sistemi nazionali: si passa da liste chiuse (senza alcuna possibilità di modificare l’ordine dei candidati) a liste semi-aperte (gli elettori possono modificare la posizione dei candidati nella lista scelta) fino a liste aperte (gli elettori possono scegliere candidati di liste diverse).

Chi sono i ‘portabandiera’ delle squadre in campo

Ursula von der Leyen, Nicolas Schmit, Valérie Hayer, Sandro Gozi, Marie-Agnes Strack-Zimmermann, Bas Eickhout, Terry Reintke, Raül Romeva, Maylis Roßberg e Walter Baier: sono loro i portabandiera delle squadre in campo alle europee, gli ‘Spitzenkandidaten’ che rappresentano i diversi gruppi politici alle elezioni in corso di svolgimento, scelti dal gruppo di appartenenza per correre per l’incarico di presidente della Commissione Europea. Due i gruppi che contestano il principio della nomina degli Spitzenkandidaten e che non ne hanno nominato uno: si tratta dei conservatori di Ecr e di Identità e Democrazia.

Per gli altri, sono stati nominati: Ursula von der Leyen, tedesca, 65 anni, attuale presidente della Commissione Europea, che rappresenta il partito popolare europeo (Ppe), Nicolas Schmit, lussemburghese, 70 anni, in corsa per il Socialisti e democratici (S&D), già Commissario europeo per il Lavoro.

I liberali di Renew Europe riuniscono al loro interno raggruppamenti diversi: Alde, Partito democratico Europeo, Renaissance. E hanno tre candidati: Valérie Hayer, 38enne francese, entrata al parlamento europeo nel 2019, è attuale presidente di Renew Europe, l’italiano Sandro Gozi, 56 anni, membro del Parlamento europeo per Renaissance dal 2020, segretario generale del Partito democratico europeo, Marie-Agnes Strack-Zimmermann, tedesca, esponente della Fdp.

Il gruppo dei Verdi è rappresentato dalla coppia Terry Reintke- Bas Eickhout. La prima, 37enne cittadina tedesca, è nel Parlamento europeo dal 2014 ed è copresidente dei Verdi dal mese di ottobre 2022. Il secondo, 47 anni, olandese, nel parlamento europeo dal 2009, è stato già Spitzenkandidat per i Verdi nel 2019.

ALE, Alleanza Libera Europea, è rappresentato da Raül Romeva, 53 anni, spagnolo, coinvolto nel referendum sull’indipendenza catalana e colpito dal divieto di ricoprire cariche pubbliche (non ha quindi alcuna possibilità di diventare Presidente della Commissione europea) e da Maylis Roßberg 24enne politica tedesca, membro del Südschleswigschen Wählerverbands, un partito regionalista che rappresenta la minoranza danese dello Schleswig, in Germania, e i frisoni nazionali della Frisia settentrionale (Germania). Il Gruppo della sinistra (Gue/Ngl) ha scelto come suo candidato di punta l’austriaco Walter Baier, esponente del Partito comunista austriaco.

I gruppi politici al Parlamento Ue, quali sono e come si formano

Il Parlamento Europeo è organizzato in gruppi politici. Dopo le elezioni, gli eurodeputati si uniscono ad un gruppo, oppure ne creano di nuovi. I gruppi riuniscono deputati provenienti da diversi Stati membri in virtù delle loro affinità politiche, ma contano spesso anche ragionamenti di convenienza. I gruppi possono essere formati anche in una fase successiva, non necessariamente all’inizio della legislatura. Oggi ci sono sette gruppi politici al Parlamento Europeo: Ppe, Socialisti e Democratici (S&D), Renew Europe (Liberali), Ecr (Conservatori e Riformisti), Verdi/Ale, Identità e Democrazia, Sinistra.

Un gruppo deve essere composto da almeno 23 deputati, provenienti da almeno un quarto degli Stati membri (cioè almeno sette). I deputati possono appartenere a un solo gruppo: alcuni non appartengono ad alcun gruppo e finiscono nei Non Iscritti, un Limbo in cui si stenta ad incidere sui lavori dell’Aula. Per costituire un gruppo, il presidente del Parlamento deve essere informato con una dichiarazione che specifichi il nome del gruppo, i suoi membri e la sua leadership. Il Parlamento solitamente non valuta la coesione politica tra i membri del gruppo: solo qualora venga smentita dagli stessi deputati interessati, il Parlamento interviene per valutare se è stato effettivamente costituito secondo le regole.

I gruppi politici godono anche di vantaggi economici rispetto ai Non Iscritti: possono assumere personale e ricevere spazi per uffici, finanziati tramite il bilancio del Parlamento. L’Ufficio di Presidenza del Parlamento stabilisce le regole su come questi fondi e strutture vengono gestiti e controllati. I fondi messi a disposizione dei gruppi coprono i costi amministrativi e operativi del personale del gruppo, nonché le spese sostenute a causa delle campagne politiche e di informazione legate all’Ue. Il bilancio non può finanziare alcuna forma di campagna elettorale europea, nazionale, regionale o locale, né alcun partito politico a livello nazionale ed europeo, né i loro organi dipendenti. I deputati Non Iscritti possono assumere consiglieri paragonabili a quelli dei gruppi politici e godono di diritti secondo le regole stabilite dall’Ufficio di Presidenza. Oggi i gruppi politici nel Parlamento Europeo sono sette. Eccoli:

PPE – E’ il primo gruppo dell’Aula, il più grande, con 176 eurodeputati ad oggi. E’ presieduto dal bavarese Manfred Weber, della Csu, che dal 2022 presiede anche il partito, nato nel 1976 e formato da partiti cristiano-democratici. Nel tempo si è allargato anche a formazioni di orientamento liberal-conservatore. Ne fanno parte partiti di tutti i 27 Paesi membri. I maggiori sono la Cdu tedesca e la Csu bavarese (con 30 eurodeputati), il Partido Popular spagnolo di Alberto Nunez Feijòo (13), il polacco Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska) di Donald Tusk (16), Forza Italia (12 eurodeputati), i Républicains francesi, l’Hdz croato, il Kokoomus finlandese, il greco Nea Demokratia, il Fine Gael irlandese, il Cda olandese, il Psd portoghese, il Partito Nazional Liberale rumeno, i Moderaterna e i Kristdemokraterna svedesi, l’Sds sloveno.

S&D – Secondo gruppo dell’Emiciclo, raggruppa la famiglia socialista e conta 139 eurodeputati ad oggi. Presieduto dalla spagnola Iratxe Garcìa Perez (Psoe), è formato da partiti di tutti i 27 Paesi dell’Ue. La prima delegazione è quella spagnola, del Partido Socialista Obrero Espanol, con 21 membri, seguita da quella tedesca (Spd) con 16 e da quella italiana (Pd), con 15 membri). Tra gli altri componenti figurano il Parti Socialiste francese, il Nowa Lewica polacco, il Ps portoghese, il Pasok greco, il Partij van der Arbeid olandese, il Parti Socialiste belga, il Partito Socialdemocratico svedese, quello finlandese e quello danese.

RENEW EUROPE – Oggi terzo gruppo del Parlamento con 102 membri, è nato nel 2019 mettendo insieme i Liberali dell’Alde, il Partito Democratico Europeo e Renaissance, il partito francese di Emmanuel Macron. Guidato dalla francese Valèrie Hayer (Renaissance) dopo il passaggio di Stéphane Séjourné al Quai d’Orsay, è presente in 24 Paesi membri; è assente da Portogallo, Malta e Cipro. La delegazione più numerosa è quella francese, con 23 eurodeputati di vari partiti (Renaissance, Horizons, Parti Radical ecc.); delegazioni piuttosto numerose sono anche quella spagnola (Ciudadanos e altri, 9), tedesca (Fdp e Freie Waehler, 7), ceca (Ano 2011, 5), olandese (Vvd, Volt e Democraten 66, 7), rumena (Reper e altri, 7). L’Italia conta 4 eurodeputati tra Azione, Italia Viva e un indipendente.

VERDI/ALE – Quarto gruppo dell’Aula con 72 eurodeputati provenienti da 18 Paesi, è frutto dell’alleanza tra il Partito Verde Europeo e l’Alleanza Libera Europea, che comprende partiti regionalisti, separatisti o che rappresentano minoranze etniche, come l’Esquerra Republicana catalana, l’Union Valdotaine, il Partito Occitano francese. Co-presidenti, in nome dell’equilibrio di genere, sono il belga Philippe Lamberts (uscente) e la tedesca Terry Reintke. La delegazione più forte è quella dei tedesca, che conta 25 membri, con i Gruenen, Volt e il Piratenpartei; numerosa anche quella francese (12). L’Italia ha tre eurodeputati (Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato), tutti fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle.

ECR – Quinto gruppo del Parlamento è l’Ecr, Conservatori e Riformisti Europei, con 69 membri, espressione di 20 partiti da 17 Paesi. Nato nel 2009 con la Dichiarazione di Praga, è di orientamento conservatore, anti-federalista, propugna un’Europa delle Nazioni ed è considerato un partito moderatamente euroscettico. Dopo l’uscita dei Tories britannici a causa della Brexit, la delegazione maggiore è quella polacca, che conta ben 27 eurodeputati, in maggioranza del Pis (Diritto e Giustizia, Prawo i Sprawiedliwosc) di Jaroslaw Kaczynski, che esprime uno dei due copresidenti, Ryszard Antoni Legutko. L’altro copresidente è Nicola Procaccini, dei Fratelli d’Italia, che si sono uniti all’Ecr nel 2018, con un’operazione guidata da Raffaele Fitto. Oggi Giorgia Meloni, leader di Fdi e presidente del Consiglio, è anche presidente del partito Ecr. La delegazione italiana conta 10 eurodeputati; quella spagnola 4, tutti di Vox. In termini numerici, paga lo scarso apporto dei due maggiori Paesi dell’Ue, Germania e Francia, che contano un solo eurodeputato ciascuna. Grazie all’N-Va, il partito independentista fiammingo, ha conquistato la presidenza di una commissione nella scorsa legislatura.

IDENTITA’ E DEMOCRAZIA (ID) – E’ un gruppo nato nel 2019, che consta di 49 eurodeputati provenienti da 7 Paesi (una delle due soglie minime, al di sotto delle quali il gruppo si scioglie). Si colloca all’estrema destra dell’Emiciclo: è considerato un gruppo euroscettico. Nella scorsa legislatura è stato oggetto di un ‘cordone sanitario’ formato dagli altri gruppi, che gli ha precluso l’accesso a presidenze e vicepresidenze, al contrario di quanto accaduto all’Ecr. Il grosso del gruppo è formato dalla Lega, con 22 eurodeputati, e dal Rassemblement National francese (18). La delegazione di Alternative fuer Deutschland è stata espulsa di recente, dopo le dichiarazioni dell’eurodeputato Maximilian Krah sulle Ss. E’ presieduto da Marco Zanni (Lega), fuoriuscito anni fa dai Cinquestelle; vicepresidente è il leader del Rn Jordan Bardella.

SINISTRA – Il settimo gruppo, il più piccolo, è quello della Left, già Gue/Ngl, che si colloca all’estrema sinistra dell’Aula. Nato nel 1995, comprende partiti di orientamento socialdemocratico o comunista, con un orientamento considerato moderatamente euroscettico. I co-presidenti sono la francese Manon Aubry (La France Insoumise) e il tedesco Martin Schirdewan (Die Linke). Conta 37 membri provenienti da 13 Paesi: le delegazioni maggiori sono quella francese (6), spagnola (6) e tedesca (5).

NON ISCRITTI – Non è un gruppo, ma una categoria eterogenea di eurodeputati che, per un motivo o per l’altro, non fanno parte di alcun gruppo. Oggi conta 61 parlamentari: vi si trovano anche delegazioni piuttosto numerose, come i 13 ungheresi di Fidesz, usciti anni fa dal Ppe un attimo prima di essere espulsi, gli 8 tedeschi di AfD, espulsi da Id, e i restanti 5 eurodeputati dei Cinquestelle, che dopo la scomparsa del gruppo Efdd nel 2019 non hanno ancora trovato una ‘casa’ politica in Europa. I Non Iscritti potrebbero crescere dopo le europee: da qui, oltre che dai due estremi dell’Emiciclo, potrebbero venire sorprese per la formazione dei gruppi politici della prossima legislatura.

Processo “Case popolari”, a processo 27 imputati. Sedici assoluzioni

Si è conclusa con il rinvio a giudizio di 27 imputati l’udienza preliminare del processo “Case popolari”.

In 16, invece, sono stati prosciolti e tra questi anche l’ex dirigente dell’Aterp di Reggio Calabria, Eugenia Rita Minicò, accusata di concorso esterno in associazione mafiosa e di altri reati.

Nei suoi confronti e, in quelli di un altro imputato prosciolto, Annunziato Tripodi, il gup Vincenzo Quaranta ha revocato la misura cautelare che era stata disposta dal gip lo scorso febbraio su richiesta della Dda di Reggio Calabria nell’ambito di un’indagine su presunti illeciti nella gestione delle assegnazioni delle case popolari da parte dell’Aterp, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica.

A parte una corruzione contestata a Eugenia Rita Minicò per la quale il gup ha dichiarato la prescrizione, per tutti gli altri reati per i quali era indagata è stata prosciolta con la formula “perché il fatto non sussiste”. Escono dal processo, inoltre, gli imputati Roberto Franco, Carmela Morabito, Domenico Morabito, Giovanni Marcianò, Paola Costantino, Domenico Alvaro, Carmelo Caminiti, Irina Kandyba, Annunziato Tripodi, Donatello Canzonieri, Orsola Di Lollo, Giovanni Palillo, Filippo Arabesco, Maddalena Anna Cuzzola e Debora Arabesco.

Tra i rinviati a giudizio c’è il boss della ‘ndrangheta, Carmelo Murina, di 60 anni, già detenuto per altra causa, ed il cognato, Giuseppe Agostino, di 54, accusati entrambi di associazione per delinquere di tipo mafioso. Secondo la Procura e i carabinieri che hanno condotto le indagini, infatti, ci sarebbe stata la ‘ndrangheta dietro il mercato illegale degli alloggi popolari che venivano assegnati a persone non aventi diritto. Sono stati rinviati a giudizio anche tre dipendenti comunali, tra cui Antonio Nucera, in servizio nel settore Lavori pubblici del Comune di Reggio Calabria, accusato di concorso esterno.

Attacchi ucraini con bombe occidentali a Kherson, oltre 20 morti

Almeno 22 persone sono state uccise e altre 15 ferite nel villaggio di Sadovoye, nella regione di Kherson, a seguito di un attacco delle forze armate ucraine. Secondo il governatore della regione, Vladimir Saldo, il primo attacco è stato sferrato da una bomba aerea controllata, il secondo da una HIMARS MLRS. Le forze armate ucraine hanno attaccato Lugansk con cinque missili ATACMS. Lo riportano i media russi.

Ira del Cremlino: “La matrice è della Nato”

“Dopo aver ricevuto il via libera da Washington per uccidere i civili con armi occidentali, il regime di Kiev ha mostrato ancora una volta la sua disumana essenza nazista”. Questo il commento della portavoce ufficiale del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova dopo gli attacchi missilistici su Lugansk e la regione di Kherson.

“L’intera comunità mondiale deve capire che si trattava di atti terroristici di intimidazione pre-pianificati e attentamente preparati. La grafia della NATO è ovvia. Come notato in precedenza, siamo ben consapevoli che le missioni di volo di missili a lungo raggio, incluso ATACMS, sono organizzate con la partecipazione diretta di specialisti americani, britannici e altri occidentali”, ha sottolineato il diplomatico.

“Bombardamenti insensati e brutali di aree popolate delle regioni del Donbass, Belgorod, Kherson e Zaporozhye, Crimea e altre regioni russe, uccisioni spietate di civili non hanno senso da un punto di vista militare e indicano l’agonia del regime neonazista di Zelensky impantanato in terrorismo, illegalità, corruzione e cinismo, cercando nella sua rabbia impotente di uccidere quanti più russi possibile”.

Secondo Zakharova, sullo sfondo dei fallimenti militari, Zelensky cerca di mostrare ai “suoi padroni d’oltremare” che è capace di qualsiasi atrocità per garantire i loro interessi e la propria autoconservazione. La portavoce ha aggiunto che “coloro che sono coinvolti nei crimini del governo di Kiev subiranno una punizione inevitabile e meritata”.

Nuovo raid di Israele su campo profughi palestinese, diversi morti

Militari israeliani a Gaza (Archivio)

Diverse persone sono rimaste uccise nel campo profughi di al Shati, nel nord della Striscia di Gaza, dove è stata colpita una scuola dell’Unrwa durante un bombardamento israeliano. Lo scrive al Jazeera, aggiungendo che nella struttura, gestita dalle Nazioni Unite e che ospitava sfollati, ci sono molti feriti.

La notizia arriva mentre nelle ultime ore è continuato a salire il bilancio delle vittime del precedente attacco alla scuola dell’Unrwa di Nuseirat, che ha provocato 40 morti.

In questo caso l’esercito israeliano ha dichiarato di aver effettuato un attacco contro una scuola dell’Unrwa che ospitava un “complesso di Hamas”.

‘Ndrangheta, confiscati beni per un milione ad imprenditore vicino a clan

Questura di Reggio Calabria

Beni per un milione di euro sono stati confiscati a Domenico Foti, di 63 anni detto “Vecchia Romagna”, ritenuto esponente della cosca Labate di Gebbione, un quartiere nella periferia sud di Reggio Calabria.

Lo ha stabilito la sezione Misure di prevenzione del Tribunale reggino che ha accolto la richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e degli aggiunti Walter Ignazitto e Stefano Musolino.

Il provvedimento è stato eseguito dalla polizia di Stato che ha posto i sigilli al patrimonio mobiliare e immobiliare di Domenico Foti, imprenditore reggino attivo nel settore della produzione e commercio di packaging industriale.

In passato coinvolto nell’inchiesta “Larice 1”, l’imprenditore era stato condannato dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio a 4 anni e 6 mesi di carcere per associazione mafiosa.

Per lo stesso reato, nel dicembre 2021 è stato condannato a 17 anni e 4 mesi. Si tratta, però, di una sentenza di primo grado rimediata nel processo “Heliantus” per il quale è in corso l’appello.

Le indagini patrimoniali hanno dimostrato che l’imprenditore, in un arco temporale compreso fra la metà degli anni ’80 ed il dicembre 2021, aveva accumulato un ingente capitale, sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.

Per questo motivo, su richiesta della Dda, il Tribunale ha confiscato un’impresa individuale, un fabbricato industriale e un appezzamento di terreno, tutti ubicati a Reggio Calabria.

Rientrano nel provvedimento di confisca anche due veicoli aziendali e diversi rapporti finanziari, per un ammontare complessivo di un milione di euro. Nei confronti di Foti, infine, i giudici hanno disposto la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per quattro anni.

Elezioni comunali, sabato e domenica in Calabria si vota in 135 comuni

elezioni comunali

Sono 135 comuni della Calabria che andranno al voto domani 8 e domenica 9 giugno, contestualmente alle elezioni europee. Nessuna previsione, salvo lo scontato calo dell’affluenza che in questa tornata potrebbe essere ancora più accentuata. Un fattore che preoccupa molto i partiti. Si vota sabato dalle 15 alle 23 e domenica dalle 7 alle 23.

Tra volti nuovi e conferme, si punta al rinnovo di un terzo di sindaci e consigli comunali calabresi. Solo quattro con popolazione superiore a 15mila abitanti, uno di questi è capoluogo di provincia. Per Corigliano Rossano, Montalto Uffugo, Gioia Tauro e Vibo Valentia, dunque, si andrà al ballottaggio il 23 e 24 giugno in caso nessun candidato raggiunga la maggioranza assoluta. I calabresi chiamati al voto per le comunali sono, in totale, 471.341.

A Vibo Valentia, unico capoluogo di provincia calabrese al voto, e a Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza, terza città più popolosa della regione, ci sono prove tecniche di “campo largo”: il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle hanno infatti trovato la quadra contro il centrodestra.

A Vibo, dove sono 28.179 gli aventi diritto al voto, il candidato a sindaco sostenuto da dem e pentastellati è Enzo Romeo, già primo presidente della neonata Provincia. Romeo ha il conforto di quattro liste: oltre a Pd e M5s, sono con lui Alleanza Verdi Sinistra-Liberamente progressisti e una civica.

Sei, invece, le liste di partito e non, Forza Italia, Fratelli d’Italia, il movimento “Indipendenza” e tre civiche, che si sono coagulate attorno al nome del candidato sindaco del centrodestra Roberto Cosentino, dirigente della Regione Calabria, che punta a raccogliere il testimone dall’uscente Maria Limardo, anche lei di centrodestra e non riproposta come primo cittadino. In corsa anche il centrista Francesco Muzzopappa, sostenuto da Azione, Italia Viva, Noi Moderati, Udc, Italia del Meridione e da alcune civiche, e Marcella Murabito, appoggiata da Rifondazione comunista.

E’ quasi “campo largo”, invece, a Corigliano-Rossano, dove Pd ed M5s sostengono il sindaco uscente, Flavio Stasi, che gode anche della fiducia di Alleanza Verdi e Sinistra e dei movimenti civici “Corigliano Rossano Pulita”, “Uniti per Stasi”, “Città libera”, “Corigliano Rossano futura” e “Gente di mare”, per un totale di otto liste.

A contendere a Stasi lo scranno di primo cittadino c’è, per il centrodestra, la consigliera regionale di Forza Italia Pasqualina Straface, già sindaco di Corigliano Calabro quando la fusione con Rossano era di là da venire, sostenuta da otto liste: oltre a quella ‘azzurra’, ci sono Fratelli d’Italia, Lega, Azione con Calenda e le civiche “Uniti per Corigliano-Rossano”, “Civico popolare per una città viva”, “Città futura noi moderati” e “Movimento del territorio”. Sono oltre 71 mila gli elettori chiamati alle urne nella città dell’Alto Ionio Cosentino.

Due gli altri comuni con popolazione superiore ai 15 mila abitanti in cui si vota: Gioia Tauro (16.312 votanti) e Montalto Uffugo (20.559), mentre alle urne in tutta la regione, per rinnovare sindaci e consigli, andranno complessivamente 135 comuni su 404. La provincia con più Comuni chiamati al voto, 65, è quella di Cosenza. Seguono Reggio Calabria, con 27; Catanzaro (19); Vibo Valentia (13) e Crotone (11).

Due i Comuni che tornano alle urne dopo lo scioglimento dei rispettivi organi elettivi per mafia: Soriano Calabro, nel Vibonese, e Portigliola, nella Locride. Non si voterà, invece, a San Luca, dove non è stata presentata alcuna candidatura a sindaco. Bruno Bartolo, primo cittadino uscente, in carica dal 2019, eletto dopo un periodo di commissariamento dell’ente proprio per mancate elezioni a causa dell’assenza di candidati, ha infatti deciso di non ripresentarsi.

Da Israele nuovo raid contro una scuola di sfollati a Gaza, decine di morti e feriti

Almeno 40 persone sono state uccise – bambini e donne compresi – e decine sono rimaste ferite in un attacco israeliano contro una scuola gestita dalle Nazioni Unite che ospitava migliaia di sfollati palestinesi nel centro di Gaza. Lo riferiscono i media arabi.

L’esercito israeliano conferma che i suoi aerei da combattimento hanno colpito la scuola dell’Unrwa nel campo di Nuseirat affermando di aver preso di mira e ucciso combattenti di Hamas.

Le vittime accertate sarebbero 40 palestinesi sfollati, tra cui 14 bambini e 9 donne. Erano civili scappati dalla furia di fuoco israeliana e hanno comunque trovato la morte in una scuola delle Nazioni Unite, così come in tanti eccidi avvenuti per mano politica di Netanyahu.

Nell’attacco – avvenuto la notte scorsa nel centro della Striscia – i feriti sarebbero 74, tra cui 23 bambini e 18 donne.

Ismail Al-Thawabta, direttore dell’ufficio stampa di Hamas, secondo la Bbc, ha accusato di aver compiuto “un massacro orribile”.

L’esercito israeliano (Idf) ha diramato una nota in cui si afferma che all’interno della scuola colpita si nascondevano miliziani di Hamas.

Studio del British Medical Journal: “Eccessiva mortalità coi vaccini anti-Covid”

Dall’inizio dell’impiego dei vaccini anti-covid in poi (fine dicembre 2020) vi è stato un eccesso di mortalità straordinaria, così come in eccesso sono stati i decessi dallo scoppio della pandemia a inizio 2020 a causa delle restrizioni. “L’eccesso di mortalità è rimasto elevato nel mondo occidentale per tre anni consecutivi, nonostante l’attuazione delle misure di contenimento (lockdown, distanziamento e mascherine) e dei vaccini contro il Covid-19. Ciò solleva serie preoccupazioni”. Lo riporta uno studio del British Medical Journal, prestigiosa rivista medico scientifica a livello mondiale. Gli autori della pubblicazione: “I leader governativi e i politici devono indagare a fondo sulle cause alla base del persistente eccesso di mortalità”.

“L’eccesso di mortalità durante la pandemia di COVID-19 è stato notevole”, è l’incipit dello studio condotto da medici olandesi. “La conoscenza dei tassi di mortalità in eccesso negli anni successivi alla dichiarazione di pandemia dell’OMS è fondamentale affinché i leader governativi e i politici possano valutare le loro politiche di crisi sanitaria. Questo studio esplora l’eccesso di mortalità nel mondo occidentale dal 2020 al 2022”.

“I rapporti sulla mortalità per tutte le cause – spiegano i ricercatori – sono stati estratti per i paesi utilizzando il database “Our World in Data”. La mortalità in eccesso viene valutata come una deviazione tra il numero di decessi riportati in un paese durante una determinata settimana o mese dal 2020 al 2022 e il numero di decessi previsto in un paese per quel periodo in condizioni normali. Per la linea di base delle morti attese è stato utilizzato il modello di stima di Karlinsky e Kobak. Questo modello utilizza dati storici sulla mortalità in un paese dal 2015 al 2019 e tiene conto delle variazioni stagionali e delle tendenze annuali della mortalità”.

“Il numero totale di decessi in eccesso in 47 paesi del mondo occidentale è stato di 3.098.456 dal 1 gennaio 2020 al 31 dicembre 2022. L’eccesso di mortalità è stato documentato in 41 paesi (87%) nel 2020, 42 paesi (89%) nel 2021 e 43 paesi (91%) nel 2022. Nel 2020, anno dell’inizio della pandemia di COVID-19 e dell’attuazione delle misure di contenimento, i record presentano 1.033.122 decessi in eccesso (punteggio P 11,4%). Nel 2021, l’anno in cui sono state utilizzate sia le misure di contenimento che i vaccini COVID-19 per affrontare la diffusione del virus e l’infezione, è stato segnalato il numero più alto di decessi in eccesso: 1.256.942 decessi in eccesso (punteggio P 13,8%). Nel 2022, quando la maggior parte delle misure di contenimento sono state revocate e i vaccini COVID-19 sono stati continuati, i dati preliminari presentano 808.392 decessi in eccesso (punteggio P 8,8%)”.

“L’eccesso di mortalità è rimasto elevato nel mondo occidentale per tre anni consecutivi, nonostante l’implementazione delle misure di contenimento e dei vaccini contro il COVID-19. Ciò solleva serie preoccupazioni. I leader governativi e i politici devono indagare a fondo sulle cause alla base del persistente eccesso di mortalità”, conclude l’estratto dello studio olandese pubblicato dal BMJ.

Aggiornamento: dopo la pubblicazione della ricerca sul British Medical Journal c’è stata una vasta eco nell’opinione pubblica e reazioni stizzite di parte della comunità scientifica che ha lamentato “inesattezze e falsità” nello studio al punto da costringere la rivista a pubblicare una rettifica in cui viene riferito di “false dichiarazioni e incomprensioni del lavoro”.
Interpretazioni errate? Più pressioni che interpretazioni. Per scoprire l’attendibilità dello studio bisognerebbe chiederlo ai familiari delle vittime dei vaccini killer che ogni giorno perdono i propri cari, anche in giovanissima età, per malori improvvisi. A migliaia, a decine di migliaia. 
Oltre a questa parte di comunità scientifica, come sempre, si sono mossi all’unisono i fact-checkers finanziati da Big Pharma e dalle èlite pronti a smentire e “sbufalare” tutto ciò che è vero ma non “allineato” ai desiderata dei loro datori di lavoro. 

Putin ai media: “L’Occidente ci porta su una strada di problemi molto seri”

“Le ultime iniziative dell’Occidente, compresa la decisione di permettere a Kiev di colpire dentro i confini della Russia, ci stanno portando “su una strada di problemi molto seri”. Sono le otto della sera quando Vladimir Putin inizia la sua intervista con l’Ansa e le altre agenzie internazionali a San Pietroburgo, sua città Natale, nei giorni del Forum economico internazionale.

Parla per più di tre ore. Spiega che Mosca potrebbe riflettere sul diritto di reagire all’uso da parte di Kiev di missili occidentali contro il suo territorio fornendo a sua volta le stesse armi “alle regioni del mondo da dove verranno sferrati attacchi a siti sensibili di quei Paesi che forniscono armi all’Ucraina”, vale a dire della Nato. Precisa poi che non è intenzione della Russia attaccare l’Alleanza Atlantica. E’ una cosa diversa: “Vi siete inventati che la Russia vuole attaccare la Nato. Siete diventati completamente pazzi? Guardate al nostro potenziale e a quello della Nato, non siamo scemi, la Russia non ha alcuna ambizione imperiale”.

Distingue le due cose, ma la decisione sui missili, è evidente, non gli è andata giù. L’incontro avviene al Lachta Center, il quartier generale della Gazprom, un palazzo ultramoderno che si affaccia sul Golfo di Finlandia. Putin parla con alle spalle una vetrata sul mare, con un molo dove sventolano la bandiera russa, quella dell’Urss e quella dell’impero sovietico, mentre scorre la notte bianca di San Pietroburgo.

Ad una domanda dell’agenzia Ansa risponde anche sulla posizione italiana sull’Ucraina: “Vediamo che la posizione dell’Italia verso la Russia è più contenuta rispetto ad altri Paesi europei e valutiamo questo in modo adeguato”. “In Italia – aggiunge – non si diffonde una russofobia da cavernicoli e lo teniamo in considerazione. Noi speriamo che quando la situazione riguardo all’Ucraina comincerà a stabilizzarsi, riusciremo a ristabilire relazioni con l’Italia forse anche più velocemente che con qualche altro Paese”.

Il centro dell’intervista è sull’Ucraina. La posizione russa è conosciuta ma lo Zar, questa volta, ha l’occasione di raccontarla in diretta anche ai cronisti occidentali: “tutti ritengono che sia stata la Russia ad iniziare la guerra ma invece è iniziata quando c’è stato il colpo di stato in Ucraina”. Ripete che la Russia è intervenuta per aiutare le popolazioni russofone colpite “con le armi” da Kiev. Putin aggiunge che la guerra potrebbe finire presto e dice anche come: “Se gli Stati Uniti smetteranno di fornire armi all’Ucraina, il conflitto finirà nel giro di due o massimo tre mes”‘. Ma cosa succederebbe all’Ucraina? E l’ipotesi di cui si parla in Europa, con la Francia un passo avanti a tutti, dell’invio di militari in Ucraina per il presidente russo non è una novità. “Gli istruttori militari occidentali sono già presenti sul territorio dell’Ucraina e sfortunatamente per loro subiscono perdite. Ma gli Stati Uniti e gli Stati europei preferiscono rimanere in silenzio”.

Anche sulla possibilità dell’uso delle armi nucleari Putin ripete che “la Russia ha una dottrina nucleare la quale prevede che tutti i mezzi possano essere usati soltanto per rispondere ad azioni che minacciano la sovranità e l’integrità territoriale del Paese”. E aggiunge: “L’unico Paese ad aver usato l’arma nucleare sono gli Stati Uniti. Quindi facciamo in modo di evitare la minaccia dell’uso di questo tipo di arma”.

Nega l’uso della disinformazione da parte della Russia in vista delle elezioni europee e risponde anche sulle elezioni americane. Per la Russia non importa chi vincerà le elezioni negli Usa e Mosca non ha mai avuto “una relazione speciale con Donald Trump”. Ma nei suoi confronti c’è una “persecuzione giudiziaria”. D’altra parte gli Usa “non combattono per l’Ucraina ma per la propria leadership nel mondo, e per questo non vogliono che la Russia prevalga”.

Dopo più di tre ore di domande e risposte Putin saluta rispondendo ad una domanda sulle celebrazioni dello sbarco in Normandia: “E’ una festa ma sembra che noi russi siamo estranei, eppure abbiamo dato il maggior contributo di morti e di sacrifici. Non siamo stati invitati. Soltanto i truffatori possono cambiare le carte in tavola”. Il messaggio a Macron non poteva essere più chiaro.

Attentato a Fico, il premier slovacco crede che dietro ci sia George Soros

Robert Fico mentre viene trasferito in ospedale dopo l’attentato

Il primo ministro slovacco Robert Fico crede che l’attentato compiuto ai suoi danni lo scorso 15 maggio non sia opera di un “pazzo solitario”, ma realizzato in un clima “antigovernativo” e di “odio”. Il premier slovacco – ridotto in fin di vita da Juraj Cintula, sedicente “scrittore” e estremista di sinistra -, ha lanciato un appello ai media di opposizione, soprattutto a quelli controllati dalle strutture di George Soros (che fanno capo alla Open Society Foundation), invitandoli a “non seguire questa strada”. Fico non cita mai direttamente il filantropo, già considerato il regista di svariate “rivoluzioni colorate” e colpi di stato (per esempio in Ucraina), ma lo fa intendere.

“Ho sempre mantenuto la privacy – ha detto Fico citato dai media -, e anche adesso mi limiterò al fatto che l’attentato ha causato gravi danni alla mia salute: operazioni ripetute, molto dolore e sofferenza. Sarà un miracolo se potrò tornare al lavoro tra poche settimane”. Il capo del governo dubitava che l’attentato fosse stato preparato da un “pazzo solitario”, ma si è convinto che dietro l’attacco vi sia la regia di entità sovranazionali che orienta e guida la minoranza.

Il primo ministro Fico ha detto che non farà causa né chiederà risarcimenti al criminale che gli ha sparato. Il premier ha osservato che il killer era solo un “messaggero di odio politico” dell’opposizione slovacca. L’aggressione al primo ministro slovacco è avvenuta lo scorso 15 maggio. E’ stato colpito da tre proiettili da arma da fuoco. Lo scrittore Juraj Cintula, autore dell’attacco, ha ammesso la sua colpevolezza davanti al tribunale.

Alcuni giorni fa i medici hanno dimesso Fico disponendo cure domiciliari. Il primo ministro slovacco prevede di tornare al lavoro entro questo mese di giugno o il prossimo luglio.

Droni spia americani da Sigonella volano nel Mar Nero, vicino la Crimea

Droni spia americani partiti dalla base militare Nato di Sigonella, nel catanese, in Sicilia, sono stati “intercettati” nel Mar Nero a poca distanza dallo spazio aereo della Crimea. Si tratta di droni da ricognizione Usa Northrop Grumman RQ-4B Global Hawk.

A giudicare dai dati del portale Flightradar24 che consente il monitoraggio in tempo reale dei movimenti degli aerei, il primo velivolo senza pilota è decollato dall’aeroporto di Catania, in Sicilia, lo scorso 1 giugno. Il drone ha guadagnato quota (15,5 chilometri) e ha volato attraverso lo spazio aereo della Grecia e della Bulgaria fino al Mar Nero, a circa 150 km dal confine della Crimea. I voli sono stati effettuati in acque internazionali.

Stesso percorso del velivolo decollato da Catania il 4 giugno 2024, con l’eccezione di una serie di giri sopra Costanza, in Romania, dove c’è un’altra base militare Nato, per poi ruotare e captare informazioni in mare aperto.

Secondo Flightradar, il drone appartiene all’aeronautica americana e ha il numero di registrazione 10-2045, identificativo di chiamata Forte-12 oppure Forte-16. Sono velivoli senza piloti della Nato.

Secondo il produttore, il veicolo aereo senza pilota Global Hawk è progettato per la ricognizione e la sorveglianza. È in grado di volare ad alta quota per più di 30 ore, è progettato per ottenere immagini ad alta risoluzione di vaste aree della terra in tempo quasi reale ed è in grado di operare con qualsiasi tempo e a qualsiasi ora del giorno. Inoltre, tali dispositivi vengono utilizzati per supportare le comunicazioni come ripetitori.

Come notato sul sito web del produttore, il Global Hawk, utilizzato dall’aeronautica americana dal 2001, “identifica potenziali minacce, consentendo ai comandanti di ottenere una visione più approfondita della loro area di interesse”.

Trovato in possesso di mezzo chilo di droga, arrestato

I carabinieri di Belvedere Marittimo con il contributo del Nucleo cinofili dello Squadrone carabinieri eliportato Cacciatori di Calabria hanno arrestato un 49enne del posto per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

I militari, nel corso di una perquisizione eseguita presso l’abitazione dell’uomo, hanno rinvenuto all’interno di un mobiletto in legno della cucina 3 involucri contenenti 85 grammi di marijuana, 237 semi di canapa indiana e quasi 5 mila euro in contanti ritenuti provento dell’illecita attività di spaccio.

Le operazioni di ricerca sono poi continuate in un magazzino posto sul retro dell’abitazione e nella reception di un camping di proprietà dell’uomo: grazie al fiuto del cane antidroga sono stati scovati, ben occultati, altri 375 grammi della medesima sostanza stupefacente, due bilance di precisione, ulteriori 105 semi di canapa indiana e svariato materiale per il confezionamento.

Tutta la sostanza stupefacente, un totale di circa 460 grammi di marijuana, è stata sequestrata. L’arrestato è stato sottoposto agli arresti domiciliari e, dopo l’udienza per direttissima, è stata disposta a suo carico la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Imprenditori collusi coi clan, confiscati beni

Dia antimafia

La Dia di Catanzaro ha dato esecuzione ad una confisca definitiva di beni disposta dal Tribunale del capoluogo calabrese nei confronti di imprenditori ritenuti collusi con i vertici delle locali di ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro e Roccabernarda, in provincia di Crotone, coinvolti nell’operazione “Basso profilo” del gennaio 2021.

Il provvedimento fa seguito alla sentenza con la quale sono state inflitte loro, in primo grado, pesanti condanne per 416-bis e reati tributari correlati a false fatturazioni.

La misura ha riguardato tre società operanti in Calabria, Lazio e Lombardia e attive nei settori della pulizia generale di edifici, del commercio all’ingrosso di macchine utensili, dell’attività dei call center, della costruzione di edifici residenziali e non residenziali.

Confiscati anche rapporti bancari e disponibilità finanziarie per un valore complessivo stimato in circa 500 mila euro.

Spaccio di droga a Cosenza, cinque arresti dei carabinieri

I carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di cinque persone, già note alle forze di polizia, di cui quattro di Cosenza ed uno di Montalto Uffugo, ritenuti responsabili di detenzione illecita e cessione di hashish, marijuana e cocaina, nella città di Cosenza. Tre sono stati portati i carcere e due ai domiciliari.

Nel corso delle indagini sarebbero state documentate svariate cessioni di sostanze stupefacenti, a fronte di un congruo corrispettivo in denaro, prevalentemente nelle aree cittadine di “Santa Teresa” e “San Vito”.

Le indagini sono state condotte dai carabinieri della Sezione operativa del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Cosenza.

Nel corso dell’attività investigativa, uno degli indagati è stato arrestato in flagranza di reato, a Montalto Uffugo, per la detenzione illecita di circa 5,5 chili di hashish, 190 grammi di marijuana, 560 grammi di cocaina ed una pistola semiautomatica calibro 7.65 con matricola abrasa, con caricatore contenente 7 cartucce dello stesso calibro.

Terrificante incidente al casello A12, auto piomba sui mezzi: 3 morti e sei feriti

Sarebbe stato un malore la causa di un gravissimo incidente avvenuto domenica al casello autostradale sulla A12, vicino Rosignano Marittimo (Livorno), dove un’auto a tutta velocità è piombata sugli altri mezzi in sosta ai gabbiotti nella stazione provocando 3 morti e diversi feriti.

Le vittime sono una coppia di coniugi tedeschi, Robert Friendrich Fendt di 61 anni e Maria Cornelia Schubert di 68 anni, entrambi originari di Ausburg. I due stavano viaggiando in direzione Roma a bordo di una Honda quando, probabilmente per un malore, senza rallentare hanno impattato violentemente contro una Fiat 500 ferma al casello autostradale. Alla guida della Fiat c’era Marco Acciai, un giovane di 21 anni residente a Firenze, purtroppo deceduto.

Secondo una prima ricostruzione della polizia, potrebbe essere appunto un malore del 61enne tedesco che era alla guida della Honda ad aver scatenato l’incidente. Dalle immagini si vede la Honda senza frenare arrivare a forte velocità sul gruppo di mezzi in coda alla barriera della A12, innescando un effetto domino che ha finito per distruggere anche parte del casello stesso.

Scoperti e sequestrati quasi 300 kg di cocaina nel reggino, un arresto

Panetti di droga cocaina
Archivio

I Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, supportati dai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, hanno scoperto e sequestrato quasi 300 chili di cocaina purissima per un valore stimato di circa 23 milioni di euro. La droga è stata rinvenuta durante una perquisizione presso un’azienda situata a Candidoni, nel reggino.

Durante le operazioni di perquisizione, all’interno e nelle vicinanze di un capannone, sono stati rinvenuti, abilmente occultati in numerosi sacchi contenenti combustibile pellet, ben 266 panetti di cocaina, per un peso complessivo di 285 kg circa. In manette è finito un rosarnese, classe 1984, che non ha dato spiegazioni sulla provenienza dello stupefacente.

Tenuto conto del quantitativo ingente, si ritiene che le analisi che saranno condotte sullo stupefacente, confermeranno l’elevata purezza della cocaina: al riguardo, considerando un prezzo medio che al dettaglio arriva a circa 80 euro al grammo, per la droga sequestrata dai Carabinieri di Gioia Tauro si stima un importo complessivo pari a quasi 23 milioni di euro, il tutto non valutando la pressoché totale certezza che la droga potesse essere “tagliata” con altre sostanze, prima di venderla all’acquirente finale su strada.

L’arrestato, al termine delle formalità di rito è stato associato alla casa circondariale di Palmi e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il sequestro, si colloca tra quelli più importanti operati dai Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro negli ultimi anni.

Dispersi nel fiume, individuati i corpi delle 2 ragazze: si cerca il terzo

Sono stati individuati dai Vigili del Fuoco i corpi delle due ragazze travolte dalla piena del fiume Natisone venerdì scorso insieme a un loro amico.

I corpi di Patrizia Cormos, 20 anni, al secondo anno dell’Accademia di Belle Arti di Udine e Bianca Doros, 23 anni, arrivata pochi giorni fa dalla Romania per far visita ai genitori, sono stati individuati a 700 metri e a un km a valle dal luogo della scomparsa.

Continuano le ricerche del terzo disperso, il giovane di 25 anni, Cristian Casian Molnar. Il giovane è residente in Romania ed era giunto in Italia da alcuni giorni, dopo un soggiorno in Austria, a casa del fratello.

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