6 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 14

Traffico di droga e armi, 13 arresti tra Calabria e Sicilia

Un intenso traffico di cocaina sull’asse Calabria-Sicilia è stato scoperto e sgominato grazie a indagini della Squadra mobile della Questura di Catania.

Circa 100 agenti di Polizia hanno eseguito un’ordinanza con cui il Gip etneo, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, ha disposto misure cautelari personali nei confronti di 13 indagati.

I reati ipotizzati, a vario titolo e con differenti profili di responsabilità, sono associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, detenzione e porto di armi da fuoco e spaccio di droga.

Dettagli sull’operazione, denominata ‘Devozione’, saranno resi noti durante una conferenza stampa che si terrà in mattinata nella sala riunioni della Questura di Catania.

Si finge malato e in 3 anni lavora a scuola solo 9 giorni, denunciati bidello e medici

Si fingeva malato e, grazie a certificati medici non veritieri, ha lavorato solo 9 giorni in tre anni, percependo però oltre 40mila euro dal Ministero dell’Istruzione. Nel frattempo, in nero, faceva il noleggiatore di auto.

Il protagonista della truffa è un collaboratore scolastico calabrese, di 40 anni, che è stato denunciato dalla Guardia di Finanza di Pordenone assieme a 5 medici compiacenti.

Grazie a una segnalazione, i finanzieri hanno appurato che il bidello, in 3 anni consecutivi, ha prestato servizio in 3 diversi istituti del Friuli Occidentale, con il medesimo modus operandi (fenomeno molto diffuso tra gli Ata): dopo aver risposto alla chiamata della scuola, si presentava in segreteria, firmava il contratto di lavoro e, dopo 3 giorni di servizio, ritornava al paese d’origine, nella provincia di Reggio Calabria, per svolgere, in tutta tranquillità, un’altra attività lavorativa, continuando a inviare falsi certificati medici, emessi da professionisti compiacenti, che, oltre a consentirgli di rientrare al proprio domicilio senza soggiacere a visita fiscale, gli permettevano di percepire l’intero importo della retribuzione, continuando inoltre ad accumulare punteggio per l’avanzamento in graduatoria.

Le Fiamme Gialle hanno appurato che, mentre era assente per malattia, l’uomo svolgeva, senza autorizzazione, l’attività di broker nel noleggio auto a lungo termine, spostandosi in Italia e all’estero, sia per lavoro, sia per diletto. La perquisizione della sua abitazione, disposta dalla Procura di Pordenone, ha permesso di rinvenire e sequestrare, oltre a documentazione sul doppio lavoro, anche 300mila euro in contanti, ritenuti provento dell’attività effettivamente esercitata.

Corea del Nord, vertice a Pyongyang tra Vladimir Putin e Kim Jong-un

Il presidente russo Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong-Un hanno partecipato a una grande manifestazione nella piazza principale di Pyongyang che ha di fatto aperto il summit tra i due. Prima della cerimonia corteo in città per un grande “tour” con migliaia di nordcoreani assiepati a bordo strada che intonavano cori di apprezzamento per Putin. Imponenti le misure di sicurezza.

Il corteo del presidente russo, guidato dall’Aurus (limousine, ndr) sulla quale viaggiava Putin, si è diretto verso piazza Kim Il Sung, scrive Interfax, con Kim che ha poi salutato il presidente russo prima dei colloqui.

Kim Jong-un ha accolto con tutti gli onori e con un grande tappeto rosso Putin atterrato in piena notte a Pyongyang. “I nostri due Paesi hanno resistito alle prove della storia, generazione dopo generazione e secolo dopo secolo”, ha detto il rispettato maresciallo, nel resoconto della Kcna, parlando delle relazioni tra Corea del Nord e Russia, dopo che Putin è sceso dal suo aereo.

Kim “ha stretto la mano a Putin e lo ha abbracciato calorosamente, esprimendo la sua gioia e felicità di incontrarlo di nuovo” dopo il vertice allo spazioporto di Vostochny lo scorso settembre, ha aggiunto la Kcna. I due leader si sono recati insieme nella stessa auto alla Kumsusan State Guesthouse, attraversando le strade di Pyongyang piene di bandiere russe e nordcoreane, di striscioni di benvenuto e di gigantografie di Putin.

Kim ha presieduto poi una cerimonia di benvenuto di alto profilo, tenendo una parata militare in Piazza Kim Il-sung al posto dell’attesa sfilata del semplice picchetto d’onore. Le truppe nordocoreane in alta uniforme, diverse centinaia di soldati, hanno marciato al passo dell’oca sotto i due grandi ritratti dei leader, Putin e Kim, in una piazza riempita dai colori delle due bandiere nazionali e da decine di migliaia di persone. Dopo la cerimonia, lo zar ha annunciato la cooperazione bilaterale “basata sui principi di uguaglianza e di rispetto reciproco degli interessi” perché Russia e Corea del Nord “sono legate da diversi decenni da una solida amicizia e da stretti rapporti di vicinato”.

Il corteo e la cerimonia

Il presidente russo ha detto al leader nordcoreano di “apprezzare il sostegno della Corea del Nord” alla politica russa da parte di Pyongyang. “Apprezziamo molto il vostro sostegno sistematico e permanente alla politica russa, anche sulla questione Ucraina”, ha detto Putin durante un vertice bilaterale con Kim. Mosca, ha aggiunto, secondo quanto riportano le agenzia di stampa russe, sta combattendo “contro decenni di politiche egemoniche e imperialiste degli Stati Uniti e dei suoi satelliti contro la Russia”. Putin ha quindi invitato Kim a visitare Mosca ed ha espresso l’auspicio che il prossimo vertice si possa tenere nella capitale russa, scrivono le agenzie di Mosca.

Da parte sua, il leader nordcoreano “ha lodato il ruolo della Russia nel preservare l’equilibro strategico globale e ha espresso sostegno all’operazione militare speciale” in Ucraina sottolineando che le relazioni tra Pyongyang e Mosca stanno entrando in una “nuova era di prosperità che non può essere paragonata nemmeno alle relazioni coreane-sovietiche dello scorso secolo” e la Corea del Nord intende rafforzare la sua “cooperazione strategica” con la Russia.

Il ritardo dello zar ha ridotto la sua visita al Nord a un solo giorno. Inizialmente era previsto che Putin arrivasse martedì sera, ma il Cremlino ha annunciato l’atterraggio a Pyongyang solo in piena notte, ritardato a causa della precedente sosta a Yakutsk, città nella Siberia orientale. Putin dovrebbe partecipare a un banchetto ufficiale a mezzogiorno e successivamente tenere un vertice con Kim, prima di ripartire in serata per Hanoi, in Vietnam.

I colloqui tra il presidente russo Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong Un sono durati un’ora e mezza, seguiti da una conversazione personale, scrive la Tass.

L’agenzia ha raccolto le dichiarazioni chiave del presidente russo durante la sua visita a Pyongyang.

Documento sul partenariato
È stato redatto un nuovo documento che fungerà da quadro per i futuri legami tra i due paesi.

“Oggi è stato preparato un nuovo documento fondamentale che getterà le basi delle nostre relazioni in una prospettiva a lungo termine.”

L’interazione tra i due paesi si basa sui principi di uguaglianza e rispetto reciproco per gli interessi reciproci. “La Russia e la Corea del Nord sono legate da stretta amicizia e buon vicinato da molti decenni.”

I legami storici
Le imprese delle generazioni precedenti costituiscono una “buona base” per la promozione dei legami tra Russia e Corea del Nord. Ad esempio, nel 1945, i soldati sovietici insieme ai patrioti coreani combatterono per liberare la Corea dagli invasori giapponesi. “I nostri piloti hanno condotto decine di migliaia di sortite di combattimento durante la guerra di liberazione del 1950-1953.”

Inoltre, la Russia combatte da decenni la “politica egemonica imposta, la politica imperialista degli Stati Uniti e dei suoi satelliti”.

Il sostegno della Corea del Nord
Mosca apprezza il “sostegno coerente e costante” di Pyongyang alla politica russa, anche nei confronti dell’Ucraina.

Al prossimo incontro
Pyongyang si è trasformata negli ultimi 24 anni. “I cambiamenti avvenuti a Pyongyang dalla mia precedente visita nel 2000 sono impressionanti.” La città è diventata molto bella grazie agli sforzi del popolo nordcoreano. Un altro incontro potrebbe aver luogo nella capitale russa. “Spero che il prossimo si tenga in Russia, a Mosca.”

Maturità 2024, oltre mezzo milioni di studenti alla prova. 7 le tracce

Al via oggi gli esami di maturità per 526.317 studenti, 512.530 interni e 13.787 esterni, che verranno esaminati da 14.072 commissioni, per un totale di 28.038 classi.

Dai licei arriva il maggior numero di candidati, sono 266.057, seguono quelli degli istituti tecnici, 172.504; infine ci sono 87.756 studenti degli istituti professionali. Si parte stamattina alle ore 8.30 con la prima prova, uguale per tutti.

La prima prova accerta sia la padronanza della lingua italiana (o della diversa lingua nella quale avviene l’insegnamento) sia le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche degli studenti.

7 tracce per diventare “maturi”

I candidati possono scegliere tra tipologie e tematiche diverse: il Ministero mette a disposizione per tutti gli indirizzi di studio sette tracce che fanno riferimento agli ambiti artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale. Gli studenti possono scegliere, tra le sette tracce, quella che pensano sia più adatta alla loro preparazione e ai loro interessi. Tra le tracce uscite stamane a studenti seduti ci sono Ungaretti, Pirandello, Levi Montalcini e Galasso. Proposti anche Caminito e Cabiddu.

La prova può essere strutturata in più parti. Ciò consente di verificare competenze diverse, in particolare la comprensione degli aspetti linguistici, espressivi e logico-argomentativi, oltre che la riflessione critica da parte del candidato. Si hanno a disposizione al massimo 6 ore.

L’Autonomia differenziata è legge, ddl approvato alla Camera

La Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il ddl sull’Autonomia differenziata. Il provvedimento è stato licenziato con 172 sì, 99 voti contrari e un astenuto. Il disegno voluto dalla Lega adesso è legge.

Calderoli emozionato: “Mi tremano le gambe

A dirlo mi tremano le gambe per l’emozione… c’è il via libera definitivo della Camera all’Autonomia differenziata! L’approvazione di oggi è il coronamento di anni e anni di battaglie politiche della Lega, all’interno delle istituzioni e nelle piazze insieme ai militanti, con un voto che scrive una pagina di storia per tutto il Paese”.

E’ l’incipit del messaggio che il ministro delle Autonomie, Roberto Calderoli, posta sui social subito dopo l’approvazione della riforma dell’Autonomia. E alle critiche delle opposizioni replica: “Sbaglia chi dice che questo provvedimento spaccherà l’Italia, perché farà l’esatto contrario.

L’obiettivo è permettere a tutte le Regioni di correre sempre più veloce, riducendo i divari territoriali e realizzando quell’unità che c’è solo sulla carta”. Calderoli che ribadisce di essere “particolarmente orgoglioso” del traguardo raggiunto, ricorda “il mio caro nonno Guido e il suo progetto del Movimento autonomista bergamasco. Nel mio cuore scorre un sangue autonomista fin da prima che io nascessi, è bello pensare di aver coronato anche il suo sogno”. Quindi va avanti: “Da questo momento in avanti c’è un iter tracciato e ben definito, che permetterà alle Regioni di valorizzare le proprie eccellenze e garantire servizi sempre migliori ai cittadini, nel segno della responsabilità e della trasparenza” e conclude: “L’orizzonte è davanti a noi e la via da intraprendere è definita, ora non resta che avere il coraggio di percorrerla. Si apre una fase nuova, il Governo sarà al fianco di chi vorrà cogliere questa storica sfida”.

Il M5s contrario sventola il tricolore

Il gruppo del M5s in Aula dopo l’approvazione dell’autonomia differenziata ha intonato l’inno di Mameli sventolando i tricolori che molti parlamentari pentastellati avevano al collo.

“Sono le 7.39: da ieri e per tutta questa notte stiamo contrastando la maggioranza decisa ad approvare, in questa seduta fiume alla Camera, il disegno di legge Spacca-Italia, che condanna il Sud e le aree più in difficoltà del Paese al peggioramento delle proprie condizioni riguardanti la sanità, l’istruzione, i trasporti. Continueremo a contrastarli in tutti i modi: in Parlamento e nelle piazze”. Lo scrive su Facebook il leader dei 5 stelle Giuseppe Conte.

“Oggi, più che mai, è chiaro che l’autonomia differenziata è la scelta migliore per il futuro dell’Italia, un sogno che diventa realtà, richiesto a gran voce da Veneti e Lombardi con i referendum del 2017. Mentre la sinistra ha continuato strumentalmente ad opporsi all’attuazione della Riforma del Titolo V^ della Costituzione, la Lega ed il Centro Destra al Governo, dopo la seduta fiume di questa notte, hanno riscritto la storia, approvando in via definitiva il DDL Calderoli. Un grande risultato, che ora, attraverso le intese con le Regioni, potrà portare nuove materie per le regioni che vorranno cogliere questa fondamentale opportunità. Maggiori competenze e responsabilizzazione degli amministratori locali sull’azione amministrativa, razionalizzazione della spesa, costi e fabbisogni standard cancellando il criterio della spesa storica e con i Lep, garanzie nazionali per i servizi sociali essenziali per combattere le diseguaglianze sociali. Attuazione di una riforma che unisce e non divide”. Lo dichiara Massimo Bitonci, sottosegretario al Mimit, presente in aula tra i banchi del Governo durante i lavori d’aula.

“Si è parlato molto in quest’aula della vicenda di un’autonomia differenziata che penalizzerebbe il sud. Io ho qui una delibera della giunta regionale della Campania del 2019 che chiede l’applicazione della articolo 116 comma 3 della Costituzione e negli indirizzi c’è scritto: ‘La Campania costituisce una realtà matura per sperimentare forme e condizioni particolari dell’autonomia e l’ottenimento di ciò, come consentito dalla Costituzione, permetterebbe di rafforzare il ruolo nevralgico in ambito socio-economico anche a beneficio dell’interesse della collettività nazionale’. Questi sono atti non parole da campagna elettorale. Io non cito la paccottaglia, io cito documenti”. Così il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, annunciando in aula il voto favorevole sulla riforma dell’autonomia differenziata.

Sempre rivolgendosi alle opposizioni, ha ricordato le volte in cui la riforma è stata affrontata e richiesta anche dal centrosinistra e aggiunto: “Bastava che la faceste voi la legge, se eravate così capaci. Non eravate in grado di scrivere come si poteva applicare questa norma?”. Quindi ha concluso ironizzando sulle forze del cosiddetto ‘campo largo’: “E’ inutile che vogliate menar il can per l’aia, vi abbiamo preso con le mani nella marmellata. Altro che maschere e volto, voi siete solo maschera. Il volto l’avete perso da tempo. Uno nessuno e centomila, buona fortuna camposanto!”.

Il disegno sul Premierato approvato al Senato, ora passa alla Camera

Nell’Aula di Palazzo Madama si approva con 109 si, 77 no e 1 astenuto il disegno di legge costituzionale sul Premierato. Il provvedimento passa ora alla Camera.

“La riforma sul premierato passa in Senato. Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre Istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo il primo via libera dell’Aula del Senato al ddl di riforma costituzionale per l’elezione diretta del premier.

La seduta si è aperta con un minuto di silenzio per il generale Claudio Graziano, scomparso ieri 17 giugno. “Sono certo che in questa occasione non ci saranno azioni di disturbo da parte di nessuno” ha detto poi il presidente del Senato La Russa aprendo la seduta.

Lo scorso 12 giugno il Senato ha approvato il sesto degli otto articoli del ddl sul premierato elettivo. L’articolo riguarda il Senato che, secondo la Costituzione, viene eletto “su base regionale”, il ddl Casellati aggiunge le parole “salvo il premio su base nazionale previsto dall’articolo 92”. Infatti il precedente articolo 5 del ddl Casellati ha inserito nell’articolo 92 della Carta la previsione di un premio di maggioranza per le liste che appoggiano il candidato premier che vince le elezioni. Il Senato inizia ora l’esame dell’articolo 7, che riguarda le crisi di governo e su cui c’è un emendamento del governo.

Le dichiarazioni di voto
La Conferenza dei capigruppo del Senato ha fissato per martedì 18 giugno alle 15.30 l’orario di conclusione dell’esame e del voto degli emendamenti al premierato. La seduta si è aperta con un minuto di silenzio per il generale Claudio Graziano, scomparso ieri 17 giugno. “Sono certo che in questa occasione non ci saranno azioni di disturbo da parte di nessuno” ha detto poi il presidente del Senato La Russa aprendo la seduta.

All’approvazione della norma voluta dal governo Meloni soddisfazione è stata espressa dalla maggioranza, molto critiche invece le opposizioni.

Naufragio nel Mar Ionio, oltre 60 dispersi. Recuperati tre corpi

Potrebbero essere oltre una sessantina i dispersi nel Mar Ionio dopo che un veliero carico di migranti proveniente dalla Grecia o dalla Turchia si è capovolto a largo della Calabria in area Sar italiana. Finora i soccorritori hanno recuperato tre corpi. Tra i dispersi si conterebbero oltre venti minori, secondo testimonianze dei primi sopravvissuti.

Intanto, gli investigatori della Polizia stanno cercando “di capire quello che è successo come avviene per ogni sbarco, a maggior ragione se c’è stato un disastro, probabilmente colposo”.

Il naufragio è avvenuto lunedì a circa 120 miglia dalle coste calabresi, quando per cause non chiare una barca a vela che era partita otto giorni prima dalla Turchia ha iniziato a imbarcare acqua fino ad affondare.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Locri, è condotta dal commissariato di Siderno e dalla squadra mobile di Reggio Calabria.

In merito alle notizie relative a quanto riferito da alcuni superstiti su imbarcazioni che prima dell’arrivo dei soccorsi non si siano fermate ad aiutare i migranti in difficoltà, secondo ambienti investigativi, per ora “non c’è traccia ufficiale di questo”. Anche perché i migranti, in gran parte ancora ricoverati in ospedale, devono essere ancora sentiti. Cosa che avverrà nei prossimi giorni.

Relazione della Dia: “Le mafie puntano su corruzione e Pnrr”

Meno violenza e più corruzione, strumento privilegiato per trasformare i “potenziali nemici in alleati preziosi” e realizzare affari.

Ma quando non basta, le organizzazioni criminali tornano ad abbandonare giacca e cravatta e riprendono quei “comportamenti tipici della mafiosità”, come le intimidazioni, che risultano in aumento nei confronti degli amministratori locali. E’ la fotografia scattata dalla Relazione semestrale sull’attività della Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2023, presentata stamattina a Roma.

“Oggi le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando degli ingenti capitali accumulati con le attività illecite” viene sottolineato nella Relazione in cui si parla anche del rischio che i clan “possano manifestare interesse” per i fondi del Pnrr.

Da tempo impegnate ad adattarsi ai cambiamenti socio-economici e a infiltrarsi nell’economia legale, le mafie hanno “implementato le capacità relazionali, sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale ma mai ripudiato, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive”. Si ‘liberano’, dunque, dal modello di una mafia di vecchia generazione, aderendo a una “nuova ed accattivante immagine imprenditoriale” dove è determinante anche l’uso della tecnologia per l’attività illecita attraverso sistemi di comunicazione crittografata, app di messaggistica e social.

Dove però non arriva la corruzione si passa alle maniere forti. “Aumentano i casi di intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, sia consiglieri comunali sia sindaci” rileva il direttore della Dia, Michele Carbone. “Ci sono episodi di collusione negli apparati politico-amministrativi come dimostra la lunga serie di consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose (379 dal 1991 al 2023, di cui 25 annullati a seguito di ricorso) – continua Carbone – Quando i tanti pubblici amministratori si oppongono a queste infiltrazioni sono oggetto di danni e minacce affinché si pieghino”.

Ma il dato più preoccupante, secondo il numero uno della Direzione investigativa antimafia, è l’aumento dei sequestri di armi, anche da guerra. “Bisogna mantenere la guardia alta – avverte – per evitare che le organizzazioni alzino il tiro di conflittualità con le istituzioni”. Perché “in alcune aree del paese la presenza delle armi serve sempre a ricordare che le mafie non cambiano pelle e all’occorrenza sono in grado di usarle”. Dalla Relazione emerge anche un “rischio reale che il conflitto bellico ‘russo-ucraino’ possa favorire il traffico di armi da guerra da quel territorio verso quello nazionale”.

Dalle indagini concluse nel primo semestre del 2023 dagli uomini della Dia arriva invece l’ennesima conferma: la principale fonte di redditività dei cartelli criminali, a livello transnazionale, resta il traffico di sostanze stupefacenti. Con una novità: l’Africa Occidentale – in particolare Costa d’Avorio, Guinea Bissau e Ghana – stanno diventando “cruciali basi logistiche” per i narcos della ‘Ndrangheta, che resta la più pericolosa organizzazione presente in Italia. Ma a farsi strada nel panorama delle organizzazioni criminali ci sono anche gli albanesi che “manifestano – dice la relazione – un’alta pericolosità e una forte incidenza nelle attività illegali, con particolare riferimento al traffico di droga”. Gruppi che nella Capitale hanno “stretto rapporti” con la malavita autoctona, “in primis i Casamonica, non solo per il traffico di droga ma anche per le attività di riciclaggio”.

Complessivamente, guardando all’azione di contrasto ai gruppi mafiosi, nei primi sei mesi del 2023 sono stati sequestrati oltre 29 milioni di beni e ne sono stati confiscati quasi 130 milioni. Tredici le attività investigative concluse dalla Dia nello stesso periodo e 63 i provvedimenti restrittivi.

Putin promette sostegno alla lotta per l’indipendenza della Corea del Nord

Il leader nordcoreano Kim Jong-Un con il presidente della Russia Vladimir Putin (Archivio)

Mosca continuerà a sostenere Pyongyang nella sua lotta per l’indipendenza. Lo ha scritto il presidente russo Vladimir Putin in un articolo per il quotidiano Rodong Sinmun alla vigilia della sua visita di Stato nella Repubblica popolare democratica di Corea (RPDC). Lo riporta la Tass.

Il presidente russo ha osservato che Washington continua a porre requisiti evidentemente inaccettabili, mentre la Corea del Nord ha ripetutamente espresso la sua intenzione di risolvere tutte le divergenze esistenti con mezzi pacifici.

“La Russia ha incessantemente sostenuto e sosterrà la RPDC e l’eroico popolo coreano nella loro lotta contro un nemico infido, pericoloso e aggressivo, nella loro lotta per l’indipendenza, l’identità e il diritto di scegliere liberamente il proprio percorso di sviluppo”, ha sottolineato Putin.

La Russia è fermamente convinta che “con i nostri sforzi congiunti porteremo la cooperazione bilaterale ad un livello più alto”, ha scritto Putin nell’imminenza della sua visita a Pyongyang. Putin ha promesso di costruire “un sistema di risoluzione alternativo” su “commercio e accordi reciproci”, “non messi a dura prova” da Paesi occidentali. Anzi, “insieme ci opporremo alle loro misure restrittive illegittime”, ha aggiunto il presidente della Federazione russa.

Russia e Corea del Nord, entrambe soggette a sanzioni dell’occidente, potrebbero sviluppare schemi commerciali e di accordi “non influenzabili” dal sistema finanziario internazionale (occidentale) basato sul dollaro Usa. Putin ha aggiunto che Mosca sta progettando di costruire una struttura di sicurezza “uguale e indivisibile” in Eurasia, senza però fornire dettagli.

La Russia intensificherà gli scambi e la cooperazione con il Nord in settori quali l’istruzione, il turismo e la cultura, puntando a firmare un trattato di partenariato strategico globale, secondo quanto riporta la Tass.

Il ministero dell’Unificazione della Corea del Sud, che ha in carico i rapporti con il Nord, ha affermato che il viaggio di Putin a Pyongyang ha uno schema simile alla visita di stato fatta nel 2019 da Xi nel Paese eremita. “Se ci saranno progressi, la Russia sembra voler rafforzare lo status del rublo nel sistema finanziario internazionale incentrato sul dollaro”, ha affermato un funzionario sugli schemi alternativi per il commercio e gli accordi citati da Putin, citato dalla Yonhap.

Corea del Nord e Russia hanno tenuto una riunione di un comitato economico congiunto a giugno 2014 a Vladivostok, dove le parti concordarono di usare la valuta russa nell’interscambio commerciale. Tuttavia, ci sono stati pochi progressi sulla questione poiché la Corea del Nord preferisce l’utilizzo del dollaro Usa a dispetto delle sanzioni, mentre il commercio della Russia con Pyongyang è rimasto minimo, malgrado gli impegni di Putin per portarlo al traguardo di un miliardo di dollari nel più breve tempo possibile.

Spaccio di droga, 5 arresti a Cosenza

I Carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare personale, emessa dal GIP presso il Tribunale di Cosenza, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 5 indagati, noti alle Forze di Polizia, ritenuti responsabili, a volte in concorso, di detenzione e cessione illecita di sostanze stupefacenti, prevalentemente eroina e, talvolta, hashish, nella città di Cosenza.

Il GIP presso il Tribunale Cosenza ha disposto la custodia cautelare in carcere per 3 indagati, mentre agli altri due ha rispettivamente applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
In esito all’attività investigativa svolta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Cosenza, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, sono emersi gravi indizi di colpevolezza nei loro confronti ed, inoltre, il pericolo che possano commettere delitti della stessa specie.

Svariate sono state le documentate cessioni di dosi sostanze stupefacenti nel centro urbano di Cosenza, a fronte di un congruo corrispettivo in denaro, tali da soddisfare le quotidiane richieste degli assuntori.

Migranti, si capovolge veliero al largo della Calabria: decine di dispersi

Nuovo naufragio al largo delle coste italiane. Un veliero con oltre sessanta migranti a bordo si è ribaltato per cause da accertare. L’imbarcazione, non è ancora chiaro, era partita da paesi come Grecia o Turchia e l’incidente si sarebbe verificato a 120 miglia dalle coste calabresi, in area di responsabilità Sar italiana, informa la Guardia costiera. I dispersi, trapela, sarebbero 50 tra cui oltre venti minori.

Per le attività di ricerca sono attualmente presenti in area due motovedette della Guardia Costiera, partite da Reggio Calabria e Roccella ionica, e un aereo ATR42 decollato dalla base aeromobili delle Guardia Costiera di Catania. Nelle prossime ore giungerà in zona anche nave Dattilo della Guardia Costiera. Una dozzina di persone sarebbero state salvate.

Un mercantile – riporta l’Ansa – ha trasferito successivamente 12 migranti superstiti – tra cui una donna incinta – su un’unità della Guardia costiera che è poi approdata a Roccella Ionica, centro costiero del reggino.

La nota della Guardia costiera

“Da questa notte la Guardia Costiera è impegnata nelle ricerche di eventuali dispersi, a seguito del naufragio di una barca a vela con migranti a bordo, partita presumibilmente dalla Turchia.

L’attività è stata avviata a seguito di un “may-day” lanciato da un’unità da diporto francese, in navigazione a circa 120 miglia dalle coste italiane, al limite delle aree SAR di competenza della Grecia e dell’Italia che, dopo aver segnalato la presenza della barca semiaffondata, recuperava a bordo 12 migranti.

Ricevuto il mayday il Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiano (IMRCC) della Guardia Costiera di Roma, dirottava immediatamente sul posto due mercantili in navigazione nelle vicinanze, un velivolo ATR42 della Guardia costiera e le motovedette CP305 e CP326 di stanza in Calabria. Sul posto intervenivano anche assetti Frontex. I 12 naufraghi, prima trasbordati dall’unità francese su un mercantile, venivano recuperati a bordo della CP305 che dirigeva verso il porto di Roccella Jonica. Qui i migranti sono stati sbarcati e affidati alle cure dei sanitari del 118. Uno dei migranti è deceduto subito dopo le operazioni di sbarco. Le ricerche in zona sono attualmente in corso con assetti della Guardia costiera e di Frontex”, chiude la nota del corpo marittimo.

“Ho parlato con un ragazzo che ha perso la sua fidanzata”, è il racconto di una mediatrice riportato dall’Ansa. “I superstiti hanno parlato di 66 persone disperse, tra cui almeno 26 bambini, anche di pochi mesi. Intere famiglie dell’Afghanistan sarebbero morte. Sono partiti dalla Turchia 8 giorni fa e da 3 o 4 giorni imbarcavano acqua. Ci hanno detto che viaggiavano senza salvagente e che alcune barche non si sono fermate per aiutarli”, ha detto Shakilla Mohammadi, mediatrice interculturale di Medici senza frontiere, presente a Roccella Ionica dove sono sbarcati i sopravvissuti del naufragio nello Jonio. “La scena – racconta – era straziante, davanti a noi persone traumatizzate, il dolore si toccava con mano”.

In porto è arrivato anche il cadavere di una donna morta dopo essere finita in mare. Sono state attivate adesso le ricerche delle persone disperse, ma, al momento, non ne è stata recuperata nessuna”.

Su quanto accaduto è stata informata la Procura della Repubblica di Locri, che sta coordinando l’attività investigativa e ha aperto una inchiesta per accertare dinamica ed eventuali responsabilità.

Trovato morto presidente di Fincantieri Graziano: si indaga per istigazione suicidio

Un’altra misterioso “suicidio” in Italia. E’ stato trovato morto il presidente di Fincantieri, generale Claudio Graziano. Si sarebbe sparato un colpo in testa nella notte secondo i media, che descrivono il fatto come presunto suicidio in seguito alla scomparsa della consorte.

A quanto riportano alcuni giornali online il generale avrebbe lasciato un biglietto per giustificare il presunto gesto. La procura di Roma ha comunque aperto un fascicolo di indagine con i pm che procedono per l’ipotesi di istigazione al suicidio. Non è la prima volta che illustri esponenti del mondo politico, sociale e istituzionale vengono trovati misteriosamente senza vita e rubricati come “suicidio”.

Il corpo di Claudio Graziano, steso sul letto, è stato trovato intorno poco prima delle 10 di stamane, da un carabiniere della sua scorta che aveva la seconda chiave del suo appartamento nel centro storico di Roma. E’ stato lui a dare l’allarme. Sul posto sono giunti il medico legale, il magistrato di turno e i carabinieri. Numerosi i messaggi di cordoglio.

Classe 1953, al vertice del colosso cantieristico dal 2022, Graziano veniva dal mondo militare, dagli studi all’Accademia di Modena fino a ricoprire dal 2015 al 2018 il posto di Capo di Stato maggiore della Difesa.

Nato a Torino, Graziano ha frequentato l’Accademia militare di Modena, dal 1972 al 1974, e la Scuola di Applicazione di Torino, dal 1974 al 1976, dove ha conseguito la laurea in Scienze Strategiche Militari. Ha altresì conseguito le lauree in Scienze Diplomatiche ed Internazionali presso l’Università degli Studi di Trieste, il Master in Scienze Strategiche e la specializzazione universitaria in Scienze Umane presso l’Accademia Agostiniana di Roma si legge sul sito di Fincantieri.

Nominato nel 1974 Ufficiale di fanteria, specialità alpini, nel 1976 è stato comandante di plotone fucilieri al battaglione alpini “Susa” in Pinerolo e nel 1977 è stato Vice Comandante della compagnia contro carri della Brigata alpina “Taurinense”. Ha poi comandato, nel 1980, la compagnia mortai nonché la compagnia alpini (fucilieri) presso il battaglione alpini “Trento” della Brigata alpina “Tridentina” e dal 1983 al 1986 la compagnia Allievi Ufficiali e la compagnia Comando presso la Scuola Militare Alpina di Aosta.

Dopo il corso di Stato Maggiore, nel 1987 è stato assegnato allo Stato Maggiore dell’Esercito, dove ha svolto l’incarico di Ufficiale Addetto presso l’Ufficio Programmi di Approvvigionamento. Promosso Maggiore nel 1988, ha quindi frequentato dal 1989 al 1990 il Corso Superiore di Stato Maggiore. Nel 1990, promosso Tenente Colonnello, è stato trasferito all’Ufficio del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, assumendo l’incarico di Capo della Segreteria di Stato Maggiore del Capo di SM.

Nel 1992 è stato riassegnato al battaglione alpini “Susa” in qualità di Comandante che, durante il suo comando, è stato schierato in Mozambico, nell’ambito della missione di pace delle Nazioni Unite, con il compito principale di garantire la sicurezza del corridoio di Beira, favorendo e supportando il soccorso umanitario e sanitario alle popolazioni locali. Alla fine del 1993 è stato designato Capo Sezione Coordinamento e Studi presso l’Ufficio del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.

Promosso Colonnello, nel 1996 ha frequentato l’US Army War College per poi comandare il 2° reggimento alpini della Brigata “Taurinense” a Cuneo. Successivamente, ha ricoperto l’incarico di Capo Ufficio Pianificazione dello Stato Maggiore dell’Esercito. Nel mese di settembre 2001 ha assunto l’incarico di Addetto Militare presso l’Ambasciata d’Italia di Washington D.C., negli Stati Uniti. Promosso Generale di Brigata nel gennaio 2002, ha assunto, nell’agosto 2004, il comando della Brigata alpina “Taurinense” e dal mese di luglio 2005 al febbraio 2006 il comando della “Brigata Multinazionale Kabul” in Afghanistan e, con essa, la responsabilità dell’Area d’Operazioni della provincia di Kabul, dirigendo, tra l’altro, numerose iniziative umanitarie nell’ambito delle attività di ricostruzione e di primo soccorso alle popolazioni. Promosso Generale di Divisione nel gennaio 2006, ha assunto, dal marzo dello stesso anno, l’incarico di Capo Reparto Operazioni del Comando Operativo di Vertice Interforze della Difesa.

Nel gennaio 2007 il Segretario Generale delle Nazioni Unite gli ha conferito l’incarico di Force Commander della missione UNIFIL in Libano, dove ha assolto il ruolo di Comandante delle Forze dell’ONU, nonché di Capo Missione, divenendo altresì responsabile di tutta la componente civile delle Nazioni Unite in Libano, incluso il coordinamento degli aiuti umanitari e delle attività di ricostruzione e soccorso intraprese. Nel gennaio 2010 è stato promosso al grado di Generale di Corpo d’Armata e, dal febbraio dello stesso anno, è stato nominato Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa. Nell’ottobre 2011 è stato nominato Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e successivamente promosso al grado di Generale. Dal febbraio 2015 al novembre 2018 è stato Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Designato nel novembre 2017, dal 6 novembre 2018 al 15 maggio 2022 ha ricoperto l’incarico di Presidente del Comitato Militare dell’Unione Europea (European Union Military Committee). Dal 16 maggio 2022 è Presidente del Consiglio di Amministrazione di Fincantieri S.p.A. e dal 28 settembre 2022 è Presidente di Assonave (Associazione Nazionale dell’industria navalmeccanica).

Insignito di numerose decorazioni, gli sono stati tributati 5 Encomi Solenni e 9 Encomi Semplici. Gli è stata altresì conferita la cittadinanza onoraria della Provincia di Tiro (Libano), dei Comuni di Villanova d’Asti e di Fontanile (AT) e della città di Biella. È autore di numerosi libri, studi ed articoli.

Flop in Svizzera al vertice di pace sull’Ucraina. I grandi non firmano accordo pro-Kiev

Dopo il raduno dei leader occidentali al G7 in Puglia – dove in tre giorni di passerelle è emersa chiara l’inconsistenza degli Usa e dei suoi satelliti in Ue e Giappone -, gli stessi si sono incontrati in Svizzera in un meeting più allargato per parlare di “pace in Ucraina”, senza il principale protagonista dello scontro: la Russia, paese non invitato. La Svizzera aveva invitato 160 paesi ma solo poco meno della metà ha accettato (92).

E l’incontro è finito in un flop, con un comunicato sottoscritto sì dalla maggioranza dei Paesi partecipanti, ma con defezioni pesanti, inclusi giganti come l’India, l’Indonesia, il Brasile e il Messico e altri paesi. Nel documento si sostiene “l’integrità territoriale dell’Ucraina”, affermando in sostanza che la vittoria militare russa nel paese di Zelensky è un “nulla di fatto” e che tutto deve tornare come era prima del 24 febbraio 2022. Dichiarazione a cui la più grande potenza nucleare del mondo non dà alcun peso e che continua ad avanzare non solo sul piano militare, ma anche su quello economico, allargando partnership e cooperazioni con altri grandi paesi a oriente e nel sud del mondo.

“Il raggiungimento della pace richiede il coinvolgimento e il dialogo tra tutte le parti”, si leggeva in una prima bozza di comunicato rilasciata al termine della prima giornata del Vertice per la pace in Ucraina in Svizzera e citato dai media internazionali. Una dichiarazione di buon senso che tradotta significava che senza la Russia non si possono avviare seri negoziati di pace. Ma poi Kiev si è “ribellata” e il vertice è finito in una bolla di sapone.

Il consenso al comunicato finale non è pervenuto da grandi paesi che erano d’accordo sulla prima bozza ma si sono rifiutati di firmare la seconda dichiarazione voluta da Zelensky e dai suoi protettori occidentali. Intanto, il Cremlino insiste sulla sua soluzione diplomatica: mantenere le regioni filorusse del Donbass conquistate sul campo con la forza con l’esplicita richiesta che l’Ucraina non entri a far parte della Nato. Mosca non vuole che l’alleanza atlantica piazzi basi e missili nel cortile di casa sua.

Cremlino: “Occidente deve capire che non esiste alternativa al nostro piano di pace”
“L’Occidente e Kiev devono capire che non esiste un’alternativa ragionevole al piano di pace del presidente russo Vladimir Putin. Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, commentando il vertice sull’Ucraina conclusosi a Burgenstock, in Svizzera.

Secondo Zakharova, prima ciò accadrà, prima inizierà il processo di risoluzione reale e la fine delle ostilità. Altrimenti le condizioni per avviare i negoziati saranno molto peggiori”, ha aggiunto.

Euro 2024, Italia-Albania 2-1: in rimonta decidono Bastoni e Barella

Euro 2024, per l’Italia era cominciato malissimo. A Dortmund, però, sono arrivati i primi tre punti nel Gruppo B per i campioni d’Europa: i gol di Alessandro Bastoni e Nicolò Barella hanno ribaltato il risultato contro un’Albania a cui erano bastati solo 23 secondi per sbloccare il risultato. Un 2-1 che per l’Italia è già un ottimo passo in avanti verso gli ottavi di finale: la sfida di giovedì 20 a Gelsenkirchen contro la Spagna (che nell’altra gara di oggi ha sconfitto la Croazia) è già uno spareggio per il primo posto (agli ottavi vanno le prime due di ciascun raggruppamento e le quattro migliori terze).

“Si sono viste tante cose buone nel primo tempo, che debbono però portare da qualche parte – le parole di Spalletti -, perché altrimenti se restano fini a se stesse non portano a niente. Tra le cose buone, quella di poter far male più volte: puoi riuscirci e puoi non riuscirci. Non siamo andati a prendere quella direzione per finire l’azione il prima possibile. Ci siamo costruiti la possibilità di puntare la linea difensiva e poi siamo tornati indietro. Abbiamo cambiato troppo presto idea di poter far male. Nel secondo tempo loro hanno dovuto fare qualcosa in più perché stavano perdendo: noi invece nella salita siamo stati risucchiati dalla loro linea difensiva. A volte ci viene di essere un po’ comodi nel fare le cose e non in maniera ugualmente cattiva e tignosa”.

LA PARTITA. Spalletti ha recuperato Barella a centrocampo e, in difesa, si è affidato alla coppia di mancini Bastoni-Calafiori. Frattesi, Pellegrini e Chiesa alle spalle di Scamacca. L’Europeo dell’Italia, però, è iniziato con una doccia gelida: dopo 23 secondi, l’Albania ha trovato il vantaggio con Bajrami, che ha approfittato di una rimessa laterale corta di Dimarco e ha fulminato Donnarumma sul primo palo, complice anche una leggerissima deviazione di Bastoni. L’Italia ha provato a reagire subito: cross basso da destra di Chiesa, velo di tacco di Scamacca e destro a giro di Pellegrini largo. Il gol del pareggio è comunque arrivato all’11’, sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto corto: cross da sinistra di Pellegrini e colpo di testa sul secondo palo di Bastoni, al secondo gol in Nazionale su due di testa e in Germania, a due anni e un giorno di distanza dal primo (il 14 giugno 2022 a Monchengladbach in Nations League).

Una rimonta ‘nerAzzurra’, quella dell’Italia: al 16′, dopo una serie di rimpalli, il destro di Barella dal limite ha lasciato immobile Strakosha. Decimo gol in maglia azzurra per il centrocampista dell’Inter, che va in doppia cifra raggiungendo Carapellese, Cassano, Lorenzo Insigne e Zola. Italia che ha sfiorato anche il terzo gol al 33′, ma il tocco sotto di Frattesi su Strakosha in uscita ha colpito il palo. E sempre da destra, Scamacca ha trovato la respinta dell’ex portiere della Lazio.

Meno emozioni in avvio di ripresa: primo brivido al quarto d’ora, quando Chiesa ha recuperato un pallone con caparbietà, calciando di sinistro fuori di poco. A 13′ dalla fine, Spalletti ha effettuato i suoi primi due cambi, con Cristante e Cambiaso al posto di Pellegrini e Chiesa. Poi dentro anche Darmian e Retegui per Dimarco e Scamacca. Il pubblico albanese presente a Dortmund ha provato a trascinare la squadra di Sylvinho al pareggio: un 2-2 sfiorato da Manaj, che dopo aver controllato benissimo di petto, ha alzato il pallonetto su Donnarumma in uscita, bravo a toccare il pallone con il corpo. Con l’Italia che, dopo la sbandata iniziale, è tornata subito sulla retta via. E che ‘Notti Magiche’ partita dagli altoparlanti del BVB Stadion sia di buon auspicio.

ITALIA-ALBANIA (2-1 p.t.)

ITALIA (4-2-3-1): Donnarumma; Di Lorenzo, Bastoni, Calafiori, Dimarco (dal 38′ st Darmian); Jorginho; Barella (dal 47′ st Folorunsho); Frattesi, Pellegrini (dal 32′ st Cristante), Chiesa (dal 32′ st Cambiaso); Scamacca (dal 38′ st Retegui). A disp.: Vicario, Meret, Buongiorno, Gatti, Raspadori, Bellanova, Mancini, Zaccagni, Fagioli, El Shaarawy. Ct. Spalletti

ALBANIA (4-3-3): Strakosha; Hysaj, Djimsiti, Ajeti, Mitaj; Asllani, Ramadani, Bajrami (dal 42′ st Muçi); Asani (dal 23′ st Hoxha), Broja (dal 32′ st Manaj), Seferi (dal 23′ st Laçi). A disp.: E. Berisha, Kastrati, Balliu, Gjasula, Mihaj, M. Berisha, Ismajli, Daku, Abrashi, Kumbulla, Aliji. Ct. Sylvinho

Marcatori: 1′ pt Bajrami (A), 11′ Bastoni (I), 16′ Barella (I)

Arbitro: Zwayer (Germania). Assistenti: Lupp-Achmüller (Germania). Quarto ufficiale: Siebert (Germania)

Note: ammoniti Pellegrini (R), Calafiori (I), Broja (A), Hoxha (A)

Uccise ladro sorpreso in casa, il Riesame conferma custodia in carcere

Il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari e ha confermato l’arresto in carcere per Francesco Putortì, il macellaio di 48 anni accusato di aver ucciso Alfio Stancampiano, di 30 anni originario di Catania, che il 28 maggio era entrato all’interno della sua abitazione in contrada Oliveto di Rosario Valanidi a Reggio Calabria, e di avere ferito Giovanni Bruno, di 46 anni anche lui catanese.

Il primo, accoltellato, è stato abbandonato dai complici nei giardini dell’ospedale Morelli, dove poi è morto, mentre il secondo, dopo aver traghettato per la Sicilia, è stato costretto perché ferito a recarsi all’ospedale di Messina dove è stato ricoverato. Le indagini della squadra mobile e dei carabinieri hanno consentito al procuratore Giovanni Bombardieri e al sostituto Nunzio De Salvo di delineare il contesto in cui sono maturati l’omicidio e il tentato omicidio.

Secondo le ricostruzioni degli investigatori, i due ladri avrebbero tentato un furto nell’abitazione di Putortì il quale, rientrando a casa, li ha sorpresi al piano superiore dello stabile. A quel punto, il macellaio, secondo il suo racconto, ha preso un coltello e durante una colluttazione ha colpito i due ladri che poi sono fuggiti facendo cadere le pistole che avevano appena rubato e che erano legalmente detenute da Putortì, difeso dagli avvocati Giulia Dieni e Natale Polimeni.

Nei confronti dell’indagato la Procura aveva disposto subito il fermo convalidato poi dal gip Giovanna Sergi che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare a carico del macellaio per il quale “ci sono gravi indizi di colpevolezza”. Ordinanza adesso confermata dal Riesame che entro 45 giorni depositerà le motivazioni.

Motonave rischia di affondare, in salvo le 85 persone a bordo

I soccorsi della Guardia costiera

Una nave in servizio da Grado a Trieste ha lanciato un ‘may day’ per rischio affondamento mentre era in navigazione verso il porto di Monfalcone.

Tutti i passeggeri a bordo e i membri dell’equipaggio – composto da 4 membri – sono stati trasferiti sulle zattere di salvataggio e verranno riportati al porto di Grado.

In soccorso alla motonave ‘Audace’ sono intervenuti i mezzi della Guardia Costiera dislocati tra Trieste e Lignano Sabbiadoro, i vigili del fuoco, con elicotteri e il nucleo sommozzatori, e la Guardia di finanza.

La nave svolge servizio di collegamento estivo tra Grado, Monfalcone e Trieste, per conto della Apt di Gorizia.

Il mare si presentava mosso. Al largo sono giunti i rimorchiatori per trainare l’imbarcazione in avaria, ancora in galleggiamento. Non sono ancora state chiarite le cause che hanno costretto la motonave a lanciare l’sos. A quanto si apprende, la nave ha imbarcato acqua dal lato di prua.

L’allarme per il pericolo affondamento lanciato dalla motonave Audace ha fatto scattare l’allerta per maxi emergenza sanitaria da parte della centrale operativa regionale della Sores Fvg.

Tutti i mezzi a disposizione sono stati inviati in porto a Grado (Gorizia) dove i passeggeri e i membri dell’equipaggio saranno sbarcati.

La Sores è intervenuta sul posto con la Centrale operativa mobile e il direttore Giulio Trillò, che ha assunto il ruolo di direttore dei soccorsi sanitari.

Ci sono state 6 ambulanze, un posto medico avanzato allestito da Sogit Grado, 2 furgoni trasporto persone e mezzi supporto logistico. L’elisoccorso ha atteso presso il campo sportivo, il secondo elicottero, con equipe sanitaria completa, resta a Campoformido per garantire operatività sul resto della regione.

Aggiornamento della Guardia costiera: tutti in salvo. Aperta una indagine

“Tutti sbarcati in sicurezza a Grado gli 85 tra passeggeri ed equipaggio della motonave Audace, che stamattina ha rischiato di affondare nelle acque dell’alto adriatico”. Lo comunica la Guardia Costiera sull’incidente della motonave.

“I mezzi della Guardia Costiera, con l’ausilio di tre rimorchiatori appositamente inviati in zona operazioni, hanno terminato il trasbordo dei naufraghi – tra cui 5 minori – giungendo in banchina sotto il coordinamento della Guardia Costiera di Trieste. La nave, ormai semiaffondata, è stata presa a rimorchio e dirige verso Porto Nogaro per i necessari accertamenti del caso. Aperta un’inchiesta amministrativa dalla Guardia Costiera di Trieste”.

“Questa mattina – viene spiegato in una nota – la Guardia Costiera di Trieste ha ricevuto un “MayDay” da parte della motonave “Audace”, che effettua attività di trasporto pubblico locale di passeggeri tra i porti di Trieste e Grado. La nave imbarcava acqua ed era quindi a rischio affondamento. Coordinate immediatamente le operazioni dal Centro di soccorso della Guardia Costiera di Trieste, sono stati inviati a circa 5 miglia dalla costa mezzi navali ed un aeromobile della Guardia Costiera. Le 76 persone a bordo, che avevano preso posto sulle zattere di salvataggio, sono state tutte tratte in salvo e non si registrano feriti ma solo tanto spavento tra i passeggeri, in procinto di sbarcare a Grado in sicurezza con i mezzi navali della Guardia Costiera”.

Telefonini introdotti nel carcere di Cosenza, decine di indagati

carcere di cosenza

Sono una cinquantina le persone indagate dalla Procura della Repubblica di Cosenza per un ‘giro’ di telefoni cellulari che sarebbero stati introdotti nel carcere cittadino tra l’ottobre del 2022 e giugno 2023 per consentire ai detenuti di comunicare con l’esterno.

Secondo quanto riporta l’Ansa la Procura, che ha notificato l’avviso di conclusione indagini, avrebbe fatto luce su 61 episodi che vedono coinvolti anche alcuni dei familiari delle persone recluse nell’istituto penitenziario.

Tra le persone indagate, oltre ad alcuni boss di ‘ndrangheta, c’è anche Nicola Campolongo, padre del piccolo “Coco” il bimbo ucciso e dato alle fiamme all’interno di un’auto dove si trovava insieme con il nonno Giuseppe Iannicelli e la compagna marocchina dell’uomo Ibis Taoussa nel gennaio 2024 a Cassano allo Ionio.

Riciclaggio di autovetture nel Vibonese, 6 condanne e assoluzioni

Sei condanne e 19 assoluzioni. Si conclude così in Tribunale a Vibo Valentia il processo nato dall’operazione denominata “Apate” scattata il 5 ottobre 2020 e che mirava a far luce su una serie di furti in abitazioni e sul riciclaggio di autovetture nel Vibonese.

Queste le condanne: 6 anni e 8 mesi nei confronti di Gerardo Accorinti, di Tropea; 4 anni e 6 mesi Salvatore Carone, di Tropea; 2 anni e 6 mesi Aldo Mangialavori, di Rombiolo; 3 anni e 8 mesi Antonio Paparatto, di Ricadi; 4 anni Francesco Pititto, di Rosarno; un anno (pena sospesa) Silvana Zaccaro, 58 anni, di Tropea.

Tra le accuse anche quella dell’associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di furti, ricettazione e riciclaggio di auto o pezzi di autovetture con i singoli furti avvenuti a Tropea, Ricadi, Joppolo, San Calogero e Filandari sin dal settembre del 2018. L’accusa della Procura di Vibo non ha però retto per 19 imputati che sono stati assolti dal Tribunale collegiale.

Risolto un duplice omicidio di 33 anni fa, uomo incastrato dal Dna

Le vittime Pierangelo Fioretto e la moglie Mafalda Begnozzi

Frammenti dell’impronta di un pollice sul silenziatore di una pistola, e vecchie tracce di Dna rimaste su un guanto in pelle, riportate “in vita” degli esperti di genetica forense.

Questi gli elementi che hanno permesso di riaprire un ‘cold case’ di 33 anni fa, il duplice omicidio a Vicenza, dell’avvocato Pierangelo Fioretto e della moglie Mafalda Begnozzi, ed individuare uno dei presunti autori materiali, Umberto Pietrolungo, 58 anni, di Cetraro (Cosenza) considerato affiliato alla cosca ‘ndranghetista dei Muto.

Manca ancora il movente, ha spiegato il Procuratore di Vicenza Giorgio Bruno, ma le indagini proseguono per assicurare alla giustizia un complice Pietrolungo ed i mandanti. Il 58enne è stato raggiunto dall’ordinanza di custodia per omicidio nel carcere di Cosenza, dov’è detenuto per altri reati.

La svolta, a distanza di così tanto tempo, ha detto in conferenza stampa Bruno, è arrivata grazie all’evoluzione delle tecniche di comparazione del Dna e delle tracce papillari.

Il luogo del duplice omicidio a Vicenza di Pierangelo Fioretto e della moglie Mafalda Begnozzi

Trattandosi di omicidio, il caso non poteva cadere in prescrizione. L’inchiesta nel frattempo era stata archiviata, ma continuava ad essere ad seguita in fase peritale, con periodici esami sul materiale raccolto dalla Polizia scientifica. Fino a che la Procura ha avuto gli elementi necessari per chiudere l’indagine. I faldoni erano stati già ripresi in mano nel 2012, quando il Ministero dell’Interno creò la squadra speciale per i delitti irrisolti, e grazie all’impiego di nuove tecnologie forensi.

Il dna dell’uomo sospettato di aver sparato in Contrà Santa Lucia a Vicenza era stato isolato in un laboratorio romano, dopo che l’ex capo della ‘mobile’ vicentina aveva ritrovato nei sotterranei del Tribunale i reperti risalenti al 1991: tra questi, gli abiti indossati da Fioretto, le scarpe della moglie, le pistole (con silenziatori relativi) trovate lungo la via di fuga usata dal killer, e tre guanti; i frammenti dei primi due, in lattice, per uso chirurgico, e il terzo un guanto in pelle, con ancora tracce di polvere da sparo.

L’avvocato Pierangelo Fioretto e la moglie, Mafalda Begnozzi, furono freddati la sera del 25 febbraio 1991, nel cortile della loro casa. Fioretto stava rientrando a casa dallo studio legale, dopo aver lavorato tutto il giorno. Trovò due uomini che lo stavano aspettando armati di pistole: fu una esecuzione in piena regola, quattro colpi di pistola, l’ultimo alla nuca. Sentendo gridare, Mafalda Begnozzi uscì di casa per soccorrere il marito, ma fu uccisa a sua volta, sempre con un ultimo proiettile alla nuca.

Movente e mandanti non furono mai individuati. E’ pressoché certo, ha sottolineato Giorgio Bruno, che Pietrolungo – all’epoca 25enne – non abbia agito per interesse personale personale nell’omicidio di Fioretto. “Sullo sfondo – ha detto il procuratore – resta sicuramente un mandante, e l’impegno, a distanza di oltre 30 anni, sarà quello di individuare altre persone coinvolte nella vicenda”.

Ovvero, capire perché, chi voleva uccidere Fioretto, si sia rivolto ad un killer della ‘ndrangheta cosentina.

‘Ndrangheta, la Dda ricorre e chiede di nuovo l’arresto di Pittelli

La Dda di Catanzaro ha presentato ricorso contro la decisione del Tribunale di Vibo Valentia di rigettare le richieste di arresto per 31 imputati condannati il 20 novembre scorso a conclusione del processo “Rinascita Scott” contro le cosche di ‘ndrangheta del vibonese.

Tra gli imputati per i quali é stato chiesto l’arresto c’é l’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, condannato a 11 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.

La Dda ha motivato la richiesta per l’ex parlamentare con il pericolo di fuga e la possibile reiterazione dei reati.

In particolare, la Procura antimafia ha sottolineato “il comportamento tenuto dall’imputato, che nel periodo in cui è stato sottoposto agli arresti domiciliari ha violato più volte le prescrizioni impostegli”.

Nel ricorso presentato al Tribunale del riesame, sottoscritto dal procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla e dai sostituti Antonio De Bernardo e Annamaria Frustaci, si sottolineano anche “i canali istituzionali e il circuito relazionale non lecito di cui Pittelli ha fruito e può ancora fruire”.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO