6 Ottobre 2024

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Attacco ucraino in Crimea, Mosca avverte Washington: “Ci saranno conseguenze”

“Il coinvolgimento degli Stati Uniti d’America nelle ostilità, il coinvolgimento diretto nelle ostilità che provocano la morte di civili russi, questo, ovviamente, non può che avere conseguenze”, ha risposto il portavoce ai giornalisti che gli chiedevano se Mosca stia pianificando misure di ritorsione contro Washington , dato che nell’attacco del giorno prima erano stati utilizzati missili americani.
Peskov ha definito barbaro il bombardamento stesso. Ha aggiunto che le autorità investigative stanno indagando.
“Vediamo molto bene chi c’è dietro a tutto ciò. Il presidente Putin ha parlato proprio la scorsa settimana di chi punta questi missili tecnologicamente complessi contro obiettivi e di chi fornisce questi lanci. Questi non sono ucraini”, ha aggiunto l’addetto stampa del capo dello Stato.
Ha invitato i rappresentanti dei media a chiedere ai giornalisti stranieri, agli addetti stampa dei capi di stato in Europa e negli Stati Uniti, “perché il loro governo sta uccidendo i bambini russi”.
Intanto l’ambasciatore americano è stato convocato al Ministero degli Esteri russo dopo il bombardamento di Sebastopoli da parte dei missili americani.
Nel momento in cui le forze armate ucraine hanno colpito la spiaggia di Sebastopoli. Fotogramma video di un testimone oculareIl 23 giugno alle 12:15, ora di Mosca, le truppe ucraine hanno attaccato Sebastopoli con cinque missili tattici-operativi americani ATACMS con testate a grappolo. La difesa aerea russa ha intercettato quattro missili. La testata a frammentazione del quinto è esplosa in aria.
Secondo il governatore della città Mikhail Razvozhaev , gli esperti stanno decidendo il trasferimento di 15-20 vittime a Mosca.

Ballottaggi, eletti i sindaci di tre città calabresi. Vibo torna al centrosinistra

elezioni comunali

Si sono svolti i ballottaggi nei tre comuni calabresi con popolazione superiore a 15 mila abitanti. Con una bassa affluenza sono stati eletti i sindaci di Vibo Valentia, Gioia Tauro e Montalto Uffugo.

A Vibo il centrosinistra ribalta il risultato del primo turno: Romeo sindaco

Il centrosinistra ha battuto il centrodestra riconquistando Vibo Valentia con Enzo Romeo (53,60%) di professione dentista e primo presidente della Provincia di Vibo Valentia, costituita nel 1992 insieme a quella di Crotone, rovesciando l’esito del primo turno. Romeo si è imposto sul suo avversario Roberto Cosentino (46,40%), dirigente della Regione Calabria.

Due settimane fa il risultato era stato ben diverso con il candidato di centrodestra avanti con il 38,43% e l’esponente del centrosinistra ad inseguire con il 31,92%. Rincorsa coronata tra ieri e oggi, in un turno che ha registrato un crollo dell’affluenza di 20 punti percentuali, passando dal 66,9% di 15 giorni fa al dato definitivo del ballottaggio: 45,71%.

Romeo è riuscito a coagulare attorno alla sua figura Partito Democratico e M5s che si sono accordati in un’alleanza ancora più ampia in cui sono confluiti anche Alleanza Verdi e Sinistra e la lista “Progressisti per Vibo”.

Il centrodestra – privo al primo turno di Lega e Udc che sono confluiti solo al ballottaggio – ha puntato invece su Cosentino dopo il forfait del sindaco uscente, l’azzurra Maria Limardo, che si è fatta da parte ad inizio marzo dopo che la sua ricandidatura, proposta da Forza Italia, aveva provocato qualche mugugno tra gli alleati.

Al ballottaggio, con Romeo, si è schierato invece il candidato del Polo di centro, l’avvocato Franco Muzzopappa, “forte” del suo 28,9 per cento al primo turno.

A Gioia Tauro vince Scarcella

E’ Simona Scarcella la nuova sindaca di Gioia Tauro, la città del principale porto container del Mediterraneo, che nella sfida tutta al femminile ha superato Rosaria Russo, entrambe di area centrodestra, a capo di coalizioni civiche. Scarcella ha ottenuto il 54,36% contro il 45,64 della sua avversaria. Al primo turno, Scarcella, avvocato in servizio all’Autorità portuale, aveva riportato il 39,2%, mentre Maria Rosaria Russo, dirigente scolastica, il 35,5%.

A Montalto Uffugo vince Faragalli

È Biagio Faragalli il nuovo sindaco di Montalto Uffugo (Cosenza). Per il neo sindaco il 62% delle preferenze. Farmacista, di area forzista, era appoggiato da 9 liste per 150 candidati. L’avversario Mauro D’Acri, ex consigliere regionale con delega all’agricoltura durante la Giunta regionale di centrosinistra guidata da Mario Oliverio, si è fermato al 38%. Entrambi guidavano coalizioni civiche. “Abbiamo raggiunto un grande traguardo perché eravamo partiti in ritardo, ma è stato un grande lavoro di squadra. Al lavoro sin da subito. Primo atto sarà riorganizzare la macchina amministrativa”, ha detto ai giornalisti Biagio Faragalli, dopo aver appreso il risultato. Al primo turno Faragalli si era fermato poco sotto il 50% dei voti (49,06%) mentre D’Acri, sconfitto al ballottaggio, aveva totalizzato il 42,43%.

Russia, attacco terroristico in Daghestan: 19 morti, tra cui 15 poliziotti e 4 civili

Sono 19, tra cui 15 agenti di polizia e 4 civili, i morti negli attacchi compiuti ieri sera da uomini armati contro due chiese, una sinagoga e un posto di blocco delle forze dell’ordine nella repubblica russa del Daghestan.

Lo rende noto il Comitato investigativo. Tra gli uccisi, secondo fonti locali, figurano l’arciprete di una chiesa e guardie di sicurezza private nella sinagoga. Lo riferisce l’agenzia Ria Novosti.

“Più di quindici agenti sono rimasti vittime proteggendo la pace e la tranquillità” della repubblica russa meridionale, ha detto in un video pubblicato su Telegram il governatore Sergey Melikov. La autorità specificano che tra i civili rimasti ucci nell’attacco c’è anche “padre Nikolaj, che ha prestato servizio per più di quarant’anni nella chiesa ortodossa di Derbent”. L’attentato ha preso di mira una chiesa e una sinagoga. L’antiterrorismo ha ucciso quattro dei presunti attentatori.

E sale a sei il bilancio dei presunti attentatori uccisi dall’antiterrorismo in seguito all’attacco, secondo la stessa fonte. “Sei uomini armati sono stati uccisi. Ulteriori azioni operative di ricerca e investigative continueranno fino a quando non verranno scoperti tutti i partecipanti alle cellule dormienti, che sicuramente sono state preparate soprattutto dall’estero”, ha detto il governatore Melikov citato dall’agenzia di stampa russa Tass. La situazione in Daghestan dopo gli attacchi avvenuti a Makhachkala e Derbent è ora sotto il controllo delle autorità e delle forze dell’ordine, ha aggiunto.

Un commando di uomini armati ha aperto il fuoco contro una sinagoga, una chiesa e, subito dopo, un posto di polizia stradale tra Derbent e Makhachkala. Dopo l’attentato i terroristi hanno incendiato i due luoghi di culto e che in tutta la zona le squadre antiterrorismo si sono lanciate in una caccia all’uomo per bloccare gli attentatori. Secondo fonti locali, almeno due terroristi sono stati uccisi durante la fuga.

Secondo la prima ricostruzione fornita dal ministero dell’Interno del Daghestan, verso le 18 ignoti hanno sparato contro una sinagoga e una chiesa con armi automatiche. I sospettati – fanno sapere gli inquirenti – sono scappati a bordo di una Volkswagen Polo bianca.

Anche Israele ha seguito da subito con grande preoccupazione tutta la vicenda: l’ambasciata israeliana a Mosca – ha fatto sapere il ministero degli Esteri di Tel Aviv – s’è messa immediatamente in contatto con i leader della comunità ebraica del distretto di Derbent. Secondo fonti israeliane, “per quanto è noto, al momento dell’attacco non c’erano fedeli nella sinagoga”.

Intanto, in tutta la Repubblica caucasica il Comitato nazionale antiterrorismo locale ha deciso una mobilitazione eccezionale delle forze dell’ordine specializzate in azioni anti-terrorismo: “Al fine di garantire la sicurezza delle persone, prevenire i crimini terroristici e bloccare le persone coinvolte negli attacchi armati – si legge nella nota del Comitato – il capo della direzione del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb) per il Daghestan ha deciso di imporre le operazioni antiterrorismo”. Una fonte vicina alla polizia locale ha riferito alla Tass che gli autori di questi attacchi “sono membri di un’organizzazione terroristica internazionale”.

Già lo scorso 28 ottobre questa Repubblica a maggioranza musulmana era stata teatro di un atto apertamente antisemita: all’aeroporto della capitale, Makhatchakala, decine di persone presero d’assalto la pista e il terminal dopo che era stato annunciato l’atterraggio di un aereo proveniente da Israele, urlando ‘Allah u Akbar’, in quella che era sembrata a tutti una vera a propria caccia all’uomo, con echi sinistri di pogrom.

All’epoca, Mosca accusò il governo di Kiev di avere “un ruolo chiave” in quell’azione. La portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, disse che l’obiettivo dell’Ucraina era quello di “destabilizzare la Russia” provocando divisioni etnico-religiose.

“La struttura antiterrorismo regionale dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) ha avvertito che Wilayat Kavkaz è diventata più attiva in seguito all’attacco al Crocus City Hall di Mosca del 22 marzo e ha intensificato gli appelli di reclutamento nel Caucaso settentrionale dall’aprile 2024”.

Conclusa l’operazione antiterrorismo
L’operazione antiterrorismo in Daghestan è conclusa. Lo ha annunciato il centro informazioni del Comitato nazionale antiterrorismo (Nac) russo citato dall’agenzia Tass. “In connessione con l’eliminazione delle minacce alla vita e alla salute dei cittadini, è stata presa la decisione di porre fine all’operazione antiterrorismo” questa mattina, hanno affermato le autorità. “Il regime legale dell’operazione antiterrorismo all’interno dei confini amministrativi di Makhachkala e Derbent della Repubblica del Daghestan sono stati cancellati”, si legge nel messaggio.

Ballottaggi in Calabria, affluenza domenica al 38,48%. Si vota anche lunedì

elezioni comunali

La percentuale dei votanti alle ore 23 nei tre centri della Calabria interessati al turno di ballottaggio per le elezioni comunali è in calo a Vibo, in lieve aumento a Montalto Uffugo e Gioia Tauro. In totale la Calabria registra alle ore 23 di domenica il 38,48% di elettori aventi diritto.

A Vibo Valentia alle ore 23 di domenica si è recato alle urne il 34,32 per cento degli elettori. A Montalto Uffugo la percentuale è del 39,83%, in leggero aumento rispetto a quindici giorni fa.

A Gioia Tauro, infine, gli elettori che hanno espresso il loro voto sono stati il 43,96 per cento. Le urne si chiuderanno lunedì alle 14 e lo spoglio comincerà subito dopo.

Attacco ucraino a Sebastopoli con missili americani, 5 morti e oltre 150 feriti

E’ di cinque vittime accertate e decine di feriti il bilancio provvisorio di un attacco missilistico su Sebastopoli, in Crimea. L’attacco è avvenuto sulle spiagge gremite di civili intente a godersi una giornata di mare.

L’attentato è stato attribuito a Kiev ma a Mosca pensano che dietro ci siano gli Stati Uniti e la Nato. Il raid sarebbe stato compiuto con droni e jet che trasportavano missili americani  Atacms dotati di munizioni a grappolo. Alcuni sono stati abbattuti dalla difesa aerea russa, ma almeno uno ha centrato la spiaggia causando morti, tra cui bambini, e oltre centocinquanta feriti di cui alcuni in gravi condizioni. Vi sono diversi minorenni ricoverati in ospedale, secondo le autorità sanitarie russe.

Vladimir Putin è in costante contatto con l’esercito e la leadership del blocco sociale e sanitario alla luce degli eventi di Sebastopoli, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha definito “barbaro” l’attacco di civili a Sebastopoli.

“Il Presidente Putin è in costante contatto con i vertici del blocco sociale e sanitario. La cosa più importante ora è fornire tutta l’assistenza necessaria alle vittime. Il presidente è anche in costante contatto con i militari”, ha detto Peskov all’agenzia Ria Novosti. Putin è fortemente irritato per questo attacco e promette dure reazioni alle provocazioni guidate dalla Nato

Il Ministero della Difesa russo ha sottolineato che tutte le missioni di volo dei missili tattici-operativi americani dell’ATACMS vengono inserite da specialisti americani sulla base dei dati di ricognizione satellitare degli Stati Uniti.

“Pertanto, la responsabilità dell’attacco missilistico deliberato contro i civili a Sebastopoli spetta principalmente a Washington, che ha fornito queste armi all’Ucraina, così come al regime di Kiev, dal cui territorio è stato lanciato questo attacco”, ha affermato il dipartimento. Il Ministero russo ha inoltre osservato che tali azioni non rimarranno senza risposta. Lunedì 24 giugno è stato dichiarato giorno di lutto a Sebastopoli e in Crimea.

L’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov ha commentato l’attacco delle forze armate ucraine a Sebastopoli, che ha ucciso cinque persone, tra cui due bambini, e ferito altre 151 persone.

“L’amministrazione statunitense sostiene in modo dimostrativo i crimini del regime di Kiev. Si è schierato dalla parte del terrorismo internazionale. Condona gli attacchi contro i civili da parte degli aderenti a Bandera”, ha detto l’ambasciatore russo negli Usa intervistato dai giornalisti dopo l’attacco in Crimea.

“Non esiste alcuna giustificazione – aggiunge – per gli atti sanguinosi delle forze armate ucraine. I crimini sono stati commessi intenzionalmente durante la concentrazione del numero massimo di russi sulla riva. I criminali non hanno esitato nemmeno ad uccidere donne e bambini durante una festa cristiana, venerata da tutti”.

“I tentativi di Washington di mettere a tacere il terribile crimine contro i cittadini russi provocano rabbia e indignazione. Gli americani non possono sedersi all’estero e sfuggire alla responsabilità per il sangue e le lacrime di persone innocenti”.

“La fornitura di armi americane ai burattini, dando loro il diritto di attaccare i civili, testimonia solo il desiderio delle autorità locali di continuare la guerra, indipendentemente dalle perdite umane”, sottolinea Antonov. “È ovvio per i politici di Washington che le munizioni a grappolo dei missili ATACMS non possono essere lanciate senza la partecipazione di specialisti americani e il supporto dell’intelligence americana. Non è un caso che i droni nemici sorvolino il Mar Nero quasi ogni giorno.

“Tutto ciò indica la morte della politica estera pseudo-umana dell’America nella sanguinosa palude della crisi ucraina. Diventa quasi impossibile per i russofobi giustificare il loro coinvolgimento diretto nel conflitto nello spazio post-sovietico”.

Giovane in moto si scontra con due auto, morto

Un giovane di 24 anni, Luigi Frustaci, è morto in un incidente stradale avvenuto lungo la statale 106 ionica, nel territorio del comune di Cropani (Catanzaro).

Frustaci, nel momento dell’incidente, era alla guida di una motocicletta, in direzione di Catanzaro, quando, appena fuori l’abitato di Cropani, si è scontrato, per cause in corso di accertamento da parte dei carabinieri, con un’automobile che si stava immettendo sulla statale ed è poi finito contro un’altra vettura che procedeva in senso opposto.

Il giovane è morto sul colpo. Inutile, dunque, l’intervento sul posto dei sanitari del 118. Sul sinistro indagano i militari dell’Arma.

Ballottaggi, seggi aperti in tre comuni calabresi chiamati al voto

voto elezioni comunali

Sono regolarmente iniziate le operazioni di voto nei tre comuni della Calabria interessati al turno di ballottaggio per le elezioni comunali. Si tratta di Vibo Valentia, unico capoluogo di provincia della regione interessato dalla consultazione, Montalto Uffugo (Cosenza) e Gioia Tauro (Reggio Calabria).

A Vibo Valentia si contendono la poltrona di sindaco Roberto Cosentino, dirigente della Regione Calabria, sostenuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia, dal movimento “Indipendenza”, fondato dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, e dalle liste civiche “Forza Vibo”, “Oltre” e “Vibo Unica”, ed Enzo Romeo, di professione dentista, che ha l’appoggio del Partito Democratico, del Movimento Cinque stelle, di Alleanza Verdi e Sinistra e della lista “Progressisti per Vibo”.

Romeo è stato il primo presidente della Provincia di Vibo Valentia, costituita nel 1992 insieme a quella di Crotone. Al primo turno il candidato più votato è stato Cosentino, con il 38,4%, mentre Romeo ha ottenuto il 31,9%. Il candidato del Polo di centro, l’avvocato Franco Muzzopappa, che al primo turno ha riportato il 28,9 per cento, ha annunciato il suo sostegno ad Enzo Romeo.

A Montalto Uffugo i candidati a sindaco che hanno raggiunto il ballottaggio sono Biagio Faragalli, farmacista e già consigliere comunale, e Mauro D’Acri, ex consigliere regionale con delega all’Agricoltura. Faragalli, al primo turno, ha ottenuto il 49%, mentre D’Acri si é fermato al 42,4%.

A Gioia Tauro la contesa è tutta al femminile. Il ballottaggio vede contrapposte, infatti, due donne, Simona Scarcella e Maria Rosaria Russo, entrambe di area centrodestra. La prima, che fa l’avvocato e lavora all’Autorità portuale, ha ottenuto al primo turno il 39,2%, mentre Maria Rosaria Russo, dirigente scolastica, ha riportato il 35,5%.

In fuga dopo condanna per la strage al cimitero catturato a Sala Consilina

Era latitante dal dicembre 2023 quando la Corte di appello,  in riforma di una decisione della Cassazione, confermò per lui l’ergastolo per la terribile strage di San Lorenzo del Vallo, centro del cosentino, compiuta al cimitero nel 2016. L’uomo, Luigi Galizia, 44enne, appresa la notizia alzò i tacchi e se l’era svignata.

A circa sei mesi di distanza i carabinieri di Cosenza e Salerno dopo serrate indagini lo hanno rintracciato e catturato in una abitazione di Sala Consilina (nel salernitano), dove si nascondeva.

I giudici hanno riconosciuto colpevole Luigi Galizia del duplice omicidio avvenuto il 30 ottobre 2016, quando Edda Costabile e Ida Attanasio, madre e figlia, di 77 e 52 anni furono trucidate al cimitero mentre erano andate a far visita a un congiunto defunto. Edda Costabile fu freddata nella cappella di famiglia, Ida Attanasio fu raggiunta da diversi colpi di arma da fuoco sparati tra i loculi. Un delitto atroce, come agghiacciante è l’intricata storia che vede sullo sfondo sentimenti di vendetta e l’ombra del crimine organizzato.

Qualche mese prima della strage al cimitero di San Lorenzo del Vallo, nel maggio 2016 a Rende fu ucciso Damiano Galizia, classe 1985, fratello di Luigi, l’ergastolano. A freddarlo era stato Francesco Attanasio, di due anni più grande, congiunto delle due vittime al camposanto. Il motivo dell’assassinio pare fosse un debito che Attanasio aveva con Galizia, e che per la restituzione (17mila euro) lo avrebbe pressato numerose volte. Il movente della strage al cimitero dei parenti di Attanasio fu una vendetta.

Un giallo intricato in cui è spuntato fuori un arsenale di armi della ‘ndrangheta e rapporti poco chiari con le cosche della Sibaritide.

Tre cadaveri e un arsenale, il filo che conduce a San Lorenzo del Vallo

 

Nel duello Tv con Trump disastro di Biden, dem Usa nel panico. L’imbarazzo degli alleati

“Se Joe Biden perdesse le elezioni di novembre, la storia registrerà che sono bastati solo 10 minuti per distruggere una presidenza.

Era chiaro che un disastro politico stava per svolgersi non appena l’81enne comandante in capo si è trascinato rigidamente sul palco di Atlanta per stare a due metri dall’ex presidente Donald Trump in quello che potrebbe trasformarsi nel dibattito presidenziale più fatidico della storia.

Oggettivamente, Biden ha prodotto la performance più debole da quando John F. Kennedy e Richard Nixon iniziarono la tradizione dei dibattiti televisivi nel 1960 – allora, come giovedì, in uno studio televisivo senza pubblico.

A pochi minuti dall’inizio della resa dei conti, ospitata dalla CNN, era in corso un panico democratico in piena regola all’idea di andare alle elezioni con una cifra così ridotta in cima al biglietto.

Il capo allenatore del dibattito di Biden, Ron Klain, sostiene notoriamente che “anche se puoi perdere un dibattito in qualsiasi momento, puoi vincerlo solo nei primi 30 minuti”. Secondo questo standard, la prestazione del presidente è stata devastante. Il tono della serata è stato dato ben prima della mezz’ora.

È troppo presto per dire come risponderanno gli elettori e se il presidente riuscirà a salvarsi. Ma Biden ha battuto di misura Trump in stati chiave in bilico nel mezzo di una pandemia nel 2020. Il suo indice di gradimento era inferiore al 40% prima del dibattito, quando era al massimo testa a testa con il suo rivale nei sondaggi. Basterebbero poche migliaia di elettori ad abbandonarlo per rimettere Trump alla Casa Bianca.

Non c’è stato alcun segnale pubblico che Biden non sia in grado di assolvere ai doveri della presidenza, che includono decisioni difficili sulla sicurezza nazionale. È appena tornato da due estenuanti viaggi all’estero, per esempio. Ma dalle prove di giovedì, la sua capacità di comunicare con il paese, e persino di vendere la sua visione per un secondo mandato, è gravemente compromessa.

Se il dibattito rappresentava la migliore occasione per il presidente di ribaltare una corsa serrata con Trump, che lo mette in grave pericolo di perdere la rielezione, si è rivelato un fallimento. Biden ha concluso la serata con il Partito Democratico in crisi con serie conversazioni dietro le quinte tra figure di alto livello sulla sostenibilità della sua candidatura, due mesi prima della Convenzione Nazionale Democratica.

Venerdì, durante un comizio post-dibattito in North Carolina, il presidente ha puntato a una ripresa immediata, mostrandosi riposato, provocatorio e animato in quello che è stato un chiaro tentativo di sedare la tempesta di domande sull’opportunità o meno di accantonare la sua corsa alla rielezione.

“So di non essere giovane, per affermare l’ovvio”, ha detto Biden davanti a una folla che cantava “altri quattro anni, altri quattro anni”. Il presidente ha aggiunto: “Non cammino più facilmente come prima. Non parlo più così bene come prima. Non discuto più come prima.” Biden ha continuato alzando la voce: “Ma so quello che so. So come dire la verità. Conosco il bene e lo sbagliato. E so come fare questo lavoro.

“So quello che sanno milioni di americani: quando vieni buttato a terra, ti rialzi.”

Tuttavia, la prestazione notevolmente migliorata di Biden in un discorso elettorale preparato davanti a un pubblico amichevole non ha fatto che mettere ulteriormente in luce i suoi fallimenti giovedì sera, quando ha avuto la sua migliore occasione per contrastare Trump davanti a decine di milioni di telespettatori.

Il compito di Trump giovedì è stato quello di evitare di giocare con le affermazioni di Biden secondo cui è “sconvolto” e quindi inadatto a tornare nello Studio Ovale. Lo ha fatto in gran parte quando si è tolto di mezzo mentre il presidente stava danneggiando la sua stessa campagna. L’insolita moderazione del presunto candidato repubblicano, tuttavia, si è esaurita nel corso del dibattito.

Ma in un momento devastante, dopo l’ennesimo tentennamento di Biden, ha detto: “Non so davvero cosa abbia detto alla fine di quella frase. Non credo che sappia nemmeno cosa ha detto”.

L’ex presidente non ha evitato le sue stesse questioni squalificanti. Era rozzo e controverso. Ha raccontato oltraggiose falsità sulla sua stessa presidenza, sul suo tentativo di rubare le ultime elezioni, e talvolta è caduto lui stesso in parole senza senso, soprattutto quando gli è stato chiesto del cambiamento climatico. Ha mentito sfacciatamente sul suo ruolo nell’attacco della folla da parte dei suoi sostenitori al Campidoglio degli Stati Uniti il ​​6 gennaio 2021.

Il criminale condannato due volte sotto accusa ha ripetutamente rifiutato di dire che avrebbe accettato il risultato delle elezioni del 2024 se avesse perso e ha fatto affermazioni radicali, vaghe e spesso illogiche secondo cui i nemici degli Stati Uniti all’estero si sarebbero piegati alla sua volontà solo a causa della sua personalità. L’ex presidente ha anche faticato a parare le argomentazioni di Biden secondo cui avrebbe tagliato le tasse per i ricchi americani e lasciato i lavoratori in difficoltà, ed era vacillante sulla politica, proprio come lo era alla Casa Bianca.

Quando i due anziani rivali si sono ritrovati coinvolti in un acceso dibattito su chi fosse il miglior golfista, non è stato difficile capire perché gli elettori avessero da tempo dichiarato ai sondaggisti di non voler avere nulla a che fare con la scelta che è stata loro offerta quest’anno.

Perché la prestazione di Biden potrebbe avere così tante conseguenze

Ma Biden ha radicato la sua rielezione nell’idea di essere l’ultima cosa che si frappone tra l’America e una seconda presidenza Trump che distruggerebbe la democrazia e inaugurerebbe un’era senza precedenti di autocrazia americana. Gli elettori che lo prendono in parola non possono fare a meno di allarmarsi per il suo abietto dibattito.

La voce di Biden era debole, ridotta a tratti a un sussurro. All’inizio, le risposte del presidente si sono rivelate incoerenti. Ha mancato le occasioni per colpire Trump sull’aborto – il principale punto di discussione democratico – e si è avventurato nel mettere in luce la sua più grande responsabilità politica, l’immigrazione. “Abbiamo finalmente battuto Medicare”, ha detto Biden a un certo punto, cadendo in un silenzio confuso. Era il tipo di gaffe del dibattito che i democratici speravano di evitare. Quel che è peggio, mentre Trump parlava, Biden spesso guardava con la bocca spalancata, esacerbando l’impressione di un presidente crudelmente sminuito. La sua bravura nel colpire Trump in un dibattito di quattro anni fa era un lontano ricordo.

Vedere un presidente lottare davanti a milioni di persone che guardavano la televisione in tutto il mondo è stato duro da vedere. Come questione di umanità, la personificazione delle devastazioni dell’età che attendono tutti è stata dolorosa. La campagna di Biden ha rivelato durante il dibattito che aveva sofferto di raffreddore. Ma a quel punto, il danno era già stato fatto.

Biden era entrato nel dibattito affrontando una dura prova: dimostrare alla maggioranza degli americani che credono che sia troppo vecchio per servire, che è vitale, energico e pronto ad adempiere ai suoi doveri in un secondo mandato che terminerebbe quando avrà 86 anni. , il presidente ha finito per convalidare quelle paure e potenzialmente convincere molti altri elettori che le sue facoltà erano decadute. La performance incerta ha sollevato interrogativi sulla scelta strategica fatta dalla campagna di Biden nel spingere per un dibattito con Trump. Ha inoltre vanificato completamente i tentativi della Casa Bianca e della campagna di parlare della cordialità di Biden dietro le quinte. I ricordi del discorso sullo stato dell’Unione del presidente a marzo, quando ha messo a tacere molte paure sulla sua età, sono stati ora cancellati”. (Analisi di Stephen Collinson per la CNN)

Naufragio nel mar Ionio, finora 34 vittime accertate. Si cercano ancora dispersi

La barca a vela semiaffondata

Sono 34 le vittime accertate recuperate al largo del mar Ionio dalla Guardia Costiera dopo il naufragio di lunedì scorso quando un veliero carico di migranti partito probabilmente dalla Turchia è semiaffondato. Il bilancio è provvisorio.

Altri venti corpi tra donne e bambini erano stati recuperati nei giorni scorsi. Nella giornata odierna sono state recuperate altre quattordici salme che portano il totale a trentaquattro, più una persona deceduta durante i soccorsi a Roccella Ionica.

Continua senza soste lo sforzo di personale e mezzi della Guardia Costiera impegnati nelle attività di ricerca di altri dispersi in mare. Secondo testimonianze di superstiti trasportati in Calabria, sull’imbarcarcazione a vela vi sarebbero stati oltre sessanta immigrati, con la presenza di più di 25 tra bambini e adolescenti.

In zona operazioni, a circa 120 miglia nautiche dalle coste calabresi, sotto il coordinamento della Guardia Costiera, stanno operando la Nave Corsi, la Nave Dattilo e Nave Diciotti e un velivolo p42 “Manta” della Guardia Costiera, oltre ad un velivolo p72 della Marina Militare nonché assetti aerei di Frontex.​ Il dramma si è consumato nel mar Ionio centro-meridionale, in acque internazionali ma di area “sar” (ricerca e salvataggio) italiana. Sulla tragedia indaga la procura di Locri.

La Russia teme un attacco della NATO. Ecco perché

di Igor Istomin *

La possibilità di una guerra transeuropea è oggi più vicina che mai dalla metà del XX secolo. Gli analisti occidentali discutono vari scenari di un possibile conflitto, mentre i funzionari speculano apertamente sulla sua probabilità e discutono anche orizzonti temporali specifici.

In un recente discorso, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che le azioni dei governi occidentali hanno portato il mondo “al punto di non ritorno”. Allo stesso tempo, il dibattito interno in Russia è dominato dalla convinzione che gli Stati Uniti e i loro alleati riconoscano i rischi catastrofici di uno scontro militare diretto con Mosca e cercheranno di evitarlo per ragioni di autoconservazione.

Tali giudizi si basano sul presupposto che l’Occidente, nonostante la sua aggressività e arroganza, sia guidato nelle sue politiche da un equilibrio razionale tra benefici e costi basato sull’equilibrio di potere esistente. L’esperienza passata, tuttavia, non ci convince che il blocco guidato dagli Stati Uniti sia in grado di perseguire un percorso equilibrato e calcolato.

Nel corso degli anni 2000 e 2010, l’Occidente è stato ripetutamente coinvolto in avventure militari dalle quali ha poi cercato faticosamente una via d’uscita. Basti ricordare gli esempi degli interventi in Afghanistan, Iraq e Libia. Naturalmente, in tutti questi casi i rischi erano significativamente inferiori rispetto al caso di un’ipotetica guerra con la Russia. Ma anche la posta in gioco era decisamente più bassa.

Una recente ammissione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden dice: “Se mai lasciamo che l’Ucraina fallisca, tenete a mente le mie parole, vedrete la Polonia andarsene, e vedrete tutti questi paesi lungo il confine effettivo della Russia negoziare per conto proprio”. Pertanto, la buona vecchia “teoria del domino” è tornata nella mente degli strateghi occidentali.

La coscienza divisa dell’Occidente

La crescente amarezza dei paesi occidentali nei confronti della Russia è coerente con il modo in cui guardano ai conflitti armati in termini di logica della guerra preventiva. Piuttosto che collegare gli scontri interstatali all’opportunismo aggressivo, questo modello vede l’escalation come un prodotto delle paure per il futuro. La convinzione che la loro situazione peggiorerà nel tempo porta gli Stati a compiere passi sempre più avventurosi, fino all’uso della forza.

Nel corso della storia, le grandi guerre sono state solitamente il prodotto di questa logica preventiva: il desiderio di colpire prima di un previsto indebolimento. Ad esempio, il crollo del sistema di blocco continentale portò Napoleone ad attaccare la Russia. I timori tedeschi riguardo alle prospettive di modernizzazione dell’esercito russo furono lo stimolo scatenante della Prima Guerra Mondiale.

Una dinamica simile può essere osservata oggi nella politica dell’Occidente, che ha investito notevoli risorse nel confronto con la Russia.

Il fatto che Mosca non accetti in alcun modo di perdere, ma, al contrario, si stia muovendo gradualmente verso il raggiungimento dei suoi obiettivi, non può che portare alla frustrazione da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati. Ciò non porta alla riconciliazione, ma alla ricerca di mezzi più efficaci per ostacolare la Russia.

Dopo aver fallito nei suoi piani volti a distruggere l’economia russa con misure restrittive e a infliggere una sconfitta strategica a Mosca per mano di Kiev, l’Occidente si sta avvicinando sempre più all’orlo di uno scontro militare diretto. Allo stesso tempo, sta diventando sempre più insensibile alle possibili conseguenze di un simile scenario. Come i giocatori di casinò, gli Stati Uniti e i loro alleati aumentano la posta in gioco ad ogni scommessa successiva.

Il crescente avventurismo è chiaramente visibile nel dibattito sullo spiegamento delle truppe occidentali in Ucraina. Inoltre, non solo i leader isterici dell’Europa occidentale, ma anche generali americani apparentemente più responsabili hanno iniziato a parlare apertamente della questione. Ad esempio, il capo dello stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, Charles Brown, ha concluso che lo spiegamento di truppe NATO nel paese è inevitabile.

La volontà dell’Occidente di correre dei rischi è rafforzata dalla sua visione contraddittoria, se non schizofrenica, della Russia. I personaggi pubblici non si stancano di sostenere che il potenziale di Mosca è stato ampiamente sopravvalutato in passato e che è stato ulteriormente indebolito dall’operazione in Ucraina. Allo stesso tempo, senza rendersi conto della dissonanza, giustificano il potenziamento delle proprie forze armate con la crescente minaccia russa. Uno scrittore irlandese una volta definì questo modo di pensare “russofrenia”.

L’incoerenza è evidente anche nella rappresentazione della Russia come un insaziabile espansionista intento a invadere i suoi vicini, unita alla fiducia nel suo rispetto per l’articolo 5 del Trattato di Washington, che garantisce che i membri della NATO forniscano assistenza reciproca in caso di attacco. su uno di essi.

La rappresentazione della Russia come una “tigre di carta” – un attore aggressivo ma debole – getta le basi per escalation preventive volte a invertire le tendenze del confronto sfavorevoli all’Occidente. E possono essere eseguiti non solo in Ucraina.

L’idea di limitare l’accesso di Mosca al Mar Baltico, ignorando l’inevitabile risposta alle minacce a Kaliningrad, ne è la prova e viene regolarmente introdotta nelle discussioni occidentali.

Quo Vadis? 

Finora l’idea di un attacco armato alla Russia non è stata espressa esplicitamente dai politici occidentali. Attualmente si parla di alzare la posta nella speranza che Mosca non oserà rispondere. Inoltre, continua ad essere espressa la tesi secondo cui la NATO e i suoi stati membri non vogliono uno scontro militare diretto. Queste assicurazioni non eliminano due tipi di pericolo.

In primo luogo, l’Occidente può giocare con l’affidabilità della deterrenza nucleare e creare una provocazione tale che Mosca sarà costretta a difendere i suoi interessi vitali con tutti i mezzi disponibili. Le suddette minacce di chiudere il Mar Baltico promettono proprio questo tipo di situazione.

In secondo luogo, la tendenza consolidata all’aumento dell’avventurismo offre la prospettiva di ulteriori cambiamenti politici da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati. La logica del confronto tende ad alzare la posta in gioco, anche a causa dell’accumulo dei costi già sostenuti. Di conseguenza, i mezzi disponibili cominciano a dettare gli obiettivi perseguiti.

Un altro fattore che aumenta il rischio di scontro è la natura collettiva dell’Occidente. I dibattiti interni tendono a sottolineare la natura ineguale delle relazioni nella NATO a causa del chiaro dominio di Washington. Nel frattempo, è lo status vassallo degli stati europei ad aumentare il loro interesse verso un’escalation.

La prospettiva che Washington, preoccupata di competere con la Cina, perda interesse nei suoi confronti e si concentri nuovamente sugli affari asiatici è una paura costante dei suoi alleati transatlantici. L’incarnazione di questo terrore è la figura di Donald Trump, ma nelle capitali europee c’è il timore che questo scenario si realizzi indipendentemente dalla personalità di ogni particolare leader.

Gli alleati degli Stati Uniti credono che il tempo stia lavorando contro di loro. Di conseguenza, il confronto con la Russia acquista una funzione strumentale, contribuendo a giustificare il mantenimento dell’attenzione di Washington sull’agenda europea. Il dibattito al Congresso americano sui finanziamenti a Kiev all’inizio del 2024 è già diventato un campanello d’allarme, dimostrando che gli Stati Uniti sono immersi nei propri affari.

Guidati dalla logica dell’anticipazione, i membri europei della NATO potrebbero concludere che provocare uno scontro adesso, mentre gli Stati Uniti rimangono impegnati nel conflitto in Ucraina e nel contenimento della Russia, è preferibile alla prospettiva di sopportare l’onere di affrontare Mosca da soli in futuro – uno scenario che non escludono.

Non sorprende che le proposte più irresponsabili e radicali – come l’invio di truppe in Ucraina o l’estensione delle garanzie della NATO al territorio controllato da Kiev – provengano da politici dell’Europa occidentale. Le dinamiche interne all’Occidente incoraggiano la competizione per lo status di combattente più intransigente contro la Russia.

Dai progetti alla pratica

In pratica, i membri della NATO si stanno preparando attivamente ad uno scontro militare con Mosca. Il nuovo modello di forze del blocco, approvato al vertice di Madrid del 2022, e i piani regionali elaborati sulla sua base, prevedono lo schieramento di una forza significativa di 300.000 soldati entro 30 giorni, oltre a quelli già di stanza ai confini della Russia.

Ciò si basa sullo sviluppo attivo e sulla modernizzazione dei contingenti provenienti dai paesi dell’Europa centrale e orientale. Particolarmente degna di nota a questo riguardo è la Polonia, che rivendica lo stesso status di principale bastione della NATO di cui godeva la Bundeswehr nella seconda metà del XX secolo. L’aumento a 300.000 soldati è destinato a rendere le sue forze armate il più grande esercito di terra del blocco tra gli stati membri europei.

I membri della NATO stanno praticando apertamente scenari di combattimento in potenziali teatri nell’Europa orientale e settentrionale. Molta enfasi viene posta sull’apprendimento delle lezioni dalla lotta armata in Ucraina. A tal fine è stato allestito un centro speciale a Bydgoszcz, in Polonia, per garantire un regolare scambio di esperienze tra il personale militare occidentale e quello ucraino.

L’anello debole dell’impegno occidentale è da tempo rappresentato dalle capacità limitate della sua industria militare. Tuttavia, i membri della NATO prestano sempre maggiore attenzione al superamento di questo problema. Sarebbe sconsiderato aspettarsi che non riescano ad aumentare la produzione nel tempo, anche aumentando i legami delle aziende dell’Europa occidentale con il complesso militare-industriale degli Stati Uniti.

Descrivendo i risultati provvisori degli sforzi occidentali, gli esperti dell’influente Centro per gli studi strategici e internazionali con sede a Washington hanno concluso in un recente rapporto che la NATO è pronta per le guerre future. Una conclusione così clamorosa è stata accompagnata dalla precisazione che il blocco deve ancora lavorare per prepararsi ad un confronto prolungato che potrebbe portare ad uno scontro con la Russia.

Tali contraddittorie conclusioni degli esperti sono chiaramente dettate dall’opportunità politica: il desiderio di confermare la correttezza della linea di deterrenza scelta per Mosca, ma allo stesso tempo la necessità di mobilitare gli Stati membri della NATO per aumentare ulteriormente gli sforzi nella sfera militare. Alzano ancora una volta la posta in gioco.

Cerca il “mezzo aureo”

Nel caso della domanda posta nel titolo (La NATO attaccherà la Russia?), l’analisi mostra che è probabile che la risposta sia positiva. La Russia si trova ad affrontare il difficile compito di contenere l’escalation in un contesto di bassa ricettività ai segnali occidentali. I tentativi di trasmettere la gravità della situazione vengono respinti o interpretati come manifestazioni dell’aggressività russa.

Di fronte a tale indottrinamento, c’è il pericolo che noi stessi scivoliamo in una simile esagerazione, cercando di costringere il nemico ad abbandonare la sua linea avventurosa con dimostrazioni di risolutezza ancora più rischiose. Finora la leadership russa è riuscita a resistere a queste tentazioni.

Indubbiamente è necessario rispondere ai tentativi occidentali di alzare la posta in gioco. Allo stesso tempo, ha senso concentrare il danno sugli stessi Stati membri della NATO, non solo sui loro delegati (l’attenzione dovrebbe essere focalizzata sui famigerati “centri decisionali” ). Le dichiarazioni sul possibile trasferimento di armi a lungo raggio agli avversari statunitensi e la visita di navi russe a Cuba sono passi logici in questa direzione.

Forse la gamma delle risposte potrebbe includere anche l’abbattimento dei droni che effettuano la ricognizione per conto dell’Ucraina sul Mar Nero. Ciò consentirebbe anche il divieto totale dei loro voli nelle acque adiacenti. La deterrenza russa potrebbe anche essere integrata da manovre nel Baltico, nel Mediterraneo o nel Nord Atlantico con altri stati considerati avversari occidentali.

Le aspettative derivanti dall’uso della deterrenza dovrebbero essere soppesate rispetto all’esperienza storica, che mostra che la risposta a tali azioni è più spesso quella di indurire l’avversario che di incoraggiarlo a fare concessioni. In particolare, ciò mette in discussione la validità delle ipotesi, talvolta sentite, di attacchi nucleari a scopo dimostrativo. È più probabile che tali azioni abbiano l’effetto opposto a quello previsto dai loro autori, vale a dire avvicinare piuttosto che allontanare il confronto militare diretto con la NATO.

* Direttore del Dipartimento di Analisi Applicata dei Problemi Internazionali presso l’Università MGIMO

L’articolo, trodotto e curato da RT, è stato pubblicato per la prima volta dal Valdai Discussion Club.

Inchiesta antimafia, pm: Clan agguerriti anche in Abruzzo, Piemonte e Svizzera

Una ‘ndrina con una struttura agguerrita, arcaica e predatoria sul territorio di origine, le Preserre vibonesi, con una forte ala militare ma capace anche di proiezioni in altre regioni, come Abruzzo e Piemonte, ma anche in Svizzera.

E’ il quadro tracciato da inquirenti ed investigatori della ‘ndrina Maiolo, colpita stamani dall’operazione condotta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia con il coordinamento della Dda di Catanzaro.

L’inchiesta, ha spiegato il procuratore facente funzioni di Catanzaro Vincenzo Capomolla, è partita dall’Abruzzo dove la cosca aveva rivolto le proprie proiezioni che “si sono manifestate attraverso una serie di iniziative anche di carattere economico per le quali l’organizzazione si è avvalsa della collaborazione di soggetti stanziati in quei territori, riconducibili sia a contesti imprenditoriali sia a contesti criminali legati al traffico di sostanze stupefacenti, che sono serviti come trampolino di lancio per l’inserimento della stessa organizzazione”.

Le attività commerciali, ha spiegato il magistrato, servivano come rete di distribuzione della droga ma contestualmente a penetrare il mercato abruzzese con prodotti commercializzati da società riconducibili ai vertici della cosca, in prevalenza prodotti alimentari e materie prime per i prodotti caseari.

La violenza degli affiliati è stata sottolineata dal comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia Luca Toti. “Dalle indagini dei militari della Compagnia di Serra San Bruno – ha detto – è emerso che una persona è stata aggredita brutalmente, riportando lesioni importanti, solo per rimarcare il loro potere sul territorio”.

Il vice comandante del Ros Gianluca Valerio, ha sottolineato come l’indagine è partita da L’Aquila e “la prima cosa che ha colpito è come l’arcaicità mostrata nell’area di origine si trasformasse in capacità imprenditoriale in una realtà meno avvezza a confrontarsi con tali realtà. L’indagine – ha aggiunto – ha anche dimostrato la perniciosità della cosca nello sfruttare anche i fattori positivi della Calabria sfruttando per i propri interessi la qualità dei prodotti calabresi”.

L’Abruzzo, ha riferito il comandante del Ros de L’Aquila Davide Palmigiani, rappresentava per la ‘ndrina la base per ulteriori ramificazioni, in Piemonte e in Svizzera, dove sono state eseguite alcune perquisizioni. Palmigiani ha anche riferito che l’affiliazione di uno degli arrestati è avvenuta in un carcere abruzzese.

Gli investigatori, infine, hanno sottolineato l’importanza della cooperazione internazionale anche in questa indagine, con la Squadra investigativa comune con le autorità elvetiche, e con il coordinamento di Eurojust e quello di Europol.

Blitz antimafia nel Vibonese, arrestate 14 persone. Risolto un triplice omicidio

I carabinieri del Ros con i colleghi di Vibo Valentia e altri comandi hanno
arrestato 14 persone nell’ambito di una inchiesta antimafia coordinata dalla Dda di Catanzaro.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, di una serie di omicidi e di altri reati aggravati dalle modalità e finalità mafiose tra cui estorsione, coltivazione di sostanze stupefacenti, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti e rapina. Gli indagati sono complessivamente ventisei.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip distrettuale di Catanzaro, Arianna Roccia, su richiesta dei sostituti procuratori della Dda Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Buzzelli, con il coordinamento del Procuratore della Repubblica facente funzioni, Vincenzo Capomolla.

Per 13 delle quattordici persone arrestate è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre una è finita ai domiciliari.

L’operazione è stata condotta, oltre che dai militari vibonesi e del Reparto operativo speciale, col supporto dei carabinieri dei Comandi provinciali di Reggio Calabria, Pescara, Chieti e Torino.

L’inchiesta che ha portato ai 14 arresti riguarda attività illecite concentrate soprattutto nel territorio delle Preserre vibonesi, ed in particolare nei comuni di Acquaro, Gerocarne, Soriano e Dasà.

L’indagine – spiega una nota della Dda – si è sviluppata mediante attività tecnica, intercettazioni, osservazioni e pedinamenti per i riscontri “sul campo”, acquisizioni e analisi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, corroborate dai relativi riscontri, e anche con l’attivazione degli strumenti della cooperazione internazionale, tra cui la Squadra Investigativa Comune con le autorità elvetiche, e con il coordinamento di Eurojust e quello di Europol.

Gli elementi indiziari acquisiti hanno consentito di delineare (nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) il protrarsi, nonostante precedenti provvedimenti giudiziari, dell’operatività, nell’area delle “Preserre” vibonesi, della cosca di ‘ndrangheta ricompresa nel “locale dell’Ariola”, con proiezioni economico-criminali in Piemonte, Abruzzo, Svizzera e Germania.

La gravità indiziaria ha riguardato l’attuale assetto del sodalizio, determinatosi all’esito di un cruento scontro con altro gruppo, nell’alternanza degli equilibri criminali, anche con riti di affiliazione avvenuti durante lo stato di detenzione, dimostrando in tal modo la perseverante capacità di penetrazione della ‘ndrina all’interno degli istituti carcerari.

In tale contesto, la gravità indiziaria conseguita, allo stato, sul piano cautelare, attraverso gli articolati e complessi approfondimenti investigativi, ha riguardato anche il triplice omicidio di mafia, commesso il 25 ottobre 2003 a Gerocarne (Vibo) e noto come “Strage dell’Ariola”, inserito all’interno di una lunga faida sanguinosa tra famiglie rivali che si contendevano l’egemonia criminale sul territorio.

Nell’ordinanza cautelare, nei confronti degli indagati, colpiti dalle misure restrittive, è stata ritenuta, allo stato, la gravità indiziaria, tra l’altro, con riferimento, rispettivamente, a plurime condotte illecite di estorsione, coltivazione di sostanze stupefacenti, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti, rapina, reati in materia di armi, aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

Contestualmente all’esecuzione della ordinanza cautelare, si è dato esecuzione a plurimi decreti di perquisizione nei confronti di ulteriori soggetti per i quali si è ipotizzato il coinvolgimento nelle vicende illecite investigate, alcuni dei quali dimoranti in altre regioni del territorio nazionale (Abruzzo e Piemonte) e taluni anche in Svizzera, procedendosi per questi ad attivare gli strumenti della cooperazione internazionale.

Euro 24, Italia umiliata dalla Spagna. Furie rosse superiori: 1-0

L’Italia umiliata dalla Spagna. A Gelsenkirchen, contro le furie rosse, ora già aritmeticamente prime nel Gruppo B, è arrivata la prima sconfitta degli azzurri a EURO 2024, ma per accedere da seconda agli ottavi di finale basterà non perdere lunedì a Lipsia contro la Croazia, visto il vantaggio nello scontro diretto contro l’Albania che affronterà gli spagnoli. Serve una vittoria o un pareggio. La squadra di Spalletti, però, ha fatto troppo poco per spaventare la Spagna, superiore tecnicamente e fisicamente dal 1′ al 90′ con gli Azzurri salvati, prima e dopo dell’1-0 su autorete di Calafiori, dalle parate di Donnarumma e, successivamente, dalla traversa. Per il Ct è la seconda sconfitta della sua gestione, dopo il 3-1 di Wembley dello scorso 17 ottobre.

“Troppa Spagna, erano più freschi di noi – è l’analisi di Spalletti -. Noi abbiamo avuto letture troppo ritardate. La chiave del problema è la stessa: noi eravamo sotto livello per reazione, per accompagnare, per ritornare a guadagnare posizioni basse. Erano più freschi di noi e ci hanno creato problemi nella velocità di scelte. Quando sono entrati tre o quattro giocatori più freschi abbiamo messo più palloni alti e creato situazioni che ci potevano portare a pareggiarla, ma sono stati troppo più forti di noi e hanno vinto meritatamente. La Croazia? La differenza la facciamo sempre noi, dipende come ci arriviamo noi, con le nostre scelte. Se non abbiamo scelte, diventa difficile”.

LA PARTITA. Spalletti ha confermato l’undici che ha superato l’Albania. Difesa a quattro; Frattesi, Pellegrini e Chiesa alle spalle di Scamacca. Un solo cambio per De La Fuente: in mezzo alla difesa c’è Laporte al posto di Nacho, non al meglio. Dopo il momento di raccoglimento per ricordare l’ex segretario generale della UEFA Gerhard Aigner, scomparso a poche ore dal match, è stata la Spagna a sfiorare per prima il vantaggio: su un cross da sinistra di Williams, Pedri di testa ha chiamato Donnarumma alla prima grande parata della sua partita. Scena simile al 10′, con l’esterno dell’Athletic Bilbao stavolta appostato a centro area per ricevere il cross di Morata: colpo di testa fuori di pochissimo. L’Italia ha provato a giocare di rimessa, ma ha rischiato ancora al 24′: slalom di Yamal e palla poi sul destro di Morata, con Donnarumma che si è opposto con i piedi. Nulla in confronto al miracolo con la mano di richiamo sul sinistro da 30 metri di Fabian Ruiz. Lo stesso ex centrocampista del Napoli ha calciato verso la porta al 42′, trovando l’intervento facile di Donnarumma. Prima e unica conclusione azzurra nel primo tempo, un destro di Chiesa sopra la traversa.

Due cambi per Spalletti dopo l’intervallo: fuori Jorginho e Frattesi, dentro Cristante e Cambiaso, con il romanista ammonito dopo neanche un minuto e Chiesa spostato a sinistra. Dal lato opposto è invece nato il primo pericolo per l’Italia: Williams ha visto l’inserimento di Cucurella, cross basso e piatto destro di Pedri a lato. Al 55′ è però arrivato il meritato vantaggio spagnolo: sul cross di Nico Williams e dopo la spizzata di Morata, il tocco con la punta delle dita di Donnarumma ha portato alla sfortunata autorete di Calafiori. Lo stesso Morata ha costretto Donnarumma alla parata, poi Cambiaso ha salvato sulla linea il colpo di testa di Le Normand su angolo di Williams, infine Yamal ha sfiorato il palo con un gran sinistro. Spalletti, al 64′, ha tolto Chiesa e Scamacca per inserire Zaccagni e Retegui. Ma dopo un cross basso da destra di Cristante su cui proprio Retegui non è arrivato per un soffio, la Spagna ha sfiorato il raddoppio con un bolide di Nico Williams che si è stampato sulla traversa. Nel finale dentro anche Raspadori per Pellegrini, ma il risultato non è cambiato. Anche per merito di Donnarumma, bravo per due volte su Ayoze Perez. L’1-0 sta stretto alla Spagna.

SPAGNA-ITALIA 1-0 (p.t. 0-0)
SPAGNA (4-3-3): Unai Simon; Carvajal, Le Normand, Laporte, Cucurella; Pedri (dal 26′ st Alex Baena), Rodri, Fabian Ruiz (dal 48′ st Merino); Yamal (dal 26′ st Ferran Torres), Morata (dal 32′ st Oyarzabal), Williams (dal 32′ st Perez). A disp.: Raya, Remiro, Nacho, Vivian, Joselu, Dani Olmo, Grimaldo, Zubimendi, Jesus Navas, Fermin Lopez. Ct. De La Fuente

ITALIA (4-2-3-1): Donnarumma; Di Lorenzo, Bastoni, Calafiori, Dimarco; Barella, Jorginho (dal 1′ st Cristante); Frattesi (dal 1′ st Cambiaso), Pellegrini (dal 37′ Raspadori), Chiesa (dal 19′ st Zaccagni); Scamacca (dal 19′ st Retegui). A disp.: Vicario, Meret, Buongiorno, Gatti, Darmian, Bellanova, Mancini, Fagioli, El Shaarawy, Folorunsho. Ct. Spalletti

Marcatore: 10′ st aut. Calafiori

Arbitro: Vinčić (Slovenia). Assistenti: Klančnik, Kovačič (Slovenia). Quarto ufficiale: Turpin (Francia)

Note: ammoniti Donnarumma (I), Rodri (S), Le Normand (S), Carvajal (S)

UEFA EURO 2024 – GRUPPO B
Prima giornata
Spagna-Croazia 3-0
ITALIA-Albania 2-1

Seconda giornata
Mercoledì 19 giugno
Croazia-Albania 2-2
Spagna-ITALIA 1-0
Classifica: Spagna 6, ITALIA 3, Albania, Croazia 1

Terza giornata
Lunedì 24 giugno
Ore 21: Croazia-Italia (Lipsia)
Ore 21: Albania-Spagna (Dusseldorf)

‘Ndrangheta, confiscati beni per 11,5 milioni a imprenditore legato a clan

I Finanzieri di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione ad un provvedimento, emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, che dispone la confisca di beni – per un valore complessivo stimato in circa 11,5 milioni di euro – riconducibili ad un imprenditore gioiese operante nel settore della raccolta e gestione di rifiuti.

La figura dell’uomo, Rocco Delfino, era emersa, tra le altre, nell’operazione “Malapigna”, condotta dai Carabinieri reggini del Nipaaf, nel cui ambito è stato ritenuto capo, promotore ed organizzatore della cosca “Piromalli”, della quale sarebbe divenuto, nel corso del tempo, il finanziatore ed il braccio economico imprenditoriale.

Secondo l’accusa l’imprenditore sarebbe stabilmente inserito nel sodalizio quanto meno a partire dagli anni ’90, dapprima quale mero partecipe per poi assumere un ruolo verticistico e la funzione (presunto) imprenditore mafioso, operante, in particolare, nel settore dello smaltimento dei rifiuti ferrosi e metallici ed in grado, proprio in virtù della sua “caratura”, di intrattenere rapporti illeciti con esponenti di altre consorterie mafiose.

I pm lo considerano braccio economico-imprenditoriale della cosca, ed inoltre, l’uomo avrebbe messo a disposizione le proprie imprese per consentire alla ‘ndrangheta di riciclare proventi illeciti.

Alla luce delle prime risultanze, il Tribunale nel mese di febbraio 2022 aveva disposto il sequestro del patrimonio riconducibile all’imprenditore e, successivamente, riconoscendo la validità dell’impianto indiziario, basato sulle dettagliate indagini economico-patrimoniali e sui riscontri documentali eseguiti dai Finanzieri del Gico del Nucleo economico-finanziario di Reggio Calabria anche in fase di contraddittorio con la difesa, ha disposto – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca di tutto il patrimonio già in sequestro, costituito dall’intero compendio aziendale di 3 società ed un ditta individuale operanti nei settori dello smaltimento di rifiuti metallici e delle costruzioni – comprensivi di 37 tra autoveicoli ed automezzi e delle quote di proprietà di 3 terreni ubicati in provincia di Reggio Calabria – 4 fabbricati ubicati in provincia di Regio Calabria, 27 orologi di lusso, svariate tipologie di gioielli ed oggetti preziosi, circa 75 mila euro in contanti, nonché tutti i rapporti bancari finanziari e assicurativi e relative disponibilità, per un valore complessivo stimato in circa 11,5 milioni di euro.

Con il medesimo provvedimento, inoltre, l’autorità giudiziaria ha sottoposto l’imprenditore alla misura di prevenzione personale della Sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di 4 anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale. Delfino era  stato coinvolto anche nell’inchiesta Rinascita scott della Dda di Catanzaro e,  ad esito del processo, condannato in primo grado a cinque anni di reclusione.

Vertice a Pyongayang, patto reciprocità militare tra Putin e Kim in caso di aggressione

“L’accordo globale di partenariato firmato oggi prevede anche la fornitura di assistenza reciproca in caso di aggressione contro una delle parti dell’accordo”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin sottolineando che la Federazione Russa non esclude la cooperazione tecnico-militare con la Repubblica Popolare Democratica di Corea.

Il 19 giugno Vladimir Putin e Kim Jong-un hanno firmato un accordo su un partenariato strategico globale tra Russia e Corea del Nord. I negoziati tra i due leader si sono svolti presso la residenza statale di Kumsusan a Pyongayang. Secondo Kim Jong-un, la Corea del Nord intende rafforzare la cooperazione strategica con Mosca.

“Ora la situazione nel mondo sta diventando più complicata e sta cambiando rapidamente. In una situazione del genere, intendiamo rafforzare ulteriormente la comunicazione strategica con la Russia, con la leadership russa”, ha affermato Kim citato dalla Tass.

Kim Jong-un ha inoltre sottolineato che le autorità della RPDC sosterranno incondizionatamente la politica russa. In precedenza Putin aveva espresso la speranza che a Mosca si svolgesse un nuovo incontro con Kim Jong-un.

Stati Uniti preoccupati del patto di reciprocità militare tra Russia e Corea del Nord

Washington ha espresso preoccupazione per l’approfondimento della cooperazione tra Mosca e Pyongyang. Lo ha affermato l’addetto stampa della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, commentando la visita del presidente russo Vladimir Putin in Corea del Nord.

“La tendenza ad approfondire la cooperazione tra Russia e RPDC dovrebbe preoccupare seriamente tutti coloro che sono interessati a mantenere la pace e la stabilità nella penisola coreana, in conformità con il regime globale di non proliferazione delle armi nucleari insieme a risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU, e anche a sostegno del popolo ucraino”, ha detto la portavoce della Casa Bianca.

Imponimento, decine di condanne e assoluzioni. Cade l’accusa di mafia per Stillitani

Tribunale Lamezia Terme

L’ex assessore della Regione Calabria Francescantonio Stillitani, di 70 anni, è stato assolto dal Tribunale di Lamezia Terme dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa a conclusione del processo “Imponimento” contro alcune cosche di ‘ndrangheta. Il collegio giudicante (presidente Angelina Silvestri) ha assolto dalla stessa accusa anche il fratello dell’ex assessore, Emanuele, di 68 anni. Per i fratelli Stillitani il pubblico ministero, Antonio De Bernardo, aveva chiesto la condanna a 21 anni di reclusione.

La Dda di Catanzaro, titolare dell’inchiesta da cui è scaturito il processo, contestava a Francescantonio ed Emanuele Stillitani di avere intrapreso, in qualità di imprenditori nel settore turistico, un rapporto di cointeressenza con la ‘ndrangheta. Accusa che secondo il Tribunale si é rivelata infondata.

Dei 73 imputati del processo, 48 sono stati condannati mentre per gli altri 25 è stata disposta l’assoluzione o la prescrizione dei reati contestati. La condanna più alta, 30 anni di reclusione è stata comminata a Tommaso e Rocco Anello, di 59 e 33 anni, padre e figlio, considerati i capi dell’omonima cosca.

In totale sono 47 le condanne inflitte dal Tribunale collegiale lametino (competente giudiziariamente per il territorio dell’Angitola ricadente in provincia di Vibo) nel processo contro il clan Anello di Filadelfia nato dall’operazione antimafia della Dda di Catanzaro denominata Imponimento. Le pene più alte – 30 e 24 anni di reclusione – sono state inflitte al boss di Filadelfia Tommaso Anello ed al figlio Rocco, mentre a 3 anni (a fronte dei 21 chiesti dalla Dda) è stato condannato Giovanni Anello, ex assessore del Comune di Polia, ed a 15 anni l’imprenditore di Vibo Antonio Facciolo.

L’imprenditore Vincenzo Cutrullà di Pizzo è stato invece condannato a 16 anni, mentre l’imprenditore Pasquale Scordo di Tropea (ex consigliere comunale) è stato condannato a 3 anni. A 3 anni è stato condannato Franco Pontieri, appuntato della Guardia di Finanza, mentre a 7 anni e 4 mesi è stato condannato Filippo Ruggiero, ex sindaco di San Gregorio d’Ippona, ed a 3 anni Francesco Crigna, ex vicesindaco di Parghelia. Le assoluzioni sono 18, mentre 8 sono le posizioni per le quali i giudici hanno dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione (l’ex consigliere comunale di Capistrano Bruno Cortese, Francesco Cortese, nipote del primo, Antonio Attisani del ’71, Domenico Malta, Pasquale Mazzotta, Mario Serratore e Oreste Vona).

Un capo di imputazione (estorsione e illecita concorrenza con minaccia) è stato dichiarato prescritto anche per i fratelli Francescantonio e Emanuele Stillitani (assolti come si diceva dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa a fronte di una richiesta di condanna a 21 anni di reclusione).

Tra le assoluzioni “eccellenti” anche quella nei confronti di Rosario Pugliese, alias Cassarola”, indicato come uno dei boss di Vibo Valentia e che nel processo Rinascita Scott è stato invece condannato a 28 anni di reclusione.

L’operazione Imponimento era scattata nel luglio del 2020 ad opera della Guardia di finanza e dei carabinieri, con il coordinamento della Dda di Catanzaro permettendo di ricostruire gli affari (dagli appalti nei boschi al controllo dei villaggi turistici) e le dinamiche mafiose del clan Anello di Filadelfia ma anche dei clan Bonavota di Sant’Onofrio, Cracolici di Maierato e Filogaso, Tripodi di Porosalvo e Lo Bianco-Barba-Pugliese di Vibo Valentia.

Diversi i Comuni che si erano costituiti parti civili nel processo, oltre alla Presidenza del Consiglio dei ministri, alla Regione Calabria, alla Provincia di Vibo e al Ministero dell’Interno.

Sfrutta operai pagandoli pochi euro per 12 ore di lavoro al giorno, indagato “caporale”

Costringeva i suoi dipendenti, italiani ed indiani, a lavorare 11-12 ore al giorno, senza riposo settimanale, per una paga giornaliera di 28 euro e facendoli vivere in un container sporco e senza riscaldamento, con i materassi poggiati per terra.

Per questo motivo, i carabinieri della Compagnia di Castrovillari e del Nucleo ispettorato del lavoro di Cosenza hanno sequestrato l’azienda gestita da un 57enne che è indagato per intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Castrovillari diretta da Alessandro D’Alessio, e condotte dai carabinieri attraverso servizi di osservazione, controllo e pedinamento, avrebbero permesso di constatare come i dipendenti dell’azienda agricola e di allevamento di bovini lavorassero 7 giorni su 7, festivi inclusi, con orari massacranti che andavano dalle 4:00 del mattino fino alle ore 20:00, con pausa pranzo di due ore ed occasionali, sporadiche e brevi soste durante il lavoro.

Il monitoraggio, svolto nel periodo tra agosto ed ottobre 2023, ha permesso ai carabinieri di appurare, “con elevata affidabilità statistica”, come la giornata lavorativa “tipo” fosse di 11/12 ore di lavoro al giorno, senza alcun riposo settimanale. Inoltre nel corso dell’attività investigativa è emerso che alcuni lavoratori regolarmente assunti vivevano all’interno di un container, proprietà del titolare dell’azienda, in scarse condizioni igienico-sanitarie, composto da una stanza ad uso camera da letto con tre postazioni, di cui due con materasso posto a terra, senza rete e struttura, ed una fatta con solo coperte. Un locale ritenuto privo di agibilità ed abitabilità, senza impianti di riscaldamento che, anche per la sporcizia, avrebbe reso le condizioni abitative insalubri, irregolari e prive di standard minimi di conforto.

Per evitare che la situazione continuasse nel tempo, l’intero comparto aziendale, i beni immobili e mobili, comprensivi di circa 300 bovini e vari veicoli, dal valore stimato di circa 2 milioni di euro, sono stati sequestrati preventivamente in esecuzione del decreto emesso dal Gip di Castrovillari ed affidati al controllo di un amministratore giudiziario, per evitare che il titolare potesse riorganizzarsi e riassumere il controllo dell’azienda.

Naufragio migranti nel Mar Ionio, i corpi recuperati sono otto

Un altro corpo è stato recuperato dalla nave Dattilo della Guardia costiera, attiva nella ricerca dei dispersi del naufragio di una barca a vela nel mar Jonio, a circa 120 miglia dalle coste calabresi, in area sar italiana.

Martedì erano stati recuperati i primi sei cadaveri. Mercoledì altri due. Le vittime accertate sono così al momento 9, considerando la donna morta dopo l’intervento di soccorso. I sopravvissuti hanno parlato di di una sessantina di persone, tra cui 26 bambini. Il dramma si è consumato nello Ionio centrale, in acque internazionali, di competenza sar italiana sulla rotta che dalla Turchia gli scafisti imbarcano i migranti diretti in Italia.

Le operazioni di ricerca proseguono senza sosta, spiega la Guarda costiera in una nota. I soccorritori fanno sapere che l’imbarcazione a vela è tuttora visibile ed è semisommersa. Oltre alla Nave Dattilo, anche nella giornata odierna è previsto il sorvolo in zona operazioni del velivolo Guardia Costiera e di altri mezzi aerei, coordinati dal Centro secondario di soccorso marittimo di Reggio Calabria.

Crotone, aggredisce gli agenti della volante con coltello e cesoia, arrestato

Avrebbe aggredito con un coltello e un paio di cesoie gli agenti di una volante ma è stato ma è stato immobilizzato dopo l’uso del taser da parte dei poliziotti. E’ quanto accaduto a Crotone.

L’uomo, un crotonese di 44 anni, è stato arrestato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, minaccia e porto abusivo di armi.

Gli agenti sono intervenuti dopo una chiamata sul numero di emergenza 112 da parte di un uomo che segnalava che il fratello, in forte stato di agitazione, stava mettendo a soqquadro il loro appartamento e minacciava di morte lui e la madre con un coltello. Giunti sul posto, i poliziotti, dopo aver rintracciato l’uomo e la madre nascosti in un’autovettura a diversi metri di distanza dall’abitazione, hanno visto il soggetto segnalato nei pressi della porta d’ingresso. Quest’ultimo, alla vista degli agenti, si è scagliato contro di loro brandendo una cesoia tagliasiepi e impugnando con la mano destra un coltello da cucina di grosse dimensioni.

L’uomo ha tentato più volte di colpire gli agenti, uno dei quali ha riportato un trauma al polso, per cui i poliziotti hanno fatto uso dal taser riuscendo a bloccarlo e disarmarlo.

Portato in ospedale per accertamenti, gli esami hanno rilevato l’uso di sostanze stupefacenti e un alto tasso alcolemico. Dopo i controlli è stato arrestato e portato nella Casa circondariale, a disposizione della Procura di Crotone.

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