5 Ottobre 2024

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Monti vai avanti che a me vien da ridere. Mario più gradito dei partiti (che non esistono più)

Monti in vacanza in montagna

Mario Monti al Corriere sostiene che quando è fuori dal palazzo e incontra persone per strada si sente dire: “Presidente, vada avanti”, o magari “Presidente lei è il migliore”, piuttosto che “Lei è come Napoleone…”. Non è una novità. Berlusconi trovò un tale che gli si scaglio contro dicendogli “Lei è come la madonnina!”. Ironie a parte, siamo passati dai celebri “bagni di folla” dietro piazza Colonna agli abbagli di follia. Nella sostanza cambia comunque poco. Monti è come gli altri presidenti di consiglio quando passeggiano. C’è sempre qualcuno pronto a lisciargli il pelo, a dirgli bravo e chiedergli un autografo. Poi il bocconiano sostiene un’altra cosa: che da quando c’è lui al governo, è più gradito dei partiti. Questo è un po’ vero, semplicemente perché i partiti non esistono più.
Tant’è che si sta tentando fortemente di spersonalizzarli, togliendo i nomi dalle sigle. E’ di oggi la notizia che Alfano (sempre d’intesa con Berlusconi che non molla la presa) vorrebbe cambiare il simbolo del Pdl. Operazioni di restyling dettate dalla loro progressiva disintegrazione.
Del Popolo della Libertà sta rimanendo solo una sigla[quote style=”boxed”]Del Pdl non rimarrà nulla se non svecchia e rinnova.L’Udc non è credibile. Il primo a essere rottamato è Casini[/quote] (in Sicilia è giunto al 12 percento del 47 percento dei votanti) e se non svecchia e rinnova, rimarranno il “club” iniziale con cui Berlusconi scese in campo. Quattro amici. Il Pd idem; un partito che ha deluso le aspettative di milioni di persone ed eroso quel dieci percento di vantaggio sul centrodestra che aveva l’anno scorso. Bersani, l’uomo che si presenta alle primarie di coalizione come candidato premier, non ebbe le palle di prendere le redini del paese e fare quel “lavoro sporco” e impopolare che sta facendo oggi Monti. Per quale motivo la gente dovrebbe votarlo oggi? L’Idv di Di Pietro si sta sbriciolando sotto gli imbarazzi dello stesso leader-padrone che in fondo era come o peggio degli altri: un furfante come dicono a Pisa… l’Udc sta implodendo sotto le contraddizioni interne. Ha già tolto il  nome di Casini al simbolo ma all’interno comanda ancora Pierferdy, uno della primissima Repubblica che andrebbe rottamato prima di Bersani. Il cerchiobottismo non ha mai pagato, infatti l’Udc non è un’alternativa valida per l’Italia: da un lato si allea a manca e a destra e poi richiama all’unità i moderati e ai valori cattolici: c’è da chiedersi quali moderati se, come abbiamo visto in Sicilia sono in parte confluiti nelle file di Grillo e in gran parte nell’astensionismo cavalcante che nell’isola è arrivato al 53 percento. I moderati sono incazzati e a giusta ragione. La Sicilia è la regione dove negli ultimi dieci anni l’Udc ha espresso sempre il governatore: prima Cuffaro, poi Lombardo e oggi Crocetta, “comunista e gay dichiarato” che ha vinto grazie all’accordo Pd-Udc. Con Vendola in Puglia c’è mancato poco che facesse con lui l’accordo mentre in Calabria governa con la destra di Scopelliti il quale, per poco, invece dell’uscente Loiero, poteva vedersela con Roberto Occhiuto, parlamentare dell’Udc che stava stringendo un accordo col Pd poi sfumato all’ultimo momento.
C’è poi il Fli di Fini che lo davano al 14 percento, poi al 10, all’8, al 6, al 4, al due. Insomma Futuro e Libertà non esiste al momento, questo polo con Montezemolo c’è e non c’è. Registriamo l’assist del presidente della Camera ad Alngelino Alfano che però gli ributta indietro la palla: “Tu con il centrodestra mai più”, frase sempre suggerita da Berlusconi che vede Fini come fumo negli occhi. [quote style=”boxed”]Fli è inconsistente, Idv come i ladri di Pisa, la Lega con problemi, ma Grillo non è adatto a governare il Paese. Ci vuole fiuto politico[/quote] Verrebbe da dire, ma da quale pulpito, visto che Fini – che ha pure tantissime responsabilità politiche – la Destra l’ha fondata in questo Paese. La Lega che al Nord ha dei grossi problemi di riassetto dopo gli scandali in casa Bossi e dei cerchi magici. Per Maroni un lavoraccio e unica opposizione a Monti. Non rimane niente se non Grillo, che però era è resta un comico: valore politico nullo. Magari nei sondaggi potrà anche andare forte. Il problema è che non ha un background né teorico, né ideologico né pratico.
E se Grillo farà davvero il “garante” che vigilerà sulla pulizia morale dei new entry, cosa ci si può aspettare che facciano decine di ragazzini uomini e donne in Parlamento? Poco. Quindi passeremo da una Parlamento composto da yesman, vedove e veline di scarsissimo valore politico a uno in cui siederanno ragazzini, sempre “signor si”, la cui unica cosa che conosciamo è che si ridurranno le indennità (almeno dovrebbero) e che hanno il certificato penale immacolato. Requisiti utili, per carità, ma non essenziali. La politica è una cosa seria. E’ una missione per il bene comune. E se non si hanno gli attributi per farla la politica, rimarremo punto e a capo. Nei momenti di difficoltà ci troveremo davanti uomini incapaci che rinunciano ad amministrare e chiamano i tecnici.
Un quadro desolante. Comunque, Presidente Monti, visto che siamo nella categoria di “Cetto”, vada avanti che a me vien da ridere…

D'alema come Berlusconi. Nessuno lo rottama. Anzi: "Guidi la Calabria", dice Sansonetti, il "genio" che piace alla destra

Massimo D'Alema

Anche Massimo D’Alema, come Renzi, Vendola e Bersani, è tornato in Calabria per le primarie del Pd. Circondato dai suoi aficionados nella campagna pro Bersani ha parlato delle condizioni dei calabresi, di Reggio e del futuro della Calabria. Proprio lui, che quando è stato Presidente del Consiglio nel ’98 non ha mosso un dito per la Calabria. Durante il governo Prodi, poi, c’era un suo seguace, un tale di nome Marco Minniti che è stato promosso addirittura viceministro dell’Interno tanta la levatura politica. Peccato che la Calabria la vedeva dall’alto dei suoi voli di stato e nei servizi televisivi dei “salotti romani”. Era uno che volava alto, appunto. Da quella postazione la Calabria voleva rivoltarla come un “calzino”. Qualcuno che ha buona memoria lo ricorderà. Sotto la sua gestione la ‘ndrangheta ha avuto una paura tale che ha deciso di delocalizzare in Lombardia. “E’ scomparsa”? Macché! Ha un solo merito e uno stile, Minniti. Aver fatto nominare qualche vedova al Parlamento e vestire bene. Lui e D’Alema sono fatti della la stessa pasta. Compaiono al momento della raccolta del consenso, poi scompaiono per gli anni della legislatura. Non hanno mai seminato nulla. Minniti e D’Alema sono coloro che Matteo Renzi vorrebbe rottamare insieme a Bersani e a tutta la nomenclatura che hanno fatto il Pci, poi il Pds, i Ds, Il Pd, con parte di quella Margherita rutellliana, franceschiniana e lusiana. Sono da venti, trentanni sulla scena politica ma non vogliono saperne di mollarla. [quote style=”boxed”]Se vincesse Renzi tutti a pettinar le bambole. Parola di Pierbersy[/quote] Un po’ come Berlusconi, che a sentire parlare di primarie si sente male. Rappresentano il vecchio e vengono appoggiati da tutti coloro i quali hanno avuto benefici in termini politici. Pensate a un battagliero come l’onorevole Franco Laratta che nei dibattiti ha sempre parlato di “rinnovare” di “svecchiare”, uno che spara a zero su tutto…Sarebbe naturale che uno come Laratta, appoggiasse Renzi e invece no. Appoggia Bersani, l’ex ministro passato alla storia di questo paese per le lenzuolate delle liberalizzazioni. In verità Laratta, così come molti, difende la sua ricandidatura in Parlamento. Se vincesse Renzi, “tutti a pettinar le bambole”, come ripete sempre il “suo” segretario del Pd. Ma la ciliegina sulla torta, ieri, durante il tour di D’Alema, oggi presidente del comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, l’ha messa un giornalista: Piero Sansonetti, direttore di Calabria Ora, noto a livello nazionale per le sue passerelle nei salotti televisivi che condivide talvolta proprio con D’Alema. Gli pone una domanda al lider Maximo: “Ha mai pensato di candidarsi a governatore della Calabria?”. Woow! Un grande giornalista con una visione lungimirante. Mizzica, che domanda. Uno pensa, ma se l’ha chiesto Sansonetti sarà pure una domanda sensata e “autorevole”, si? No! Ma come si fa? E perché mai D’Alema avrebbe dovuto “pensare” una cosa così simile se il suo partito non è manco riuscito a vincere nella sua Puglia dove oggi governa Vendola di Sinistra e libertà? Anzi, all’uomo del “bianchetto” di Forattini c’è chi nel suo partito vuol mandarlo ai giardinetti a far giocare i nipotini, altro che governare la Calabria che non è nemmeno la sua regione né quella di Sansonetti che per chi non lo conoscesse, è un giornalista d’assalto”, “autorevole”, di “sinistra” gradito alla destra per le sue posizioni “anticonformiste”. Virgolettato d’obbligo. Un po’ come il Pansa del “sangue dei vinti”, che è sicuramente più coerente. Sansonetti vuole forse D’Alema per controllare da vicino i servizi segreti, molto attivi in una terra di mafia, di usura e di traffici illeciti? E’ pur vero che Scopelliti non naviga in acque tranquille, che ha dei problemi politici e giudiziari seri (anche lui, se vuole dare un segnale di credibilità politica deve azzerare tutto e ripartire) ma da quì a sostituirlo con D’Alema ce ne passa. Comunque l’ex direttore dell’Unità ha declinato l’invito del “prestigioso” collega ed è andato via sorridendo sornione. Questo è un po’ il senso dei tour che si vedono in Calabria. Una terra di frontiera dove si pensa viva una tribù con l’anello al naso. Una terra di conquiste, dove raccattare voti e piazzare qualche politico spurio senza patria e talvolta qualche commissario di partito senza fissa dimora. E, perché no, anche qualche direttore di giornale…In privato, del resto, con i propri soldi si può far cio’ che si vuole…

Pollino, è stato di emergenza. Arriveranno quattrini. Gente dorme ancora all’aperto

Il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per lo sciame sismico in atto sul Pollino. La decisione è arrivata oggi dopo diverse pressioni politiche ed istituzionali e dopo l’impegno diretto del sottosegretario calabrese alla presidenza del Cdm, Antonio Catricalà. Dichiarare lo stato di emergenza, infatti, ha dei costi notevoli (parliamo di decine, talvolta centinaia di milioni di euro). Lo sciame è ancora attivo sotto il massiccio che unisce Calabria e Basilicata e la paura fa ancora 90. Da due anni piccole scosse, talvolta impercettibili, non accennano a diminuire. Il 26 ottobre scorso quella da 5.0 ha fatto tremare anche Cosenza. La gente dorme in auto, le abitazioni sono lesionate, alcune inagibili. “La psicosi tra la gente e’ ancora molto diffusa”, scrive in un reportage dell’Ansa Ezio De Domenico. “Nel paese si continua a vivere nell’angoscia anche perche’ nessuno si illude che la scossa del 26 ottobre rappresenti il culmine dello sciame che e’ in corso. Non c’e’ tregua, dunque, a Mormanno e negli altri centri colpiti dal sisma ed ai disagi per quanto e’ accaduto si aggiunge la paura per cio’ che ancora potrebbe accadere. Il Consiglio dei Ministri oggi ha dichiarato, intanto, lo stato di emergenza. Una decisione che era attesa per fare fronte ai danni che sono stati provocati dal sisma e che consentira’ adesso una pianificazione degli interventi per rimettere in sicurezza le case dichiarate inagibili. ”E’ una decisione importante – ha commentato il sindaco, Guglielmo Armentano – per avere a disposizione i finanziamenti necessari per intervenire nel centro storico, che e’ tutto danneggiato. Ed un primo passo verso il ritorno alla normalita”’. Soddisfazione e’ stata espressa anche dal sottosegretario alla Protezione civile della Regione Calabria, Franco Torchia, secondo il quale ”l’assunzione di responsabilita’ da parte del Governo di fronte a questa drammatica situazione rappresenta un messaggio importante per i cittadini dell’area del Pollino e assume un significato particolare nel momento in cui occorre uno sforzo congiunto tra le istituzioni per uscire dall’emergenza”. Intanto a Mormanno si fa la conta dei danni, che di giorno in giorno si presentano sempre piu’ gravi. Le famiglie le cui case sono state dichiarate inagibili sono 82. Complessivamente le costruzioni che non possono essere utilizzate per i danni subiti sono 208, ma le verifiche sono ancora in corso e le scosse che si susseguono non fanno che peggiorare la situazione. Il sindaco Armentano negli ultimi due anni ha svolto un’opera soprattutto di educazione nei confronti dei cittadini per prepararli al peggio e fare loro affrontare l’emergenza senza farsi sopraffare dal panico. Un’azione che si e’ rivelata vincente nel momento in cui si e’ verificata la scossa piu’ grave per la compostezza che ha caratterizzato il comportamento degli abitanti di Mormanno. Adesso, pero’, Armentano non puo’ nulla contro la psicosi che si e’ diffusa tra la gente. ”La paura e’ cosi’ tanta – commenta il sindaco Armentano – che la gente non accetta neppure di dormire nella palestra in cui sono stati allestiti cento letti. Ci vengono soltanto per consumare i pasti caldi che vengono preparati, ma di restare al chiuso la notte non vogliono sentire parlare”. Intanto nei prossimi giorni arrivera’ a Mormanno Gianfranco Fini. La visita e’ stata preannunciata dalla segreteria del Presidente della Camera con un telefonata al sindaco Armentano.

Politica calabrese, le donne si ribellano: "Basta, emigrate voi"

La politica calabrese sotto assedio. Una serie di valigie di cartone con su scritto i nomi del presidente della Giunta regionale della Calabria Giuseppe Scopelliti e di tutti gli assessori ed una con la scritta ”e adesso partite voi”.

Cosi’ le ”Donne calabresi in rete” hanno protestato oggi davanti alla sede del Consiglio regionale, a Reggio Calabria, contro la politica calabrese e dire che ”la Calabria non ci sta”.

Oltre alle valigie, collocate sulla scalinata all’ingresso del palazzo, le donne, giunte da varie zone della Calabria, hanno anche aperto alcuni ombrelli con sopra una lettera che, messe uno accanto all’altra, hanno formato la scritta ”Andate via”.

”Siamo qui – ha detto la portavoce del movimento, Giovanna Vingelli – per dire che la Calabria non ci sta. Volevamo uscire dallo spazio virtuale che ci ha visto nascere come Donne calabresi in rete, per mettere le nostre facce e gridare forte il nostro dissenso verso questa classe dirigente e politica che rappresenta ormai solo se stessa.

Questo e’ solo il primo appuntamento di tanti altri con cui le donne calabresi e tanti uomini non vogliono dire solo no ma vogliono proporre un’altra Calabria”. Numerose le adesioni alla manifestazione da parte di movimenti, non solo femminili, e associazioni della Calabria e di altre regioni. Al termine del sit in, le donne hanno cercato di entrare nella sede del Consiglio regionale per lasciare le valigie di cartone, ma e’ stato loro impedito. Per questo motivo le hanno accatastate davanti all’ingresso.

Le carceri scoppiano mentre gli addetti alla sicurezza e gli educatori languono.

Nel sistema carcerario italiano i detenuti superano di molto la capienza effettiva, mentre gli educatori sono troppo pochi. Siamo davanti ad un depotenziamento del sistema sicurezza in tutto il paese. “L’ultima immissione in ruolo di direttori di istituto risale al 1997 e di direttori di Uepe”, ossia gli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna, “risale al 1998”, mentre, “di contro, dal 2005 al 2012, sono stati immessi in ruolo 516 commissari di polizia penitenziaria cui è stato attribuito il compito di assicurare ordine e sicurezza all’interno degli istituti, avvalendosi del corpo di polizia”. La spending review produrrà, quindi, “un effetto devastante” in questo quadro caratterizzato da scelte che “testimoniano in modo evidente un’attenzione prevalente dell’Amministrazione penitenziaria alla garanzia dell’ordine e della sicurezza”.
E’ quanto rilevano i funzionari giuridico-pedagogici delle carceri in una lettera inviata al ministro della Giustizia, Paola Severino, e al capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino. Le cifre riportate nella lettera parlano di 415 dirigenti, 1007 funzionari giuridico-pedagogici (educatori), 1062 funzionari di servizio sociale a fronte di 516 commissari e 37.127 poliziotti penitenziari. E questo indica una sproporzioni – sostengono i firmatari – rispetto alle finalità di
“rieducazione del condannato” che gli istituti carcerari dovrebbero avere. Negli ultimi anni “si è assistito ad un nuovo trend ascendente di episodi gravemente conflittuali, sempre drammatici e talvolta sanguinosi, fra i detenuti e fra detenuti e operatori. Il caso Cucchi è diventato emblematico”, si legge nella lettera.
E ancora: rispetto “alla carenza di personale di polizia, l’esperienza di altri paesi europei ci dimostra che il rapporto numerico agente/detenuto in Italia è fra i più alti e che forse il problema è piuttosto di tipo culturale ed organizzativo. Ad ulteriore riprova di ciò, si segnala che in l’Italia, di contro, il rapporto numerico personale addetto al trattamento/detenuto è fra i più bassi: ed è proprio quel personale che viene considerato da questo Governo in esubero”.

Berlusconi allunga l'agonia del Paese se pensa di decidere le primarie del Pdl. Nessuna contromossa potrà arrestare la modernizzazione dei partiti

Berlusconi suggerisce Alfano

Silvio Berlusconi esce nuovamente allo scoperto e irrompe col suo stile sulla scena politica italiana. Non ci sta ad essere rottamato, men che meno formattato dai suoi “figli” e chiacchierato dai maggiordomi nominati nei due rami del parlamento. Il Cavaliere non vuole cedere ad altri il più grande patrimonio (non parliamo di quello economico) costruito con fatica in venti lunghi anni di sacrificio politico, di impegno personale e spesso mal di pancia. Ecco perché tentenna. Un giorno dice “faccio un passo indietro”,  quello seguente smentisce. Facciamo le primarie? Avanti adagio. “Ok, facciamole, ma decido io i garanti”. Ma dove siamo?, in qualche staterello arabo? In questo Gianfranco Fini, coofondatore del Pdl “cacciato” per incompatibilità col capo, aveva e ha ragione da vendere. Berlusconi non ammette il dissenso. Si sente ancora il “padrone” indiscusso del Pdl, del suo partito, della sua grande “azienda”. E’ istinto naturale di un padrone difendere ciò che sente suo. Il cavaliere sbaglia quando non comprende, purtroppo per lui e per noi, che in politica i cicli finiscono. [quote style=”boxed”]Il Cavaliere è ossessionato dal ricambio generazionale. Ma non capisce che è finito un ciclo[/quote]Quando sente parlare di Primarie a Silvio viene l’orticaria (infatti non ne ha mai indette in ventanni). E’ come se fosse ossessionato dal ricambio generazionale, ovvero se si realizza, anche a cent’anni lui vuol essere protagonista, stare sempre sulla (o dietro) la scena. Soffre se vede che qualcuno possa rubargliela, a meno che non sia lui, il regista a decidere chi può fare “l’attore” di primo piano o la “comparsa”. E non si è reso (e rende) conto che così facendo ha distrutto tutto, tranne le sue aziende che sono salde sotto la guida dei figli. Pierferdinando Casini e lo stesso Fini, un tempo “eredi” naturali, (ma  poi diseredati), alla sua successione, conoscendolo bene, oggi  godono politicamente di questa situazione. Sia Fini che Casini capirono anzitempo, (Pier, un po’ prima) che per loro non c’era lo spazio che si aspettavano. Avevano compreso questa “mania”, la tendenza di Berlusconi a non mollare l’osso. Capirono entrambi che l’ombra del Cav. era troppo ingombrante per un partito che aveva un capo e due eredi che a loro volta dovevano contendersi un’unica poltrona: quella di capo del governo. La leadership del Pdl e del centrodestra sapevano che spettava sempre e comunque a B, anche se questo avesse deciso di cedere il passo, come è avvenuto fittiziamente e non senza ipocrisie con il giovane Alfano. Chi dei due, nel “dopo Berlusconi”, quindi in questi mesi, avrebbe potuto ambire a questi ruoli? Sarebbe stata una guerra che neppure le grandi mediazioni del compianto Pinuccio Tatarella potevano evitare. Ecco perché Berlusconi, fatti fuori Fini e Casini, è rimasto il dominus incontrastato, “il padrone”, assoluto come dice oggi Fini. Dicevamo che Casini comprese un po’ in anticipo che fosse meglio la rottura e fare l’ago della bilancia negli assetti politici-elettorali, piuttosto che essere la terza fila in eterno: e sempre e comunque dopo Fini. Oggi pur avendo il sei percento di consensi ha dimostrato di saper fare il gioco che più era congeniale ai democristiani: un piede nel palazzo, l’altro nella stanza dei bottoni. L’importante è “c’entrarci”. Per lui, del resto, nella “grande casa” dei moderati pidiellina, era molto difficile aspirare alla presidenza del Consiglio o avere un ruolo in un partito in cui si sentiva sì rappresentato, ma fortemente minoritario. Ecco perché la rinuncia all’invito di San Babila.  A quei tempi, per Berlusconi, ma anche per molti popolani del Popolo della Libertà, Fini era il punto di riferimento indiscusso. Fini era l’idea del partito, l’esempio della militanza, l’onestà emersa dalle macerie giudiziarie del ’92. L’erede di Almirante – un lascito molto discusso all’interno della destra storica – che riuscì a traghettare i postfascisti nell’alveo costituzionale, soprattutto “istituzionale” e di Governo, quindi la guida politica e, al contempo, l’erede “su misura” per Berlusconi che, va ricordato, scese in campo nel ’93 appoggiando proprio la candidatura di Fini a sindaco di Roma.

Casini nel  ’92-93 era un giovane e ininfluente dirigente della Dc; Gianfranco Fini sfidava invece Francesco Rutelli nel post tangentopoli e prese, sotto le insegne del Msi, il 47 percento dei consensi. La Mussolini a Napoli più o meno la stessa cosa. Persero, ma fu una grande vittoria morale conquistata con decenni di opposizione, di rettitudine e di esempio politico dove passione, coerenza e onestà erano le parole chiavi di una stagione in cui si lasciavano le feste tricolori per entrare nei palazzi di governo. E così fu. Erano anni di intese incontrastate. Mai uno screzio. Per quindici anni tra grandi sogni e promesse tradite.
Poi vennero i veleni e le veline. La casa di Montecarlo, la spietata campagna dei giornali di Berlusconi contro il presidente della Camera. La giornata all’Ergife e quel “Che fai, mi cacci?…”. La dichiarazione di “incompatibilità” di Fini con il Pdl pronunciata da Berlusconi (che intanto, va detto chiaro e tondo, non risparmiava ore la notte per poter ben governare di giorno).
Fino alla richiesta di dimissioni del numero uno di Montecitorio. Poi ci fu la nascita di Futuro e Libertà fino alla storica giornata dello Spread con le pressioni internazionali che hanno costretto Berlusconi alle dimissioni, sollecitato dalla piazza e dal capo dello Stato Napolitano, il quale una quindicina di giorni prima nominò Mario Monti senatore a vita per poi affidargli le redini del Paese senza passare per il voto, nonostante il vantaggio nei sondaggi del Pd di Bersani di dieci punti. Tutti i leaders dei partiti, opposizione compresa, guidati da Giorgio Napolitano, hanno rinunciato alla responsabilità. Al loro dovere per cui sono anche ben pagati. Hanno cioè “svenduto” (termine giusto sebbene sia nelle prerogative del capo dello Stato incaricare qualcuno per formare un nuovo governo) il voto popolare cedendo la responsabilità a Monti di fare quel  “lavoro sporco” chiesto da poteri indefiniti in Europa e da quei mercati semi spaziali, invisibili, virtuali, ma che dettano legge e hanno in mano il boccaglio dell’ossigeno. Un lavoro questo esecutivo che sta continuando “bene” a colpi di decreti d’urgenza e decreti legislativi (cioè il Governo è delegato dal Parlamento a legiferare). Abdicazione assoluta o rinuncia per timore di assumersi le proprie responsabilità davanti agli elettori? La politica resta ora in attesa delle prossime elezioni. Spera di passare sulle macerie lasciate dai tecnici per raccogliere lacrime e consensi e quei pochi cocci rimasti di quella Italia che Silvio B. “aveva in mente” nel ’94.[quote style=”boxed”]I tanti silenzi, gli assensi reverenziali verso Silvio hanno favorito l’agonia della politica e del centrodestra [/quote]Il nuovo annuncio di Berlusconi, che a leggerlo da diverse angolazioni pare fatto apposta per non essere compreso, lascia l’amaro in bocca a quanti speravano in un rinnovamento concreto. Un suo passo indietro e un nuovo protagonismo politico, animato da quel confronto-dialogo-critica-dissenso, chiamiamolo come vogliamo, era auspicabile. Bisogna che i pidiellini lo ammettano: a destra molte volte si è stati in colpevole silenzio in attesa delle mosse del capo e dei tanti generali e colonnelli rimasti oggi senza truppe. Questo è il punto. Reverenziali e yesman fino all’ultimo; quasi come se la cosa più importante fosse incamerare vitalizi e corpose indennità, restare al proprio posto, “tanto ci va un altro ed è la stessa cosa”, diranno. A destra come a sinistra. Ma in termini politici non ha pagato. Che poveracci! Disonesti intellettualmente perché consentono che continui questo gioco al massacro contro gli interessi nazionali. L’agonia di un paese morente e di una politica appesa alla corda di Grillo. Un quadro devastante favorito da un diffuso clima di assenso reverenziale verso il capo corrente o capo partito. Un bruttissmo messaggio. A pochi anni dalle 80 primavere pensa come stare ancora sulla scena il prossimo ventennio, mr. B? Gli italiani e gli elettori del centrodestra dovrebbero impedirlo, dovrebbero dire con forza che “non vogliano invecchiare avendo lo stesso leader come a Cuba”. Spazio, largo, fate largo! Il Pdl faccia le primarie vere senza B e senza garanti designati da B. Senza uomini e donne un tempo nominati da B. Così la politica può recuperare credibilità. Per evitare che il “non voto” siciliano si ripeta alle politiche, dove Grillo, l’antipolitica e la “non politica” detengono la maggioranza dei voti.  Siate credibili. Rinnovate e svecchiate. Soprattutto all’alba del nuovo trionfo di Obama, che a 50 anni è già al secondo mandato mentre Napolitano che ha quasi 90 anni ha dovuto fare gli auguri degli italiani.

Protezione civile, Gabrielli: Serve una strategia euromediterranea

Prefetto GabrielliServe una ”nuova strategia comune” euro-mediterranea che prosegua quanto fatto con il precedente programma regionale di prevenzione dei disastri (PPRD South).

E’ questa la richiesta del capo della Protezione civile Franco Gabrielli avanzata a Bruxelles nell’ambito della conferenza conclusiva del PPRD South, finanziato dall’Ue (5 milioni su un arco temporale di quasi 4 anni) e gestito da un consorzio di Paesi coordinati dall’Italia.

”La prevenzione, la preparazione e la risposta alle catastrofi rappresenta una delle priorità per i Paesi del Mediterraneo e dei Balcani”, ha sottolineato Gabrielli. Per questo ”la collaborazione in tempo di pace tra le autorita’ di Protezione Civile dei diversi stati gioca un ruolo cruciale nella riduzione dei rischi a livello nazionale e regionale”.

Alla luce del fatto che negli ultimi anni il Mediterraneo e’ stato colpito da diverse catastrofi sia naturali che provocate dall’uomo, e che nel futuro ci sara’ una sempre maggiore urbanizzazione delle coste, e’ quindi necessario ”migliorare i sistemi di gestione degli eventi calamitosi”, ma soprattutto ”lavorare in modo ancora piu’ sinergico ed efficace sulla prevenzione e preparazione delle popolazioni”, ha avvertito il capo della Protezione civile, sottolineando che ”c’e’ ancora molto da fare”.

Caso Rende, Pd: "Infiltrazioni mafiose mai provate. E' un depistaggio"

marco minniti“L’interpellanza presentata alla Camera e al Senato dai parlamentari calabresi del PDL su presunte e mai provate infiltrazioni mafiose nel comune di Rende, non può che essere definita un volgare tentativo di depistaggio dell’opinione pubblica. E’ chiaro a tutti che il tentativo è solo quello di far dimenticare il tracollo del ‘modello Reggio’ e il fallimento della politica amministrativa in Calabria. Com’è noto, la “Cooperativa Rende 2000”, nata nel 2000, ha ottenuto la gestione, dopo regolare gara, di alcuni servizi, pur potendo l’Amministrazione Comunale procedere all’affidamento diretto. Nel 2008 il Comune ha inteso costituire una società per garantire i servizi comunali e con sensibilità sociale ha assunto, sempre nel rispetto della legislazione vigente, a tempo parziale i lavoratori della Cooperativa in numero di circa duecento. Si tratta, quindi, di lavoratori che hanno accettato un salario dimezzato per via del tempo parziale pur di evitare un numero inferiore di occupati e, cosa importante, hanno presentato il certificato del casellario giudiziario del tutto regolare. Successivamente un lavoratore, in una conversazione telefonica con un presunto delinquente, ha chiesto voti per due amministratori, candidati al Consiglio provinciale di Cosenza. Sull’episodio è in corso un’indagine dell’Autorità Giudiziaria e chiunque abbia un minimo di senso dello Stato e di rispetto delle regole democratiche, apprezza la tempestività delle opportune verifiche da parte della magistratura e delle forze dell’ordine. E ne attende i risultati. Cosa c’entra tutto questo con la pretesa del centrodestra di pretendere l’intervento del Ministro degli Interni, al fine di ottenere la Commissione di Accesso al comune di Rende, per verificare eventuali infiltrazione mafiose? Il comune di Rende, per tradizione decennale, gode in Calabria di grande considerazione per essere stato diretto da amministratori di grande solidità riformista. La città costruita a sud di Cosenza è un modello di efficienza dei servizi, di rispetto dell’ambiente, di buona amministrazione e di rispetto delle leggi. In questo caso sì che possiamo parlare di Rende come un modello di sviluppo e di crescita, apprezzato in tutta Italia. Ben altro è il modo di amministrare del centrodestra, simboleggiato dallo scandaloso ‘modello Reggio’, fondato sulla sistematica violazione delle leggi. Tanto che per infiltrazioni mafiose è stato di recente sciolto il consiglio comunale reggino. L’ inopportuna presa di posizione dei parlamentari calabresi del centrodestra su Rende, vuole certamente nascondere il fallimento della loro esperienza di governo in alcuni importanti comuni calabresi e nella stessa Regione. Se la loro intenzione è quella di provocare un polverone per dimostrare l’omologazione di tutte le forze politiche, sbagliano bersaglio e rendono ancora più evidente il loro disagio e lo smarrimento provocato dalle note vicende reggine e dalla fallimentare gestione della Regione”. E’ quanto si legge in una nota dei deputati del Pd, Franco Laratta, Doris Lo Moro, Cesare Marini, Marco Minniti e Nicodemo Oliverio.

Il pasticcio delle province ci fa spendere il doppio che Monti crede di risparmiare

Wanda Ferro

Il riordino delle province nel Paese fa insorgere i presidenti degli enti intermedi che non ci stanno a farsi passare davanti un provvedimento unilaterale e per niente sinergico. Anche questo, del resto, faceva parte del “lavoro sporco” che Monti è stato chiamato a fare.

Dal Piemonte, alla Sicilia, dalla Puglia alla Lombardia alla Calabria, regione quest’ultima che ha redatto un documento unitario sottoscritto dal presidente dell’Upi Calabria, Wanda Ferro, e dai presidenti Mario Oliverio (Cosenza), Giuseppe Raffa (Reggio Calabria), Stanislao Zurlo (Crotone) e Giuseppe Barbuto, vicepresidente di Vibo Valentia, attraverso cui chiedono al governo di “sospendere la decretazione d’urgenza sul riordino delle Province del 31 ottobre scorso.

Il Governo con tale decreto, approvato e diffuso proprio pochi giorni prima della data fissata dalla Corte Costituzionale per l’udienza sui ricorsi avanzati dalle Regioni avverso il Decreto ‘Salva Italia’ del 2011 – e’ scritto nel testo – ha disegnato una riforma che desta perplessita’ per la scarsa chiarezza delle disposizioni sul percorso da seguire, e, soprattutto, sulla tipologia di ‘elezione’ dei nuovi consigli provinciali, che rappresentano il punto focale delle sorti di un ente di governo territoriale. L’articolo 7 disegna, innanzitutto, un percorso che in meno di dodici mesi dovrebbe portare gli enti alle nuove ‘elezioni’ che, in mancanza di una pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimita’ del sistema elettorale previsto dal Salva Italia, non sono ancora definite in maniera certa”.

”L’accorpamento della Provincia di Catanzaro con quelle di Crotone e di Vibo – prosegue il documento – pur rappresentando un caso peculiare perche’ relativo alla ricostruzione di una provincia smembrata vent’anni addietro, puo’ comunque essere portato quale esempio emblematico delle criticita’ concrete dell’attuazione di un processo rapido quanto incerto. In questo caso esistono ancora mutui, debiti fuori bilancio, contenziosi in atto per milioni di euro tra Catanzaro e le altre due Province che un accorpamento potrebbe far cadere, ma resta il problema delle perdite di bilancio che si potrebbero registrare al momento della ricomposizione di un assetto unitario.

Ne’ vanno trascurate le inevitabili ripercussioni sul personale, atteso che complessivamente sono a rischio ben cinquantaseimila posti di lavoro dei dipendenti provinciali”. Insomma un grande pasticcio all’italiana e si vedrà se anche questa iniziativa segua con successo quella intrapresa per la soppressione dei tribunali minori. Le province in alcuni casi, è vero, possono rappresentare un peso economico non indifferente, ma, se si fa la riforma c’è da considerare il processo inverso del trasferimento delle deleghe alle regioni. Processo che da quanto statuito almeno in Calabria dalla legge 34 del 2002, ancora è in corso ed è stato molto dispendioso. Per cui tornare indietro di vent’anni non si sa se conviene.

Obama vince ma non convince sull'economia. E' come se in Italia avrebbe rivinto Berlusconi

Obama fa il bis negli Stati Uniti, ma non convince. La crisi internazionale sorta nel corso della sua gestione ha spinto molti americani a rinnovargli la fiducia, (si pensi un po’) guastando la festa a quanti speravano in un ritorno a vite nettamente migliori, diciamo normali. Di condizioni favorevoli per il presidente Obama non ce n’era una. Eppure l’ha spuntata. Dalla bolla immobiliare che ha gettato gli americani della disperazione più totale, alla crisi globale che ha messo in ginocchio l’economia mondiale (basti pensare all’Europa sotto attacco dalla speculazione finanziaria americana), dai problemi sociali, alla sanità, dagli altissimi indici di povertà e disoccupazione. Altro che uragani…Dopo i problemi generati sotto la sua gestione viene promosso per un secondo mandato e pure con il botto. Solo in America possono succedere queste cose. Evidentemente, ed è una spiegazione, per incapacità dell’avversario che, dopotutto, ha mostrato molto più fair play dei politici nostrani: “Prego che abbia successo”, ha detto Romney dopo la sconfitta. Vincere le elezioni del dopo Obama negli Usa era come vincere le elezioni in Italia dopo Berlusconi: una passeggiata. Pensate che Bersani, avanti di 10 punti 10 nei sondaggi, non ne ha voluto sapere di andare alle elezione e gestire “la patata bollente” che l’Europa chiamava a gestire (il lavoro sporco che sta facendo Monti, per intenderci). Negli States avranno pesato altri fattori, altri elementi.Dunque per Barack Hussein Obama altri quattro anni per cercare di risolvere i problemi che non è riuscito ad affrontare nei primi quattro anni di mandato. Preghiamo anche noi come il suo sfidante che abbia successo, perché il nostro destino è appeso alle dinamiche politiche ed economiche statunitensi. Un elemento va comunque sottolineato in questo can can mediatico. Abbiamo visto e rivisto oggi le dichiarazioni del nostro capo dello Stato Giorgio Napolitano, classe 1925, quasi sui 90. Obama è del ’61. Napolitano sta in carica per 7 anni, Barack per 4. Non parliamo dei costi e dei dipendenti perché ci sarebbe da aprire un capitolo a parte.

Un recente incontro tra Obama (classe 1961) e Napolitano (classe 1925)
Un recente incontro tra Obama (classe 1961) e Napolitano (classe 1925)

L’elemento del vecchiume della nostra classe politica va affrontato e subito insieme a modifiche costituzionali che diano la possibilità ad un trentenne di candidarsi al Quirinale e starci al massimo quattro anni (non sette), come gli amici americani. Quattro anni magari rinnovabili una sola volta, mentre per i parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, presidenti di province al massimo due mandati, sempre di quattro anni. Con uno stipendio che gli impedisca di farsi corrompere, quindi dignitoso senza benefit e privilegi. Se poi si fa corrompere o si comporta come i tantissimi Fiorito che ci sono in circolazione, dal Lazio al Veneto, dal Piemonte alla Calabria non sia aspetti che la magistratura faccia il lavoro che spetta alla politica.

Pupo, il politicante, l'intellettuale e il camaleonte. Tre al costo di uno alla fiera dell'ipocrisia

Spartaco Pupo merita una citazione nella categoria dedicata a “Cetto” per i salti di quaglia che è riuscito a collezionare negli ultimi anni. Le scuse anticipate a “La Qualunque” per l’accostamento. Alla sua età non è riuscito ancora a comprendere da che parte stare, direbbero i suoi amici più fidati. Militante di Destra intransigente, Spartaco passò da giovane alla corte di Sandro Principe quando l’attuale capogruppo del Pd alla Regione era potente sindaco di Rende, in provincia di Cosenza. Scriviamo “in provincia…” per i lettori di Legnano, molti dei quali magari non sanno dov’è Milano, figuriamoci Rende. Da portaborse di Principe, dicono nelle contrade rendesi i suoi più acerrimi “simpatizzanti”, Pupo ebbe “numerosi benefici”. Non sappiamo quali. Ciò che conosciamo è la sua instabilità e inaffidabilità politica. Dopo Principe, dicevamo, è poi tornato di nuovo nel suo ovile naturale. Da quella collocazione diventò consigliere comunale grazie ad una lista civica. Un uomo tutto d’un pezzo, Spartaco. Corporatura tozza. Intellettuale e politicante irrequieto. Docente all’Università della Calabria. Una volta allontanatosi da Principe inondava di comunicati le redazioni dei giornali. E molti colleghi impaginavano con aperture e titoloni, evidentemente in assenza di altro materiale o col pretesto che era l’unico oppositore in Città. Un po’ vero e un po’ no. Perché Principe, a quel tempo, l’opposizione ce l’aveva nella sua maggioranza coi famosi “dissidenti”. Era guerra nei consigli comunali; una guerra che proseguiva anche nella locale Procura della Repubblica a cui Pupo denunciava con esposti fatti e misfatti dell’era Principe-Bernaudo, penultimo sindaco di Rende. Un oppositore duro e puro presente ogni giorno sulla stampa. [quote style=”boxed”]La parabola (perdente) del politicante duro e puro[/quote]Ce l’aveva coi palazzinari e con le ombre delle gru che oscuravano il paesaggio e la legalità di cui lui si sentiva alfiere. Complice il patriarca e il “despota” da oltre 50 anni al potere. Sandro Principe, reo, secondo Pupo, di aver fatto eleggere in consiglio comunale un sacco di costruttori e di fare gli interessi di Cric e Croc.
Il periodo della crisi del Pdl, con la cacciata di Fini da parte del Cav., Pupo va in trepidazione per i nuovi scenari politici che si aprono. Il presidente della Camera avvia i preliminari della nascita di Futuro e Libertà e lui non perse tempo lanciandosi tra le braccia di Angela Napoli, coordinatrice regionale del nascente soggetto politico e fedelissima dell’ex segretario di An.
Ed ecco che arriva subito un incarico politico: La Napoli lo nomina responsabile regionale alla Cultura. Caspita! Lui del resto c’è portato. E’ persino docente-ricercatore all’Unical. Avrà letto molti libri, ma c’è portato alla cultura. Perché, non è detto che chi studia, legge e divora tanti libri diventi per automatismo un intellettuale intelligente. Talvolta si diventa deficienti.
Dopo qualche settimana fece una guerra senza frontiera a Principe accusandolo sempre delle stesse cose. Seppe coinvolgere la Napoli (Commissione nazionale Antimafia) che fece qualche interrogazione parlamentare sul “caso Rende”. Dopo qualche tempo, pentito di questa scelta, ripassò di nuovo vicino al Pdl. Ma il salto più divertente che questo rampollo regala agli appassionati della sua (non) carriera politica è stata quella di passare al Partito democratico dell’odiatissimo Principe. Come alla fiera dell’ipocrisia.
Del perché di questa scelta non lo sappiamo.  Ma è sufficiente incrociare alcune dichiarazioni per farsi una idea: una datata il 23 Aprile 2012, in cui Pupo chiede di tutto sullo stato della RendeServizi, ipotizzando fra l’altro gravissimi reati; l’altra porta la data del  15 Maggio 2012, in cui si comunica l’adesione al Partito Democratico del “professor Spartaco Pupo”. Cosa sia successo in questa ventina di giorni non è dato sapere. Altra data da tenere a mente è il 6 dicembre 2011, giorno di una imponente operazione antimafia che portò in carcere 18 persone e vennero indagati l’ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo, l’ex assessore al Bilancio Pietro Ruffolo e il consigliere comunale del Pd di Piane Crati Pierpaolo De Rose. Protagonista di questa storia è anche la cooperativa Rende 2000, assorbita dalla RendeServizi in cui i magistrati accertarono l’assunzione di due presunti boss: Ettore Lanzino e Michele Di Puppo. Per i tre esponenti politici di Rende le accuse sono pesanti: voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa. Sul salto di Pupo al Pd il Corriere della Calabria titolò: «La parabola di Spartaco Pupo. Dopo anni di denunce contro Sandro Principe e la maggioranza di centrosinistra, l’ex militante missino chiede di entrare nel Pd. Permesso accordato all’unanimità». Con questa mossa, il giovane Pupo stempera i toni di una guerra quasi personale con l’ex sottosegretario. Con il suo “nemico” Principe vanno d’amore e d’accordo, lontano dalle beghe del centrodestra e, soprattutto, da Angela Napoli che, fatto legittimo ma strana coincidenza, deposita alla Camera il 31 maggio 2012 (15 giorni dopo l’adesione del Pupo al Pd)  un Atto ispettivo indirizzato al Ministro dell’Interno con cui si chiede la Commissione d’accesso per il Comune di Rende, ben sei mesi prima dei suoi colleghi del Pdl, i quali, è noto a tutti, per la coordinatrice di Fli non nutrono alcuna simpatia. L’idillio di Pupo con Principe tuttavia non dura molto. Spartaco, dopo poco, torna nel gruppo misto. Da quei banchi ha ricominciato una lunga battaglia contro il suo “mentore” politico. Mentore, già, perché nel bene e nel male, Principe nel rapporto di odio-amore, ha dato un senso alla sua vita.Che storiella, quella di Pupo. [quote style=”boxed”]Da fervido oppositore di Principe a fedele servitore, poi di nuovo nemico giurato [/quote]Da fervido oppositore a fervido alleato poi di nuovo “nemico” giurato. Finita la parabola principiana e soprattutto dopo che il ministro Cancellieri ha sciolto per contiguità mafiosa il comune di Reggio Calabria, Pupo non ce l’ha fatta a tenersi dentro la rabbia e l’orgoglio che aveva maturato contro “l’homo tirannus”, ed eccolo nuovamente tuonare i “misfatti” rendesi, seguendo a ruota una iniziativa parlamentare (molto tardiva rispetto alla Napoli) di deputati e senatori del Pdl che hanno chiesto la Commissione d’accesso per il Comune di Rende perché evidentemente hanno mal digerito lo scioglimento di Reggio Calabria, città amministrata per otto anni dal governatore calabrese Giuseppe Scopelliti, che è anche coordinatore regionale del Pdl. Un trattamento non paritario: “Perché Reggio e Corigliano (che facevano capo al Pdl) sì, e Rende (che fa capo al Pd) no?”, si chiedono i politici del Pdl. Forse, se avessero seguito l’iniziativa di Angela Napoli su Rende avrebbero sì calpestato il loro magro orgoglio ma avrebbero potuto “salvare Reggio” dalla scure della Cancellieri. Sarebbero giunti, come dire, ad una sorta di “compromesso politico” con il Viminale. Chissà! Si poteva tentare. La politica può (o poteva) tutto. Evidentemente, non valgono i parlamentari, altrimenti una soluzione equilibrata si trovava. In ogni caso, giusto per stare in tema, una sbirciatina nelle cooperative del Comune di Cosenza andrebbe data. E che diamine! Ricordate le denunce incrociate tra Nicola Adamo e Giacomo Mancini ai tempi dell’elezione di Perugini? Tra “Marmaglia”, “Famazza”, colpi bassi denunce alla procura è tutto caduto nell’oblio. Tutte legalitarie sono diventate le coop della Città dei Bruzi?

Sicilia, da Cuffaro a Crocetta. Un Paese passato dal Caf al Cav con Casini che ci entra sempre!

Casini c'entra sempre  Cuffaro CrocettaRosario Crocetta procede con coraggio sulla strada del rinnovamento e la nomina di Franco Battiato ad assessore alla Cultura va nella giusta direzione. Si tratta di un segnale di grande attenzione nei confronti della Sicilia e della sua storia ed e’ la dimostrazione che la politica sa cambiare.

Crocetta scegliendo una personalità come Battiato, il cui carisma valica i confini nazionali, cerca di aprire la sua Isola all’esterno”. Lo dice Davide Zoggia, responsabile enti locali del Pd”. “Miiiin…”, direbbero i siciliani. Insomma, questo è un paese che è passato dal Caf al Cav a fior di monetine, dall’ultimo premier Berlusconi al comico Grillo a fior di spread e nuotate nello stretto.

Ci mancavano solo i cantastorie. Non bastava Celentano, eh! Anche Battiato. Da Cuffaro a Lombardo a fior di crocette. E Zoggia il nuovo che avanza, signori. La Sicilia si conferma “laboratorio politico” europeo con l’Udc di Casini-Italia che, sottolinea il vecchio adagio: “Chi mi dà da mangiare lo chiamo papà”.

Qualsiasi sia il Forno da cui escono le michette. Così sembra essere Casini. Anzi, senza “sembra”. Del resto, in Calabria è alleato con la Destra di Scopelliti (senza essere determinante), in Sicilia con il comunista e omosessuale dichiarato Crocetta. Per Pier, dall’opposizione l’importante è “c’entrarci” nei Palazzi del Potere. Altro che moderati. Altro che valori. Altro che famiglia! Il motto di Pierferdinando Casini non è “Dividi et Impera”, ma “Unisciti (pure col diavolo) per stare al Potere”.

Vendola, il Wiki della sinistra sbarca in Calabria

Vendola, il wiki della sinistra

La Calabria è terra di “sventure” e anche di conquiste, visto che un po’ tutti passano per lo stivale a raccattare voti e consensi; servano per le primarie che per le elezioni politiche ed europee.

In questa terra di frontiera, che potrebbe davvero svilupparsi con il suo patrimonio ambientale oltre che dalle rovine archeologiche della Magna Grecia, ci sono stati persino Renzi e Bersani, poi di nuovo Renzi e nuovamente Bersani. D’Alema. Segno che la Calabria, non da oggi, non ha una sua dignità né una sua autonomia politica.

Proviamo a immaginare se un politico calabrese (tutti di bassa lega, purtroppo!) andasse in Puglia, in Toscana o nella Liguria di Grillo a chiedere voti e fare comizi. Li prenderebbero a pernacchie.

Oggi è arrivato Vendola dalla Puglia, candidato alle primarie Pd. Il conquistadores pugliese, governatore di quella Puglia balcanica dove la Sacra Corona Unita da qualche anno è in “silenzio” o ha perso la “potenza di fuoco” che aveva un tempo. C’è effettivamente da chiedersi se lo Stato ha sconfitto l’antistato o le cosche sono diventate lo Stato? Difficile appurarlo, ma l’ipotesi non fa grinze seppure si tratti sempre di una ipotesi. Vendola va in terra di ‘Ndrangheta, l’organizzazione classificata come “più potente al mondo” e si lascia andare…

“In questo clima di paura che inghiotte il futuro del nostro Paese ed in particolare del Mezzogiorno – afferma lo sfidante di Renzi e Bersani a palazzo Chigi – c’e’ un luogo che e’ la Calabria che rappresenta tutte le potenzialita’ e nello stesso tempo tutte le sventure di questa terra, un luogo meraviglioso ferito profondamente da classi dirigenti che l’hanno spolpato vivo”. Spolpato vivo! Eccolo il wiki della sinistra.

“Non si puo’ salvare l’Italia – prosegue Nichi – se non si parte dal sud, dalla Calabria e da Rosarno, luogo emblematico di questo Mezzogiorno dove si dovra’ vincere la sfida contro la criminalita’ organizzata ma anche quella dell’accoglienza verso tantissimi nostri fratelli che qui arrivano”.

Chissà perché i migrantes arrivino tutti in Calabria e non in Puglia non si sa. Provate a chiedere a Vendola qual è la Riace e la Rosarno pugliese e sentirete rispondervi che “…che la Puglia è tutta multietinica, da Foggia a Ostuni, da Lecce a Taranto” oppure che “è un cane che si movde la coda”, cioè niente. La  Puglia di D’Alema è un isola felice.

Niente criminalità, un po’ come in Sicilia niente mafia. Solo delinquentucci da strapazzo. Rubagalline. Qualche corrotto come ce ne sono dappertutto. Soprattutto niente rumeni e extracomunitari. Ecco perché gli investitori sono attratti dai mille affari in Puglia, come l’eolico, ed ecco ancora perché il turismo da quelle parti funziona. Cavolo se funziona! A quelle latitudine, concluderebbe un saggio anonimo, “o le cosche sono tutte dentro oppure hanno raggiunto la pax con la politica”, poiché, del resto, non risulta che la Sacra Corona sia tutta dentro. Ma la Puglia è un’isola felice. Punto!

“Oppure….Vendola” è lo slogan di Nichi per la corsa alle primarie. E lui, assolto per un reato odioso come l’abuso d’ufficio, vuol recuperare terreno rispetto a Renzi e Bersani per le Primarie di coalizione del centrosinistra. Vorrebbe fare il premier ma alla fine sarà solo il wiki dell’emisfero sinistro della sinistra italiana. Come dire, sbarca in Calabria con un carico di disperazione. Però lui almeno c’azzecca in quest’ambiente. E Di Pietro? Stendiamo un velo pietoso.

Riciclo rifiuti, sottosegretario Fanelli: Occasione per lo sviluppo

“Quello del riciclo dei rifiuti è uno dei pochi settori in cui in questo momento si possono scorgere occasioni di sviluppo. Negli scorsi decenni e’ stato trascurato ma ora, anche se sotto lo spauracchio delle direttive Ue, puo’ essere utile al Paese”.

Lo ha detto il sottosegretario all’Ambiente, Tullio Fanelli, nel suo intervento nel corso della presentazione del secondo rapporto sulla raccolta differenziata 2011.
Il modello attivato finora da Consorzi e Comuni ”e’ buono, merito anche di chi – ha sottolineato Fanelli – ci sta lavorando, a partire dall’Anci, tuttavia non bisogna accontentarsi e al contrario si devono traguardare obiettivi piu’ ambiziosi”.

Relativamente alla banca dati realizzata da Anci e Conai nell’ambito dell’accordo quadro della gestione dei rifiuti da imballaggio, Fanelli ha rilevato ”che lo strumento e’ molto utile, lo visioniamo al ministero anche perche’ consente di vedere in tutti i suoi aspetti la dinamicita’ del ciclo dei rifiuti italiani, compresi quei territori in cui questo ambito non presenta performance avanzate”. Il riciclo rifiuti è infatti uno dei più grandi business in tutto il paese.

 

Controinformazione per i detenuti e loro affini – Ecco le Faq

Come raggiungere gli istituti di pena?
-Guarda su Google Map e fatti indirizzare dal tablet. Se vai fuori strada non preoccuparti, c’è sempre un’App..untato disponibile che ti viene a prendere e ti ci porta…

Come faccio ad andare a trovare un amico detenuto in carcere?
-Se devi andare a trovare i tanti Fiorito o altri detenuti sbruffoni ti consigliamo di astenerti. Se vuoi andare a trovare un amico chiamalo prima e fatti dire se è libero quel giorno. Vedi che riuscirai a parlarci…

Quali sono i giorni e gli orari dei colloqui con le persone detenute?
-Da Lunedi al Lunedi acca 24. Ufficialmente una volta a settimana ma se sai come fare riesci sempre a incontrare qualcuno…

Come posso avere notizie sullo stato di salute di un familiare detenuto?
-I detenuti stanno sempre bene. Non rompergli le p….Quando si lamentano è perché si sono annoiati. L’infermeria è per loro un diversivo.

Come fare per riscuotere gli assegni familiari, altre competenze…?
-Vai in banca e presentati…Vai all’Inps e domanda quante “marchette” hai fatto per maturare la pensione

Qual è l’ufficio della esecuzione penale esterna competente ?
– Allora…la domanda è un po’ impegnativa. Vai in fondo al corridoio centrale, proprio dopo la sala giochi che ti viene sulla sinistra. Tu non andare lì. Sali al Secondo Piano e tieni la destra, dopo il secondo braccio. Percorri l’androne per qualche decina di metri e ti troverai davanti due portoncini di solito sempre socchiusi: mai guardie, ma di vecchi ladroni è pieno. Una ti porta all’esterno, l’altra se la prendi rischi di prenderla nel c…

Cosa si fa in istituto?
– Niente, non si fa un tubo…

Il progetto pedagogico?
– Consiste nella rieducazione. E posto che la rieducazione è per gente maleducata, personalmente approfitto per fare due chiacchiere con la bella pedagogista. Dolce e sensuale….

Voci da dentro?
-Troppe.  Il chiacchiericcio che è qui non lo senti manco al mercato….

Turismo, nessuna prenotazione. Con la crisi c’è da crederci

Turismo in crisi. Le aspettative degli imprenditori del settore turistico sull’andamento della domanda per la stagione invernale sono decisamente di segno negativo. Quasi il 58% del campione intervistato prevede una contrazione del numero di turisti e addirittura il 27% una diminuzione “sensibile”. Per contro, solo il 9,5% si aspetta un aumento, e sono pochissimi coloro che parlano di “notevole” aumento.

La gelata sulle prenotazioni per la stagione invernale arriva da uno studio a cura dell’Istituto nazionale imprese turistiche (Isnart) che si basa sulle interviste a circa 1800 imprenditori del settore turistico.

Le attese degli operatori sono ancora più negative in termini di fatturato: circa il 66% degli intervistati indica per il prossimo inverno una sua diminuzione e addirittura il 40% prefigura una contrazione significativa. Gli ottimisti sono appena il 6,3%.

Le previsioni del turismo per quest’anno sono peggiori di quelle, pur negative, che il panel aveva espresso per la scorsa stagione invernale. Nell’indagine condotta ad ottobre 2011, infatti, quasi il 20% del campione parlava di aumento del numero di turisti e quasi il 14% anche del fatturato. Le attese peggiori riguardano la domanda interna: il 66% del campione ritiene che il prossimo inverno sarà in diminuzione e solo il 4,6% pensa ad un suo aumento”. Insomma con di questi tempi è magra per tutti. E poi una considerazione: Quanda’anche la gente avesse la possibilità di farsi una settimana bianca, perché dovrebbe scegliere i carissimi posti nelle nostre Alpi.

 

 

Solo i settantenni possono permettersi viaggi e vacanze. Hanno pensioni e soldi da parte

Se il turismo in Europa vorrà riscattarsi, dovrà farlo ripartendo dai piu’ anziani, gli over 65enni, gli unici che, in questi anni di grave crisi economica mondiale, hanno continuato a spendere per i viaggi e, anzi, tra il 2006 e il 2011, hanno speso piu’ denaro del passato. E’ quanto si evince da una ricerca di Eurostat su ‘Industria lavoro e servizi. La popolazione e le sue condizioni sociali’, secondo la quale gli over 65enni sono gli unici ad avere tempo libero e capacita’ di acquisto e dunque il turismo deve puntare su questa fascia di popolazione, venendo innanzitutto incontro alle sue esigenze. E dunque tra il 2006 e il 2011, rivela Eurostat – con il settore turistico e non solo attraversato da una profonda crisi – il segmento degli ultra 65enni ha contribuito significativamente alla salvezza del settore: mentre infatti le altre fasce di popolazione hanno ridotto i propri viaggi, nel 2011 ha viaggiato un 10% di anziani in piu’ rispetto al 2006. Non solo: nel 2011 gli over 65 hanno fatto il 29% in piu’ di viaggi rispetto a cinque anni prima e hanno trascorso il 23% in piu’ di notti fuori casa per motivi turistici. Le loro spese, poi, sono cresciute del 33% e hanno rappresentato il 20% di tutte le spese dei viaggiatori europei (nel 2006 le spese del ‘segmento anziano’ erano pari al 15%). Guardando poi a coloro che hanno trascorso almeno 4 notti fuori casa per motivi di turismo lo scorso anno, solo la categoria degli ultra 65enni ha trascorso piu’ notti fuori nel 2011 rispetto al 2006: lo scorso anno la percentuale di questi turisti over 65enni e’ stata del 17% contro il 15% del 2006. I turisti di eta’ avanzata, inoltre, fanno in media piu’ viaggi lunghi e per un numero maggiore di giorni rispetto alle altre classi di eta’: nel 2011 hanno trascorso infatti 26,1 notti fuori casa contro il resto della popolazione che, per viaggi lunghi, ne ha trascorse 21.2. In generale, anche la durata media della loro vacanza e’ maggiore: gli ultra 65enni trascorrono fuori casa una media di 11 notti contro le 9.8 delle altre fasce di popolazione. Nel 2011 per i viaggi di lunga durata gli over 65enni hanno speso 1.344 euro a testa mentre le altre fasce d’eta’ ne hanno spesi 1.203; in particolare, mentre la spesa del segmento di eta’ compreso tra i 45 e i 64 anni e’ rimasto stabile, e’ caduta verticalmente la spesa della popolazione d’eta’ compresa tra i 25 e i 44 anni. La spesa media per viaggio, per gli over 65 e’ invece di 401 per i viaggi domestici e di 934 euro per quelli all’estero. Nel 2011 la popolazione residente in Europa ha effettuato 473 milioni di viaggi di 4 o piu’ notti; 91 milioni di questi riguardavano over 65 anni, 59 milioni effettuati negli Stati membri di appartenenza e 32 milioni all’estero. Infine lo studio di Eurostat ricorda che nel 2060 la popolazione europea con piu’ di 65 anni sara’ pari al 30% del totale, costituendo quasi un terso della popolazione dell’Ue: si trattera’ di anziani in buona salute e che con tutta probabilita’ viaggeranno piu’ delle generazioni che li hanno preceduti. Come a dire: e’ a loro bisogna puntare”. Per i giovani non vi sarà nessuna possibilità di replicare i loro nonni. Disoccupati o precari con la loro misera pensione potranno al massimo comprarsi il pane, altro che vacanze!

Caldoro: "La Campania è indebitata dieci volte più del comune di Napoli". Con questi chiari di luna…

“La Regione Campania è indebitata dieci volte più del comune di Napoli”. A sostenerlo, il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, che  in un’intervista rilasciata al Consorzio Cmg che raggruppa le emittenti locali Canale 21, Canale 9, Canale 8 e Televomero, in onda nelle edizioni pomeridiane e serali dei tg di oggi, spiega anche che ”il Fondo di rotazione era stato una richiesta delle Regioni, partito da qui, dalla Campania”. ”Questo strumento l’abbiamo quasi definito noi poi e’ stato utilizzato per i Comuni – afferma – Noi abbiamo chiesto di allargare questo strumento anche alle Regioni”. Il provvedimento e’ comunque ancora all’esame del Parlamento e, sostiene Caldoro, ”e’ corretto che i benefici li abbiano tutti”. Giusto! ‘Poi afferma che è “Felice perché i Comuni ”potranno risolvere i loro problemi”, ma ”dispiaciuto” perche’ lo stesso strumento, il Fondo di rotazione, ”non e’ stato previsto per le Regioni”.”Sono comunque felice che il Governo abbia pensato ai Comuni ai quali da’ una grande mano – sottolinea – quello che mi dispiace e’ che non abbia previsto gli stessi strumenti, dati a Comuni e Province, per le Regioni”. ”E’ chiaro che ci si aspetta sempre di piu’ ma questo realizzato e’ un enorme aiuto – aggiunge – Il provvedimento era di 100 euro ad abitante per il Fondo di rotazione e il Governo e’ al lavoro per arrivare a 200 euro a cittadino. Hanno dato a tutti i Comuni italiani una mano anche sul Patto di stabilita”’. Per le Regioni, invece, non e’ stato previsto lo stesso meccanismo. ”Avevamo chiesto al Governo anche per le Regioni strumenti a sostegno dei cittadini – prosegue – perche’ se hai la liquidita’ paghi la sanita’, i trasporti, il sociale, i debiti che hai verso i debitori. I Comuni potranno farlo e le Regioni no”.
”Sia sul debito sia sul deficit – conclude – abbiamo, al netto della inversione di tendenza avviata, una situazione dieci volte piu’ grande del Comune di Napoli perche’ abbiamo un indebitamento dieci volte piu’ grande e che e’ gia’ altissimo, poi un deficit maggiore ma chiaramente le dimensioni sono diverse”.  Con questi chiari di luna Caldoro sarà costretto a tagliare i servizi ai cittadini. Ma se taglia questi, perché non anche i costi di quella politica sguazzano un po’ tutti?

Anagrafe patrimoniale in arrivo per i consiglieri

passa alla cassa Arriva l’anagrafe patrimoniale per i Consiglieri e gli assessori Regionali. Lo prevede il decreto sui tagli ai costi della politica nelle Regioni, approvato dalle commissioni Bilancio e affari costituzionali della Camera, che da lunedi’ sara’ esaminato dall’aula.

I dati dell’anagrafe patrimoniale saranno resi pubblici sul sito internet della Regione. Il decreto stabilisce una serie di tagli e di condizioni che le Regioni devono effettuare o adempiere entro il 23 dicembre, pena il taglio dei trasferimenti dello Stato e degli stipendi di assessori e Consiglieri regionali.

Tra le condizioni da adempiere c’e’ anche quella di avere ”disciplinato le modalità di pubblicità e trasparenza dello stato patrimoniale dei titolari di cariche pubbliche elettive e di governo”, che dovra’ essere ”pubblicato annualmente, all’inizio e alla fine del mandato, sul sito istituzionale dell’ente”.

Questa dichiarazione dovra’ contenere ”i dati di reddito e di patrimonio con particolare riferimento ai redditi annualmente dichiarati; i beni immobili e mobili registrati posseduti; le partecipazioni in società quotate e non quotate; la consistenza degli investimenti in titoli obbligazionari, titoli di Stato, o in altre utilità finanziarie detenute anche tramite fondi di investimento, SICAV o intestazioni fiduciarie”. ,

Le singole Regioni dovranno anche stabilire delle ”sanzioni amministrative per la mancata o parziale ottemperanza all’obbligo di dichiarare lo Stato patrimoniale”. Sempre che Consiglieri e politici non evadano e intestino beni immobili a terzi e propri familiari. Quante volte pur di eludere il fisco i nostri politici intestano beni a terzi. Basta avere un buon commercialista e il gioco è presto fatto.

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