11 Ottobre 2024

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A Cervinia piste di droga. Denunciati

Una delle piste di Cervinia
Piste di droga sulle piste di Cervinia

Avevano trasfomato le piste da sci di Cervinia in una grande pista di droga che aveva tra i frequentatori anche minorenni. Per questo, nell’ambito di un’operazione condotta dai carabinieri di Chatillon/Saint-Vincent per contrastare il fenomeno dello spaccio sulle piste da sci di Cervinia, cinque persone sono state denunciate per spaccio di sostanze stupefacenti, tra cui un minorenne, e 72 i segnalati (5 minori) come assuntori.

I Carabinieri dell’Arma erano da tempo appostati sulle piste per le diverse segnalazioni, seguivano ogni movimento fino a studiare nei minimi dettagli l’operazione di oggi. Il bilancio dell’attività che dura da circa due mesi e mezzo è stato tracciato oggi in una conferenza stampa.

I sequestri compiuti hanno riguardato 51 spinelli, 40 gr di hashish e 50 gr di marijuana. Il fenomeno dello spaccio sulle piste da sci è diventato sempre più frequente. Posti turistici esclusivi con avventori giovani e facoltosi che possono spendere molti quattrini senza farsi problemi. Verosimilmente gli spacciatori si appostavano tra gli alberi a tre mila metri di quota e li aspettava i clienti, piuttosto che nei pressi dei rifugi, ma c’è chi racconta che lo scambio si consuma anche in corsa.

Evasione, manette al re di "YouPorn", Thylmann alias "Nathan"

Fabian Thylmann
Fabian Thylmann

Fabian Thylmann, detto Nathan, (foto) proprietario di tutti i siti erotici più cliccati, da Youporn a PornHub, è stato arrestato lunedì all’aeroporto di Bruxelles nell’ambito di una inchiesta per sospetta evasione fiscale. Già martedì agenti della polizia tributaria di Coblenza avevano perquisito gli uffici di una società di Amburgo che fa capo al colosso di Thylmann, la Manwin Germany GmbH.

Nell’ambito della stessa indagine era stata perquisita anche l’abitazione del 34enne in Belgio. Gli inquirenti di Colonia starebbero indagando l’inventore di Youporn e PornHub per sospetta evasione fiscale.

Nathan, da programmatore di software capisce ben presto che con i filmati hard gratuiti può arricchirsi e fare la bella vita. Ha messo in piedi una catena di siti web porno (Youporn, Brazzers, Pornhub, Twisty’s e MyDirtyHobby) con la stessa facilità con cui McDonalds fa spuntare locali nel globo. “La procura di Colonia aveva fatto scattare un mandato di cattura per Fabian Thylmann – scrive il Corriere della Sera – fermato adesso dagli agenti belgi all’aeroporto di Bruxelles”. Adesso il re del porno è sospettato di evasione fiscale. “Al momento, il signor Thylmann si trova in Belgio in attesa di estradizione”, ha comunicato un portavoce della procura tedesca al Die Welt.

Martedì scorso la polizia tributaria aveva già perquisito gli uffici della Manwin Germany GmbH, una società di Amburgo che fa capo al colosso di Thylmann. Nell’ambito della stessa indagine era stata perquisita anche l’abitazione belga del più grande impresario dell’hard sul pianeta. Nella holding Manwin Holding Sarl, che ha sede in Lussemburgo, rientrano oltre 35 società che operano nell’industria del porno.

Thylmann ha firmato anche un contratto di partenariato con Playboy per la gestione dei video sex-on-demand”.
Come racconta Cetto, Nathan, “voleva comunquemente dare “Chiuu Pilu per tutti” gratis, forse senza pagare i diritti di molti spezzoni di film hard, reato che se accertato si somma alla presunta evasione fiscale”.
Tutto questo mentre ieri a Roma è morto un altro re della pornografia italiana: Riccardo Schicchi, che aveva contribuito a lanciare Moana e Cicciolina.

Schulz contro Berlusconi: "E' una minaccia per l'Italia e l'Europa"

Santanche e Sallusti, Berlusconi con la Pascale
Santanché, Sallusti, Berlusconi con la fiamma in carica Francesca Pascale a S.Siro per Milan-Juve

“Berlusconi è il contrario della stabilita ed il suo ritorno può essere una minaccia per l’Italia e per l’Europa che hanno bisogno di stabilità”. L’accusa diretta è del presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, in un’intervista all’Ansa alla vigilia della consegna del Premio Nobel per la pace all’Unione europea a Oslo. In Italia, Berlusconi sorpreso in pizzeria con la sua ultima fiamma in carica Francesca Pascale, commenta:

“E’ assurdo e inaccettabile che il presidente del Parlamento europeo (quello a cui aveva dato del Kapo’ anni fa) possa esprimere giudizi così sulla politica italiana. Quest’ultimo è anche male informato, perché se in Italia c’é una persona più europeista di Silvio Berlusconi me la facciano trovare”. Non ha accennato a quella dichiarazione di qualche mese fa contro l’Euro.

Affermazioni che aveva toccato le corde di milioni di italiani, ma poi ha ceduto alle critiche e ha smentito.  Ancora non si conoscono programmi e ambizioni dell’anziano leader del Pdl (ex-post?) Forza Italia 2.0, ma è certo che con la sua ridiscesa nell’agone politico ha mandato all’aria non solo il governo Monti, ma anche le ambizioni di chi puntava alle primarie per concorrere alla premiership del Pdl.

Alfano dopo il discorso alla Camera, in cui ha detto che “per noi l’esperienza del governo Monti è finita” torna sui suoi passi. Nessuno nel partito fondato sul predellino ha avuto il coraggio di rammentare a Berlusconi che la base aveva raccolto oltre 100 mila firme solo per la candidatura di Angelino. Che le Primarie andavano fatte non per la “parvenza”, ma per la serietà che dovrebbe manifestare un grande partito, era evidente. Il Pd le ha fatte mostrando grande maturità.

Nel Pdl sembra invece avere ragione Fini quando dice che Berlusconi si sente il “padrone del Pdl”. La Meloni e Crosetto dicono ci siano rimasti male. Ancora non si conoscono le loro mosse, ma non è escluso che si rimettano in linea col capo. Bisogna capire gli ex An Gasparri, La Russa e Matteoli cosa faranno. Il silenzio che è calato nel Pdl dopo il nuovo annuncio del quasi 80enne presidente Berlusconi ha messo in estremo imbarazzo (quasi) tutta la base, eccetto le donne e quanti sperano in una ricandidatura “blindata” (si fa per dire. C’è da dimenticarsi i colleggi blindati, con queste percentuali).

Tutti gli uscenti, per farla breve, che da qualche mese hanno maturato il vitalizio. Una cosa è certa da ciò che emerge in questi giorni: La legge elettorale non la riformano più, quindi tutti di nuovo nominati col porcellum. Da Alemanno silenzio in queste ore, sebbene la sua posizione sia chiara e netta nel dibattito interno: rinnovamento.

Nemmeno una parola del sindaco di Roma che aspira a fare il bis nella Capitale, mentre molti si aspettavano si candidasse alla leadership nazionale con buone possibilità di successo, dal momento che Alemanno incarna, insieme alla Meloni, l’anima sociale che manca nel Pdl. Bis molto difficile perché a Roma il Pdl nei sondaggi è sparito senza Berlusconi, figurarsi con il ritorno del Cavaliere, che nel paese, da quello che si scorge per strada e sulla rete, è alquanto detestato, soprattutto nell’elettorato di centrodestra.

E non sarà la “Rete Attiva x Roma” a portargli fortuna. “Un errore”, da quanto sussurrano nei corridoi della sala Giulio Cesare, che potrà costargli la poltrona di sindaco e il futuro politico. Intanto, alla Regione ha avanzato la sua candidatura Francesco Storace, leader del “La Destra”, già presidente della Regione ed ex ministro alla Salute di uno dei governi Berlusconi. L’ex portavoce di Fini si è appellato al Pdl per una futura alleanza. I candidati che ambiscono alla poltrona di governatore sono tanti.

Scalpita l’Udc che con la Polverini erano alleati e non è detto che negli assetti nazionali potrebbe capitargli la presidenza della giunta alla regione. Ciocchetti potrebbe puntare a essere il candidato. Se è invece Storace, il candidato del centrodestra dovrà vedersela con Zingaretti, presidente della Provincia che si è era candidato a sindaco di Roma ed era già in campagna elettorale. Poi venne Fiorito e crollò tutto. Da buon maestro, lui cambiò destinazione: “Senza chiedere, come se il partito fosse il suo”, si lamenta più di uno nel Pd.

Muore a Roma Riccardo Schicchi, re dell'hard.

Schicchi con la grande Moana Pozzi
Schicchi con la grande Moana Pozzi

Il mondo del mondo hard piange Riccardo Schicchi, il re delle luci rosse che ha scoperto diverse promesse del mondo dello spettacolo pornografico. Schicchi è morto stasera all’ospedale “Fate Bene Fratelli” di Roma. Il fotografo, regista, e talent scout italiano attivo nel mondo della pornografia e dello spettacolo, era nato nel 1952, ed era malato di diabete.

Nato il 12 marzo 1952, Schicchi iniziò come fotografo, facendo anche reportage di guerra, ma l’incontro con Ilona Staller, alias Cicciolina, diede una svolta e si affermò col tempo nel mondo della pornografia. Attratto dal mondo della sessualità, assieme alla disinibita modella ungherese dopo alcune esperienze radiofoniche (il primo film risale al 1979) fondò “Diva Futura”, agenzia per modelle e modelli dedicata al mondo dell’erotismo.

Entrò anche in politica, nel Partito Radicale di Marco Pannella, lo stesso nelle cui fila, alle politiche del 1987, Ilona Staller fu eletta parlamentare. Poi nel 1990 fondò il “Partito dell’Amore”, un esperimento quasi parodia dei partiti politici tradizionali, ma non arrivo’ al quorum per la Camera. Risale al 1986, invece, la sua scoperta piu’ “venerata”: Moana Pozzi, diretta in numerosi film.

Sposato a lungo con Eva Henger, che nonostante la separazione gli è stata vicina fino all’ultimo, aveva due figli. A causa della sua attività, ha avuto a carico anche dei procedimenti giudiziari: nel 2006 venne condannato in primo grado a 6 anni con l’accusa di associazione per delinquere, violazione della legge sull’immigrazione e sfruttamento della prostituzione. Fu coinvolto anche nello scandalo Vallettopoli: arrestato, venne poi scarcerato. Ancora non sono certi data e luogo dei funerali, di certo parteciperanno molti amici della Roma bene e dello spettacolo che lo hanno accompagnato nel suo strepitoso quanto silenzioso successo. Addio Riccardo!  [.G]

Notizie del 9 dic. 2012

NAPOLITANO, VEDREMO MERCATI, TRA 8 GIORNI LE MIE VALUTAZIONI 

MONTI A MESSA A MILANO. ALFANO, STIMA RESTA, NOI RESPONSABILI ‘Parlero’ solo tra 8 giorni e li’ faro’ le mie valutazioni’, lo ha annunciato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai cronisti che, dopo il concerto di Natale, gli chiedevano se fosse preoccupato dalla crisi di governo. ‘Vedremo cosa faranno’ i mercati, ha aggiunto. Per Mario Monti domenica a Milano, dove e’ andato con la moglie Elsa a messa. All’indomani dell’annuncio delle dimissioni del premier, il segretario del Pdl Angelino Alfano assicura che ‘la stima per Monti rimane’ e garantisce l’approvazione della legge di stabilita’ e decreto Ilva. ‘Non c’e’ tempo da perdere, si approvi la legge di stabilita’ in fretta e poi si vada al voto’, dice dal Pd Dario Franceschini.

EGITTO: CACCIA MILITARI F16 SORVOLANO IL CAIRO A BASSA QUOTA 

OGGI NUOVI CORTEI DEI MOVIMENTI RIVOLUZIONARI CONTRO MORSI Lo spazio aereo egiziano e’ stato chiuso questa mattina per 150 minuti per manovre di addestramento dell’aeronautica. Caccia militari F16 hanno sorvolato Il Cairo a bassa quota: e’ la prima volta che avviene in pieno giorno. Ieri le forze armate hanno avvertito che non potranno tollerare che il paese venga portato verso il baratro. Il Fronte salvezza nazionale, coalizione dell’opposizione, decide oggi la sua posizione dopo la mossa del presidente Morsi che la notte scorsa ha annullato il decreto che aumentava i suoi poteri e che aveva scatenato manifestazioni e scontri. Intanto i movimenti rivoluzionari hanno indetto in giornata cinque nuovi cortei sul palazzo presidenziale.

STORACE, DISPONIBILE A CANDIDARMI A PRESIDENZA REGIONE LAZIO 

APPELLO AL CENTRODESTRA: ‘DA DOMANI SOSTENETEMI E VINCEREMO’ ‘Oggi e’ il giorno in cui mettiamo in campo la disponibilita’ per la candidatura’ alla presidenza della Regione Lazio. Lo ha annunciato il leader de La Destra Francesco Storace alla convention del suo partito a Roma. ‘Al centrodestra dico: da domani sostenetemi’, e’ l’appello di Storace. ‘Se avete uno piu’ bravo di noi, bene. Altrimenti venite con noi, salite su questo convoglio e andiamo a vincere’.

MALTEMPO: FORTE NEVICATA SULL’ETNA, 24 BOY SCOUT ISOLATI 

TRAGHETTO PERDE RIMORCHI IN MARE A LARGO PORTO PALERMO Ondata di gelo su tutta l’Italia: il 13 dicembre si annuncia come il giorno piu’ freddo. Un gruppo di 24 boy scout e’ rimasto isolato sull’Etna, dove e’ in corso una copiosa nevicata e ci sono 40-50 centimetri di coltre bianca. Una decina di Tir e semi rimorchi che erano imbarcati su un traghetto Grimaldi, sono finiti in mare a causa di mare grosso e forte vento a circa sette miglia dal porto di Palermo. Un anziano che non aveva fatto ritorno a casa ieri sera e’ stato trovato morto stamani a Reggello, nel Valdarno fiorentino. L’uomo, 85 anni, è stato trovato in una zona di campagna, non lontano da un ruscello.

NATALE: PAPA,IN SOCIETA’ CONSUMI RISCHIO FESTA SOLO ESTERIORE 

PRESEPE CHOC A CARRARA, GESU’ BAMBINO E’ UNO SCHELETRO ‘Nella società dei consumi’ il Natale rischia di ‘essere vissuto come una festa solo esteriore’. Lo denuncia il Papa all’Angelus, invitando, sull’esempio di Giovanni Battista, a ‘vivere in maniera essenziale’. Presepe choc in piazza Duomo a Carrara, con un Gesu’ bambino scheletrico e al posto di Maria, Giuseppe, il bue e l’asinello dei bidoni di metallo. L’allestimento, con foto di scene di guerra e di fame, e’ ispirato alla vicenda di Olga Komut, l’ucraina di 31 anni al settimo mese gravidanza, trovata morta di stenti nel febbraio scorso nella tenda dove abitava.

MO: NETANYAHU, IERI A GAZA VISTA VERA FACCIA NOSTRI NEMICI 

SIRIA: FORZE SPECIALI ISRAELE A CACCIA DI ARMI CHIMICHE ‘Ieri siamo di nuovo venuti in contatto con la vera faccia dei nostri nemici’. Cose’ il premier israeliano Benyamin Netanyahu commenta le parole del leader di Hamas Khaled Meshaal durante un comizio a Gaza. ‘Non hanno alcuna intenzione di raggiungere un compromesso con noi, vogliono distruggere lo Stato’, sottolinea. Forze speciali israeliane che agiscono come ricognitori in Siria hanno il compito di individuare le armi chimiche e biologiche di cui Bashar al Assad dispone e di seguirne i movimenti. Lo riferiscono fonti israeliane al Sunday Times.

MANDELA: ZUMA, L’HO VISTO, STA BENE DOPO NOTTE DI RIPOSO 

SUDAFRICA IN APPRENSIONE, PREGHIERA COLLETTIVA A SOWETO Nelson Mandela ‘sta bene dopo una notte di riposo’: lo ha affermato il portavoce di Jacob Zuma, dopo la visita in ospedale del presidente sudafricano al premio Nobel. Lo riferisce la Bbc. Mandela, 94 anni, e’ stato ricoverato ieri per dei controlli. Tutto il Paese segue con attenzione gli sviluppi. A Soweto e’ stata organizzata una preghiera collettiva.

WILLIAM, NAUSEE MATTUTINE KATE DURANO TUTTO IL GIORNO 

SUICIDIO INFERMIERA, SCOTLAND YARD SENTE POLIZIA AUSTRALIANA ‘Non dovrebbero chiamarle nausee mattutine, perche’ vanno avanti tutto il giorno e tutta la notte’. Sono le prime parole in pubblico del principe William dall’annuncio, lunedi’ scorso, della gravidanza della moglie Kate, per la quale sono stati cancellati tutti gli impegni pubblici. Scotland Yard ha contattato la polizia australiana in riferimento alla finta telefonata della regina, in seguito alla quale l’infermiera che ha risposto alla chiamata potrebbe essersi tolta la vita.

Neve, pericolo a bassa quota. Fiocchi a Messina, mentre un traghetto perde 12 Tir nel mare grosso a Palermo

MALTEMPO: TRAGHETTO PERDE RIMORCHI IN MARE SICILIA
Il traghetto Cagliari della”Grimaldi”. Foto Ansa

Gelo al nord, fiocchi bianchi anche a Messina, bufere di neve sull’Appennino abruzzese: il maltempo continua a imperversare sull’Italia anche se il freddo polare concederà una tregua nelle giornate di domani e martedì, quando però sono attesi venti forti e mareggiate al sud e venti di Fohn su alpi e prealpi lombarde. Ma già mercoledì, avvertono gli esperti, l’aria gelida proveniente dalla Scandinavia farà di nuovo scendere le temperature ampiamente sotto lo zero e giovedì si raggiungerà l’apice, con ampie gelate non solo al centro-nord. Una nuova perturbazione atlantica raggiungerà poi venerdì e nel week end il nostro paese, portando nuove nevicate anche in pianura tra Piemonte e Lombardia.
Intanto, a causa del mare mosso e del vento che soffiava a 40 nodi, 12 tir e rimorchi che erano imbarcati sul traghetto ‘Euro cargo Cagliari’ della compagnia di navigazione Grimaldi sono finiti in mare mentre la nave, proveniente da Livorno, era a due miglia a nord est di capo Zafferano, ad una ventina di chilometri dal porto di Palermo in attesa di un miglioramento delle condizioni meteo. I tir sono stati individuati dagli uomini della Capitanerie di Porto, che hanno aperto un’inchiesta per accertare eventuali violazioni alle norme di sicurezza, ad una profondità di circa 500 metri: due erano carichi di frutta, uno vuoto e gli altri 9 trasportavano pacchi. “Li abbiamo individuati – dicono dalle Capitanerie di Palermo – ma per ora le condizioni meteo non sono buone. Vedremo nei prossimi giorni se sarà possibile recuperare qualcosa”.
E dopo aver aver colpito il centro-nord tra ieri e l’altro ieri, la neve nel corso della notte e nelle prime ore della mattina ha fatto la sua comparsa sulle regioni centro meridionali. Ad Ascoli sono caduti tra i 15 e i 20 centimetri mentre Ancona è stata solo imbiancata. Freddo e neve anche in Abruzzo, con una vera e propria bufera di neve e vento su Campo Imperatore dove è caduto mezzo metro di neve e si sono raggiunti i -15, in Puglia e in Calabria, con la colonnina di mercurio che ha raggiunto i -7 in Sila. Fiocchi persino a Messina, che questa mattina si è svegliata imbiancata per la gioia dei più piccoli, e sull’Etna, dove un gruppo di 24 boy scout è rimasto isolato a Piano Vetore, sorpreso da una fitta nevicata. Immediatamente soccorsi dagli uomini del soccorso alpino e della guardia di Finanza, i ragazzini sono stati portati in salvo a Nicolosi con un mezzo cingolato. Le condizioni meteo, con mare mosso e forti raffiche di vento, hanno creato problemi anche nei collegamenti con le isole Eolie. Aliscafi e traghetti sono infatti rimasti bloccati nei porti con la situazione che si fa sempre più critica nelle isole minori dove negli ultimi dieci giorni ci sono state soltanto poche corse di linea.
E anche oggi si contano le vittime: si tratta di un anziano di 85 anni che ieri non era rientrato a casa, a Reggello, ed è stato trovato morto questa mattina in una zona di campagna non lontano da un ruscello. una donna di 78 anni, vittima di un incidente stradale causato dal ghiaccio sulla strada provinciale che collega Gavoi a Ovodda, in provincia di Nuoro, e un medico di 59 anni che si è schiantato con la sua auto sulla A3 all’altezza di Bagnara mentre sulla zona imperversava un’intensa grandinata.(ANSA).

Aeroporto di Pisa, apre il portellone con l’aereo in decollo

L'aeroporto di Pisa dall'esterno
L’aeroporto di Pisa dall’esterno

Si credeva forse un novello James Bond o Bruce Willis, alcuni attori e personaggi di Hollywood più gettonati per gli action movie. Dopo la fila regolare in uno dei gate per i voli nazionali dell’aeroporto di Pisa, un uomo di mezza età è salito a bordo e quando l’aereo stava per rullare sulla pista, ha aperto il portellone finendo sull’ala del velivolo e poi balzando violentemente sulla pista.

Altezza tre, quattro metri. Protagonista di questa incredibile storia degna di un film d’azione americano, il sig. Antonio (nome di fantasia) salito come passeggero sul volo Pisa-Trapani, in partenza oggi dall’aeroporto Galileo Galilei della città toscana. Secondo quanto ricostruito, improvvisamente l’uomo si è diretto verso il portellone, lo ha aperto ed è finito all’esterno.

Ci si immagina tutto l’imbarazzo della compagnia che con questa notizia dovrà spiegare come sia possibile aprire un portellone di una aereo in partenza. E con quanta facilità. E se fosse stato successo ad alta quota?

Il personale dell’aeroporto, che aveva notato la scena è subito accorso e ha preso in consegna l’uomo, anche per vedere se aveva riportato delle ferite nella caduta. Il passeggero in questione comunque non avrebbe riportato lesioni. L’aereo è poi ripartito regolarmente alla volta di Trapani, con circa 90 minuti di ritardo. I passeggeri a bordo  stanno lamentandosi con la compagnia per il troppo “lassismo” e chiedono il rimborso del biglietto. (blog)

Per curare i pazienti basterà lo smartphone.

Per curare i pazienti basterà lo smartphone. Quando si dice la tecnologia.
I tecnocrati Ue vorrebbero annullare la manodopera umana ricorrendo sempre più frequentemente alla tecnologia  e alla intelligenza arficiale. Funziona nel mondo produttivo a scapito di milioni di posti di lavoro umanoidi. Ma fino a quando? Può la macchina sostituire l’uomo?

Adesso anche nella salute si pensa ai robot autogestiti attraverso lo smartphone. Pensate che bellezza. A questo punto, a che serviranno i medici? Saranno abolite le facoltà di medicina? L’Europa, sempre lei, quella “virtuale” e intangibile – osannata dai tremila che vi bivaccano dentro ma odiata dai 500 milioni di europei, ha deciso di mettere il paziente ai comandi della propria salute: Bruxelles ha infatti annunciato un piano d’azione per far cadere le barriere al pieno utilizzo delle soluzioni digitali nei sistemi sanitari europei.

L’obiettivo: “migliorare le prestazioni sanitarie a beneficio dei pazienti, offrire a questi ultimi un maggiore controllo delle proprie cure mediche e ridurre i costi”. Così, mentre la telemedicina già milioni di europei la usano scaricando applicazioni per smartphone per tenere d’occhio il loro stato di salute, la Commissione ritiene che spetti ora al servizio sanitario “sfruttare appieno il potenziale offerto dalla svolta digitale per migliorare i propri servizi e realizzare risparmi di efficienza”.

L’iniziativa messa in campo oggi dalla vicepresidente della Commissione per l’agenda digitale, Neelie Kroes, e dal commissario alla salute Tonio Borg, punta a dare un ritmo più serrato all’assistenza sanitaria online. Tra le proposte del piano d’azione, c’é quella di “conferire al paziente un ruolo centrale, con iniziative di gestione personale della salute, e promuovendo la ricerca sulla medicina personalizzata”. Ma anche quella di offrire “una consulenza giuridica gratuita per l’avvio di imprese nel settore della sanità elettronica”

Terminator, il Tdl "scarcera" Bernaudo e Ruffolo. Indagati per voto di scambio

Sono tornati in libertà gli ex consiglieri provinciali di Cosenza Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo, arrestati nel novembre scorso e posti ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro Terminator 4. Il Tribunale della libertà di Catanzaro ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari, Livio Sabatini. Bernaudo e Ruffolo, accusati di corruzione e corruzione elettorale, sono coinvolti nell’inchiesta della Dda nella loro qualità di ex sindaco di Rende ed ex assessore comunale. I giudici del tribunale della libertà hanno accolto il ricorso dei difensori di Bernaudo e Ruffolo ed hanno disposto l’immediata scarcerazione. [quote style=”boxed”]L’accesso antimafia, recita la legge, può essere disposto anche a scopo “preventivo”. [/quote] L’accusa aveva sostenuto che i due esponenti politici avrebbero ricevuto l’appoggio elettorale da parte di Michele Di Puppo, ritenuto esponente delle cosche della ‘ndrangheta del Cosentino, in occasione delle elezioni provinciali del 2009. Secondo la Dda di Catanzaro, inoltre, i dipendenti della societa’ “Rende Servizi” erano utilizzati come bacino di voti in favore di Bernaudo e Ruffolo. Nei prossimi giorni il Tdl depositerà le motivazioni opposte all’accusa. All’indomani dell’arresto di Bernaudo e Ruffolo, in un grigio pomeriggio di novembre, un’incursione del Ros e dei “Cacciatori” dell’Arma mise fine alla latitanza di  Ettore Lanzino con una spettacolare operazione in un complesso residenziale di via Adige a Rende. In compagnia di Lanzino, in una mansarda fu trovato Umberto Di Puppo fratello di Michele (entrambi presunti gregari della cosca capeggiata da “Ettaruzzo”), arrestato nell’operazione Terminator del dicembre dello scorso anno dove i due esponenti politici furono ufficialmente avvisati di indagini a loro carico. Spettacolare operazione, straordinaria coincidenza. La stessa registrata a Reggio Calabria. [quote style=”boxed”]Strane coincidenze. Tra arresti eccellenti, scioglimenti e richieste tali, ecco le catture a orologeria dei latitanti, a Reggio come a Rende.[/quote] Dopo lo scioglimento del Consiglio comunale, il giorno dopo è stato catturato il presunto boss Condello. Dopo l’operazione che ha portato ai domiciliari Ruffolo e Bernaudo e una nuova notifica in carcere per Michele Di Puppo, il giorno dopo è stato catturato Lanzino. Calmate le acque, dopo due settimane circa il prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro ha nominato la Commissione d’accesso Antimafia nel comune di Rende, come aveva chiesto già a maggio 2012 la parlamentare Angela Napoli e anche per via delle “barricate” fatte dal Pdl su incipit del governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti che si era visto sciogliere il comune di Reggio Calabria per contiguità mafiose. L’accesso antimafia, recita la legge, può essere disposto anche a scopo “preventivo”. Sebbene non vi sia “l’aggravante mafiosa”, depennata dal Gip, l’esponente di governo ha assunto comunque una decisione per “accertare eventuali infiltrazioni mafiose”  nel comune attraverso la partecipata comunale che, da quanto si apprende, [quote style=”boxed”]Finora nessuna reazione del capogruppo regionale del PD, Sandro Principe, mentore politico di Ruffolo e Bernaudo e deus ex machina di tutte le elezioni comunali di Rende[/quote] avrebbe potuto avere “un ruolo significativo” per le amministrative 2011 – alla stregua delle provinciali del 2009 – nell’elezione di importanti esponenti politici rendesi. Politici di calibro poi effettivamente eletti. La competizione è stata stravinta dal centrosinistra che guida oggi, con Vittorio Cavalcanti, l’amministrazione comunale di Rende. Finora nessuna reazione del capogruppo regionale del PD, Sandro Principe – estraneo a tutte le notizie di reato ipotizzate e contestate – a tutti gli effetti il mentore politico di Ruffolo e Bernaudo nonche’ deus ex machina di tutte le elezioni comunali di Rende da molte legislature a questa parte (prima le determinava con forte “im(b)egno” il padre Cecchino). Principe alle scorse elezioni comunali di Rende è risultato il primo degli eletti a suon di preferenze anche col contributo determinante di Pietro Ruffolo (suo fedelissimo) e dello stesso Bernaudo, che “l’avrebbe sostenuto” nonostante Principe non avesse più voluto sentir parlare di lui. Virgolette su “l’avrebbe “sostenuto” perché sull’appoggio di Bernaudo a Principe c’è più di qualche dubbio, dopo le sue vicissitudini amministrative (i dissidenti, gli screzi col supremo e le rogne amministrative…) soprattutto dopo la sua non ricandidatura. Appena Principe ha notato che Bernaudo cominciava a tirare la testa fuori dal sacco, lo ha escluso, esautorato, mandato a casa. E così scelse Cavalcanti per la guida del comune mentre lui, Sandro, decise questa volta di fare il consigliere comunale per controllare da vicino l’amministrazione della sua città ed evitare gli “errori”del passato. Una guerra di “successioni” senza esclusioni di colpi dove chi “succede” passa chinando il capo e chi comanda resta gonfiando il petto. Sempre e da oltre 60 anni, tra pupari e pupazzi. L’imbarazzo quando indossava la striscia tricolore Bernaudo lo palesava. E Cavalcanti?, l’avvocato si sente davvero libero. Prima di prendere una decisione rispetta il principio dell’autonomia che gli assegna la legge, oppure alza la cornetta per informare prima qualcuno? La dignità è una cosa importante anche in politica. Tornando a Principe, molta è stata l’amarezza per queste scelte operate tra i fedelissimi del “Rais”, come lo definiscono i suoi detrattori. Se così fosse ci sarebbe da ricorrere ai sillogismi per scoprire tante cose…E l’equazione non è difficile. La ipotizziamo in sintesi anche sulla scorta delle voci che circolano in ambienti politici dell’area urbana, ribadendo che Principe non è stato mai indagato. Se, secondo l’accusa della Dda, Bernaudo e Ruffolo utilizzarono nel 2009 la “Rende Servizi” come bacino di voti  (ogni dipendente conterebbe in media quattro cinque voti), nonché la presunta “corruzione elettorale”  col presunto clan Lanzino-Ruà (alcuni dei quali lavoravano per la partecipata), nel 2011 Ruffolo avrebbe potuto teoricamente utilizzare la “Rende Servizi” e il presunto clan Lanzino-Ruà (gregari presunti, Di Puppo) per favorire il”botto elettorale”  di Sandro Principe? Questa è la domanda a cui non c’è finora risposta. Un interrogativo su cui dovrebbero concentrarsi i commissari nominati dal prefetto Cannizzaro. Cioè la “Rende Servizi”, è stata  utilizzata per fare eleggere Sandro Principe nel 2011 al comune di Rende alla stregua di Ruffolo e Bernaudo nel 2009? Se la risposta è affermativa e accertata dalla Commissione, [quote style=”boxed”] La “Rende Servizi”, è stata utilizzata per fare eleggere Sandro Principe nel 2011 al comune di Rende alla stregua di Ruffolo e Bernaudo nel 2009?[/quote] ci troveremmo di fronte ad un caso più o meno simile a quella di Reggio Calabria, perché la Rende Servizi continua a erogare servizi al comune e perché nel consiglio comunale in carica siede Sandro Principe. Fermo restando che la Commissione dovrebbe accertare eventuali commistioni anche alla Provincia [quote style=”boxed”]Principe ha il nipote Cesare Loizzo tra gli assessori della giunta Cavalcanti. Evidentemente l’ha nominato per le sue grosse capacità politiche[/quote] di Cosenza guidata da Mario Oliverio, dove i due esponenti politici sarebbero stati eletti coi voti “contaminati” e per la cui vicenda sono finiti in manette. Oggi il Capogruppo del PD alla Regione è anche Capogruppo del medesimo partito nel comune di Rende. Il Sindaco Cavalcanti, – scelto non da primarie ma da Principe al posto di Bernaudo – ha nominato assessore in giunta il nipote di Sandro. Si chiama Cesare Loizzo, “giovane promettent
e”, dicono nelle frazioni di Rende. Pare che l’attuale sindaco lo abbia nominato in autonomia non perché sia nipote del supremo capo politico ma per via della sua lunga esperienza e delle sue note e acclarate qualità politiche.

Traversa (Pdl): "Emendamento per riequilibrio finanziario dei comuni sciolti per mafia è una pezza per rimediare a errori governo"

Michele TraversaCon lo scioglimento del comune di Reggio Calabria, e ancora prima quello di Corigliano, per stare in Calabria, il governo si sarebbe accorto di errori di valutazione. Per questo “è” corso ai ripari accogliendo un emendento del Pd.

A presentarlo è stato l’ex superprefetto di Reggio Calabria e oggi parlamentare del partito di Bersani, Luigi De Sena. Appena approvato ecco la dura reazione del parlamentare del Pdl Michele Traversa che critica il governo Monti di aver messo una “pezza” sugli errori commessi in passato e anche De Sena che dal canto dell’ex sindaco di Catanzaro “non è il salvatore della Patria”.

“L’emendamento De Sena – spiega  Michele Traversa – che consente ai comuni commissariati o sciolti per infiltrazione mafiosa di accedere al fondo di rotazione per il riequilibrio finanziario, istituito dalla legge sugli enti locali approvata in via definitiva oggi alla Camera, rappresenta semplicemente una pezza che il Governo utilizza per cercare di rimediare agli enormi danni gia’ procurati.

Il Ministero dell’Interno – aggiunge – probabilmente si e’ reso conto che il provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria, maturato sulla base di una relazione piena di errori ed imprecisioni, avrebbe condannato la citta’ al dissesto. Eppure, il Ministro Cancellieri aveva piu’ volte ribadito che Reggio Calabria sarebbe stata supportata, al fine di evitarne il collasso.

Il Governo, pero’, nonostante sollecitato, non ha dato seguito alle parole e in prima lettura alla Camera non ha tenuto conto della situazione di Reggio”. ”Solo in un secondo momento – conclude Traversa – ha deciso di accogliere l’emendamento del Senatore del Pd, che ci soddisfa solo parzialmente e, proprio per questo motivo, attendiamo un segnale realmente concreto dal Governo Nazionale per Reggio Calabria. Ecco perche’ dipingere il Senatore De Sena come salvatore della patria ci sembra alquanto eccessivo”.

Amministratori sotto tiro, uno ogni 34 ore. A guidare la classifica Calabria, Sicilia e Sardegna

Una minaccia ogni trentaquattro ore: ogni 34 ore un incendio, una lettera minatoria, una scritta sul muro, un proiettile inviato a casa, email e messaggi da brivido su facebook. Nel 2011 in Italia sono stati 270 gli atti di intimidazione ai danni di amministratori locali e personale della pubblica amministrazione, il 27% in piu’ dell’anno precedente. Amministratori spesso giovani, che si sono visti recapitare a casa animali morti, che hanno visto bruciare la loro auto o la casa di un parente. O hanno subito attentati, anche mortali se non si sono visti addirittura trafugare la salma di un parente dal cimitero. E’ quanto emerso dal II Rapporto Nazionale di Avviso Pubblico ‘Amministratori sotto tiro: intimidazioni mafiose e buona politica’ presentato questa mattina nella sede della Provincia di Roma. All’iniziativa, cui ha partecipato il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, sono intervenuti il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli, l’ex presidente della commissione parlamentare Antimafia Francesco Forgione, il direttore del centro siciliano di documentazione ‘Giuseppe Impastato’ Franco La Torre, figlio del padre Pio ucciso dalla Mafia, e alcuni amministratori locali che hanno subito sulla loro pelle la minaccia della malavita. Delle 270 minacce, 233 sono state ‘dirette’ (contro la persona), 37 indirette (contro scuole, uffici, auto pubbliche). Dal punto di vista della distribuzione geografica, al primo posto c’e’ la Calabria (31%), seguita dalla Sicilia (25%) e dalla Sardegna (13%). Novita’ di quest’anno la Lombardia (9 casi, in particolare a Lecco), oltre a casi in Toscana, Liguria, Emilia, Marche e Trentino. Il Lazio conta 7 casi (3%), in particolare nella provincia di Roma. Riguardo al 2012, infine, e’ emerso che l’anno in corso e’ quello che ha toccato il recordo negativo dei Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa, ben 25.

Cisterna contro Pignatone: "La mia carriera è finita. Lui accusato da Falcone, è stato promosso".

Il magistrato Alberto Cisterna
Il magistrato Alberto Cisterna

Veleni e potere, mafia e stato. Colletti bianchi dentro gli apparati delle istituzioni. Incrostazioni ataviche e gravi sospetti. I palazzi della giustizia non si smentiscono ed ecco arrivare l’ennesima bordata contro uno dei poteri dello Stato che viaggia sì in autonomia, ma sospinto da fattori che ne condizionano fin troppo la credibilità e l’azione da terzo potere dello Stato.

“La magistratura è attraversata da lotte intestine molto gravi che ne stanno erodendo, secondo me, in maniera sostanziale l’affidabilità e la tenuta”. A dirlo non è uno qualunque. E’  l’ex procuratore aggiunto della Dna (Direzione nazionale Antimafia), Alberto Cisterna intervistato da Servizio Pubblico. Uno che contava, mica l’usciere del tribunale. Il vice di Piero Grasso, per intenderci.

Di Cisterna, raccontano i marciapiedi che sia uno molto serio. Non era facile a “vendersi”, nè che non fosse ineccepibile sul lavoro. Dicono sia stato incastrato da un picciotto-picciotto. Detto appunto il “nano”. Al secolo Nino Lo Giudice, le cui accuse per corruzione sono state archiviate ieri l’altro dal Gip. Un duro atto d’accusa quello di Cisterna, che fa emergere in tutta la sua forza scontri carsici e un clima torbido che sta interessando in questi giorni la procura di Palermo nonché il Quirinale sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia. Ma in generale tutta la magistratura, e Reggio Calabria, a quanto pare non è estranea.

Alberto Cisterna a Servizio Pubblico
Alberto Cisterna a Servizio Pubblico

Al microfono di Sandro Ruotolo il magistrato lancia strali contro l’ex procuratore di Reggio Calabria e attuale procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone che, dice Cisterna, “accusato da Giovanni Falcone nel suo diario e indagato per corruzione dalla procura di Caltanissetta da un pentito come Siino, ha fatto una carriera brillante. Da Reggio è stato promosso a Roma. Io invece prendo atto di aver finito la carriera” afferma il magistrato il quale non risparmia critiche nemmeno all’ex capo della Mobile di Reggio Calabria – ora di Roma – Renato Cortese (il poliziotto che arrestò Bernardo Provenzano, ndr), responsabile di aver inviato in copia atti del suo procedimento coperto da segreto, al Quirinale.

Destinatario del plico, Loris D’Ambrosio, consigliere giuridico del capo dello Stato che intratteneva i rapporti con l’ex vicepresidente del Csm Nicola Mancino sulla presunta Trattativa Stato-Mafia. D’Ambrosio è morto recentemente per un infarto.

Proprio oggi, la giornata della puntata (6 dicembre) la Cassazione ha bocciato il ricorso di Cisterna contro l’ordinanza della sezione disciplinare del Csm che, lo scorso 17 maggio, aveva disposto il trasferimento del magistrato presso il Tribunale di Tivoli con funzioni di giudice. “Per forti indizi di colpevolezza”.

Sull’archiviazione di qualche giorno fa per corruzioni in atti giudiziari, Cisterna nell’intervista [integrale e testuale] spiega e prosegue: “La vicenda è stata archiviata da pochissime ore.  E’ una vicenda che non sarebbe dovuta sorgere perché mancava la notizia di reato”. E che c’entra il Quirinale con le sue vicende?, domanda il giornalista.

“Mah, il Quirinale c’entra…. Io lo vorrei chiedere a chi lo ha messo in mezzo, il Quirinale! Vorrei chiedere, in particolare alla Procura e alla squadra mobile di Reggio Calabria, se sono stati incaricati di consegnare informative di reato coperte da segreto al dottor Loris D’Ambrosio al Quirinale, il consigliere giuridico del presidente della Repubblica”. D’Ambrosio era colui “che teneva i contatti – ricorda il giornalista – con l’ex presidente del Senato ed ex vicepresidente del Csm Nicola Mancino per quanto riguarda la trattativa Stato-Mafia…”

Giuseppe Pignatone
Giuseppe Pignatone – Procuratore della Repubblica di Roma

E [anche] i contatti – aggiunge Cisterna – con la procura nazionale Antimafia e la procura nazionale della Cassazione. Quello che so di mio è che ho trovato in atti la lettera di trasmissione da parte del capo della squadra mobile di Reggio Calabria, attuale capo della mobile di Roma, dr. [Renato] Cortese, una lettera di trasmissione di un plico riservato a varie autorità, legittimamente investite, della questione, ma mandato in copia anche al Quirinale”.

Però, obietta Ruotolo, “il capo dello Stato è anche il presidente del Csm”. Spiega Cisterna: “Non dico ci sia stata una invasione di campo, ma si è creato un circuito informativo improprio a mio avviso, perché la presidenza della Repubblica se ha bisogno di accedere agli atti lo fa attraverso i documenti ricevuti dal Csm. Non c’era alcuna ragione di trasmettere personalmente”.

“Guardi – prosegue il magistrato – io la questione la faccio con chi li ha mandati gli atti, non con chi li ha ricevuti, che ne avrà fatto l’uso che ha ritenuto proprio. Quello che contesto e che trovo straordinariamente anomalo e che [quote style=”boxed”]”Le informative nei miei confronti contengono dati falsi”[/quote] si mandino atti e si instaurino contatti fuori da un circuito istituzionale e si divulghino informative unilaterali, perché queste informative contengono dati falsi”. Il Csm ha deciso, chiede l’inviato di Santoro, “pur non in presenza delle conclusioni del procedimento penale”.

Renato Cortese
Renato Cortese, capo della squadra mobile a Roma

“Il Csm, risponde Cisterna, ha subito detto che ‘della corruzione non c’era traccia, tuttavia – è la contestazione del Csm raccontata dal magistrato – Cisterna ha intrattenuto rapporti con un soggetto (Luciano Lo Giudice, fratello di Nino, l’accusatore) che quando ha conosciuto e nei primi contatti era assolutamente incensurato, ma che sei anni dopo, si scopre poter essere un soggetto appartenente alla criminalità organizzata”.

Perché quello che le è successo [s’incrocia] alla trattativa che si è svolta con la procura nazionale antimafia per la resa di Bernardo Provenzano?, domanda Ruotolo:

“Perché io non avevo nessun interesse né necessità di conoscere questo soggetto, ripeto incensurato, se non per il fatto che si era detto disponibile a fornire informazioni per la cattura di un grossissimo latitante, il più importante, Pasquale Condello; io individuai nell’ex capo della sezione Ros di Reggio Calabria, passato al Sismi come responsabile della sezione criminalità organizzata, un uomo utile di riferimento.

In quel momento il mio ufficio aveva in corso altri contatti con il Sismi e vi era anche un soggetto presentatosi in Procura nazionale come emissario di Bernardo Provenzano che ne voleva trattare la costituzione presso l’ufficio di procura nazionale. Se si fosse parlato di Lo Giudice per la cattura di Pasquale Condello, io avrei dovuto, a tutela del mio onore, parlare anche di ciò che stava succedendo in quel frangente per altre questioni, perché non c’era soltanto Condello ma Provenzano, vicende legate a partite di esplosivo che erano state trattate dal Sismi e fatte rinvenire in Calabria, traffici di sostanze stupefacenti nel porto di Livorno”.

Insomma, “c’erano più questioni”. “Ma cos’è una guerra all’interno della magistratura?”, chiede l’inviato: “La magistratura – ammette sconfortato Cisterna – è attraversata da lotte intestine molto gravi che ne stanno erodendo, secondo me, in maniera sostanziale l’affidabilità e la tenuta”.“La sua carriera è finita?”, domanda Servizio Pubblico.

Alberto Cisterna in un convegno antimafia a Cosenza
Alberto Cisterna in un convegno antimafia a Cosenza

Cisterna: “La mia carriera è finita. Io ne ho preso atto. Certo, certo, se guardo per esempio ad altre carriere e ad altre vicende, in particolare quella del dottor Pignatone [ex procuratore di Reggio ora procuratore a Roma, ndr], che accusato nel suo diario da Giovanni Falcone di essere in qualche modo un soggetto che per conto di Giammanco ne osservava le iniziative.

Se penso sempre al dottor Pignatone indagato per corruzione dalla procura di Caltanissetta: non certo accusato da Nino detto “il Nano”, come nel mio caso, ma accusato da collabotarori di Giustizia come Siino [Angelo] e ne è venuto fuori brillantemente perché si crede, giustamente, innocente, come lo sono io. Pignatone è stato procuratore a Reggio poi è andato Roma e una piccola speranzella, nel fondo del cuore, la conservo”.

Molto preparato, Cisterna a Cosenza nel febbraio 2012 diceva questo in un incontro sulla psicologia della mafia. “Il contrasto alla mafia può avere successo a patto di valutare un punto essenziale: la politica in questa regione non può limitare la propria azione a sponsorizzare convegni a supporto dell’azione della magistratura e delle forze di polizia”.

“Dovrebbe essere esattamente il contrario, e cioè l’azione repressiva dello Stato dovrebbe operare a supporto delle azioni di legalità che la politica svolge ogni giorno”. La percezione, per Cisterna, è che la politica “abbia avuto l’interesse” a delegare la “pulizia sociale” della Calabria soltanto allo Stato in attesa che gli venga consegnata decontaminata dai poteri criminali”.

“E’ semmai l’opposto”, spiega il sostituto della Dna, che infine giudica la Stazione unica appaltante della Regione, una norma “seria” e un “modello” di riferimento. “In Calabria – concludeva – serve ora una norma anticorruzione con cui realizzare un’anagrafe patrimoniale” che renda trasparente i redditi della classe politica e burocratica. Poiché la “commistione tra politica e malaffare ha prodotto danni incalcolabili all’economia della regione”. Veleni e potere, politica, giustizia e legalità.

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Bombe a Reggio Calabria nel 2010, il procuratore Di Landro contro il pentito Nino Lo Giudice (il Nano): “Dice solo menzogne”

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Dissesto idrogeologico, Calabria Molise e Basilicata primi

I comuni a rischio per il dissesto idrogeologico sono 6.633 in Italia. Le regioni che superano il 90% di pericolosita’ nel proprio territorio sono 13. Il che significa che, in media, l’82% del nostro Paese vive su un suolo fragile.

Questi alcuni dei dati contenuti in un rapporto realizzato da Legambiente insieme con la Protezione civile, che disegna una mappa della pericolosita’ potenziale del territorio italiano. Cinque le regioni praticamente al 100 per cento a rischio, Calabria, Molise,Basilicata,Umbria e Val D’Aosta, oltre alla provincia di Trento.

Tra le regioni meno a rischio, ma sempre oltre il 50% del territorio, Lombardia, Veneto e la provincia di Bolzano.

Di seguito, il rischio idrogeologico in Italia suddiviso per regione, numero di comuni esposti al rischio e percentuale sul totale: – Calabria 409 100%; – provincia autonoma Trento 222 100%; – Molise 136 100%; – Basilicata 131 100%; – Umbria 92 100%; – Valle d’Aosta 74 100%; – Marche 239 99%; – Liguria 232 99%; – Lazio 372 98%; – Toscana 280 98%; – Abruzzo 294 96%; – Emilia Romagna 313 95%; – Campania 504 92%; – Friuli Venezia Giulia 201 92%; – Piemonte 1.049 87%; – Sardegna 306 81%; – Puglia 200 78%; – Sicilia 277 71%; – Lombardia 929 60%; – provincia aut. di Bolzano 46 59%; – Veneto 327 56%

Rimborsi ai gruppi, Gdf in Calabria. Indagini dal 2010, ma non si esclude la gestione Loiero Bova.

A chi pensava che la questione della distrazione dei fondi dei gruppi regionali fosse solo laziale dovrà ricredersi. Anche in Calabria, come del resto in tutte le regioni d’Italia, vi sono tanti Fiorito e Maruccio.

La Guardia di finanza ha fatto un “blitz” oggi nel Consiglio regionale della Calabria, dopo che ieri è stata in Liguria. I militari, su disposizione del procuratore facente funzioni di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza e del sostituto Matteo Centini, stanno acquisendo documenti relativi alla gestione dei bilanci di tutti i gruppi consiliari.

L’iniziativa si collega ad un’indagine sull’organizzazione e i finanziamenti alla campagna di un consigliere in carica alla Provincia di Reggio Calabria, che sarebbe stato eletto nella lista “Raffa presidente”, collegata a quella del Pdl. Le perquisizioni si stanno concentrando anche nel palazzo della Provincia. Il periodo preso in esame è dal 2010 in poi.

Ma nessuno si sente di escludere che gli inquirenti possano andare indietro ai cinque anni della gestione Loiero-Bova (e oltre, alla gestione Chiaravalloti), dove pullulavano i cosiddetti monogruppi. Cioè ogni consigliere poteva fare un suo gruppo con conseguente disponibilità finanziaria, autisti, auto blu, viaggi vacanza all’estero camuffate da missioni istituzionali e spese che ritenere “folli” è un eufemismo.

Rendicontazione, ovviamente, discrezionali. Annualmente si presentava un foglietto scritto a mano: “Spese varie” o “Spese eventuali varie”. Tutto a carico dei contribuenti che non avevavo modo né titolo per “entrare nel merito”. Spese pazze, carte di credito cedute alle mogli e agli amici, viaggi, ristoranti, alberghi, auto con pezze giustificative fallaci o inesistenti a fronte di onerosi rimborsi. Ostriche e champagne?

Si ipotizza molto ma molto di più. Maruccio è d’oro rispetto a quello fatto coi monogruppi. Lo stesso Loiero è oggi a capo del monogruppo Autonomia e diritti, con una cassa di oltre 300 mila euro tutti per lui, oltre all’indennità di carica. Gli inquirenti seppure in modo conoscitivo stanno cercando adesso di ricostruire le partite di giro di denaro pubblico elargito ai gruppi di provincia e regione per un arco di tempo breve.

Ancora non si hanno notizie certe sul consigliere provinciale ma si starebbe cercando di capire qualcosa in più su un vecchio stratagemma che usano i politici eletti alla provincia e alla regione per gonfiare i rimborsi: quello di trasferire il domicilio nel paese più lontano dalla sede del palazzo per intascare i soldi che in verità non spende. Alla provincia di Cosenza vi sono stati in passato (e forse ancora oggi) consiglieri che avevano la residenza a Praia a Mare piuttosto che a Roseto Capo Spulico, 120 chilometri di distanza dal capoluogo.
Intanto il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico, non ha commentato l’incursione delle Fiamme Gialle. Si è limitato a ricordare, come da programma, la strage degli otto ciclisti uccisi a Lamezia da un pirata della strada.

Legge elettorale. Partiti, come ladri di Pisa: di giorno liti, di notte intese.

La legge elettorale? un nulla di fatto. Probabilmente non se ne farà nulla. Diciamoci la verità: A tutti i partiti sta bene questa legge. Calderoli che l’ha partorita, l’aveva definita una “porcata”, per via del fatto che toglieva agli elettori il diritto di esercitare la garanzia costituzionale di scegliere i rappresentanti in parlamento. Ma a tutto l’establishment politico, ai segretari di partito, insomma, ai capoccioni che si chiamino Bersani, Casini, Berlusconi, Di Pietro, Grillo eccetera, questa legge era e sarà buona.

Non crediamo alle favole che raccontano nei Tg. Sono d’accordo a tenersela, la “porcata”, studiata ad arte da Berlusconi e approvata con il consenso velato del centrosinistra. Una norma fatta formalmente presentare al leghista Calderoli in cambio del Federsalismo a Bossi. Questo era l’accordo. Fingono di scannarsi, ma poi tutti d’accordo. Come i ladri di Pisa.

Altrimenti, logica conclusione, l’avrebbero già cambiata, no? Se ne fregano delle sollecitazioni che arrivano dalla società civile, dalle associazioni, dagli elettori che invocano una nuova legge che introduca le preferenze perché stufi di questo teatrino ignobile, stufi di vedere parlamentari schiavi di antichi e novelli capetti che mortificano l’autonomia di un rappresentante del popolo sovrano. Ma anche loro, però, peggio, molto peggio, dei loro capetti.

Approvano tutto in cambio di una ricandidatura. Sono omertosi come i migliori vicini dei mafiosi pur di trarre vantaggi: possa essere una spesa al market per il vicino del mafioso piuttosto della promessa di un vitalizio per un parlamentare. In linea di principio è la stessa cosa. “Chi me lo fa fare. Se non lo faccio io lo farà gente come Scilipoti”, pensano guardandosi la mano. Gente della peggiore specie, che ha fiuto per l’assenso (cioè chinarsi) ma non ha consenso. I loro padroni non vogliono cambiarla la legge perché attraverso il “porcellum” costoro continueranno ad esercitare potere su questi mediocri.

Uomini e donne che ad ogni chiamata abbassano la testa come caproni (come i picciotti alla chiamata del boss) ed eseguono senza fiatare, ovvero fanno presenza in parlamento senza muovere un dito salvo quando votare si o no secondo le indicazioni del capogruppo. E’ una legge elettorale per avere in parlamento solo servi, “yesman” e qualche squaldrinella. La pretendono per non avere gente intorno che fa il suo onesto lavoro, per star lontano da chi fa troppe domande, da chi dissente e pensa con la propria testa e non attraverso quella di B&B, di C&G. A questo punto è compito dei super tecnici tentare un “colpo di spugna”. Facessero presto un decreto legislativo con le indicazioni più fedeli alle istanze dei cittadini (non ai padroncini dei partiti) e poi vedremo alla conta chi ci sta, o vota contro. Ma non c’è da fidarsi neanche del governo dei professoroni…

Renzi perde ma prende il 40% del centrosinistra. A Bersani, se vince nel 2013, toccherà proseguire il lavoro sporco dei suoi capi oggi al governo

Ha vinto Bersani le primarie del centrosinistra. Pigi l’emiliano, il “codardo” che durante la crisi dello spread che buttò giù Berlusconi, non ebbe il coraggio di prendere in mano la situazione, pur avendo dieci punti avanti nei sondaggi. Ha vinto l’ex ministro che ha dato le lenzuolate agli italiani e coi poteri del decreto Visco Bersani, anche le legnate di Equitalia ai piccoli imprenditori e alla povera gente.

La verità è che il vincitore di queste primarie ambisce ad avere non tanto un ruolo da premier in Italia, ma in Europa. La partita è lì e si gioca a Bruxelles. Supportato da Romano Prodi (alias Mortadella) e da tutti quei poteri che nel continente tifano per la conservazione della speculazione finanziaria, delle grandi holding, dei grandi criminali e faccendieri in giacca e cravatta che si alimentano in quel “mercato” asfittico che determina i destini di milioni di uomini; di quel “popolo” evocato da Bersani, dopo la vittoria delle primarie, che vorrebbe vedere “tranquillo e sereno”, “forte e deciso”, e se così fosse, forte e deciso, sarebbero guai! Lo raccontasse a chi, per colpa sua, è costretto a pagare: l’Imu sulla prima e seconda casa, le tasse al 53 percento, le stangate della (sua) creatura tremontiana.

Lo raccontasse alle migliaia di giovani coppie e famiglie che non sono più in grado di pagare il mutuo. Una giornata di grande partecipazione. Evviva. Il grande vincitore morale è però Matteo (Davide) Renzi. Nei numeri ha vinto Bersani (Golia) trasportato dalle truppe cammellate, ma ha perso il paese perché l’uomo sbucato dalle urne delle primarie del centrosinitra, non è affatto adeguato a guidare il Paese, ha avuto in passato un po’ di esperienza, ma disastrosa. Il grande “puparo” , (il Lider Maximo) è a conoscenza dei grandi limiti dell’uomo delle metafore e si era affannato a dire il contrario: che Renzi non era adatto. Cosa forse vera. (Dopo le delusioni dei governi degli ultimi 40 anni e degli uomini alla Fiorito o alla Penati diffidare è un obbligo morale). Ma da quale pulpito, pero, veniva la predica! Veniva da lui, da D’Alema, il predecessore  o successore di Berlusconi, comunque la giri.

Bersani&CO, complice il compagno presidente della Repubblica Napolitano, quando decisero di far fare il “lavoro sporco” a Monti erano consapevoli (insieme a quelli del centrodestra) che in questo modo era più facile racimolare lacrime e consensi sulle macerie del governo tecnico. Quante prebende vedremo alle Bindi, ai D’Alema, ai Latorre agli altissimi come Minniti?

Quale sarà la ricompensa per tutti quei deputaticchi senza dignità che hanno mosso le truppe al voto per Bersani? Ce li ritroveremo tutti nel governicchio balcanico della “macedonia”;  lo stesso che attraverso il consenso dei grandi leader progressisiti, gli enormi potentati economici,
le lobby, le agenzie di rating, dei grandi giornali europei ottiene la fiducia a prescindere dalla volontà del popolo.

E’ vergognoso che questa gente con due, tre, quattro e oltre legislature alle spalle; quelli che erano prossimi al pensionamento, ce li ritroveremo protagonisti dei prossimi anni. Ecco dov’era l’importanza della “rottamazione”. E pensare che gente come il candidato a Sindaco del Pd di Catanzaro, Salvatore Scalzo, 28 anni, “trombato” per due volte, ha votato indovinate per chi? Per Bersani (supportato dalla nomenclatura piddina guidata da Oliverio, Minniti e compagnia bella.

E allora cosa avrà promesso Bersani a Scalzo? la Camera! Spazio ai giovani. Sacrosanto. Ma questi giovani alla Scalzo, sembrano più vecchi della Serracchiani. Vergognosi questi pupazzi e burattini in Parlamento, yesman e lacchè del potere che prima di muovere qualcosa chiedono cento permessi ai loro mentori politici.

Evviva Renzi! A Gran voce! Non c’è da condividere molto su ciò che ha proposto. Nelle proposte è stato un po’ vago e superficiale, forse improvvisato (non che Bersani abbia espresso maggiore convinzione, intendiamoci!), ma almeno ha avuto le palle di mettersi in gioco, di smuovere lo stagno nauseabondo della politica italiana.

E forse è meglio questo esito. Bersani, se ci riesce, conquisti e guidi il paese. Sia lui il responsabile alla raccolta di quei “cocci” lasciati dal governo tecnico voluto da lui, Berlusconi e Napolitano, il burattinaio e il garante del governo tecnico. Se vincesse le elezioni toccherà a Bersani proseguire nel lavoro “impopolare” intrapreso da Monti. Su Equitalia cosa dirà? Le ridurrà i poteri e le azioni estorsive sui cittadini? (A quanto una inchiesta per capire quanti figli e parenti di politici sono stati assunti da Equitalia?

Cosa diranno i parlamentari calabresi su questo tema? Perché non interrogano il governo visto che blaterano sempre di ingiustizie. Speriamo non stiano zitti sulla parentopoli di Equitalia, dicano qualcosa sullo scandalo delle estorsioni di Equitalia. Se non lo fanno è evidente che han qualcosa da nascondere?

Sul lavoro e sulle pensioni cosa farà Bersani? (Cosa dirà la Cgil che si è schierata apertamente con il vecchio compagno?) . Riaccorcerà l’età pensionabile? Quali azioni intraprende per rilanciare la crescita del paese in  queste condizioni? E naturalmente tante altre cose. Lo abbiamo già visto all’opera con Prodi nel governicchio del 2006. Speriamo di non rivederlo il 2013.

Assisteremmo ad un’altra più nota metafora: “Speriamo che io me la cavo”. Ma se dovesse accadere (malauguratamente) bisognerebbe dire: Renzi, meglio così. Hai avuto un gran coraggio a sfidare le corazzate del centrosinistra. Hai insegnato anche alla destra il coraggio di cui va cianciando ma non manifesta mai. Sei un piccolo Davide che ha combattuto contro un Golia sollevato dalla forza tipica delle nomenclature comuniste. Ti sei preso il 40 percento del centrosinistra. Un bene per l’Italia. Adesso stattene li a osservare mentre affini le tue proposte. Poi sarà il tuo turno. Ti saresti bruciato a prendere ora il paese in mano.

Fallo fare a loro, ai pupari e ai pupazzi. Perché gente come Bersani, D’Alema, Bindi, Latorre, e per stare in Calabria, persone come Minniti super star l’Altissimo, Marini, Fortugno, Lo Moro, Laratta, Oliverio e tantissimi altri, devono dare conto agli italiani del loro operato in tanti anni costellati da chiacchiere e potere, poiché anche con Berlusconi al governo loro hanno fatto come i ladri di Pisa: di giorno si rompevan le corna, la notte erano sempre insieme… L’operazione rottamazione renziana non è fallita. Costoro saranno mandati a casa dal sovrano Popolo italiano, scazzato e sbeffeggiato dall’arroganza di questi politicanti da quattro soldi, lontani dalle vere istanze dei cittadini. [Fernando de Meis]

Italia vince battaglia con Ue. I bandi dovranno essere pubblicati in tutte le lingue e non in sole tre. Era discriminante

No ai bandi di concorso pubblicati solo in inglese, francese e tedesco. Tutte le 23 lingue della Ue sono ‘ufficiali’. La Corte di Giustizia europea ha annullato la sentenza di primo grado del settembre 2010 dando così ragione all’Italia che aveva fatto ricorso contro la pratica di pubblicare i bandi in tre sole lingue. Per i giudici di Lussemburgo la scelta di pubblicare un bando in sole tre lingue costituisce effettivamente “discriminazione basata sulla lingua”, cosa che invece non era stata riconosciuta in primo grado con la sentenza del 13 settembre 2010. La decisione di oggi comunque non rimette in discussione i concorsi svolti, “al fine di salvaguardare il legittimo affidamento dei candidati selezionati”. Il caso contestato è partito nel febbraio e maggio 2007 quando vennero pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione e solo in francese, inglese e tedesco, i bandi di selezione per personale nel settore dell’informazione, della comunicazione e nei media. In essi si chiedeva la conoscenza “approfondita” di una delle 23 lingue e la conoscenza “soddisfacente” di una tra tedesco, inglese e francese. Lingue in cui si sarebbero svolti i test di preselezione, nonché le prove scritte del concorso. La Corte non solo ha dato ragione all’Italia perché i bandi devono obbligatoriamente e “senza alcuna eccezione” essere pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale in tutte le 23 lingue ufficiali, ma se anche la limitazione a inglese, francese e tedesco della seconda lingua può essere ammessa “dall’interesse del servizio” le regole che limitano la scelta devono prevedere “criteri chiari, oggettivi e prevedibili”. Cosa che in realtà non avviene. La Corte infatti constatata che “le istituzioni interessate dai concorsi non hanno mai adottato norme interne disciplinanti le modalità di applicazione del regime linguistico nel loro ambito”. Altro colpo alla prevalenza pratica del trilinguismo di fatto della Ue, arriva quando la Corte osserva che “affinché le istituzioni possano assicurarsi i candidati migliori (in termini di competenza, di rendimento e di integrità) può essere preferibile che questi ultimi siano autorizzati a sostenere le prove di selezione nella loro lingua materna o in quella che essi padroneggiano meglio”. Tuttavia nella sentenza si riconosce che “le conoscenze linguistiche costituiscono un elemento essenziale della carriera dei funzionari”.

Protezione civile: 15 regioni su 20 non presentano i piani di emergenza obbligatori per legge. Manca quasi tutto il Sud

Protezione civileQuindici regioni su 20, nonostante il termine sia scaduto da quasi 2 mesi, non hanno presentato al Dipartimento della Protezione Civile l’elenco dei comuni che hanno i piani d’emergenza aggiornati, obbligatori per legge. Lo dicono i dati pubblicati dal Dipartimento della Protezione civile, secondo i quali solo Puglia ed Emilia hanno indicato il numero e l’elenco dei comuni mentre Calabria, Sardegna e Veneto hanno fornito i soli dati relativi al numero dei comuni.
L’ultima alluvione in Maremma, meno di un mese fa, ha lasciato dietro di se cinque morti. E ogni volta che piove o che c’è un terremoto anche di scarsa intensità, il rischio di dover contare danni e vittime è altissimo. Ma nonostante ciò, a due mesi dalla scadenza del termine previsto dalla legge, soltanto 5 regioni su 20 hanno presentato al Dipartimento della Protezione Civile l’elenco dei comuni che si sono dotati dei piani d’emergenza aggiornati, cioè il primo e principale strumento per evitare appunto che ogni calamità naturale o semplice nubifragio si trasformi in tragedia. Il dato è messo nero su bianco sul sito del Dipartimento della Protezione Civile, con tanto di elenco dei comuni virtuosi. E conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che l’Italia è lontanissima dall’avere una cultura di prevenzione e previsione. Ma in questo caso, c’è anche dell’altro: c’è una legge dello Stato che, ad oggi, è violata da quasi la totalità del paese. Lo sa bene il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli che negli ultimi giorni ha avvertito più volte enti e amministratori locali di ogni colore, richiamandoli al rispetto della legge: o arrivano i piani o potrebbero essere bloccate le eventuali e future richieste di stato d’emergenza. “Sono passati oltre due mesi dalla scadenza del termine di legge – ha sottolineato – e soltanto pochissime Regioni hanno presentato i piani. Chiederò dunque al governo di non prendere in considerazione le richieste di stato d’emergenza di quei comuni che non hanno presentato e aggiornato i piani”. Significa, tanto per fare un esempio, che tra le regioni che non hanno comunicato al Dipartimento i piani, c’è la Toscana: i comuni della provincia di Grosseto e quelli della provincia di Massa colpiti dal maltempo, hanno i piani di evacuazione aggiornati? Perché se così non fosse, l’eventuale richiesta delle regione di stato d’emergenza potrebbe essere respinta al mittente. “C’è un deficit culturale evidente – ha ribadito Gabrielli – si fa pochissima pianificazione e spesso i meccanismi non sono conosciuti dagli amministratori. Preoccupiamoci prima, facciamo prevenzione e dotiamo i territori di strumenti che consentano alla protezione civile di intervenire efficacemente. Evitiamo di preoccuparci solo dopo quando si tratta di chiedere l’emergenza”. La situazione, però, è all’opposto di quello che chiede il capo della Protezione Civile: ad oggi hanno risposto soltanto cinque regioni. Nel dettaglio, la Puglia e l’Emilia Romagna hanno indicato il numero e l’elenco dei comuni che si sono dotati di un piano di emergenza (sui 258 comuni pugliesi, 202 hanno il piano, mentre sono 266 i comuni emiliani sui 348 totali che dispongono di questo strumento). Calabria, Sardegna e Veneto, invece, hanno fornito i soli dati relativi al numero dei comuni e dovranno integrare le informazioni trasmettendone anche l’elenco. In particolare, in Veneto risultano 488 comuni sui 581 totali, in Calabria 219 su 409 e in Sardegna 202 su 377. In totale, dunque, dei 1.973 comuni di Calabria, Emilia Romagna, Puglia, Sardegna e Veneto il 70%, (1.377) dispone di un piano di emergenza. E le altre 15 regioni? Silenzio assoluto. Eppure la legge 100, quella che ha riformato la Protezione Civile ed è stata approvata il 12 luglio di quest’anno, è chiarissima: entro 90 giorni dall’entrata in vigore i comuni devono procedere ad approvare il piano di emergenza comunale. Il 12 ottobre scorso Gabrielli ha inviato una nota alle Regioni e Province autonome, ricordando la scadenza ormai passata, ma ha ricevuto risposta solo da cinque regioni. Ma cos’è un piano d’emergenza? E l’insieme delle procedure operative di intervento per fronteggiare una qualsiasi calamità in un determinato territorio. In sostanza è lo strumento che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un’area a rischio, ma è anche lo strumento che deve contenere tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulla struttura del territorio: dunque è l’unico mezzo per conoscere le situazioni a rischio e prevenire i disastri.

Crackbarry e l'ossessione di stare connessi. Il controllo sugli Sms rovina la vita e le relazioni

Smanenttare con il telefonino per vedere se arrivano sms è una patologia che rischia di rovinare la vita e le relazioni. Vengono scherzosamente definiti «crackberry», storpiando il nome del celebre dispositivo della Rim, perché quell’ossessiva necessità di controllare lo smartphone per vedere se ci sono nuovi messaggi fa quasi sorridere, se non fosse che tale comportamento è però indice di una dipendenza paragonabile allo shopping compulsivo o ad altri pessimi comportamenti. Insomma, è una patologia e quindi, come tale, va curata, per evitare conseguenze ben più nefaste sulla propria vita di un crampo alle dita causato dal furioso messaggiare, con ripercussioni negative anche sulla coppia. Che inevitabilmente scoppia, come avvertono gli scienziati della Hankamer School of Business alla Bayolor University del Texas, che, basandosi sull’analisi comportamentale di 191 studenti di economia di due università, hanno analizzato lo stretto legame fra materialismo e dipendenza da telefono cellulare, scoprendo così che non solo i giovani passano almeno sette ore al giorno interagendo coi dispositivi mobili, ma anche che la percentuale di utilizzo degli stessi fra gli studenti sfiora quasi il 90%.
DIPENDENZA – «I telefonini fanno ormai parte della cultura consumistica – spiega il dottor James Roberts, a capo della ricerca, sul Journal of Behavioral Addictions – ma non rappresentano più solo uno strumento di essa, bensì uno status symbol. Di conseguenza, non vengono più usati esclusivamente per motivi pratici ma, come del resto conferma l’analisi sugli studenti, in ogni momento della giornata, persino durante le lezioni, e visto che le funzioni sono sempre in continua evoluzione, l’uso smodato diventa ancora più probabile. Ecco perché in molti casi l’utilizzo ossessivo del cellulare può scatenare una dipendenza simile a quelle da shopping compulsivo o da abuso di carte di credito, o fenomeni di autentico smarrimento quando si resta senza dispositivo e questi comportamenti vanno a discapito delle relazioni personali, perché chi ci sta attorno può trovarli estremamente fastidiosi».
LA PAURA DI RIMANERE DISCONNESSI – E dal 2008 la paura di rimanere «disconnessi» dal mondo o comunque senza la possibilità di usare il telefonino – che non a caso è la fobia più spaventosa per il 66% di britannici in un recente studio della SecurEnvoy – ha anche il nome scientifico di «Nomophobia», con tanto di sito specializzato dove sono illustrati i sintomi della patologia e vengono forniti consigli su come superarla. «Di primo acchito e in maniera un po’ superficiale, qualcuno potrebbe provare a liquidare l’uso aberrante che talvolta viene fatto del telefonino come una sciocchezza giovanile o una moda passeggera – conclude Roberts – ma un numero sempre maggiore di studi scientifici sta invece confermando l’esistenza di una vera e propria dipendenza da cellulare, con caratteristiche simili alle dipendenze di tipo comportamentale»
Fonte Corriere

Angela Napoli contro Bocchino, Scopelliti e il Pdl.

Angela Napoli

E’ una che non le manda a dire, Angela Napoli, deputata “tosta” per più legislature e componente la Commissione parlamentare Antimafia. Si è dimessa l’altro giorno dal coordinamento regionale calabro di Futuro e Libertà in forte contrasto con Italo Bocchino e il suo fido Francesco Grandinetti. Lascia il partito ma resta nel gruppo Fli.

I motivi del gesto? Legati alla mancata osservanza dei «valori» fondanti di Fli[quote style=”boxed”]Le fibrillzazioni portano la deputata fuori da tutto. Oggi la Napoli è come Renzi: piace alla sinistra come il sindaco di Firenze piace alla destra[/quote] Nel corso di questa lunga intervista, scopriamo che c’è qualcuno, per inciso il presidente Fini, che osserva la disputa calabrese contro la sua “pupilla”, standosene in «silenzio» dallo scranno più alto di Montecitorio. Un silenzio che racconta tante cose e che può essere interpretato in tante maniere: come ad esempio “abbandono”,  “tradimento” e, puntini sospensivi. Lei, che di coraggio ne ha da vendere non ci sta a questo gioco al massacro e accusa i suoi vertici di «coprire» il mondo parallelo calabrese che si alimenta di “illegalità” ed è “contiguo” ad ambienti chiacchierati. Vecchie ruggini che nessun solvente potrà disincrostare. Denunce incrociate, molte minacce e tanti nemici: mafiosi da un lato, politici del suo ambiente dall’altro, il che è ancora peggio. [quote style=”boxed”]Il silenzio di Fini sa di tradimento: “Nemmeno una telefonata ho ricevuto” [/quote]

Vive blindata e scortata da anni per le sue denunce contro la mafia. Nomi e cognomi alla mano. Le tensioni, le paure. Paure e tensioni che non conosce nemmeno il presidente della Camera che vive ovattato nel palazzo. A dirla come un “grillino”, la Napoli guadagna un “sacco” di soldi, ma la sua vita non è affatto invidiabile. Con le camionette della scorta sotto casa, davanti al ristorante, coi poliziotti nell’ascensore fino all’uscio di casa. Provate a immaginare e farvi un’idea. E’ lugubre, altroché! Difficilmente si trova lo spirito per un sorriso.
E lei che ha chiesto lo scioglimento di diversi comuni per mafia, tra cui Corigliano e Reggio Calabria, amministrati da persone che con la Napoli si sono cresciuti politicamente insieme. Lei non guarda in faccia nessuno. Ultimo in ordine di tempo è la Rende di Sandro Principe, del PD. A maggio la prima interrogazione per la commissione d’accesso antimafia. Poi sei mesi dopo, i pidiellini di Berlusconi misero a  ferro e fuoco la Camera per sollecitare ciò che aveva chiesto la Napoli molti mesi prima. Scopelliti, che ha subìto lo scioglimento del suo comune, si è imbarazzato molto per questo. E a Rende sul comune avrebbe detto ai suoi: “Ma perché state fermi e non fate nulla”. Poi il 18 novembre ha annunciato su Twitter il “Reset” tanto atteso.[quote style=”boxed”]Scopelliti ce l’ha coi suoi e su Twitter si sfoga: “A casa i nominati”[/quote]”Alle prossime elezioni i nominati tutti a casa”. Non ci sarà più spazio insomma per i lacché della politica, per i i yesman che sono i peggiori parassiti della politica.
Il coraggio e l’attenzione sui temi talvolta fanno la differenza!
Piove mentre parliamo con la Napoli e la linea va su e giù come lo spread o come l’indice di gradimento di Berlusconi. Diciamo come il secondo. Va sempre giù, purtroppo per gli italiani. Quanta acqua sotto i ponti…

Una definizione della Napoli? Beh, possiamo definirla una come Renzi: piace alla sinistra come il sindaco di Firenze piace alla destra. Con dei paradossi. Per la sinistra, uno come Saviano, che ha denunciato la camorra con un libro, è diventato un divo e un punto di riferimento internazionale. Una come la Napoli che con la ‘Ndrangheta deve confrontarsi tutti i giorni, deve difendersi dai suoi, da quella Destra che detesta quelli in trincea come lei “salvo poi osannare i professionisti dell’antimafia”, quelli delle passerelle, per intenderci. Lei oggi rischia la ricandidatura dopo il suo gesto. E con questi chiari di luna….

Onorevole ma che sta succedendo in Fli?
«Ho preso una decisione sicuramente sofferta ma anche meditata perché credo che a causa di qualche elemento interno a Fli, supportato dal vice coordinatore nazionale Italo Bocchino, sono venute meno quelle premesse contenute nel manifesto dei valori sul quale è stato fondato Futuro e Libertà. Fra l’altro noi abbiamo cercato, insieme alla maggioranza dell’ormai disciolto coordinamento regionale, di essere rispettosi di  quello che andiamo predicando: e cioè della lotta al malaffare, alla corruzione e alla criminalità organizzata.
E invece?
«Beh, invece c’era qualcuno all’interno che manovrava subdolamente per mantenere dei rapporti con il Governatore della Calabria…».
Si riferisce a Francesco Grandinetti?
«Non solo lui, naturalmente. Guardi, il tutto parte da Roma, perché non è mai stata messa in sordina l’alleanza e il rapporto di amicizia fraterna che c’è tra Bocchino e Scopelliti….»
Vabbè, ma sono vecchi compagni e camerati di partito, si sono cresciuti insieme. Anche lei del resto…
«Si, anche io ero compagna di partito, però se vogliamo non fare battaglie di mera facciata o cosi sulla carta, le distanze vanno prese da chi si rende responsabile di scioglimenti per infiltrazione mafiosa dei consigli comunali, da chi porta le casse di un comune capoluogo come quello di Reggio Calabria in dissesto».
Giuseppe ScopellitiScusi onorevole, prima delle regionali 2010, in un’altra mia intervista (Il Quotidiano della Calabria, ndr), mi disse però che Scopelliti era il migliore, che era il nuovo, uno affidabile. Ricordo ancora le sue parole…
«
Si, all’inizio, prima delle regionali! Prima che presentasse le liste. Ma poi ha presentato le liste da coordinatore regionale del Pdl, inserendo dentro degli elementi che per me non erano assolutamente candidabili. Io stessa l’ho denunciato nella trasmissione di Santoro».
Poi che è successo?
«Poi è successo che ho preso subito le distanze e non sono andata a votare».
Però Scopelliti dopo che si è accorto di chi c’era in lista ha invitato a non votarli, ricorda?
«No no no».
Come no! Contro Signorelli, il figlio di La Rupa…
«No, è troppo facile così. Oltre a Signorelli e al figlio di La Rupa c ’erano personaggi impresentabili  nelle liste del Pdl, nella lista Scopelliti Presidente, vedi Cherubino, vedi Zappalà, Morelli e altri…».
Poi hanno fatto le intese sulla legalità…
«Guardi, lasci stare…»[quote style=”boxed”]Sugli arrestati e inquisiti “Non mi aspettavo di Morelli, ma su altri c’erano ampi sospetti[/quote]
Immagino che nemmeno lei si aspettava di Morelli, dai!
«No, di Morelli sinceramente non me lo aspettavo. Di questo le dò atto. Però di altri personaggi come Cherubino, si. Ci sono ancora persone in questo Consiglio regionale arrestate, indagate e inquisite. Lo stesso presidente Scopelliti è inquisito».

Vorrebbe lo scioglimento del Consiglio come insisteva con la legislatura Loiero?
«Ci ho provato ma non si può chiedere lo scioglimento dei Consigli regionali. Non è previsto. Ci sarebbe una prassi, ma è una procedura un po’ complessa. E’ una situazione comunque anomala. Pensi che nemmeno il governo può intervenire. Certo, anche in circostanze così gravi, con membri inquisiti o arrestati per mafia, ci vorrebbe buon senso e responsabilità. Gli eletti sono invece li seduti sostenendo che le responsabilità sono personali».
Forse, fino al terzo grado, su!
«Assolutamente! Dicevo prima, in riferimento al Governatore, che ciò non toglie che vanno rispettate tutte le forme di garanzia massima. Però mi lasci dire che almeno fino a quando la magistratura non detta la soluzione finale, io credo che la politica dovrebbe guardarsi e riflettere. Altrimenti in Calabria e in Italia, continuiamo a delegare la magistratura…».
Traspare al di là della cornetta il suo disappunto sul perché la politica non sia preventiva…
Si spieghi meglio…
«Dobbiamo smetterla di dire: “dato che quest’uomo non è stato intaccato da indagini della magistratura è per automatismo una persona per bene. [quote style=”boxed”]”Non si può sciogliere il Consiglio regionale come i comuni. E’ anomalo, questo. Nemmeno Monti potrebbe”[/quote] E No!, Bisogna saper prendere le distanze in tempo utile, altrimenti poi ci lamentiamo quando viene magistratura».
E pensare che l’ambiente da cui provengono Fini, Napoli, Scopellliti e Bocchino è lo stesso che agitava i guanti bianchi bianchi in piazza nella stagione di mani pulite di Di Pietro, “l’agente segreto”, come raccontano le fiabe, prestato alla politica da cui tutti oggi prendono le distanze.Gianfranco Fini

Scusi, ma come si fa a prendere le distanze in tempo utile. La nostra società è pervasa da mille collusioni. Non bisognerebbe uscire di casa per evitare di stringere mani sconosciute o fare incontri del quarto tipo con mafiosi. Vedi l’assessore Fedele che ha incrociato il presunto ‘ndranghetista Lampada…
«Infatti!… Ma tante volte a che fine ci si incontra? Questo è quello che bisogna capire. Vedere cioè se un tale stringe patti, se tizio assume impegni, se caio chiede consenso elettorale. In questo senso bisogna saper prendere le distanze».
E Gianfranco Fini, il suo presidente, che dice sulla sua questione?
«Gianfranco Fini?»
Segue una pausa…poi afferma dispiaciuta
«Lui tace, silenzio!»
Silenzio? ma non le sembra strano?
«Non deve chiederlo a me, deve chiederlo al Presidente Fini»
Nemmeno una telefonata?
«No no no»
Ma alla Camera non vi incrociate mai?
«Alla Camera io lavoro, ho tanto da fare…»
Senta, cosa rimprovera a Bocchino?
«Non posso accettare che ci sia gente del mio partito che tenda la mano a persone del Pdl come l’ex ministro Alfano, il quale copre nel suo partito gente come Cosentino, Dell’Utri, Brancher, Papa e poi viene a Reggio Calabria a supportare gente che ha grosse responsabilità, come le dicevo prima, nello scioglimento di Reggio Calabria».

Come nasce Grandinetti?
«E’ stato lui a chiedere di entrare in Futuro e Libertà. Io l’ho preso subito e positivamente, l’ho fatto inserire nell’Assemblea nazionale del partito, nel comitato nazionale dei probiviri, [quote style=”boxed”]Non posso accettare che ci sia gente del mio partito che tenda la mano a persone del Pdl come l’ex ministro Alfano, il quale copre nel suo partito gente come Cosentino, Dell’Utri, Brancher, Papa…[/quote] poi l’ho nominato mio vice coordinatore. Subito dopo il congresso mio lui pretendeva di essere nominato vicario perché, nel frattempo, ha stretto questa alleanza con Bocchino e in virtù di questa “alleanza” pretendeva di fare il vicario. Io ho detto di no, perché mi ero già accorta che si allargava un po’ troppo e non era gradito molti della base. Quindi ho nominato 13 coordinatori per dare maggiore supporto al territorio e da li e nata la disputa».[quote style=”boxed”]Di Grandinetti mi ero accorta da tempo che si era allargato un po’ troppo…[/quote]
Come vede in questa fase il Pdl, il suo ex partito,… i vari La Russa, Gasparri?
«Non bene da ciò che leggo. Primarie si, primarie no. Un balletto irriguardoso delle condizioni in cui versa il paese. C’era comunque da aspettarsi che Berlusconi li scaricasse prima o dopo. Però anche loro hanno delle responsabilità».
Quali?
Italo Bocchino«Perché anziché tutelare il presidente Fini e tutti quelli di An, si sono autotutelati, hanno pensato a loro stessi».
Come?
«Abbarbicandosi dietro Berlusconi e io ero convinta, conoscendo Berlusconi, che prima o poi li avrebbe scaricati. Ormai siamo in prossimità elettorale. E’ chiaro che Berlusconi non avendo la possibilità di garantire i  suoi più stretti, i primi che fa fuori sono gli ex AN, è logico no».
Lei adesso cosa farà onorevole?
«Io porterò a termine questa legislatura da indipendente nel gruppo parlamentare di Futuro e Libertà, perché non mi va di sedermi in altri gruppi, nemmeno nel gruppo misto e riprenderà l’attività della mia associazione “Risveglio Ideale”, proseguirò accanto alla società civile. Insomma, non starò seduta».

Il prossimo anno pensa ad una sua ricandidatura?
«Non lo so, non lo so. Perché qui la politica e tutta in itenere, in fermento. Le dinamiche e i tempi sono velocissimi in politica. Vediamo la legge elettorale, vediamo queste liste dei movimenti. Io non escludo mai nulla. Dico no adesso, magari poi si presentano nuovi scenari.
«E poi le posso dire una cosa?»
Prego.
«Ascolti, io mi sono dimessa  a quattro mesi di distanza dalle elezioni politiche, dove comunque la mia storia, il mio percorso, la mia stessa situazione di sicurezza avrebbe portato il partito a ricandidarmi. C’è voluto coraggio a prendere questa decisione, non crede?
Beh, quando assistiamo a corse senza fine per conquistare una candidatura in Parlamento un po’ di coraggio ci vuole a fare scelte di questo tipo.
«Credo che prima venga l’ etica e l’onesta intellettuale. Se si fanno certe battaglie bisogna dimostrare coerenza».

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