11 Ottobre 2024

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Nel segno di Rita Levi ecco l’uomo dell’anno: Francesco Rubino, il prof. che ha dichiarato guerra al Diabete

Addio Rita Levi!
Addio Rita Levi!

Per questo fine 2012 abbiamo scelto quello che per SecondoPianoNews.Com è l’uomo dell’anno nel Mondo. Nel giorno in cui scompare una grande scienziata come Rita Levi Montalcini, pare giusto tributarle l’omaggio più rispettoso ricordando chi in questi anni al costo di enormi sacrifici ha cercato di dare lustro alla ricerca scientifica nel campo della medicina, seguendo anche le orme della tenace ricercatrice. Sono tanti i talenti italiani e meridionali sparsi nel mondo che meriterebbero una citazione.

Noi scegliamo Francesco Rubino, chirurgo italiano di origini calabresi che guida una èquìpe medica in un’università newyorkese. Rubino ha scoperto una tecnica “rivoluzionaria” che probabilmente renderà migliore la vita a milioni di diabetici nel mondo. Dopo anni di studi e ricerche il ricercatore ha messo a punto nella Grande Mela un nuovo trattamento chirurgico del Diabete di tipo 2 destinato ad archiviare per sempre le terapie convenzionali come l’insulina e i farmaci tradizionali.

Un metodo d’intervento che segna una svolta storica nell’approccio ad una malattia che rende invalidante il 70 percento di chi ne soffre. Dopo numerosi esperimenti di chirurgia bariatrica, Rubino è riuscito a dimostrare valido questo trattamento – prima riservato alle sole persone obese – anche per le persone cosiddette “normali”. In sostanza, per debellare il diabete di una persona non in sovrappeso, potrebbe bastare sottoporsi ad un piccolo intervento chirurgico, così come fanno gli obesi. Dopo tanti tentativi sono giunti risultati positivi senza che i pazienti abbiano manifestato problemi di rigetto e con la “remissione” della malattia (scomparsa). Per ricordare la sua impresa, di cui hanno scritto in tutti e cinque in continenti i maggiori quotidiani del pianeta, riproponiamo una intervista uscita in parte sulla Gazzetta del Sud.

Il Prof. Francesco Rubino
Il Prof. Francesco Rubino

Cosentino di nascita e di adozione, 42 anni, il professor Rubino è un altro dei tanti talenti emigrati affermati oltreoceano. Il padre Ottavio, ex segretario in pensione della scuola media di via De Rada e la madre Annamaria Manna, insegnante di lettere, vivono a Roges di Rende, in provincia di Cosenza. Francesco si è diplomato al Liceo classico “Telesio” del capoluogo bruzio per poi trasferirsi all’Università Cattolica del Policlinico Gemelli a Roma dove ha conseguito la specializzazione in chirurgia.

Nella Capitale ha iniziato la sua lunga battaglia contro il diabete. I suoi primi studi nel 1999, prima ancora che si trasferisse per un tirocinio a Strasburgo e poi nel 2007 a New York dove tutt’ora lavora e insegna presso la prestigiosa NewYork-Presbyterian/Weill Cornell Medical Center e ne dirige il Centro di Chirurgia metabolica e del diabete. Nella Grande Mela lo abbiamo raggiunto telefonicamente.

E’ umile, di buon umore, a tratti comprensibilmente raggiante. Quasi non sta nella pelle per l’emozione. Perché ieri (26 marzo 2012, ndr) sono stati annunciati alla stampa mondiale gli esiti della sua ricerca pubblicati in anteprima sul New England Journal Medicine, il piu autorevole giornale di medicina del mondo. Una ricerca condotta tra New York e Roma che l’Organizzazione mondiale di diabetologia ha messo nel novero delle future terapie chirurgiche contro il diabete estese per tutti i pazienti. Mentre parliamo ci informa che lo stanno stanno chiamando le testate più importanti del mondo, dal Washington Post al New York Times

La ricerca di Rubino conquista le Prime pagine. Qui sul New York Times
La ricerca di Rubino conquista le Prime pagine. Qui sul New York Times

all’Erald Tribune, da Nuova Delhi a Johannesburg, da Londra a Pechino, a tutta l’Europa, per spiegare la sua «rivoluzione copernicana». Dall’altro capo del filo e del mondo Rubino non nasconde l’emozione di essere protagonista di una svolta epocale. «Dico con orgoglio che c’è molta Calabria in questa ricerca».

Perché in questa lunga cavalcata il professor Rubino ha avuto accanto un’altra calabrese d’eccellenza, la dottoressa Geltrude Mingrone, originaria del Crotonese e capo della divisione diabetologica del Gemelli, partner del centro newyorkese. Insieme sono emigrati alla ricerca di nuovi confini per lanciare quella che lui definisce «una sfida alla medicina convenzionale».

La sua idea la spiega così: «Si tratta di studi randomizzati, cioè confrontati con le cure convenzionali che mostrano come la chirurgia sia di gran lunga più  efficace della terapia medica tradizionale per il diabete di tipo 2». In concreto come intervenite chirurgicamente sui pazienti?

«Con operazioni di bypass gastro-intestinali. In questo studio, la maggior parte dei pazienti diabetici  sottoposti a trattamento chirurgico hanno manifestato remissione (scomparsa) della malattia, miglioramenti nei livelli di zucchero nel sangue, diminuzione del colesterolo e dei trigliceridi. Anche se la chirurgia bariatrica è stata inizialmente concepita come un trattamento per la perdita di peso indirizzato agli obesi», appare abbastanza chiaro che il bisturi «è un ottimo approccio anche per il trattamento del diabete e malattie metaboliche nei pazienti che non sono in sovrappeso».

Questo, prosegue il ricercatore, suggerisce che la chirurgia bariatrica per il trattamento del diabete può ridurre il rischio cardiovascolare di un paziente». Quella che prima era considerata la «malattia degli anziani», dice Rubino, «oggi colpisce popolazioni di tutte le età, persone di 65, 40, 25, 15 anni». Quanto incide l’alimentazione? Francesco Rubino studying films«E’ il fattore principale. Diete equilibrate possono ridurre di tanto il rischio diabete. Pensi che solo in India ci sono 80 milioni di malati, Negli Usa 26, in Italia quasi 5 milioni».

Con ciò che costano le cure tradizionali…«Beh, direi che ci sarà un’enorme risparmio per la Sanità pubblica». Di sicuro spariranno quei fastidiosi apparecchi per l’insulina che accompagnano a vita i diabetici…«Purtroppo non sarà possibile al momento intervenire chirurgicamente su tutti i 300 milioni di diabetici nel mondo, ma stabilendo delle priorità è possibile risolvere i casi più gravi». Innamorato della sua terra e del suo lavoro, Rubino non si lascia sfuggire l’occasione di tornare almeno due volte l’anno a Cosenza durante l’estate e a Natale. «Un modo – racconta nostalgico – per abbracciare gli amici e gli affetti più cari e gustare le rape e salsiccia che cucina mia madre».

Veronica "sfila" a Berlusconi 100mila euro al giorno. E tra dossier incrociati finì la favola del secolo

Veronica Lario con l'ex marito Silvio Berlusconi
Veronica Lario con l’ex marito Silvio Berlusconi

Centomila euro al giorno, 4.166 euro l’ora, 70 al minuto. Il tempo di un respiro fa un euro, se poi fa l’amore e raggiunge l’orgasmo? Non parliamone…;-). Un fiume di denaro. 36 milioni di euro l’anno. Se poi dividi 100mila bigliettoni al giorno al netto delle ore in letargo notturno le cifre raddoppiano. Anche se, da quello che raccontano, la “miciona” è dedita alle ore piccole…Che separazione, però!

Grande, Veronica Lario, ex di Silvio Berlusconi, il quasi ottantenne da Arcore che è giunto ad un accordo con la sua ex biondona che secondo alcuni dossier si filava gli “amici e i nemici” dell’ex leader del centrodestra. Silvio dovrà sborsare 3 milioni al mese per gli alimenti. La povera gente si chiederà: “Ma che diamine mangia, sta bella signora?”. Per guadagnare ciò che lei incassa in un giorno deve lavorare 10, 20 anni se non è precaria. Alla faccia, però. Pensate che un assegno medio di una normale separazione arriva a 450/500 euro. Si, ma al mese.

Il Patrimonio immobiliare resterà al vecchio magnate, a lei, la giovane e affascinante Veronica, solo la possibilità con quelle cifre di costruirselo un patrimonio tutto suo. Fin che campa (anche se l’accordo potrebbe mutare in sede di divorzio) in teoria può comprarsi un appartamento al giorno di medie dimensioni in una città del Sud. Basterebbero due anni per comprarsi una mega villa come quella di Macherio, rimasta all’ex marito.

La separazione tra Veronica e il magnate Silvio Berlusconi cominciò dopo le parole della signora che si lamentava per le frequentazioni del marito: “Non posso stare con un uomo che frequenta minorenni”, disse in una lettera a Repubblica in cui defini in una sola parola l’ambiente che circondava Silvio: “Ciarpame”. Da allora le stette in ammirevole silenzio. Non una parola con la stampa.

Lontano dalle telecamere e dai taccuini giornalistici. Massima riservatezza in una casa in Svizzera. Sotto traccia le minacce incrociate di dossier sulle presunte scappatelle di Veronica e di Silvio. A quei livelli tutto si può. Livelli inimmaginabili per la gente comune, dove spendere 50 mila euro in un giorno equivale a spendere 20 euro al supermarket per la spesa di tutti i giorni.

Lui che aveva un debole per le minorenni ha tradito le aspettative di fedeltà verso (il Paese, che l’aveva votato in massa) la sua signora di cui filtrava solo una presunta tendenza verso gli uomini barbuti. Barbuti e lagunari. Niente di male. Tra i due preferiamo Veronica. Bionda e Pasionaria; Coraggiosa perché è riuscita a dire basta. Una donna riservata, raffinata e anche attrezzata sul piano culturale. Avrà, come tutti, dei difetti, ma centomila volte meglio lei che i pedofili pseudo o presunti tali.

Ex imprenditore viene multato nella Milano di Pisapia. Un Clochard? No, uno sfigato

Uomo senza fissa dimora multato da Pisapia Lo hanno multato il 20 dicembre, il giorno dopo il suo 53esimo compleanno, allo scalo di Linate per ”aver svolto attività di commercio su area pubblica senza autorizzazione”. Dovrà pagare circa tremila euro che non ha, Renato, ex imprenditore che da un anno e mezzo è un senza fissa dimora adottato dai tassisti milanesi. ”Per cercare di tirare avanti vendo loro piccoli oggetti – racconta – come tagliaunghie, piccole lenti di ingrandimento, torce”.

I tassisti hanno preso a cuore la sua situazione: ”E’ una brava persona – dice Marco Marani, vicepresidente Unica Filt-Cgil – non fa nulla di male, non ruba. Sta semplicemente cercando di avere una seconda possibilita”’. Prima di finire in mezzo ad una strada Renato era un imprenditore tessile: in quattro anni ha perso tutto ed è morta anche sua moglie.

Oggi cerca di fare quello che gli riesce meglio, ovvero il commerciante, anche se su piccola scala: ”Guai a chi mi tocca i tassisti – dice oggi – sono la mia famiglia, altro che lobby. A casa di uno di loro ho passato anche la vigilia di Natale”. La multa comminata al commerciante senza fissa dimora

Sulle agenzie di stampa è definito un clochard, un barbone, che vivacchia ai margini della società, in realtà è un uomo come tanti altri che ha subito più di una sventura in questo mondo di squali e “prenditori di successo”, assorbito da una crisi che lo spinge a fare il “vu cumprà”, ossia ciò che un tempo facevano marocchini e algerini nella città del moderno Pisapia, il supersindaco che si occupa del “sociale” e dei “migranti” e poi multa la povera gente.

Magari lo avranno invitato anche a votare alle primarie del Pd, poi chissenefrega, tornatene tra le tue scartoffie. Certo, la legge è uguale per tutti e deve valere per tutti, anche per quei migranti che nel nostro paese fanno le stesse cose di M.R. alla meno peggio. Poveracci e sfigati, immigrati e no. Questa volta era un italiano che vendeva oggettistica e passatempi sotto Natale. Pisapia levagli quella multa.

Cenone di Capodanno, avvertenze per l'uso. Attenti agli imbroglioni

pesce avariato durante il cenone ispezioni dei NasDai pesci avariati ai crostacei che sembrano plastica come i molluschi che appaiono usciti dai laboratori chimici. Tutto in nuove confezioni accattivanti e lucide con immagini di grido. Giorni di festa felici ma messi  a rischio da pochi truffaldini che tentano di rifilarci le peggiori porcherie alimentari pur di guadagnare quattrini.

Dalla pasta alla carne ai pesci. E proprio sul pescato la Guardia Costiera sta vigilando in queste ore sul prossimo Cenone di Capodanno. Finora ha sequestrato tonnellate di prodotti ittici illegali. Controlli a tappeto sono in atto dall’inizio di dicembre, un’operazione a livello nazionale, denominata ‘Mekong”, sull’intera filiera ittica nazionale. Attenzione, dunque a ciò che acquistate nelle pescherie e sui bancali ittici dei grandi supermercati.

Non fidatevi di primo acchitto. Di nessuno. Sono giorni di festa, per cui anche il più “amico”, pur di smerciare le rimanenze potrebbe consigliarle proprio a chi non potrebbe mai redarguirlo all’indomani, appunto per il rapporto di fiducia instaurato nel tempo. E’ rigorosamente richiesto guardare le scadenze. Soprattutto bisogna stare attenti ai surgelati scongelati e venduti per freschi sotto quintali di ghiaccio tritato.

E li è ancora più rischioso dal momento che il pesce è venduto sfuso. Attenzione anche alle etichette usurate e a quelle che riportano data di scadenza senza altro. Potreste avere a che fare con pesce di qualche fiume iper inquinato dell’Asia. Alta la vigilanza su Zamponi e Cotechini che potrebbero essere “avanzi”  dello scorso anno reinscatolate, rietichettate e pronte per l’uso.

Le verifiche in questo caso sono più complesse ma ad ogni sospetto segnalatelo ai Nas dei Carabinieri. Per i pesci gli organi di vigilanza hanno effettuato in tutto 6.631 controlli, che hanno condotto a 664 sanzioni amministrative, 120 soggetti segnalati all’Autorità Giudiziaria, 4 depositi sequestrati, per un totale di 210 tonnellate di prodotto ittico sequestrato. Gli illeciti vanno dalla truffa e frode ai danni del consumatore finale, all’introduzione in commercio di prodotti ittici sottomisura fino alla contraffazione delle indicazioni geografiche e della denominazione di origine del pescato.

Fuga dai palazzi di Giustizia. La Dna "smembrata" dopo la cacciata di Cisterna. Via anche Grasso, ma in politica col Pd.

28-12-2012 - Bersani Grasso e Letta dopo la conferenza stampaContinua l’interesse della magistratura verso la politica. Dopo Violante, Ayala, Di Pietro, Papa, De Magistris per citarne  solo alcuni, anche il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso chiederà al Csm l’aspettativa elettorale e si candida con il Pd al Senato in Sicilia. L’annuncio ufficiale ancora non c’e’ stato, ma l’evidenza dei fatti è che il procuratore antimafia Piero Grasso si candiderà con il Pd alle prossime elezioni politiche. La svolta e’ stata registrata questa mattina, quando dal Csm è trapelato che il magistrato e cado della Dna aveva chiesto una aspettativa elettorale. La stessa cosa che aveva fatto il magistrato Ingroia qualche giorno fa, anche se per approdare a lidi diversi. Piu’ tardi un comunicato del Pd ha sciolto in poche righe i dubbi che erano nati immediatamente sulla sua destinazione politica: Grasso domani dovrebbe tenere una conferenza stampa alla presenza di Pier Luigi Bersani. La richiesta avanzata da Grasso sarà esaminata dalla quarta commissione dell’organo di autogoverno della magistratura a partire dal 7 gennaio. Poi ci sarà la trasmissione al plenum, forse già per mercoledi 9 gennaio, per la ratifica. Il via libera a Grasso è scontato trattandosi solo di una formalizzazione dell’accoglimento della domanda. La quarta commissione del Csm ha fissato una riunione straordinaria per la mattina del 7 gennaio per esaminare la richiesta di Grasso e di altri magistrati che, eventualmente, dovessero avanzare analoga istanza. Il giorno stesso, alle 18, e non quindi mercoledi 9 come detto in precedenza, ci sara’ un plenum straordinario per la ratifica. Da una prima osservazione emerge con tutta evidenza lo smembramento della Direzione Nazionale Antimafia. Fatto “fuori” Alberto Cisterna, vice di Grasso nell’organismo nazionale ora è lo stesso Grasso a fare i bagagli non verso Tivoli (sede dove è stato trasferito Cisterna dopo il tiro incrociato di pentiti e colleghi)  ma verso una elezione sicura in Parlamento. Che stia succedendo qualcosa di strano nella magistratura è abbastanza evidente. Da quello che scrive il Corriere della Calabria anche sul Procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro ci sarebbero le pressioni del segretario del Pdl Angelino Alfano. Insomma c’è una vera e propria fuga dai palazzi di Giustizia. Che la politica non esprima più un proprio appeal è un dato acclarato, ma che ci fosse un vero e proprio travaso di magistrati nella politica è un fatto che va oltre la “normalità”. Nel frattempo Berlusconi procede a testa bassa contro tutti i “nemici” in campo: sulla salita in politica di Monti commenta sarcastico che “ha ragione di dire che sale perché aveva un rango inferiore a quello di presidente del Consiglio. Io ho detto sceso in campo perché avevo un rango superiore”. Attacca l’addio di Fini al Pdl spiegando che “qualcuno deve avergli promesso un premio” ed il presidente della Camera replica dandogli del bugiardo e propone un confronto in Tv. Nella foto sopra la conferenza stampa dell’indomani (28-12-2012) dove Grasso ha ufficializzato la candidatura nel Pd davanti a Pierluigi Bersani e Enrico Letta. [Montecristo]

Navi dei veleni. Tra bugie e mezze verità

CunskySi infittisce il mistero delle navi dei veleni. La motonave Cunsky, che il pentito di ‘Ndrangheta Francesco Fonti (morto recentemente per cause naturali, dicono) aveva detto di avere affondato al largo della costa calabrese con il suo carico di rifiuti tossici e nocivi, non è stata demolita in India, così come era sempre stato detto. A comunicarlo alla Commissione parlamentare sulle ecomafie è stato il Governo indiano.

La notizia, riportata oggi dalla Gazzetta del Sud, in un articolo a firma del giornalista Arcangelo Badolati, è stata confermata all’Ansa dal procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo. La comunicazione del Governo indiano, infatti, è stata girata dalla Commissione alla Dda di Catanzaro che ha indagato su un relitto ritrovato al largo della costa di Cetraro, nel cosentino. Il relitto è stato poi identificato come quello del ‘Catania’, affondata nel 1917, durante la prima guerra mondiale, da un sommergibile tedesco. Cosa significa questo?.

Delle due l’una: il pentito Fonti aveva detto di aver affondato la motonave con il suo carico pericoloso a largo di Cetraro,  in provincia di Cosenza. Il governo e le autorità lo smentiscono e affermano invece che la  “Cunsky” è stata rottamata in India. Il governo indiano ha invece smentito chi aveva smentito Fonti. A questo punto seguendo la logica delle affermazioni avrebbe avuto ragione Fonti.

La Nave “Cunsky” sarebbe stata affondata al largo dello specchio d’acqua di Cetraro. La motonave Cunsky, fabbricata nel 1956 in Gran Bretagna, nel corso della sua vita ha cambiato nome diverse volte e con la denominazione di ‘Shahinaz’, secondo i registri internazionali, sarebbe stata demolita nel porto indiano di Alang nel 1992. Tesi, scrive Gazzetta del Sud, appunto smentita dal governo indiano. Fonti, nelle sue dichiarazioni, aveva detto di avere partecipato all’affondamento della Cunsky nel 1991, quando però la motonave aveva già cambiato nome, davanti alla costa di Cetraro.

Da qui l’apertura dell’inchiesta della Dda di Catanzaro archiviata dopo l’identificazione del relitto in quello della nave Catania. Tra l’altro, secondo i magistrati della Dda, le dichiarazioni di Fonti sulla vicenda si sono rivelate “irrimediabilmente false”. La notizia della mancata demolizione della Cunsky, tuttavia, non dovrebbe avere conseguenze giudiziarie. Secondo quanto si è appreso in ambienti della Procura, infatti, non ci sono dubbi sul fatto che la nave inabissata al largo di Cetraro è la ‘Catania’ e sulla sorte della motonave ‘Cunsky’ potrebbero esserci stati errori nella trascrizione sui registri navali.

Rimborsi illeciti a consigliere regionale campano. Arrestato

Rimborsi illeciti. Un’ordinaIANNICIELLO Massimonza di custodia cautelare agli arresti domiciliari è stata eseguita dalla Guardia di Finanza nei riguardi del consigliere regionale della Campania Massimo Ianniciello (Pdl) per una presunta truffa aggravata. Secondo l’accusa, avrebbe percepito rimborsi illeciti per circa 64mila euro esibendo fatture per operazioni inesistenti.

Massimo Ianniciello e’ stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta condotta dal pm di Napoli Giancarlo Novelli e coordinata dal Procuratore aggiunto Francesco Greco che riguarda l’uso dei fondi pubblici destinati ai gruppi politici del Consiglio regionale della Campania. Perquisizioni sono in corso da parte dei finanzieri del Comando provinciale di Napoli nei confronti anche di un commercialista e di un ex capogruppo dello stesso Consiglio Regionale campano.

Nei riguardi di Massimo Ianniciello, il consigliere regionale della Campania arrestato dalla Guardia di Finanza stamani, e’ stato eseguito anche un decreto di sequestro dell’appartamento fino all’ammontare di 63.807 euro, pari all’importo della presunta truffa che gli viene contestata dalla Procura della Repubblica di Napoli.

L’inchiesta riguarda i fondi pubblici erogati per la comunicazione, che costituisce uno dei filoni dell’indagine sull’uso dei finanziamenti ai gruppi politici del Consiglio regionale della Campania. Oltre a questo filone, ve ne sono altri due che vanno sotto il nome di ‘finanziamento ai gruppi consiliari’ e ‘fondo assistenza’. Presunti rimborsi illeciti per un ammontare complessivo di tutti questi finanziamenti e’ di circa 4-5 milioni di euro all’anno. (Ansa)

La Dia compie vent'anni. Un reparto azzeccato per la lotta al malaffare. Migliaia di operazioni giudiziarie, miliardi di euro recuperati

arturo de feliceLa Dia compie vent’anni. Un reparto azzeccato per la lotta al malaffareOltre sette miliardi e 700 milioni di beni sequestrati alla criminalità organizzata, 990 operazioni di polizia giudiziaria, 10.170 soggetti arrestati di cui 160 latitanti: è il bilancio di vent’anni della Direzione investigativa antimafia tirato oggi dal direttore Arturo De Felice (foto)nel corso di un  incontro con la stampa per celebrare il ventennale, al quale ha partecipato anche Gianfranco Fini.
E proprio dal presidente della Camera è arrivato un ringraziamento per “quello che ha fatto e fa la Dia”. “Vent’anni di impegno, sacrificio e dedizione alle istituzioni – ha detto Fini – che garantiscono alla società una costante attenzione alla sicurezza”. Nel suo discorso Fini ha ricordato la necessità e l’importanza di “lavorare in squadra. Non ci può essere nella lotta alla mafia – ha aggiunto – spazio per azioni che non siano sinergiche e concordate tra forze di polizia, magistratura e istituzioni”.
Con 1.300 uomini sul territorio, una direzione centrale, 12 centri operativi e 8 sezioni distaccate, la Dia nasce il 30 dicembre del 1991, poco prima dell’apertura della stagione delle stragi. Dal 1992 ad oggi ha sequestrato complessivamente alla criminalità organizzata beni per 7 miliardi e 774milioni di euro mentre i beni confiscati ammontano a 2 miliardi e 445 milioni. Alla Dia è anche affidato il compito di monitorare gli appalti per evitare infiltrazioni mafiose e dal 1996 ad oggi sono 5.149 le imprese controllate. Infine, per quanto riguarda le operazioni sospette di riciclaggio, dal 1998 ad oggi la Direzione ne ha esaminate 147.317.
“Venti anni di Dia – ha detto il direttore, Arturo De Felice – sono anche venti anni di una parte considerevole della storia del nostro paese. Sono racconti di mafia e di persone, di lutti, di perdite di sconfitte e di vittorie”. Di fronte a noi, ha aggiunto De Felice sottolineando che proprio in questi giorni è in corso a Roma l’assemblea di tutti i capicentro per predisporre le attività dei prossimi mesi, “c’è un percorso ancora lungo di insidie, di nuove mafie, di forme di aggressione alle persone e ai loro beni materiali e culturali. Per questo nelle stagioni future dimostreremo di essere un’istituzione giovane e matura al tempo stesso”.

Magarò (Lista Scopelliti): Ecco il viagra contro la 'ndrangheta

Salvatore Magarò
L’ULTIMA TROVATA DEL PRESIDEN(D)E. Il viagra contro i Clan. E la ‘Ndrangheta se la ride. 

In Calabria esiste una Commissione regionale che dovrebbe contrastare la ‘ndrangheta, fare analisi e studi sul fenomeno criminale. Naturalmente nulla di tutto questo. A presiederla è tale Salvatore Magarò da Castiglione Cosentino, un minuscolo centro ai piedi della Sila. Citiamo la località a beneficio dei lettori di Sondrio che ignorano in quale regione vivono, figuriamoci se conoscono Castiglione da Magarò.

Lui è un simpatico consigliere regionale eletto con una manciata di voti nella lista “Scopelliti Presidente”, coordinata da uno che fa cultura. Cultura “trash”, ma sempre cultura. Antifascista e socialista Magarò pur di far parte della squadra di governo diventò Anti- Antifascista e si avventurò con Giacomo Mancini – nipote del leggendario segretario del Psi, divenuto assessore esterno del governo Scopelliti – in una spendida e fruttuosa avventura politica.

Magarò le escogita tutte pur di far parlare di sé. Non sempre ci riesce, ma quando insiste, la ciambella non diciamo col buco ma gli viene quantomeno rotonda.

Giustamente, la prima cosa che chiede ogni mattina al suo addetto stampa è quella di sapere su quali giornali ha conquistato titoli. Ha un tono pacato e l’accen(d)o che ricorda Ciriaco De Mita da Avellino. “Ricordati che non è importan(d)e cosa c(i) è scritto den(d)ro, ma i titoli, i titoli sono importan(d)i per(g)hé la gen(d)e legge solo i titoli”.

Se legge. Pensate che qualche anno fa per contrastare la ‘ndrangheta ha pensato ad una targa da apporre davanti le istituzioni regionali e non solo con su scritto: “Qui la ‘ndrangheta non entra”. Naturalmente l’organizzazione criminale non solo ha dimostrato di entrarci nelle istituzioni, ma ci faceva e continua a farci affari.

Lo scorso anno a ridosso del Natale una uscita che ha fatto ridere mezza Italia: come gadget ha pensato alle pastiglie anti-drine, una scatoletta con dentro caramelle-aspirine che servivano a rendere immuni dalla ‘ndrangheta; quest’anno invece e lui stesso ad informare di aver fatto confezionare a sue spese “Lex-Total Plus” un complesso vitaminico per lo sviluppo della Calabria.

Una sorta di viagra anticlan: più ne assumi, più dovrebbe darti la forza e la virilità per ribellarti. Di spirito, non c’è che dire. Quando appesero la targa davanti al Consiglio regionale della Calabria ci fu un certo imbarazzo da parte di alcuni consiglieri regionali. E proprio a Zappalà e Morelli è toccato scoprirlo quel targone. Ah!, giusto per non essere “pesan(d)oni”.

Sentiamo cosa dice, Magarò. Il suo complesso vitaminico non abbatterà la ‘ndrangheta, non favorirà lo sviluppo ma intan(d)o un titolo sui giornali lo ha con(g)uistato. “Vorrei essere io ad anticipare qualche prevedibile commento ironico e facili, scontate battute: il piccolo gadget che darò in omaggio per le prossime festività natalizie vuole essere un’occasione per comunicare concetti seri e valide iniziative istituzionali con un linguaggio divertente, ironico e non stereotipato. Mosso da un unico obiettivo, quello di catturare l’attenzione e la curiosità per poi, magari, far anche riflettere”.

E’ questa l’ “avvertenza” con la quale il consigliere regionale Salvatore Magarò presenta le confezioni di “Lex-Total Plus”, scatoline di pastiglie alla frutta con la dicitura “Complesso vitaminico per lo sviluppo della Calabria” che l’esponente politico del gruppo Scopelliti Presidente regalerà nei prossimi giorni ad amici e conoscenti ed anche alle scolaresche (no, le scolaresche no, Magarò!) di istituti d’istruzione calabresi.

“Spero di non essere equivocato – afferma Magarò – e puntualizzo subito che ho realizzato e questi piccoli omaggi esclusivamente con risorse personali, pagando il tutto, insomma, di tasca mia.” “Spero, inoltre – aggiunge l’esponente politico – che ricevendo le ‘Lex-Total Plus’ i destinatari, e i prevedibili commentatori, seguano l’indicazione vivamente raccomandata di leggere le indicazioni riportate nel foglietto illustrativo.

Scopriranno, così, che la mia scelta di comunicazione non rituale e non pesante, mira a veicolare e trasmettere, se si vuole simpaticamente, una serie di mie proposte di leggi e di provvedimenti amministrativi finalizzati a favorire pratiche di buona politica.

Proposte che vanno dal Codice etico di autoregolamentazione del Consiglio regionale sulla trasparenza delle candidature agli interventi per contrastare i ritardi di pagamento alle imprese, così da evitare che le attività falliscano in attesa di ricevere quanto dovuto dalla Pubblica Amministrazione; dalle norme per rendere obbligatoria la permanenza dei consiglieri regionali, per tutta la durata del mandato, nel Gruppo consiliare in cui sono stati eletti, alla tracciabilità informatica del procedimento amministrativo per poter controllare l’iter in ogni sua fase, al limite di due mandati per la permanenza in Consiglio regionale, così da favorire il rinnovamento della classe dirigente, all’ introduzione del principio di premialità in favore degli Enti locali e delle imprese per agevolare la tempestiva ed esatta esecuzione delle opere pubbliche.”

“Si tratta, in definitiva – conclude Magarò – di un simbolico ‘farmaco’ per combattere e prevenire i processi degenerativi della cattiva politica e per migliorare e rinvigorire le nostre istituzioni”. Evviva Magarò, il comunicatore irrituale che spende a spande coi suoi soldi da consigliere regionale (che poi sono sempre soldi de noantri). In “Epitaffio”.

Appena ha saputo che Magarò è uscito con questa ennesima iniziativa l’ira di Scopelliti si è sentita fino ai piedi del Pollino. “Basta con queste stupidate – avrebbe confidato ai suoi – qui la ‘ndrangheta fa sul serio e questo vuole combattarla a caramellate”. Diffidiamo dell’autenticità della reazione del Presidente Scopelliti, ma una cosa è certa: a breve spedirà tutto il consiglio regionale per un corso accelerato di Dizione.

Scandalo rimborsi, 40 consiglieri di Pdl e Lega nel mirino delle Fiamme gialle. Compravano sigarette e cioccolatini. Vacilla la maggioranza

Davide Boni
LEGHISTA Davide Boni

Compravano con i soldi dei gruppi sigarette, gratta e vinci, dolciumi, cioccolatini in bar esclusivi. Acquistavano munizioni da caccia e degustazioni di carne. Gustavano cocktail raffinati. Mangiavano in ristoranti di lusso e si avventuravano in viaggi esotici che di istituzionale e politico non avevano nulla. L’accusa di peculato per i rimborsi falsi è rivolta a circa 40  consiglieri regionali della Lombardia di Pdl e Lega. Evidentemente lo scandalo del Lazio legato ai rimborsi è stato un modello per le altre regioni. Fiorito non è solo, dunque. E il presidente Formigoni sprofonda in una questione politica e morale più grande di lui. Renzo Bossi detto il “Trota”, (insieme alla mauro e Belsito), nei mesi scorsi ha pagato il prezzo delle dimissioni per comportamenti immorali, che poi si configurano in reati veri e propri, quali peculato e apperopriazione indebita. renzo-bossi-trotaOggi insieme a Nicole Minetti e altri 40 colleghi del Pirellone sono indagati, tra cui i capigruppo in Regione Lombardia del Pdl e della Lega Nord, Paolo Valentini e Stefano Galli, nell’inchiesta della Procura di Milano che vede al centro l’accusa di peculato e che riguarda una quarantina di consiglieri lombardi. Nell’ambito dell’inchiesta gli investigatori della Gdf avrebbero accertato l’utilizzo illecito dei rimborsi regionali dei gruppi consiliari. In particolare l’indagine riguarderebbe spese fatte al di fuori dell’attività politica con soldi pubblici. Lo scorso 10 ottobre i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, su ordine del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e di pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio, erano andati in Regione Lombardia con un decreto di esibizione di documenti e avevano acquisito i rendiconti dei gruppi consiliari lombardi di Pdl e Lega dal 2008 al marzo del 2011. Sul decreto in quella occasione erano indicati i nomi di tre indagati per peculato e truffa aggravata: il leghista ed ex presidente del Consiglio regionale, Davide Boni, gia’ indagato in un’altra inchiesta per corruzione; l’ex vice presidente del Consiglio regionale ed ex assessore Franco Nicoli Cristiani (Pdl), anche lui accusato di corruzione in un’altra inchiesta; e l’ex assessore regionale Massimo Buscemi del Pdl.

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Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori, da quanto si è saputo, sono finite soprattutto le spese di comunicazione e di rappresentanza, ritenute sospette, dei gruppi consiliari del Pdl e della Lega e in particolare i finanzieri avrebbero accertato spese, per cene e viaggi, illecite. Da quanto si è saputo, inoltre, gli investigatori passeranno comunque al setaccio anche le spese con i rimborsi regionali di altri gruppi consiliari, come quello del Pd. Al momento, comunque, l’inchiesta vede una quarantina di indagati tra consiglieri del Pdl e del Carroccio. I finanzieri del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano stanno notificando un ordine di esibizione ai gruppi dell’opposizione in regione Lombardia nell’ambito dell’inchiesta sui costi della politica che vede indagati una quarantina di consiglieri Pdl e Lega. L’ordine e’ stato presentato anche nell’ufficio della presidenza del consiglio. [Red]

Scrittore Usa attacca politici e banche e riceve premio 'Chandler'. "Preferisco un bandito onesto a un politico"

Don Winslow
Lo scrittore Usa, Don Winslow

di Paolo Petroni per l’Ansa 

Si dice ”molto arrabbiato” Don Winslow e pensa che ”questo filtri inevitabilmente in quel che scrivo e magari non sia corretto” e lui, narratore della globalizzazione dei cartelli della droga e delle feroci lotte assassine tra fazioni, spiega che lo irrita molto ”la cosiddetta guerra alla droga, che causa indicibili sofferenze, in particolare al popolo messicano, per colpa di politici che ignorano i fatti e manipolano a loro vantaggio i dati economici”.

Don Winslow è al Festival per ricevere il premio internazionale Chandler, forte del successo di un film cone ‘Le belve’ di Olivier Stone, dal suo omonimo romanzo, di cui ora è uscito in italiano il prequel, ‘I re del mondo’, pubblicato da Einaudi, come tutte le sue opere.

Tra queste spicca ‘Il potere del cane’ che mostra tutta la corruzione e soprattutto l’incredibile violenza che si lega al traffico di cocaina tra Sud e Nord America, di cui il Messico è ponte. ”Ci sono voluti cinque anni di ricerche, di interviste e migliaia e migliaia di pagine da setacciare per scriverlo e il mio editor, man mano che lo leggeva, mi diceva che stavo esagerando, ma il guaio è che quel che raccontavo, lo sterminarsi di interi clan, era tutto vero, compresa quell’orribile scena in cui un criminale getta bambini vivi da un ponte”.

Dice queste cose, sapendo bene che, facendo di criminali i protagonisti di una narrazione che diventa best seller, ”il rischio è che qualcuno li veda come eroi o creda a una loro legittimazione, anche se involontaria. Allora l’importante è dare una visione corretta, non scrivere giudicando, ma avvicinandosi il piu’ possibile all’intimo, al vero cuore dei personaggi, lasciando quindi che li giudichi il lettore”.

L’autore de ‘L’inverno di Frankie Machine’ o ‘Pattuglie dell’alba’ aggiunge di odiare l’ipocrisia, ”per questo preferisco un onesto bandito che mi vuol rapinare a mano armata a un politico che mi vuol turlupinare con le parole, e se scrivo di crimine guardo a tutta l’organizzazione generale, non solo narrando del vero ladro, ma anche di quel che fa un banchiere”.

Se in letteratura, a questo punto, sia piu’ importante il vero o il verosimile, risponde che ”i giornalisti raccontano i fatti, lo scrittore la verita’, grazie alla sua immaginazione”. Non a caso, tra gli scrittori che hanno lasciato un segno su di lui, oltre a Ellroy e McCarthy, nomina a sorpresa Tolstoj (invece di Dostoevskij citato da molti suoi critici) e l’indiano Rohinton Mistry. Di quest’ultimo dice ”mi piacerebbe scrivere come lui.

E’ un modello cui non oso nemmeno paragonarmi: scrive grandi romanzi in maniera cosi’ dettagliata e con tale profondita’ umana, anche affrontando cose orribili, in cui pero’ il cuore viene sempre fuori”. Quanto a Tolstoj lo affascina ”il suo respiro epico nell’affrontare questioni sociali in modo coinvolgente e drammatico, con personaggi costruiti sempre con compassione e intelligenza”.

Anche parlando di cinema, che da spettatore ha profondamente influenzato il suo narrare ”visivo” rompendo anche tanti schemi formali classici, cita invece come suoi maestri Truffaut, Fellini e John Woo: ”grazie a loro conosco certe regole, ma so che le posso contravvenire, che, per esempio, non si dovrebbe cambiare punto di vista in uno stesso capitolo, ma io lo cambio anche all’interno di una frase, se mi interessa, e non uso mai 5 parole se ne bastano 4”.

Sono tante le cose che Winslow puo’ raccontare, ora poi che da una decina d’anni ha a che fare anche col mondo di Hollywood, ma lui va dalle donne che sono arrivate a capo di clan criminali per necessita’ (”a Tjuana c’era un famiglia con sette maschi, tutti morti o in galera, e allora e’ stato inevitabile, del resto non credo la capacita’ di violenza femminile sia inferiore a quella maschile”) alla sua fiducia in Obama, che, ”in un secondo mandato, puo’ agire piu’ liberamente” e spera ponga ”fine alla guerra alla droga, perche’ una guerra innesta un circolo vizioso, divenendo causa stessa di cio’ che vuol combattere”.

Scopelliti lascia Gasparri e La Russa: "Non condivido il loro progetto"

Giuseppe Scopelliti
Giuseppe Scopelliti

“Ho detto ai miei fraterni amici Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri che non condivido il loro progetto (di distinguersi all’interno del Pdl costituendo il Centrodestra nazionale, ndr) e che la mia idea è quella di continuare questa esperienza insieme a tutti quelli che credono in un grande centrodestra alternativo a questa sinistra”.

Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti rispondendo ad una domanda sull’ipotesi di costituzione di una formazione che raccolga gli ex di An. “Ho incontrato Alfano – ha aggiunto Scopelliti – ho sentito il presidente Berlusconi e altre figure di vertice del partito e non solo in questi giorni.

Francamente credo che ci siano tutte le condizioni affinché si rimanga tutti insieme per coltivare questa grande idea di un grande partito di centrodestra e quindi sono fiducioso di questo percorso”.

Sull’ipotesi di una candidatura di Mario Monti alla guida del centrodestra come ventilata dallo stesso Berlusconi, Scopelliti ha detto di manifestare “grande apprezzamento per uomini come il presidente Berlusconi e per quanti hanno condiviso con noi un percorso politico ma io sono un politico e guardo alla politica”.

Bombe a Reggio Calabria nel 2010, il procuratore Di Landro contro il pentito Nino Lo Giudice (il Nano): "Dice solo menzogne"

Salvatore Di Landro
Il procuratore Salvatore Di Landro

«Antonino Lo Giudice mente. Non è portatore di una sua causale. A costo di farsi tagliare la testa non può dire di essere portatore dell’interesse di qualcun altro perché lo ucciderebbero». Così il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, ha manifestato i suoi dubbi sulla ricostruzione fatta dal boss pentito della ‘ndrangheta Nino Lo Giudice in relazione agli attentati del 3 gennaio 2010 contro la Procura generale di Reggio Calabria e del 26 agosto 2010 contro la sua abitazione.

Di Landro ha deposto in aula nel processo ai presunti autori degli attentati chiamati in causa dallo stesso Lo Giudice: il fratello Luciano, Antonio Cortese e Vincenzo Puntorieri. «Se sono stati i Lo Giudice lo stabilirà il Tribunale – ha spiegato Di Landro – ma se li hanno fatti è per conto di qualcuno. Lo Giudice mente con riferimento alla causale, non abbiamo niente a che spartire».
Di Landro ha parlato di uno «stato di tensione che ancora oggi io e la mia famiglia avvertiamo», sottolineando come i due attentati non siano stati gli unici segnali.

Ed ha ricordato l’episodio del giugno 2010, quando la sua vettura blindata perse una ruote perchè i bulloni erano allentati, poco dopo essere stato lasciato a casa. Una prima consulenza fatta dalla Procura di Reggio, ha ricordato Di Landro, parlò di natura dolosa, poi, ha aggiunto, i pm di Catanzaro «hanno rinnovato la perizia affidandola a un solo tecnico, mentre mi aspettavo una perizia collegiale, che ha concluso dicendo di avere saputo dalla Fiat che può capitare. Ma c’è un atto che conferma questo?».

«Parlo dell’episodio dei bulloni, dei quali Lo Giudice ha detto di non sapere nulla – ha aggiunto Di Landro – perché è un episodio che dimostra che c’è un disegno più vasto. Sono stati contati dieci tra attentati e intimidazioni a me ed a colleghi dopo le bombe».
«Mi pare strano – ha aggiunto – che tutto ciò avvenga ad opera di una piccola cosca. Ci sono stranezze molto gravi. La prima è che nella mia carriera ho processato tutte le cosche del reggino, ma mai ho avuto a che fare con i Lo Giudice.

E poi ai Lo Giudice, in particolare a Luciano, erano state messe microspie anche nelle orecchie e dalle intercettazioni mai esce il mio nome. Solo il 26 aprile 2010 Luciano Lo Giudice dice “adesso cominciamo a fare bordello”. Lo stesso gip di Catanzaro, nell’ordinanza di custodia cautelare, scrive che da Lo Giudice c’è “una pervicace resistenza sui reali obiettivi”».
Di Landro ha anche parlato dei contrasti all’interno della Procura generale, sorti dopo il suo arrivo, a fine novembre 2009, con il sostituto procuratore generale Francesco Neri in merito alla gestione di un processo contro gli autori di un assalto a un furgone blindato nel quale morì una guardia giurata. Contrasti che hanno portato il Csm all’adozione di una misura cautelare con il passaggio ad altra sede ed altre funzioni di Neri per incompatibilità ambientale.

«Sono arrivato a sostituire il pg del processo – ha detto Di Landro – perché non abbastanza severo. Ho individuato in quel processo la possibile causale della prima bomba. Di questo ne parlò per primo l’avvocato generale Francesco Scuderi ma era una considerazione comune a molti, anche sulla stampa».

«Sono a conoscenza di rapporti tra Nino Lo Giudice con magistrati di Reggio Calabria, oltre a Neri. Uno di questi presta servizio nel mio ufficio. Si tratta di Francesco Mollace. È stato trasferito dalla Procura di Reggio Calabria il 9 dicembre 2009, pochi giorni dopo la mia nomina», ha detto ancora Di Landro. Francesco Neri è l’ex sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, poi trasferito dal Csm in seguito a contrasti sorti tra il magistrato e lo stesso Di Landro.

Il procuratore generale di Reggio ha anche fatto il nome dell’ex procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia Alberto Cisterna. «Sapevo – ha detto Di Landro rispondendo ad una domanda del pm – che Lo Giudice aveva delle aspettative su Mollace e Cisterna soprattutto per Luciano». Cisterna, che era stato accusato da Nino Lo Giudice di avere preso soldi dal fratello Luciano per favorire la scarcerazione di un altro fratello, è stato indagato dalla Procura di Reggio Calabria e l’inchiesta si è conclusa nei giorni scorsi con l’archiviazione da parte del gip su richiesta della stessa Procura. (Ansa)

Depone Luciano Lo Giudice, il barista usato per accusare il magistrato Cisterna: "Infomative Questura di Reggio false"

Luciano Lo Giudice
Luciano Lo Giudice

‘Volevano indurmi a fare nomi di magistrati. Non ce l’hanno fatta ed hanno usato mio fratello Antonino (Nino detto il Nano, ndr). Con la ‘ndrangheta non ho mai avuto a che fare, ho sempre lavorato onestamente e alcuni magistrati li ho conosciuti ma non sono mai stato loro amico. E non ho mai dato informazioni per la cattura di Pasquale Condello”. Cosi’ Luciano Lo Giudice, ritenuto il boss dell’omonima cosca, e’ intervenuto, facendo dichiarazioni spontanee, nel processo in corso a Catanzaro in cui e’ imputato per le bombe del 2010 a Reggio Calabria. ”Fino al 2009, quando sono stato arrestato – ha detto Lo Giudice, che e’ stato accusato dal fratello Antonino che si e’ pentito – non avevo mai avuto problemi con la giustizia. Col mio bar guadagnavo bene e negli anni ho conosciuto alcuni magistrati. Dopo essere stato arrestato, nel novembre 2009, ho scritto alla Direzione nazionale antimafia per denunciare gli abusi di cui ero vittima. Decisi anche di cambiare i miei legali e dissi ai miei familiari di andare a cercare un avvocato a Roma, che era l’avv. Taormina. Invece per la Procura di Reggio l’avvocato di Roma era il magistrato Cisterna, ma non e’ vero”. Dopo l’inizio della collaborazione di Antonino (”che accusa magistrati che non ha mai conosciuto”), Luciano Lo Giudice ha detto di avere ricevuto nel carcere di Rebibbia la visita dell’allora capo della quadra mobile di Reggio Renato Cortese che gli propose di fare altrettanto. ”Gli dissi – ha detto collegato in videoconferenza – che non avevo niente da collaborare. Dopo vennero anche iprocuratori Pignatone e Prestipino dicendomi che Nino aveva detto che ero stato in Austria a comprare armi. Io in Austria non ci sono mai stato. Il fatto e’ che Nino ha perso la testa per una donna ed ha preso i miei risparmi. Ero ‘scannato’ a morte con lui. Mi ha distrutto la vita e continua a farlo. Volevano farmi accusare i magistrati Mollace e Cisterna, ma non ero loro amico. Poi Cortese e’ tornato per dirmi che avevo fatto un patto per fare arrestare Condello, ma io non ho fatto nessun patto. E dopo 20 giorni mia moglie viene arrestata. Sono state tutte ritorsioni per farmi parlare. La Questura di Reggio Calabria ha fatto informative false. Sono ancora incensurato, non ho avuto condanne definitive e sono pronto al confronto con chiunque. Sono innocente”. Dopo la conclusione delle dichiarazioni di Lo Giudice, l’udienza e’ stata aggiornata al 13 febbraio prossimo quando saranno sentiti alcuni investigatori. (ANSA)

Alemanno: "Con Silvio un'ampia aggregazione guidata da Monti". Lui che "detestava" B. ora (ri)propone premier il Boia degli italiani

Alemanno sfocato con Berlusconi
Alemanno sfocato con Berlusconi

“Ho avuto un lungo incontro con Berlusconi ieri, è giusto cercare tutte le soluzioni possibili per uno schieramento alternativo alla sinistra”. Lo ha detto Gianni Alemanno, a ‘La telefonata’, a proposito dell’invito lanciato ieri da Silvio Berlusconi a Mario Monti.

“Non è una idea nuova per Berlusconi, che è una persona intelligente e di esperienza per capire che in un momento così difficile non bisogna escludere nessuna ipotesi -ha spiegato il sindaco di Roma- Io non sono montiano, ma sono alternativo alla sinistra che oggi appare vincente e non escludo che per aggregare uno schieramento diverso di moderati la figura di Monti possa essere vincente”.

Spiega così il primo cittadino d’Italia le motivazioni dell’incontro di ieri sera avvenuto a palazzo Grazioli tra lui e Silvio Berlusconi. Una spiegazione diciamo “intelligente e di esperienza” sebbene gli spifferi romani sono di gran lunga più efficaci delle telefonate di Gianni. Ma il politichese ci sta pure per giustificare incontri dagli esiti inconfessabili. Nel nostro articolo di ieri sera abbiamo cercato di venire a capo del rotolo.

Un capo l’abbiamo trovato. Però gira e rigira l’incontro tra i due ci è sembrato più una manovra per sparigliare le carte a chi all’interno del Pdl, partito dissolto dalle sue scelte-non scelte, cerca legittime vie di fuga dopo la figuraccia delle primarie annullate. Vedi Meloni, Crosetto e altri ex colonnelli dell’ex An, per poi stabilire un’azione che mette tutti d’accordo senza l’ingombrante figura di B e ridare credibilità al centrodestra. Un passo indietro uno avanti, uno avanti due indietro.

Come avrà potuto poi uno come Alemanno affermare questo, quando di Berlusconi ha detto e fatto capire il contrario di ciò che ha riferito stamattina in questa telefonata.  Lasciamo alle cronache le citazioni e le frasi contro l’anziano leader. Una su tutte: “Il ritorno di Berlusconi è improponibile”, datata manco un mese fa.

Evidentemente sarà stato fulminato sulle scale di palazzo Grazioli… Parentesi montiana. Come si può indicare il professore della Bocconi dopo che lo stesso Berlusconi gli ha tolto la fiducia e costretto alle dimissioni? Troviamo davvero singolare un Monti, che nel paese è stato chiamato dalla politica (la stessa che ora vuole ricandidarsi alla guida del paese) a fare il lavoro sporco di un boia – quindi odiatissimo dagli italiani – debba essere l’uomo di punta di Berlusconi in uno schieramento di cosiddetti “moderati” quanto i moderati prima Berlusconi e poi Monti li hanno fatti sparire.

Spariti o nell’astensionismo o incazzati nelle fila di Grillo e dell’antipolitica. Pensate al ceto medio che ha dovuto subìre i torti di un’azione di governo selvaggia quanto irrazionale: l’allungamento dell’età pensionabile, le tasse, l’Imu, la stessa Equitalia voluta da Berlusconi-Tremonti e rafforzata da Bersani. Pensate alle centinaia di migliaia di persone classe ’52…. Con Monti a guidare un centrodestra”alternativo alla sinistra” , cosa prometterà Berlusconi? di eliminare l’Imu che ha messo il suo candidato premier? Ipotesi poco attendibile.

Come si potrebbe pensare di aggregare il mondo cattolico attorno ad una riedizione di Berlusconi le cui azioni quotidiane vanno in direzione opposta ai valori dei cattolici? Con quale coraggio potrebbe un parroco o un vescovo locale invitare a votare per questo o quello mentre offre un pacco di pasta o di riso ai nuovi poveri. Diventati tali per responsabilità esplicita dei partiti e dei leder politici che hanno regalato l’Italia a Monti ed ai Banchieri mentre loro, come i ladri di Pisa, litigavano di giorno in Parlamento ma poi eran tutti d’accordo, come la riforma (mancata) della legge elettorale. Molto più verosimile delle “telefonate” di Gianni, l’ipotesi fatta ieri su queste colonne per cercare le matasse smarrite e riannodarle all’unico filo conduttore. Contenere in sostanza la fuga dell’elettorato del centrodestra.

Alemanno superstar, incontra Berlusconi e fonda Italia Popolare.

Gianni Alemanno
ALEMANNO, PRESUNTO SUCCESSORE? 

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato a colloquio a Palazzo Grazioli per oltre un’ora con Silvio Berlusconi. Non è filtrato granché dopo l’incontro, ma su Twitter l’ex ministro all’Agricoltura ha fiatato tanto quanto basta per capire i giochi. Il primo cittadino ha dato appuntamento per “Domenica 16 alle ore 10 al Teatro Olimpico di Roma dove partecipiamo tutti alla manifestazione per un @Italia_Popolare”.

La decisione del movimento Italia Popolare circolava già da un pezzo a Roma, alcuni quotidiani ne han dato notizia già stamane. Si tratta di una sigla, un movimento che dovrebbe sostenere le istanze e le aspettative dei moderati filomontiani e, al tempo stesso, si somma alla Rete Attiva X Roma, una vasta gamma di associazioni che potrebbero essere decisive in questa corsa dove al momento c’è solo un competitor, poiché il centrosinistra, dopo l’abbandono di Zingaretti che ha optato per la poltrona di governatore del Lazio, tra primariette e revanche politiche sta ancora decidendo chi candidare.

La novità più clamorosa è data comunque dalla concomitanza dell’incontro di Alemanno annunciato dopo l’incontro con Berlusconi con quello fissato qualche giorno prima da Giorgia Meloni e Guido Crosetto al teatro Brancaccio. I due hanno manifestato la netta discontuinuità con le ambizioni del Cavaliere di competere per palazzo Chigi il quale ha mandato per aria un  bel po’ di lavoro fatto per le primarie sia dall’ex ministro della Gioventù che dal segretario Angelino Alfano. 200 mila firme raccolte a vuoto.

Una pessima figura per il Cavaliere e la credibilità del partito. Dal quartier generale della Meloni bocche cucite, come quelle di Crosetto. Evidentemente non vogliono scoprire le carte. I rumors romani parlano di un nuovo movimento per aggregare i delusi del Pdl alla stregua degli ex An Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri, che hanno già presentato “Centrodestra nazionale”, parallela a Italia Protagonista, la corrente interna degli ex colonnelli che più di qualcuno nel partito racconta di una loro clamorosa retrocessione a “semplici sergenti”.Con tutta evidenza l’ex Premier, da giocatore d’azzardo qual è, ha capito in anticipo i movimenti degli ex fidi (Meloni, Crosetto da una parte; Gasparri e La Russa dall’altra) e ha chiesto ad Alemanno (quindi usando vecchi amici) di sparigliare le carte per far saltare le loro operazioni.

Almeno domenica prossima quella della Meloni, che tra i giovani raccoglierebbe molti consensi. Non si sa Alemanno in cambio (politico) di cosa abbia prestato il fianco al Cavaliere, ma i sospetti puntano tutti sul fatto che, eventualmente bocciato Alemanno nella corsa in Campidoglio, il Cavaliere gli riserverebbe nel partito qualche posto politico di rilievo, fermo restando l’eventualità che se si dovesse votare anticipatamente cade l’obbligo di dimissioni anticipate per i sindaci che aspirano a candidarsi al Parlamento.

E con la legge attuale (perché con le dimissioni di Monti non faranno più in tempo, contenti molti, a modificare il Porcellum) chi deciderà le nomine in Parlamento sarà sempre Silvio da Arcore, come Pigi Bersani per il Pd. Si spiega il silenzio dei cortigiani del Pd, quanto quello dei pretoriani del Pdl.  Alemanno fino allo scorso mese era uno dei più acerrimi sostenitori del “ricambio generazionale”. Il primo a parlare nel Pdl, dopo l’avventura renziana nel Pd, di “azzeramento totale”, a partire “dall’improponibilità” della ricanditura di Silvio Berlusconi. Adesso la scelta di Italia Popolare rompe le uova nel paniere di Crosetto e Meloni che rimarranno isolati e senza ricandidatura, come ha deciso il supremo capo del Pdl.

“Chi mi volta le spalle è un traditore”, aveva detto minaccioso Berlusconi riferendosi ai “strani movimenti politici” di Alfano. La scelta del sindaco è probabilmente dettata da tanti fattori, ma restava l’unico degli ex An a conservare l’anima sociale dentro il Pdl, in dissolvenza. Sicuramente ci sarà dell’altro. Forse Berlusconi starà pensando ad Alemanno come suo successore? Non è del tutto esculso dopo l’esperienza di Alfano e le liti interne tra il segretario e Marcello Dell’Utri, che nonostante tutto è stato e resterà l’ombra (oscura) del Cavaliere. Ne sapremo di più dopo il 16.

Ad Ascoli è corsa per fare lo spazzino. Da tutta Italia in 1.632

Uno spazzino al lavoro  Quanto si dice il lavoro nobilita l’uomo. Milleseicentotrentadue persone, compresi laureati, lavoratori disoccupati o cinquantenni in mobilità, si sono presentati stamani al Palazzetto dello Sport di Monterocco ad Ascoli Piceno per sostenere la prova preselettiva di un concorso da operatore ecologico, cioè da spazzino.

Una selezione pubblica per esami da cui scaturirà una graduatoria per assunzioni a tempo determinato o indeterminato nella società Ascoli Servizi Comunali.

”Il lavoro non c’è, meglio provare anche questa” ha riassunto per tutti una donna di Taranto (tantissimi i pugliesi) prima di tentare la sorte di test e quiz a risposta multipla di ”cultura generale e/o di natura psicoattitudinale”.
Per accedere alla preselezione erano sufficienti il diploma di terza media e la patente di guida. Chi superera’ lo step di oggi potra’ accedere alla prova scritta del 18 dicembre.

Punteggio minimo per accedere all’ultima prova pratica e operativa in programma il 21 dicembre, 21 su 30. La valutazione”avverra’ sulla base dello svolgimento di attività di spazzamento e di raccolta dei rifiuti differenziati e indifferenziati, attivita’ di tutela e decoro del territorio, anche con l’ausilio di veicoli”. E chi alla fine verrà assunto potrà contare su uno stipendio tabellare mensile di 1.532 euro.

L'aeroporto di Pisa fa "tendenza". Aereo perde carburante.

Antonio Gentilini all'aeroporto di Pisa
Antonio Gentilini all’aeroporto di Pisa

L’aeroporto di Pisa fa “tendenza” da qualche tempo a questa parte. Solo la scorsa settimana un novello James Bond aprIi il portellone dell’aereo in pista di decollo ed è balzato sull’ala. Oggi è grazie ad alcuni dipendenti della Sat, la societa’ che gestisce lo scalo toscano, che non si è compiuta una tragedia. Hanno fermato appena in tempo il decollo di un aereo che stava perdendo carburante.

Durante il rullaggio i due dipendenti si sono accorti che un velivolo della compagnia romena Carpatair stava perdendo del carburante dal motore e così hanno allertato subito la torre di controllo e fermato l’aereo. Grande apprensione a bordo dove si sentita un forte odore di carburante.

I passeggeri, che intanto hanno voluto abbracciare e ringraziare i due “salvatori” sono poi scesi a terra e dopo circa due ore fatti imbarcati su un altro aereo. Pare che l’equipaggio non si fosse accorto della perdita consistente di carburante dopo il consueto “pieno” di combustibile che si fa prima di ogni decollo.

Solo il caso (e la fortuna) ha voluto che i due dipendenti sventassero una tragedia di più gravi proporzioni. Secondo quanto si apprende, uno dei dipendenti che si è accorto della perdita si chiama Antonio Gentilini (foto), appartenente alla Cisl, che sarebbe stato in passato vittima di “comportamenti antisindacali” da parte della società che gestisce lo scalo toscano. Queste sono le voci che circolano. Al momento non c’è la reazione della Sat.

'Ndrangheta alla Valdostana, e i clan si estendono a Nord-Ovest

Empereur presiede la Commissione antimafia valdostana
Empereur presiede la Commissione antimafia valdostana

La Valle D’Aosta è la regione più piccola del Belpaese. E’ una regione abbastanza ricca. Elemento che le viene anche dall’essere a Statuto speciale. Poche centinaia di migliaia di abitanti che vivono con uno dei Pil procapite più alti d’Europa. Una regione per così dire attenzionata  dalle ‘ndrine, che secondo quanto accertato in questi ultimi mesi, si è estesa anche a Nord Ovest.

”Non si può affermare – dice Diego Empereur (Uv), presidente della Commissione speciale per l’esame del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle – che in Valle d’Aosta ci sia una presenza strutturata di organizzazioni criminali, ma è emersa l’influenza di grandi famiglie della ‘ndrangheta che si è manifestata nel corso degli anni con episodi di riciclaggio di denaro, di traffico di stupefacenti e di estorsioni.

Non bisogna, quindi, far calare l’attenzione su questo fenomeno, ma neppure lanciare allarmi esagerati”, afferma Empereur commentando la conclusione dei lavori della Commissione.
Più preoccupanti le dichiarazioni del Commissario di Alpe, Alberto Bertin, che esprime: ”rammarico e disappunto per il mancato inserimento del nostro documento nella relazione conclusiva ai lavori della Commissione speciale”.

La Commissione ha infatti concluso i Lavori con una relazione sottoscritta dalle forze di maggioranza (Uv, Sa, Fa e Pdl) e dal Pd. ”Avremmo voluto – dice Bertin la sua astensione sulla relazione – che il nostro documento fosse formalmente inserito nella documentazione che sarà trasmessa al Consiglio regionale. Riteniamo che la Commissione avrebbe dovuto tenere in considerazione tutte le diverse sensibilità al complesso e delicato fenomeno delle infiltrazioni mafiose”.

In sostanza la Commissione speciale, come precisa Empereur, propone nella relazione che sarà dibattuta in aula nel mese di gennaio, di attivare un tavolo permanente regionale di confronto, istituito presso la Presidenza della Regione, ”che raccolga tutti i soggetti che, a diverso titolo, si occupano di contrasto alla criminalita’ organizzata, in modo tale da creare una rete a supporto del lavoro degli organismi preposti alla tutela dell’ordine pubblico, integrando le diverse informazioni per fare emergere possibili infiltrazioni di organizzazioni criminali nel tessuto economico locale e nella società valdostana”.

Senatore Musso denuncia ingerenze di Scopelliti in Rai.

Enrico Musso
INTERNAZIONALE. Il senatore Enrico Musso con in mano Le Monde

Un senatore ligure, Enrico Musso, ex Udc, ex Pdl, e ora nel gruppo misto, ha denunciato presunte ingerenza del governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti su un servizio ritenuto “sgradito” e realizzato dalla giornalista Nerina Gatti, avvenente biondona calabrese di origine.

I FATTI Scopelliti avrebbe fatto delle pressioni sui dirigenti della Rai per non far andare in onda una trasmissione di inchiesta che riguardava lui e la sua amministrazione, ma le pressioni sarebbero state respinte dall’azienda di Viale Mazzini. L’episodio è stato reso noto dal senatore Musso, che è anche presidente del Comitato scuola e legalità della Commissione parlamentare antimafia.

”La giornalista Nerina Gatti ci ha detto che nell’imminenza della trasmissione di un suo servizio per la Rai che coinvolgeva Scopelliti – ha spiegato Musso parlando al Senato durante un convegno organizzato da ‘Ossigeno’ sulle minacce ai giornalisti – il governatore avrebbe fatto pressioni per non farla andare in onda.

La giornalista ci ha anche riferito, e questo va detto ad onore della Rai, che i suoi superiori hanno respinto queste pressioni. Abbiamo segnalato questo episodio alla Commissione di Vigilanza sulla Rai”.

Nerina Gatti con Diego della Valle
TOD’s in frequentazioni di borgo. Nerina Gatti con Diego della Valle. (Dagospia)

LA REPLICA Non si è fatta attendere la replica del Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, che ha respinto con fermezza questa accusa ma affonda parlando di persecuzione da parte della giornalista della Rai. “Spiace – dice Scopelliti – che il senatore Musso abbia creduto alle parole della giornalista Nerina Gatti.

E infatti, a riprova del fatto che la Gatti sia mossa da ragioni di astio nei miei confronti, giova ricordare come quest’ultima sia stata da me citata dinnanzi a un organo di mediazione civile, lo scorso mese di febbraio, a causa del contenuto di alcune sue condotte diffamatorie tenute a mio danno.

Condotte, queste per le quali in tale sede ho avanzato una richiesta risarcitoria che sarà proseguita, a cagione della reiterata e ingiustificata assenza della citata giornalista, dinnanzi al Giudice civile. Infine, queste ulteriori dichiarazioni attribuibili alla Gatti saranno utilizzate dal mio legale nella futura causa risarcitoria al fine di dimostrare il reiterato intento persecutorio della giornalista nei miei confronti”.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO