5 Ottobre 2024

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"Democrazia Vendesi", il libro di Loretta Napoleoni che spiega i nuovi modelli economici

Democrazia Vendesi di Loretta NapoleoniChi ha generato la crisi economica? Chi ci ha guadagnato, chi ci ha perso? Ha ancora senso parlare di Democrazia in un contesto economico dominato da poteri incontrollati che fanno il brutto e il cattivo tempo sui cosiddetti mercati economici e finanziari? Ma poi, cosa sono questi mercati, chi li gestisce chi li alimenta? L’euro è la “nostra” moneta o è la moneta imposta dai banchieri per impoverire i popoli europei? A queste domande ha risposto l’economista Loretta Napoleoni nel libro edito da ‘Rizzoli’ “Democrazia Vendesi” che sta presentando insieme all’Esperto di Finanza, Pierluigi Paoletti, in tutta Italia. Prossimi appuntamenti in Sicilia e in Calabria, poi in Umbria.

Il 23 gennaio le associazioni Arcipelago Scec e Sicilia Stupor Mundi hanno organizzato per il prossimo 23 gennaio, ore 16, presso l’aula Magna “V. Li Donni” della facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Palermo, un convegno per la presentazione del libro dell’economista. Prossima tappa in Calabria. Napoleoni e Paoletti saranno a Cosenza venerdi 25 gennaio presso la Casa delle Culture, in un incontro fissato alle ore 16.00 d’intesa con l’Università della Calabria, mentre sabato 26 a Crotone insieme ad Ettore Affatati, coordinatore calabrese di Arcipelago Scec, associazione che promuove l’incontro d’intesa con la Provincia di Crotone. L’appuntamento sarà alle 9.30 presso l’Auditorium “Sandro Pertini”.

Dopo Sicilia e Calabria il tour prosegue in Umbria, a Perugia dove interverrà il Procuratore della Repubblica Giuliano Mignini.  Chi ci governa e secondo quali regole? La nostra crisi di rappresentanza è in realtà una diretta conseguenza della crisi economica. L’economista spiega come la Democrazia sia diventata un lusso. Lo spiega attraverso la Rete, attraverso i Social media come Facebook e Twitter fino ai blog online, ormai divenuti il perno della democrazia dal basso e della condivisione di esperienze. Il “vero luogo “comune” alimentato da persone vere, che discutono, si formano un’opinione e poi decidono al momento del voto. E’ gente lontana dai centri del potere finanziario ed economico; di tutto ciò che determina i destini di milioni di persone. La nostra, spiega Napoleoni negli abstract delle pagine sui Social, non è una “Mission Impossible”.

Siamo un gruppo “di sei persone con età e conoscenze professionali diverse che decidono di studiare la situazione economica italiana e la crisi del debito sovrano per proporre un’alternativa. [quote style=”boxed”]”La democrazia è a rischio: vi spiego perché l’Italia deve rimettere in discussione l’euro”[/quote] Tutti sanno che il fior fiore degli economisti e dei politici del pianeta, per tacere degli euro-burocrati, da tre anni annaspano in questo marasma senza trovare una soluzione…

Ebbene, è proprio questo il problema. Tutte queste persone hanno contribuito al caos economico e finanziario attuale e quindi non possono pensare fuori della scatola che hanno costruito. Il Fondo Monetario non può ammettere di aver perseguito una politica ambigua, usando due pesi e due misure per i Paesi occidentali e per tutti gli altri; la Banca centrale europea non può dichiarare che la proibizione di essere il prestatore di ultima istanza imposta dallo statuto le impedisce di agire con politiche anti recessive; i politici delle varie nazioni e gli euroburocrati non ammetteranno mai che l’euro ha inflazionato tutte le economie, meno quella tedesca, e ha aumentato la competitività di alcune economie a discapito di altre.

La Mission Impossible in realtà è la loro, sottolinea l’economista. Il loro, “è il tentativo di aggiustare un meccanismo senza ammettere che funziona male, e probabilmente ha gravi difetti di fabbricazione. Per me e per tutti noi , (l’economista è coadiuvata in questa “Mission Impossible” da Francesca Fogli, Paolo Musumeci, Pierluigi Paoletti e Chiara Ricci)  è quindi stato più facile del previsto rimboccarsi le maniche e buttarsi anima e corpo a studiare ogni aspetto di questa crisi, discutendone per ore su skype ma anche faccia a faccia.  È stato anche bello sentirsi coinvolti in un’iniziativa positiva e propositiva.

Anche se prima di arrivare ai capitoli finali, in cui si discutono le politiche alternative, abbiamo dovuto ripercorrere un tragitto di tre decadi che per l’Italia è stato disastroso, almeno alla fine abbiamo potuto vedere, e un po’ disegnare, una luce di speranza. Accusare chi ha gestito così male la cosa pubblica, a livello nazionale e internazionale, non basta.

Questa triste parabola va usata come trampolino di lancio per un futuro migliore. (Certo, sarebbe anche bene che questi signori, avendo fallito, scomparissero dalle nostre vite.) Adesso che il lavoro iniziale è fatto vorremmo che la discussione si allargasse a tutti i lettori e ai cittadini, che questa iniziativa diventasse un piccolo tassello di un movimento rigenerativo più ampio per salvare il nostro Paese. Se noi per mesi e mesi abbiamo lavorato insieme, per cercare di capire e far capire, allora chiunque può farlo. In fondo lo spirito di chi scrisse la nostra Costituzione all’indomani della tragedia del fascismo e della Seconda guerra mondiale era simile al nostro: l’impegno civile, la militanza civile.

Ci siamo dimenticati che i padri fondatori di questa democrazia non avevano la scorta né le auto blu (o carrozze blu) ma venivano picchiati e incarcerati dai fascisti; nessuno di loro aveva un programma radiofonico e veniva pagato cifre da capogiro per far parlare gli amici della casta. I padri fondatori erano gente come noi, cittadini che sognavano un Paese civile dove poter far crescere i figli e godersi una vecchiaia tranquilla.

Loretta Napoleoni con Pierluigi Paoletti
Loretta Napoleoni con Pierluigi Paoletti

Il divismo alla Berlusconi ha talmente tanto contagiato l’Italia che la gente ormai pensa che solo “chi conta”, può fare qualcosa. E invece è vero esattamente il contrario: se De Gasperi o Gramsci avessero pensato quello che molti italiani oggi pensano, quel periodo buio non sarebbe mai finito. Abbiamo una possibilità grande: quella di cancellare questi anni altrettanto bui. Non abbiamo avuto una guerra, ma questa crisi ne ha avuto in molti modi gli stessi effetti, ha fatto tante vittime, ha distrutto certezze e sistemi produttivi.

Ora comincia la ricostruzione, che dipenderà dalla nostra capacità di immaginare, di creare un futuro migliore. Oscuriamo il televisore, non ascoltiamo il richiamo dei tirapiedi della casta ma apriamo la porta al nostro vicino e sediamoci con lui per scambiarci opinioni e idee. Riscopriamo la nostra dimensione civile. Abbiamo, con la rete, un mezzo nuovo e straordinariamente efficace per farlo. La crisi, la dittatura, la violenza possono essere fermate, riappropriandoci della nostra intelligenza collettiva. Non siamo soli, siamo in tanti e allora uniamoci!”, è l’appello dalla pagina Facebook.

Descrizione del Libro

“Un forte legame tra crisi economiche e l’avvento di dittature percorre la storia d’Europa. Quando le cose vanno male, sembra, non possiamo permetterci la democrazia: occorrono soluzioni rapide, prese da pochi per il bene di tutti. Ma sono le soluzioni giuste? E il bene è davvero quello di tutti? In questo nuovo pamphlet, Loretta Napoleoni indaga il legame tra l’aggravarsi della crisi e l’indebolirsi della sovranità nazionale e parlamentare. Discute le responsabilità dell’euro, dei burocrati di Bruxelles e di un’unificazione fatta troppo in fretta. Punta il dito contro una generazione di politici, quella dei baby boomers, che per decenni ha servito i propri interessi, privando di fatto della rappresentanza ampi strati della popolazione, primi fra tutti i giovani. E indica un modo per salvare quel che resta della nostra democrazia. Informazioni generali Le crisi appartengono al passato.

E’ quello che tutti pensano, solo dopo che la tempesta è passata si riesce ad analizzarne le cause con la freddezza scientifica necessaria. Oggi sappiamo quasi tutto sul ’29, sull’iperinflazione tedesca, sulla Grande depressione e siamo sicuri che questa conoscenza sia il prodotto di lunghe analisi svolte ex-post. Ebbene non è vero, tutte le grandi crisi economiche potevano essere evitate perché i sintomi erano ben chiari, c’è sempre stato chi le ha previste ed anche chi ci ha guadagnato. Ma questi pochi eletti non hanno potuto o voluto condividere la loro visione dei fatti con il resto del mondo. Altro mito condiviso globalmente è che le vittime delle crisi siano sempre i poveri e la classe media, i ricchi se la cavano sempre.

In parte ciò è vero perchè costoro hanno più accesso ad informazioni importanti, ma e’ anche vero che tutte le grandi crisi distruggono e creano ricchezza, la redistribuiscono e producono nuovi ricchi. Per chi sa afferrale, dunque, queste tragedie sono grandi opportunità. Ma per poterlo fare bisogna capire cosa sta succedendo ed i poveri e la classe media sono sempre all’oscuro di tutto, isolati dal mondo attraverso la propaganda mediatica e politica, drogati dai messaggi rassicuranti dei governi. “Democrazia Vendesi” vuole sfatare tutti questi miti spiegando la crisi al presente, offrendo al lettore ed ai cittadini quella conoscenza dei fatti necessaria per capire costa sta succedendo oggi. Perchè siamo sempre più poveri, perchè i nostri figli sono disoccupati, perchè ci vengono chiesti nuovi sacrifici?

E sulla base di queste informazioni, la speranza è che questa volta saranno i cittadini a decidere cosa fare, che direzione prendere, quale politica sostenere invece di farsi guidare al buio da politici semi-ciechi. L’obiettivo è dunque diffondere la conoscenza e metterla nelle mani del lettore che poi altro non è che il principio democratico principe: esercitare la sovranità popolare. In fondo il nostro paese non l’ha mai davvero fatto, dopo i decenni della Guerra fredda e gli anni di piombo è arrivata l’era della corruzione dalla quale ancora non ci siamo liberati. Meritiamo un futuro migliore ma per conquistarlo dobbiamo cambiare il nostro presente, avere il coraggio di guardarci nello specchio e smettere di sognare.

Eravamo più ricchi negli anni Settanta, è vero anche se tutti hanno in tasca uno smartphone e sono saliti spesso su un volo low-cost. La ricchezza si misura anche con il metro del debito ed oggi stato, enti pubblici, aziende e famiglie sono tutti molto più indebitati che in passato. Il risparmio accumulato durante gli anni del miracolo economico si sta prosciugando al punto che oggi è al di sotto della media europea. Si’ meritiamo un futuro migliore ed è con questa certezza che noi cinque abbiamo deciso di unire i nostri sforzi per capire cosa sta succedendo e condividere con gli altri le nostre scoperte”.

Visco (Bankitalia): "Economia italiana ancora in recessione. Il Paese deve trovare motivazioni e incentivi per affrontare con decisione il problema della crescita"

vincenzo visco bankitaliaIl Pil dell’Italia sarebbe sceso di poco più del 2 per cento nella media dello scorso anno, sostanzialmente in linea con quanto previsto a luglio. Per il 2013, la stima è stata rivista al ribasso (da -0,2 a -1,0 per cento) per effetto del peggioramento del contesto internazionale e del protrarsi della debolezza dell’attività nei mesi più recenti. E’ quanto emerge dal quadro macroeconomico tratteggiato nel Bollettino di Bankitalia, diffuso oggi. Dopo una riduzione in media dell’ 1% quest’anno, il Pil tornerebbe a espandersi dello 0,7% nel 2014. Nonostante questo, il tasso di disoccupazione, riflettendo anche l’incremento delle persone in cerca di lavoro, dovrebbe toccare il 12 per cento nel 2014. “Nella seconda metà del 2012 la dinamica dell’economia globale è rimasta debole” e le stime di crescita del commercio internazionale per il 2013 “sono state riviste al ribasso”. Tuttavia, per gli analisti “l’espansione del prodotto mondiale dovrebbe rafforzarsi nel 2014”. L’economia italiana è ancora in recessione, dice il governatore di Bankitatalia Vincenzo Visco, ma il Paese potrebbe uscirne nella seconda parte del 2013. “La recessione potrebbe avere fine nella seconda parte del 2013” spiega. “Al di là della congiuntura sfavorevole, il nostro Paese deve saper trovare le motivazioni e gli incentivi per affrontare con decisione il problema della crescita”. ”L’uscita dalla crisi nell’area dell’euro – avverte – non potrà derivare da azioni isolate di singole autorità di politica economica”. La spesa delle famiglie, rileva Bankitalia, ha segnato un nuovo calo, il sesto consecutivo, nel terzo trimestre del 2012 (-1%), esteso a tutte le componenti e particolarmente accentuato nel comparto dei beni durevoli (-2%). Le decisioni di consumo hanno riflesso la protratta debolezza del potere d’acquisto; nella media dei primi tre trimestri del 2012 il reddito disponibile reale delle famiglie si è ridotto del 4,3% rispetto a un anno prima. Nello stesso periodo la propensione al risparmio è scesa all’8,6%. I consumi sono rimasti deboli nei mesi finali del 2012; le vendite al dettaglio e le immatricolazioni di autoveicoli hanno continuato a ridursi in autunno. L’indice del clima di fiducia dei consumatori si è stabilizzato su livelli storicamente bassi; sui giudizi delle famiglie pesa il pessimismo sull’evoluzione del quadro economico generale e personale e il deterioramento delle attese sull’andamento del mercato del lavoro. Dovrebbe esserci un ritorno alla crescita nella seconda metà dell’anno sia pure su ritmi modesti e con ampi margini di incertezza. La svolta ciclica sarebbe resa possibile dalla graduale ripresa degli investimenti, a seguito della normalizzazione delle condizioni di finanziamento e del recupero della domanda nell’area dell’euro, nonché del parziale miglioramento del clima di fiducia. In tale quadro la dinamica del prodotto resterebbe comunque negativa nella media del 2013 e tornerebbe lievemente positiva nel 2014. Ma i rischi sono ancora elevati, avvertono da Via Nazionale. I maggiori fattori di rischio al ribasso, si spiega nel Bollettino, sono legati all’andamento della domanda interna e alle condizioni del credito: il ritorno a tassi positivi di accumulazione potrebbe essere ritardato da un’evoluzione meno favorevole delle aspettative delle imprese; gli effetti sull’attività delle banche del deterioramento dei bilanci bancari e dell’accresciuta rischiosità della clientela potrebbero essere più persistenti. Evoluzione più positiva potrebbe, invece, derivare da un ulteriore rafforzamento delle prospettive per l’area dell’euro. Le condizioni del credito in Italia restano ancora tese. Il peggioramento è riconducibile ai più elevati rischi percepiti riguardo alle prospettive dell’attività economica in generale e di particolari settori o imprese. Si è, invece, ulteriormente attenuato il contributo restrittivo dei fattori legati alle condizioni di bilancio e alla capacità di raccolta delle banche. L’irrigidimento dei criteri di offerta di credito si è riflesso prevalentemente in condizioni di prezzo meno favorevoli per i prestiti più rischiosi e in un accorciamento della durata dei finanziamenti.

Scopelliti: "Non ci siamo fottuti i soldi, ma li abbiamo spesi in investimenti". Nessun "buco" per l'ex sindaco

scopelliti ora parlo io
Giuseppe Scopelliti (foto e video da mnews.it)

“Non ci siamo fottuti i soldi, li abbiamo soltanto spesi per fare opere e investimenti”. Così Giuseppe Scopelliti, oggi presidente della Regione Calabria, ha spiegato nel corso dell’incontro dal titolo “Ora parlo io” svoltosi ieri sera a Reggio Calabria, i motivi che hanno determinato il deficit economico del Comune di Reggio Calabria. Scopelliti, per otto anni sindaco di Reggio Calabria, ha definito l’incontro un’operazione verità sulla reale situazione finanziaria del comune contro gli attacchi ricevuti in questi mesi sulla stampa.

“Purtroppo – ha detto Scopelliti – qualcuno che ha sbagliato ha gia’ pagato, poi sara’ la magistratura a dire se quelle somme erano spettanti alla dirigente Orsola Fallara (morta suicida ndr), a parte quella somma di un giro legato a quella vicenda, tutto il resto non sono somme che sono finite nelle nostre tasche.

Abbiamo amministrato, abbiamo speso, questa citta’ e’ cresciuta in poco tempo, pero’ abbiamo investito”.In estrema sintesi, Scopelliti ha chiarito che, cosi’ come emerge anche dall’ispezione degli ispettori ministeriali, nel bilancio 2010 vi e’ un disavanzo di 118 milioni di euro. Il disavanzo e’ dovuto dalla differenza tra residui passivi, ossia le uscite, che ammontano a 679 milioni, e i residui attivi, ossia le entrate, che ammontano a 555 milioni.

I residui di entrata non pareggiano con quelli di uscita, come per gli anni precedenti, perche’ la verifica seguita all’ispezione ministeriale ha determinato il riaccertamento di quelle somme ritenute inesigibili e senza corretta imputazione. Scopelliti, inoltre, ha ricordato come il governo ha recentemente imposto ai comuni di riaccertare i residui attivi decurtandoli del 25%, proprio perche’ nella maggior parte delle ispezioni eseguite in tutta Italia e’ emerso che e’ questa la media di crediti inesigibili. A questo, ha proseguito Scopelliti, si aggiunga che in otto anni il governo ha erogato in tutto 40 milioni di euro in meno al comune di Reggio Calabria. Insomma, secondo Scopelliti, il disavanzo di 118 milioni di euro e’ in perfetta sintonia con il problema generale che stanno attraversando i comuni italiani dal nord al sud. “I 118 milioni di euro – ha sottolineato Scopelliti – non sono frutto di mala gestione, o ammanco ingiustificato, o come qualcuno ha voluto propagandare, sprechi, semplicemente abbiamo investito per far crescere la nostra città”. Fin qui l’Agi. Per quanto riguarda il suo impegno alla regione Scopelliti ha detto di voler restare a disposizione della sua terra e della sua città, salvo “costrizioni” romani. In sostanza conferma la sua volontà a non candidarsi.

Da Facebook arriva l'offensiva a Google. Ecco il "Graph Search"

Graph SearchAttenzione a quello che condividete, a quello che commentate fino ai tag alle foto, ai video su Facebook. Tra qui a poco, tutto ciò che era prima “riservato” (virgolettato d’obbligo) sul Social, cioè limitato alla visione dei soli amici, sarà pubblico, ovvero on search, ricercabile.

Signore e signori, si va sulla “Grafh Search”: l’ultima trovata di Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook per fare concorrenza ai giganti di Google. Lui, il ragazzo prodigio sostiene che il nuovo motore di ricerca starà attento alla privacy. Ci sarebbe da diffidare visto come è stato gestito finora il privato sul Social network.

In verità già adesso di Fb e Twitter, per citare i social più noti, si ottiene un largo rating sui search engine. La “Graph Search“, spiegano da Palo Alto, «è una ricerca social disegnata per poter ricevere una risposta esatta ad una domanda precisa».

Si tratta, dice il giovane miliardario Zuckerberg – di una ricerca online che è cosciente della privacy. Si può cercare solo quello che è stato condiviso», spiega. «Non si tratta di una ricerca web: la “Graph Search” e la Web Search sono molto diverse».

La “Web Search” sarebbe quella che conosciamo e ci imbattiamo tutti i giorni per ricercare l’impossibile. Un pozzo senza fondo che scrutiamo nel 90 percento dei casi utilizzando proprio il motore di ricerca di Google, di fatto molto invasivo, ma al tempo stesso prezioso per milioni di persone che ogni giorno lavorano utilizzando la piattaforma di Mountain View.

L’iniziativa di Zuckerberg dovrebbe rispecchiarsi in un search engine “etico”, cioè rispettoso del diritto alla privacy. In realtà appare solo un  modo per “limitare” l’avanzata di Google, che spazia dal Cloud al Drive passando per la gestione della posta elettronica e tantissimi altri servizi fino alle mappe. Anche in questo caso è guerra a colpi di informatica, come le lotte all’ultimo pixel tra i giganti della telefonia e dei computer, vedi Apple e Samsung.

Berlusconi Draghi al Quirinale. Ironizza Bersani

Mario Draghi

L’ex premier replica alle bordate che ieri Mario Monti gli ha indirizzato accusandolo di essere una riedizione del «pifferario magico», un «illusionista» che «non ha credibilità internazionale». Il Professore torna allora «un leaderino sotto choc», che opera «sotto le mentite spoglie di indipendenza» e per lui viene anche rispolverata l’accusa, in passato toccata ad altri antagonisti, di essere «una protesi della sinistra».

Berlusconi Draghi al Quirinale

Il Cav lancia Draghi al Colle («Sono io che l’ho voluto alla Bce ed abbiamo un presidio che ci tranquillizza»), ma dall’Eurotower di Francoforte filtra l’assicurazione che il presidente della Bce è impegnato a Francoforte fino a termine mandato, il 2019. Ironizza Pier Luigi Bersani da Catanzaro dove si trovava stamane per la campagna elettorale al comune: «Draghi presidente? E poi chi abbiamo, Alfano al governo? E Berlusconi dove va? E Tremonti va al Mezzogiorno?:  quanta fantasia».

Sono i punti salienti di una giornata peraltro solo alle prime battute quanto agli scambi di colpi in campagna elettorale. Il segretario Pd lancia un doppio segnale a Ingroia e agli elettori. «Non facciamo nessun patto con posizioni politiche che vanno in diverse direzioni», assicura Bersani. «C’è bisogno di una riflessione e ciascuno – avverte – deve prendersi le sue responsabilità. Qualcun altro può dire che da solo batte Berlusconi? Solo noi».

Molto chiaro anche l’altro “warning” lanciato da Bersani: «Esistono la politica e la matematica. Con questa legge elettorale, in Lombardia ad esempio, se non si sostiene Ambrosoli si fa un piacere a Maroni. In Italia, chi non sostiene il Pd, soprattutto al Senato e in alcune regioni, fa un regalo a Berlusconi. Questa è matematica», è il richiamo di Bersani. Secco, Gianfranco Fini, dal Tg5 liquida il Cavaliere assicurando che «Berlusconi è come la lira: una moneta fuori corso».

E proprio Berlusconi mantiene alta la tensione sul fronte giustizia. L’ex premier confida che la sentenza di condanna sul processo Mediaset “è stata una concausa” della caduta del governo Monti, visto che «c’era già la conoscenza dei sondaggi che il Pdl senza di me era al 10% e c’era la consapevolezza di cosa sono stati capaci di combinare questi giudici». Non solo, visto che “i processi di Milano sono delle barzellette, delle mostruose macchinazioni diffamatorie nei miei confronti», Berlusconi afferma che “bisognerebbe mettere la Boccassini sotto processo perchè ha speso i soldi dello Stato per un’accusa inesistente”.

Toni più distesi quando il Cavaliere incrocia Antonio Ingroia negli studi di La7: «Forse dovrei salutarti così», scherza Berlusconi incrociando i polsi come se fosse ammanettato. Vi siete salutati con affetto”, chioserà poi la conduttrice della trasmissione cui Ingroia risponde dicendo “ci siamo salutati cordialmente, da avversari politici». Intanto, nella Regione Lazio la coalizione di centrodestra dopo aver trovato la quadra su Storace rischia di perdere “Fratelli d’Italia” di Crosetto, La Russa e Meloni.

Nel corso di un videoforum su Repubblica Tv, il candidato del movimento al Senato Guido Crosetto ha detto che «Non c’è nessun accordo. Berlusconi ci considera un peso. La candidatura di Storace nel Lazio è contro Fratelli d’Italia, questo ci porterà a riflettere se essere col Pdl alla Regione Lazio. Noi potremmo proporre Meloni e decidere se correre da soli. Noi siamo usciti dal Pdl con motivi validi. Se poi l’elettorato centrodestra crede di poter essere rappresentato da questo Pdl, lo voti. altrimenti.

L’invito a Giannino alla costruzione di un centrodestra diverso va in questa direzione. E nei prossimi giorni lanceremo il nostro candidato premier per essere in competizione». Sul fronte delle liste il Viminale rende noto che su un totale di 219 simboli presentati, 169 sono stati ammessi e 34 – tra cui i loghi civetta di Grillo, Monti e Ingroia – sono stati ricusati, ovvero i depositanti sono invitati a sostituirli entro 48 ore. Altri 16 simboli non hanno i requisiti necessari per partecipare alla competizione elettorale per carenza di documentazione.

Svezia, donna pulizie ruba treno, parte e si schianta contro palazzina. Illesi

treno-schiantaChissà cosa le passava per la testa. Fatto sta che mentre faceva le pulizie allo scalo ferroviario di Stoccolma (Svezia), una ragazza di vent’anni si è messa alla guida di un treno locale ed è partita. Le carrozze sono deragliate e il treno, dopo aver sfondato un cancello, è finito dritto in una palazzina.

Il fatto curioso è successo nella notte a Saltsjögränd, vicino la capitale svedese, sotto gli occhi sorpresi e increduli degli addetti allo scalo. Un miracolo ha fatto sì che non vi siano stati né feriti né vittime. Solo la ragazza “ladra” è rimasta gravemente ferita. A bordo del treno fortunatamente non c’erano passeggeri, mentre gli inquilini dello stabile sono rimasti illesi.

La polizia ha comunque fatto evacuare l’edificio. Pare che la ragazza fosse alle dipendenze di una ditta di pulizia che ha in appalto la gestione delle pulizie ordinarie delle carrozze. La pulitura sui treni in genere si svolge di notte, quando sono fermi nei depositi, quindi quando non c’è nessuno in giro soprattutto con pochi occhi “indiscreti”. Il grande interrogativo che assilla gli inquirenti è capire come abbia potuto la giovane entrare in cabina, mettere in moto il treno e partire “rubandolo” di fatto il treno.

Non dovrebbe essere infatti alla portata di tutti entrare e trovare “le chiavi”, ossia i dispositivi che consentono al macchinista di far muovere un treno. Resta il fatto che la giovane c’è riuscita in un clima gelido e con oltre mezzo metro di neve, come si vede dalle immagini.

Le responsabilità del grave e curioso incidente non sarebbero dunque solo della donna. Qualcuno non avrebbe fatto il suo dovere fino in fondo. La ragazza è ricoverata in ospedale ed è in stato di fermo. Agenti della polizia svedese la sorvegliano a vista per timore che possa fuggire e far perdere le proprie tracce.

Licenziata "ingiustamente", insulta il datore su Facebook

facebookE’ stata licenziata dal centro estetico per cui lavorava e lei, R. M., si è vendicata col datore di lavoro dicendogliene di tutti i colori su Facebook. Probabilmente spinta dalla rabbia e “dall’l’ingiustizia” subìta, sulla bacheca del noto social network il titolare dell’azienda, un uomo di origini albanesi, si è ritrovato sommerso da insulti, offese ed espressioni a sfondo razzista.

Lui l’ha denunciata in procura. Per questo motivo la ragazza è stata condannata per diffamazione dal tribunale di Livorno. Insultare qualcuno sulla propria pagina facebook (quindi vale anche per gli altri social network) può essere considerato «un delitto di diffamazione aggravato dall’aver arrecato l’offesa con un mezzo di pubblicità» equiparato «sotto il profilo sanzionatorio alla diffamazione commessa con il mezzo della stampa».

Mettendo da parte la storia, da cui non emergono le motivazioni del licenziamento della ragazza (licenziamento che ha procurato la forte reazione), la sentenza appare giusta in linea di principio. Recare offese con un mezzo “incontrollato” come Facebook è come recarle a mezzo stampa o comunque con un mezzo adibito alla pubblicità. Basta dunque con la selva dei social dove anche in modo “anonimo” si possono insultare e offendere gratuitamente le persone senza la possibilità di difendersi.

L’unico modo per impedire queste offese o lo “stalking” nel caso di facebook è cancellare “l’amico”.  Ma tagliato via per i canali permessi da Palo Alto, il falso amico potrebbe ripresentarsi sotto altre spoglie e (ri)chiedere l’amicizia e proseguire nell’azione di distubo. Ne sa qualcosa la giornalista Paola Ferrari di Rai Sport

Paola Ferrari
Paola Ferrari (Ansa/Onorati)

che dopo aver vissuto da vicino questo fenomeno dilagante  si dice soddisfatta per la sentenza del tribunale di Livorno e auspica una regolamentazione legislativa.

«Da tempo – afferma Paola Ferrari – sto portando avanti la mia battaglia contro i social network ed in particolare Twitter, essendo stata lungamente bersagliata sul web da epiteti anonimi e offensivi nel corso di tutta la conduzione della trasmissione ‘Stadio Europa’.

Il tribunale di Livorno conferma che il libero pensiero non deve essere diffamatorio nei confronti degli altri”, continua la giornalista.“Spero che questo provvedimento possa dare l’esempio per fermare, in Italia, una deriva davvero pericolosa che può portare anche a gesti drammatici, come dimostra in modo eclatante il caso di Carolina Picchio la ragazza di 14 anni che si è recentemente suicidata a causa dei continui insulti ricevuti su Facebook».

“El Pais” sulle tracce delle sindache calabresi contro la ‘ndrangheta

Carolina Girasole El Pais
Carolina Girasole – El Pais

Sindaci con l’imperativo morale. Avevano professioni redditizie e sapevano poco di politica. Poi queste quattro donne coraggiose sono state lanciate nell’arena dei governi (locali) in Italia per la lotta contro la corruzione e la mafia, ma soprattutto per difendere il bene comune. E’ questo l’incipit  di un lungo reportage dedicato a quattro sindaci donna calabresi apparso nell’inserto settimanale del quotidiano spagnolo “El Pais” e che Secondo Piano News ripropone.

Si tratta dei sindaci di Rosarno, Elisabetta Tripodi; di Isola Capo Rizzuto (Crotone), Caterina Girasole; di Decollatura (Catanzaro), Annamaria Cardamone e il sindaco di Monasterace (Reggio Calabria) Maria Carmela Lanzetta. Nel servizio emerge uno spaccato che riflette il disagio di donne in prima linea contro la ‘ndrangheta, il malaffare e il sottosviluppo culturale.

E’ il racconto di esperienze vissute tra sentimenti, famiglia, minacce e intimidazioni, ma anche il tentativo, nonostante tutto, di compiere ogni sforzo al fine di introdurre buone prassi amministrative in una terra in cui è forte la tentazione di lasciar perdere e andare via.

M.Carmela Lanzetta - El Pais
M.Carmela Lanzetta – El Pais

La testata spagnola parte da Rosarno, nella piana di Gioia Tauro, per raccontare l’avventura amministrativa di Elisabetta Tripodi, un’esperienza attraversata nel 2010 dalla rivolta degli immigrati in un contesto dove i problemi del comune sono atavici, dall’abusivismo selvaggio fino agli scioglimenti per infiltrazioni mafia. Dopo aver vissuto 15 anni in Lombardia, racconta la Tripodi, ho deciso di scendere giù per fare qualcosa per la mia terra. E così alla fine ho deciso di presentare la mia candidatura al comune. Lo scenario che si è ritrovato la Tripodi dopo l’elezione è stato apocalittico.

Oggi le sue stanze sono sorvegliate costantemente da scorte armate, come nel caso del sindaco di Monasterace Maria Carmela Lanzetta, recentemente al centro di una offensiva criminale che è balzata agli onori della cronaca nazionale. Quando le ‘ndrine le hanno bruciato la farmacia, dice dal canto suo Lanzetta, è stato terribile, non solo perché era l’unica attività che possedevamo, ma, soprattutto per i grandi sacrifici e l’impegno personale prestato verso le persone più umili. Lanzetta, che era pronta a lasciare la carica, è stata poi convinta a restare consapevole di una missione rischiosa ma doverosa perché, per me, è molto importante il rispetto delle regole.

Isola Capo Rizzuto, città di 16 mila anime nel Crotonese, è amministrata da Caterina Girasole, biologa e mamma di due figli.E’ sindaco dal 2008. A Isola la ‘Ndrangheta è forte e radicata da decenni, fin da quando negli anni ’50 e ’60 costruì grandi complessi turistici.

Annamaria Cardamone - El Pais
Annamaria Cardamone – El Pais

La ‘ndrangheta ha la grande capacità di capire immediatamente che Economia e Politica e si stringono la mano, ha detto Enzo Ciconte, considerato uno dei massimi esperti in Italia di fenomeni connessi alla mafia. Poi a Decollatura, paese del catanzarese amministrato da Annamaria Cardamone.

Eletta nel 2011, si è ritrovata con un “buco” comunale non indifferente e ha messo in campo progetti, anche con le scuole, improntati sulla legalità e la crescita culturale. Abbiamo trovato un debito, racconta Cardamone, di un milione di euro che per un piccolo comune come il nostro sono tanti. Stiamo cercando di ripianarlo senza aumentare le tasse ai cittadini. Il nostro tentativo è quello di favorire le buone prassi amministrative rispetto ad altre azioni.

Elisabetta Tripodi - El Pais
Elisabetta Tripodi – El Pais

Anche lei, il sindaco di Decollatura – piccolo centro dove non esisterebbero organizzazioni criminali di tipo ‘ndranghetistico – ha subìto minacce per aver introdotto una rinnovata cultura amministrativa. La ‘ndrangheta, afferma ancora Ciconte, teme queste donne che possono rappresentare un esempio di coraggio per gli altri amministratori e altre loro colleghe.

E’ la storia di quattro donne di sinistra in prima linea contro il crimine e il malaffare. Tutt’e quattro del PD che alle primarie hanno sponsorizzato Bersani. Alcune di loro (Lanzetta e Girasole) avevano dato disponibilità ad un’avventura politica in Parlamento ma sono state snobbate dalla segreteria nazionale.

Potevano essere la rappresentanza di quella società civile di cui tanto si parla nel Pd e in altri partiti. “Hanno preferito altri candidati, magari calati fuori dalla regione al posto di donne coraggiose”, dice qualcuno che conosce “bene” gli ambienti del Pd. Giusto per la cronaca, la Girasole, sostenitrice di Bersani  alle scorse primarie, ha accettato di candidarsi al secondo posto alla Camera, ma nella lista di Mario Monti. Una “scelta civica” che dovrebbe mettere in forte imbarazzo i maggiorenti del Pd che non l’hanno neanche chiamata.

– Reportage integrale di ‘El Pais’ .

Indagato "Er Barbetta" al secolo Barbato Francesco di IDV, il moralista e "Boia" alla Henri Sanson.

francesco barbato moralista
MORALISTA. Francesco Barbato IDV

Quando si dice la sfiga! Doveva capitarci proprio lui che mandava al diavolo tutti senza distinzione di età, razza religione e appartenenza politica. Fosse vissuto durante le rivoluzioni dello scorso millennio, sarebbe probabilmente stato un “Boia” alla Henri Sanson da Parigi che mozzava teste a dire basta dietro giudizi sommari. Oggi, parlamentare dell’Italia dei Valori, il partito che “c’azzecca” di Antonio Di Pietro, non usa la mannaia ma si è adeguato con la penna, la lingua e probabilmente chiedendo denaro in cambio di aggiustare qualche problemino. Fa il giustizialista e il moralista a tempo pieno e per questo incassa un assegno mensile pari a circa ventimila euro più i benefit.  Si chiama Barbato Francesco come scriverebbero i Carabinieri. Prima il cognome e poi il nome. Deputato ricciolino e mezzo “birichino”, avrebbe promesso dall’alto del suo scranno l’aiuto a un imprenditore cercando di risolvere i suoi problemi con l’Isvap (Istituto di vigilanza di assicurazioni) in cambio di ventimila euro. L’accusa è di tentato millantato credito, e il politico dipietrista è formalmente indagato. L’inchiesta, originariamente avviata dal pm Henry John Woodkock, è stata trasferita per competenza agli uffici della procura di Roma. Giovedì prossimo, il politico sarà interrogato dal pm capitolino Mario Palazzi, titolare dell’inchiesta. I fatti risalgono al marzo 2010 quando Barbato si sarebbe “offerto” come consulente all’imprenditore campano Paolo Viscione nel corso di un incontro in un bar in piazza di Pietra. Secondo il capo d’imputazione Barbato “abusando della propria funzione di componente della VI commissione permanente (finanze) della Camera dei Deputati, componente tra l’altro della materia delle assicurazioni, consapevole delle difficoltà in cui versava la Eig Ltd, società di diritto maltese operante in Italia nel settore assicurativo e sottoposta ad attività ispettiva da parte dell’Isvap, ostentando le proprie conoscenze in tale Istituto”, e la capacità di influenzarne le decisioni, “chiedeva a Viscione, dominus di detta società, al fine di tentare di risolvere i problemi che la società aveva con l’istituto , la somma di ventimila euro in contanti”. L’imprenditore però respinse la richiesta, ma anzi sia davanti ai pm di Napoli che di Roma, ha ripetuto le accuse contro il politico. Fatti che sono stati anche ripetuti davanti al magistrato della capitale anche da altre due persone che lavorano nella stessa Eig”. Va in Epitaffio e in Regina Coeli, doppia categoria per doppi reati con inciso: “Siori e siori eco a voi Er Barbetta, al secolo Barbato Francesco, l’uomo che se credeva Henry il Boia e trovò Henry John Woodkock. Nessuno s’accorse della sua esistenza tranne i forcaioli der palazzo. Durante l’esecuzioni der suo ‘ncarico lasciò mozze le teste e tracce di filigrana ovunque”.
[Punto&Basta]

Duello low cost tra Apple e Samsung. Da Cupertino l’iPhone 6 mini

apple samsungUna sfida all’ultimo pixel quella tra Apple e Samsung. Dispositivi di ultima generazione sempre più sofisticati che producono  nuove “dipendenze” e “necessità”.

Nuove edizioni sfornate al ritmo di uno, due all’anno con prezzi stratosferici. Un duello che però adesso passa anche per il low cost. Se a giugno, secondo indiscrezioni, sarà già presentato l’iPhone 6, Cupertino sta progettando anche un modello più piccolo del melafonino a un prezzo molto più basso del fratello maggiore. Secondo Forbes, a spingere Tim Cook verso l’iPhone mini, dopo il lancio del mini iPad, sarebbe stato uno studio che prevede per il 2013 un aumento delle vendite per Samsung del 35%, con un’offerta diversificata di smartphone a varie fasce di prezzo.

Apple non farà mai uno smartphone low cost. Commentando le indiscrezioni che danno ormai per certa l’uscita di un iPhone mini entro la fine dell’anno, il responsabile marketing di Cupertino, Phil Schiller, ha sottolineato che l’azienda non è interessata a commercializzare prodotti economici.

“Nonostante la popolarità degli smartphone low cost, questo non sara’ mai il futuro di Apple”, ha assicurato Schiller in un’intervista allo Shanghai Evening News. “Nonostante la quota di mercato di Apple nel settore degli smartphone sia di circa il 20%, possediamo il 75% dei profitti”, ha sottolineato. Un mini-iPhone low cost sarebbe un duro colpo per la concorrenza, soprattutto per Samsung, principale competitor di Cupertino nel mercato degli smartphone.

Tra giugno e settembre, oltre al mini iPhone, dovrebbe essere presentato l’iPhone 6 (o5s), che dovrebbe essere dotato di fotocamera da 12 megapixel, carica batterie senza fili e caratterizzato da un design rivoluzionario con scocca di diversi colori. I rumors si rincorrono sulla rete, ma accanto alle indiscrezioni che circolano da oltre un mese, arriva una prima ‘prova’ dal sito TheNextWeb. Alcuni sviluppatori di app hanno visto comparire nei log delle loro applicazioni il codice “iPhone 6.1” con il nuovo sistema operativo iOs 7. Il dispositivo sarebbe quindi gia’ in fase di test e a ulteriore conferma c’e’ l’indirizzo IP dell’iPhone ‘intercettato’, localizzabile nel quartier generale Apple di Cupertino.

Secondo la ricerca realizzata da Strategy Analytics, il colosso sudcoreano raggiungera’ un 33% nel mercato degli smartphone, contro il 20-21% di Apple. Oltre al nuovo melafonino di fascia alta (l’iPhone 6), Cupertino ha deciso di testare il mercato con un mini-iPhone che costi la meta’ del fratello maggiore, circa 250-300 euro. Fotocamera da 12 megapixel, carica batterie senza fili, design rivoluzionario: il nuovo iPhone 6 sarebbe gia’ in fase di test e potrebbe essere svelato nel mese di giugno.

I rumors si rincorrono sulla rete, ma accanto alle indiscrezioni che circolano da oltre un mese, arriva una prima ‘prova’ dal sito TheNextWeb. Alcuni sviluppatori di App. hanno visto comparire nei log delle loro applicazioni il codice “iPhone 6.1” con il nuovo sistema operativo iOs 7. Il dispositivo sarebbe quindi gia’ in fase di test e a ulteriore conferma c’e’ l’indirizzo IP dell’iPhone ‘intercettato’, localizzabile nel quartier generale Apple di Cupertino.

Verusio: «Sugli scogli la nave c'è finita per colpa di Schettino»

Costa ConcordiaSono pronti i preparativi per omaggiare al meglio le oltre trenta vittime del terribile naufragio della Costa Concordia avvenuto lo scorso 13 gennaio all’Isola del Giglio. Saranno presenti tutte le autorità civili, militari e religiose e moltissimi tra sopravvissuti e parenti delle vittime. Salvo impedimenti dovrebbe partecipare anche il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Attese anche le maggiori troupe televisive del mondo che racconteranno la solenne cerimonia.

L’enorme carcassa è adagiata di fianco ancora lì, a 30 metri dagli scogli. Dicono si rimuoverà tra qualche mese, per il tramite di sofisticate apparecchiature e l’ausilio di grosse imbarcazioni a cui saranno agganciati i grossi palloni che dovrebbero riaddrizzare la “regina degli Oceani” per poi trainarla via. Intanto si sta completando il lungo e complesso lavoro investigativo per accertare le responsabilità ai più disparati livelli.

«C’e’ qualcuno che magari non ha fatto fino in fondo quel che avrebbe dovuto fare ma chi è finito sugli scogli è Schettino e soltanto lui». Lo afferma all’agenzia di stampa “Asca” Francesco Verusio, procuratore capo di Grosseto, che domenica sarà all’Isola del Giglio per la cerimonia del primo anniversario del naufragio della Costa Concordia.

L’inchiesta sulla tragedia è stata chiusa dalla Procura grossetana lo scorso 29 dicembre e le richieste di rinvio a giudizio arriveranno «a fine mese o al massimo nei primi giorni di febbraio». Al momento gli indagati sono 12 e il principale accusato è proprio l’ex comandante della nave Francesco Schettino. Dopo le richieste di rinvio a giudizio (probabilmente la Procura ne chiederà soltanto 9) sarà stabilita l’udienza preliminare, probabilmente entro due mesi.

francesco verusio
Francesco Verusio, procuratore capo di Grosseto

«Poi – spiega il magistrato – il Tribunale fisserà l’inizio del processo, forse già prima dell’estate. Comunque il Tribunale ha, come noi, a cuore questo procedimento e credo quindi che entro l’anno i familiari delle vittime potranno avere almeno la soddisfazione di sapere di chi è la responsabilità del disastro”.

L’inchiesta ha tenuto di fatto impegnata la Procura per un anno, con tre sostituti al lavoro, i Pm Maria Navarro, Alessandro Leopizzi e Stefano Pizza. ”E’ stato fatto un lavoro di dimensioni enormi – dice Verusio -. Abbiamo sentito centinaia di persone sparse in tutto il mondo e fatto accertamenti tecnici complicatissimi. Non abbiamo tralasciato nessun dettaglio e posso dire che abbiamo raccolto prove sufficienti per affrontare serenamente il processo».

Junker (Ue) invoca il salario minimo citando Marx. Disoccupazione allarmante. «L'Euro doveva salvarci e invece…».

Junker e Marx. Sotto Renato Brunetta
Junker e Marx. sotto Brunetta

«Dopo aver sostenuto di fatto Angela Merkel e la sua politica recessiva sangue, sudore e lacrime, il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, oggi piange sulla disoccupazione ”superiore all’11% nell’Eurozona”, citando Marx con riferimento alle politiche di sostegno dei lavoratori da applicare per farvi fronte».

Lo afferma l’ex ministro Renato Brunetta in replica alle affermazioni di Jean Claude Juncker. ”Lacrime di coccodrillo – aggiunge Brunetta – di miopi eurocrati del nord, egoisti e stupidi, che hanno sbagliato tutto in questa crisi. Non basta ammettere di avere esagerato.

E’ ora che il presidente Juncker e i suoi colleghi facciano autocritica: in Europa abbiamo sbagliato tutto. Si corra subito ai ripari, cambiando questa politica economica infame impostaci da Angela Merkel e da tutti i suoi sodali, dentro e fuori il partito popolare europeo”. In verità già la scorsa estate Junker aveva attaccato la Germania di Angela Merkel. “La Germania tratta l’Eurozona come filiali”, aveva affondato.

Oggi il presidente mette a nudo i limiti dell’Europa e lo fa esprimendo dure critiche al sistema, ai partener e alla moneta unica. «La situazione della disoccupazione è drammatica. Noi avevamo detto che l’Euro avrebbe riequilibrato la società e invece la disoccupazione aumenta. Iniziamo il 2013 in una situazione nettamente migliore rispetto all’anno scorso, – ha aggiunto Junker – il 2012 é stato un anno di risultati positivi per la zona euro”. Secondo Juncker, «occorre ritrovare la dimensione sociale dell’unione economica e monetaria, con misure come il salario minimo in tutti i Paesi della zona euro, altrimenti perderemmo credibilità e approvazione della classe operaia, per dirla con Marx.

I tempi che viviamo sono difficili, non dobbiamo dare all’opinione pubblica l’impressione che il peggio sia alle nostre spalle perché ci sono ancora cose da fare molto difficili”. Nella Unione Europea “non c’é accordo sulla strada da imboccare nei prossimi anni. renato brunetta«Gli Usa e gli altri ci interpellano a proposito e noi abbiamo solo risposte di cortissimo respiro”, ha detto ancora il presidente dell’Eurogruppo, lamentando come nell’ultimo vertice Ue i leader hanno fatto osservazioni discordanti sulla road map descritta dai 4 presidenti Draghi, Juncker, Van Rompuy e Barroso sul rafforzamento della governance.

“Non bisogna credere che sarebbe giusto avere politiche di austerità che chiedono i più grandi sforzi ai più deboli”, ha detto ancora. “Vorrei che le conseguenze della crisi ricadessero sui più forti: questa è solidarietà sociale. Non dico che i miliardari debbano per forza pagare, – ha concluso Junker – dico che non mi va che i miliardari non paghino”.

Allerta sulla spesa dei fondi Ue. Ai ritardi si rischia di spendere male e a pioggia. Reazione di Loy (Uil): "Restano molte criticità". Fabrizio Barca: "Turismo e Cultura perdono milioni di euro"

Guglielmo Loy
Guglielmo Loy (Uil)

Siamo al 2013 e l’utilizzo dei fondi Ue sarà si e no sotto l’utilizzo del 50 percento. E’ avvenuto durante i passarti programmi operativi, dai fondi strutturali a quelli del fondo sociale. L’Ue ha registrato una accelerazione nella spesa ma ciò colma i ritardi dell’avvio iniziale. Si spera non si giunga a spendere i fondi nei cosiddetti progetti sponda (a pioggia) come è accaduto durante quelli 2000-2006. Il  governo resta soddisfatto comunque. “Nei 14 mesi che vanno tra l’ottobre 2011 e il 31 dicembre 2012 è stata realizzata una spesa certificata di Fondi europei pari a 9,2 miliardi, più di quanto si era speso nei precedenti 58 mesi”. E’ questo il bilancio presentato alla stampa dal ministro per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, che ha spiegato: “51 programmi operativi su 52 superano i target di spesa ma il programma attrattori culturali, naturali e turismo perde 33,3 milioni di euro. Il risultato è molto buono”.”E’ senza dubbio positiva l’accelerazione della spesa dei Fondi Comunitari – sostiene Guglielmo Loy, segretario confederale Uil –  ma restano ancora molte criticità sul loro utilizzo che riguardano non solo il Sud, ma anche il Centro Nord. Il ministro Barca, anche grazie al ricorso a “tecnicismi”, ha fatto un buon lavoro, ma ha ragione quando afferma che non si può continuare su questa strada. A tale riguardo va fatta una seria riflessione sia sulle risorse ancora da spendere, da qui al 2015, sia sulle risorse per il 2014-2020. I Fondi Strutturali Europei e della politica di coesione sono fondamentali per far crescere il Sud e con esso l’intero Paese”. ”La UIL ritiene – ha spiegato Loy – che nella prossima legislatura il Mezzogiorno debba tornare al centro dell’agenda politica. Il prossimo Governo e il Parlamento avranno davanti una sfida straordinaria rappresentata dal documento di indirizzo, presentato dal ministro per la Coesione Territoriale, che avvia il confronto pubblico per preparare l’Accordo e i Programmi, dei Fondi Strutturali Europei per il 2014-2020. E’ questo un percorso che deve partire con il passo “giusto”. [Fernando Meis]

'Nadrangheta, la Valle d'Aosta non è un'isola felice. Il crimine organizzato non è strutturato ma restano influenti le famiglie. E' come l'acqua che s'infiltra tra vasi comunicanti (in una regione a statuto speciale)

sentieri valle d'aostaIl Consiglio regionale ha preso atto nel pomeriggio di oggi della relazione conclusiva della Commissione speciale per l’esame del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle d’Aosta. ”Nel documento elaborato a seguito del lavoro svolto in questi dieci mesi di attività – ha riferito il Presidente Diego Empereur (Uv) -, abbiamo evidenziato che in Valle d’Aosta non esiste una presenza strutturata di organizzazioni criminali, tuttavia è emersa l’influenza di grandi famiglie della ‘ndrangheta che si è manifestata nel corso degli anni con episodi di riciclaggio di denaro, di traffico di stupefacenti e di estorsioni”. Secondo Empereur ”non bisogna far calare l’attenzione su questo fenomeno, ma neppure lanciare allarmi esagerati”.
Per il consigliere Alberto Bertin (Alpe) il gruppo avrebbe voluto presentare un nostro documento ”per rappresentare un approccio diverso, insieme con la relazione della Commissione, ma questo non ci e’ stato concesso e questa è una delle ragioni del nostro voto di astensione”. Secondo l’analisi svolta in aula da Bertin ”le infiltrazioni rappresentano da tempo nel Nord Italia un fenomeno che ha la capacità di influenzare la politica e le istituzioni. Nelle regioni settentrionali, secondo alcuni pubblici ministeri, la criminalità organizzata calabrese controlla il 5 per cento dei voti e la Valle d’Aosta non può considerarsi estranea a queste degenerazioni”. ”Pur senza allarmismi esagerati, – ha spiegato ancora Bertin – sarebbe tuttavia pericoloso e irresponsabile non cogliere i segnali inquietanti che si sono manifestati e che fanno considerare la ‘ndrangheta una seria minaccia per la Valle d’Aosta. Una minaccia che va fronteggiata e respinta in modo energico prima che sia troppo tardi”.
”I risultati del lavoro di questa Commissione – ha detto il presidente della Regione, Augusto Rollandin – non hanno fatto altro che risottolineare che avevamo messo in atto tutti gli strumenti di controllo, con particolare riguardo agli appalti pubblici della Regione, delle società partecipate e in collegamento con gli Enti locali, oltre che gli accordi con la direzione antimafia per trasmettere tutto quello che viene svolto nelle zone che sono più a rischio. Confermiamo da parte dell’Amministrazione regionale l’intenzione a mantenere la massima attenzione sull’argomento e crediamo importante il coinvolgimento di tutti al fine di dare operatività e concretezza alle risultanze dei lavori della Commissione”.
Il presidente Diego Empereur, in chiusura di dibattito, si è detto disponibile a riconvocare la Commissione, coinvolgendo anche gli uffici, al fine di studiare le migliori modalità per dare pubblicità agli atti.

Si chiama Ball Ironing ed è il sistema antirughe ai testicoli utilizzato a Hollywood

George Clooney coverman su Max - Ball Ironing
George Clooney coverman su Max

“Ho avuto troppe donne, fatto troppo uso di droghe e speso parecchio per farmi stirare la pelle dei testicoli”. A dirlo è stato l’attore George Clooney in una intervista al settimanale “Max” che uscirà domani in edicola. L’attore parla a tutto campo e non nasconde le sue tendenze. “Non mi sono mai fatto sistemare gli occhi, ma ho speso parecchio per farmi stirare la pelle dei coglioni. Lì sì che non mi piacciono le rughe!

È una tecnica nuova, a Hollywood la fanno tutti, si chiama ball ironing”. “Michelle Pfeiffer e Nicole Kidman hanno scommesso 10mila dollari che mi sarei sposato prima dei 40 anni – ha detto l’attore – hanno perso e mi hanno spedito gli assegni. Glieli ho rimandati scommettendo il doppio che non avrei avuto figli prima dei 50.

Quando mi viene l’istinto paterno vado a trovare Brad (Pitt) e Angelina (Joly) e mi ricordo il motivo per cui sto benissimo senza marmocchi”. Sulle voci di omosessualità che circolano sul suo conto afferma: “Tutti pensano che sia gay. E chi se ne frega! Non smentirò mai nessun pettegolezzo, perché non voglio che la gente possa credere che essere omosessuale sia una cosa negativa. La mia vita privata è solo mia, privata appunto”.

Passando alla politica Clooney ha spiegato: “Mi piace attirare l’attenzione sui problemi seri del mondo invece che parlare delle mie fidanzate. Non potrei mai essere un politico, ho avuto troppe donne, ho fatto uso di troppe droghe e ho frequentato persone troppo promiscue. Il mio lavoro politico è parlare di quello che non funziona”. l’attore ha anche ricordato i suoi esordi: “A 21 anni raccoglievo tabacco per 3 dollari l’ora. È stato mio cugino, l’attore Miguel Ferrer, a portarmi su un set per la prima volta. A Hollywood per mantenermi facevo l’autista per mia zia Rosemary Clooney e il clan delle sue amiche tra cui Helen O’Connell e la comica Martha Raye”.

Bruxelles boccia l'Imu e di conseguenza Monti. "E' una imposta iniqua che va modificata perché basata su effetti distorsivi". La reazione del sindaco di Roma Alemanno

L'Imu tassa iniqua

L’Imu deve essere una imposta che va modificata perché è una tassa “iniqua”. Deve avere “un effetto redistributivo”, “deve essere modificata in senso più progressivo”. E’ quanto emerge dal Rapporto Ue 2012 su occupazione e sviluppi sociali, secondo cui la vecchia Ici non aveva impatto sulle disuguaglianze. L’Imu, ricorda il rapporto Ue, è stata introdotta nel 2012 “a seguito di raccomandazioni sulla riduzione di un trattamento fiscale favorevole per le abitazioni” e “basata sull’effetto distorsivo relativamente basso delle tasse sulla proprietà e il basso tasso di evasione”. Nella sua architettura, l’Imu, riconosce Bruxelles, “include alcuni aspetti di equità”, come la deduzione di 200 euro per la prima casa, le deduzioni supplementari in caso di figli a carico, e una marcata differenziazione del tasso di imposizione tra prima e seconda casa. Ma, avverte la Commissione, “altri aspetti potrebbero essere ulteriormente migliorati in modo da aumentarne la progressività”. Per esempio, dovrebbero essere aggiornati i valori catastali degli immobili: nonostante sia già stato un passo in avanti l’aumento del 60% dei valori del reddito catastale, si tratta di un aumento proporzionale e non progressivo legato al reale valore di mercato degli immobili, e che quindi non riduce le disuguaglianze di reddito. Dovrebbero poi essere introdotte deduzioni non basate sul reddito e migliorata la definizione di residenza principale e secondaria. Sulla base di simulazioni effettuate con i dati relativi alla vecchia Ici, il rapporto Ue sottolinea che “le tasse sulla proprietà non hanno impatto sulla diseguaglianza in Estonia e in Italia, e sembrano aumentare leggermente la povertà in Italia”. Gianni AlemannoIntanto sulla questione arriva la reazione del Sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno che  afferma: ”Quanto emerge dal rapporto dell’Ue sull’Imu è molto importante. E’ la conferma che bisogna dare la possibilità ai Comuni di modulare questa imposta, come richiesto più volte dall’Anci, così da permettere di tutelare le fasce più deboli”.
Tornando al rapporto, in Italia, con il peggiorare della crisi, c’é un “rischio elevato” di cadere in una “enorme trappola della povertà”: una volta che una persona entra in difficoltà, è molto difficile che riesca ad uscirne, dice ancora il rapporto. Il prolungarsi della crisi economica che ha colpito l’Ue dopo gli Usa, ha “drammaticamente aumentato i rischi di esclusione sociale di lungo periodo”, e questi, si legge nel rapporto, “variano enormemente” tra i diversi stati membri. L’Italia, insieme a Grecia, Spagna, Malta e i paesi Baltici, fa parte del gruppo di paesi in cui “c’é un alto rischio di entrare nella povertà e basse possibilità di uscirne, con la creazione di una massiccia trappola della povertà”. E, avverte Bruxelles, “la situazione sta peggiorando dato che le prospettive attuali sono cupe” per questo gruppo di paesi.”E’ improbabile – è l’allarme del commissario Ue agli affari sociali Lazslo Andor  – che l’Europa vedrà molti miglioramenti socioeconomici nel 2013 a meno che non faccia maggiori progressi anche nella risoluzione credibile della crisi, trovi risorse per gli investimenti necessari e faccia funzionare l’economia reale”.

 

Fallisce la Richard Ginori, leader della porcellana con 300 anni di storia. Copiata dai Cinesi e un'altra vittima della globalizzazione dominata dai musi gialli. Si spera in intervento dello Stato

Richard Ginori
Richard Ginori

La globalizzazione inghiotte, distrugge e sputa vittime eccellenti. L’ultima della serie è il noto brand Made in Italy leader della porcellana, Richard Ginori con trecento anni di gloriosa storia alle spalle. Era l’unica azienda che poteva vantarsi di essere nelle case di tutti gli italiani, prima che i Cinesi entrassero a gamba tesa nel double TO. Chi poteva permetterselo metteva il servizio di piatti nella lista nozze, chi negli anni del boom andava ad abitare nei condomini che spuntavano come funghi nelle metropoli era quasi sicuro di avere il bagno arredato da uno dei marchi più prestigiosi d’Italia. Da oggi è, purtroppo, solo un ricordo lontano. Il Tribunale di Firenze ha infatti dichiarato il fallimento della Richard Ginori. I giudici, chiamati a pronunciarsi sull’eventuale ammissibilità dell’azienda al concordato preventivo, hanno depositato la documentazione. La liquidazione della storica azienda di porcellane, che ha sede a Sesto Fiorentino, iniziata scorsa primavera. Il bilancio consuntivo relativo al 2011 aveva infatti evidenziato perdite piu’ alte rispetto al capitale sociale. Il collegio dei liquidatori ha cercato di percorrere la strada del concordato preventivo. La cordata formata dalle aziende Lenox e Apulum, era stato anche individuata. Un centinaio di lavoratori della Ginori, sul totale dei 314 che da agosto sono in cassa integrazione si trova in questo momento davanti al Palazzo di Giustizia di Firenze, per un presidio organizzato dai Cobas. Rivendicano il diritto al lavoro ma forse, più ogni altra cosa, ripongono la speranza di un salvataggio in extremis per la storica azienda nata ancor prima della Rivoluzione Francese.  Opzione difficile quanto i libri contabili entrano in tribunale. Ma nulla è impossibile. Si spera in un intervento dello Stato poiché se salvano Alitalia, la Rai, carrozzone d’Italia per eccellenza, è giusto tentare il salvataggio della Ginori, (azienda privata come lo era Fiat che ha incassato tanti di quei miliardi dal pubblico…), che ha portato alta la bandiera del Made in Italy nel mondo.
[Red]

Tra Pdl e Lega c'è l'accordo, ma al buio. Unica intesa è che "Berlusconi non sarà premier". Poi "se vinceremo vedremo". La Lega punta su Tremonti, B. dice Alfano cedendo al Carroccio su tasse al Nord

Maroni con Tremonti
Maroni con Tremonti

«Silvio Berlusconi non sarà premier», assicura il leghista Roberto Maroni che conferma l’accordo tra la Lega e il Pdl. L’ex ministro dell’Interno pur esprimendo stima per Angelino Alfano, indicato da Berlusconi quale candidato premier rilancia e per la coalizione punta sull’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremoni, da sempre vicino alle posizioni del Carroccio. «Ho sentito che Silvio Berlusconi ha indicato Angelino Alfano come candidato premier.  E’ una persona che stimo, con cui ho lavorato, non mi dispiace. Ma io mi permetto di indicare Giulio Tremonti» ha affermato il segretario della Lega nel corso di una conferenza stampa nella sede del partito di via Bellerio a Milano. Nell’accordo «non viene indicato, non si dice chi sarà il candidato premier», ma si dice che «non sarà Silvio Berlusconi. Ha accettato perché è un fatto rilevante. Di questo sono soddisfatto e riconoscente». Nell’accordo siglato tra Pdl e Lega «si dice che il candidato premier da suggerire al Presidente della Repubblica sarà indicato di comune accordo da me e da Berlusconi». Il segretario federale della Lega Nord ha assicurato che «nell’accordo c’e’ scritto che il candidato premier non sarà Berlusconi. Non abbiamo fatto un nome». «Berlusconi, poi oggi ha suggerito Alfano e io mi sono permesso di indicare Tremonti, ma è una mia valutazione personale. Dopo le elezioni – ha concluso – daremo vita alla macroregione del Nord» dice soddisfatto del via libera del Pdl alla richiesta leghista di trattenere il 75 per cento delle tasse nelle Regioni del Nord. In sostanza è un accordo al buio. Gli elettori non sapranno con chiarezza chi li governerà se dovesse vincere il centrodestra.
[Eraldo Otis]

 

Il sindaco di Salerno De Luca è il più amato dagli italiani. Per le regioni vince il governatore della Toscana, Rossi.

vincenzo de luca
Vincenzo De Luca

E’ il primo cittadino di Salerno Vincenzo De Luca, il “sindaco più amato” dagli italiani” con il 72% dei consensi. E’ quanto stabilisce il sondaggio annuale Governance Poll 2012, condotto da Ipr Marketing per il quotidiano Il Sole 24 ore. Sul podio, tutto meridionale, seguono poi al secondo posto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando con il 71 percento dei consensi e al terzo posto il sindaco di Agrigento Marco Zambuto. Al quarto posto il sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi.

Ma il dato più importante rilevato dal sondaggio Ipr è il calo di credibilità della classe politica nazionale che incide anche nel consenso agli amministratori locali che nel corso del 2012, complessivamente, hanno diminuito il proprio livello di attrazione, tranne poche eccezioni.

“L’incessante calo di credibilità della classe politica nazionale e l”avvento dei tecnici al governo hanno di fatto sancito la crisi definitiva di un modello consolidato ed esteso di rappresentazione della realtà politica del nostro Paese, generando un calo di consensi generalizzato verso gli amministratori locali” sottolinea il direttore di Ipr Antonio Noto. “Negli anni precedenti, invece – precisa Noto -erano proprio i governi locali a tenere saldo il consenso dei cittadini”.

Tutto il trio di testa della classifica dei sindaci infatti diminuisce il proprio consenso rispetto al giorno delle elezioni. L’unico in crescita e’ il sindaco di Verona Tosi, che aumenta il proprio consenso dell’8,7%, raggiungendo il 66% . Sono 15 gli amministratori che registrano un risultato superiore o pari al 60% mentre sono 71 quelli che godono del consenso di un cittadino su due, valutabile come soglia positiva.
Tra le grandi città si fa notare l’incremento sia del primo cittadino di Milano, Giuliano Pisapia, che oggi è al 60% con un +4,9% dal giorno delle elezioni che del sindaco di Genova, Marco Doria, oggi al 63% con +3,3% dallo scorso maggio quando fu eletto.Invece cala il consenso al Sindaco di Napoli Luigi De Magistris che l’anno scorso risultò vincente nella classifica del Governace Poll ma oggi scende al 59%. In calo anche il primo cittadino grillino di Parma Pizzarotti

Enrico Rossi
Enrico Rossi

che in pochi mesi perde il 7% scendendo al 53%. Stabili sia Piero Fassino (Torino, 58%), che Virginio Merola (Bologna, 52,5). Tra i governatori di regione al primo posto si piazza Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. Rossi scalza il presidente del Veneto, il leghista Luca Zaia precedendolo di un punto ( 59% contro il 58%). Al terzo posto il Presidente della Emilia Romagna, Vasco Errani.

Dietro il trio di testa, il presidente delle Marche, Gian Mario Spacca e immediatamente dietro Claudio Burlando (Liguria) che incrementa di quasi un punto il proprio consenso rispetto al giorno delle elezioni raggiungendo il 53%. Nella classifica dei presidenti di regione piu’ amati dai propri elettori seguono i governatori di Basilicata e Umbria, De Filippo e Marini, rispettivamente al 52 e 51%. Appaiati al 50% i presidenti di Campania e Puglia, Caldoro e Vendola.

Sotto di loro un trio al 48%, che vede insieme i governatori di Calabria, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Al 45% Giovanni Chiodi, presidente dell’Abruzzo, precede Ugo Cappellacci della Sardegna, (44%). Sono dunque solo 8 i presidenti che conquistano almeno il 50% dei consensi, il primo del PD è appunto Rossi, vincitore della classifica, tra i leghisti prevale Zaia ( al secondo posto dlela classifica) mentre tra i presidenti PDL in testa è Caldoro (in ottava posizione).

Calamaro gigante avvistato nelle acque del Pacifico.

calamaro gigantePer la prima volta una telecamera è riuscita a filmare un calamaro gigante fino a 900 metri di profondità nelle acque del Pacifico.

L’impresa si deve ad un’equipe del Museo scientifico nazionale giapponese che ha lavorato in collaborazione con la rete televisiva pubblica giapponese Nhk e quella americana Discovery Channel.

Il calamaro di color argenteo, il cui nome scientifico è Architeuthis, e’ stato individuato a 630 metri di profondità e seguito con un sommergibile fino a 900 metri.

Il personale dell’equipe è rimasto sorpreso dal gigante marino e ha osservato e documentato tutti i movimenti del calamaro.

Secondo alcune stime si parla di un esemplare che potrebbe sfamare oltre un migliaio di persone. Ma il desiderio di affettarlo e friggerlo s’infrange con lo status di protezione che hanno questi animali.

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