11 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 1243

Gioia Tauro, la Guardia di Finanza scopre in Calabria 235 chili di cocaina tra le banane.

DROGA: NUOVO SEQUESTRO A GIOIA TAURO, TROVATI 630 KG COCAINALa Guardia di finanza ha sequestrato nel porto di Gioia Tauro, in Calabria, 235 chilogrammi di cocaina purissima. La droga è stata scoperta in due container che trasportavano banane provenienti dall’Ecuador.
A trovare la droga i militari delle fiamme gialle del Comando provinciale di Reggio Calabria insieme a funzionari dell’Ufficio antifrode di Gioia Tauro dell’Agenzia delle dogane. La cocaina è stata scoperta attraverso incroci documentali e controlli scanner.

Non è la prima volta che il porto di Gioia Tauro è meta della criminalità organizzata e dei grandi cartelli sudamericani per smerciare armi, droga e marchi contraffatti in Italia e in Europa. I controlli, spesso – come in questo caso – funzionano, ma dalla “rete” sfuggono diversi carichi destinati alla ‘ndrangheta che piazza questi “prodotti” sul mercato clandestino in Italia e all’estero.

La Chiesa ha due nuovi santi: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Li ha proclamati papa Francesco

Papa Francesco mentre proclama santi Roncalli e Wojtyla
Papa Francesco mentre proclama santi Roncalli e Wojtyla

Due papi in piazza San Pietro per proclamare santi altri due papi entrati nella storia del Cristianesimo. Davanti a circa un milione di persone accorse da tutto il mondo per l’evento storico, papa Francesco con accanto il papa emerito Benedetto XVI al termine del processo di canonizzazione ha proclamato san Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyła, di Wadowice (Polonia) e san Giovanni XXIII, nato a Sotto il Monte (Bergamo) con il nome di Angelo Giuseppe Roncalli. Il primo definito il papa “missionario” il secondo padre del “concilio”

I reliquiari di Roncalli e Wojtyla sono stati collocati su un palchetto accanto all’altare. Quello di Roncalli, che contiene un frammento della pelle, è stato portato da don Ezio Bolis, mentre quello di Wojtyla, una ampolla di sangue, è stato portato da Floribeth Mora Diaz, la donna malata e miracolata dal papa polacco.

I due papi santi sono stati “uomini coraggiosi”, non hanno avuto “paura” di chinarsi sulla “sofferenza” e sulle “piaghe” dell’uomo, e in questo modo “hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia”, ha detto Francesco nella omelia della canonizzazione di Roncalli e Wojtyla.

I nuovi santi, ha detto il Papa, “sono stati sacerdoti, vescovi e papi del XX secolo. Ne hanno conosciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti. Più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio”.

[toggle title_open=”Chiudi” title_closed=”Leggi l’omelia di Papa Francesco” hide=”yes” border=”yes” style=”default” excerpt_length=”0″ read_more_text=”Read More” read_less_text=”Read Less” include_excerpt_html=”no”]Al centro di questa domenica che conclude l’Ottava di Pasqua, e che san Giovanni Paolo II ha voluto intitolare alla Divina Misericordia, ci sono le piaghe gloriose di Gesù risorto.

Egli le mostrò già la prima volta in cui apparve agli Apostoli, la sera stessa del giorno dopo il sabato, il giorno della Risurrezione. Ma quella sera, come abbiamo sentito, non c’era Tommaso; e quando gli altri gli dissero che avevano visto il Signore, lui rispose che se non avesse visto e toccato quelle ferite, non avrebbe creduto. Otto giorni dopo, Gesù apparve di nuovo nel cenacolo, in mezzo ai discepoli: c’era anche Tommaso; si rivolse a lui e lo invitò a toccare le sue piaghe. E allora quell’uomo sincero, quell’uomo abituato a verificare di persona, si inginocchiò davanti a Gesù e disse: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28).

Le piaghe di Gesù sono scandalo per la fede, ma sono anche la verifica della fede. Per questo nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scompaiono, rimangono, perché quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio. Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio è amore, misericordia, fedeltà. San Pietro, riprendendo Isaia, scrive ai cristiani: «Dalle sue piaghe siete stati guariti» (1 Pt 2,24; cfr Is 53,5).

San Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello (cfr Is 58,7), perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia.

Sono stati sacerdoti, e vescovi e papi del XX secolo. Ne hanno conosciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti. Più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio che si manifesta in queste cinque piaghe; più forte era la vicinanza materna di Maria.

In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia dimorava «una speranza viva», insieme con una «gioia indicibile e gloriosa» (1 Pt 1,3.8). La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno può privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel calice. Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza.

Questa speranza e questa gioia si respiravano nella prima comunità dei credenti, a Gerusalemme, di cui parlano gli Atti degli Apostoli (cfr 2,42-47), che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura. E’ una comunità in cui si vive l’essenziale del Vangelo, vale a dire l’amore, la misericordia, in semplicità e fraternità.

E questa è l’immagine di Chiesa che il Concilio Vaticano II ha tenuto davanti a sé.Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli. Non dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa. Nella convocazione del Concilio san Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata, guidata dallo Spirito. Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; per questo a me piace pensarlo come il Papa della docilità allo Spirito Santo.

In questo servizio al Popolo di Dio, san Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia. Così lui stesso, una volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il Papa della famiglia. Mi piace sottolinearlo mentre stiamo vivendo un cammino sinodale sulla famiglia e con le famiglie, un cammino che sicuramente dal Cielo lui accompagna e sostiene.

Che entrambi questi nuovi santi Pastori del Popolo di Dio intercedano per la Chiesa affinché, durante questi due anni di cammino sinodale, sia docile allo Spirito Santo nel servizio pastorale alla famiglia. Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama.[/toggle]

Poco prima di dare inizio al rito Francesco si è recato a salutare Benedetto XVI e i due papi si sono abbracciati. Papa Ratzinger

I nuovi Santi Roncalli e Wojtyła
I nuovi Santi Roncalli e Wojtyła

sorrideva. Papa Francesco si è recato a salutare il predecessore subito dopo aver baciato l’altare. Benedetto XVI, con indosso la stola liturgica bianca e la mitria bianca, è stato accolto da applausi al suo ingresso sul sagrato di San Pietro. Il Papa emerito Benedetto XVI si è seduto insieme ai cardinali che concelebreranno la messa di canonizzazione di Roncalli e Wojtyla, a sinistra dell’altare maggiore sul sagrato della Basilica. Ratzinger è seduto al primo posto, vicino all’ingresso di San Pietro.

Un centinaio le delegazioni di Paesi di tutto il mondo e di organizzazioni internazionali, con 34 tra capi di Stato e di governo.

Il premier Matteo Renzi è arrivato con la moglie sul sagrato della basilica di San Pietro accompagnato dall’arcivescovo tedesco Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia. Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accompagnato dalla moglie Clio, ha preso posto. Napolitano, accolto dal prefetto della casa pontificia mons.Georg Gaenswein, ha salutato con una calorosa stretta di mano il papa emerito Joseph Ratzinger. Tra i primi ad arrivare, il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, con la moglie.

Il sindaco di Roma Ignazio Marino è arrivato in piazza San Pietro in bicicletta. Insieme a lui in piazza la moglie. Papa Francesco, partendo sulla “papamobile” per fare il giro di Piazza San Pietro tra i fedeli, al termine della cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, ha sostato per far salire sull’auto Marino che ha ringraziato dell’organizzazione dell’evento scambiando con lui una cordiale stretta di mano. Marino è stato ringraziato dal Papa anche durante il Regina Caeli al termine della messa.

Molti i pellegrini che hanno dormito nei sacchi a pelo vicino ai varchi, aperti prima dell’alba. Numerosissimi anche i fedeli che hanno partecipato alle veglie di preghiera nelle chiese di Roma, la “notte bianca” della capitale, tra canti, preghiere, adorazione eucaristica e confessioni. I gruppi più numerosi, quelli dei polacchi giunti per la canonizzazione di papa Wojtyla e i bergamaschi per quella di Roncalli. Ma le bandiere che sventolano hanno i colori di tutte le nazioni, i pellegrini parlano tutte le lingue.

Sono circa 500 mila i presenti nella zona di Piazza San Pietro e Via della Conciliazione per la messa di canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. In totale nella città, contando la zona di San Pietro e le aree con maxi-schermi, i presenti sono 800 mila. Lo riferisce la sala stampa vaticana.

La lunga notte di attesa ha provocato comunque alcuni malori: nelle ultime ore il presidio della Croce Rossa alla destra del colonnato ha accolto oltre trenta persone, con qualche paziente trasferito anche al vicino ospedale Santo Spirito. Per quanti non sono riusciti ad entrare in Via della Conciliazione e Piazza San Pietro sono stati piazzati numerosi maxi-schermi in vari punti della città.

Dispiegati per gli aspetti logistici e della sicurezza 26 mila volontari e diecimila uomini delle forze dell’ordine, 16 i presidi medici, 77 le ambulanze. La metro a Roma è rimasta aperta tutta la notte. L’afflusso dei fedeli è stato rigidamente regolamentato, e quindi, pur massiccio, è avvenuto ordinatamente. Il dispositivo di sicurezza ha funzionato alla perfezione, tanto da meritarsi i ringraziamenti pubblici del Pontefice. “Papa Francesco ha ringraziato le Forze dell’Ordine! E’ un grande onore. Viva le donne e gli uomini in divisa che ci proteggono. #vivalitalia”: è quanto scrive, in un tweet, il ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Intervista a Peppe Scopelliti, l’uomo “sospeso” in aria

Intervista a Peppe Scopelliti (visto da Grattachecca)
Giuseppe Scopelliti visto da Grattachecca

Peppe Scopelliti, il segretario del Pd Magorno l’accusa di non aver risolto i problemi dei calabresi da Governatore pensi se può risolverli da Strasburgo…

«Magorno chi?».
Noooo! Anche lei che imita Renzi…
«Era una battuta. Con Ernesto siamo amici. In politica però ha le stesse competenze che potrei avere io facendo il parrucchiere».
Lo sta sminuendo?
«No, lo valorizzo, fare il parrucchiere non è facile. Ho letto la sua intervista a Magorno e devo dire che si sono molti aspetti interessanti. Per quanto riguarda la lettera alla Rai Ernesto ha dato un assist al centrodestra».
Perché?
«Perché la sinistra ci ha sempre accusato di avere la Rai a nostra disposizione. Invece la lettera dell’amico Ernesto ha sgombrato il campo da un grande equivoco».

Beh, se su dieci servizi al Tg in sette appariva lei o Gasparri…
«Questo non è vero. Ufficialmente ci sono i dati dell’osservatorio di Pavia. Ufficiosamente esiste un vecchio trucco. Le svelo, se non lo sa, che per la presenza in Rai contano solo i servizi in “voce”, interviste ecc.. Non per quelli in “muto” (Immagini con lettura comunicati, ndg) o per le inquadrature…Pochi lo sanno».
Questo l’ha svelato Annamaria Terremoto in modo “non ufficiale” a secondopianonews.it  
«Allora perché me l’ha chiesto?»
Perché comunque la Tgr sembra “TeleScopelliti”
«Questo lo pensa lei e tutti quei giornalisti ruffiani e nemici di Rrreggio e della Calabria».
Ci racconta i retroscena della sua candidatura alle Europee? E’ vero che c’erano veti sulla sua persona. Giura su questo registratore che dirà tutta la verità nient’altro che la verità?
«Ma a cosa stiamo giocando? Siamo mica in tribunale…Va bene, diciamo che giuro…».

Allora?
«Nessun veto. Tutti mi volevano…».
…Insomma. Alfano ha faticato non poco a respingere certe resistenze per lei e per Cesa. Ci parli del tentato sgambetto.
«Guardi, nello sport questo ci sta…»
Dai, che c’entra lo sport?
«Mi sento sospeso in aria come quando fai un canestro a basket…La mia testa ora è alla Rrreggina che sprofonda nella classifica. Temo che retroceda. Alla mia squadra è mancato un Moggi all’altezza…».
Ma presidente! Quello comprava e corrompeva gli arbitri! 
«E chi ha detto che dovevamo comprare o corrompere gli arbitri. Intendevo qualcuno capace di influenzare… condizionare il meteo e perché no: anche dare un certo “confort” al collegio arbitrale che spesso è stressato…Capisce?».

Faccio finta di non capire…Stiamo parlando di politica e lei mi parla di sport, di Moggi eccetera eccetera…
«Allora, lllei che vuole sapere?».
Lei è candidato al Parlamento Europeo, ha annunciato le dimissioni dopo la condanna a sei anni in primo grado e la regione è nel caos totale. Partiamo dalla condanna.
«Esprimo la mia massima fiducia nella magistratura…»
…Questo è politichese, lo affermano tutti pubblicamente poi invece dicono peste e corna in privato…
«Confesso che quella da me subìta è una condanna pre-giudicata. Quando lo scrive deve fare lo spelling: p-r-e-g-i-u-d-i-c-a-t-a».
Vorrà dire una condanna stabilita prima della Camera di Consiglio?
«Noto che afferra. Volevano colpire me perché sono l’unico in grado di battere la sinistra da Rrreggio Calabria a Napoli. Sono come la Tav, un treno ad alta velocità che sbarazza tutta la concorrenza. Anche “Italo” e derivati…».

Sarà. Ma un collegio giudica in base ad atti e testimonianze…
«Vedrà che in appello mi assolvono. Sono innocente. Non c’è nessuna prova contro di me ma solo indizi e mere congetture orchestrate dai nemici di Rrreggio».
Come fa a esserne sicuro?
«Quando un altro collegio leggerà gli atti non potranno non sentenziare la mia innocenza. E li che viene il bello. I miei avvocati sono al lavoro per ribaltare la sentenza».
Per la verità i suoi avvocati le han fatto prendere un anno in più della richiesta del Pm. Si fida ancora?
«Posso dire che in casi come questi o ti fidi o ti fidi. Uno dei miei avvocati l’ho pure fatto nominare senatore».
Chi D’Ascola? Ma è stato sorpreso mentre dormiva a palazzo Madama…
«Questo lo dice lei a supporto di ciò che pubblica il Corriere della Calabria. E’ un fotomontaggio. I miei avvocati non dormono».

Come dice lei. Ma non è un fotomontaggio. Legge il Corriere della Calabria?
«Mai e poi mai! Mi è successo una mezza volta per sbaglio è ho preso decine di virus. Dio come mi sono sentito male! Adesso ho messo un “fairwuoll” sui miei computer, tablet, smartphone che bloccano ogni tentativo di accedere a quel sito e ai loro collegati tipo il Fatto Quotidiano, Libero e il Giornale».
Perché?
«Sono abituato a leggere cose belle e positive, invece quelli del Corriere sono catastrofisti. Voglio dire che accetto la critica ma non il bombardamento mediatico ad ogni costo. Ogni mia iniziativa viene vilipesa e demolita prima di poterla annunciare. Il giornalismo “d’assalto” e “prevenuto” non mi piace…».
Però anche il Giornale e Libero…
«Guardi, non me ne parli. Sono diventati i peggiori nemici della Calabria. Giornalisti al libro paga della sinist…opss, volevo dire del loro padrone. Questa però la cancelli».

Un lapsus…
«Uffa, quante domande!»
Da parte mia o del Corriere?
«Da parte sua. E che diamine!»
Veramente è lei che depista. Allora questo retroscena sulla sua candidatura?
«Mi dia il registratore…».
…Ma che sta facendo? Fermo! Faccia attenzione che è costato un occhio…
«…Guardi che glielo spacco in testa se non sta accorta… Me lo dia o non parlo».
Tutti uguali siete voi politici. Siete terrorizzati dalle registrazioni…
«Il vero terrorismo lo fate voi che schizzate sempre fango su di noi politici manipolando gli audio, i video e le immagini…».

Vada al dunque…Ho spento il registratore.
«Allora le confido una cosa che se dovesse uscire dovrà soltanto espatriare. Se le riesce potrà venire in Calabria solo sotto falsa identità e nuovi connotati».
Anche Peppe Scopelliti, censura, addirittura mi manderebbe in esilio… Comunque, dica quello che deve dire. Microfoni spenti…e basta minaccette.
«Ero andato a protocollare le dimissioni e sono stato bloccato da un cordone gigantesco che non è quello ombelicale che sta pensando lei».
Non lo pensavo. Da chi è stato bloccato?
«Da tutti i consiglieri di maggioranza e opposizione: “Peppe, Peppe, non presentarle che ci rovini…Peppe, qua Peppe là”. Peggio delle richieste che fa Peppa Pig a Papà Pig…Chi ha il mutuo, chi ha comprato l’auto nuova, chi deve regalare la crociera ai figli che si sposano, chi ha aperto attività. Insomma, un casino. Per farla breve ho fatto due conti e mi sono chiesto: “Se le presento questi mi linciano, se non lo faccio ricevo critiche solo da Magorno e da qualche giornalista al libro paga della sinistra. Alla fine ho scelto il male minore. Con un strategia che poi se le va, le racconto in modo ufficioso».

Capisco, ma seguendo il consiglio dei consiglieri verrà sospeso per effetto della legge “Severino”…
«Come le dicevo, io già mi sento sospeso in aria, ma verso Bruxelles… Comunque, se vuol saperlo sulla mia pratica è stato apposto il segreto di Stato».
Ecco, adesso sì che s’è inceppato il registratore…
«E’ la verità, poi mancano mezzi faldoni che si sono persi durante il tragitto come sempre accade negli uffici ministeriali…».
Cose da matti…
«La colpa non è mia ma di quella burocrazia che da anni si vuole riformare e non ci si riesce per colpa dei burocrati».
Veniamo alla strategia…
“Il piano B o il “retroscena” come lo chiamate voi giornalai, è questo: io mi dimetterò tra pochi giorni ma sarà talmente tardi che arriverà prima la sospensione o tutt’e due insieme o prima l’una che rende inefficace l’altra. E ciò significa comunque prendere tempo; andare al voto tra un anno. Le indennità dei consiglieri sono salve e io resterò sia il presidente che l’europarlamentare della mia Rrregione”.

Sempre se eletto?
«Prendo 200mila voti senza se e senza ma. Mi voteranno anche gli avversari, interni ed esterni».
Camminate insieme con Cesa?
«Ogni tanto a Roma».
Volevo dire se vi portate a vicenda in questa campagna elettorale…
«Certamente. Io porto lui, lui porta me e gli altri portano me e lui. Perché questa domanda?».
Girano certe voci, sa! Che lei addirittura potesse favorire proprio l’elezione del leader Udc.
«Balle giornalistiche che non trovano fondamento».
Per i corridoi della regione si mormora che i cosiddetti “avversari”, i magorniani per intenderci, stanno contribuendo alla sua campagna, è verò?
«No comment».

Lo dica!
«Lei è troppo indiscreta. Sono questioni molto delicate. Ribadisco il “no comment”».
Ok. Un bel trucco comunque il piano B. di cui parlava prima. In questo modo potrà dire di essersi dimesso, fare la sua bella figura, ma se giunge la sospensione non è dipeso da lei, è così?
«Ni, glielo dico in confidenza. La politica è anche questa: tattica, strategia. Poi ci sono momenti in cui se governi e ti rompono le palle devi attuare la strategia della “pensione”…E sa che significa se i consiglieri vanno a casa prima della scadenza naturale?…Che se ne vanno in pensione anticipata, sempre che poi non venga Grillo e gliela revochi. Chi li rieleggerà? Prima tiravo io. Adesso io tiro per me e loro tirano i piedi. Ma scusi, sente qualcuno che parla o dice qualcosa?».

Nessuno, eccetto Magorno…
«…Che in questi casi vale come la lira: zero».
Anche il M5S e Loiero…
«I grillini non sono in consiglio quindi possono dire ciò che vogliono. Per quanto riguarda il mio predecessore dico solo che è stato in silenzio per quattro anni. Vuole che sia credibile oggi? Un vecchio democristiano che quando ha governato ha lasciato la regione buchi buchi come le strade di Cosenza. Se ha voglia di ricandidarsi prenderà un’altra “scoppola” da me».
Ma se non è più candidabile…
«In effetti Loiero è troppo avanti con l’età. Ormai appartiene al passato. Il domani appartiene a noi»
Dico che lei non è più candidabile…
«Questo lo pensa lei e tutti i nemici di Rrreggio e della Calabria. Vedrà che mi ricandido il prossimo anno e prenderò l’80 percento».
Convinto lei. Bisogna capire se di nuovo a sindaco o come governatore…
«Ma che fa, mi prende per il culo?».
Si figuri…
«
Se le dico che è così è così, punto! Quanto a sindaco o governatore toglierei la “o” e metterei una “e”. Io sarò eurodeputato, sindaco e governatore insieme».

Vabbe’, questa è fantapolitica. Che possa ricandidarsi a seguito della sospensione sia a sindaco e contemporaneamente a governatore lascia il tempo che trova…
«E lei è sicura che io venga sospeso? Vedrà che se non sarò più presidente rimarrò governatore. Come le dicevo prima ha mai trovato casi di un amministratore sospeso che si è dimesso o di uno dimesso che viene sospeso o entrambi dimesso-sospeso? Ascolti a me, è roba da manicomio».
Mi ha fatto venire il mal di testa…Penso che questa conversazione finirà in “Riformatorio” anziché in “Unauthorized”.
«Come vede la questione rimane “sospesa in aria”. E’ talmente complicata sta storia che nessuno riesce a trovare il bandolo della matassa. E quanta più confusione si è in grado di generare tanto più se ne trae vantaggio. Il mio partito, l’Ncd, intanto sta già predisponendo un Lodo per mettere a tacere la Severino: una legge assurda. Inoltre per realizzare il triplo ruolo elettivo le anticipo una cosa che non deve assolutamente scrivere: faremo sì che non siano incompatibili le cariche tra europarlamentare, sindaco e governatore in quelle regioni del Sud Italia che abbiano meno di 2 milioni di abitanti e una città metropolitana sul mare con almeno un porto e un aeroporto che non disti più di 5 chilometri da una grande isola».
Beh, pare una legge ad personam…E lei pensa che Renzi faccia passare una roba simile?
«Renzi? Ma certo che si! Altrimenti cambieremo maggioranza. Oppure tutti a casa….».
Strategia della “pensione” anche al governo?
«Lei è capace di intendere e di volere…Le dico di più…».

Prego.
«Che l’esperienza nazionale di governo Pd-Ncd verrà ripetuta in Calabria».
Questa è bella.
«Vede? Ecco svelata l’altra faccia del silenzio della cosiddetta opposizione».
Quindi, vedremo la destra di Peppe Scopelliti allearsi col Pd di Magorno?
«Questo è l’intendimento. Ancora il patto è allo stato embrionale ma ce la faremo. Del resto siamo stati i primi a lanciare il laboratorio con l’Udc ed era più difficile perché quelli facevano la politica dei “due forni”: in quella regione col Pd, nell’altra col Pdl. Col Pd invece sarebbe un fatto di straordinaria portata storica. Detto tra noi trova differenza tra noi e il Pd di Renzi?».
Poca per la verità. Sembra che Renzi sia uscito dal Fronte della Gioventù guidato da Peppe Scopelliti. A proposito l’ha mai visto quando era segretario nazionale?
«Le dico solo che ho un bell’archivio fotografico in cassaforte…Dia tempo al tempo».

Questa sarebbe una notiziona. Titolo: “Renzi, l’uomo nero che dal Msi conquistò la sinistra e l’Italia”. Me le fa vedere?
«Ma lei scherza! Al momento giusto, forse, le farò fare lo scup».
Comunque, quella di un’alleanza Pd-Ncd in Calabria sembra onestamente una teoria marziana. Ascolti, cosa propone per l’Europa se sarà eletto?

«Vuol vedere che le faccio passare i dubbi sulla mia elezione?…».
…Ok, ok. Si calmi…Cosa farà da europarlamentare?
«Ecco ora va meglio anche se la domanda è scema».

La prossima volta le faccio fare domande e risposte, va bene?
«Non sarebbe una cattiva idea…».
Allora?
«E’ ovvio che porterò le istanze della comunità calabrese a Bruxelles»
Ma questo lo dicono tutti…
«Uhmmm…Allora farò in modo che al Bergamotto, ai Pomodori di Belmonte e alla Cipolla di Tropea non venga applicato il regolamento “Cee 18tR26Y/2001/0036-XDbP9-EU”».
E che cos’è?
«Ah, ecco! Qua la volevo. Adesso non le rispondo. Se lo vada a cercare su Gugol».
Ci vada lei che a me vien da ridere…Ha dimenticato il Cedro dell’Alto Tirreno
«Sull’Alto Tirreno l’UE non ha poteri di intervento perché è zona franca magorniana. Se vogliamo fare il patto che le accennavo bisogna rispettare i “territori”».
Vabbe’, e poi?
«
Poi chi vivrà vedrà di cosa sono capace in Europa a Roma e in Calabria. Ma adesso basta che mi ha seccato. Noto che si è pure scaricato il registratore…».
Quanto guadagnerà come eurodeputato?
«Ma che gli ‘e frega!!?. Se lo vada a cercare sul sito della regione. Se ne vada!».
Che fa, mi accompagna?
«Se l’accompagno poi lei mi riaccompagna?».
Ok, aggiudicato! Va avanti lei?
«No vada avanti lei che a me vien da ridere…».

Intervista immaginaria di Grattachecca (non autorizzata)  

Parla Annamaria Terremoto, la caporedattrice di “destra” della Tgr Rai Calabria applaudita dal leader Pd Magorno

Annamaria Terremoto vista da Grattachecca
Annamaria Terremoto vista da Grattachecca

E’ stata destinataria di un convinto plauso indiretto da parte del segretario del PD Calabria, Ernesto Magorno, il quale il mese scorso scrisse una lettera al premier Matteo Renzi dopo la sua visita istituzionale a Scalea, in provincia di Cosenza.

In una intervista a questo periodico il democrat renziano alla domanda sul motivo di quella lettera rispose che fosse quasi un “atto dovuto” vista la “copertura data dalla Tgr Rai della Calabria” in occasione della visita del primo ministro in Calabria.

Lei, Annamaria Terremoto, donna tutta d’un pezzo, caporedattrice della Tgr, non si fa meraviglie e restituisce il «plauso» al “vecchio amico”: «Una persona perbene che in quella lettera ha detto la verità». La trovo nella sua stanza nella sede Rai di Cosenza. La stessa sede che il decreto Irpef di qualche giorno fa e Cottarelli, il «boia» della Spending Review vorrebbero spazzare via e accorpare a Napoli.
Allora, Terremoto, se non si meraviglia è almeno un po’ sorpresa per quella lettera?
«Assolutamente no! Rientra nella normalità. Ogni mese a viale Mazzini ricevono migliaia di lettere per il mio corretto operato».
Modestamente… Eppure dal tono di Magorno sembra (ripeto sembra) che il testo fosse concordato?
«Invenzioni giornalistiche».
Allora appena l’ha letta cos’ha pensato?
«Ho fatto volantinaggio sotto la sede Rai, ho inviato fax a tutti. Migliaia di email…Perché quella missiva chiarisce una volta per tutte un punto: che la mia direzione non è affatto faziosa. Ci accusavano di essere TeleScopelliti, ma come scrive il leader dell’opposizione la Tgr fa una informazione corretta ed equilibrata»
Beh, se su dieci servizi ne mandate sette in cui appare il presidente o Gasparri…
«Lei è inesperta per poter capire…»
Mi spieghi allora.
«Ci sono trucchi del mestiere che il grande pubblico non conosce. Noi abbiamo l’osservatorio di Pavia che fa un monitoraggio scrupoloso sulla presenza dei politici in Rai. E la verifica si fa sulle «voci dirette» come le interviste. Le faccio un esempio: io in un servizio mando l’intervista al presidente che vale ai fini dei secondi di presenza in Tv per un dato partito politico; sugli altri servizi, detti anche «muti», appaiono le inquadrature al presidente ma il testo di ciò che dice viene letto da un/una giornalista. In quest’ultimo caso il servizio non passa per i filtri dell’osservatorio perché non c’è “voce diretta”. Quindi sia le inquadrature che i servizi “muti” non sono conteggiati. Poi passo dei servizi in “voce” dell’opposizione e questa ottiene una maggiore presenza nei Tg».
E così, fatto il regolamento, trovato l’inganno…
«Parlare di inganno è eccessivo. Direi intelligenza e scaltrezza»
A me sembra una furbata altro che scaltrezza. Non pensa che questo metodo vada cambiato?
«Io non posso decidere sui regolamenti imposti dall’azienda»
Laratta e il Movimento 5 Stelle vi accusano di essere imparziali
«Laratta chi?»
Anche lei con questo “chi!”
«L’onorevole Laratta ha sempre avuto a disposizione la Rai. Poi il verso è cambiato e abbiamo cominciato a dare spazio ad altro, ai sindaci ai territori all’ambiente. E sa che cosa è emerso da questa nuova esperienza, da questo nuovo corso?».
Cosa?
«Che è meglio intervistare un albero o un vegetale che l’onorevole Laratta».
Si assume la responsabilità di queste affermazioni.
«Stia tranquilla, tanto paga mamma Rai».
Vabbè, era sempre un rappresentante del territorio…
«Lasci perdere, guardi. Se potessi parlare liberamente direi che somiglia a quel tale che si mette sempre dietro la telecamera in cerca di visibilità. Ma non lo dico. Lui pretendeva interviste a ripetizione. Mandava cinque o sei comunicati al giorno senza capo né coda e pretendeva che li legessimo tutti durante i Tg. Ha ragione Magorno: deve dedicarsi alla poesia. Seguendo questo signore saremmo diventati TeleLaratta e fin quando questa redazione era comandata da taluni un po’ lo è stata. Prezzemolo ogni minestra, si dice dalle mie parti come quell’altro del Crotonese».
Si riferisce a Nicodemo Oliviero.
«Questo lo dice lei».
Ok, e sui grillini che dice?

«Ah, quelli sono pericolosi, sa! Hanno la presidenza della Vigilanza Rai e ogni denuncia alla Commissione per noi sono cavoli amari. Stiamo però recuperando a dimostrazione che siamo pluralisti».
Sempre col «trucchetto» della «voce»?
«Quante domande! Un po’ voce, un po’ inquadrature, molti comunicati letti durante il Tg. E’ la Rai, bellezza!»
Lei è anche sotto accusa da parte sei suoi vecchi colleghi andati in pensione…
«Invidia, ascolti me. La volpe che non arriva all’uva dice ch’è amara…».
Sarà, però insistono nel dire che lei dirige il tg in modo autoritario e “fazista”
«Fazista a chi? Badi a come parla. Sul modo autoritario mi vien da dire nella mia lingua: “da chi purpitu vena ‘ra predica”. Vada a spulciare nel passato e troverà tanti dei miei “accusatori” che in passato facevano il brutto e il cattivo tempo».
In che senso?
«Guardi, glielo dico confidenzialmente…»
Non mi dica di abbassare anche lei il registratore?!…

«Non c’è bisogno perché qui è tutto video sorvegliato».
E allora?
«La politica condiziona tutto. La verità è che la sinistra prima aveva il monopolio dell’informazione in Rai. Ora non più. C’è anche la destra che negli ultimi vent’anni ha conquistato tanti spazi prima appannaggio di comunisti e democristiani».

Gasparri Scopelliti Terremoto visti...insieme
Gasparri Scopelliti Terremoto visti…insieme

Dimentica i socialisti. Molti di questi dopo Tangentopoli si sono riciclati
«E con questo? Non vorrai insinuare che io sia una riciclata?»
Beh, me ne guarderei bene. Però i bene informati sostengono che lei sia stata “aiutata” ad entrare in Rai da Giacomo Mancini, re dei socialisti italiani e calabresi…
«Queste sono dicerie giornalistiche di colleghi invidiosi che ho querelato. Quindi la smetta anche lei di insinuare altrimenti la porto in tribunale».
…E che poi dopo il «crollo» del ’92 si è riciclata con la destra di Gasparri e Scopelliti…
«Adesso è troppo! Spenga tutto e vada via! L’intervista finisce qui! Guardieeeee! Guardieeee!».
Mah
«Guardieee…»
Va bene, non insisto. Però «nell’ambiente» si racconta che lei sia la portavoce di Gasparri e Scopelliti in Rai. E in effetti guardando i Tg pare sia la verità…
«Ti ficco un tacco in fronte se non te ne vai…».
Si calmi, le faccio portare una camomilla…
Nel frattempo nella stanza della caporedattrice entra un omone alto e robusto in divisa senza stellette che chiede cosa stesse succedendo. La Terremoto, inviperita, fa cenno di sbattermi fuori. Lui che già lo avevo incontrato all’ingresso della «fortezza» di viale Marconi, mi chiede di nuovo il documento. Glielo dò senza storie. Lui ripete il copione e in modo strabico con un occhio guarda la carta d’identità, con l’altro mi (ri)scansiona dalla testa ai piedi. «Da dove viene?», è la seconda domanda stupida che mi rivolge. «Perché sul documento non c’è scritto?», rispondo con tono acidulo. «Qui possono operare soltanto giornalisti Rai professionisti. Quindi se non ha un numero di matricola deve uscire. Ha un numero di matricola? Mi faccia vedere il braccio…». La caporedattrice resasi conto della figuraccia interviene: «Abbiamo capito. Tutto ok, torni al suo posto che mi scappa da ridere…». Niente da fare! Lui insiste: «Siete sotto la mia giurisdizione. Qualsiasi cosa direte potrà essere usata contro di voi…». Il mio sguardo si incrocia con quello della Terremoto è d’istinto afferriamo le nostre scarpe per ficcargli due tacchi in fronte. L’omone scappa terrorizzato a gambe levate. Due donne incazzate sono un pericolo da cui guardarsi bene. Torna il silenzio e la quiete…
«Mi scuso ma purtroppo la Rai è anche questa, bellezza! Non farci caso. Continuiamo…».
Parlavamo di Gasparri
«Maurizio è un grande amico con cui ho condiviso sogni e ambizioni…»
Vedo che ha realizzato entrambi…
«Sono stata promossa caporedattore dopo un tira e molla interminabile. Troppi cani all’osso. Ma poi è intervenuto Maurizio e mi ha fatto dare ciò che mi spettava».
Cioè l’osso?
«Il suo sarcasmo non mi tange».
Allora polpa?
«Polpa ci sarà lei! In Rai comanda la politica. Se vuoi fare carriera devi attaccarti al carro vincente. Qui è tutto lottizzato, anche tra tecnici e impiegati ci sono le quote Pc, Dc, Psi, Pri, Pli, poi Pd, Udc, An, Pdl, Sel, FdI ecc.»
Vabbè, ma quelle che contano sono le quote dei giornalisti: capiservizio, capiredattori, direttori e via elencando.
«Si ma chi ha più “charme” alla fine vince anche se in quel momento il tuo partito di riferimento è all’opposizione. Pensi che c’era un tale che mirava alla mia poltrona e avendo come riferimento il ministro delle Comunicazioni suo amico per poco non lo retrocedevano a redattore ordinario».
Poi?
«Andò in pensione e da allora passa il suo tempo ad accanirsi contro di me scrivendo e dicendo le peggio cose. Come quella signora che scrive con un giornale locale. Non val la pena manco citarli»
Anche in questo caso responsabilità sue. Ascolti, ma lei condivide che la Rai rimanga in queste condizioni, piena di debiti, inefficiente, in mano alla politica?
«Io tra poco me ne vado in pensione e quindi non me ne ‘po fregà de meno»
A maggior ragione oggi può esprimersi liberamente…
«Non condivido. La Rai deve essere un’azienda libera da “infiltrazioni” di questa natura. Bisogna fare i concorsi per entrarci. Come ho fatto io illo tempore».
Senti chi parla, vien da dire…
«Guarda che le selezioni passate per entrare in Rai sono state per me molto ma molto impegnative. Era un «concorso diverso» ma ho dovuto superare pur sempre una esame di «valutazione finale».
Ma se siete stati tutti collocati per chiamata diretta…
«Si, ma dopo scrupoloso “screening” professionale e corporeo. Ci vuole bella presenza…Non è da tutti andare in video, tenere un “gelato” in mano (microfono, ndg), studiarsi il personaggio prima di incontrarlo…»
Cavolo! E la commissione da chi era composta?

«No comment».
Dai politici?
«No comment. Basta domande mi hai fatto venire il mal di testa. Vattene!»
Anche a me. Due domanda ancora. E’ vero che guadagna quanto un parlamentare?
«Questo lo insinuano i miei avversari interni e i colleghi invidiosi».
Che c’è di male rivelare quanto guadagna un caporedattore del servizio pubblico. Poi la curiosità è femmina?
«Mettiti una supposta e vedi che ti passa la curiosità»
Che vota alle prossime europee?
«Che domanda stupida. Ma è ovvio che voto per Gasparri e Scopelliti».
Ma Gasparri non è candidato, Scopelliti si. Sono comunque di due partiti diversi…
«Lo dici tu. Gasparri è sempre presente! Scopelliti è ti piaccia o meno è della coalizione di Gasparri. Io darò il voto disgiunto a entrambi i miei amici».
Ma così lo annullano…
«Ora basta sennò chiamo la guardia…».
E poi le vien da ridere…

Intervista immaginaria di Grattachecca (non autorizzata)  

Intervista a Dudù, il maltese più celebre d’Italia

Dudù con Silvio Berlusconi e Francesca Pascale sul jet privato
Dudù con Silvio Berlusconi e Francesca Pascale sul jet privato

Di nome fa Dudù, di cognome Berlusconi, all’Asp di Napoli risulta numerato Pascale, 7 anni, 7 chili e 7 vite come i gatti. Ha una folta chioma di peli bianchi morbidi e lucidi che «tingerli, mi farebbe perdere la virilità», confessa candido il celebre pet.

Nelle residenze del Cavaliere, da Arcore a palazzo Grazioli a villa Certosa l’ha portato lei, Francesca Pascale, la nuova fidanzata di Silvio Berlusconi. Non ha cucce o lettini per cani. Per lui tutta la villa, lettoni e divani che abbondano nelle ville di Silvio e Francesca.

In questa intervista, il simpatico barboncino maltese mi riceve ad Arcore nel salone del “Bunga Bunga”. Davanti alla porta del “burdellu” una targa: “Zoccole, cani e figli’ ‘e puttan nu’ cchiudenu maje ‘a pporta co’ ‘e mmane”.
Forse un dono di Apicella, chissà. Le guardie del corpo al nostro seguito armate e abbastanza cazzute. Per la conversazione Dudù pretendeva centomila euro e sapere dove venisse pubblicata l’intervista. Penso: “Tutti uguali i politici. Peggio, i cani di quei politici che contaminano la loro purezza”. «Su SecondoPianoNews.it – rispondo – ma di pagare non ci penso proprio…».

Con tono sprezzate lui, che ha ricevuto, giocherellato e scodinzolato davanti ai più potenti leader del mondo, con “vibrante” accento napoletano mi dice: «Vabbuò, ma che spaccimm’e ssit ‘è». Dovevate vedere la boria, manco fosse il maltese di Buckingham Palace: «Io parlo solo col Financial Times, l’Erald Tribune, al massimo con il Corriere della Sera. Sporadicamente col Mattin ‘e ‘Napule». Poi si è calmato. Io non cedo e vado avanti senza fermarmi per i larghi e lunghi corridoi di Arcore che sembrano “transatlantici” come quelli di Montecitorio.

Osservo e catturo tutto come uno scanner. Statue a destra e sinistra, un busto del Duce, l’altro di Napoleone… Noto un imponente monumento che ritrae il Cavaliere nudo. Un uccello imbalsamato sproporzionato…Più in là, una sfilza di questi marmi dedicati ai grandi dittatori mediorientali. Quadri di enorme valore, tappeti e arazzi che valgono una fortuna.

Dudù mi fa strada per il salone dei “festini”. Da lontano intravedo il palco con luci rosse soffuse in mezzo al quale luccica ancora il freddo acciaio del palo della lap dance. Il maltese racconta che attorno al “tubo” si attorcigliavano le più belle donne “possedute” un tempo dal padrone di casa.  Qualche passo più avanti e mi inoltro tra le poltroncine da cinema color bordeaux  macchiati da schizzi giallastro invecchiato. I cani maschi a differenza delle femmine eiaculano spesso. Forse è sperma canino, forse di qualche invitato. Ci vorrebbe la Scientifica per scoprirlo. Ai lati della sala delle stanze “privè”.

E’ tutto un po’ sporco e polveroso. Ho l’impressione di una sala abbandonata. Anche la villa sembra così. Il padrone di casa non c’è. Nemmeno la bionda. Della “servitù” nemmeno l’ombra. Dudù mi fa accomodare «a umma umma» e chiama un barman “casualmente” di servizio. «Vuoi Coca?», è l’invito del cagnolino. «No, sono già sballata di mio», taglio subito. «Hai detto che ti chiami Grattachecca?», ironizza peloso lui.
“Esatto. Bevo un caffè spurgato e acqua gassata”.
«Si, ma prima grattami la pancia…Teng ‘nu prurito…ah ah ah ah ah»
“Cosa avrà da ridere non si sa”. Mentre lo penso, con un balzo felino mi salta addosso e comincia a leccarmi. Naturalmente io la gratto. Come si fa a non grattare un cagnolino bello e morbido come “Sua Maestà”…
Tento di entrare nel merito delle domande che non possono che essere politiche (e pure personali).
Allora Dudù, cominciamo…
«Vuoi che mi esprima in dialetto napoletano o in bauscia milanese?»
In italiano!
«Provo a fare un mix. Se senti guaiti e gemiti non preoccuparti. Ci sarà qualche cagnetta in calore in giardino. Sai, da quando questa sala non la frequenta più nessuno sono rimasto all’asciutto e devo arrangiarmi con ciò che mi offre la natura…A buono ‘ntennitòre poche parole. Dovevi vedere che c’era fino a qualche mese fa. Il fidanzato della mia padrona, ossia il mio “patrigno” aveva perso i sensi…Dove sono cresciuto si dice: “‘A capa ‘e sotta fa perdere ‘a capa ‘e còppa”»

Capisco. Ascolta, che ruolo hai avuto nella composizione delle liste per le elezioni europee di maggio 2014?
«Io o i miei body guards?»
Dai, Dudù, si sta facendo notte…
«’Riciu ‘o ver. Anche loro hanno influito nella scelta. Diciamo che io ho ispirato la mia padrona. Ho naso su queste cose. Lei quando era a letto con il suo fidanzato mi accarezzava e mi diceva: “Di questo tizio che ne pensi?”. E io facevo un cenno con la testa. Grattache’, capisci o no che le liste sono state fatte tra una scopata e un’altra? “Questo si, questo fuori, quest’altro farà il giardiniere, per la brunetta un provino a Canale 5, la roscia in pasto ai miei simili…”»
Intendi Michela Brambilla?
«E chi sennò»
Andate d’accordo?
«Macché, quando viene in villa a Milano o Roma ‘adda sta accorta sennò l’azzanno alle caviglie. Non la sopporto proprio».

Perché?
«Ma ti pare che sta “roscia” vuole speculare sulla nostra pelle per fini personali. Nisciunu ‘s filava e poi ha trovato il modo di farsi filare dai cani».
Per la verità anche Silvio  sta facendo una battaglia in difesa degli animali…
«Si ma e stata la “roscia” a mettere na pulce nell’orecchio del mio patrigno. Una pazza isterica che solo da qualche anno ha la fissa dei cani e nessuno dice che ci ha sempre detestati. Da signorina, mi raccontavano amici cani dei miei antenati, lei i cuccioli li torturava e li uccideva. Pensa che questa vorrebbe portarci tutti alle urne a votare. Amici di Roma che sento di tanto in tanto mi hanno riferito che vuole fare i certificati elettorali canini. Sai che significa per noi?».
E che significa Dudù?
«Una umiliazione. Secondo costei un cane può votare se accompagnato dal padrone e naturalmente se uno è incapace di farlo vota il padrone al posto suo. Come gli invalidi, capisci a me. E io ti sembro un diversamente abile? E’ offensivo per la mia specie»
Assolutamente, ma con tutto il rispetto mi sembra fantapolitica…
«Ma tu ci sei o ci fai? To ric ij. Di-co-la-ve-ri-tà! Questa arrovella il mondo e produce caos. Non sta mai ferma. Culo ‘e mal’assietto. Fa moine e poi…»
E poi?
«Non tiene voti. Manco il suo perché la fighetta non si sporca con le schede elettorali toccate da sconosciuti. E ‘na figlia ‘e ‘ntrocchia. La vedi in tv? Sembra la padrona del Tg2 Rai. E’ sempre con quel coso davanti alla bocca che parla e straparla di noi».
Beh, questo è vero. Comunque se ti riferisci al microfono in gergo giornalistico si chiama “gelato”…
«Per la verità sembra na “mazza” ominoide, ma lasciamo perdere sennò la prossima volta non mi porta i biscottini. Sai che penso? Ma te lo dico a patto che tu non lo scriva».
Ok…
«Secondo me dietro Green Hill c’è lei, la “roscia”. Ha armato tutto sto casino per poi farsi una grande pubblicità. Una cinica».
Suvvia Dudù
«Quella è una corruttrice pura. ‘Az ‘e ‘ccosce e seruce. E nel sedurre corrompe. Capisci a me».

Ecco, addio biscottini…
«Grattache’, t’avviso che se pubblichi ste cose ti vengo a cercare ‘ncapo al mondo con l’elicottero. Attenta, eh! Non vedermi piccolo e minuto. La mia padrona mi ha portato a lezione Hung Gar».
E che è?
«Uno stile di Kung Fu»
Secondo me hai visto troppi film di Kung Fu Panda…
«Vuoi vedere che ti stendo qui, adesso?!».
Non ci tengo, ma basta con la “roscia”. Parlami di Silvio.
«Beh, il mio patrigno è favoloso. La mia padrona è innamorata persa di lui. Gli dice spesso: “Tu si nu pèzz e core, amòò!”. E lui ricambia in bacetti stile 2° elementare».
Vabbè, diciamo pure che ci sta per interessi, dai! E’ vero che l’amore non ha età ma che una bella e giovane ragazza come lei si metta insieme a un uomo ricco sfondato che gli passa cinquantanni qualcosa sul concetto d’amore non torna.
«E perché no! Sai quanti vecchietti incontro insieme a ragazze straniere per i giardinetti?».
Ma quelle sono badanti che lavorano, e poi mica si “innamorano” di uno squattrinato con la pensione sociale di 5/600 euro al mese…
«Vabbuò. Avrà pure qualche interesse ma sono fatti che non ti riguardano».
Punta all’eredità? 
«Tu ‘s ‘na cap ‘e cazz!»
Ma se lo scrivono tutti i giornali…Dai, Dudù!
«Abbassa il registratore»
Cavolo, tutti uguali siete voi potenti. Ok, abbassato
«
Allora, inter nos. Mi raccomando. La verità e che lei punta al testamento. Voleva sposarlo per questo scopo ma quando i figli han fiutato il fine della mia padrona hanno costretto il padre a smentire lo sposalizio a Ischia annunciato con dovizia indovina da chi?»

Dalla tua padrona…
«Macchè!, da me scema!».
Ecco, ci risiamo.
«I figli l’hanno minacciato. E noi siamo rimasti un po’ fregati. Adesso siamo imbottigliati in questa prigione tra Arcore e Palazzo Grazioli. Per carità, ho tutte le comodità. Le reggie tutte per me, la piscina tutta per me, letti e divani tutti per me ma con la mia padrona ci sentiamo prigionieri».
Beh, prigione non si direbbe, ville, yacht, aerei privati, elicotteri, macchinoni di lusso. Su!
«L’apparenza inganna. Ci sta stretta sta situazione di stallo. Capisci a me. L’obiettivo era portarci via un po’ del suo patrimonio. Sti figli hanno scoperto i giochi. Lui è buono e generoso. Però sta perdendo i sensi. In tutti i sensi: sia intellettivi che sessuali. E’ cotto di lei ma non tira più…»

In che senso Dudù?
«Nel senso che “l’attrezzo”… E chi più di me può saperlo».
Perché sei nella loro stanza quando fanno le loro cose?
«Lietto astritto cuccate mmiezo…Dormo lì, con loro. Vedo, sento e annuso tutto. Quando fanno all’amore la mia padrona la sento che strilla»

Beh, immagino di gioia…
«Macché gioia e gioia. E’ un lamento muto. Lei soffre, sient  ‘ammia»
Ma cosa ne sai dei suoi sentimenti?
«Ascolta ohi, scema. Se ti dico che soffre devi credermi»
Comunque, la tua padrona ha smentito che punta all’eredità. “Non voglio soldi”, ha detto.
«A bbuscìa nun tene scelle…Lascia perdere. Non girare il dito nella piaga»
Ascolta, come suoi i tuoi rapporti con il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti
«Toti chi? Vorresti dire il grande Totò»
Per la miseria, Dudù…
«C’ha scassat ‘o ‘ cazz questo qua. Non mi porta mai una briciola. Solo il mio patrigno lo sopporta. Poi ha squassato il nostro partito».
Ma lui è l’uomo di punta di Forza Italia…
«Ti posso dire che conta come il due di coppa quando la briscola è a denari. Fidati. Dove lo metti sta. Se i miei padroni gli dicono una cosa lui la esegue senza batter ciglio. E’ un’opportunista che finge di essere uno yesman fedele ma non ha capito che di fedele in questa casa ce ne solo uno: io»
Non ci credo, comunque pensieri tuoi. Parlami di Capezzone
«Porta jella quello li. Quando lo vedo lo ringhio e mi gratto le palle per rimare il tuo nome. E’ insopportabile. Poi lasciatelo dire in napoletano: ‘A mmiria se magna ‘o mmiriuso. E’ invidioso e tirchio. Anche lui non porta nulla al sottoscritto».

Ok, ma è il portavoce…
«Il porta chè? Al massimo è portatore di qualche radicale libero. E porta sfiga non figa. E’ pieno di forfora e gli puzza l’alito. Quando parla sembra un libro stampato, dice sempre la mia padrona. E io aggiungo che più lo fanno parlare e più ci fa perdere voti».
Della Santanché che ne pensi?
«Una domanda di riserva ce l’hai?»
Ma la conosci?
«Eccome, no? La chiamano la “pitonessa” tanto è vipera. Pensa che è di Cuneo dove il Sole di Napoli se lo sognano. E’ stata ingrata con il mio patrigno. Prima ne diceva di tutti i colori contro di lui: “Dobbiamo essere con la bava alla bocca; Berlusconi vuole tutte le donne orizzontali; Lui mi vuole ma io non gliela dò”. Poi si è ravveduta ed è tornata all’ovile. Noi non dimentichiamo. A buon viso cattivo gioco. Non ho rapporti con lei. Ogni tanto tenta di coccolarmi ma io non mi fido. Lo nota anche un vegetale che finge. Chi ha tradisto una volta tradisce sempre».
Di Putin che ne pensi Dudù?
«Ecco, Vladimir è un grande uomo. Mi porta sempre biscottini di qualità e croccantini di Mosca. Col mio patrigno ci va d’amore e d’accordo. Anche con la mia padrona. Con Putin gioco volentieri. Mi lancia la pallina e faccio il riporto. E un gentleman».
Vabbè Dudù, devo andare sennò perdo il treno. Ci aggiorniamo alla prossima… A palazzo Grazioli, però!
«Ok. Vuoi che t’accompagni col Jet?»
No grazie, soffro il mal d’aria…
«Mi gratti l’ultima volta?»
Ok, Dudù.
«Però sei carina e simpatica. Ti farei…»
Che fai, ci tenti?
«E’ l’abitudine del Bunga Bunga…La verità è che sono in astinenza…»

Intervista immaginaria di Grattachecca (non autorizzata)  

Ernesto Magorno (Pd) attacca i suoi e Laratta. Poi spiega il perché della lettera alla Terremoto

Magorno con Renzi visti da Grattachecca
Magorno con Renzi visti da Grattachecca

Segretario Magorno, lei chiede da tempo le dimissioni di Scopelliti…
«Non le ho chieste io, le ha annunciate lui. Ora deve mantenere fede alla promessa».
E se non lo fa?
«Se rimangia la parola data dovrà risponderne ai calabresi, agli italiani, agli europei e a Dio»
Addirittura…
«Ho dimenticato i maghrebini. La politica ha bisogno di credibilità. Se fai promesse e non le mantieni ne devi rispondere oppure meglio ritirarsi in convento».
Senta, gira voce che i suoi consiglieri sarebbero disposti a pagare la campagna elettorale a Scopelliti purché non presenti  le dimissioni…
«Questo deve chiederlo a loro. Per quanto mi riguarda, uno coi propri soldi fa ciò che ritiene»
Ma lei è il segretario regionale del Pd. Non sente la responsabilità politica di una scelta simile?
«Vedo che lei batte dove il dente duole».
Si esprima liberamente.
«Guardi, in confidenza. Qui lo dico e qui lo nego. La verità è che i consiglieri non vogliono andare a casa. Lo fanno per l’indennità. Sa che significa perdere sette otto mesi di stipendio? Se vedo pubblicata questa indiscrezione la querelo e non la faccio più entrare alla festa del peperoncino nella mia Diamante».
Cos’è, una minaccia?
«No, è un avviso! E dalle mie parti si dice: “mezzu avvisatusu mezzo salvatusu».
Poi di andare alla sua sagra non mi va
«E non la chiami sagra. Quello del peperoncino è una festa internazionale che viene visitata ogni anno da centinaia di migliaia di persone».
Come vuole. Tornando a prima, dicono che il suo partito in consiglio non abbia fatto opposizione. Il che significa tante cose…Come lo spiega?
«C’è una domanda di riserva?»
Dicono che il Pd sia stato abbastanza silente in questa legislatura…
«In privato o pubblicamente?»
Faccia lei
«Abbassi il registratore»
Ma onorevole!
«O stuti st’aggeggio…»
O mi vieta di farmi entrare…
«O se lo ritrova nella vasca dei miei Piranha»
Ho abbassato il volume
«Pubblicamente il Pd ha dato alla Calabria dimostrazione di come un partito debba comportarsi in qualsiasi consesso civico, elettivo e anche condominiale. Noi abbiamo la protesta nel Dna. Ma non ha visto l’ostruzionismo in aula?»
Per la verità no.
«Lei è carina ma dovrebbe mettersi gli occhiali. Le potrei consigliare un ottico nella mia Diamante»
Lasci perdere.
«Ma non ha letto le dichiarazioni al vetriolo di Principe e Loiero?»
Ma se Loiero non fa parte da anni del suo partito…
«Questo lo dice lei!»
Dica l’aspetto privato che forse è più ghiotto.
«L’opposizione vera a Scopelliti l’ha fatta Forza Italia anche prima della scissione. I miei tutti a guardarsi il proprio orticello. Li chiami al telefono e manco ti rispondono. E secondo lei perché stanno facendo il bene della Calabria? Ma no. E’ più probabile trovarli nell’anticamera di qualche assessorato ad aspettare favori».
Ah!. Questa è una notizia…
«…Che se vedo pubblicata sono cazzi suoi. Occhio per occhio dente per dente»
Occhio, perdente! sono una donna cazzuta.
«Calma, calma. Si rilassi. Le faccio preparare un infuso rilassante»
Lasci stare. Per le Europee ha letto i nomi dei candidati del suo partito? Non pare rappresentino il “verso” di rinnovamento voluto da Renzi…
«Eccome, invece. E’ tutta gente giovane, autorevole e di grande esperienza».
Giovani?
«Giovani si nasce non si diventa».
Beh, se lo dice lei!
«Vinceremo al primo turno senza ballottaggio»
Ma segretario, si vota per le elezioni europee non per i comuni…
«Ma quante precisazioni che fa lei. “E’ qua e là, e su e giù”. A ogni risposta mi corregge…»
Beh…
«Vabbe se non c’è il ballottaggio vinciamo al primo turno».
Segretario, perché ha scritto quella lettera a Matteo Renzi di elogio alla Terremoto (caporedattore del Tg3 Rai Calabria)?
«E perché non avrei dovuto farlo. Con Annamaria c’è grande stima e amicizia. Quando la chiamo mi manda sempre la “trupp” con il giornalista. Poi non si era mai vista una copertura simile durante la visita di un presidente del Consiglio in Calabria»
Esagerato!
«E’ la verità. Si guardi intorno».
Però Laratta aveva denunciato il contrario, ossia che è un Tg fazioso a vantaggio del centrodestra.
«Questo lo dice lei e se ne assume le responsabilità. Annamaria è brava e professionale».
Veramente ho detto che lo ha denunciato l’on. Franco Laratta, esponente del suo partito. Oppure lo ignora?

«Mi ha chiamato ignorante o ho sentito male?».
Vada avanti
«Glielo dico in modo privato. Laratta ha il dente avvelenato perché non lo chiamano più per le interviste. Questo fatto lo intristisce, la notte non dorme e scrive poesie che pubblica a tutte le ore del giorno su “feisbuc”. Adesso il verso è cambiato e la Rai è tutta per me».
A proposito di Facebook. Ma è vero che quand’era sindaco di Diamante censurò i Social network?
«Io non ho mai censurato nessuno. Semplicemente non mi piace se qualcuno parla male di me dietro le spalle e lo fa usando canali moderni di comunicazione».
Ma ha censurato o no?
«Ma lei e dura di comprendonio. Io non ho censurato nessuno. Ho semplicemente messo fuori gioco i miei nemici che sparlavano male della mia brillante amministrazione. Tutto il resto sono invenzioni giornalistiche».

Intervista immaginaria di Grattachecca (non autorizzata)  

Usura e estorsione, sequestro di beni per 100 milioni a Piero Citrigno

piero citrignoAvrebbe “consolidato e allargato sistema di usura posto in essere già dagli anni Settanta, ma anche “la contiguità ad alcuni esponenti di spicco delle consorterie criminose operanti nel territorio cosentino”. Sono queste la basi su cui si poggia l’operazione della Dia di Catanzaro che ha portato al sequestro di beni per circa 100 milioni di euro nei confronti di Pietro Citrigno, alias Piero, noto imprenditore cosentino ed (ex) editore del quotidiano “L’Ora della Calabria”. Il gruppo editoriale – è stato precisato – non è stato colpito da alcun provvedimento. L’inchiesta è stata illustrata dal capo della Dia catanzarese, Antonio Turi, che ha ricordato come tutto sia scaturito dall’inchiesta “Twister”, per la quale Citrigno e’ stato condannato in via definitiva a quattro anni e otto mesi di reclusione per il reato di usura aggravata.

Secondo lo sviluppo delle indagini, Piero Citrigno e’ ritenuto “un soggetto equidistante da entrambi i clan di spicco operanti nel territorio cosentino, che aveva bisogno di protezione a livello delinquenziale, al fine di tutelare le proprie attivita’ imprenditoriali”. Il provvedimento di sequestro è stato disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Cosenza sulla base di un’articolata proposta avanzata rispetto al codice antimafia dal direttore della Dia, e di capillari e complesse indagini patrimoniali svolte dagli uomini della Sezione operativa di Catanzaro. Tra i beni sequestrati risultano capitale sociale e intero compendio aziendale della “Edera srl” con sede a Cosenza e dedita alla costruzione e commercializzazione di immobili; il capitale sociale e intero compendio aziendale della “Meridiana srl”, con sede a Cosenza e dedita alla realizzazione e gestione di strutture ricettive alberghiere, ospedali e case di cura; il capitale sociale e intero compendio aziendale della “Riace srl” con sede in Cosenza e dedita alla costruzione di strutture ricettive, sanitarie e socio-assistenziali; il 23,33% del capitale sociale della “Monachelle srl” con sede a Rossano (CS) e dedita a realizzazione e gestione di case di cura, di laboratori, di centri diagnostici, di stabilimenti termali Rsa; il 25% del capitale sociale della “San Francesco srl” con sede a Cosenza e dedita gestione di strutture pubbliche e private per ogni forma di assistenza riabilitativa per anziani e di tipo socio-assistenziale.

Sotto sequestro sono finiti anche 37 fabbricati, tra i quali le cliniche “Villa Gioiosa” di Montalto Uffugo (CS) e “Villa Adelchi” di Longobardi (CS), entrambe strutture sanitarie accreditate dal Servizio sanitario calabrese, con circa 50 posti letto ciascuna, oltre a 5 terreni. Il capo della Dia di Catanzaro ha spiegato che “le inquietanti ombre rilevate sull’origine del cospicuo patrimonio ascrivibile a Pietro Citrigno, insieme alla pendenza presso il Tribunale di Paola di un procedimento penale per estorsione, hanno indotto gli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro a ritenere queste condizioni come seri indizi da cui desumere che l’imprenditore avesse condotto un tenore di vita superiore alle proprie possibilita’ economiche.

La Dia, ha evidenziato Turi, ha eseguito puntuali e rigorosi accertamenti che hanno riguardato, per un arco temporale compreso tra il 1988 e il 2011, tutti i cespiti in qualunque modo riconducibili a Citrigno, l’analisi dei bilanci aziendali, copiosa documentazione bancaria, allo scopo di documentare la sproporzione del loro valore rispetto al reddito dichiarato ai fini delle imposte dirette o alle attivita’ economiche esercitate o, in alternativa, di appurarne l’illecita provenienza”.

A rendere complicare il lavoro degli investigatori, ha spiegato ancora Turi, il fatto che “alcuni immobili, in precedenza di proprietà dei familiari del Citrigno, siano stati successivamente alienati a società pur sempre riconducibili al nucleo familiare dello stesso, e cio’ nell’ambito di una fitta trama di partecipazioni societarie chiaramente finalizzate ad evitare la riconducibilità di tali beni proprio al Citrigno”. I giudici hanno quindi spiegato che i familiari di Citrigno “hanno sempre dichiarato, almeno fino al 2005, redditi non elevati; tuttavia sono risultati possessori di beni immobili e aziende di valore oltremodo rilevante e cospicuo”. Il Tribunale della Prevenzione ha concluso che “mai dal 1981 al 2005 il nucleo familiare Citrigno ha prodotto lecitamente un reddito pari o prossimo al valore dei beni entrati nel suo patrimonio”.

Piero Citrigno, recentemente, è anche stato da poco rinviato a giudizio per il suicidio del giornalista Alessandro Bozzo avvenuto lo scorso anno alle porte del Cosentino. L’accusa è di “violenza privata” ai danni del cronista che da anni lavorava nel suo (ex) giornale, Calabria Ora prima e, poi, con il cambio del nome, l’Ora della Calabria, l’editore del quale oggi è il figlio dell’imprenditore.

Diabete, intervista a Francesco Rubino, il prof. italiano che dirige la prima cattedra mondiale a Londra sulla chirurgia bariatrica

Intervista a Francesco Rubino
Il Prof. Francesco Rubino illustra la sua teoria

Da quando gli hanno assegnato la Cattedra a Londra per profondere la sua teoria sulla chirurgia bariatrica contro il diabete il suo telefono non smette di squillare.

Riceve complimenti da tutto il mondo, da Strasburgo a New York, metropoli  dove ha cominciato la sua rapida ascesa nel campo clinico per sfidare, dice, «le molte convenzioni e i dogmi che ancora esistono» nel suo mestiere.

Ma anche da altre nazioni, soprattutto dall’Italia, dalla sua Cosenza, dove ancora vivono, a Roges di Rende, i suoi genitori, Ottavio e Anna e i suoi amici più cari come, fra i tanti altri, il chirurgo all’Annunziata di Cosenza Ninni Urso e l’avvocato Pierino Bruno, già vicesindaco della città.

Il professor Francesco Rubino, classe ’69, cosentino di nascita e adozione, in questa conversazione spiega la sua storia, la sua infanzia,  la sua tecnica  “rivoluzionaria” per sconfiggere il diabete, una malattia definita prima incurabile. Sposato da due anni con la californiana Christin, soprano lirico con cui condivide l’hobby delle immersioni, lo scienziato calabrese nel poco tempo libero ama leggere Gabriel Garcia Marquez e Camilleri, ma ai tempi del liceo classico “Telesio”, anche «i Promessi sposi». Prima di lasciare la città dei Bruzi per entrare nel mondo scientifico, Rubino era appassionato di calcio. Ha giocato nel Morrone, nel Commenda e negli Allievi e Beretti del Rende partecipando anche in coppa Italia.

Professore, come è nata la passione per la medicina e la chirurgia?
«Fin da piccolo. Fare il medico e il ricercatore è una grande fortuna perché ogni giorno hai l’opportunità di sentirti utile per il prossimo».

Quali i primi approcci alla ricerca?
«La ricerca altro non è che porsi sempre delle domande e trovare delle risposte. Appena laureato in medicina la passione per la clinica era dominante. Ma pensai che lo spazio per la ricerca in questo campo fosse limitata. Poi tutto è successo improvvisamente. Ero andato in America per imparare una nuova tecnica chirurgica mini invasiva da importare, speravo, in Italia. Nulla a che fare con la chirurgia bariatrica…».

…Cosa le fece cambiare idea?
«Mi posi una domanda che cambiò decisamente il corso della mia vita. Perché il diabete di tipo 2 scompare nella maggior parte dei pazienti obesi sottoposti a certo tipo di interventi chirurgici?»
C’era qualcosa che non quadrava, ricorda Rubino perché «nei libri è scritto che il diabete “è una malattia cronica e irreversibile”. Si può mitigare ma non scompare mai».
Da allora cominciò la sfida «per verificare l’ipotesi, che a un certo punto dimostrarono che c’era infatti dell’altro a spiegare la remissione del diabete dopo la chirurgia. Qualcosa che è legato alle modifiche dell’anatomia e della fisiologia dell’intestino e dello stomaco».

Il Prof. Francesco Rubino
Il Prof. Francesco Rubino

E poi è riuscito a dimostrare “concettualmente” questa sua teoria?
«I risultati, confermati anche da altri ricercatori in laboratori di mezzo mondo, non solo confermavano una ipotesi, ma mettevano in discussione tutti i pilastri della teoria fin ora dominante sulle cause del diabete. Una teoria molto popolare fra la gente, ciosì come fra gli scienziati, secondo cui il diabete sarebbe inguaribile. Ma i dati clinici e sperimentali dimostravano invece che il diabete non è invincibile, che forse un punto debole esiste, che il nemico è vulnerabile. Non solo per chi ha eccesso di peso bensì per le persone magre. Sono due fattori indipendenti tra loro».

Quali le perplessità della comunità scientifica sul suo metodo?
«Nella ricerca esiste sempre dialettica. Ci si confronta. Ciò che conta sono i risultati».

I suoi compagni di viaggio professionali?
«I grandi cambiamenti hanno bisogno di molte menti. Per questo penso e ringrazio il mio mentore Michel Gagner da cui ho appreso non solo la chirurgia mini invasiva ma anche l’abitudine alle sfide. Chirurghi come Joel Leroy in Francia, Marco Castagneto, Geltrude Mingrone alla Cattolica di Roma, Antonello Forgione, ora al Niguarda di Milano, Stefano Sereno. Penso in particolare a David Cummings, endocrinologo di Seattle, Phil Schauer, chirurgo della Cleveland clinic, Lee Kaplan, gastroenterologo ad Harward, Ricardo Cohen chirurgo brasiliano e Carel le Roux, endocrinologo sudafricano, trapiantato a Dublino».

Chi l’ha contattata per Londra?
«Ho ricevuto offerte da diverse Istituzioni americane, europee e anche di altri paesi che prospettavano condizioni più favorevoli a questa fase del mio lavoro. La partita alla fine è stata fra la Cleveland Clinic in USA e il King’s College di Londra. E alla fine ho scelto la capitale britannica».

Reggio Emilia, Gli esplode il pene durante un rapporto

sala operatoriaReggio Emilia – Il gel dei miracoli non è servito solo a rimodellare seni e glutei femminili. Anche tra gli uomini c’è chi si è rivolto speranzoso al chirurgo estetico contando sulle proprietà delle celebri fiale di Macrolane per migliorare le dimensioni del proprio organo sessuale. Gonfia di qua, gonfia di là, i giudici milanesi, ormai quasi abituati a trattare cause per seni rifatti che poi cedono o scoppiano, si sono trovati stavolta di fronte a un caso decisamente più raro di esplosione di pene (nel senso maschile).

Un uomo di 60 anni residente nel Reggiano, evidentemente non soddisfatto di quanto avuto in dote da madre natura, tempo fa scovò sul web la possibilità di affidarsi alle mani esperte di una dottoressa romena, con studi in mezza Italia e collaboratrice di una nota clinica milanese. E così andò. Tecnicamente, dicono gli atti, si era trattato di «impianto retro pubico di Macrolane (gel iniettabile a base di acido ialuronico) finalizzato ad aumentare le dimensioni del pene».

Il problema, però, è che poco tempo dopo, nel bel mezzo di un rapporto sessuale, lo sfortunato signore sentì una specie di botto ravvicinato, accorgendosi, un secondo più tardi, che a esplodere era stato proprio il suo fallo. Evidentemente insensibile ai possibili traumi psicologici di “starlette” dal seno rifatto così come di maschi non troppo dotati, il gel dei miracoli aveva mietuto un’altra vittima. NEL CASO del 60enne, passati il dolore e l’infezione è scattata la querela nei confronti della celebre dottoressa che ancora oggi domina sui siti di chirugia estetica, dove espone anche le foto dei suoi pazienti prima e dopo l’intervento.
In relazione al caso del 60enne, però, la Procura le ha contestato il reato di lesioni colpose gravi, dato che dall’intimo scoppio del poveretto era derivata «un’infezione con estrusione del gel da flogosi dell’asta peninea» guaribile in 40 giorni.

Per di più, sempre secondo l’accusa, il medico non si era curata di approfondire le eventuali controindicazioni all’intervento (il paziente era diabetico) e non aveva ottenuto neppure l’obbligatorio consenso informato, avendo molto sorvolato sui possibili rischi. L’aspetto paradossale della vicenda è che il consulente medico-legale della Procura ha attestato che le misure della parte lesa (in tutti i sensi) erano assolutamente normali. Il processo, comunque, non si farà: alla prima udienza, l’uomo ha revocato la querela dopo aver intascato un risarcimento di 8 mila euro.

L'Ue stanzia 65 milioni di euro per la ferrovia Bari Taranto. Il programma cofinanziato dall'Europa ''Reti e Mobilità''

ferrovia bari tarantoLa Commissione europea ha approvato un investimento di 64,3 milioni di euro dal Fondo di sviluppo regionale per il raddoppio della linea Bari-Taranto, con 10,5 km di nuova linea a doppio binario da Bari a Sant’Andrea Bitetto. Il progetto ridurrà i tempi di percorrenza per merci e passeggeri, migliorando affidabilità e sicurezza. ”Questo è un esempio concreto di come i Fondi strutturali aiutano in modo vitale l’economia,”, spiega il Commissario per la Politica regionale Johannes Hahn, che ha firmato il via libera.

Secondo una nota della Commissione, gli investimenti saranno concentrati sul miglioramento del collegamento ferroviario tra il porto di Taranto e il Porto di Bari, la linea ferroviaria adriatica e il suo collegamento con la linea Napoli-Bari, la Logistica di Distretto di Bari, e l’aeroporto di Bari.

L’investimento arriva attraverso il programma cofinanziato dall’Ue ”Reti e Mobilità”, asse prioritario ”Migliorare i collegamenti tra linee, nodi e poli principali della struttura logistica delle aree convergenza”. L’Unione Europea, attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale, finanzia 64,3 milioni di euro di un investimento complessivo di 120,6 milioni. Il progetto dovrebbe essere pienamente operativo entro il 2016.

Al di la’ delle migliorie rispetto alla linea esistente, le autorita’ italiane si sono impegnate ad aggiornare gli standard tecnici e operativi della linea in conformita’ con la normativa Ue con l’installazione del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario (Ertms).

”La nostra politica di lavorare fianco a fianco con le autorita’ italiane gioca un ruolo fondamentale nel mettere assieme persone e imprese – spiega il commissario Ue Hahn – E questo a sua volta sta incrementando la competitivita’ della Puglia. Inoltre, col passaggio di numerose attivita’ di trasporto dalla strada alla ferrovia, i cittadini potranno anche beneficiare di miglioramenti per l’ambiente, e aiutera’ a contribuire negli obiettivi climatici per Europa 2020”.

Patto di stabilità, bloccati comuni per via della norma Ue. Floris (Anci): Rivederlo, altrimenti si rischia collasso

floris sindaco andora”Il decreto per i pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione dimostra che, se in passato ci fosse stata un po’ di volontà, si sarebbe potuto modificare il patto di stabilità consentendo i pagamenti alle imprese che hanno eseguito lavori per i Comuni, senza farle soffrire e addirittura farle chiudere, consentendo una crescita che, anche se piccola, sarebbe stata comunque importante e significativa per il Paese”. Lo dichiara Franco Floris, sindaco di Andora (provincia di Savona) e presidente della Commissione finanza locale dell’Anci. ”Mi auguro quindi che questa esperienza – conclude Floris – consenta a tutti, in primis al nuovo Parlamento, di modificare urgentemente il patto di stabilità”. Il patto di stabilità blocca migliaia di enti pubblici che nonostante abbiano in cassa denaro da poter spendere sono impossibilitati a farlo per via della “stretta” decisa dall’Europa e che il governo è tenuto a far osservare. Si stima che soltanto grandi città come Milano, Roma, Torino e tantissimi altri comuni tra Nord e Sud abbiano in cassa miliardi di euro bloccati da questo cavillo. Da questa norma ne soffrono i cittadini che si vedono erogati meno servizi e inasprisce il tortuoso rapporto tra imprese ed enti. [c.b.]

Sanità, tra un ospedale e un altro un paziente può costare il triplo. Lo dice la Cattolica

costo sanitaSprechi e cattiva gestione: lo “stesso paziente” può costare a un ospedale il triplo che ad un altro. A rivelarlo, uno studio comparativo su alcuni nosocomi italiani, molti laziali: lo studio pilota per ora ha passato ai raggi X Policlinico Umberto I, Gemelli, Tor Vergata, Sant’Andrea, San Filippo Neri, San Camillo, San Giovanni per quanto riguarda Roma, Sant’Orsola di Bologna, Molinette di Torino, Careggi di Firenze.

Il lavoro, condotto da Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) dell’Universita’ Cattolica, evidenzia un potenziale rischio nei tagli imposti dalla spending review: se si tolgono risorse in modo lineare a tutte le strutture, senza tener conto delle loro performance, si rischia di penalizzare le piu’ efficienti.

E’ emerso che il Gemelli, tra gli ospedali esaminati, e’ quello con un costo per dimesso piu’ basso (6.118 euro a paziente). Il costo massimo si riscontra all’AO Molinette (11.821 euro); al Policlinico Umberto I e’ pari a 8.134, a Careggi 8.433 euro, al S. Orsola 7.309, al S. Giovanni 7.994; infine al San Camillo 10.486, al Sant’Andrea 9.813. Buona parte di queste differenze dipendono dalla voce ‘beni e servizi’: per esempio un paziente che al S. Camillo costa 5.856 euro in termini di beni e servizi (farmaci, apparecchi etc), al Gemelli costa 2.135 e al S. Giovanni 2.667. E’ come dire che un ospedale spende quasi il triplo di un altro per curare lo stesso paziente.

Gli ospedali hanno performance diverse anche sul fronte della produttivita’, come mostra ad esempio l’indice di attivita’ di assistenza per ogni posto letto (che si calcola come numero di dimessi annuo per posto letto): in pole position c’e’ Tor Vergata con 69,7 dimessi per posto letto, seguito dal Gemelli con 55 dimessi. Il Careggi ha 45,5 dimessi per posto letto, 43,1 le Molinette, e 42,9 il Sant’Orsola. L’indicatore evidenzia che le aziende ospedaliere universitarie del Lazio sono quelle con la piu’ alta produttivita’ per posto letto. Sempre in ambito di produttivita’, per quella del personale, calcolata tenendo conto della complessita’ della casistica, risulta primo il Gemelli con 107,7 pazienti trattati in un anno per ogni medico, seguito dal Sant’Andrea (105,1). Il valore piu’ basso va al San Giovanni con 61,6 pazienti; ma si discostano di poco gli altri: Umberto I con 62,4, San Filippo Neri con 63, San Camillo con 63,8, Tor Vergata con 70,7. Le medesime differenze si osservano anche considerando il personale infermieristico. Se infatti per ogni infermiere in servizio al Gemelli si trattano 47 pazienti, al San Camillo se ne trattano solo 23; al Careggi il rapporto dimessi/infermiere e’ 31,4, al Sant’Orsola 31,3.

Da questi e molti altri dati dello studio (visibile online http://altems.unicatt.it) emerge che ”i tagli dovrebbero ispirarsi a una nuova logica: per decidere come allocare le risorse non ci si puo’ piu’ basare sulla dimensione dell’offerta, ma su qualita’, efficacia e efficienza di essa”, conclude Cicchetti.

L'Adusbef contro il Mes, il nuovo mostro dell'usura contro i paesi in difficoltà.

Rappresentazione del mostro di Lochness
Rappresentazione del mostro di Loch Ness

Il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) denominato ‘mostro di LochMes’ che costa all’Italia 125,4 miliardi di euro in 5 anni e la camicia di forza del Fiscal Compact – entrambi imposti dalle tecnocrazie europee e dalla Germania – rappresentano in una fase di recessione e di grave e prolungata crisi economica, il suicidio politico delle nazioni per le forti restrizioni a spesa pubblica, austerità e rigore di bilancio col conseguente blocco al volano dello sviluppo. Il parlamento italiano come richiesto dal Governo Monti, ha approvato la scorsa estate quasi all’unanimità, il diktat europeo imposto dalla Germania, che oggi registra un arresto, uno schiaffo in pieno viso alle devastanti politiche europee di Angela Merkel : “Deutscher Bundesrat stoppt Fiskalpakt”.  ll Bundesrat tedesco infatti, la Camera dei Laender, ha bloccato il Fiscal Compact, tramite il voto dell’opposizione rosso-verde, che detiene la maggioranza. Le regioni chiedono di ridiscutere il provvedimento voluto da Angela Merkel; in Commissione di mediazione, le due Camere saranno costrette a trovare un accordo. In cambio dell’austerità e del definitivo soffocamento delle politiche economiche imposte dal Fiscal Compact, i Laender vogliono ottenere 3,5 miliardi di euro fra il 2014 e il 2019.   L’ossessiva politica del rigore perde un tassello decisivo: fino alle prossime elezioni, la Germania non entrerà nel Fiscal Compact, a differenza dell’Italia, che ha approvato senza fiatare l’imposizione delle cancellerie europee, Germania in primis, ad un rigore di bilancio incompatibile con la recessione economica e con la prolungata crisi sistemica, che impedisce la ripresa ed uccide i consumi.  Se non si ridiscutono in Europa gli impegni assunti con Mes e Fiscal Compact, che non potranno essere onorati nonostante le politiche economiche di rigore imposte ai cittadini, oltre a non superare la crisi, si continua a gettare benzina sul fuoco delle proteste che covano sotto la cenere, civilmente raccolte in Italia alle scorse elezioni dal M5S, vere e proprie rivolte sociali degli onesti, contro le tecnocrazie e le cleptocrazie europee, che hanno ucciso stato sociale, tenore di vita, potere di acquisto ed umiliato la dignità stessa delle famiglie e dei consumatori.
Fin qui la nota dell’Adusbef, che sulle tematiche legate all’usura è da sempre molto attenta. Infatti l’Esm, come lo chiamano a Bruxelles è una delle operazioni di strozzinaggio più raffinate che l’Europa delle Banche potesse imporre agli stati membri del cosiddetto Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) che si trovano in condizioni vicine al default, secondo i principi economici che insegnano dalla Bocconi a tutte le “prestigiose” (virgolettato d’obbligo) università occidentali.L’economista siciliana Lidia Undiemi sta facendo una battaglia sacrosanta per divulgare il male che deriva dall’applicazione della cosiddetta norma salvastati (che ti salva dai debiti come lo strozzino, ma poi sotto casa ti chiede di rientrare fino a ucciderti…).
Tutti i Grand commis italiani dell’Europa sapevano: Napolitano sapeva. Monti sapeva. Bersani e Berlusconi sapevano e l’hanno approvato così come hanno approvato tutte le linee descritte nella “letterina” inviata dalla Bce al governo italiano. La Germania distrutta da quella seconda guerra mondiale che ha provocato, si prende la sua rivincita. E’ il nuovo Nazismo, questa volta economico e finanziario. L’Europa del dopoguerra è stata ricostruita grazie al Piano Marshall di Usa ed Europa, e la Germania, totalmente rasa al suolo, assorbì larga parte dei finanziamenti per la ricostruzione. Fino al ’89 era divisa in due e solo la storia e la saggezza di grandi uomini come Gorbaciov vollero giustamente che due popoli di una stessa nazione fossero uniti sotto un’unica bandiera. La riunificazione è stata un altro piano Marshall, questa volta pagato dai soli cittadini europei, nessuno escluso, che con le loro tasse versano contributi in questo grande calderone europeo da dove vengono anche programmati interventi come i Pon, i Por ecc per paesi più o meno svantaggiati, per chi è più indietro socialmente o per potenziare le infrastrutture dei paesi più forti. La ricostruzione della Germania fu fatta anche e soprattutto grazie al contributo di greci, italiani, portoghesi, spagnoli e irlandesi e anche i ciprioti, giusto per stare sul tema di un’isola che è mediterranea ed europea. Ciò che stanno facendo a Cipro è un’operazione voluta da Fmi, Ue e Bce, tre forze semi occulte che decidono, con la regia delle cancellerie europee vita morte e miracoli di nazioni sovrane e indipendenti attraverso la valutazione dei debiti, poiché costoro hanno rimodellato il Capitalismo sul debito. Lo stesso principio, ha affermato Loretta Napoleoni, brava ed onesta econosmista, potrà essere applicato senza tanti complimenti all’Italia con prelievi forzosi sui conti correnti. A questi signori della finanza e ai loro maggiordomi politici del voto di protesta in Italia non gli importa nulla. Minimizzano su questo grande fiume carsico che Grillo ha saputo risvegliare e incanalare in sentieri di protesta democratica. Dei mutamenti nella società e dell’assenza di futuro e prospettive men che meno. Pensano di avere in eterno il boccaglio dell’ossigeno. Ma ancora per poco perché è la volontà dei popoli a prevalere contro le forze del male che saranno spazzate via con l’energia di una gioventù determinata a riappropriarsi del proprio domani. [m.b.]

Si è suicidato il giornalista di Calabria Ora, Alessandro Bozzo

Si è suicidato il giornalista di Calabria Ora, Alessandro Bozzo
ADDIO Alessandro Bozzo

Il giornalista Alessandro Bozzo, giornalista professionista e redattore del quotidiano “Calabria Ora” si è suicidato. La tragedia alle porte di Cosenza. “Non andava più d’accordo con la vita”, hanno scritto i suoi colleghi, annunciando il tragico gesto di un “giovane intelligente, informatissimo, sicuramente uno dei più brillanti giornalisti calabresi”.

Ieri pomeriggio, nella sua casa di Marano, si è chiuso in camera e, con un colpo di pistola (l’arma l’aveva perché appassionato di tiro a segno), ha lasciato questa terra, aprendo una voragine nel cuore dei colleghi che non riescono a darsi pace al pensiero di non rivederlo più. “Ha lasciato una lettera”, raccontano i colleghi, nella quale “ha scritto che non c’era una ragione precisa per quella scelta: non ce la faceva più a vivere”.
Nato a Cosenza il 12 marzo 1973, dopo gli esordi con alcuni periodici ed emittenti televisive, era stato assunto dal quotidiano “La Provincia Cosentina”, con la qualifica di praticante, dal 1° ottobre 2003. Superato l’esame di idoneità professionale il 27 luglio 2005, vi aveva lavorato come redattore fino al 31 dicembre 2005, per poi entrare, dal 1° marzo 2006, nella squadra del nuovo quotidiano “Calabria Ora”, impegnandosi anche nel Comitato di redazione. Sposato con Mariuccia, aveva una bambina, Venere.

Sette anni nella redazione centrale del quotidiano cosentino ad occuparsi soprattutto di cronaca. Un carattere difficile, quello di Alessandro, che, dietro ad uno sguardo burbero, nascondeva un cuore grande, come raccontano in lacrime i suoi colleghi di “Calabria Ora”.
“Me lo spieghi ora io cosa devo dirti? Eh, me lo spieghi? Ora a me chi mi ripaga del fiato strozzato che avrò ogni volta che guarderò quella tua dannata scrivania a lato della mia?”, ricorda Francesco Cangemi, aggiungendo che Alessandro Bozzo “era un grande professionista, quello che mi dava le dritte per telefono”.
“Eri bravo a raccontare le tragedie altrui”, aggiunge Saverio Paletta, “perché del bravo giornalista avevi tutto: la stoffa, la preparazione, la penna e il caratteraccio. Un orgoglio ruvido che ti metteva a disposizione degli altri e, forse, ti ha reso incapace di raccontare te stesso”.

Alessia Principe ha ancora nelle orecchie “la musica classica che esplodeva dalla sua postazione” e il ricordo del romanzo immaginato, ma mai scritto da Alessandro: “l’assalto al Castello di Sangineto da parte dei pirati sanguinari e al diavolo i turisti imbellettati”. “Dannazione”, spinge in gola Alessia, “non te lo dico che mi mancherai, ché a te queste smancerie non piacevano per niente. Avresti sorto il viso ricordandomi che è roba da femminucce. però è così, porca miseria. E’ così”.

Antonio Alizzi lo conosceva da dieci anni, dai tempi della “Provincia”: “Ti regalava sorrisi dolci e amari, con lui potevi parlare e confrontarti su tutto che alla fine non riuscivi mai ad annoiarti. «maestro Bozzen», così lo chiamavo, era il giornalista che faceva la differenza”.

Marco Cribari era il “socio”: “Ci chiamavamo «Papà» e «Tristezza», come i protagonisti del Braccio violento della legge. Tu eri Papà. Ed io ero così contento di chiamarti così, a te che mi avevi insegnato quel po’ che so di questo lavoro. Con quella parolina che mai avevo potuto pronunciare ad alta voce: «Papà abbiamo l’ordinanza», «Papà, stanotte si balla», “Papà ti voglio bene». Era una carineria, lo so. ma non avrei avuto il coraggio di dirtela prima. Tu, invece, le cose le dicevi senza veli, anche quelle sgradevoli, perché «fa parte del personaggio”.

Alessandro Bozzo “è la prima persona che mi ricordo, di quel giorno di luglio, quando misi per la prima volta piede a Calabria Ora”, ricorda il direttore Piero Sansonetti, “i suoi capelli scurissimi e quel sorriso beffardo e interrogativo. Forse non si fidava molto. Me lo ricordo bene perché era lui uno di quelli che aveva preso di mano il giornale e lo guidava. Abbiamo lavorato insieme quasi tre anni e, come succede, non abbiamo sempre avuto rapporti idilliaci. Si discuteva, si litigava. però c’era rispetto. Io sapevo che era bravo, che era una sicurezza nel suo lavoro, aveva le due grandi doti (rare) del giornalista: la prima è capire la notizia, la seconda è sapere scrivere bene. Mi aspettavo di tutto da Alessandro, ma un gesto così no, non me lo aspettavo davvero. Non lo avevo capito. Non avevo capito che quel sorriso misterioso non era una smorfia ma la sua anima vera. Il suo dolore, la sua capacità di soffrire. E la sua grandezza, la sua maledetta, dannata, meravigliosa grandezza”.

Il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, vicesegretario nazionale Fnsi, nell’esprimere il “profondo cordoglio del sindacato dei giornalisti”, di Alessandro Bozzo ricorda gli incontri e le lunghe telefonate consumate a discutere di “qualità dell’informazione e diritti dei giornalisti”.

“Alessandro – ricorda Carlo Parisi – pubblicamente, di solito, era di poche parole, ma con chi si fidava era un fiume in piena. Il suo modo di intendere il giornalismo, nella più nobile delle declinazioni, spesso faceva a pugni con quanti, un po’ per rassegnazione, un po’ per «quieto vivere», derogano o, peggio, rinunciano ad un «mestiere» che non ammette sfumature. La sua breve, ma intensa carriera professionale, come testimoniano le toccanti testimonianze dei colleghi, l’ha dedicata a diffondere e radicare nei colleghi, soprattutto i più giovani, i valori più nobili della professione giornalistica, costituiti dalla costante ricerca e dalla verifica delle notizie, ma soprattutto dal rispetto della dignità umana e professionale della persona”.

“Adesso che, dopo tante battaglie vinte, – chiosa Parisi – Alessandro ha perso, con la più assurda delle scelte, il bene più prezioso, la vita, spetta ai suoi colleghi ricordarlo, magari cominciando a dedicargli la ricostituzione del Cdr, strumento di tutela dei diritti, ma anche occasione di dialogo, confronto e, perché no, conforto, in una professione che non può ridursi, soprattutto nel pieno di una redazione, ad un mero lavoro da scriba, specie quando ci si trova a scrivere notizie che, come questa, non si vorrebbero mai dare”.

Il cordoglio del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto
COSENZA – Con dolore e sconcerto ho appreso della scomparsa del giovane giornalista Alessandro Bozzo. Da sindaco di una città che, non diversamente da tante altre, vive molti problemi, non posso non interrogarmi sui baratri bui che si aprono davanti ai nostri giovani fino ad indurre i più vulnerabili fra loro a decisioni estreme, che solo apparentemente sono individuali, mentre riguardano l’intera collettività, che si risveglia con un forte senso di impotenza, rimpianto e rammarico per ciò che forse si poteva fare e non è stato fatto.
Mi stringo in un abbraccio forte alla famiglia di Alessandro e ai suoi colleghi. Insieme a loro piango l’uomo, il papà, il professionista capace ed impegnato, il giovane sensibile.

Le condoglianze dell’Ufficio Stampa del Comune di Cosenza
COSENZA – Siamo addolorati. Alessandro era un collega, ma soprattutto un giovane che avrebbe avuto diritto alla serenità. Così evidentemente non era e il risveglio per tutti noi è stato molto brusco. Impossibile capire. Possiamo soltanto, con rispetto ed affetto, piangere l’amico che se ne va e stringerci alla sua famiglia e ai colleghi di Calabria Ora.

Secondo Piano News con il responsabile Dino Granata, si associ all’immenso dolore della famiglia per l’immane e inaspettata tragedia che l’ha colpita. Alessandro era un amico e giornalista capace – dice Granata -. Una persona perbene e garbata e sempre disponibile sia con noi colleghi che verso il prossimo. Ci mancherà. Ci mancherà il suo stile e i suoi pezzi pungenti soprattutto verso i potenti e i politici locali”.

Papa Francesco in mattinata prega poi salda il conto in hotel. Un esempio per la politica

Bergoglio  Kirchner
Il card. Bergoglio con la Kirchner

La semplicitità è l’umiltà sono il suo punto di forza. Quando dopo l’elezione gli portarono la croce d’oro lui oppose rifiuto: “Mi tengo la mia Croce di ferro”, ha detto Papa Francesco a comignolo ancora fumante. Il primo giorno da pontefice comincia pure all’insegna delle cose semplici. Si reca nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a pregare e poi passa senza scorta e in pulmino dalla Casa del Clero per «saldare il conto» delle notti passate in preconclave. Padre Federico Lombardi, ottimo portavoce della Santa Sede, spiega che è stato un gesto per “dare l’esempio” (alla politica italiana autoreferenziale?). Il primo giorno è comunque simile al primo giorno di scuola. Tra lo stupore e lo smarrimento. Poi, sicuramente gli impegni e le “pressioni” per ovvie ragioni lo porteranno inevitabilmente a “blindarsi”, anche se non sarà proprio utopistico ritrovarselo in metropolitana come un turista qualsiasi. Anche a Buenos Aires, in Argentina, faceva così da Cardinale, come mostra la foto. Il Papa ama il tango e probabilmente ce lo ritroveremo socio onorario in diverse accademie di danza se non addirittura vederlo in qualche esibizione. Il Papa della modernità? Si vedrà. Di fatto è già adeguato alle nuove tecnologie (come del resto i fedeli), ed ai nuovi sistemi di comunicazione, ma occorrerà capire quanta energia riverserà «contro» quel «relativismo culturale» contestato da Benedetto XVI. Modello che è l’insidia numero uno per una Chiesa che ha la difficile missione di difendere i valori cristiani e il primato dello spirito sulla materia, dell’anima sulla carne. Difensore degli ultimi, Papa Francesco è antiabortista per antonomasia, difensore della Famiglia e fermo oppositore dei matrimoni gay. Questa posizione (non poteva essere altrimenti) gli ha creato diversi dissidi con il presidente dell’Argentina Cristina Fernandez de Kirchner che ha invece introdotto nel sistema normativo argentino la possibilità delle nozze civile gay. Ed è proprio dalla de Kirchner che Papa Jorge Mario Bergoglio riceve uno dei primi telegrammi di auguri: “Sua Santità Francesco, a mio nome, del governo argentino e in rappresentanza del popolo argentino voglio salutarla e presentare i miei auguri per la sua elezione a nuovo Pontefice Romano della Chiesa Universale. Il nostro augurio è che lei abbia, nell’assumere la leadership e la guida della Chiesa, un lavoro pastorale fruttuoso per le responsabilità maggiori, come la difesa della giustizia, dell’eguaglianza, della fraternita’ e della pace per l’umanità”, ha detto ancora la Kirchner. Auguri al nuovo Pontefice sono arrivati anche dal presidente Usa Barack Obama: “A nome del popolo americano, io e Michelle porgiamo i nostri più calorosi auguri a Sua Santità il Papa Francesco nel momento in cui sale al soglio di san Pietro per iniziare il suo papato”. Così il messaggio augurale diffuso dalla Casa Bianca dopo l’elezione del nuovo Papa definito dal Presidente Usa in un altro passaggio del messaggio “campione dei più poveri e dei più vulnerabili tra di noi”. Il Presidente russo Vladimir Putin ha inviato un messaggio di congratulazioni a Papa Francesco per la sua elezione. “Ho fiducia che una cooperazione costruttiva fra la Russia e il Vaticano continuerà a svilupparsi sulla base dei valori cristiani che ci uniscono”, Jorge Bergoglio in metropolitanasi legge nel messaggio, pubblicato in parte sul sito del Cremlino. “Sua Santità, le auguro una buona salute, benessere e un impegno produttivo per rafforzare la pace e promuovere il dialogo interreligioso e fra le civiltà”, ha quindi aggiunto Putin. Un invito a venire “alla prima opportunità” in Terra Santa è invece giunto a Papa Francesco dal presidente israeliano Shimon Peres. Il Pontefice, afferma il premier israeliano potrà essere “fonte di ispirazione” ed aiutare “il tentativo di portare la pace in questa area tormentata”. Il nuovo Papa “rappresenta la devozione, l’amore di Dio, l’amore della pace, la modestia religiosa ed un nuovo continente che sta risvegliandosi”. “Abbiamo bisogno, ora più che mai – ha sottolineato Peres – di una leadership spirituale e non semplicemente politica dove i leader politici possono dividere, i leader spirituale possono unire. [toggle title_open=”chiudi” title_closed=”Il messaggio di Giorgio Napolitano” hide=”yes” border=”yes” style=”default” excerpt_length=”0″ read_more_text=”Read More” read_less_text=”Read Less” include_excerpt_html=”no”]”Santità, la Sua elezione a Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica è motivo di universale e gioiosa emozione : il popolo italiano ne è particolarmente partecipe, e a suo nome, interpretandone il sentimento comune e profondo, Le indirizzo le mie più calorose e sincere felicitazioni”. Lo ha scritto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato a Sua Santità Francesco.
“Lo straordinario patrimonio morale e culturale del Cattolicesimo – ha continuato il Capo dello Stato – è indissolubilmente intrecciato con la nostra storia bimillenaria e con i valori morali nei quali l’Italia si riconosce. La figura di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, al quale Vostra Santità ha scelto di ispirarsi nell’assumere il nuovo Pontificato, racchiude questa condivisa ricchezza spirituale”.
“L’Italia – ha sottolineato il Presidente Napolitano – è orgogliosa che la sua storica Capitale sia centro della Chiesa Cattolica e sede dello Stato della Città del Vaticano. Mi ha colpito, nelle Sue prime parole di ieri sera, il richiamarsi alla missione pastorale di Vescovo della Città di Roma, cui Vostra Santità si è rivolta con profonda semplicità. Con identica e toccante immediatezza, il Suo primo messaggio dalla loggia di San Pietro ha raggiunto ieri i quattro angoli del globo. I saldi legami e rapporti di collaborazione tra la Santa Sede e lo Stato italiano sono rivolti a perseguire il bene comune e a promuovere un ordine internazionale che assicuri i diritti inviolabili, la dignità e la libertà della persona umana, la giustizia sociale e la pace. Serbo indelebile e grata memoria dell’alta testimonianza morale e intellettuale di Sua Santità Benedetto XVI, con il quale ho intrattenuto un dialogo intenso e condiviso momenti di grande vicinanza spirituale. Sono stato particolarmente toccato dalle parole con cui il Suo primo messaggio da Pontefice lo ha voluto ricordare”.
“Vostra Santità porta a Roma la testimonianza di un Cattolicesimo senza confini, presente nella società con un forte impegno spirituale e pastorale. E’ una testimonianza che ci viene per la prima volta dalle Americhe e da un’Argentina unita all’Italia da profondi e fraterni legami di amicizia, impersonati dalla Sua stessa storia famigliare. Le giungano – ha concluso il Capo dello Stato – i più fervidi e sinceri voti augurali miei personali e dell’intera Nazione italiana per l’alta missione di guida della Chiesa Cattolica universale.”[/toggle] Unire intorno a una visione, intorno a dei valori, intorno ad una fede nel fatto che possiamo rendere il mondo un posto migliore in cui vivere. Possa Dio benedire il nuovo Papa”.  Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel ha espresso le sue felicitazioni. [Sabrina Cochi]

 

Eletto Papa Francesco, il gesuita argentino che avrà il compito di traghettare la Chiesa sulla Terza Via

Il nuovo Papa Jorge Mario Bergoglio con il nome di Francesco“Habemus Papam”.

Contro ogni previsione nel conclave di stasera è stato eletto il nuovo Papa. Si tratta di Jorge Mario Bergoglio, argentino di origini piemontesi. Si farà chiamare “Francesco”. Per la prima volta dopo milleduecento anni sul soglio di san Pietro sale un extra europeo. Un sud americano, gesuita con affinità francescane, un umile che alla prima apparizione nella gremita piazza san Pietro a Roma si è presentato con una croce di ferro anziché quella d’oro. La sua elezione doveva avvenire già il 2005 quando fu eletto Joseph Ratzinger, dimessosi il 28 febbraio scorso. Allora disse ai cardinali che puntavano su di lui di «non essere pronto». Papa Francesco raccoglierà un’eredità difficile. A lui il compito di rilanciare l’immagine della Chiesa nel mondo dopo gli scandali che hanno costretto alle dimissioni Ratzinger. A lui toccherà rilanciare la missione pastorale della Chiesa cattolica, ma anche far luce sui molti lati oscuri dietro cui si nascondono i “nemici” del Vaticano. Perché gli avversari della Chiesa non sono solo fuori, si sono insinuati all’interno con lo scopo di indebolirla, screditarla ed eroderne la potenza spirituale bimillenaria. L’elezione di un Papa argentino cambia in modo inatteso le carte in tavola.

Nessuno l’aveva previsto, non era tra i papabili dopo la «rinuncia» del 2005. Nessun vaticanista o esperto di cose divine ha previsto “Francesco”. Proprio come il polacco Karol Wojtyła, nel 1978, uscito fuori dall’urna cogliendo di sorpresa tutti tranne quel Stefan Wyszyński, primate di Polonia, che gli disse, «Karol, tocca a te!». Giovanni Paolo II e Francesco, due uomini umili provenienti da terre lontane ma simili nel carattere e nella missione “rivoluzionaria”.

Il primo dalla Polonia, una terra contesa e devastata dal Comunismo;piedi nudi san pietro il secondo proveniente dall’Argentina, una terra ricchissima messa in ginocchio e devastata dalla Finanza internazionale e da un Capitalismo cieco ed egoista.

Due papi provenienti da due mondi diversi (ma uniti nel destino) che rappresentavano la prima e la seconda «Via»: Comunismo e Capitalismo. La prima franata sotto i colpi dei picconi e per volontà di Karol; la seconda fallita per l’egoismo umano che aspetta il “The End” da Francesco. Non rimane che la «Terza Via»: quella “Sociale” realizzata grazie alla partecipazione dei popoli e asfaltata dalla solidarietà. Spetta a Francesco traghettare i cattolici (e non solo) in questa nuova direzione. Non è facile perché i tentativi di screditare anche lui come han fatto con Ratzinger sono cominciati quando il fumo bianco non era ancora uscito dal comignolo. I “corvi” e gli “infiltrati” scavano nel suo passato come han fatto con Joseph e prima con Karol. Ma non riusciranno a scalfire la sacra Pietra dove Gesù ha fatto erigere la sua Chiesa.

Grillo continua a parlare con la stampa estera: "Accordi con nessuno". La soluzione? Legge elettorale e al voto.

Beppe Grillo (foto Alpozzi/Inphoto)
Beppe Grillo (foto Alpozzi/Inphoto)

Beppe Grillo continua a ignorare la stampa italiana. Parla solo con la stampa straniera e dal suo blog attacca destra e sinistra. Nessun accordo è possibile con chi “è stato protagonista dello sfaglio italiano”, fa sapere a fasi alterne. Negli ultimi giorni ha rilasciato delle interviste a giornali tedeschi come Focus e Bilde, recentemente con Wired e il New York Times cui ha detto che è “inammissibile per il M5S garantire la stabilità”. Quindi Pd e Pdl dovranno fare a meno di Grillo. L’obiettivo dei partiti tradizionali, rivela alla stampa estera, è quello di addossare la “responsabilità” al movimento per i mancati accordi e ciò che ne consegue, ma sarebbe “da irresponsabili” afferma, appoggiare Pd o Pdl.  Insomma, non è disposto a fare alleanze “né con Pier Luigi Bersani, né con Silvio Berlusconi: Se Pd e Pdl dicessero: Legge elettorale subito, via i finanziamenti retroattivi, massimo due legislature e vanno fuori tutti quelli che hanno più di due legislature, noi appoggiamo qualsiasi governo”. A Focus tuttavia sottolineava , “che i partiti non lo faranno mai. Loro bluffano per guadagnare tempo”, nella speranza di logorare ed erodere l’enorme consenso che ha acquisito tra gli italiani. Lui non si fida dei partiti nè, fa intendere, del Quirinale, che in assenza di accordi potrebbe incaricare il banchiere Corrado “Passera”. Punto e capo. “Cacciati” dall’elettorato che hanno bocciato l’austerity di Monti, ecco riproporsi un governo tecnico di matrice filotedesco. E’ presto per dirlo ma Grillo lo ha già intuito. Egli rifiuta proposte di governicchi o ammucchiate per “soddisfare i Mercati e la Merkel”. La soluzione? Riforma della legge elettorale e subito al voto. Convinto che al prossimo giro alle urne, se le cose rimangono invariate, il leader del Movimento 5 Stelle porterà con molta probabilità a votare anche buona parte di quel 25 percento di astenuti, prendendo la maggioranza assoluta nel Paese. Intanto le politiche di austerità imposte dalla Germania al “Piigs” (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) stanno producendo effetti sociali devastanti. Questo Grillo lo sa bene, e parla con la stampa straniera affinché il suo messaggio di una “rivoluzione democratica”  contro questo “sistema” basato sul debito e sull’usura venga compreso dai cittadini europei.
Nel frattempo è di ieri la notizia che una marea umana ha invaso le piazze delle principali città portoghesi per protestare contro la politica di austerità e per chiedere le dimissioni del governo di centro destra del premier Pedro Passos Coelho, liberista e vicino alle posizioni tedesche e della Bce. Secondo gli organizzatori della protesta sono stati complessivamente un milione e mezzo i portoghesi che sono scesi in piazza in 34 città. A Lisbona, secondo le varie fonti, dai 200 ai 500 mila dimostranti si sono affollati nella centrale Praca do comerco ed hanno intonato lo slogan “E’ ora che il governo se ne vada”. E la canzone che molti hanno cantato è Grandola vila morena, divenuta l’inno della rivoluzione dei garofani del 1974 che pose fine alla dittatura di Antonio Salazar.

La protesta in Portogallo (foto Novais/Epa)
La protesta in Portogallo (foto Novais/Epa)

A chiamare la gente a raccolta è stata un movimento (‘Che la troika si fottà) che si organizza in rete, indipendente dai partiti e dai sindacati, nato spontaneamente a metà del 2012. Il movimento è riuscito a mobilitare persone di tutte le età e orientamenti politici con il comun denominatore delle critiche alle dure misure di austerità prese dal governo ed imposte dalla troika di creditori internazionali (Ue, Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale). La manifestazione di ieri sera ha coinciso con la presenza nel paese della Troika che sta realizzando la settima valutazione del programma di assistenza finanziaria da 78 miliardi di euro. Da quando il premier è entrato in carica un anno e mezzo fa, la disoccupazione è aumentata dall’11 al 17,6 %, il pil è sceso del 3,2% nel 2012 e un quarto dei 10,6 milioni di portoghesi vivono in condizioni di povertà. Altra notizia di rilievo, forse d’auspicio per il resto dell’Unione, è che alle prossime elezioni tedesche si presenterà un movimento che ha come obiettivo la fuoriuscita della Germania dall’euro. [Moira Bonino]

E' stallo. Improbabile nuovo governo. Grillo: "Fiducia a nessuno". Spunta ipotesi Renzi, ma fedelissimo Reggi "esclude".

roberto reggi
RENZIANO – Roberto Reggi, ex sindaco Piacenza

E’ stallo. Mai nella storia della Repubblica il paese si è trovato in una situazione di così grave incertezza politica. Merito della legge elettorale definita “porcata” dal suo estensore. Il Centrosinistra si è accaparrato il premio di maggioranza alla Camera dove, tuttavia, il primo partito è il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo il quale ha sfondato ogni più ottimistica previsione. Il Pdl diventa il terzo partito, ma al Senato, dove il premio di maggioranza è su base regionale vince in sette regioni cruciali col risultato che la maggioranza a palazzo Madama non ce l’ha nessuno. Bersani ha detto in sostanza che “abbiamo perso pur arrivando primi”. Berlusconi, che pure tutti i sondaggi davano ormai spacciato, ha perso una marea di consensi, come del resto il Pd, ma ha recuperato fortemente anche in presenza dello tsunami Grillo. La situazione attuale somiglia per certi versi a quella del 2006, quando vinse di un soffio Romano Prodi. Ma allora in Senato, seppure con due, tre voti di scarto più i senatori a vita, si riusciva a governare. Poi ci fu la vicenda Mastella ma è altra storia. Oggi, anche volendo sommare i 120 seggi del Pd con quelli di Monti non si arriva a quota 140 quando la maggioranza è di 160. Grillo ha già annunciato che non darà la fiducia né a Bersani né a Berlusconi. Il nodo a questo punto diventa più complicato di quando si pensava perché il quadro politico coincide col semestre bianco del presidente della Repubblica che (anche in casi singolari come questi) non può sciogliere le Camere o anche una di esse. Giocoforza, Napolitano dovrà incaricare qualcuno per formare il nuovo governo. Ma a chi se nessuno ha i numeri per un governo stabile? Nel caos generale l’unica certezza che emerge dalle urne è che bisogna ritornarci se non a breve, tra qualche mese. Le ipotesi buttate giù finora sono state tante. Sul governissimo Pd-Pdl il Cavaliere ha fatto delle aperture, subito smorzate però dal Pd. Il governatore della Liguria Burlando, comprende tuttavia la situazione e si schiera in netta opposizione al suo partito. Sul Secolo XIX, il presidente afferma che bisogna avviare un dialogo con Grillo auspicando l’immediato cambio di leadership nel Pd. In sostanza, fuori Bersani e quel sistema di primarie “taroccate” dal cui cilindro emergono gli uomini (e le donne) che vuole l’apparato al vertice. Tornando al governissimo, potrebbe essere una via sensata (per non dire obbligata) se si tiene conto della “chiusura” tout court di Grillo: “Non scenderemo a compromessi con nessuno”. Questo esecutivo a guida Bersani potrebbe riformare la legge elettorale, eleggere il nuovo capo dello Stato a maggio e poi ritornare al voto a fine luglio. Altra ipotesi sarebbe quella di affidare l’incarico a Matteo Renzi, sconfitto alle primarie da Bersani. Sul sindaco di Firenze potrebbero convergere sia Grillo che Berlusconi. L’ex sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, renziano di ferro e “grande escluso” dalla corsa per Montecitorio proprio da Bersani,  interpellato al telefono da secondopianonews.com ha detto ieri (27 febbraio, nda) di non credere a questa ipotesi, nonostante le voci siano insistenti. “La situazione è molto complicata”, ha ammesso Reggi . “Nessuno di noi avrebbe immaginato questo quadro politico”.  Ci sono voci sul fatto che Renzi sia papabile alla guida del governo, lei cosa pensa? “Lo escludo, lo escludo, non credo possa realizzarsi una cosa simile”, afferma il coordinatore della primarie per Renzi “anche se questa è una mia valutazione personale”. Poi si toglie qualche sassolino sulla sua vicenda personale. Bersani “ha posto il veto sulla mia candidatura. Diciamo che non gli ha portato fortuna”, dice sornione l’ex sindaco di Piacenza. Anche se, “detto questo, mi dispiace comunque sia andata a finire così”. Ma sono molti a scommettere su una investitura Renzi. Il sindaco di Firenze coi suoi recitano la parte, ma se dovesse chiederlo lo stesso Barsani, per “senso di responsabilità” non direbbe di no. Escludendo governi di “minoranza” che lasciano il tempo che trovano (come si reggerebbe?), spunta anche l’ipotesi di un incarico a Grillo il cui movimento è prima forza alla Camera. In questo caso però, Pdl e Pd potrebbero ricambiare il rifiuto posto loro dal movimento 5 stelle. A meno di accordi su pochi e condivisi punti programmatici, come la riforma della legge elettorale (per tutti), fisco più leggero e abolizione dell’Imu “senza rimborso” (per il Pdl); abolizione rimborsi elettorali, delle province e soppressione di Equitalia (per Grillo) e due o tre punti del programma del Pd. Un compromesso temporaneo non impossibile da concordare. Altro scenario: scartando l’idea di affidare l’incarico ad un governo tecnico (ad esempio una riedizione di Monti a guida Passera), sarebbe più verosimile quella che vedrebbe Napolitano dimettersi da capo dello Stato, le nuove Camere in seduta comune rieleggono il nuovo presidente (Letta/Prodi?) che affiderebbe l’incarico a Napolitano per formare un governo di transizione. In ogni caso, nella prossima legislatura “stabile” si dovrebbe apportare una modifica costituzionale per dare la possibilità, in casi come questi, di far slittare l’elezione del capo dello Stato, ovvero integrare i poteri nel “semestre bianco”  per consentire al capo dello Stato di sciogliere subito le camere o una di queste in caso di ingovernabilità.

L'antropologa Ida Magli e il fenomeno Grillo. "Ora basta! I giovani si riprendano il futuro. Questa tirannide è disumana.

Ida Maglidi Ida Magli*

“Tutti i giornali sono d’accordo: Grillo ha riempito con i suoi ragazzi la fatidica Piazza San Giovanni. Sono giovani, sono inesperti, sono entusiasti: si torna a vivere. E’ questa l’umanità che ha fatto la storia: quella che si è lanciata nella vita ingenuamente, forte soltanto del proprio entusiasmo, della sicurezza che essere uomini significhi sognare, sperare, amare, godere, gioire, e credere di riuscirci lavorando strenuamente per realizzare il sogno.
Siamo usciti, con questi sognatori, dall’incubo peggiore che gli Italiani si siano mai trovati a sperimentare, malgrado il loro lungo passato pieno di catastrofi: non avere un futuro. Non avere ciò che sostanzia, per ogni uomo, l’idea di futuro: che sarà bello, gioioso, nuovo, diverso, ricco di vita. Può forse il pareggio di bilancio, per quanto lo si prospetti come indispensabile, costituire “Il Futuro”? Può forse la Banca Centrale Europea, per quanti bond [quote style=”boxed”]Basta, sì basta! Abbiamo assoluto bisogno di tornare a vivere la vita vera, quella che ha sempre reso ricchissimi gli Italiani anche quando erano poveri: la capacità di credere nel futuro [/quote] italiani sia disposta ad acquistare, vestire i panni della Fata Turchina? Basta, sì basta! Abbiamo assoluto bisogno di tornare a vivere la vita vera, quella che ha sempre reso ricchissimi gli Italiani anche quando erano poveri: la capacità di credere nel futuro, di lavorare per il futuro, nella bellezza della propria terra, nella fiducia del suo “stellone” gioioso e fortunato. Tutto questo è stato deliberatamente ucciso, seppellito nel mondo lugubre dei sacerdoti del denaro, sordi e ciechi di fronte a qualsiasi cosa che non sia l’accumulo delle proprie monete. Economisti e banchieri si sono impadroniti dell’Europa e hanno scelto l’Italia come centro sperimentale del proprio potere, dove cominciare a sostituirsi ai politici, ormai del tutto succubi e corrotti. Ci sono riusciti con tanta facilità da rimanerne stupiti essi stessi. Forse non avevano immaginato, pur nella loro immensa presunzione, che sarebbe bastato il tintinnio delle monete a farsi addirittura chiamare da politici e capi di stato per governare al loro posto. Nel giro di un anno hanno costretto al suicidio 45 imprenditori. Un risultato davvero di tutto rispetto! L’Italia non è mai stato un paese da suicidio, neanche in tempo di guerra. I membri del governo, però, sono rimasti impassibili. Sono dei “fannulloni” questi italiani, purtroppo: sanno soltanto lamentarsi. Il giorno successivo al suicidio di un imprenditore Mario Monti è andato a consolare, non la famiglia disperata, ma i funzionari di Equitalia: quelli sì che sono dei solerti lavoratori! La verità è che con la tirannide dei banchieri-politici si è diffusa nell’aria la certezza della loro incancrenita disumanità.  [toggle title_open=”Chiudi” title_closed=”Il messaggio di Grillo a Roma” hide=”yes” border=”yes” style=”default” excerpt_length=”0″ read_more_text=”Read More” read_less_text=”Read Less” include_excerpt_html=”no”]Cercavamo una porta per uscire. Eravamo prigionieri del buio. Pensavamo di non farcela. Ci avevano detto che le finestre e le porte erano murate. Che non esisteva un’uscita. Poi abbiamo sentito un flusso di parole e di pensieri che veniva da chissà dove. Da fuori. Da dentro. [quote style=”boxed”]Nel giro di un anno hanno costretto al suicidio 45 imprenditori. L’Italia non è mai stato un paese da suicidio, neanche in tempo di guerra. [/quote] Dalla Rete, dalle piazze. Erano parole di pace, ma allo stesso tempo parole guerriere. Le abbiamo usate come torce nel buio, come chiavi da girare nella serratura per andare altrove, in posti sconosciuti, verso noi stessi. E ora siamo fuori, siamo usciti nella luce e non ci siamo ancora del tutto abituati. Stringiamo gli occhi e, anche se sappiamo che stiamo percorrendo l’unica via possibile, abbiamo qualche timore, ed è normale. Quello che sta succedendo ora in Italia non è mai successo prima nella storia delle democrazie moderne. Una rivoluzione democratica, non violenta, che sradica i poteri, che rovescia le piramidi. Il cittadino che si fa Stato ed entra in Parlamento in soli tre anni. Abbiamo capito che eravamo noi quella porta chiusa, che le parole guerriere erano da tempo dentro di noi, ma non volevano venire fuori, pensavamo di essere soli e invece eravamo moltitudine. E adesso siamo sorpresi che così tante persone a noi del tutto sconosciute avessero i nostri stessi pensieri, le nostre speranze, le nostre angosce. Ci siamo finalmente riconosciuti uno nell’altro e abbiamo condiviso parole guerriere. Parole che erano state abbandonate da tempo, di cui si era perso il significato, sono diventate delle armi potenti che abbiamo usato per cambiare tutto, per ribaltare una realtà artificiale dove la finanza era economia, la menzogna era verità, la guerra era pace, la dittatura era democrazia. Parole guerriere dal suono nuovo e allo stesso tempo antichissimo, come comunità, onestà, partecipazione, solidarietà, sostenibilità si sono propagate come un’onda di tuono e sono arrivate ovunque annientando la vecchia politica. Siamo diventati consapevoli della realtà. Sappiamo che possiamo contare solo sulle nostre forze, che il Paese è in macerie e che quello che ci aspetta sarà un periodo molto difficile, ci saranno tensioni, problemi, conflitti, ma la via è tracciata. L’abbiamo trovata questa via e ci porta verso il futuro, un futuro forse più povero, ma vero, concreto, solidale e felice. C’è una nuova Italia che ci aspetta. Sarà bellissimo farne parte.[/toggle] L’arido deserto della loro anima è incompatibile con la vita. Hanno ingoiato, distruggendoli, tutti i sentimenti, gli affetti, i valori nei quali gli Italiani hanno creduto, e per i quali hanno lavorato e combattuto fin dall’inizio della loro storia. Tutto è stato azzerato, in nome del bilancio, in nome di una moneta. Perfino la Chiesa si è azzittita. Dopo aver sempre proclamato il primato dello spirito sulla materia, non ha avuto la forza di ribellarsi al primato del dio euro. C’è stato, a Sanremo, il “segno” della morte dell’italianità, un segno che soltanto il pensiero italiano poteva inventare: la deliberata, consapevole cacofonia della canzone Mononota.
Adesso, però, i giovani di Grillo hanno lanciato il grido della speranza: “politici, andate a casa!”. Per prima cosa, dunque, un Presidente della Repubblica che non appartenga ai partiti, che non sia né un economista [quote style=”boxed”]Il capo dello Stato ora ne prenda atto [/quote] né un banchiere, che non piaccia ai politici e non sia un fiancheggiatore dei politici, ma che rappresenti davvero gli Italiani, quello per cui tutto il mondo ha sempre apprezzato gli Italiani: l’arte, la poesia, la musica.” Dal Blog di beppegrillo.it
*Antropologa
Leggi anche l’intervista a lettera43.it

Venti di guerra in Vaticano per la successione a Benedetto XVI, il Papa “costretto” alle dimissioni da “infiltrati e poteri oscuri”

Soffiano venti di “guerra” in Vaticano. Le dimissioni del Papa si pensava potessero allentare le tensioni interne alla “Casa” di Pietro e invece si stanno moltiplicando veleni e sospetti. Tra scandali,”corvi” o infiltrati, è iniziata la guerra alla successione di Benedetto XVI, costretto alle dimissioni da “poteri oscuri” che vorrebbero la distruzione della Chiesa Cattolica. Poteri oscuri ai fedeli ma ben conosciuti agli ambienti vaticani.

Solo due giorni fa il direttore della tv dei vescovi Dino Boffo ha fatto delle dichiarazioni che raccontano il clima che si respira dietro le cinta della città del Vaticano: “Tutti i credenti, – ha detto Boffo – facendo tesoro del magistero e della rinuncia di Benedetto XVI, concorrano a porre fine a una gestione del potere che può scandalizzare gli ultimi e gli umili”. E la Santa Sede si liberi “del vizio infame delle lettere anonime senza firme e senza mittenti”. Ci sono gli scandali esplosi ad orologeria da quando Ratzinger si è seduto sul Soglio pontificio.

I preti pedofili e i preti gay, ma anche la massoneria. Gente “infiltrata” per screditare la millenaria Chiesa di Cristo. Sui preti gay la chiesa smentisce possa essere motivo di dimissioni del Pontefice. C’è lo Ior e i sospetti che la banca del Papa non abbia osservato le norme antiriciclaggio. C’è poi Vatileaks coi suoi dossier segreti, la trafugazione di documenti riservati del Papa a opera del suo maggiordomo Paolo Gabriele, arrestato per furto aggravato e poi scarcerato e perdonato da Benedetto XVI. Nessuno ha mai fatto sapere da chi era assoldato questo giovane che entrava nella stanza più intime del Pontefice. A chi portava i documenti? Chi l’ha corrotto?. Domande rimaste senza risposte ma che qualcuno le ha soltanto ipotizzate. Del resto lo stesso Benedetto XVI  a più volte richiamato all’esigenza di “pulizia” all’interno della Chiesa.

Lo stesso Boffo afferma: “Dobbiamo prendere sul serio tutti gli inviti che il Papa ha fatto alla pulizia”. Intanto la Segreteria di Stato della Santa Sede ha pubblicato un comunicato in cui si deplora il tentativo di condizionare i cardinali, in vista del Conclave, con la diffusione di “notizie spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false, anche con grave danno di persone e istituzioni”. “La libertà del Collegio Cardinalizio, – scrive la Segreteria di Stato Vaticana – al quale spetta di provvedere, a norma del diritto, all’elezione del Romano Pontefice, è sempre stata strenuamente difesa dalla Santa Sede, quale garanzia di una scelta che fosse basata su valutazioni rivolte unicamente al bene della Chiesa. Nel corso dei secoli i Cardinali hanno dovuto far fronte a molteplici forme di pressione, esercitate sui singoli elettori e sullo stesso Collegio, che avevano come fine quello di condizionarne le decisioni, piegandole a logiche di tipo politico o mondano.

”Non manca chi cerca di approfittare del momento di sorpresa e di disorientamento per seminare confusione e gettare discredito sulla Chiesa”. Parole polemiche di Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, nell’editoriale di Radio Vaticana riferito al caso Vatileaks e alle implicazioni sulle dimissioni del Papa. “Si ricorre a strumenti antichi – continua – come la maldicenza, la disinformazione, talvolta la stessa calunnia”.

“Non abbiamo, e ce ne rallegriamo, – osserva il direttore della Radio del Papa e della sala stampa vaticana – da portare il dolore per la morte di un Papa amato, ma non ci è risparmiata un’altra prova: quella del moltiplicarsi delle pressioni e delle considerazioni estranee allo spirito con cui la Chiesa vorrebbe vivere questo tempo di attesa e di preparazione”. Padre Lombardi parla anche di “pressioni inaccettabili per condizionare l’esercizio del dovere di voto da parte dell’uno o dell’altro membro del Collegio dei cardinali, ritenuto sgradito per una ragione o per l’altra. Nella massima parte dei casi chi si pone come giudice, tranciando pesanti giudizi morali, non ha in verità alcuna autorità per farlo. Chi ha in mente anzitutto denaro, sesso e potere, ed è abituato a leggere con questi metri le diverse realtà, non è capace di vedere altro neppure nella Chiesa, perché‚ il suo sguardo non sa mirare verso l’alto o scendere in profondità a cogliere le dimensioni e le motivazioni spirituali dell’esistenza. Ne risulta una descrizione profondamente ingiusta della Chiesa e di tanti suoi uomini”.

Se in passato sono state le cosiddette potenze, cioè gli Stati, a cercare di far valere il proprio condizionamento nell’elezione del Papa, oggi si tenta di mettere in gioco il peso dell’opinione pubblica, spesso sulla base di valutazioni che non colgono l’aspetto tipicamente spirituale del momento che la Chiesa sta vivendo. È deplorevole che, con l’approssimarsi del tempo in cui avrà inizio il Conclave e i Cardinali elettori saranno tenuti, in coscienza e davanti a Dio, ad esprimere in piena libertà la propria scelta, si moltiplichi la diffusione di notizie spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false, anche con grave danno di persone e istituzioni. Mai come in questi momenti, i cattolici si concentrano su ciò che è essenziale: pregano per Papa Benedetto, pregano affinché lo Spirito Santo illumini il Collegio dei Cardinali, pregano per il futuro Pontefice, fiduciosi che le sorti della barca di Pietro sono nelle mani di Dio”.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO