15 Ottobre 2024

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Corruzione e appalti pilotati, 5 arresti tra cui ex consigliere di FdI

(ANSA) – NAPOLI, 20 FEB – Sono indiziate, a vario titolo, dei reati di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente in pubblici appalti, finanziamento illecito dei partiti. Nei loro confronti la Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito, nella mattinata di oggi, nove misure cautelari. Eseguito anche un sequestro per 700mila euro.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Napoli, ruota intorno ad alcuni episodi corruttivi che – secondo quanto ricostruito finora dagli investigatori – si sarebbero verificati per pilotare appalti sia presso la Sma Campania, società in house della Regione Campania, che presso il Comune di Napoli.

Inoltre, nel corso delle indagini, sarebbe emersa un’ipotesi di illecita corresponsione di somme di denaro per la campagna elettorale di un Consigliere Regionale, candidato alle elezioni politiche del 2018 per il rinnovo dei membri della Camera dei Deputati.

Per tre persone è stata disposta la custodia cautelare in carcere; arresti domiciliari per due persone; obbligo di presentazione alla p.g. per una persona; obbligo di dimora per un indagato ed infine divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale per due persone. Luciano Passariello, ex consigliere regionale di Fratelli d’Italia, non eletto alle elezioni Politiche del 2018, è una delle tre persone nei confronti delle quali il gip Antonio Baldassarre ha disposto la misura cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti pilotati alla Sma, società in house della Regione Campania che opera nel settore ambientale.

Gli altri due destinatari della stessa misura cautelare sono Alessandro Soria, responsabile area manutenzione del territorio della Sma Campania e Cosimo Silvestro, responsabile relazioni esterne ed industriali della stessa società. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per Agostino Chiatto, dipendente della Sma, distaccato presso la segreteria di Passariello, e Antonio Tuccillo, amministratore e gestore di una delle società coinvolte nell’inchiesta che è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Napoli, coordinata dai pm Henry John Woodcock ed Ivana Fulco.

Maxi blitz antidroga a Lamezia Terme, 46 arresti. Colpita la cosca Giampà

I Finanzieri del Comando Provinciale di Catanzaro con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misure cautelari emesse dal giudice, nei confronti di 49 indagati, in quanto ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzate al traffico di sostanza stupefacente, a numerosi reati di detenzione e commercio di sostanze stupefacente, nonché altri reati in materia di armi, anche da guerra, e tentata estorsione, a vario titolo loro rispettivamente contestati.

In particolare, 40 indagati sono destinatari della misura cautelare in carcere, 6 indagati della misura degli arresti domiciliari e tre persone sono sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’inchiesta è stata denominata ‘operazione Svevia’.

Le investigazioni, coordinate dalla Dda e delegate ai Finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme, sono scaturite dall’arresto in flagranza di reato, ad opera della stessa Guardia di Finanza, di uno degli indagati, all’epoca, trovato in possesso di mezzo kg di marijuana e due pistole con matricola abrasa.

L’ampia attività di indagine si è sviluppata attraverso operazioni tecniche di tipo intercettivo, i cui risultati sono state corroborate dai relativi riscontri acquisiti mediante specifici servizi sul territorio, di controllo, dirette osservazioni, perquisizioni e sequestri di sostanza stupefacente, arresti dei detentori e “corrieri” della droga.

Gli esiti degli articolati e complessi approfondimenti investigativi, spiegano gli inquirenti, accolti nella ordinanza cautelare, hanno consentito di delineare (nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), la gravità indiziaria circa l’operatività di una associazione, armata, dedita al traffico di sostanza stupefacente, del tipo cocaina, eroina, hashish e marijuana, avente sede nel cuore del quartiere Capizzaglie di Lamezia Terme, con basi logistiche, per il deposito, la custodia, la manipolazione e l’occultamento, a Lamezia Terme, e fonti di approvvigionamento tanto lametine quanto della provincia di Reggio Calabria (Rosarno e San Luca), nonché collocate fuori dal territorio calabrese, in particolare a Roma.

La gravità indiziaria acquista a livello cautelare ha riguardato la struttura gerarchica del sodalizio, con a capo uno degli indagati già condannato per la sua partecipazione all’associazione ‘ndranghetistica operante a Lamezia Terme e riconducibile alla nota cosca Giampà, nonché la disponibilità di numerose armi da fuoco, anche da guerra e ad alto potenziale.

A riscontro delle acquisizioni investigative, nel corso dell’attività di indagine, si è proceduto all’arresto in flagranza di reato di 4 soggetti, al sequestro di oltre 10 chilogrammi di sostanze stupefacenti tra cocaina, eroina, hashish e marijuana e al sequestro di 650 munizioni di vario calibro per armi da fuoco (anche da guerra).

Destinatari ordinanza in carcere
AMATO Damiano, Lamezia Terme, classe 1982
AMATO Daniele, Lamezia, 1992
AMMENDOLA Giuseppe, Lamezia, 1983
BERLINGERI Alessandro, Lamezia, 1993
BERLINGERI Fabrizio, Lamezia, 1988
BEVILACQUA Sandro, Lamezia, 1984
BOCA Tommaso, Lamezia, 1990
BUTRUCE Caterina, Lamezia, 1969
CAPPELLANO Bruno, Catanzaro, 1968
CURCIO Maria Giovanna, Lamezia, 1989
D’AGOSTINO Pietro Giovanni, Lamezia, 1982
D’AGOSTINNO Salvatore, Lamezia, 1987
FRANCESCHI Angela, Lamezia, 1987
GALIANO Angelo, Lamezia, 1989
GALIANO Angelo, Lamezia, 1990
GALIANO ANTONIO, Lamezia, 1978
GALIANO Giorgio, Nicastro, 1954
GALLUZZI Francesco, Lamezia, 1992
GIAMPA’ Antonio, Lamezia, 1972
GIGLIOTTI Pasquale, Lamezia, 1981
HOLZAUSEN Hans Georg, Lamezia, 1995
IANNELLI Pasquale, Sambiase, 1961
LICARI Salvatore Andrea, Soverato, 1990
LUPPARELLI Angelo, Roma, 1978
LUPPARELLI Maurizio, Roma, 1983
LUPPARELLI Yuri, Roma, 1989
MAURO Antonio, Lamezia, 1990
MURACA Andrea, Lamezia, 1979
MURACA Francesco, Lamezia, 1979
ONORATO Battista, Lamezia, 1983
PALERMO Antonio, Lamezia, 2000
PARADISO Gianluca, Lamezia, 1996
PERRI Antonio, Lamezia, 1987
PERRI Marco, Lamezia, 1994
SACCO Carlo, Lamezia, 1996
SACCO Flippo, Lamezia, 1991
SCALISE Raffaele, Lamezia, 1977
TORCASIO Eugenio, Lamezia, 1989
TORCASIO Ugo, Nicastro, 1957
VENTURA Antonio, Lamezia, 1984

Arresti domiciliari
ARCURI Alessandra, Lamezia Terme, classe 1998
BERLINGERI Armando, Reggio Calabria, 1969
BERLINGERI Gabriella, Lamezia, 1975
COSENTINO Marco, Lamezia, 1988
IANNELLI Salvatore, Soveria Mannelli, 1999
IANNELLI Vincenzo, Springvale (Australia), 1970

In tutto sono 55 indagati, che vanno ritenuti innocenti fino al terzo grado di giudizio.

Sequestrati dalla finanza 280.000 prodotti di carnevale pericolosi

In occasione degli imminenti festeggiamenti del carnevale, la Guardia di Finanza di Crotone ha avviato una serie di controlli con la finalità di intercettare ed eliminare dal mercato merci e/o prodotti potenzialmente pericolosi per la salute dei consumatori.

I Baschi Verdi del Gruppo, nell’ambito delle attività di capillare controllo economico del territorio, hanno individuato due esercizi commerciali dislocati sul territorio del capoluogo pitagorico che, in prossimità della ricorrenza allegorica, avevano allestito i loro negozi con numerosi accessori e vestiti a tema.

La necessaria e tempestiva verifica avviata sui prodotti in parola ha permesso di constatarne la loro difformità rispetto ai dettami del Codice del Consumo, in quanto risultati privi delle informazioni indispensabili per il consumatore quali: la presenza eventuale di sostanze nocive, delle precauzioni d’uso, della composizione dei materiali costitutivi e della loro descrizione in lingua italiana. L’apposizione di tali diciture, ricordano le fiamme gialle, garantisce all’acquirente finale la consapevolezza della qualità del prodotto e, soprattutto, il suo utilizzo in piena sicurezza.

Nel corso di tali attività sono stati sottoposti a sequestro complessivamente oltre 280.000 prodotti di varia natura non conformi agli standard di sicurezza previsti dalla normativa europea e nazionale, molti dei quali esposti sugli scaffali e, quindi, immessi in commercio. Fra la merce sequestrata figurano maschere e vestiti carnevaleschi, parrucche e altre decorazioni in tema con l’imminente ricorrenza.

Detti prodotti, di valore commerciale complessivo di diverse migliaia di euro, sono stati sottoposti a sequestro amministrativo ed alle imprese ispezionate, segnalate alla Camera di Commercio competente, verrà comminata una sanzione pecuniaria che va da un minimo di 516 ad un massimo di 25.823 euro.

L’attività operativa compiuta sottolinea, ancora una volta, il ruolo primario della Guardia di Finanza nella lotta alla diffusione di prodotti non conformi agli standard di sicurezza, contribuendo così a garantire una protezione efficace per i clienti finali, soprattutto, come in questo caso, quando il mercato è orientato ad una platea di giovanissimi consumatori.

Neonato in pericolo di vita trasportato al Bambino Gesù con un volo militare

un aereo C-130J in dotazione dell’aeronautica militare (archivio)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un C-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa ha trasportato da Reggio Calabria a Roma Ciampino un’ambulanza con un neonato di 3 giorni in pericolo di vita. Lo rende noto l’Aeroanutica Militare che – in un comunicato – spiega che il volo salva-vita, su richiesta della Prefettura di Reggio Calabria, è stato attivato dal Coa (Comando operazioni aerospaziali) dell’Aeronautica Militare che ha immediatamente interessato la 46ª Brigata Aerea di Pisa, uno dei Reparti che svolge il servizio di prontezza operativa per questo genere di missioni.

Effettuate dall’equipaggio militare tutte le procedure necessarie, il velivolo è decollato dall’aeroporto di Pisa subito dopo la mezzanotte per dirigersi verso l’aeroporto di Reggio di Calabria dove il neonato, a bordo dell’autombulanza e costantemente monitorato da un’equipe medica, è stato subito imbarcato sull’aereo per il trasporto d’urgenza. Dopo l’atterraggio all’aeroporto di Ciampino, avvenuto dopo le 4, l’ambulanza si è quindi diretta all’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma per il successivo ricovero.

Durante controlli CC gettano la droga dal finestrino, in due ai domiciliari

Due persone sono state arrestate e poste ai domiciliari dai Carabinieri di Squillace, centro del Catanzarese, perché viaggiavano in auto con un ingente quantitativo di droga che alla vista dei militari l’hanno gettata dal finestrino.

Nella serata del 17 febbraio scorso i militari della Stazione di Squillace durante un servizio di pattugliamento del territorio in uno dei comuni limitrofi alla città di Cassiodoro, hanno notato un’autovettura, con a bordo due persone che, alla vista dei militari, cambiava repentinamente strada.

Da uno dei finestrini, poi, veniva lanciato un involucro in plastica. Fermata l’autovettura e recuperato l’involucro, questo è risultato contenere oltre 350 grammi di marijuana sottovuoto.

I due uomini, un 35enne e un 32 enne di paesi limitrofi, uno dei quali già noto per reati analoghi, sono stati quindi tratti in arresto con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e, su disposizione dell’autorità giudiziaria, sono stati condotti presso le proprie abitazioni, in regime di arresti domiciliari.

Omicidio a Cosenza, fermata Tiziana Mirabelli. Vacilla il racconto sull’aggressione di Gioffrè

E’ stata formalmente fermata Tiziana Mirabelli, di 47 anni, la presunta omicida del 75enne Rocco Gioffrè, il pensionato ucciso a coltellate qualche giorno fa nel “suo” appartamento di Via Monte Grappa, nel cui stabile viveva anche la vittima.

Ad emettere il decreto di fermo la Procura bruzia guidata da Mario Spagnuolo, sulla scorta delle indagini svolte dai carabinieri della compagnia di Cosenza coordinate dal pm Maria Luigia D’Andrea.

La donna, a distanza di tre giorni (forse più) dal delitto, si è costituita domenica presso la caserma dei carabinieri, accompagnata dal suo legale. Durante l’interrogatorio, Mirabelli avrebbe riferito che Rocco Gioffrè l’avrebbe aggredita dopo un presunto approccio sessuale e che in reazione ha preso un coltello da cucina sferrando più fendenti contro l’uomo, colpito mortalmente al petto, all’addome e alla gola. Sarà l’autopsia a stabilire cause, data e ora del delitto. Da quanto trapela, pare che l’omicidio sia stato commesso nel giorno di San Valentino, martedì 14 febbraio, quindi ben 5 giorni addietro.

Un racconto che da quanto si apprende vacilla. La versione fornita dalla donna sulla presunta aggressione della vittima evidentemente non ha del tutto convinto gli inquirenti che sono ancora in cerca del reale motivo dell’assassinio. “Il movente del gesto è in via di accertamento”, fanno infatti sapere gli investigatori.

Cosa avrà spinto Tiziana Mirabelli a uccidere il suo vicino di casa resta per ora un mistero fitto su cui indagano in modo serrato i militari cosentini. Per capirne di più, sono in corso interrogatori di parenti, amici e conoscenti di Mirabelli e Gioffrè, nonché (dato fondamentale per le indagini), le analisi dei tabulati telefonici dei due per appurare se vi siano stati contatti datati, recenti o meno. I telefoni sono stati sequestrati. Le analisi sugli smartphone faranno luce anche su eventuali messaggi compromettenti cancellati dalla donna. Esistono infatti moderne tecnologie in possesso delle forze di polizia in grado di recuperare sms e dati social eliminati, WhatsApp compreso.

Oltre a questo, i punti chiave su cui gli investigatori cercano di fare luce sono alcuni importanti dettagli che sembrano non quadrare. Intanto, cosa ci faceva l’uomo, sebbene vicino di casa, in casa della presunta omicida. Il pensionato infatti sarebbe stato trovato esanime in una pozza di sangue in una stanza da letto di casa Mirabelli. I due avevano una relazione (sebbene lui le passava ben 28 anni), oppure tra loro c’era una frequentazione assidua di mera amicizia senza altri scopi? Interrogativi per adesso senza risposta.

Appare evidente che Gioffrè per essere all’interno dell’abitazione della donna non è entrato clandestinamente dal balcone, ma sarebbe stato volontariamente aperto dalla Mirabelli. Un altro punto che non torna è perché la donna, consumato l’omicidio, non si è costituita nell’immediatezza ma lo ha fatto a distanza di qualche giorno? Seppure sconvolta, aveva bisogno di costruirsi degli alibi, come la presunta aggressione a scopo sessuale raccontata al pm? Non sappiamo! Inoltre, c’è da capire se la donna sarebbe stata per giorni con il morto in casa oppure sia stata ospitata altrove, e da chi? Se ne saprà di più nei prossimi giorni.

Tiziana Mirabelli, impegnata nel sociale e con qualche piccolo precedente per droga, espletate le formalità di rito, è stata associata presso la casa circondariale di Castrovillari, dove c’è la sezione femminile, in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Dovrà rispondere di omicidio aggravato. Naturalmente – va ricordato -, per essere giudicata responsabile occorrono tre gradi di giudizio nel processo a suo carico. Per adesso è presunta colpevole, nonostante la confessione del crimine.

Omicidio nel centro Cosenza, donna uccide a coltellate un 75enne

Omicidio nel centro Cosenza, donna uccide a coltellate un 75enne

Omicidio nel centro di Cosenza. Una donna cosentina di 47 anni, Tiziana Mirabelli ha ucciso a coltellate un uomo pensionato di 75 anni, Rocco Gioffrè, suo vicino di casa, probabilmente in seguito a un litigio degenerato nel sangue.

Il fatto è successo nella centrale Via Monte Grappa al civico 7, nell’abitazione della donna. Dalle prime informazioni, pare che l’omicidio sia stato commesso qualche giorno fa, forse venerdì o sabato mattina oppure prima, nel giorno di San Valentino, ma la notizia è trapelata solo oggi dopo che la donna si è costituita in caserma accompagnata da un legale, dove ha raccontato la sua versione dei fatti.

Sul caso indagano i carabinieri della Compagnia di Cosenza, congiuntamente alla Sezione rilievi del Nucleo investigativo. Non è ancora chiaro in che rapporti erano i due e quale sia stato effettivamente il movente del delitto. Sono in corso indagini, coordinate dalla procura bruzia.

Tiziana Mirabelli avrebbe riferito ai militari e alla pm di turno, dottoressa Maria Luigia D’Andrea, che la vittima l’avrebbe aggredita tentando un approccio e che in reazione la donna l’ha accoltellato. Un dettaglio, questo, su cui sono in corso riscontri. Gioffrè, originario di San Fili, ma che abitava nello stesso stabile della Mirabelli, sarebbe stato colpito con alcune coltellate all’addome e al petto. L’arma, un grosso coltello da cucina, è stata ritrovata dai militari intervenuti oggi dopo mezzogiorno.

Da quanto si apprende, la donna interrogata dagli inquirenti avrebbe reso una confessione che sembra non essere molto aderente ai primi riscontri. Finora la versione fornita è univoca, in quanto Gioffrè è deceduto e non può raccontare la sua. Inoltre non è chiaro perché Tiziana Mirabelli abbia raccontato del delitto dopo alcuni giorni dal fatto di sangue e non nell’immediatezza.

Non è dato sapere, ma ci sono motivi per credere che la donna dopo il delitto sia stata ospitata altrove. Pare infatti poco probabile che la Mirabelli abbia dormito per tre o più giorni accanto al cadavere, rinvenuto in una stanza da letto della presunta omicida. Per risalire a data e ora del decesso la procura bruzia ha disposto l’autopsia, da cui emergerà anche il numero di coltellate sferrate dalla Mirabelli a Gioffé.

Sul fatto c’è il massimo riserbo da parte degli investigatori. La donna è ancora sotto interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Cosenza. Al termine sarà emesso un decreto di fermo a carico di Tiziana Mirabelli, cui viene contestato il reato di omicidio.

Espletate le formalità di rito, la donna dovrebbe essere tradotta presso il carcere femminile di Castrovillari a disposizione del giudice che potrà convalidare il fermo con l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Lamezia, 52enne muore d’infarto mentre gioca a Poker

Un uomo di 52 anni è morto stroncato da un infarto, a Lamezia Terme, mentre, all’interno di una sala giochi in una traversa di piazza Rotonda nel centro della città stava partecipando, assieme ad altri giocatori, ad un torneo di poker texano.

La vittima, originaria di Gioia Tauro, era arrivata in città assieme ad altri amanti della disciplina provenienti anche da altri centri della Calabria per partecipare alla competizione.

Secondo quanto si è potuto apprendere, il cinquantaduenne, durante una delle fasi di gioco, ha improvvisamente accusato un malore ed è caduto a terra senza più riprendere conoscenza. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che hanno avviato gli accertamenti per ricostruire i fatti. Presente anche il medico legale. (ansa)

Peculato, condannata la meloniana Montaruli. Lei si dimette da vice del Miur. Scontro tra FdI e FI

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il sottosegretario all’Università Augusta Montaruli, di Fratelli d’Italia, per l’uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte negli anni dal 2010 al 2014, applicando uno sconto di pena di un mese rispetto a quanto stabilito dalla corte d’Appello di Torino nel 2021: un anno e sei mesi invece che un anno e sette mesi.

La vicenda risale a quando, negli anni scorsi, la fedelissima di Giorgia Meloni era consigliere regionale del Piemonte durante cui si sarebbe fatta rimborsare circa 25mila euro non dovuti dal gruppo di riferimento. Montaruli si è dimessa dall’incarico di governo, dopo uno scontro al vetriolo tutto interno alla maggioranza tra FdI e una parte di Forza Italia.

Confermate anche le condanne per l’ex presidente della Regione, il leghista Roberto Cota (un anno e sette mesi), e per l’ex deputato ed ex sindaco di Borgosesia, Paolo Tiramani, sempre della Lega, (un anno e 5 mesi). L’accusa per tutti sarebbe di peculato.

Una scelta fatta “per difendere le istituzioni certa della mia innocenza”, afferma la ormai ex sottosegretaria nella lunga lettera in cui nel primo pomeriggio di ieri ha annunciato le dimissioni, invocate a più voci dall’opposizione e suggerite in mattinata anche da Giorgio Mulè, deputato azzurro e vicepresidente della Camera, che invitava Montaruli e il suo partito a “valutare” se l’esito del processo mettesse “in imbarazzo il governo”.

Qualche imbarazzo viene ammesso da fonti di maggioranza, dopo le fibrillazioni sul caso Donzelli-Delmastro su cui già era stato critico Mulè, creando irritazione fra i fedelissimi di Giorgia Meloni verso i berlusconiani di stretta osservanza.

Ben diversi sono i toni di un altro esponente di Forza Italia, Maurizio Gasparri, secondo cui Montaruli proseguirà il suo cammino politico perché è evidente la ingiustizia che l’ha colpita e la serietà dei suoi comportamenti politici”.

“Mulè pensava di metterci in difficoltà con le sue provocazioni: invece ha preso uno schiaffo morale dalla Montaruli la cui impronta gli manterrà la faccia ben più rossa di quanto rubiconda già sia – affondano fonti autorevoli di Fratelli d’Italia -. Che provocatorie insinuazioni vengano da un personaggio come Mulè, che di pregiudicati eccellenti nel suo partito ne vanta più di uno, è intollerabile”.

Le stesse fonti del partito di Giorgia Meloni, hanno sostenuto poi che le parole di Mulè “hanno creato non poco subbuglio in ambienti di FI, visto che anche Berlusconi è un condannato in via definitiva e ciò nonostante resta il deus ex machina degli azzurri”.

Mulè non replica ma chiede a FdI di prendere le distanze da queste “gravissime, velenose e calunniose affermazioni al limite della minaccia”. E lo stesso Gasparri si vede ora costretto a prenderne le difese: “Saranno certamente false le indiscrezioni attribuite da varie agenzie di stampa a “fonti autorevoli” di Fdi, con incredibili offese all’onorevole Mulè e a Forza Italia. Nella speranza che siano tesi fantasiose, avendo espresso pubblica solidarietà alla mia amica Montaruli, non posso che esprimere pubblica e rafforzata solidarietà al mio amico e collega Giorgio Mulè, che del garantismo e del rispetto dei diritti è antico e coraggioso campione”.

Intanto le stesse fonti di FdI ricordano che “la vicenda Rimborsopoli in Piemonte, ha toccato punti drammatici con il suicidio dell’ex assessore regionale Angelo Burzi, tra i fondatori di Forza Italia nella Regione”. Un episodio drammatico rievocato anche da Montaruli nell’annuncio delle dimissioni.

“Pur non avendo alcun obbligo”, ha preso una “decisione generosa e spontanea”, la elogiano i capigruppo di FdI, Tommaso Foti e Lucio Malan. Sui social, intanto rimbalza il video dell’intervento di Meloni nella campagna per le Regionali, con il dogma su “certezza del diritto e della pena: chi è indagato e sotto processo deve avere il massimo delle garanzie, ma quando sei condannato con sentenza passata in giudicato, la pena te la devi scontare, vale per tutti”.

La prima fattispecie si applica, ad esempio a Delmastro, nella seconda può ricadere il caso di Montaruli. Ma la deputata di FdI assicura di avere “la serenità di poter dire che non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche né altro danno alla pubblica amministrazione e ai cittadini”. La trentanovenne di Fdi si difende sottolineando che il processo “si fonda sostanzialmente su rendicontazioni debitamente consegnate quando ancora nessuno era ancora neppure indagato”. E ricorda di essersi autoesclusa dal 2012 da ogni candidatura “fino alla prima sentenza di assoluzione”. “Ho creduto, credo e continuerò a credere nella Magistratura”, assicura e, dopo “un processo che è durato ben undici anni, per fatti che risalgono a 13 anni fa, articolato in cinque gradi di giudizio, con un’assoluzione piena in primo grado ed un esito ieri contrario”, si riserva “di valutare l’opportunità di un ricorso alla Corte di Giustizia Europea”.

Tallini: Sono innocente, mai tradito fiducia degli elettori. Credo in magistrati ‘giusti’

Tallini
Domenico Tallini

“Solo la consapevolezza interiore di essere innocente mi dà la forza di affrontare il continuo stillicidio mediatico a cui incredibilmente sono sottoposto dal 19 novembre 2020. Nonostante tutto, credo nella Magistratura e nei Magistrati che ancora fanno del loro lavoro una missione di vita al servizio dello Stato”.

Lo afferma, in una nota, l’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria ed ex assessore regionale, Domenico Tallini, di Forza Italia, per il quale, nel processo d’appello a Catanzaro, denominato “Farmabusiness”, in cui è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso, è stata chiesta la condanna a 7 anni e 8 mesi di reclusione. Tallini, in primo grado, è stato assolto “perché il fatto non sussiste”.

“Non sarei onesto con la mia coscienza – aggiunge Tallini – se non ammettessi che durante la mia purtroppo lunga esperienza con la Giustizia mi sono imbattuto in tanti Giudici che sono stati costretti a comportarsi da veri eroi semplicemente per cercare di non venire meno al loro dovere di Magistrati giusti. Ho fin troppo chiaro questo concetto nell’affrontare il dibattimento nel processo d’appello dopo la sentenza di assoluzione ‘per non aver commesso il fatto’, fiero di aver servito le Istituzioni a vari livelli e di non aver mai tradito il mandato dei tantissimi elettori che nella mia lunga esperienza politica mi hanno dato la forza per superare ostacoli che sembravano insormontabili.

Nonostante oggi sia diventata una ‘fogna’, riverente e ossequiosa verso altre istituzioni, la politica continua a vivere dentro di me pura come quando avevo 16 anni, senza resa alcuna. Tanto dovevo alla mia famiglia, ai tantissimi amici di militanza politica che non ci sono più e ai pochi amici veri che ancora continuano ad avere stima e fiducia immutata nella mia persona”.

“Infine – dice ancora l’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria – non posso dimenticare di ringraziare i miei avvocati, Vincenzo Ioppoli e Carlo Petitto, che in maniera convinta, oltre che professionale, hanno contribuito a fare trionfare in ogni circostanza, Riesame, Cassazione e primo grado di giudizio, la mia totale e piena estraneità ai fatti”.

Direttore ProtCiv Italiana in Turchia: “Questo sisma è molto più devastante del 1999”

“Questo terremoto è stato molto più devastante di quanto non fosse quello del 17 agosto 1999 a Gölcük”, centro nel nord ovest della Turchia a circa 70 km da Istanbul dove si è verificato un terremoto di magnitudo 7.6 che provocò 17mila vittime e oltre 50mila feriti. Ad affermarlo all’agenzia di stampa turca Anadolu è Luigi D’Angelo, Direttore Generale dell’Unità di Protezione Civile italiana impegnato con la sua squadra di ricerca e soccorso ad Antakya, distretto centrale di Hatay.

D’Angelo, che da giovane è stato impegnato anche a Gölcük (e Izmit), ha affermato che il nostro Paese è intervenuto immediatamente per aiutare la Turchia dopo i potenti terremoti del 6 febbraio 2023 nel distretto di Kahramanmaraş e che la squadra di ricerca e soccorso italiana è arrivata ad Antakya 24 ore dopo il sisma partecipando da subito ai soccorsi.

Il Direttore è impegnato nel paese turco con 63 specialisti di ricerca e soccorso e 7 cani addestrati per le ricerche di persone sotto le macerie. D’Angelo ha ringraziato la Presidenza per la gestione dei disastri e delle emergenze, Afad (la protezione civile turca, ndr), per il suo supporto. Grazie al lavoro del team italiano, alcune persone sono state estratte vive dalle macerie.

Riferendosi alla popolazione devastata dal sisma e rimasta senza nulla, il direttore della ProtCiv italiana ha detto all’agenzia che i cittadini “sono stati molto gentili. C’era molta solidarietà e gratitudine verso il nostro team che ha lavorato per loro. “Abbiamo sentito la gratitudine del popolo turco. Ringraziamo la Turchia per aver contribuito ad aiutarci”.

“Non ho mai visto un tale disastro nella mia vita professionale”

Luigi D’Angelo, nella sua valutazione delle distruzioni avvenute nella regione a causa del terremoto, ha detto di non aver “mai assistito a un disastro simile nella mia vita professionale. Sono stato anche in Turchia nel terremoto di Izmit del 1999 (17 agosto), ma questa volta (il terremoto a Kahramanmaraş) è stato molto più devastante”, ha ribadito.

Il direttore D’Angelo ha espresso sentimenti di forte vicinanza e solidarietà al popolo turco sottolineando come il sostegno dato loro dall’Afad e dal governo locale nella regione è stato impressionante.

Luca Rosiello, il capo della squadra italiana di ricerca e soccorso, ha dichiarato che le squadre sono state mobilitate il giorno del terremoto e hanno partecipato per 10 giorni alle operazioni di ricerca e soccorso ad Antakya.

Riguardo alla devastazione causata dal terremoto, Rosiello ha detto che “questo è un disastro enorme, non ho mai visto niente di simile prima”, ha detto. Rosiello ha dichiarato di aver salvato alcune persone dalle macerie, e questo ha dato morale e forza alla sua squadra nelle operazioni di ricerca e soccorso.

I terremoti di magnitudo 7.9 e 7.6 del 6 febbraio 23, oltre le centinaia di scosse di assestamento, alcune anche superiori a 6.0, hanno provocato finora quasi 50mila vittime, ma si teme che il bilancio possa essere molto più pesante. Secondo fonti turche citate dai media sarebbero circa 250mila gli edifici crollati.

Controlli della Polizia in provincia di Cosenza, denunce, sequestri e sanzioni

Questura di Cosenza

Nella settimana che si sta concludendo, la Questura di Cosenza ha predisposto in tutto il territorio della Provincia le operazioni di contrasto alle attività criminali, impiegando 240 equipaggi di Polizia, nonché unità cinofile della Polizia di Stato, 24 ore su 24. L’attività di prevenzione dei reati e controllo del territorio ha comportato i seguenti risultati, spiega una nota della Questura bruzia.

Sono stati istituiti 129 posti di controllo, nel corso dei quali sono state identificate oltre 1.585 persone e controllati oltre 963 veicoli. Dai citati controlli sono conseguite 263 infrazioni al Codice della Strada, con 7 autovetture sottoposte a sequestro amministrativo e 10 documenti di circolazione ritirati.

Sono stati effettuati controlli amministrativi presso gli esercizi commerciali. L’attività di prevenzione e di controllo del territorio da parte della Squadra Mobile, della Squadra Volante e dei Commissariati distaccati di pubblica sicurezza ha generato la denuncia a piede libero di 12 persone alle competenti autorità giudiziarie ed amministrative, per reati quali detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, appropriazione indebita, violazioni delle prescrizioni imposte dalle misura di sicurezza, guida senza patente.

Continuano i servizi mirati al contrasto del cosiddetto fenomeno dei “parcheggiatori abusivi”, per garantire la libera fruizione delle aree urbane. Al riguardo la Squadra Volante, nel corso del normale servizio di controllo del territorio, ha sanzionato un soggetto che stava esercitando, senza la prescritta autorizzazione, l’attività di parcheggiatore.

Nel corso delle attività la Squadra Volante, unitamente ad equipaggi del Reparto prevenzione crimine Calabria settentrionale e di unità cinofile della Polizia di Stato ha eseguito attenti ed incisivi controlli in piazza delle Autolinee. In tale contesto sono state identificate più di cento persone, alcune delle quali deferite in procura per il reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Sequestrata hashish.

Nell’ambito delle attività di indagine finalizzate alla individuazione di persone che, per la loro condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che vivano abitualmente, anche in parte, con proventi di attività delittuose e che siano dediti alla commissione di reati che mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica, il personale della Divisione anticrimine ha individuato alcuni soggetti nei cui confronti sono state emesse delle misure di prevenzione personali tipiche. In particolare il Questore, quale autorità provinciale di pubblica sicurezza, in questa settimana, ha emanato 6 avvisi orali e un foglio di via obbligatorio.

Scoperta e sequestrata a Corigliano una discarica abusiva

La Polizia locale della provincia di Cosenza, diretta dal comandante Rosario Marano, ha posto sotto sequestro preventivo una vasta area sita in località San Mauro, nel Comune di Corigliano-Rossano, oggetto di abbandono indiscriminato di rifiuti di ogni genere, tra i quali molte carcasse di autoveicoli, parti di carrozzeria e tappezzeria, pneumatici fuori uso, materiale ferroso, plastica vetro, residui di pittura provenienti di attività edile, materiale inerte, fusti di olio motore e altri materiali.

Si tratta di una mole notevole di rifiuti, sparsi sia sul nudo terreno sia all’interno di un capannone aperto e comunque riconducibili alla stessa ditta, tali da creare una vera e propria discarica abusiva a cielo aperto con potenziale inquinamento delle falde acquifere, data la mancanza di impermeabilizzazione del terreno.

“Un fenomeno odioso – ha commentato la presidente della Provincia Rosaria Succurro – che va combattuto con fermezza, a tutela dei nostri territori. Ringrazio il Comandante Marano e, suo tramite, tutti i nostri agenti che quotidianamente operano a salvaguardia dell’ecosistema locale e del paesaggio, non senza rischi anche per la propria incolumità personale”.

L’operazione è giunta al termine di una puntuale attività investigativa svolta dal personale del Distaccamento di Mormanno e del Comando di Cosenza, su delega d’indagine della Procura della Repubblica di Castrovillari.

Il Decreto di sequestro disposto dal pubblico ministero individua altresì quale custode giudiziario a titolo gratuito il proprietario dell’area stessa.

Criminalità, vertice in prefettura con sottosegretario Interno Ferro e forze dell’ordine

“In questo momento il Tirreno Cosentino è una zona che ci allarma particolarmente sotto l’aspetto della recrudescenza della criminalità, ma desta altrettante preoccupazioni anche lo Ionio”.

Lo ha detto la sottosegretaria all’Interno, Wanda Ferro, parlando con i giornalisti a margine dell’incontro che ha presieduto nella Prefettura di Cosenza con i rappresentanti delle forze dell’ordine per fare il punto sulla situazione della sicurezza nel territorio.

“Credo – ha aggiunto Ferro – che la Calabria abbia bisogno e necessità di uomini, soprattutto per quanto riguarda il cosentino. Questo perché c’è carenza di personale, in particolare nella Polizia di Stato, per la quale non basterà l’aumento tabellare. Siamo qui per ascoltare e comprendere quanto dovrà essere fatto, con la garanzia che lo Stato è presente e ha deciso da che parte stare, senza se e senza ma”.

“Ci sono poi dei protocolli – ha detto ancora la sottosegretaria all’Interno – che riguardano i grandi cantieri calabresi e che diventeranno azioni sempre più approfondite. Questo perché la criminalità non è più quella con la coppola e la lupara, ma è soprattutto interessata agli affari. Ma noi non glielo permetteremo perché saremo vigili e attenti”.

Sisma Turchia-Siria, bilancio provvisorio 45mila morti. Ci sono 264mila edifici distrutti

Ha superato i 45 mila morti il bilancio delle vittime del terremoto del 6 febbraio in Turchia e in Siria, secondo un ultimo bilancio pubblicato sul sito della Reuters.

Bilancio destinato ad aumentare ulteriormente, con numerosi dispersi ancora sotto le macerie di 264 mila edifici distrutti. Si stima che sotto i cumuli di cemento vi siano oltre 200mila persone. Un’ecatombe tra le più gravi della storia.

Le vittime in Turchia sono 39.672, 5.800 in Siria, da dove da giorni non si hanno notizie. Ieri tre persone sono state estratte vive dalle macerie e nelle moschee di tutto il mondo si è pregato per i morti nel terremoto, molti dei quali non hanno potuto ricevere i riti di sepoltura data l’enormità del disastro.

Intanto proseguono ancora i soccorsi sotto le macerie. Si spera in ulteriori salvataggi miracolosi. Gli aiuti umanitari in Turchia sono imponenti (meno in Siria), con tonnellate di scatoloni contenenti cibo, vestiario e tutto ciò di cui la popolazione ha bisogno. Finora sono stati consegnati 37 milioni di pasti caldi alla popolazione sfollata.

Trovato con droga e bilancino, arrestato un 44enne

I Carabinieri della Compagnia di Soverato hanno arrestato un 44enne residente a Chiaravalle Centrale (Catanzaro), incensurato, ritenuto responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’arresto è stato operato al termine di una accurata attività di controllo e monitoraggio del territorio, con particolare riferimento alla prevenzione e contrasto al commercio di stupefacenti, ed è stato conseguito a seguito della perquisizione locale effettuata nei confronti dell’uomo in un immobile nella sua disponibilità, che ha permesso di rinvenire un grosso barattolo di vetro contenente 75 grammi di marijuana, nonché un bilancino elettronico di precisione.

Condotto negli uffici della locale Stazione Carabinieri di Chiaravalle Centrale l’uomo è stato dichiarato in stato di arresto e, al termine delle formalità di rito, su disposizione della Procura della Repubblica di Catanzaro, è stato tradotto agli arresti domiciliari in attesa del giudizio di convalida.

Incidente stradale nel reggino, muore un carabiniere

Un carabiniere libero dal servizio, A.C., di 47 anni, è morto in un incidente stradale accaduto stamattina all’interno della galleria “Limina”, lungo la strada di grande comunicazione “Jonio-Tirreno”, nel territorio di Mammola (Reggio Calabria).

Il militare ha perso, per cause in corso d’accertamento, il controllo della propria automobile, sulla quale viaggiava da solo, mentre, dopo avere concluso il proprio turno di servizio in una caserma della provincia di Vibo Valentia, stava rientrando a casa, a Siderno.

La vettura condotta dal carabiniere ha impattato violentemente contro la parete della galleria, tanto che la morte di A.C. è stata istantanea. I rilievi sul luogo dell’incidente sono stati effettuati dagli agenti del distaccamento di Siderno della Polizia stradale.

Segretario Fillea Cgil Calabria: “Basta rimandare Ospedali della Sibaritide e di Vibo”

Simone Celebre, segretario generale Fillea Cgil Calabria

“Nuvoloni neri si addensano sulla realizzazione degli ospedali di Vibo Valentia e della Sibaritide. La Calabria e i calabresi, considerata la drammatica situazione sanitaria che sono costretti a sopportare, certamente non possono accettare che la realizzazione di queste due importanti infrastrutture sanitarie possa continuare a essere rimandata alle calende greche. Dalle notizie in nostro possesso, infatti, sembra che, sia per quanto riguarda la realizzazione dell’ospedale di Vibo e sia per la realizzazione dell’Ospedale della Sibaritide, negli ultimi giorni, siano sorti alcuni problemi che possono allontanare sine die la loro costruzione. Chiediamo perciò al presidente della Regione Calabria che riveste il ruolo anche di commissario alla Sanità, Roberto Occhiuto, di attivarsi immediatamente alla risoluzione di questi problemi e far sì che i due ospedali vengano realizzati nel più breve tempo possibile. Per quanto riguarda l’intricata vicenda della realizzazione del nuovo ospedale di Vibo sembra che nemmeno l’audizione, richiesta dai consiglieri regionali di minoranza Antonio Lo Schiavo e Raffaele Mammoliti, del commissario dell’Asp di Vibo, Giuseppe Giuliano, e del direttore sanitario Matteo Galletta, in seno alla commissione consiliare regionale “Sanità”, abbia contribuito a fare chiarezza, anzi tutt’altro. Il nuovo ospedale di Vibo è una struttura che le popolazioni di quella zona aspettano da quasi quattro lustri il cui iter, fino a oggi, come è noto a tutti, è stato caratterizzato da ritardi, sequestri e vicende giudiziarie, finanche da problematiche di natura idrogeologica. Una situazione inquietante e imbarazzante che merita, da parte delle istituzioni competenti (la Regione) una maggiore chiarezza e, soprattutto, trasparenza sui tempi di realizzazione. Anche per quanto riguarda la realizzazione dell’ospedale della Sibaritide la situazione non è per nulla rosea. Nel corso dell’ultima riunione operativa indetta dal Prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, sullo stato d’avanzamento dei lavori del nuovo ospedale della Sibaritide, a cui ha partecipato, tra gli altri, anche il presidente della regione Calabria, Roberto Occhiuto, è emersa, in tutta la sua gravità, la necessità di rivedere e adeguare i prezzi del progetto. Una situazione che ha portato, negli ultimi tempi, a un rallentamento dei lavori da parte dell’azienda aggiudicatrice e che, a breve, potrebbe tramutarsi in un blocco. Perciò auspichiamo che gli Uffici regionali e l’azienda appaltatrice dei lavori si incontrino al più presto per individuare le soluzioni possibili al necessario adeguamento dei prezzi del progetto anche alla luce degli aumenti registratisi ultimamente”.

Simone Celebre, Segretario Generale Fillea Cgil Calabria

‘Ndrangheta, assolto l’ex consigliere regionale Creazzo coinvolto in inchiesta Dda

Arresto Domenico Creazzo, verso l'espulsione l'ex fedelissimo di Oliverio migrato in Fratelli d'Italia
Domenico Creazzo

L’ex consigliere regionale della Calabria Domenico Creazzo, eletto nel 2020 con la lista di Fratelli d’Italia, è stato assolto dall’accusa di scambio elettorale politico-mafioso.

Lo ha deciso il Tribunale di Palmi a conclusione del processo denominato “Eyphemos” scaturito da un’indagine condotta dalla polizia di Stato a carico delle cosche di ‘ndrangheta di Sinopoli e Sant’Eufemia d’Aspromonte, nel Reggino.

A carico di Creazzo, che fu arrestato pochi giorni dopo l’elezione in Consiglio regionale quando era ancora sindaco di Sant’Eufemia, la pubblica accusa aveva chiesto la condanna 16 anni di reclusione.

L’ex consigliere regionale, in particolare, era stato accusato di avere accettato la promessa di procurargli voti fattagli dal boss Domenico Laurendi, imputato anche lui nel processo “Eyphemos” e condannato a 20 anni nel troncone del dibattimento celebratosi con il rito abbreviato.

Dall’imputazione di scambio elettorale politico-mafioso è stato assolto anche il fratello dell’ex consigliere regionale, Antonino Creazzo, condannato però a 3 anni di reclusione per minacce e ricettazione.

Nel processo “Eyphemos” celebrato con il rito ordinario ci sono state, complessivamente, 21 condanne e 30 assoluzioni. Tra gli assolti, oltre a Domenico Creazzo, ci sono l’ex presidente del Consiglio comunale di Sant’Eufemia d’Aspromonte, Cosimo Idà, ed il medico Giuseppe Antonio Galletta.

La condanna più alta, 15 anni, è stata comminata a Giuseppe Bagnato, mentre 14 anni sono stati inflitti a Cosimo Cannizzaro, Diego Forgione e Carmine Napoli.

Ucraina, Berlusconi: Non accetto critiche dal Ppe, serve subito un tavolo per la Pace

“Con il mondo sull’orlo di una guerra nucleare tra Russia e i Paesi della Nato, io vengo criticato perché sto chiedendo che insieme ai sostegni per l’Ucraina, da sempre condivisi e votati da Forza Italia, si apra immediatamente un tavolo per arrivare alla pace. Questo è un dovere per un partito come il Partito popolare europeo (Ppe)”. Lo ha detto il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi. “Ritengo – ha aggiunto – che il tema non sia più rinviabile e chiedo che venga messo subito all’ordine del giorno nelle riunioni del Ppe”.

Il messaggio di Berlusconi è rivolto all’iniziativa del capogruppo dei Popolari europei, Manfred Weber, “di annullare le nostre giornate di studio a Napoli” a seguito delle “osservazioni di Silvio Berlusconi sull’Ucraina” in cui aveva affermato che “se fossi stato premier non avrei mai incontrato e parlato con Zelensky. Giudico quest’uomo molto ma molto negativamente”.

Una posizione che aveva messo in allarme la Meloni e l’establishment internazionale Usa Ue che fa a gara per prolungare il conflitto inviando armi a Kiev. Come per esempio Macron che oggi a Monaco ha fatto sapere che “siamo pronti a per un conflitto più lungo”, auspicando che la Russia fallisca e perda la guerra.
Intanto, la Germania non è affatto soddisfatta dell’escalation in Ucraina e non si esclude, secondo analisti di geopolitica come Pepe Escobar, che il paese di Sholz, al di là degli annunci di facciata, possa rifiutarsi di inviare ancora armamenti al regime nazista ucraino, ma che possa addirittura prendere le dovute distanze da Bruxelles e da Washington guadando a Russia e Cina e al blocco dei BRICS.

I capigruppo azzurri Renzulli e Cattaneo attaccano Weber: “Non intervenga più. Ogni tentativo di dividerci fallirà”

“Dentro Forza Italia esiste una sola linea e respingiamo – come abbiamo sempre fatto – ogni maldestro tentativo di dividerci. Ci auguriamo, innanzitutto come italiani, il chiarimento del malinteso e un ravvedimento di Manfred Weber, al quale chiediamo di non intervenire più. Il tema non è unicamente l’annullamento degli ‘Study days’, facendo un torto non solo a un partito ma all’Italia, ma anche la volontà di entrare nella vita interna di un partito, imponendo o escludendo i leader dello stesso. Questo è inaccettabile. Gli ‘Study days’ sono una scusa”. Così i capigruppi parlamentari di FI, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo.

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