5 Ottobre 2024

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Clamoroso, intercettato il Governo. L'accordo inconfessabile

IL PATTO. "Berlusconi e Renzi insieme alle elezioni"
IL PATTO. Secondo un sottosegretario renziano “Berlusconi e Renzi pronti ad allearsi insieme a elezioni anticipate”

Claudio Cerasa per Il Foglio (9 orrobre 2014)

Bologna, giovedì due ottobre, treno, ora di pranzo. Il cronista sale su una carrozza di prima classe di un Frecciargento diretto a Roma Termini e pochi minuti dopo aver lasciato la stazione di Bologna Centrale scopre che di fronte alla sua poltrona c’ è, seduto accanto a un amico, un pezzo grosso del governo che a quanto pare ha voglia di chiacchierare. L’ amico è curioso, si vede che è in confidenza con il sottosegretario, cerca di capire cosa succede a Palazzo Chigi, al governo, nel Pd, nel mondo che ruota attorno al presidente del Consiglio, e, passo dopo passo, stazione dopo stazione, riceve alcuni spunti interessanti. Su Renzi. Su Napolitano. Sull’ articolo 18. Sulla minoranza del Pd. Il cronista si lecca i baffi, si traveste da schienale, poggia l’ iPhone dietro la poltrona del sottosegretario e comincia a registrare.

IL PATTO. ABOLIZIONE ARTICOLO 18 per Renzi sono "Un messaggio a Draghi e Merkel"
ABOLIZIONE ARTICOLO 18 per Renzi sono “Un messaggio a Draghi e Merkel”

Clip numero uno: L’ARTICOLO 18
“Lo sanno tutti che non è riformando l’ articolo 18 che si creano posti di lavoro. Non è quello il punto che blocca l’ emorragia di disoccupati. La riforma va letta nella sua interezza. Ma la ragione per cui Matteo sta spingendo come un forsennato sull’ articolo 18 è perché l’ articolo 18, in Europa, è diventato un simbolo di conservazione. E da questo punto di vista, abolire l’ articolo 18 è, prima di tutto, un messaggio per Angela Merkel e per Mario Draghi.

Il foglioD’ altronde sono loro che hanno chiesto a Matteo di dare un segnale su questo punto. Si dirà: cosa può fare la Bce? Vero: sta già facendo molto. Ha avviato un percorso di acquisto di obbligazioni garantite e di titoli cartolarizzati. Ma l’ obiettivo è quello di dare, per quanto possibile, un aiuto a Draghi per superare le resistenze della Germania per l’ acquisto diretto dei titoli di stato dei paesi in difficoltà. Non importa che poi Draghi lo faccia davvero, importa che quantomeno prometta di essere pronto a farlo. Sarebbe una rivoluzione, davvero”.

ALLEATI: "Angelino è innocuo. Meglio lui che Vendola"
ALLEATI: “Angelino è innocuo. Meglio lui che Vendola”

Clip numero due:  LE ELEZIONI
“Matteo prova un piacere fisico nell’ essere a Palazzo Chigi. Non riesco a immaginare che possa scegliere di far cadere tutto all’ improvviso. Anche perché, diciamoci la verità, governare con Alfano è molto più semplice che governare con Vendola: è innocuo, meno offensivo, più disciplinato. Eppure, allo stesso tempo, lo dico a malincuore, mi rendo conto che ci sarebbero molte ragioni per andare a votare: Matteo ha un consenso incredibile, non ha avversari nel Pd, non ha avversari negli altri partiti, non ha opposizioni degne di questo nome, e in realtà non avrebbe neppure problemi ad andare a votare con la nuova legge elettorale.

FEDELISSIMA Maria Elena Boschi
FEDELISSIMA Maria Elena Boschi

Il Consultellum potrebbe essere aggirato”. La storia è più o meno questa: in caso di elezioni anticipate, l’ attuale legge elettorale (il Consultellum) essendo un proporzionale puro costringerebbe Renzi ad allearsi con un altro partito (salvo che Renzi non ottenga più del 50 per cento dei voti) e verosimilmente quel partito dovrebbe essere Forza Italia. E anche se il Parlamento dovesse essere così lesto da approvare nel giro di poco tempo la nuova legge elettorale (l’Italicum), esiste un emendamento approvato lo scorso tre aprile alla Camera (il numero 2.3, firmato da Alfredo D’ Attorre) che vincola l’ entrata in vigore della nuova legge elettorale al Senato solo dopo l’ approvazione della riforma costituzionale.

FEDELISSIMO Luca Lotti
FEDELISSIMO Luca Lotti

Siccome per approvare la riforma costituzionale occorrerà più di un anno e mezzo, dovessero esserci le elezioni dopo l’ approvazione dell’ Italicum ma prima dell’ approvazione della riforma costituzionale si andrebbe a votare con una specie di Strabicum: l’ Italicum (maggioritario con ballottaggio) alla Camera e il Consultellum (proporzionale) al Senato. Un pasticcio. Ma il sottosegretario dice che un’ altra soluzione esiste. Eccome se esiste. “Io so che nel giro renziano hanno pensato a una soluzione per superare il problema della legge elettorale strabica.

E’ molto semplice: un emendamento straordinario che in caso di voto anticipato andrebbe a sbloccare la situazione, abrogando l’ emendamento precedente, quello firmato ad aprile da Alfredo D’ Attorre, e che estenderebbe l’ Italicum al Senato senza bisogno di approvare la riforma costituzionale. In teoria, dunque, lo spazio per andare a votare ci sarebbe. Chissà…”.

AL QUIRINALE. Renzi vorrebbe Pinotti al Quirinale "...Donna, bionda e finisce con ..inotti" (Photo Monaldo/LaPresse)
AL QUIRINALE. Renzi vorrebbe Pinotti al Quirinale “…Donna, bionda e finisce con ..inotti” (Photo Monaldo/LaPresse)

Clip numero tre: LA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
“Sarà questa la battaglia più intrigante del prossimo anno. Cosa vuoi che ti dica? Matteo è chiaramente alla ricerca di un presidente giovane, donna, non legata a vecchi assetti di potere. Vuoi che ti dica che la vuole anche bionda? Vuoi che ti dica che la vuole con un cognome che finisce con -inotti?”. Chiede l’ amico, sempre più curioso. “E gli altri? Veltroni, il Prof?”. “Chi è il Prof?”. “Prodi!”.

“Niente, impossibile: se sono stati 101 l’ altra volta questa volta sarebbero 202. Non ci sono le condizioni. Berlusconi non lo voterebbe mai”. “E Veltroni?”. “Troppo indipendente. Piacerebbe molto a Berlusconi ma Matteo non vuole nessuno della vecchia guardia che possa presentarsi come un contropotere”. “E quando se ne parlerà?”. “La partita si gioca nei primi mesi del prossimo anno. Entro Pasqua sono convinto che sarà tutto più chiaro”. Il treno arriva a Firenze, e a Firenze l’ amico del sottosegretario chiede, ovviamente, come sia lavorare con tutti questi fiorentini al governo. “La squadra è buona ma c’ è un problema di comunicazione, di filtro mi verrebbe da dire.

NO DI RENZI a Walter Veltroni "Esprime il passato"
NO DI RENZI a Walter Veltroni “Esprime il passato”

Matteo è vero che si consulta prevalentemente con Luca Lotti e con Maria Elena Boschi e con pochi altri. Non credo sia vera la storia del litigio con Graziano Delrio ma credo che la verità sia nel mezzo. Più che Renzi, sono i renziani ad aver sottratto spazio a Graziano a Palazzo Chigi. Renzi ha un ottimo rapporto con Delrio ma c’ è qualcosa che non torna. Perché è ovvio che tu mandi un messaggio di un certo tipo se affidi un dossier importante come quello del Cipe non al più esperto della compagnia, ovvero Graziano, ma a quello più vicino a te nella compagnia, ovvero Lotti”. Chiede sempre più curioso l’ amico al sottosegretario: e Berlusconi? Sorrisi.

“Guarda: la verità è che se non ci fosse stato lui, e l’ alleanza con Forza Italia sulla legge elettorale, Matteo difficilmente sarebbe arrivato così velocemente a Palazzo Chigi e difficilmente avrebbe avuto la forza di rendere così irrilevante la minoranza interna del Pd. Il punto è semplice: fino a che ci sarà Berlusconi a offrire il sostegno esterno al governo, non ci sarà minoranza del Pd che sarà in grado di creare problemi al governo. E se Berlusconi dovesse fare un passo indietro, obiettivamente Matteo diventerebbe ostaggio dei gruppi parlamentari. Ma vedrete, Berlusconi non lo farà. Non gli conviene. Diventerebbe di nuovo irrilevante”.

Matteo Renzi "Ha distrutto il vecchio Pd"
Matteo Renzi “Ha distrutto il vecchio Pd”

Clip finale: IL PARTITO
“Lo so: Matteo ha distrutto il vecchio Pd. Non esiste più. Sono cambiate le coordinate. E forse anche gli elettori. Non escludo che molte persone che un tempo votavano Pd oggi non lo facciano più. Da un certo punto di vista è naturale: Matteo sta facendo una politica trasversale, acchiappa tutti, seduce molti ma ha un problema: i nuovi elettori non sono elettori fedeli e basta poco per vederli andare via. Per questo, conoscendo Matteo, se le cose non dovessero cominciare a girare bene, e se l’ economia non dovesse ripartire, per come è fatto lui penso davvero che la strada più naturale sarebbe quella di spendere il suo tesoretto e tornare a votare”.

Primarie in Calabria, stravince Oliverio sulla debolezza renziana

Mario Oliverio mentre vota alle primarie
VITTORIOSO Gerardo Mario Oliverio mentre vota alle primarie. Sarà lui il candidato del centrosinistra

“Quello di oggi è stato un risultato straordinario, prima di tutto per la eccezionale e sentita partecipazione diffusa di tutti i calabresi, che hanno scelto”. Sono queste le prime parole di Mario Oliverio subito dopo la certezza matematica della sua vittoria alle primarie in Calabria del centrosinistra. A scrutinio ancora in corso hanno votato per Oliverio circa il 55% degli oltre 110mila calabresi che si sono recati ai seggi. Il presidente della Provincia di Cosenza ha così battuto il renziano Gianluca Callipo (poco sopra il 33 percento) e il sindaco di Lamezia Terme, di Sel, Gianni Speranza, quasi al 6%. Le primarie erano aperte a tutti.

“Ho incontrato – ha detto Oliverio – in queste settimane migliaia di cittadini, di ogni paese e città in ogni provincia della nostra regione. Ho sentito forte il loro abbraccio e la loro vicinanza. stato un confronto vero, ed anche per questo c’è stata tanta sentita partecipazione; una scelta vera tra proposte alternative. Da domani comincia l’impegno vero, mio, nostro e di tutto il partito democratico, unito, e del centrosinistra, per costruire l’alternativa al centrodestra”.

“Abbiamo dimostrato – ha concluso Oliverio – che il nostro futuro è nelle nostre mani, volendo con forza queste primarie. Da domani a noi compete un lavoro duro, unitario, che abbia come unico obiettivo il bene comune della Calabria e il futuro dei nostri giovani. Perchè anche in Calabria #sipuòfare”. Oliverio ha ringraziato gli “oltre 1.300 volontari che hanno reso possibili queste primarie”.

Alla vigilia erano trapelate indiscrezioni circa un presunto soccorso azzurro (Forza Italia e Ncd) in favore del candidato renziano, ma il risultato le smentisce. Oliverio vince con una base elettorale più o meno simile a quella del 2010, quando a vincere le primarie fu Agazio Loiero, poi battuto nella corsa alla presidenza della regione Calabria da Giuseppe Scopelliti. Denunce di “gravi irregolarità” sono state dichiarate in giornata dal candidato di Sel, Gianni Speranza.

La vittoria del dalemiano-bersaniano Oliverio delle primarie in Calabria arriva in un momento in cui spira forte il vento renziano in Italia. In Calabria, già dalle passate primarie nazionali del 2013, si era palesata una controtendenza straordinaria in cui si affermano candidati della “minoranza” nazionale, contro la “debolezza” dei rottamatori che evidentemente non fanno molta presa su un territorio dominato da decenni da apparati, sindaci e amministratori postcomunisti o della vecchia gerarchia diessina. Tuttavia, la candidatura di Gianluca Callipo nasce improvvisata sulla scia del “giovanilismo” che non sempre è sinonimo di rinnovamento e capacità amministrativa. Su Callipo hanno pesato il vuoto della presenza renziana in Calabria e le ultime pesanti tegole cadute dopo le notizie sulla sua gestione al comune di Pizzo e alla provincia di Vibo Valentia.

Il segretario regionale del Pd della Calabria, il renziano Ernesto Magorno, ha annunciato per domani una conferenza stampa con i tre candidati alle primarie perché “immediatamente ritroveremo le ragioni della nostra unità e inizieremo a lavorare per affrontare insieme la sfida determinante delle elezioni regionali, consci della responsabilità, come coalizione di centrosinistra, di dare un nuovo governo ai calabresi”. Questo è l’intento del segretario Magorno. Ma negli ambienti del Pd già si parla di”resa dei conti. Più di uno vorrebbe la sua testa dopo la sconfitta del suo candidato e soprattutto per “una gestione del partito fallimentare che fa rimpiangere gli ultimi commissariamenti”.

Adesso si attende il 23 novembre, data delle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale. A sfidare Oliverio per il centrodestra ci sarà, salvo sorprese dell’ultima ora, Wanda Ferro, commissario della provincia di Catanzaro, di Forza Italia. La candidatura della Ferro, fortemente voluta da Silvio Berlusconi, potrebbe essere ufficializzata già nelle prossime ore.

La Cei avverte Renzi: "Ascolta il Paese sennò perdi consenso"

Galantino avverte Renzi. "Ascolta il paese sennò perdi consenso"
Mons. Galantino avverte Renzi. “Ascolta il paese sennò perdi consenso”

La Conferenza episcopale italiana (Cei) striglia il premier Matteo Renzi troppo propenso al cammino solitario intrapreso da quando è al governo del Paese. “Se il Governo pensa di andare avanti da solo perderà pezzi di gente, pezzi di consenso”,  ha detto all’Ansa monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, parlando a margine della cerimonia della Supplica alla Madonna di Pompei (Napoli).

‘Tenendo l’orecchio appoggiato alla storia comune della gente – ha aggiunto Galantino – vediamo i limiti di certe agende politiche”.  Per questo, è il messaggio lanciato al premier, “basta con gli slogan fini a se stessi. Senza sinergie non si va da nessuna parte”. Occorre interloquire – è il pensiero di Galantino – con tutti gli strati sociali del Paese senza aver “timore del confronto”.

Il riferimento è alle ultime uscite del capo del governo Matteo Renzi di andare avanti lo stesso anche senza il sostegno delle parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro e altre importanti riforme annunciate in questi mesi. Per la Cei bisogna fare squadra per dare “risposte alle famiglie, al mondo del lavoro e soprattutto ai giovani, altrimenti si tradiscono le aspettative” dichiarate fin quì.

Intanto Papa Francesco ha aperto a Roma il sinodo della Famiglia. Il pontefice è entrato in processione nella Basilica di San Pietro, dove ha presieduto la messa per l’apertura della terza Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Concelebrano con il Pontefice, in paramenti verdi, i cardinali, patriarchi, arcivescovi, vescovi e sacerdoti membri del Sinodo: in tutto 230 concelebranti. Francesco aveva detto stamane in un twitt: “Mentre diamo inizio al Sinodo sulla Famiglia, preghiamo il Signore di indicarci il cammino. #prayforsynod””.

 

Callipo, candidato azzoppato da un bilancio in ritardo.

Callipo con Renzi
Gianluca Callipo con  Matteo Renzi

Marco Demarco per il Corriere della Sera

“Non si mette bene. Non si mette bene per Gianluca Callipo, candidato pd alle primarie odierne del centrosinistra calabrese. Non si mette bene per i renziani, di cui Callipo era il baroncino rampante.

E non si mette bene per la Calabria, che sempre di più si sta trasformando nella regione dei visconti dimezzati: si pensi a Giuseppe Scopelliti, il

SINDACO Gianluca Callipo
SINDACO Gianluca Callipo

governatore sospeso dalla carica perché condannato in primo grado, poi trombato alle europee e quindi uscito dal Palazzo regionale; e si pensi ad Antonio Gentile, sottosegretario-meteora del governo Renzi, «dimesso» a pochi giorni dalla nomina per uno spiacevole caso di censura ai danni di un giornale locale. Ora tocca appunto a Callipo.

Il corsivo apparso sul Corriere della Sera
Il corsivo apparso sul Corriere della Sera

In concomitanza con il suo matrimonio, alla vigilia delle primarie, il candidato dei rottamatori, che è anche sindaco di Pizzo Calabro, è stato clamorosamente azzoppato dal prefetto. Il motivo è a dir poco imbarazzante, per un leader che si offre alla guida della Regione: non ha approvato in tempo il bilancio del suo Comune e per questo sarà affiancato da un commissario. Inevitabili i dubbi: può, uno così, dare lezioni agli altri?

Può, ancora, cavarsela definendo il suo concorrente diretto, Mario Oliverio, «un dinosauro» perché è in politica da quarant’ anni? E può guardare dall’ alto in basso il terzo in gara, Gianni Speranza, solo perché è un vendoliano? E neanche a dire che quello del Comune di Pizzo è stato un incidente di percorso.

Callipo vota alle primarie del 5 ottobre
Gianluca Callipo al seggio vota per le primarie 5 ottobre 2014

Si dà il caso, infatti, che Callipo, prima di indossare la fascia tricolore, sia stato assessore della giunta provinciale di Vibo, sciolta per dissesto. E allora gli incidenti cominciano ad essere un po’ troppi. Senza contare quello mediatico: Callipo è omonimo del più noto industriale, Pippo, il re del tonno, e su questa omonimia ci ha giocato e non poco.

«I Calabresi vogliono essere parlati», diceva Corrado Alvaro. Nel senso, intendeva, di essere presi in considerazione. E invece si continua a parlare dei loro leader politici. Non è proprio la stessa cosa.”

Verdini e il nuovo Patto per il renziano di Calabria

IL GRAN MEDIATORE Denis Verdini
IL GRAN MEDIATORE Denis Verdini  di Forza Italia (photo Peri/Ansa)

Fabrizio d’Esposito per il Fatto Quotidiano (3 ottobre 2014)

“Nella Calabria ai tempi del Nazareno, inteso come patto, i confini tra renzismo e berlusconismo non si vedono più, sono scomparsi, fino a confondersi in quel trasversalismo che laggiù da decenni ha ammazzato la politica. L’ indiscrezione rimbalza, a Roma, nel cortile di Montecitorio, da un colloquio riservato tra due parlamentari, uno calabrese l’ altro no. Uno del Pd antirenziano, l’ altro di Ncd. “Verdini e Gentile hanno chiuso l’ accordo su una lista di dieci senatori di Ncd pronti a ripassare con Forza Italia. Verdini ha chiesto a Gentile anche di aiutare Callipo, alle primarie del Pd di domenica prossima in Calabria”.

L’ ex sottosegretario e quel giornale chiuso I protagonisti, in ordine di apparizione. Verdini si chiama Denis e ormai non ha bisogno di presentazioni. È il berlusconiano plurinquisito e impresentabile che ha trovato il tesoro nel suo antico rapporto con la famiglia Renzi, dal papà Tiziano al figliolo Matteo.

Il senatore Tonino Gentile subito dopo il giuramento da sottosegretario 28 febbraio 2014 (photo Lami/Ansa)
Il senatore Tonino Gentile subito dopo il giuramento da sottosegretario 28 febbraio 2014 (photo Lami/Ansa)

È lui, Verdini, il custode del patto segreto del Nazareno tra lo Spregiudicato e il Pregiudicato. Gentile invece si chiama Antonio. Otto mesi fa, nel febbraio scorso, è stato in prima pagina sui quotidiani fino a che non si è dimesso da sottosegretario del governo Renzi. Colpa di una storiaccia tipografica, che sembra ambientata nel secolo scorso.

Gentile è di Cosenza, dove la sua famiglia è ramificata nei vari livelli degli enti pubblici, e si è ritrovato il figlio Andrea indagato per consulenze nella sanità. La notizia trapelò e un quotidiano stava per pubblicarla. A quel punto però, lo stampatore fece pressioni sull’ editore per impedire l’ uscita dell’ articolo. Quel giornale era L’ Ora della Calabria, diretta da Luciano Regolo.

Berlusconi con Verdini alla Camera
Berlusconi con Verdini alla Camera

Oggi non esce più, dopo le dimissioni di Gentile. E lo stesso “Tonino” ha riguadagnato centralità nella sua regione, al punto da essere il canale prediletto di Verdini nella campagna acquisti dal Nuovo Centrodestra. Gentile, infatti, è un senatore di Ncd e soffre la diarchia di Angelino Alfano e Gaetano Quagliariello nel partito (quest’ ultimo, per la cronaca, ieri ha minacciato l’ uscita dal governo proprio a causa del patto del Nazareno).

Così Gentile e il lucano Guido Viceconte, altro senatore Ncd, hanno messo a punto una lista di dieci alfaniani pronti a sganciarsi. Da Aiello a D’ Ascola, da Bilardi a D’ Alì, da Compagna a Langella, da Caridi a Davico. Il filone Gentile-Viceconte è diverso dagli altri due in trattativa con B., quello che fa capo a Schifani e quello che mette insieme Lupi, Saltamartini, De Girolamo e Casero, ed è curato direttamente da Verdini.
Domenica primarie pd con rischio d’ infiltrati azzurri Nel pacchetto rientra appunto la Calabria, secondo uno schema che “Denis” ha già sperimentato a Firenze quando mobilitò le truppe del centrodestra per far votare Renzi alle primarie del centrosinistra. Stavolta il candidato da aiutare è Gianluca Callipo del Pd, il trentenne che Renzi ha scelto per le primarie didomenicaprossima,destinate a consacrare il candidato-governatore. Contro di lui Mario Oliverio, area non renziana del Pd, e Gianni Speranza di Sel.

Verdini e Renzi in Parlamento
Verdini e Renzi in Parlamento

Racconta un esperto deputato calabrese: “Se domenica il voto è quello tradizionale Oliverio passa, se invece si mobilitano trasversalmente aumentano le chance di Callipo”. È il soccorso azzurro di Verdini e Gentile al giovane renziano. Non solo.
Nelle stesse ore, l’ ineffabile “Denis” sta tentando di convincere il cugino di Callipo, il più noto Pippo, re del tonno di simpatie grilline, a correre per il centrodestra. Una roba in famiglia, nel senso letterale della parola. L’ intesa tra Callipo, inteso come Gianluca, e Gentile sarebbe in fase avanzatissima.

Il quasi ex senatore Ncd farebbe una lista civica di centrosinistra dove candidare il già citato figlio Andrea, indagato. A destra, un altro segnale a favore di Callipo è poi arrivato dal sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, di cui si è parlato giorni fa per la lettera scritta a Gesù contro gli assenteisti del suo comune. Calabrese è di centrodestra e ha fatto una clamorosa conferenza stampa: “Pur restando un uomo di destra, intendo contribuire alla realizzazione di un reale cambiamento, per questo appoggio Gianluca Callipo nella sua corsa alla guida della Regione Calabria”. Nelle urne delle primarie di domenica prossima in Calabria si voterà soprattutto per il patto del Nazareno modello Calabria”.

In serata arriva la smentita di Antonio Gentile che all’Adnkronos riferisce: “Non esiste nulla di tutto questo, è pura fantasia. Il Nuovo centrodestra è il mio partito e non mi muovo da qui. I miei rapporti con Alfano e Quagliariello sono ottimi, stavolta la fantasia supera anche l’immaginazione”. Il senatore di Ncd Antonio Gentile smentisce l’esistenza di un “piano Verdini” che prevede la formazione a palazzo Madama di un nuovo gruppo con una decina di senatori “sudisti” pronti a lasciare Angelino Alfano per condizionare il futuro della legislatore.
“In questa fase – dice Gentile all’Adnkronos- siamo un partito in crescita. Probabilmente si è fatta confusione, perchè abbiamo incontrato Verdini come abbiamo visto Matteoli, essendo i maggiori referenti di Forza Italia per discutere di alleanze in Calabria. Non c’è nessun piano Verdini, nessun piano B nè C…”, scherza il senatore, che ribadisce: “Allo stato, non esiste alcuna possibilità di costituire nuovi gruppi, che nascano dalle costole di Ncd”.

Renzi alla Cnn: "Nei prossimi dieci anni Italia leader dell'Ue"

David Cameron e Matteo Renzi a Downing Street
David Cameron e Matteo Renzi a Downing Street (photo Scarff/Getty Images))

Dopo la visita negli Stati Uniti, il premier italiano Matteo Renzi si è recato a Londra. E’ un giro del mondo fitto, il suo, convinto, com’è, che solo convincendo i mercati e i grandi investitori l’Italia possa avere “chance” per la ripresa.

L’ultima doccia fredda è arrivata le scorse settimane con le stime dell’Ocse che danno il paese in recessione e una decrescita dello 0,4%. Unico paesi in recessione del G7. Gli Usa, dopo la bolla che ha investito il globo, a seguito di una iniezione di liquidità da parte della Fed è ripartita alla grande e oggi cresce al ritmo del 4,5% l’anno.

Nella capitale britannica Renzi ha incontrato al 10 di Downing Street il primo ministro inglese Cameron. Poi ha fatto visita alla City, la capitale finanziaria mondiale. Ed è nella guildehall che Renzi ha pronunciato le parole che molti in quegli ambienti desiderano ascoltare: “Il nostro paese è pronto ad attrarre investimenti perché lo stiamo riformando”. Riforme, riforme e poi riforme, è la parola d’ordine. Quasi assillante.

Stessi concetti ribaditi più tardi alla Cnn dove l’ex sindaco di Firenze ha parlato del futuro dell’Italia. Il premier spinge sull’acceleratore al costo di essere punito per “l’alta velocità”. L’ebbrezza è irrefrenabile. Ma lui azzarda perché conosce bene il verbo “osare”…

Al segretario del Pd interessa una sola cosa: ridare fiducia all’Italia. E in una intervista Renzi, ai microfoni di Christiane Amanpour, si spinge tal punto da azzardare una previsione per molti osservatori “utopica”: “Nei prossimi dieci anni l’Italia potrebbe diventare leader in Europa”, dice.

“Vedo – ha argomentato Renzi – che c’è nel mio paese la possibilità di creare il futuro”. Purtroppo dopo “venti anni di politica, dibattiti e una crisi ideologica, abbiamo perso un sacco di opportunità. Ora penso che per un politico sia assolutamente importante questo messaggio: “Possiamo anche perdere le elezioni, ma non possiamo perdere questa opportunità”, di dare un futuro all’Italia e ai “tanti giovani che emigrano fuori”.

Nel mese di agosto, il paese è scivolato di nuovo nella sua terza recessione in sei anni; la disoccupazione è oltre il 12%; e la disoccupazione giovanile con il 44%, tocca punte terzomondiste provocando una massiccia e costante fuga di talenti e non verso l’estero.

“Il nostro”, è la considerazione del premier “è un paese che ha cambiato quattro presidenti del Consiglio negli ultimi cinque anni, ma finora non cambiamo il nostro paese. E il nostro paese è un paese incredibile, molto bello, con un passato incredibile, un presente incredibile, ma abbiamo bisogno di un futuro”.

Intervista Renzi alla Cnn
Matteo Renzi alla Cnn

Il futuro dell’Europa “di questo passo non può avere futuro”. Troppo lenta la ripresa economica, troppi i vincoli, troppa la burocrazia che tiene ostaggio paesi dell’eurozona e i suoi cittadini. La Gran Bretagna si sta preparando ad un altro più importante referendum.

“In-or-Out” (Dentro o fuori l’Ue) che proprio Cameron ha promesso entro il 2017 e dove incassa per ora l’appoggio di Renzi. Come quello scozzese, il primo ministro inglese punta al bis, soprattutto per la sua rielezione.

Nell’intervista Renzi si è detto d’accordo su molte cose. Condivide la sua posizione espressa sulla linea francese di essere “autonomi” e “liberi di sforare” il “dannato” 3%. Un messaggio alla Merkel contro la politica di austerità che sta affondando l’Europa.

Il capo del governo italiano per ora non si allinea a Hollande, ma è evidente che la sua insistente posizione di stare “entro il limite” e le successive critiche alla Germania di trattare gli altri come scolari, è l’anticamera di un passaggio a una linea più dura contro il patto partorito da Maastricht.

Starci dentro era impossibile prima della crisi. Oggi, è utopistico. Questo Renzi lo sa e fa buon viso a cattivo gioco. Per questo afferma “che dobbiamo assolutamente cambiare l’Europa, perché è giusto e corretto”, per giungere poi al suo traguardo ambizioso fissato tra dieci anni: Italia leader d’Europa.

Matteo Renzi
Matteo Renzi

“Credo – ha poi detto alla Cnn – sia importante ridurre il potere della burocrazia in Europa e quello dei tecnocrati a Bruxelles. Per me, l’Europa non è semplicemente una comunità di denaro”. Si tratta di una “comunità di anime, di persone, una comunità che vuole lavorare per il futuro”.

Poi tornando sul referendum inglese afferma: “Per me è importante la permanenza del Regno Unito all’interno dell’Unione europea. Ma è assolutamente importante che l’Unione europea stia nel cuore dei cittadini. Questo è un momento molto pericoloso. Dobbiamo cambiare l’Europa. L’Italia ha bisogno di fiducia. Con la fiduacia tutto è possibile per il nostro Paese”.

Il premier lo dice convinto “perché vedo gli occhi di imprenditori che investono nel futuro, nonostante il problema della burocrazia, della giustizia civile, del mercato del lavoro. Prima di concludere Renzi si è soffermato sull’operazione “Mare Nostrum”. “Facciamo il possibile, ma nessuno pensi che sia un solo problema italiano. Non si può gestire un’emergenza imponente come questa da soli, quando interessa tutta l’Europa”.

Stefani Craxi a "il Giornale" «Così Napolitano favorì Mani pulite»

Elezione di Giorgio Napolitano a presidente della Camera il 3 giugno 1992
Il discorso di Giorgio Napolitano appena eletto presidente della Camera il 3 giugno 1992 (foto Camera dei Deputati)

Stefano Zurlo per “Il Giornale(3 ottobre 2014)

Ci sono un paio di date che Stefania Craxi non ha dimenticato: il 2 febbraio e il 6 maggio del 1993, anno secondo di Mani pulite ma anche momento difficile, drammatico, spartiacque della nostra democrazia. «Quelle date rimandano a Giorgio Napolitano, allora presidente della Camera».

Perché chiama in causa il Quirinale?
«Perché il tempo è galantuomo. E purtroppo le scorciatoie, i cedimenti a un clima giustizialista, la rottura delle regole sono elementi che poi tornano fuori».

Un attimo, torniamo al ’93 e a Napolitano terza carica dello Stato.
«Appunto. Il 2 febbraio ’93 la procura di Milano manda le Fiamme gialle a Montecitorio per sequestrare i bilanci dei partiti».

Stefania Craxi
Stefania Craxi

Che erano falsi. O sbaglio?
«Ma certo. Se è per questo erano anche pubblici. Napolitano avrebbe dovuto tenere il punto. Invece fece entrare i militari, senza fiatare. Fu una profanazione, uno sfregio alle istituzioni, è inutile girarci intorno. I De Magistris di oggi sono figli di quel clima avvelenato: quando fai uscire il genio dalla lampada, poi può succedere di tutto. Esattamente come sta accadendo di questi tempi».

I reati però c’ erano e suo padre Bettino era al centro di molte inchieste.
«Nessuno vuol negare quella realtà che però era condivisa da tutti. Invece le inchieste colpirono in modo chirurgico: qualcuno sì, qualcun altro no. I socialisti e i democristiani non di sinistra furono sterminati; gli altri no».

A Milano furono colpiti anche i miglioristi del Pci-Pds appartenenti alla corrente che faceva capo proprio a Napolitano.
«Sì, è vero, furono decimati dalle indagini in Lombardia. Ma a Napoli accadde poco o nulla. Anzi no, qualcosa successe: Napolitano fu indagato in gran segreto per le tangenti sulla metropolitana di Napoli e poi rapidamente archiviato».

Bettino Craxi
Bettino Craxi

De Magistris allude a qualcosa che non è stato rivelato?
«Chiedetelo a lui. Io mi limito a fare mio l’appello che mio padre lanciò e che ora torna d’ attualità perché è contenuto nel libro di papà appena pubblicato da Mondadori Io parlo, e continuerò a parlare».
Stefania Craxi apre il volume e legge il capitolo dedicato a Napolitano. Righe taglienti: «Di fronte a una commissione d’ inchiesta parlamentare sul sistema di finanziamento illegale dei partiti e della politica, Giorgio Napolitano sarebbe un testimonio di primo piano… Insomma, l’onorevole Napolitano non dovrebbe dare prova di avere la memoria corta. Infatti chi non ce l’ha ricorda bene che l’onorevole Napolitano è stato per anni il responsabile delle relazioni internazionali del Pci. In questa veste non poteva non sapere».

Napolitano cosa dovrebbe fare?
«Autocritica. E poi raccontare quel che sa. La divisione manichea fra buoni e cattivi non funziona, anche se sono passati vent’ anni. Però, ripeto, le storture di allora ce le portiamo dietro anche oggi».

In definitiva quali sarebbero le responsabilità politiche di Napolitano?
«Il suo nome torna in diversi momenti cruciali».

Stefani Craxi davanti alla targa del padre ad Hammamet in Tunisia
Stefani Craxi davanti alla targa del viale dedicato al padre ad Hammamet in Tunisia (Il Giornale)

Il 2 febbraio ’93. E poi?
«Il 6 maggio di quell’ anno il presidente della Camera annunciò una rivoluzione clamorosa. Spiegò che da quel giorno il voto per le autorizzazioni a procedere fino a quel momento tradizionalmente a scrutinio segreto, sarebbe avvenuto alla luce del sole».

Che cosa accadde?
«Quello fu il colpo di grazia a chi si opponeva all’alta marea, a chi non voleva uniformarsi alla mentalità dominante e alla caccia alle streghe generale. Combinazione, sa cosa si doveva decidere in quei giorni in giunta?»

Ci aiuti.
«Si doveva deliberare sulla seconda richiesta di autorizzazione a procedere contro mio padre. Quella mossa chiuse la partita. Ma Napolitano avallò anche l’azione di scardinamento istituzionale compiuta dalla commissione Antimafia presieduta da quel Luciano Violante che oggi, incredibilmente, è candidato unico e inamovibile del Pd per la Consulta».

Conclusione?
«Chi la fa l’aspetti».

Elezioni Calabria, fonti romane FI: "Sarà Ferro la candidata"

Wanda Ferro
Wanda Ferro

Il prossimo candidato del centrodestra alla Regione Calabria sarà una donna e “porta il nome di Wanda Ferro”. Secondo fonti romane di Forza Italia molto accreditate, “non vi sono dubbi” sull’investitura del commissario della provincia di Catanzaro. “Wanda Ferro guiderà la coalizione di centrodestra in Calabria”. Manca però l’ufficializzazione che “dovrà avvenire a giorni”, fanno sapere da Roma ammettendo “la situazione caotica che tuttavia, per quanto ci riguarda, è stata già superata”.

Sull’ipotesi di Pippo Callipo, noto imprenditore calabrese il cui nome circola in questi giorni sulla stampa locale, “è una ipotesi non vagliata, quindi molto remota”, dicono le fonti contattate da secondopianonews.com. Sul nome di Wanda Ferro “ha da tempo” messo il sigillo il presidente di Forza Italia in persona, Silvio Berlusconi che questa volta, in Calabria vuole puntare su una “donna giovane, intelligente e con alle spalle un’apprezzata esperienza amministrativa”. Decisione che ha evidentemente messo d’accordo le “diverse anime” in Forza Italia nonché gli altri partiti minori della coalizione sul cui nome nessuno avrebbe posto veti. Anche dall’Ncd romano arrivano conferme sulla candidatura di Wanda Ferro: “E’ blindata”, hanno riferito stamane, quando abbiamo raccolto le informazioni.

Da aggiornare, la “linea di rottura” tra Ncd e Fi annunciata da Berlusconi durante l’ufficio di presidenza di Fi nel primo pomeriggio. Sul piano locale (In Calabria, ad esempio) per le alleanze non dovrebbero esserci problemi, come per l’Udc nel 2010. Allora il partito di Casini (in guerra quotidiana con Berlusconi a livello nazionale) attuando la “politica dei due forni” si alleò in Calabria con il Pdl e altrove col Pd.  Va ricordato che alla vigilia delle elezioni regionali 2010 l’allora premier a giorni alterni minacciava di non fare alleanze locali con l’Udc. Poi andò diversamente… La rottura o presunta tale sarebbe soltanto “nazionale”. Condizionale d’obbligo. E’ una delle consuete uscite dell’ex Cav. che vorrebbe ridimensionare il “traditore” Alfano e “alzare il prezzo” con il suo vero alleato: Matteo Renzi. Del resto, con Forza Italia al 15% Berlusconi non ha spiegato il suo orizzonte se lascia fuori Ncd. E che in politica contano i numeri, il leader di Fi lo sa bene. Ha mandato Paolo Romani allo “sbaraglio” con una dichiarazione contraria ad ogni logica dei numeri. Perché anche nelle regioni del Nord con la sola Lega al 5% e FdI al 3% Berlusconi non andrebbe da nessuna parte.
Per la Ferro la strada è comunque spianata. Da quello che si apprende, dopo la riunione l’alleanza in Calabria fra Fi e Ncd sarebbe “salda”. Sarebbe, salvo sorprese… Come in tutte le alleanze vanno solo “affinate” le trattative locali. Occorre definire cioè “ruoli e posizioni” in caso di vittoria…

Il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi
Il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi

La notizia dell’investitura della Ferro pone fine alle indiscrezioni che si rincorrono sui giornali non soltanto per il re del tonno Callipo, ma anche per alcuni dirigenti forzisti tra cui il presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa, il deputato Pino Galati e l’attuale assessore regionale al Bilancio, Giacomo Mancini. A meno di colpi di scena, toccherà quindi alla Ferro sfidare il vincitore delle primarie del centrosinistra che si terranno domenica prossima 5 ottobre.

Tre i candidati: il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, appartenente alla vecchia guardia dalemiana-bersaniana; il giovane Gianluca Callipo per i renziani e il sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza di Sinistra Ecologia e Libertà.

Già ufficializzato il nome del candidato del Movimento 5 Stelle: sarà Cono Nuccio Cantelmi a guidare i grillini alle regionali. Il movimento dell’ex comico, assente alle regionali 2010, è la vera “incognita” di questa tornata. Il voto anticipato per il rinnovo di Giunta e Consiglio regionale, dopo le dimissioni dell’ex governatore Scopelliti, è stato fissato per domenica 23 novembre.

Elezioni Calabria, in corsa renziano doc. Gianluca Callipo ha 32 anni

Gianluca Callipo con Matteo Renzi.
Da destra Gianluca Callipo con Matteo Renzi.

Giovanni Bucchi per Italia Oggi  (2 ottobre 2014)

Da una parte i renziani, una volta tanto compatti, da quelli ancora con il sangue della rottamazione che scorre nelle vene a quelli della seconda e terza ora. Dall’ altra, la minoranza di sinistra del Pd, più o meno dalemian-bersaniana. Nel mezzo Sel, che cerca qualche consenso, da far pesare poi in futuro.

In palio c’ è la candidatura a presidente della Regione Calabria per il Pd e l’ intera coalizione di centrosinistra, in vista delle elezioni regionali di domenica 23 novembre che arrivano a seguito delle dimissioni dell’ ex governatore e ora eurodeputato [no, ndr] Giuseppe Scopelliti (Nuovo Centrodestra), costretto a lasciare la carica nella primavera scorsa dopo una condanna a sei anni per abuso d’ ufficio e falso, commessi quando era sindaco di Reggio Calabria. Domenica prossima, 5 ottobre, il popolo del centrosinistra è infatti chiamato alle urne per decidere fra tre contendenti chi sarà l’ uomo su cui puntare per conquistare la Regione e da contrapporre a quello del centrodestra.

Il favorito di queste primarie è Gianluca Callipo, 32 anni appena, imprenditore e da due anni sindaco del piccolo Comune di Pizzo in provincia di Vibo Valentia. Callipo, che peraltro si sposerà sabato alla vigilia del voto, è renziano fin nel midollo, tanto che la sua campagna elettorale è tutta infarcita di slogan all’ insegna di «Adesso», così da ricalcare la campagna congressuale del 2012 di Matteo Renzi, quella persa contro Pier Luigi Bersani ma poi preludio alla vittoria dell’ anno successivo.

Insomma, Callipo ha scelto di rifarsi al primo Renzi, quello che aveva ancora tre segretari di federazione su un centinaio in tutta Italia dalla sua parte, ma, nonostante questo, è riuscito poi nel tempo a prendersi partito e governo. A differenza di altre Regioni dove la variegata galassia renziana è apparsa divisa (come accaduto inizialmente in Emilia-Romagna tra Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, e soprattutto come sta accadendo adesso in Liguria o Campania), in Calabria la squadra renziana è quasi tutta con Callipo. Addirittura, in tempi non sospetti – cioè all’ inizio di agosto – il vicesegretario nazionale, Debora Serracchiani, ha ufficializzato il suo appoggio al giovane renziano, mentre in Emilia con Bonaccini lo aveva fatto pochi giorni prima del voto.

La candidatura di Callipo è stata comunque sofferta, arrivata con il via libera dell’ altro vicesegretario nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, che a fine luglio lo ha indicato come candidato della segreteria nazionale, dopo gli inutili tentativi di convincere gli sfidanti a farsi da parte per una scelta unitaria per la quale erano stati sondati Massimo Canale e il magistrato Nicola Gratteri.

Il principale avversario di Callipo alle primarie è Mario Oliverio, non proprio un novello della politica calabrese. Sessantuno anni, negli ultimi dieci presidente della Provincia di Cosenza, già consigliere regionale del Pci negli anni ’80, quindi assessore regionale, oltre che segretario provinciale dei Ds a fine anni ’90, è stato anche deputato per ben quattro legislature consecutive, ossia per 14 anni, dal 1992 al 2006.

Quando nel 1980 è stato eletto in consiglio regionale per il Pci a soli 27 anni, tanto per farsi un’ idea, lo sfidante Callipo doveva ancora nascere. Oliverio, dalemiano, ha l’ appoggio del capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, lucano e leader della minoranza dialogante Area riformista.
Terzo incomodo in questa competizione, nonché deciso a guastare le feste soprattutto a Oliverio rischiando di rubargli voti a sinistra, è Gianni Speranza, 60 anni, sindaco di Lamezia Terme con una storia sempre a sinistra iniziata nella Fgci, passata nel Pci fino ai Ds, e conclusa in Sel. E proprio da Nichi Vendola ha ricevuto l’ appoggio in questa corsa alle primarie.

De Magistris sospeso. Perché ha fatto bene a non dimettersi

Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris
SOSPESO Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris

Luigi De Magistris è stato sospeso da sindaco di Napoli per effetto della legge cosiddetta “Severino” dopo la condanna in primo grado a un anno e tre mesi rimediata per abuso d’ufficio della decima sezione del tribunale di Roma. Da più parti sono arrivate nei giorni scorsi richieste di dimissioni all’ex Pm di Catanzaro. Dimissioni che a più riprese l’ex titolare dell’inchiesta “Why Not” – inchiesta da cui è scaturita la condanna – si è rifiutato (a ragione) di rassegnare guardandosi bene dal ripetere il grosso errore commesso da altri, come ad esempio l’ex governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, che ha evidentemente ceduto alle pressioni mediatiche e a parti politiche a lui vicine o avverse alla sua amministrazione.

Infatti, le dimissioni appaiono inutili  e superflue quando c’è una legge che di fatto ti “dimette”, seppure a tempo fino all’appello da cui si potrebbe essere anche assolti e quindi in forza reintegrati. Dimissioni pleonastiche!

Le dimissioni del sindaco di Napoli avrebbero provocato lo scioglimento anticipato del consiglio comunale e l’avvio dell’iter per nuove elezioni. In questo frangente, l’amministrazione comunale veniva guidata dal vicesindaco facente funzioni in regime di prorogatio, una formula che limita fortemente l’attività amministrativa lasciando solo margini per l’ordinaria amministrazione, nonché un vuoto istituzionale dominato dal caos dove l’esecutivo è impossibilitato a dare anche risposte minime alla comunità.

Con la sospensione – è quì l’aspetto d’interesse, senza entrare nel merito della condanna – disposta dal decreto legislativo 235/2012, l’amministrazione di Napoli (così come poteva essere quella calabrese e altre in casi simili, vedi anche la vicenda di Giacomo Mancini senior, sospeso da sindaco di Cosenza negli anni ’90 perché imputato di associazione mafiosa, ma poi assolto) sarà sempre presieduta dal vicesindaco ff (di stretta fiducia del sindaco sospeso) ma con pieni poteri fino a nuove elezioni (nel caso di Napoli il 2016), se non interviene prima la decisione della corte d’Appello, la quale può confermare o ribaltare la sentenza di primo grado.

L'ex Presidente della Calabria Giuseppe Scopelliti
DIMISSIONARIO L’ex Presidente della Calabria Giuseppe Scopelliti

“Pieni poteri” significa che l’amministrazione, per legge, conserva intatta la legittimazione politica e può quindi proseguire l’attività fino a compimento della legislatura osservando il calendario programmatico premiato dagli elettori. La spinta alle dimissioni rappresentava una forzatura, un’azione politica (o mediatica) “legittima” ma in questi casi, del tutto irresponsabile poiché, non tiene conto degli effetti devastanti che tale decisione genera per una grossa città come Napoli e i suoi cittadini.

Ad esempio, con le dimissioni (superflue) di Scopelliti, l’attività della Regione Calabria è totalmente paralizzata dal regime di prorogatio. La vicenda delle nomine nella Sanità – contestate pure dal governo – confermano l’errore delle dimissioni dell’ex presidente che sarebbe comunque stato “dimesso” dalla legge. Con una differenza: che se non si fosse dimesso oggi c’era un esecutivo e un consiglio regionale in grado di legiferare nel pieno delle sue funzioni fino a scadenza naturale di legislatura (primavera 2015).

Ora, invece, a tutti i livelli nella regione dominano l’anarchia e le camarille, con la politica preoccupata non tanto al mandato assegnatole dai cittadini, bensì dal “guardarsi intorno” e cercare nuovi eventuali posizionamenti in vista delle prossime elezioni indette anzitempo per le dimissioni del presidente. Dimissioni dettate forse da “senso etico e morale”, ma che sono state la spada di Damocle per l’intera regione. Un modo per consegnare l’ente ormai senza controllo ai “predatori” della cosa pubblica.

Se l’ex Pm si fosse dimesso, e ha fatto bene a non farlo, le nuove elezioni sarebbero con ogni probabilità fissate a primavera. Quindi sei mesi di vacatio politica e istituzionale (non vi sarebbero stati i tempi per un voto a novembre), con il comune  senza una guida legittimata in mano ai burocrati e agli avvoltoi.

Incontro con Mario Oliverio, il “Messia” Pd di San Giovanni in Fiore che vuole dare ancora “senza chiedere nulla”

Mario Oliverio visto da Grattachecca per secondopianonews.com
IL MESSIA DEL PD. Mario Oliverio visto da Grattachecca

Dopo qualche ora passata da Emiliano Mandarino, il «fascista», che spopola sui social, mi reco nella vicina San Giovanni in Fiore, a una sessantina di chilometri da Cosenza. Paese di antiche tradizioni, da 60 anni si racconta che San Giovanni sia feudo della famiglia di Gerardo Mario Oliverio, detto da queste parti “Palla Palla”, un nomignolo che si porta dietro fin da giovane, da quando ha iniziato a fare politica.

Oggi, Oliverio è uno dei papabili del Pd a guidare la coalizione di centrosinistra alla Regione Calabria. E’ uno potente e riverito. Ma anche detestato per il lungo impero in quel di San Giovanni in Fiore, interrotto negli ultimi anni da una cocente sconfitta al comune, strappato dalla destra insieme all’impegno di un folto nucleo di comunisti ed ex comunisti, oppositori di Gerardo Mario .

Ma il tentativo (costruito da anni di preparazione e studio) di scalare la regione (benché gli ultimi sondaggi non lo diano favorito alle primarie) sta facendo risalire la popolarità di Oliverio, in San Giovanni in Fiore e in tutta la fascia silana e presilana, dove regna da un quarantennio. Raccontano in paese che ogni mattina quando esce per recarsi a Cosenza, dove da 10 anni guida la Provincia, lo seguano 23 auto per accompagnarlo allo svincolo della Silana-Crotonese, l’arteria che collega il Tirreno allo Ionio. Nemmeno fosse la scorta del Presidente degli Stati Uniti d’America

Lo vado a trovare nella sua casa in periferia della grossa cittadina. Busso. Lui, come del resto tutti, chiede chi fossi e da dove venissi. «Chi bo’ chissà ca’» (che vuole questa qua), sento dire sull’uscio in stretto dialetto silano. E poi: «…E capitu, quindi nun bota in Calabria?». Arriva lui. Uomo tutto d’un pezzo, 61 anni, ha la pelata lucida lucida su cui ogni mattina ci si specchia il re Sole. Con la camicia a quadroni tipica del luogo e l’aria di un volpone attempato mi chiede che volessi da lui. Glielo dico. Si mostra perplesso: «Sai, questo è un periodo che parlo soltanto con giornalisti amici di cui posso fidarmi e con cui concordo ogni cosa. Sei mai stata nella mia segreteria?». Mai! «Strano, eppure mi sembra di conoscerti. Cosa voti? Conosci qualcuno in Calabria…?». Tutti uguali i politici….

Dopo un tira e molla alla fine la spunto dietro qualche “garanzia…”. Entro in casa e mi fa accomodare nel suo studio. Dicono che sia un pochino tirato, ma io con faccia tosta gli strappo un caffè doppio con poco zucchero. Non avete idea le smorfie! E’ come se gli avessi tirato una sacca di sangue… Accendo il registratore, prendo penna e taccuino e via. Si comincia.

Onorevole presidente, deputato, sindaco, consigliere regionale, assessore….Ma quante cose ha fatto Gerardo Mario Oliverio da San Giovanni in Fiore? E dopo tutte questi ruoli prestigiosi, vuole anche la presidenza della Regione Calabria…
Lui mi fissa e mi fa leggere il pensiero: “Questa comincia male, e finirà peggio con queste domande”. Risponde girando il suo testone verso la finestra: «Io non voglio nulla, io voglio solo dare. E poi, come si dice a Falerna: “Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto… chi ha dato, ha dato, ha dato… scurdámmoce ‘ o ppassato”»…
Dopo mezz’ora arriva finalmente il caffé. «E’ alla napoletana», assicura l’onorevole. Sembra acqua colorata senza sapore. Ma bevo lo stesso.

 Veramente…sarebbe Napoli!
«Napule è mille culure, Napule è ‘mmille paure. Napule è a voce de’ creature che saglie chianu chianu. E tu sai ca nun si ‘sule».

Ma lei conosce bene il napoletano!
«Veramente pensavo fosse di… Girifalco! Ma io non voglio niente, sia chiaro!».

Abbiamo capito, ma lei ha avuto tanto, qualcuno dice troppo e pure che lei sia sopravvalutato…E’ così?
«Io ora voglio dare, non voglio niente. Voglio solo dare alla mia gente».

Ma cosa vuole dare?
«La mia disponibilità».

A fare cosa?
«A fare il presidente della Regione. E’ il sogno della mia vita. Sono cinque anni che vivo solo per questo. E’ ho tenuto la provincia solo per questo. Quindi ora voglio dare».

Quindi lei torna a prendere?
«Non hai capito, io non voglio niente».

Ancora?! Intanto però lei prende un cumulo di pensioni. Non le bastano?
«Io non voglio niente, sono loro che mi danno! Loro che me le mandano».

Ma a lei, dopo circa 40 anni che ha preso e fatto di tutto non le è venuto mai in mente di far crescere una nuova classe dirigente? Perchè ad esempio non fa il “padre nobile” e si mette al servizio dei più giovani senza pretendere ancora incarichi su incarichi?
Lo sguardo è da lupo silano in attesa di saltare addosso alla preda…«Perché –  risponde -, Berlusconi la fa crescere una nuova classe dirigente? Io non voglio niente, io voglio solo dare. Se la gente mi dà la regione io la prendo, ma non ho chiesto niente».

Però dicono che intanto lei si è messo a resuscitare vecchi politici come Zavettieri, Sculco, (ma non sta con Scopelliti?), l’anziano Piero Amato da Catanzaro, Adamo e altri. Poi non hanno ragione che vi chiamano dinosauri?
«Sono loro che vengono a me. “Lasciate che anche loro vengano a me”, dice il Vangelo!»

Veramente il Vangelo si riferiva ai bambini, non ai dinosauri!
«E fate venire pure i bambini, i vecchi…. I giovani vecchi democratici ce li ho già».

Ma lei è stato assessore regionale per 10 anni, deputato per 20 anni. Per la verità, molti nel suo paese dicono che non se ne sono accorti. Poi è stato sindaco, e ancora 10 anni presidente della provincia….
«Ma io non avevo chiesto niente. E’ stata la Regione a venire a me, la Camera a venire a me, la Provincia a venire a me. Ed ora lasciate che sia di nuovo la Regione a venire a me. In verità e in verità ti dico, tutti verranno a me».

Come tutti? Pure Franco Laratta, il suo compaesano che la contesta?
«Ma lui è già con me! Finge di stare con Callipo perché gliel’ho detto io».

E il giovane Gianluca Callipo?
«In verità e in verità ti dico, prima che gallo canti, anche lui verrà a me».

Ma…allora lei è il Messia? Il Messia della Calabria. Fa già miracoli?
«In verità e in verità ti dico, prima che si voti, attraverserò lo Stretto di Messina».

Ma quello l’ha già fatto Grillo…
«Ma io lo farò .. a piedi, donna di poca fede!».

E poi cos’altro farà?
«Esaudirò i desideri di tutti, darò da bere agli assetati, da mangiare agli affamati, assistenza ai bisognosi, darò un lavoro ai disoccupati, una donna a tutti gli scapoli sfigati, una pensione a tutti! Ma io non voglio niente».

Cavolo. E i fondi?
«Moltiplicherò pane, vino e denari. E li dispenserò a tutti. Ma io non voglio niente».

Renzi non la ama. Dice che lei appartiene al trapassato remoto!».
«Prima che cali la luna, anche lui verrà a me! Uomini e donne di poca fede. Ma io non voglio niente, lo scriva lo scriva…».

Lo scrivo: lui non vuole niente. Lui deve solo dare.

Senta, onorevole presidente, ma questo casino dei sondaggi…
«Io non ho chiesto nulla. Sono stati altri a commissionarli. E’ evidente che solo il primo è valido. Quello fatto fare dal mio partito è stato alterato e manomesso».

Ma presidente! Come alterato e manomesso!
«Non è difficile, sai! Prendi delle percentuali e le sposti da una colonna a un’altra e il gioco è fatto. Invece quello fatto fare a mia insaputa risponde a verità. E la verità trionferà».

E come fa a sapere queste cose?
«No comment».

Guardi, io ho dato un’occhiata ai dati sulla disoccupazione nel suo paese. Percentuali negative spaventose. Lei prima diceva che se eletto darà un posto ai disoccupati. Ma cos’ha fatto per la sua città in questi decenni?
«Io ho dato tanto in cambio di nulla. Posso dirle che la disoccupazione e la disperazione l’ha generata la destra negli ultimi tre anni, interrompendo decenni di benessere e piena occupazione».

Suvvia, non le crederà nessuno.
«Quando la gente mi manderà alla Regione darò più posti a tutti e un conto corrente nella mia banca. Promesso».

Perché, ha una banca?
«No comment. Lei è troppo invadente. Le sue domande sono indiscrete».
Il presidente comincia a irritarsi. Ha gli occhioni quasi fuori dalle orbite.

E’ il mio lavoro fare domande. Cosa pensa del “fenomeno” Emiliano M…
«…Non mi parlare di quel Morrone, per carità! E’ una spina nel fianco. Ma anche lui verrà a me. Fidati».

Veramente dicevo Mandarino…
«In effetti con quella chioma somiglia a un “mandarino”. Sono sempre stato invidioso dei suoi capelli».

Non offenda, presidente. Dicevo Emiliano Mandarino, di Cosenza, l’uomo che sta spopolando sul web.
«Mai sentito. Poi io non frequento il web, ma solo i miei compaesani bisognosi a cui voglio dare molto».

Comunque, ho letto qualcosa di Emiliano Morrone. E’ un giornalista capace e molto intelligente.
«Mi prometti una cosa?».
Cosa?
«Ti faccio una confidenza che non devi scrivere. In verità ti dico che non amo le persone intelligenti. Pensano troppo e possono essere d’intralcio al proprio cammino. Mi fossi circondato di persone come lui non sarei stato 40 anni sulla cresta del…potere. Mi raccomando la promessa che sennò comincia ad attaccarmi e mi rovina le primarie».

Lasci perdere, presidente. Ascolti, questo è il paese dell’Abate Gioacchino da Fiore. Bell’Abbazia. Un grande teologo…Obama si è ispirato a lui per la prima campagna presidenziale…
«Sfondi una porta aperta cara mia. Io sono un suo seguace».

Di chi, di Obama?
«No, dell’Abate Gioacchino. Non amo gli uomini molto abbronzati».

Dai, presidente, questa l’aveva detta Berlusconi.
«E non aveva torto».

Come non aveva torto! E’ un po’ invidioso anche di Obama?
«Per abbronzarmi come lui devo stare sei mesi sotto il sole. Invidioso no, ma a maronnella mia poteva darmi capelli e pelle scura».

Lei è credente?
«Certo. Quando sono in campagna vado a tutte le messe. Il parroco mi fa anche dire l’omelia ai miei compaesani».

Questa è forte. Non ci credo!
«Se non ci credi vieni quando siamo in prossimità delle elezioni e potrai toccare con mano come San Tommaso».

Credevo fosse ateo?
«Ateo io. Ma quando mai».

Ha visto quel servizio delle Iene in cui i parlamentari non sapevano cosa fosse l’Isis?
«Ahaha ahaha ahaha ahaha. Che figura ha fatto quella donna calabrese di Forza Italia… aiutami a dire come si chiama…».

Che fa, finge di non conoscere Jole Santelli?
«Ah aha ahaha ahahah. S’è ‘mpapinata (si è incartata) alla grande. Ah aha ahaahaha…».

Beh, capita. Ma lei che ride, avrebbe saputo rispondere visto che ha fatto per vent’anni il deputato?
«…Ahh aha ahahah. La Santelli ha scambiato l’Istituto servizi internazionali socio-sanitari per un progetto contro il terrorismo islamico. Ahaha ahaha ahahah…».

Vabbè, lasci stare. La saluto e grazie per l’intervista. Grazie pure per il caffé.
«Grazie a te, signorina. Mi raccomando, quando è pronta l’intervista fammela vedere così la correggiamo e ti do’ il “visto si stampi”».

Si fa così da queste parti?
«Ci tengo. Sono rispettoso della libertà di stampa ma se do una sbirciatina prima io è meglio…»

Ok, ci conti allora.
«Vedo che capisci al volo…».

Andando verso la mia auto vedo scritto su un muretto “Amara terra mia! Come siamo messi male”. Oliverio me la fa notare: «E’ una scritta riferita a me. Sono i miei detrattori che scrivono queste cose. Ma anche loro verranno a me. Ricordalo! Scherzi a parte». Si, scherzi a parte…

Intervista immaginaria di Grattachecca (non autorizzata)  

Parla Emiliano Mandarino, l’uomo del Sud che spopola sui Social

Emiliano Mandarino visto da Grattachecca per SecondoPianoNews.It
Emiliano Mandarino visto da Grattachecca per SecondoPianoNews.it

Per molti è la nuova icona dell’antipolitica. Molti altri, invece, pensano di appiccicare lungo i viali delle città calabresi e non solo le locandine in stile western con su scritto “Wanted”.

Sta di fatto, che lui, Emiliano Mandarino, da Cosenza, è la “star” del momento. Spopola sui social network. Ogni video che pubblica su Facebook racimola migliaia e migliaia di condivisioni. Finora ne ha collezionato ad occhio e croce mezzo milione.  Una sorta di “Oppa Gangnam Style” in miniatura. Una marea di “Mi Piace” e uno “tzunami” di commenti, per lo più di plauso, pochi altri di critica e risentimento.

Di lui si è interessato il programma di Italia 1 “Le Iene”, il cui solo servizio online (escluso il seguito tv) ha collezionato oltre un milione di visite. Giuseppe Cruciani lo ha intervistato su Radio 24, uno dei più noti programmi radiofonici di attualità del Sole 24 Ore. Ma perché “spopola” Emiliano Mandarino? Semplicemente interpreta, a suo modo, il sentimento comune di ogni calabrese, ogni meridionale e di ogni italiano medio che arranca ad arrivare non alla terza settimana, ma al quarto giorno del mese.

Emiliano Mandarino
Emiliano Mandarino

Gente arrabbiata con la politica e con il mondo intero per le precarie condizioni economiche. Nelle sue clip si rivolge al «Popolo italiano», inveendo contro i politicanti passati e presenti con bestemmie cosentine (volgari ma efficaci, evidentemente), e negli ultimi venti secondi inneggia al Duce Benito Mussolini perché lui si ritiene «Fascista». «Quando c’era il Duce si stava meglio», dice lui senza temere smentita.

Sui media è partita la campagna di “denigrazione” per timore che il personaggio (e i suoi argomenti di contestazione dilaghino…E non tanto per il pericolo fascista). E’ un pacioccone meridionale tutto lavoro e famiglia. Dovete vedere la sicurezza. La proprietà di linguaggio con cui esprime concetti semplici ma che fanno presa sulla “plebe”. La destra politica in Calabria non ha mai preso grandi consensi. Roba di qualche punto. Lui è riuscito invece a risvegliare un “popolo” che se dovesse recarsi  oggi alle urne, esprimerebbe almeno dieci volte le magre percentuali racimolate dalla destra storica e nostalgica negli ultimi trent’anni.

Non che lui sia una «cima», intendiamoci. Si ritiene un piccolo «ramoscello»,  «nu ramu d’alivu». Un “pacifista democratico di destra”. Del resto manco Grillo capisce un tubo di politica, eppure ha preso il 26% alle politiche e il 21 e passa alle europee. Ma almenoEmiliano Mandarino (come pure il comico genovese) sprizza «simpatia». E poi è «amato» dai suoi fans come lui “ama” gli italiani.

La curiosità del personaggio mi spinge a recarmi in trasferta per incontrarlo. Da Roma a Castrolibero, comune alle porte di Cosenza. Mandarino mi riceve nella sua casa. Mi fa accomodare. Noto l’arredamento spartano. Tutto in ordine. Quadri, cimeli e un busto del capo del fascismo adagiati qua e là per il soggiorno. Attorno a lui centinaia di aficionados al cui confronto il subcomandante Marcos si sentirebbe in imbarazzo.
Cavolo! Che è, un esercito?
«300, su triciento»

Ma siamo a Cosenza mica a Sparta.
«Hai visto il film? Bene, qui siamo in guerra. Una guerra democratica, ma sempre guerra è».
Barba trasandata, ha tutta l’aria di uno “Spartano” che ha dichiarato guerra ai politici e “ari persiani”, che qui, a Cosenza significa le tapparelle. Tapparelle “chiuse dall’indifferenza”. Lui, Emiliano Mandarino, vuole riaprirle per risvegliare il “popolo addormentato”. Vado avanti nelle domande e ad un tratto vedo che i «300» avvicinano le mani dietro la schiena per estrarre qualcosa.

“Calma, calma. Vengo in pace”, mi affretto a dire…Non vorrei suscitare rabbia e risentimento, penso tra me e me. E’ risaputo che i calabresi sono permalosi.
«Non sono armi», mi dice Emiliano Mandarino. «Sono registratori».
Sorpresa di tanta attenzione, anche io sfilo timidamente il mio registratore dalla borsa.
«Quello delle Iene mi ha fatto un servizio di merda. Mi ha sputtanato, screditato, fatto passare per reduce di Salò con tutto il rispetto per i camerati del Duce».

Emiliano Mandarino su Facebook
Emiliano Mandarino su Facebook

Un boato squarcia i timpani miei e di Emiliano Mandarino: «A noi! Onore ai camerati caduti!», urlano i 300. Rigorosamente sull’attenti e con il braccio teso del saluto romano. Avete presente il giuramento militare? Beh, ecco!
«Riposo, riposo, amici del web», dice lui.
«Dicevo che quello ha fatto quasi un’ora di intervista. Io però ho registrato due ore di conversazione. Il tono e gli argomenti erano tutt’altro e lui ha mandato un servizio di tre minuti sulla seconda guerra mondiale…‘Nculu a chi le ‘mmuartu e stra ‘muartu e tutti i muarti i chi le ‘mmuartu».
Cominciamo bene. Tradotto per i mie lettori romani: “Li mortacci tua” o “all’anima de li mejo mortacci tua” con rinforzo.
Vabbè, dai, non poteva mandare un’ora di servizio su Emiliano Mandarino…
«Sai che ti dico?, se lo difendi smamma subito sennò ti libero i miei 300».
I «300» mi fissano in cagnesco. Ma io tosta, me ne frego e proseguo la mia intervista.
Io non difendo quello là. Ma attenzione coi toni, che divento una iena, toh!
«Calmi tutti», dice il capo dei «300».

Emiliano Mandarino, come è nata questa sua popolarità?
«Beh, un giorno, verso fine agosto, sono andato in barca a pescare…Ho tirato le lenze e mi sono seduto per rilassarmi. Na bella birretta frisca e mianzu pacchettu i sigarette in due ore. Mi sono accorto che in tutto questo tempo non aveva abboccato nemmeno un pesce. Aziono i mulinelli e indovina che vado a tirare?».

Cosa?
«Na scarpa e nu cupertuni (pneumatico) , ‘nculu a chi le ‘mmuartu e stra ‘muartu».

Emiliano Mandarino a pesca visto da Grattachecca
MARE SPORCO SCARPE E LIQUAMI. Emiliano Mandarino a “pesca” visto da Grattachecca

Vabbe’, succede. E poi?
«Aspe’, non ho finito…A un certo punto vedo tutto attorno alla barca liquami, escrementi, sacchiatti i munnizza, bagnarole, pisciaturi bucati. E ho pensato: “Pe’ chistu piglio scarpe a posto di pisci. U mare è luardu e fetusu. Ho cominciato a perdere i lumi e mi signu ‘ncazzato cussì assai ca puru u mare s’è agitato».
Quindi il mare era sporco. Probabilmente non funzionavano i depuratori…
«Non funzionavano i depuratori? E di chi è la colpa. Di sti politici i merda …‘nculu a chi le ‘mmuartu e stra ‘muartu. Vedi, quando c’era il Duce Benito Mussolini, l’uuuniiiicooo che ha veramente amato il popolo italiano, il mare lo potevi bere. Lui ha fatto le bonifiche. Non c’era tutto questo inquinamento. Invece oggi è sporco e non c’è manco l’ombra di un pesce».
Scusi, ma lei ha una barca?
«E perché, è vietato? Anche D’Alema e Berlusconi hanno una barca».

Ma quelli sono politici di professione ricchi e straricchi
«Ebbe’, pure io sono ricco, non di pila, ma di pilu. Vuoi vedere?».
Non ci tengo…
Come non detto, Mandarino si toglie la camicia rigorosamente tricolore con l’effigie del Duce e si mostra a petto nudo per mostrarmi la sua peluria. Somiglia mezzo uomo e mezza scimmia.

Emiliano Mandarino durante uno dei suoi messaggi al popolo italiano
Emiliano Mandarino in barca durante uno dei suoi messaggi al “popolo italiano”

Torniamo all’incazzatura sulla barca
Appena mi sono reso conto della gravità della situazione ho preso e ho detto a un mio amico: Tena ca’ stu telefunu che mo cinni dicu quattru a sti luardi i ‘mmerda. Al mio amico tremavano le mani e le gambe tanto ero arrabbiato. Cosa che mi ha fatto andare ancora più in bestia. C’è dittu: mungia ca’! (premi quì) e non ti muovere fino a nuovo ordine».
E da lì e partito…
«…Tutto. Bandiera tricolore alle spalle, sono partito in sesta gasato e ‘ncazzato nivuru (nero): “Cari amici del web, caro popolo italiano…Sti politici i mmerda… Prodi, D’Alema, Berlusconi, Monti, Letta e Renzi sono stati la nostra rovina, ‘nculu a chi le ‘mmuartu e stra ‘muartu e tut…”».
Si, li ho visti i suoi video. Un po’ volgari ma molto efficaci.
«Cittu ci’… (Zitta, zi’). Poi essendo in mare aperto non riuscivo a connettermi. Volevo condividere col mondo la mia rabbia. Ma mancu na tacca c’era».
Vabbe’, in mare aperto pretendere che ci sia linea…
«E li non ci ho visto più. E pigliatu u taccu da scarpa ch’e’ piscatu e ho cominciato a battere con violenza sopra il telefono recitando il rosario dei morti…Ti sembrerà strano, ma dopo la sesta corona sono apparse sei tacche quando io ne ho di solito quattro. E’ stato il segno di Poseidone».
Un miracolo…Lei sa chi era Poseidone?
«Ohi co’, ma tu pe chini ma pigliatu, penn’analfabeta? (Ehi, ma mi hai preso per un’analfabeta?)».
Assolutamente no! Non mi permetterei…
Dai “300” un brusio minaccioso contro la sottoscritta. Tre o quattro, non ricordo bene, cominciano a fissarmi dalla testa ai piedi.
Mandarino si accorge: «A Noi, popolo del web».
E loro: «A Noi!.. Duce-duce-duce-duce-duce…».

Ok, capito. E dopo la condivisione che è successo?
«Non hai idea. Arrivano le prime 100 condivisoni, poi duecento, mille. Con lo stesso ritmo arrivano centinaia di richieste di amicizie. La cosa, come dire, si era… si era….
Si era?
«Non so se è il termine giusto ma è come se si fosse stillabrata (allargata). Mi resi conto di aver colto nel segno. Poi ho dovuto aprire quattro profili su facebook per contenere tutte le richiesta che arrivavano da Cuneo a Palermo. Ho postato altri video e sono arrivato fino ad oggi a oltre 450mila condivisioni, decine di migliaia di “Mi Piace”, una marea di commenti».

Insomma, un vero successo. E’ vero che da Palo Alto l’hanno più volte bloccata?
«Quante volte, hai voglia! Ma io cunnu (con un) palo l’e’ sbloccato. Stesso sistema del tacco, però sul Pc di casa».
Ho visto che si fa girare i video in verticale, ma non sarebbe meglio orizzontali?
«Perché esiste questa funzione?».
Certo che esiste. A casa lei vede la tv girata in verticale?
«No. Ho una tv di 150 pollici rettangolare. Comunque glielo dico a quello che mi fa il video. Io pensavo che…».

Lasci perdere. Perché nelle sue clip bestemmia i morti?
«Viene spontaneo rivolgersi ai politici in questo modo. A noi…».
Subito i “300”: «A noi!!! ‘Nculu a chi le ‘mmuartu e stra ‘muartu…».
Lui li stoppa immediatamente: «Basta fratelli, non vedete che sto parlando…». Religioso silenzio…
«A noi, dicevo, ce ne fanno di tutti i colori, da destra a sinistra al centro. Dalle nostre parti si dice che “s’abbuttanu cumu puarci ari spaddre di fissa” (mangiano come porci alle spalle dei fessi).

Mandarino in un Ice Bucket ChallengeSenta, lei magari potrà anche dire cose sacrosante e non lo metto in dubbio perché la crisi è spaventosa è le famiglie non ce la fanno più. Ha ragione su molti argomenti. Ma gli inneggi al Duce negli ultimi secondi del video non crede rovinino tutte le cose buone che dice prima?
«E te ad iddra (ed ecco a lei). Iiiii ‘nculu a chi te …».
Se mi bestemmia i morti le ficco il tacco 12 della mia scarpa qua, in mezzo alla fronte.
La tensione sale alle stelle. Mentre lui si tocca la fronte, il suo esercito si muove minaccioso verso di me.
Emiliano Mandarino: «Calma e gesso, fratelli». Alcuni secondi di pausa. Lui mi fissa negli occhi…Due di loro avanzano ostili ma il capo li redarguisce: «Statti ddra, ‘unna capi’, ahhh!? (Fermo là, hai capito o no?)»
«Sai che sei una donna con le palle?».
Lo so!
«Vabbè, lasciamo stare i tuoi morti. Pace all’anima loro».
Tornando a prima, diversi suoi fans si lamentano degli ultimi secondi…
«Allora io ti dico che molti di questi commenti sono di gente in buona fede. Altri di provocatori comunisti e altri ancora di parassiti, pidocchi che iu mi cacciu ad uno ad uno e i scamacciu (schiaccio) sutti i pedi».

Ok, ma alcuni l’invitano ad abbassare i toni…
«Abbassare che? Questi politici hanno ucciso il nostro futuro. Lui, il Duce Benito Mussolini ha veramente amato il popolo italiano. Ci ha dato le pensioni, il lavoro, le case popolari, l’istruzione e tantissime altre cose positive. Tutte cose che questi politici ladri, massoni e figli di puttana ci hanno tolto… Iiiiiii ‘nculu a chi le ‘mmuartu e stra ‘muartu e tutti i muarti i chi le ‘mmuartu, mmerda, pisciaturi, tradituri, bastardi e magnacci…».
Il registratore non riesce a contenere tutto questo “vocabolario” e si inceppa…Provo a fare pure io come Mandarino. Mi tolgo la scarpa e col tacco ci sbatto ripetutamente sopra. Funziona, tie’!  Riprendo…
Questo è anche vero. Però poi ha commesso l’errore di allearsi con la Germania nazista ed entrare in guerra, fare le leggi razziali…
«Anche lei vuole parlare della Seconda Guerra mondiale? Eh no, non ci ricasco. Parliamo del Ventennio in cui gli italiani potevano lasciare la casa incustodita e nessuno la toccava. Le città erano sicure. Non c’erano immigrati…

Lei è razzista?
«Assolutamente no. Ma prima degli immigrati io dico che devono dare la casa agli italiani, il lavoro agli italiani, i sussidi agli italiani, assistenza agli italiani, ai bisognosi. Provate ad andare voi nei paesi africani o di altre nazioni extraeuropee per vedere se vi danno sussidi e vi accolgono come noi accogliamo loro. Sti cazzi. Provate a chiedere una Chiesa dove pregare. Ti ci bruciano dentro. E noi gli costruiamo le moschee a spese nostre. Provate a chiedere integrazione nei loro paesi. Sa cosa risponderebbero alle vostre richieste prima di impalarvi? Come Cetto La Qualunque, “Na beata minchia”! Aspe’, c’appiccio (accendo) na sigaretta…».

Non mi butti il fumo in faccia. Vada avanti.
«Dicevo prima che durante il fascismo c’era serenità, fratellanza e cameratismo. Le famiglie crescevano. Sette, otto, dieci figli. Perché il Duce incentivava le nascite. Invece questi incentivano la disperazione, istigano al suicidio. Oggi a mala pena le famiglie, quelle poche che riescono, fanno un figlio. Che nasce pure pieno di debiti… Con il Fascismo c’era ordine e disciplina. Soprattutto onore e dignità. Di-gni-tà! Questa Casta ci ha tolto anche quella. Oggi i giovani sono senza futuro, non avranno una pensione nemmeno se dovessero lavorare 50anni di fila. Pensa a chira Pxxxxxx da Fornero ca chiangìa (piangeva) lacrime i coccotrillu….Chi le ‘mmuaartu a iddra (a lei) e a tutta a razza sua. Poi l’Euro che ci hanno regalato Prodi, Ciampi e tutti gli altri ci ha ridotto in povertà. Siamo schiavi dei banchieri usurai. Certo che io sono fiero di gridare: “Duce-duce-duce” e lo dico, democraticamente, con convinzione, perché lui ha veramente amato il popolo italiano. E poi vuoi sapere una cosa».
Dica.
«Che l’informazione è a senso unico. Sono i vincitori a scrivere la storia».
Beh, questo è fuor di dubbio.
«Vidu ca cuminci a capi’ (noto che inizi a capire). Nei libri di scuola si parla del Fascismo soltanto in modo spregevole negli anni della Seconda Guerra mondiale. Mai un cenno alle tantissime cose buone che Mussolini ha realizzato e lasciato al popolo italiano. Le faccio un breve esempio calabrese. Sa a chi dobbiamo ringraziare per tutto il sistema viario interno in Calabria, vedi la Sila, Aspromonte, nei comuni?».

Emiliano Mandarino visto da Grattachecca
Emiliano Mandarino visto da Grattachecca

No, a chi?
«A Michele Bianchi, ministro dei Lavori Pubblici durante il Fascismo che è morto povero negli anni ’30. Oggi invece non fanno nessuna opera e si arricchiscono soltanto. Bianchi era di Belmonte Calabro, qui vicino. Il Fascismo gli dedicò un imponente monumento come faceva per i grandi uomini. Oggi questo monumento è abbandonato a se stesso. Ma noi gli restituiremo dignità andandolo a ripulire coi miei condivisori».
Rivolto ai suoi: «A Noi, fratelli e camerati». I suoi: «Camerata Bianchi..Presente!». Stesso boato di prima!

«Vedi, se tu non conosci Michele Bianchi vuol dire che non te l’hanno insegnato a scuola. La storia sui libri e tutta una farsa, piena di menzogne. Per farti un altro esempio, quando gli americani sganciarono con Enola Gay la prima bomba atomica su Hiroshima (e poi su Nagasaki) hanno ucciso milioni di persone a guerra quasi finita.  Il tale che ha premuto il pulsante è stato accolto negli Stati Uniti non come un carnefice, ma come un eroe». E’ questa è giustizia?
Il Duce è stato comunque «tradito» dai suoi.
«Come no, gente come Grandi, Badoglio e altri che poi sono passati sul carro dei vincitori. Iiiii ‘nculu a chi le ‘mmuartu e stra ‘muartu e tutti i muarti i chi le ‘mmuartu. Tradituri e pisciaturi».
Dai «300» un solo grido: «Grandi e Badoglio tra-di-tu-ri e pi-sci-a-tu-ri».

«Mi fa dire una cosa a cui tengo?».
Prego!
«Sto ricevendo un sacco di video messaggi in privato con tantissime richieste di aiuto. E’ gente per bene ridotta in povertà a causa di questa classe politica. A loro dico con tutto il cuore che vorrei aiutarli tutti. Stiamo valutando di organizzare una raccolta fondi per i casi più disperati».
Bel gesto, ora diventa pure filantropo?
«Filo che? Io aiuto i miei fratelli italiani. Veda su Facebook».

"Il Mandarino che piace" sul Giornale d'Italia della "Destra" di Storace
“Il Mandarino che piace” sul Giornale d’Italia della “Destra” di Storace

Vabbe’ lasciamo stare. Sa che è vietato fare il saluto fascista?
«Il pm di Cosenza mi ha archiviato per apologia di fascismo. Comunque, s’è per questo e questo, il saluto cameratesco, non dico romano sennò passo guai, me l’ha fatto anche quel tale delle Iene, ma mi ha detto di non dire nulla sennò lo licenziavano. Io però ho registrato tutto, sai! Anche Cruciani l’ha fatto alla fine dell’intervista, però lui è stato corretto. Ha ammutolito quel Paranza».
Parenzo.
«Cumu cazzu si chiama chiama. Io comunque me ne frego».
Ma se in audio il saluto romano non si vede, dai… Comunque il suo “me ne frego” è linguaggio tipico ducesco…Scusi, lei ha mai avuto rapporti politici con la destra?
«Mai e poi mai! Quella è gente che ha sfruttato le cose positive del Ventennio fascista per poi vendersi al potere. Tutti eredi di Badoglio. Non hanno mai amato la Patria come me e i miei fans».
Ha intenzione di fare politica?
«Per ora no. Ma… Mai dire mai. Ho detto alle Iene che gli amici del web scrivono “Emiliano Mandarino for President” Quindi…».

President di cosa?
«Ancora non sappiamo. Sarà comunque la rete a decidere».
Farà dunque come Grillo?
«Grillo chi?».
Che fa, lo snobba?
«Io sono fascista, lui è uno sfascista che ha cavalcato il malcontento. Io invece cavalco la tigre e ni mangiamu tutti sti politici fetusi, parassiti e iattule (scarafaggi)…’Ntu culu a loro e tutta a razza loro…».
Mi dica la verità, ha in mente di organizzare un «’Nculu a chi te mmuartu Day» come il VaffaDay di Grillo?
«Per la verità non ci ho mai pensato. Grazie per lo spunto. Consulterò gli amici del web».

Lei è religioso?
«Solo Gesù salva».
Quindi è evangelista?
«Mo’ basta domande, quand ni vu sapi’ (quante ne vuoi sapere). Ho da fare, devo girare un altro video sul debito pubblico e un altro sul buco dell’ozono. Vavatinni i ca’ sinnò ti iunnu i miei condivisori (vattene di qui sennò di faccio azzannare dai miei…)
Ok, grazie signor Emiliano Mandarino, ma non dovrebbe bestemmiare i morti. A maggior ragione se è religioso.
Non mi risponde…Beh, ne approfitto perché pure a me tocca fare quasi sessanta chilometri fino a San Giovanni in Fiore, dove vorrei incontrare Gerardo Mario Oliverio, plenipotenziario Pd in Calabria e papabile come candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Calabria…
«Salutare», è il comando ai suoi.
«A Noi… Duce-duce-duce».
Emiliano Mandarino: «Atténti aaa Destr. Avanti Maaarch… un-due-un-due-/pass/ -un-due-un-due-/pass/…»
Accompagnata alla porta sento il gruppo canticchiare: “Faccetta nera/Bell’abissina/Aspetta e spera/Che già l’ora si avvicina!/quando saremo/Insieme a te/noi ti daremo/ un’altra legge e un altro Re/…”.
Vabbe’, Amen! (o… Eman, che è l’anagramma di Emiliano Mandarino)

Intervista immaginaria di Grattachecca (non autorizzata)  

«L'amore non ha età». Ecco 12 dei casi Vip più celebri.

Hugh Hefner e Crystal Harris
Il re di Palyboy Hugh Hefner (88 anni ) con Crystal Harris (28). 60 anni di differenza

«Non ho l’età/per amarti…», cantava la diciassettenne Gigliola Cinquetti nel 1964. Mezzo secolo dopo a nessuno verrebbe in mente di riproporre un brano del genere a Sanremo. Sarebbe «troppo provinciale». La «nuova» filosofia di vita si afferma oggi con un adagio opposto a quello cinguettiano: «L’amore non ha età».

Rupert Murdoch con l'ex moglie Wendy Deng - l'amore non ha età
Rupert Murdoch (83 anni )con l’ex moglie Wendy Deng (44)

Segno di un graduale e irreversibile mutamento che ha coinvolto in un nuovo romanticismo giovani, meno giovani e classi sociali differenti. Non importa se la donna (o viceversa) si invaghisce di un uomo di 30 anni più grande di lei o lui. Sono «amore e passione» che contano. A prescindere dall’età. Forse…

Addio quindi alle vecchie tradizioni che per secoli hanno dominato le famiglie italiane e non solo. Ai tempi in cui si usava la tramontata «dichiarazione» d’amore. Prima di dare un bacio ad una giovane donzella, si era «obbligati» a chiedere la «mano» della ragazza ai genitori. Se gli andavi “a genio” ti accasavi, altrimenti, senz’appello, il papà ti diceva «smamma!».

A quei tempi spesso erano genitori e parenti ad organizzare “l’accoppiata”. Il “fidanzato”, per l’ignara ragazza, veniva individuato con criteri rigidi che ne stabilivano l’identikit: coetaneo, serio, lavoratore, figlio di buona e onesta famiglia e se era bello e benestante tanto meglio. Per il ragazzo valevano più o meno gli stessi requisiti con la precondizione che la ragazza fosse “vergine”. Oggi non è più così. Che l’amore non abbia età, lo riferiscono pure le cronache gossippare che si occupano prevalentemente di vip, vecchi magnati, spompati playboy e ricche e attempate contesse. Differenze di età abissalicon il lui o lei. Del resto, è l’amore che conta… Forse in questi casi è più «la passione» per i soldi a fare la differenza che non l’amore.

[flagallery gid=11]Come non citare ad esempio i casi del magnate australiano di News Corporation Rupert Murdoch, 83 anni, più matrimoni alle spalle, che si era risposato e poi divorziato nel 2013 con l’imprenditrice cinese Wendi Deng di 44 anni più giovane del re di Sky; di Hugh Hefner, 88enne creatore dell’impero “Playboy Enterprises”, che nel 2012 ha celebrato le terze nozze con Crystal Harris (1988), una sua fotomodella che ha 60 anni meno di lui.

Silvio Berlusconi (78 anni) con la fidanzata Francesca Pascale (30)
Silvio Berlusconi (78 anni) con la fidanzata Francesca Pascale (30)

Anche Silvio Berlusconi, 78 anni, più volte primo ministro, leader di Forza Italia e a capo dell’impero “Mediaset”, dopo il divorzio da Veronica Lario si è fidanzato con la trentenne napoletana Francesca Pascale. Il patron del “Billionaire”, Flavio Briatore, 66 anni, si è sposato per la seconda volta con l’ex showgirl calabrese, Elisabetta Gregoraci che di anni ne ha oggi 34.

Per restare in Italia fece scalpore il matrimonio nel 2001 tra l’imprenditore (Pirelli, Telecom) Marco Tronchetti Provera, oggi 66enne, con l’ex modella tunisina, Afef Jnifen, oggi 50 anni, mentre la cantante e attrice statunitense Mariah Carey classe 1970 ha invece sposato il rapper nato a San Diego, Nick Cannon, di 11 anni più giovane della straordinaria interprete di “Without You”.

Flavio Briatore (66 anni) con Elisabetta Gregoraci (34)
Flavio Briatore (66 anni) con Elisabetta Gregoraci (34)

Nel 2009 il noto volto di Hollywood, Bruce Willis, che ha quasi 60 anni, ha ricoronato il sogno con la modella inglese Emma Heming, oggi 36enne. Uno degli attori più paparazzati come George Clooney, 53 anni, dopo la breve parentesi con l’ex velina Elisabetta Canalis, convolerà a nozze con la bella libanese Amal Alamuddin, 35 anni, avvocato con studio a Londra. I due celebreranno il matrimonio a Venezia il 27 settembre prossimo. Se dovesserlo arrestarlo nuovamente non dovrà temere per la difesa…

Il duro dei film d’azione, l’inglese Jason Statham 47 anni è invece partner di Rosie Huntington-Whitely, modella e attrice, che di anni ne ha 27. Molto nota pure la storia d’amore tra Michael Douglas (69 anni) e Catherine Zeta-Jones, oggi splendida 44enne. I due si sposarono nel 2000.

George Clooney (53 anni) e Amal Alamuddin (35)
George Clooney (53 anni) e Amal Alamuddin (35)

Il celebre attore americano Alec Baldwin, 56 anni, dopo il fallimentare matrimonio con Kim Basinger ha portato all’altare l’istruttrice di yoga Hilaria Thomas di 26 anni più giovane del marito. Il cantautore inglese Rod Stewart, 69 anni, si è unito in matrimonio con la modella Penny Lancaster, di 43 anni.

Dodici casi celebri per ribadire oggi che “l’amore non ha età”. Alcuni di questi sono animati dalla “passione per i patrimoni” più che per l’amore vero, ma nella vita si trovano casi dove le unioni tra giovanissimi e adulti resistono “all’antico” stereotipo cantato dalla Cinguetti.

I casi citati appartengono a mondi molto diversi da quello della cosiddetta “plebe”, che è comunque un mondo per molti aspetti più dignitoso e anche più “felice” rispetto al pianeta dei vip. Fidatevi! Mai perdersi d’animo. Se vi piace una donna, osate! Ricordate che chi non risica non rosica…Non importa l’età, né il portafogli (se c’è, tanto meglio…). Se sentite amore verso una donna prendete l’iniziativa senza farvi troppi scrupoli e scatenate la vostra passione… Se non sarete corrisposti, don’t worry. Provate sull’altra guancia! Prima o poi arriverà un bacio…oppure una sberla. Ma meglio uno schiaffo che il rimpianto di non averci provato.

Il Corsera cambia: "Massoneria dietro il patto tra Renzi e Cav"

Ferruccio de Bortoli direttore del Corriere della Sera
Ferruccio de Bortoli direttore del Corriere della Sera

Ferruccio de Bortoli per il Corriere della Sera

“Devo essere sincero: Renzi non mi convince. Non tanto per le idee e il coraggio: apprezzabili, specie in materia di lavoro. Quanto per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica. Ora, avendo un uomo solo al comando del Paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante.

La prima pagina del nuovo Corriere della Sera del 24-9-2014
La prima pagina del nuovo Corriere della Sera del 24-9-2014

Renzi ha energia leonina, tuttavia non può pensare di far tutto da solo. La sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si faranno, si dice. Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier. La competenza appare un criterio secondario.

L’esperienza un intralcio, non una necessità. Persino il ruolo del ministro dell’Economia, l’ottimo Padoan, è svilito dai troppi consulenti di Palazzo Chigi. Il dissenso (Delrio?) è guardato con sospetto. L’irruenza può essere una virtù, scuote la palude, ma non sempre è preferibile alla saggezza negoziale.

La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan. Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto. Circondarsi di forze giovanili è un grande merito. Lo è meno se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier. E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio è fondato.

Renzi allo specchio. Una vignetta di Mauro Biani per il Manifesto
Renzi allo specchio. Una vignetta di Mauro Biani per “Il Manifesto” pubblicata dopo l’incontro del Nazareno

L’oratoria del premier è straordinaria, nondimeno il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur brillante, è fine a se stessa. Il marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso.

In Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti. Le controfigure renziane abbondano anche nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere.

E qui sorge l’interrogativo più spinoso. Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria.

Auguriamo a Renzi di farcela e di correggere in corsa i propri errori. Non può fallire perché falliremmo anche noi. Un consiglio: quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un Paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi troika). E tantomeno quella bianca. Buon lavoro, di squadra”.

 

Pedofilia, arrestato l'alto prelato Wesołowski per volere del Papa. "Abusò di minori"

Józef Wesołowski (cerchiato) durante il Giubileo dei Nunzi Apostolici nel 2000
Józef Wesołowski (cerchiato) durante il Giubileo dei Nunzi Apostolici nel 2000. Al centro Papa Giovanni Paolo II

L’ex arcivescovo polacco Józef Wesołowski è stato arrestato dalla gendarmeria in Vativano per le accuse di abusi sessuali su minori. L’alto prelato, già condannato in passato dal tribunale dello stato papale, è stato posto ai domiciliari nei locali del collegio dei Penitenzieri all’interno delle mura leonine.

LA NOTA DEL VATICANO: “ARRESTATO PER VOLONTA’ DI PAPA FRANCESCO”

In una nota, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha spiegato che il fermo dell’ex nunzio è stato eseguito su  input del Pontefice.  Un caso inedito per la storia della Chiesa che ha deciso di giocare d’anticipo sulla “speculazione” subìta in questi anni.  La decisione, scrive padre Lombardi, è stata presa “su espressa volontà del Papa Francesco”. Il Promotore di Giustizia del Tribunale di prima istanza dello Stato della Città del Vaticano ha convocato l’ex nunzio Mons. Wesołowski , a carico del quale aveva avviato un’indagine penale.

Józef Wesołowski durante una delle sue missioni pastorali
Józef Wesołowski durante una delle sue missioni pastorali

UN FULMINE AL CIEL SERENO
La notizia dell’arresto, data in esclusiva dal Tg del La7 di Enrico Mentana, è stata un fulmine a ciel sereno per fedeli e opinione pubblica di tutto il mondo, che aspettava da papa Bergoglio segnali di discontinuità rispetto al passato. Un passato imbarazzante che molto probabilmente ha determinato le dimissioni del papa emerito Joseph Ratzinger. Con l’ordine di arresto, Francesco ha dato un’accelerazione senza precedenti nel “fare le pulizie in casa” e non dare alibi all’esterno che la Chiesa sia un conglomerato di “potere e pedofilia”.

LA CONDANNA DELLA CONGREGAZIONE
Il prelato, ha spiegato il portavoce della Santa Sede, era già condannato in prima istanza dalla Congregazione della Dottrina della Fede alla riduzione allo stato laicale al termine di un processo amministrativo penale canonico, sono stati notificati i capi di imputazione del procedimento penale avviato a suo carico per gravi fatti di abuso a danni di minori avvenuti nella Repubblica Dominicana”. Il monsignore polacco, infatti, aveva già avuto una condanna canonica di primo grado che lo ha visto ridotto allo stato laicale dall’ex Sant’Uffizio per abusi sessuali su minori. Ma che fino a ieri aveva soltanto limitato i movimenti costringendolo a stare a Roma. Con la possibilità di rimandare a dopo l’appello canonico la parte penale.

UN CASO SENZA PRECEDENTI. SONO ALTRI DUE I VESCOVI INDAGATI 
E’ la prima volta che il Vaticano arresta un altissimo prelato accusato di pedofilia (un caso simile ma per altro reato, è del maggiordomo di Ratzinger Paolo Gabriele posto agli arresti dopo aver sottratto documenti da Vaticano) .E lo fa nel proprio Stato, con il suo tribunale interno, per espressa volontà di Papa Francesco, visti i gravi fatti di abuso a danni di minori, avvenuti nella Repubblica Dominicana, ai tempi in cui Wesołowski esercitava la sua missione apostolica. Ma oltre al polacco, ci sono altri due vescovi indagati per pedofilia. Lo disse il papa di ritorno dalla Terra Santa nel maggio scorso.

FRANCESCO: “TOLLERANZA ZERO VERSO PRETI PEDOFILI”
[quote]”In questo momento – disse il sommo pontefice ai giornalisti al ritorno da Gerusalemme – ci sono tre vescovi sotto indagine, di uno, già condannato (Józef Wesołowski), di cui si sta studiando la pena. Non ci sono privilegi su questo tema dei minori. In Argentina dei privilegiati diciamo: questo è un figlio di papà. Ecco, su questo tema non ci saranno figli di papà. E’ un problema molto grave. Un sacerdote che compie un abuso, tradisce il corpo del Signore. Il prete deve portare il bambino o la bambina alla santità. E questo si fida di lui. Invece di portarlo alla santità, lui lo abusa. E’ gravissimo. E’ come fare una messa nera! Invece di portarlo alla santità lo porti a un problema che avrà per tutta la vita. La prossima settimana, il 6-7 giugno, ci sarà una messa con alcune persone abusate, a Santa Marta, e poi ci sarà una riunione, io con loro. Su questo si deve andare avanti con tolleranza zero”.[/quote]

Józef Wesołowski
Józef Wesołowski

LE ACCUSE DI PEDOFILIA
Il 2 settembre 2013 diverse emittenti televisive della Repubblica Dominicana hanno diffuso la notizia del coinvolgimento di Wesołowski in un caso di abuso su minori. Diversi testimoni hanno confermato. Il 4 settembre 2013 le autorità della Repubblica Dominicana hanno avviato un’inchiesta penale nei confronti di Wesołowski, che nel frattempo era stato richiamato a Roma.

La Santa Sede ha confermato le indagini su Wesołowski delle autorità dominicane su accuse di pedofilia abbastanza gravi da consigliare la sospensione del nunzio. Nel gennaio 2014 era stato reso noto che la Santa Sede aveva negato l’estradizione di Wesołowski in Polonia, dove sarebbe indagato per gli stessi reati. Estradizione che la Città del Vaticano non concede.  La decisione della restrizione nello “Stato Sovrano del Vaticano” sarebbe comunque una “strategia” per fermare “l’accanimento mediatico” contro la Chiesa sul tema della pedofilia. Anche un modo per porre fine alle pressioni della Repubblica dominicana che vorrebbe processare a Santo Domingo Wesołowski per il presunto grave reato contestato. “Noi abbiamo il nostro tribunale e lo processeremo noi”, fanno sapere i vescovi. Una mossa che mette al riparo e sotto tutela lo stesso prelato (malato) e, al tempo stesso un segnale chiaro ad altri “sospettati” di abusi sui minori: “Le regoli morali ed etiche su cui si fonda la nostra Fede deve essere rispettata”. Come dire, la legge è uguale per tutti, quindi nessuno si senta intoccabile! “Non esistono i figli di papà”, diceva il papa annunciando “”tolleranza zero” verso i preti pedofili.

Józef Wesołowski
Józef Wesołowski (Lapresse)

Nel giugno 2014, sempre Lombardi comunicò che Wesołowski era stato oggetto di un’indagine da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, che si è conclusa nel processo canonico di primo grado con la sua dimissione dallo stato clericale. La Santa Sede aveva comunicato che era pronta ad adottare nei confronti dell’ex nunzio i provvedimenti adeguati alla gravità del caso. Infatti, oggi l’arresto ai domiciliari che padre Lombardi motiva per le “precarie condizioni di salute, comprovate da documentazione medica”.

CHI E’ JÓZEF WESOŁOWSKI
Nato a Nowy Targ, nella piccola Polonia sessantasei anni fa, (15 luglio 1948) Józef Wesołowski, appartenente al clero dell’arcidiocesi di Cracovia, era stato ordinato sacerdote nel 1972 dall’allora arcivescovo della città del “Wawel”, Karol Wojtyła. Molto presto Józef entra nel servizio diplomatico della Santa Sede. I primi ruoli sono in diversi Paesi tra Africa, America Latina, Asia e Europa. Diventa vescovo il giorno dell’Epifania del 2000, anno del Giubileo, grazie alla consacrazione (nella Basilica di San Pietro) ancora una volta per volontà di Wojtyla, all’epoca Papa Giovanni Paolo II. «Siate costantemente memori di quest giorno – disse quel giorno Karol Wojtyła –  La luce di Cristo brilli sempre nei vostri cuori e nel vostro ministero pastorale».

Józef Wesołowski (foto Epa/Barria)
Józef Wesołowski (foto Epa/Barria)

DALLA DIPLOMAZIA DI JÓZEF  ALLA SUA “PERICOLOSITA’ SOCIALE”
Le doti diplomatiche di Józef Wesołowski, e forse anche la familiarità (e “fraterna amicizia”) con il Papa polacco, lo portano a ricoprire l’incarico di Nunzio in vari Stati. Nel ’99 in Bolivia poi in alcuni Paesi dell’Asia centrale (Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan). Fino al 2008, (quando lo scandalo dei preti pedofili era di dominio pubblico…) quando arriva nella Repubblica dominicana.

Ed è a Santo Domingo che cominciano i suoi guai giudiziari. Accusato di adescare minori sulle spiagge dell’isola caraibica, era sotto osservazione da parte della magistratura dominicana. Ma quando l’inchiesta viene formalmente avviata, nel settembre del 2013, Wesołowski è già in Vaticano. Era stato richiamato ad agosto per volere di Papa Francesco, dopo le gravi notizie che erano trapelate sul suo conto.

Le accuse del Paese latinoamericano risultano presto fondate e parte il processo canonico. Prima tappa è la riduzione, a giugno di quest’anno, allo stato laicale. La Santa Sede vuole andare fino in fondo ma l’ex monsignore ha diritto di fare appello. La gravità dei fatti (da cui emergerebbero particolari raccapriccianti) che gli vengono addebitati ha spinto il Vaticano ad accelerare sull’arresto.

Isis – Ebola, Lorenzin: «Timori infondati». Ma poi ammette: «Ci stiamo preparando»

Ministri della Salute Ue a Milano
Ministri della Salute Ue a Milano (photo Twitter)

«Il rischio di diffusione della malattia da virus Ebola in Europa è considerato molto basso da tutti gli esperti, ma ciò non riduce la necessità di tener alta la guardia, soprattutto riguardo ad alcuni aspetti». Lo ha detto ministro della Salute, Beatrice Lorenzin a conclusione della sessione del meeting «informale» dei ministri della Salute dell’Ue svoltosi a Milano e dedicata all’epidemia di Ebola.

L’esponente del governo Renzi rassicura, quindi, sul “mancato rischio” di diffusione del virus in Europa che sta mettendo in ginocchio l’Africa occidentale. In particolare, afferma il ministro, «per il ruolo che sta svolgendo come porta d’Europa per i flussi di migranti, (il nostro paese) si trova anche a dover gestire i timori, per lo più infondati, che attraverso i migranti possa essere importata nel Continente la malattia».

Una vittima del Virus Ebola riceve istruzioni in Liberia
Una vittima del Virus Ebola riceve istruzioni in Liberia

“Timori” tuttavia ammessi (e rilanciati da questo blog) dall’affrettata decisione di Barack Obama di inviare tremila militari Usa a presidiare i porti del nord Africa da cui partono le carrette del mare coi migranti verso l’Europa.

Tale scelta è stata motivata, secondo Whashington, da “timori concreti” che l’Isis possa utilizzare Ebola per attaccare l’Occidente o quanto meno riuscire nell’intento di generare panico per poi «attaccare» su altri fronti. Il presidente degli Stati Uniti nella sua mossa (che ha messo in estremo imbarazzo l’Ue) era stato convinto dal suo staff a muoversi subito per “motivi di sicurezza nazionale”.  Da quanto si apprende, un ruolo determinante nella decisione di Barak l’avrebbe avuto il Mossad. Ma non vi sono conferme circa il coinvolgimento dell’intelligence israeliana.

Secondo quanto aveva confermato “Site”, il portale online di monitoraggio sul terrorismo Jjhadista, l’Isis sarebbe infatti pronta “ad attaccare Europa e Usa con il virus Ebola”.

E’ molto probabile quindi che l’organizzazione terroristica possa usare i flussi migratori per lanciare la “bomba” Ebola sul vecchio continente sfruttando la vulnerabilità delle frontiere colabrodo a sud dell’Itala: Sicilia e Calabria, regioni dove ogni giorno si registrano decine di sbarchi con migliaia di migranti e dove l’Is potrebbe trovare il supporto logistico della ‘Ndrangheta, potente organizzazione criminale calabrese pronta a cooperare con chiunque possa portargli profitti.

il ministro Beatrice Lorenzin a Milano durante sessione del vertice informale UE su EbolaDue anni fa la Direzione Nazionale Antimafia (DNA), presieduta allora dall’attuale seconda carica dello Stato, Pietro Grasso, al proposito della “grande alleanza” tra ‘Ndrangheta e terroristi islamici, centrava la sua «attenzione» “sulle particolarità e sulle varianti di recente manifestatesi nel quadro d’insieme. Il riferimento è, in particolare, alla scoperta di nuove aree di incidenza del crimine organizzato o alla evoluzione di taluni gruppi criminali verso modelli organizzativi più sofisticati, maggiormente in grado di mimetizzarsi nell’economia legale e di relazionarsi, con metodo “persuasivo” e non più solo violento, ai pubblici poteri. La più interessante e, al contempo, più allarmante fra le nuove emergenze registrate concerne, peraltro, l’intreccio fra la materia della migrazione illegale e quella del terrorismo internazionale di matrice fondamentalista islamica […]”. Relazione Dna – dicembre 2012

il ministro Beatrice Lorenzin a Milano al vertice informale UE su EbolaI timori ritenuti «infondati» dal ministro della Salute Lorenzin prendono invece corpo con la notizia che la filiale tunisina di Al-Qaida nel Maghreb Islamico (AQIM), ha promesso sostegno ai terroristi dell’Isis. In Egitto, la bomba fatta esplodere ieri vicino al ministero degli Affari Esteri è un chiaro segnale di destabilizzazione dell’Egitto ad opera degli jihadisti di “Ansar beit al Maqdis”, movimento anch’esso legata al doppio filo tra la vecchia Al-Qaida e l’Isis, il quale ha esortato oggi «i combattenti» a continuare gli attacchi contro “miscredenti” e obiettivi occidentali o filo tali. Tunisia, Egitto, Siria, Libia e l’Algeria (con la falange Jund al Khilafah), sono paesi maghrebini dove l’Isis, mediante la fitta rete di militanti, potrà affondare le sue radici di odio contro il “West” e alimentare il flusso di clandestini. La “porta d’Europa”, come la definisce Lorenzin, dista da questi paesi qualche centinaio di chilometri.

E’ stato un meeting, quello di Milano, «informale» (che di per sé è bizzarrro e anche ridicolo definirlo tale a fronte di una emergenza mondiale gravissima come Ebola…) dal quale è emerso uno squarcio di verità. Lorenzin ha ammesso che «pur considerando il basso rischio dell’estensione dell’epidemia ai nostri Paesi, dobbiamo comunque aumentare il nostro grado di preparazione,  per rafforzare la capacità di identificazione, trasporto, diagnosi e cura di pazienti o sospetti».

Nessuna parola dai ministri Ue sulle preoccupazioni di Obama, costretto a muoversi in anticipo per l’inerzia delle istituzioni europee.  Anche il collega della Lorenzin e leader del suo partito (Ncd), Angelino Alfano, finora pare stia sottovalutando il problema Isis-Ebola e le probabili commistioni con la Ndrangheta.

Bonus giovani, ecco come Renzi scippa fondi al Sud per darli al Nord. Denuncia di Arturo Scotto (Sel)

Bonus lavoroE’ polemica sui fondi destinati ai giovani del Mezzogiorno. Un vortice di denaro di centinaia di milioni di euro dirottati al nord da una norma introdotta dal decreto Sblocca Italia. Uno scippo vero e proprio ai danni del Mezzogiorno come ai tempi dei Fas durante i governi Prodi e Berlusconi. Il Dl, che deve essere convertito entro novembre, entra in gazzetta ufficiale con la prerogativa di dirottare un  fondo di 220 milioni di euro indirizzato all’occupazione giovanile nelle aree depresse alle regioni del nord per sussidi e cassintegrati. La motivazione addotta sarebbe, secondo palazzo Chigi, la scarsa domanda per il bonus giovani. Giustificazione che fa acqua da tutte le parti.

Secondo “Il Mattino” di oggi, questi fondi “sono stati tolti ai giovani del Sud per finanziare (soprattutto) la cassa integrazione in Lombardia e Veneto” quanto invece era denaro garantito per il rilancio dell’occupazione giovanile nelle regioni del Sud.
La decisione del governo è di rilievo – scrive Marco Esposito sul quotidiano campano – perché i 220 milioni che cambiano destinazione per decreto erano vincolati legalmente e moralmente a un utilizzo esclusivo nel Mezzogiorno. Lo stesso vincolo che l’esecutivo vuole dare ai 12 miliardi di euro del minore cofinanziamento al Sud per il ciclo di fondi europei del 2014-2020. L’analisi va fatta con sangue freddo: siamo di fronte a un provvedimento (il Bonus Letta per l’assunzione dei giovani) che purtroppo non ha funzionato nella misura auspicata e che quindi era inevitabile definanziare .

Il Mattino ha già raccontato “del flop del bonus giovani e la relazione tecnica che accompagna il decreto legge Sblocca Italia fornisce i numeri aggiornati: le assunzioni di giovani entro i 29 anni sono state al 14 luglio scorso appena 22.652 confro le 200mila auspicate e, di queste, solo un terzo nel Mezzogiorno. I 220 milioni che il decreto sottrae, per quanto tutti del Sud, sono una fonte alla quale quasi nessuno beveva e non si può quindi gridare allo scandalo”. Non è però la prima volta che i governi che si sono succeduti abbiano fatto colpi di mano ai danni del Sud, vedi i Fondi Fas per centinaia di milioni di euro scippati al Sud per finanziare quelle più “virtuose” del nord. Fondi che avevano una destinazione specifica, e riallocati per altre esigenze.

L'ex premier Enrico Letta
L’ex premier Enrico Letta. Il Bonus giovani porta il suo nome

«La riduzione di stanziamento – si legge nella relazione tecnica dello Sblocca Italia – lascia i necessari margini di copertura delle domande già accolte e di quelle verosimilmente da accogliere nei prossimi anni». Quei 220 milioni vengono reindirizzati nel Fondo sodale per l’occupazione e la formazione, il quale storicamente finisce per due terzi al Centronord e per un terzo al Sud: sono somme destinate a pagare un sussidio a chi finisce in cassa integrazione guadagni o in mobilità e cioè a chi un lavoro lo aveva e lo ha perso.

“Ecco perché quei soldi finiscono di più al Nord: perché al Sud troppe persone non hanno la possibilità di perdere il lavoro perché non lo hanno mai avuto”, argomenta il Mattino. Si possono dirottare fondi del Mezzogiorno al Nord? La legge lo vieta. Però un decreto legge è una innovazione normativa peraltro urgente e, così, al comma 3 dell’articolo 40 si legge: «Le somme di cui all’articolo 1, comma 12, lettera a) e b), del decreto legge n. 76 del 2013 non sono ulteriormente suddivise tra le regioni» e in particolare «le parole “ripartite tra le Regioni sulla base dei criteri di riparto dei Fondi strutturali” sono abrogate». Il linguaggio giuridico è notoriamente ostico ma il senso è chiaro: quei 220 milioni transitando dal fondo giovani al fondo cassintegrati perdono per un codicillo normativo il vincolo territoriale. A evidenziare il trasferimento di risorse dal Bonus giovani del Sud ai cassintegrati è stato ieri l’ufficio legislativo a Montecitorio di Sinistra Ecologia e Libertà, secondo il quale sul Bonus Letta «si inverte nel 2015 il rapporto di dotazione originario, contravvenendo così anche ai criteri di riparto dei cosiddetti Fondi strutturali».

«E il problema è più generale rispetto al fondo per i giovani – puntualizza Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sel – perché una parte consistente delle coperture dello Sblocca Italia è a carico del Mezzogiorno: ben 3 miliardi di euro dei 3,8 miliardi necessari per la riapertura dei cantieri arrivano dalle risorse della quota nazionale del Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2014-2020, mediante riduzione dell’autorizzazione di spesa. In pratica il Mezzogiorno finanziai cantieri di tutta l’Italia. Questo è l’anticipo del taglio dei cofinanziamenti, tema sul quale abbiamo chiesto al sot tosegretario Delrio di riferire in aula».

Sblocca Italia pesca al SudE qui si apre la partita vera. Nel 2011, infatti, l’allora ministro Fabrizio Barca era intervenuto con una mossa disperata e intelligente per salvare il programma di spesa dei fondi europei 2007-2013: aveva ridotto il cofinanziamento nazionale ai fondi Ue in modo da limitare l’importo complessivo da spendere in base alle severe regole di Bruxelles, liberando una somma che era stata riassegnata alle Regioni del Sud nei cosiddetti Piani di Azione e Coesione.

Arturo Scotto deputato di Sel - bonus giovani
Arturo Scotto deputato di Sel

Uno di tali piani era appunto il bonus alle assunzioni dei giovani, sul quale il governo Letta puntava molto tanto che il bonus prese il nome del premier. La mossa di Barca è stata fatta propria dall’attuale governo, stavolta in misura preventiva e Graziano Delrio ha annunciato l’intenzione di ridurre il cofininanziamento per il 2014-2010 soltanto nel Mezzogiorno (anzi in particolare soltanto in Campania, Calabria, Sicilia e nei fondi nazionali indirizzati al Mezzogiorno).

Il cofinanziamento in Italia ha sempre seguito la regola del 50 e 50. Ovvero ogni euro in arrivo da Bruxelles, ovunque destinato, era raddoppiato da un euro a carico dell’Italia. Ora si vuole passare al 75-25 il che sembra in apparenza un dimezzamento, ma in realtà – scrive il quotidiano – è un taglio ancora più consistente visto che per ogni euro che arriva da Bruxelles l’Italia continuerà a mettere il suo euro se il progetto riguarda il Centronord e si limiterà a versare appena 33 centesimi se l’investimento è destinato al Mezzogiorno.

In tale modo l’Italia risparmierà ben 12 miliardi di euro per il periodo 2014-2020″. In un’intervista al Mattino il sottosegretario Delrio, aveva assicurato che “l’obiettivo dell’Italia non è risparmiare ai danni del Sud, visto che i 12 miliardi finiranno in un apposito fondo «parallelo» vincolato per legge a investimenti nel Mezzogiorno”. Ora però si vede, al primo decreto legge, che i fondi vincolati per legge vengono trasferiti a tappare le falle dei conti ovunque si crei il problema. Inoltre i fondi europei possono essere spesi senza vincoli per la finanza pubblica e tale beneficio potrebbe essere presto esteso al cofinanziamento nazionale, ovvero all’euro pieno dato al Nord e ai soli 33 centesimi dati al Sud. Per il Mezzogiorno sarebbe un disincentivo fortissimo e illogico: investire al Nord sarebbe esente dai vincoli del Patto di stabilità mentre investire i 12 miliardi di «fondo parallelo» nel Mezzogiorno diventerebbe una chance possibile solo negli anni di vacche grasse, con i conti pubblici in surplus. In altre parole: mai”.

Roberto Occhiuto deputato di Forza Italia
Roberto Occhiuto (FI)

Anche il deputato di Forza Italia Roberto Occhiuto, intervenuto stamane con una nota stampa, si chiede «se il governo fa il gioco delle tre carte ai danni dei giovani del Sud. È vero che il bonus, voluto precedentemente dal governo e sbandierato come una straordinaria occasione per il Sud, tanto da prendere il nome di bonus Letta, è stato un vero e proprio fiasco tant’è che a luglio erano stati assunti soltanto 22.000 giovani contro i 200.000 che avevano previsto. Ma dirottare queste risorse al di fuori del Mezzogiorno dimostra in quanta considerazione i governi di sinistra, Letta o Renzi che si chiamino, tengano il Sud».

Bisognerà capire adesso come si muoverà la delegazione calabrese in sede di conversione del Decreto, prevista per metà novembre. Il premier Renzi ha sempre annunciato di essere orientato ad aiutare il Mezzogiorno e in particolare la Calabria. Da questa norma si nota l’opposto…Roba da riformatorio.

Impregilo a Renzi: "Facciamo il Ponte sullo Stretto"

Una ricostruzione del Ponte sullo Stretto
Una ricostruzione del Ponte sullo Stretto

«Mi auguro e spero che Renzi riapra il dossier della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina». Lo afferma l’amministratore delegato di Impregilo, Pietro Salini, aggiungendo di averne parlato tra altri argomenti con il premier e di essere disponibile a rinunciare alle penali per la sua mancata realizzazione.

«Si tratta di almeno 40mila posti di lavoro in un’area a forte disoccupazione e di un’opera a basso contributo pubblico rispetto a quello privato: piuttosto che affrontare importanti spese per le penali, perché non fare il Ponte?», ha ribadito Salini a margine dell’assemblea del principale general contractor italiano, alla guida del consorzio Eurolink, che avrebbe dovuto realizzare l’opera e che si trova in contenzioso con lo Stato dopo il “no” del governo Monti.

«Sia chiaro che, cancellare un contratto per legge non può succedere in nessun Paese, ma tra incassi Irpef, Inps, volano delle nuove assunzioni e risparmio delle penali e dei sussidi di disoccupazione il Ponte “vale” 4,5 miliardi, dei quali meno di 1,5 mld a carico dello Stato», spiega l’amministratore delegato di Impregilo, che guida il consorzio formato anche da Sacyr (Spagna), Società italiana per condotte d’acqua, Cooperativa muratori & Cementisti (Cmc) di Ravenna, Ishikawajima-Harima Heavy Industries (Giappone) e Aci (Consorzio Stabile).

La possibilità di riaprire la questione del “Ponte sullo Stretto” era stata ventilata da ricostruzioni di stampa a inizio mese, secondo le quali la mancata realizzazione peserebbe sulle casse dello Stato per più di un miliardo tra penali, oneri finanziari e costi di liquidazione.

Intervista a Renzi e Alfano, il tandem delle fughe in avanti

Renzi e Alfano in Tandem visti da Grattachecca
Renzi e Alfano in Tandem visti da Grattachecca

Matteo e Angelino camminano in tandem nel governo nato dalla “defenestrazione” di Enrico Letta, l’ex primo ministro uscito nel 2013 dal cilindro della disperazione di Giorgio Napolitano dopo il flop di Pigi Bersani. Entrambi giovanissimi, si sono conosciuti nei corridoi del Palazzo. Lui, Renzi, era sindaco di Firenze, l’altro, Alfano, ministro guardasigilli dell’allora governo Berlusconi. Oggi guidano insieme l’esecutivo di sinistra-centro-destra. Una formula dettata dal risultato delle elezioni politiche di due anni fa quando la coalizione di centrosinistra guidata da Bersani si fece agguantare dal “giaguaro” , Berlusconi, che tutti i sondaggi davano 10 punti indietro. Li incontro per caso a piazza Colonna che scorazzano su un tandem. Sono in pausa relax. Sereni e sorridenti, look casual.

Prendo a balzo la palla e decido di fare una intervista multipla armata di due registratori nuovi di zecca (l’ultimo me lo aveva rotto Scopelliti…) e due taccuini. Gli chiedo se possono camminare a passo di donna. E loro mi accontentano.  Al seguito un centinaio di uomini e donne tra portaborse, polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia municipale e 007 in borghese, quattro elicotteri e una mongolfiera arancione con ai lati scritto: “Yes we can! In non casco ma asfalto i Gufi.”. Decine di cecchini sui tetti a caccia di eventuali “guastatori”. Nemmeno si trattasse di due papi. Al manubrio del tandem c’è il primo ministro che si lamenta: «Guarda che me tocca fa’. Tocca solo a me pedalare!».

Il ministro dell’Interno ribatte subito: «Non è vero, è solo una sua impressione». Una donna poliziotta inarca le sopracciglia per farmi capire che ha ragione Renzi. Poi Alfano sussurra sottovoce: «Lui ha il 41 percento, io solo il 4, è evidente che pedala chi ha più forza…». Accanto a me la storica portavoce di Alfano, Danila, una bella biondona che segue il capo dappertutto. Un’arma di distrazione per scorta e passanti. Anche lei attacca il registratore per capire se ciò che scrivono i giornalisti corrisponde poi al vero. Altrimenti scattano le querele. Renzi senza aspettare, attacca subito coi “preamboli”: «Una piccola ma importante premessa: io parlo per il 41 percento, quello dietro per il 4». Il leader di Ncd storce il naso. Accordato, dico io. Vedo da dietro che Alfano tira i pizzicotti a Renzi. Se potesse anche a me.

Ma davvero volete arrivare così fino al 2018?
Renzi: «E chi ce lo impedisce. Abbiamo fatto tanto in questi mesi».
In effetti, gli annunci e le promesse si sono sprecati…
Renzi: «Ti dico che lo fo’. Abbiamo annunciato 80 euro in busta paga e abbiamo mantenuto la promessa. Oggi se una famiglia può consumare di più deve dire grazie a me».
Alfano: «Vorrai dire grazie a noi…».
Vabbe, l’unica promessa mantenuta a fronte di una marea di slide in cui aveva indicato scadenze con riforme importanti. Poi, però, gli 80 euro non hanno rilanciato l’economia…
Renzi: «E chi lo dice?»
La Voce.info dell’economista Tito Boeri e tanti altri.
Renzi: «Ma quello è ancora avvelenato perché non l’ho nominato ministro dello sviluppo economico. Sa quanto vale ciò che scrive quel sitetto?».
Quanto?
Renzi: «Zero tagliato».
Scusi, ma per rilanciare i consumi non era meglio abbassare l’Iva di 2 punti che dare soldi a chi c’ha già uno stipendio sicuro? Più o meno con gli stessi soldi…
Renzi: «Beh, io ci avevo pensato e forse era anche più efficace per rilanciare l’economia. Ma quando parli di mettere soldi in busta paga, la gente capisce al volo e così…».
Alfano: «…E così ha preso il 41 percento».
Renzi: «Angelino, dai!, non fosse per questa manovra saresti all’1%. Senza contare che stai perdendo pezzi nel tuo partito…».
Alfano: «Io non sto perdendo nulla. Guadagniamo iscritti sotto il motto “Senza altezza non c’è base”. E poi è l’Udc che mi ha spinto a prendere il quorum alle europee».
La scorta guarda il ministro e sghignazza spudoratamente…
Ma il vostro motto era il contrario: “Senza base non c’è altezza”, o no!
Alfano: «Quante puntualizzazioni, trattasi di lapsus freudiano…Detto questo, dico a Matteo che alle prossime ce la giocheremo…Non riuscirai…».
Non riuscirà…
Renzi: «E smettila di fare il gufo».
Alfano: «Gufo a chi?».
Renzi: «Dicevo alla bambola non a te».
Io non gufo. Comunque Alfano sembra non vivere nella realtà. Mi dica, il sottosegretario Delrio ha ammesso che gli 80 euro sono stati un errore. E’ così?
Renzi: «Ogni opinione è rispettabile, anche se chi la esprime ha ragione. E comunque l’ha detto in agosto, quando tutti erano in vacanza e nessuno segue la politica».

Il pacchetto di riforme annunciato a che punto è?
Renzi e Alfano: «In mille giorni realizzeremo il programma annunciato nei primi cento giorni».
Prima l’Economist che la ritrae insieme ad altri leader con un gelato in mano mentre affonda su una barchetta di banconota, poi l’Ocse e le agenzie di rating vi hanno gelato con le stime di decrescita: -0,4 per quest’anno. Cosa ne pensate?
Renzi: «Ho dato mandato ai miei legali di citarli per diffamazione a mezzo banconota».
E all’Ocse cosa risponde?
Renzi: «Che cascano male. Io ho nominato un uomo dell’Ocse (Padoan) ministro dell’Economia. Da buoni intenditori poche parole…».
Veramente è stato Napolitano a farle nominare Padoan. Era salito al Quirinale con una lista ed è uscito con un’altra. Vedi Gratteri…
Renzi: «Perché lei era presente?».
No, ma abbiamo letto i suoi appunti…
Renzi: «Lei ha lo sguardo troppo arguto per i miei gusti. Ora capisco chi l’ha messa in circolo quella foto…».
Lo prendo per un complimento. Tornando all’Ocse e alle agenzie, ciò che scrivono significa che non si cresce. Siamo l’unico paese del G7 in recessione.
Alfano: «Questa è una bugia.  Questi istituti intendono generare panico. Vogliono giocare lo stesso scherzo che hanno giocato a Berlusconi nel novembre 2011».
Lo dice lei!
Renzi: «Sono gufi, ma con noi han trovato pane per i loro denti. Non riusciranno a scalzarci dal governo. E poi non vede…?».
Cosa?
Renzi: «Non vede che i ristoranti sono tutti pieni. Dov’è sta crisi, mi dica! Dove sta la crisi».
Che fa mi prende in giro? Questa era del Cavaliere…
Alfano: «Veramente…».
Renzi: «Muto tu.. Scolta rahazza, te lo diho in fiorentino. In questi locali i gufi non ci entrano».
Suvvia, presidente…
Renzi: «Silvio dicendo in questo modo ha infuso ottimismo e fiducia e così ha riempito i ristoranti per davvero…».
Scusi, ma dove vive?
Alfano: «Guardi, lasci stare…».
Renzi: «Lei è una gufa».
Veramente i gufi li ha accanto, nel suo Pd…
Renzi:  «Si, ma io li rimetto in gabbia e li lascio senza cibo né acqua».
Si avvicinano due uomini e mi invitano a smetterla con le domande: «Adesso basta, vada via».
Renzi ai due: «Basta lo dico io».
Alfano ai suoi: «Basta lo dice lui».

Senta, Fassina dice che con il Job acts tradisce il mandato dei suoi elettori…
A Renzi viene spontaneo: «Fassina chi?».
Ancora! dai, presidente
Renzi: «Ma se quello non ha mai lavorato in vita sua!».
Ma perché, voi avete lavorato?
Renzi: «Io ho lavorato nell’azienda del mi babbo».
Alfano: «Io sono avvocato».
Si ma senza mai esercitare…
Alfano: «Ma a lei che importa. Senti Matteo, sta ragazza mi ha rotto…».
Renzi: «Lasciala lavorare. Noi siamo liberali».
Alfano: «Vuoi dire libertari?».
Renzi mi guarda e scuote la testa: «Sempre uguali questi dell’Ncd. Noci di cocco».
Ok, com’è andato l’incontro con Berlusconi?
Alfano: «Io mi sono astenuto».
Renzi: «Ma non ha letto i giornali?».
Si, ma vorrei sapere la verità, non le veline che mandate alle agenzie…
Renzi: «Incontro sulle riforme».

Ok, questo è scritto sui giornali. Volevo sapere se regge ancora il patto del Nazareno e a quale prezzo.
Renzi: «No comment».
Vorrà mica dirmi che…
Renzi: «…Senti, mi hai scassato».
Badi a come parla…
Renzi: «Non posso risponderti se sulla bici con me c’è lui, capisci o sei tonda…».
Il lui è Alfano. Renzi strizza l’occhio. Appare evidente che nel meeting con il leader di Forza Italia uno degli obiettivi centrali era come ridimensionare Ncd…
Sull’Italicum, almeno?
Renzi: «L’obiettivo mio e di Silvio è quello di impedire a forze politiche che siano sotto il 15 percento di entrare in parlamento».
Alfano: «Naturalmente scherza…»
E le preferenze?
Renzi: «Le preferenze fanno male alla democrazia».
Alfano: «Noi ci batteremo come leoni per introdurle».
Ma se lei, Renzi, era per le preferenze…
Renzi: «E’ vero, ma quando ero all’opposizione del mio partito e non contavo nulla. Adesso che posso scegliere la classe politica e dirigente vuole che le introduca io? In passato hanno fatto nominare papponi, vedove, nulla facenti, inutili idioti…».
Alfano: «…Bada a come parli sennò ti accappotto. Qui, ora!».
Noto che il tantem comincia a zigzagare e mi sposto…
Renzi: «Come si chiama il sito per cui scrivi?».
SeconodoPianoNews.Com
Renzi: «Sarà un sitetto da quattro soldi come la Voce di Boeri».
Non offenda…
Alfano: «Non offendere le donne».
Dopo aver fatto almeno dieci volte il giro della piazza, ci avviamo verso Monte Citorio, largo dove ha sede la Camera dei Deputati. Troviamo come sempre tutto transennato. Ci sono lavoratori che protestano, imprenditori incaxxati che rivendicano i pagamenti verso la Pa che Renzi aveva promesso appena si è insediato e a “Porta a Porta” aveva promesso (e scommesso con Vespa) che pagava tutti dopo l’estate. I Sindacati in trincea perché non vedono risultati…

Renzi: «Vedi ragazza, qui ogni giorno è una guerra. Ma adesso scendo e faccio un bagno di folla».
Alfano: «Ma dove vuoi andare? Stai in sella altrimenti ti fanno un bagno di uova marce».
Lo stuolo della scorta dà ragione al ministro dell’Interno.
Renzi: «Ok, forse non è il caso. Però pedala un po’ anche tu. Mi hai rotto con questa storia che devi pedalare per il 4%».
Alfano: «Hai voluto la bici? Adesso pedala».

Ministro, sulle coste siciliane e calabresi arrivano diversi sbarchi al giorno. Non crede sia fallita la vostra operazione “Mare Nostrum”?
Renzi: «Vai, va’. Adesso rispondi tu. Quì caschi male…».
Alfano: «Con Mare Nostrum abbiamo salvato migliaia di vite umane. Quindi, se permette non è fallita un bel corno…».
A me risulta che sotto l’egida di “Mare Nostrum” sono morti centinaia di migranti.
Alfano: «Ma non per colpa del Mare Nostrum».
Allora per cosa?
Alfano: «I miei uomini stanno svolgendo un lavoro incessante per accertare le cause dei naufragi. Trattasi probabilmente di carrette del mare non idonee al trasporto di persone, animali e cose».
Renzi: «Tipico lessico da maresciallo».
Alfano: «Tranquillo, Matteo, inchioderemo i responsabili di queste tragedie alle loro responsabiltà».

L’Europa accusa che Mare Nostrum sia stata di intralcio a Frontex…(L’agenzia di sorveglianza delle coste Ue nata nel 2004 con sede a Varsavia, ndr)
Alfano: «Ho più volte sollecitato Bruxelles ad aiutarci concretamente in questa emergenza straordinaria di flussi migratori, ma la risposta, se devo essere franco, è stata piò meno questa: “Vedetevela da soli”».
Che manchi una politica comune in tema di immigrazione è fuor di dubbio, ma l’Italia ha continuato a dare sempre l’impressione di un paese ospitale disposto anche a prendersi i migranti direttamente in Libia. Ma poi?
Alfano: «Qui sono finite le mie competenze. Rispondi tu, Renzi».
Renzi: «La questione è complessa. Se vieni domani in ufficio ti faccio vedere le slide del “poi”».
Scusi, ma che risposta è?
Renzi: «Beh, intanto è la risposta del presidente del Consiglio dei Ministri della Republica Italiana. Per cui scrivi questo e taci».
Ma per chi mi ha preso?
Renzi: «Stai attenta che i riccioli te li stiro».

Sempre gli stessi voi politici. Su qualche “sitetto” è stato lanciato il pericolo Ebola in mano ai terroristi dell’Isis  che vorrebbero introdurre attraverso gli sbarchi.  Ipotesi confermata da “Site” autorevole istituto di monitoraggio sul terrorismo Jihadista. Cosa rispondete?
Renzi: «Che è tutto falso».
Alfano: «La minaccia dell’Isis esiste. Sono disposti a tutto per attaccare l’Italia e il Sacro Romano Impero».
Renzi: «Ma che figure mi fai fare? Mai una volta che mi assecondi».
Alfano: «Io sono il tuo secondo. Ma bisogna dire sempre la verità al popolo italiano».
Che ne pensate di una probabile alleanza tra Isis e ‘Ndrangheta?
Renzi: «Angeli’, questa è di tua competenza».
Alfano: «Secondo la mia intelligence non vi sono pericoli di questa natura. Poi quelli vogliono uccidere gli “impuri”, si figuri se fanno un’alleanza con le cosche mafiose».

Renzi: «Ma che dici Angeli’? Bambola, ho capito. Aspetta che chiamo Gratteri che mi hai messo una pulce nell’orecchio…».
Il premier prova a chiamare Nicola Gratteri per avere lumi, ma il telefono del pm anti ‘ndrangheta risulta occupato.
Renzi: «Lo farò chiamare domani da Del Rio».
Vabbé, sentite, per chi avete tifato nel referendum scozzese?
Renzi e Alfano: «Yes we can».

Ma alla fine hanno vinto i no…
Alfano: «Infatti, abbiamo tifato “Si” per l’Unione. Noi che siamo riusciti a fare le larghe intese vuole che tifavamo per l’autonomia?».
Renzi, ma dopo che è ha preso il 41 percento alle europee, legittimato quindi dal voto che senso hanno ancora le large intese?
Renzi: «E’ pregata di non girare il dito nella piaga. Da maggio sto dicendo al mio maggiore alleato di andarsene all’opposizione».
Angelino scende dal tandem e lo affronta di petto…
Alfano: «Che stai dicendo? Vedi che ti accappotto. Qui, subito!».
Renzi si rivolge a me sconfortato: «Scherzavo. Vedi, mi minaccia. Sarò costretto a portarmeli indietro fino al 2018».
Con lei che guida e pedala.
Renzi: «Con me che guido e pedalo».

Sui marò gli ultimi tre governi hanno fatto una figuraccia, non crede?
Renzi: «E’ colpa di Monti, Passera e Di Paola. Terzi ha ragione».
Si, ma adesso ci siete voi…
Renzi: «Ha una domanda di riserva?».
Alfano: «Abbiamo portato un marò a casa e questo è un grande successo per la diplomazia italiana».
Dalla scorta che ci segue parte una grande e discreta risata…Sorrido anch’io e cambio argomento.

Come andrà a finire secondo lei questa avventura di governo?
Renzi: «Ce la faremo. Io sono ottimista per natura. Ho sempre detto che o cambio l’Italia o cambio mestiere e torno a lavorare dal mi babbo».
Ma se lo hanno appena indagato per bancarotta fraudolenta…
Appena nomino il caso del papà, il premier s’imbufalisce: «E tutta una montatura. Gli leverò le ferie e gli taglierò lo stipendio da nababbi. Mio padre è innocente. Lo hanno scritto pure i miei giornali Libero e Il Giornale».

Per la verità quelli sono i giornali di Berlusconi!
Renzi: «E perché, secondo lei di chi sono figlio adottivo?».
Alfano: «Ha preso il mio posto».
Vabbè grazie!, alla prossima.
Ehi, presidente…
Renzi: «Che c’è».
Non ho capito una cosa. Mi dica la verità: che differenza c’è tra il Pd e il centrodestra di Alfano?
Renzi: «Casso ragazzi, questa si che l’è bella. Ma perché, trovi differenze tra noi? Io per la verità, e quì ha ragione Cuperlo, non ho mai trovato differenze tra il Pd e il centrodestra di Berlusconi, il primo a volere e a fare le larghe intese che ci hanno permesso di andare al potere senza passare dalle urne. Sa, io provengo dalla Margherita che era composta da ex Dc confluiti poi nel Pd. Per parlare di Alfano, lui ha origini democristiane ed è confluito nel centrodestra. Ci siamo semplicemente ritrovati dopo anni di diaspora…».
Al potere?
Alfano: «Al potere. Questo è ciò che ci hanno sempre insegnato i nostri padri politici…».
E tutte queste chiacchiere sui valori, sulle differenze tra destra e sinistra…Aveva anche detto basta a larghe intese con la destra…
Renzi: «Ma si fa per dire! Anche lei vede comunisti o fascisti in giro? Son tutti diventati democristiani quanto la Dc era scomparsa per colpa di quell’ebetino di mani pulite. Con Angelino siamo come fratelli. Con Silvio padre e figlio. Siamo un sistema collaudato, infallibile. Per ora tireremo altri quattro anni. Poi vedremo. Di certo mi serve più tempo per rinnovare il Paese. Direi un ventennio. Almeno!».
Quante stronzate mi tocca sentire…
Renzi: «Hai detto qualcosa?».
No niente, parlavo tra me e me. Un’ultima cosa: esporterete il modello “larghe intese” anche a livello locale?
Renzi e Alfano all’unisono: «Se funziona qui a Roma perché no! Faremo alleanze alle amministrative e a tutti i livelli politici e condominiali. Le “larghe intese” funzionano e sono vincenti. E noi siamo vincenti! Il domani appartiene a noi».
Vi saluto e grazie per l’intervista.
Renzi: «Ehi, bambola! La vuoi una grattachecca? Paga Alfano…».
Si, tomorrow.

Non avevo detto il mio nome al tandem. Ma non me la sono presa. L’intervista, per volere di Matteo Renzi rispetta le percentuali della “dispar condicio”. Il 41% parla lui, per il 4 Alfano. Ma per la verità non sono andata col bilancino. A malapena riuscivo a tenere due registratori e due taccuini… Una conversazione dinamica e itinerante che finisce davanti alla Camera con loro che scorazzano rilassati e sorridenti. La scorta “spompata” corre dietro per acciuffarli, ma con scarsi risultati. Due di loro si avvicinano a me e dicono: «Vede che siamo costretti a fare per poche centinaia di euro al mese? Lei che c’ha er taccuino se lo scriva e lo pubblichi dove glie’ pare». Gli dò ragione. L’aumento degli stipendi aspetta. Alfano e Renzi però avevan rassicurato… Il tandem funziona alla grande per le fughe in avanti…

Intervista immaginaria di Grattachecca (non autorizzata)  

“L’Isis minaccia attacchi con Ebola”. Arriva conferma. La ‘Ndrangheta negli affari dei terroristi?

Uomini della Marina Militare soccorrono migranti
Uomini della Marina Militare soccorrono migranti

Come scritto ieri, arriva conferma sulla volontà dell’Isis di attaccare l’Occidente con il virus Ebola. A ribadirlo oggi è stato “Site” (Monitoring service Jihadist threat), il portali di monitoraggio sulle minacce del terrorismo jihadista.

“Affiliati dello Stato islamico – si legge – discutono online sull’ipotesi, per i miliziani e i «lupi solitari», di diffondere il virus Ebola in Usa e nelle altre nazioni coinvolte nella Coalizione anti-Isis”, anche attraverso kamikaze (si parla anche di imbottire di esposivo i cani)

SECONDOPIANONEWS, DA ISIS ATTACCHI CON EBOLANel nostro articolo scrivevamo che l’Isis sarebbe intenzionata a colpire Europa e Usa con un’arma di distruzione di massa molto più potente di un’atomica: il virus Ebola contro cui non esistono vaccini. Come? sfruttando uno dei canali di comunicazione più vulnerabili per l’Occidente: i flussi migratori che si sviluppano nel sud Italia, tra Puglia, Sicilia e Calabria. La porta sud dell’Europa, un porto franco diventato un colabrodo per le politiche buoniste, caotiche e lassiste di Italia ed Europa negli ultimi anni.

Il nostro post prendeva spunto – oltre che dalla disinformazione europea sulla minaccia Ebola in mano ai terroristi – sulla decisione del presidente Usa, Barack Obama di inviare un intero contingente a presidiare i porti del nord Africa per controllare da vicino il fenomeno che sta devastando l’Africa occidentale. Obama ha fiutato “l’imminente” pericolo ed è intervenuto tempestivamente (prima della dormiente Ue) per fronteggiare e stroncare sul nascere la minaccia dei terroristi.

Ci siamo interrogati sul perché il presidente di una confederazione di stati distante da noi 12mila chilometri, prendesse una posizione così forte per vigilare su un’epidemia che in fondo è localizzata in alcune aree dell’Africa Occidentale. Ma così evidentemente non è. Il virus dilaga e a vista d’occhio. La decisione di Obama ha messo platealmente in imbarazzo i governati italiani ed europei che avrebbero avuto il dovere di muoversi prima, visto che gli imbarcaderi libici distano qualche centinaio di chilometri.

C’era da aspettarselo. Non v’era bisogno di Sherlok Holmes per intuire le mosse dell’organizzazione nemica dell’Occidente e del Cristianesimo. Soltanto oggi la Francia di Hollande, dopo la conferma di “Site” e il video dell’ostaggio britannico in Siria John Cantlie, (“Il mio paese mi ha abbandonato”) ha dichiarato che il suo paese “è pronto a raid aerei in Iraq e Siria”.

Miliziani dell'Isis in Iraq (AP Photo)
Miliziani dell’Isis in Iraq (AP Photo)

Ma Italia e Ue, ancora adesso, sottovalutano la minaccia. Junker segue da giorni il voto scozzese. La Mogherini, delegata Ue agli affari esteri, pronuncia da giorni frasi di circostanza diplomatica. Renzi è alle prese tra docce gelate dai mercati e l’articolo 18. Alfano impegnato con gli aumenti dei salari ai poliziotti. In sostanza tutti assenti su un tema di cruciale importanza. Per la verità Alfano ha più volte detto che l’Isis è un organizzazione molto pericolosa anche per l’Italia. Nel mirino dei terroristi c’è il Cristianesimo. Persino la Santa Sede si è sentita in “dovere” di rassicurare i fedeli che per il Papa “al momento” non ci sarebbero pericoli.

CORRIERE ISIS ATTACCA CON EBOLA

L’Isis rispetto ad Al-Qaida è molto più potente sia economicamente che militarmente. Fonti israeliane hanno riferito oggi che lo stato islamico possiede circa 60 pozzi di petrolio con ricavi che vanno dai 3,5 ai 4 milioni di euro al giorno.

A questo bisogna sommare gli armamenti, verosimilmente forniti da stati amici, come Iraq, Siria Afghanistan e altri paesi dell’Africa centro occidentale (dove si è originato Ebola), i quali saranno pure stati dove la popolazione muore di fame, ma che al potere vi sono dittatori corrotti e spregiudicati che possiedono petrolio, miliardi di dollari e armi di terza generazione, compreso, qualche nave, aerei, elicotteri e batterie missilistiche.

L'argomento Isis Ebola trattato dal TgCom
L’argomento Isis Ebola trattato dal TgCom

E’ altamente probabile – aggiungiamo oggi -, dopo la conferma di “Site “, che nel quadro delineato dai terroristi possiamo trovarci di fronte ad un’alleanza inedita tra Isis e ‘Ndrangheta. Un sodalizio criminal-terroristico che bada ai propri fini nel rispetto del pensiero machiavellico. Le cosche calabresi potrebbero prestarsi al gioco dei miliziani e formare un cartello molto più potente dei colombiani. Sarebbe utile che qui si “incuriosissero” un po’ le procure italiane, a cominciare dal procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri.

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