5 Ottobre 2024

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Giuseppe Falcomatà col 61% è il nuovo sindaco di Reggio Calabria

Il neo sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà festeggia la vittoria (photo Ansa/Cufari)
Il neo sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà festeggia la vittoria (photo Ansa/Cufari)

Giuseppe Falcomatà, del Pd, candidato del centrosinistra, è il nuovo sindaco di Reggio Calabria città metropolitana. Alla fine dello scrutinio delle 218 sezioni ha ottenuto il 60,99% vincendo al primo turno. Il candidato del centrodestra, Lucio Dattola si è fermato al 27,33 percento.

Con la tornata elettorale di domenica, finisce la gestione commissariale disposta dopo lo scioglimento dell’Ente guidato al tempo dall’ex sindaco Demetrio Arena, per contiguità mafiosa.

Affluenza molto bassa: solo il  64,93% degli aventi diritto si è recato alle urne. Le votazioni sono state concentrate in solo giorno determinando così un aumento dell’astensione.  Nelle altre tornate, spalmate su domenica e lunedì, l’afflusso è stato maggiore.

Il 2011 andò ai seggi il 74,67% degli aventi diritto, mentre nel 2007  l’82,07%. Il 2002 era dell’80,06%. Il neosindaco di Reggio Calabria, Falcomatà è stato sostenuto da 11 liste. Dattola (attuale presidente della Camera di Commercio reggina), che provò già l’avventura nel 2001 con Democrazia europea (3.6%), ha avuto a sostegno nove liste, tra cui Forza Italia, Ncd e Reggio Futura, quest’ultima lista messa in campo dall’ex sindaco (2002/2007 -2007/2010) Giuseppe Scopelliti poi eletto a marzo 2010 presidente della Regione Calabria.

Delusione per il Movimento 5 Stelle che ha raccolto con il candidato Vincenzo Giordano un misero 2,49%, piazzandosi così al quarto posto. Terzo è arrivato, sostenuto da cinque liste, Paolo Antonio Ferrara (3,17), seguito da Stefano Morabito (1,96), Giuseppe Walter Musarella (1,71), Aurelio Chizzoniti (1,68), Giuseppe Siclari (0,37) e Francesco Anoldo Scafaria (0,24).

Giuseppe Falcomatà, 31 anni, è figlio di Italo, ex primo cittadino di Reggio dal 1993 al 2001, anno in cui morì a causa di una leucemia. Potrà governare Reggio Calabria con un’ampia maggioranza. La ripartizione dei seggi non è ancora ufficiale, ma su trentadue consiglieri 22 (più il sindaco), potrebbero andare alla coalizione vincente e 9 alla minoranza. I blocchi degli eletti si riflettono secondo il principio bipolare.

GLI ELETTI AL COMUNE DI REGGIO CALABRIA CITTA’ METROPOLITANA

CENTROSINISTRA: Giuseppe Falcomatà (SINDACO), Giuseppe Marino, Nancy Iachino, Demetrio Delfino, Giovanni Minniti, Antonino Castorina, Vincenzo Marra, Rocco Albanese, Armando Neri, Filippo Quartuccio, Valerio Misefari, Giovanni Muraca, Antonino Mileto, Giovanni Latella, Nicola Paris, Saverio Anghelone, Demetrio Martino, Tonino Nocera, Antonio Zimbalatti, Paolo Brunetti, Filippo Bova, Giuseppe Sera, Antonio Ruvolo.

CENTRODESTRA: Lucio Dattola, Tonino Maiolino, Luigi Dattola, Antonino Matalone, Giuseppe D’Ascoli, Demetrio Marino, Antonio Pizzimenti, Mary Caracciolo, Massimo Ripepi, Pasquale Imbalzano.

Editoria, nasce "La Provincia di Cosenza" di Francesco Graziadio

Da sinistra il diretto Francesco Graziadio, Alessia Truzzolillo, Pablo Petrasso, Alfonso Bombini, Marco Cribari, Eugenio Furia e Francesco Veltri
Da sinistra il direttore Francesco Graziadio, Alessia Truzzolillo, Pablo Petrasso, Alfonso Bombini, Marco Cribari, Eugenio Furia e Francesco Veltri

Dal 5 novembre prossimo il panorama informativo calabrese sarà arricchito da una nuova iniziativa editoriale. La nuova testata si chiamerà “La Provincia di Cosenza”, 32 pagine tutte a colori che si occuperanno, come “suggerisce” la testata stessa, del territorio che compone la provincia del capoluogo bruzio.

Uno dei loghi de La provincia di CosenzaIl quotidiano sarà presentato ai lettori martedì 28 ottobre alle 17.30 al teatro Morelli di Cosenza, in un incontro che vedrà sul palco il giornalista Enzo Arcuri – storico volto del Tg3 Calabria ed ex direttore della sede Rai di Cosenza – nonché altri ospiti a sorpresa tra i quali il cantautore Dario Brunori.

“Sarà l’occasione – si legge in una nota – per confrontarsi con il pubblico e cercare di capire cosa ci si aspetta da un giornale che si affaccia sul mercato. “La Provincia di Cosenza” sarà frutto della collaborazione fra la “Essegi editoriale”, che si occuperà della stampa e della distribuzione, e la “Alessandro editori” che si occuperà dei contenuti giornalistici”.

La testata del nuovo giornaleQuest’ultima è stata dedicata al giovane Alessandro Bozzo, uno dei più in gamba giornalisti calabresi morto suicida nel marzo del 2013 quando era in forza a Calabria Ora.

La redazione de La Provincia di Cosenza sarà composta dai cronisti Francesco Graziadio, Pablo Petrasso, Eugenio Furia e Marco Cribari“. Un gruppo che sarà affiancato dai giornalisti Alessia Truzzolillo, Alfonso BombiniFrancesco Veltri e altri corrispondenti e collaboratori sparsi per il vasto territorio della provincia. 

Da sinistra il direttore Francesco Graziadio con il giornalista Paplo Petrasso
Da sinistra il direttore Francesco Graziadio con il giornalista Pablo Petrasso

A dirigere la redazione “snella ma fortemente motivata”, sarà Francesco Graziadio, giornalista con alle spalle un’ampia esperienza nei principali quotidiani regionali (ex Il “Quotidiano della Calabria”, “Calabria Ora” e il “Corriere della Calabria”). 

Il giornale avrà anche una sua versione online www.laprovinciadicosenza.it che informerà in tempo reale su tutti i maggior fatti che si registrano in città e in provincia.

Come tutti i media, non manca l’approccio diretto coi social network che sono uno strumento utilissimo per confrontrasi coi lettori e ricevere spunti e suggerimenti che potranno essere preziosi per la nuova ed esaltante avventura editoriale.

Carlo Parisi a sinistra con il segretario nazionale FNSI Franco Siddi
Carlo Parisi a sinistra con il segretario nazionale FNSI Franco Siddi

Il vicesegretario nazionale della Fnsi, Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, ha espresso il suo plauso ponendo l’accento “sull’encomiabile passione e la scrupolosa analisi di ogni dettaglio che hanno, saggiamente, caratterizzato tutte le fasi di questa nuova avventura editoriale. Una coraggiosa scommessa, nel più funesto periodo di crisi per l’editoria, che i colleghi de “La Provincia di Cosenza” potranno certamente affrontare puntando sulla loro esperienza di “uomini macchina” e navigati cronisti”.

A Francesco Graziadio, a tutti i giornalisti e collaboratori del nuovo giornale gli auguri vivissimi di SecondoPianoNews.Com

 

Forza Italia, avanza nuova fronda: "Pronti ad altra scissione"

Silvio Berlusconi
I dissidenti: “Silvio Berlusconi per vendicarsi di Alfano sta distruggendo Forza Italia. Ma non faremo la fine dei Filistei”

La nuova svolta di Forza Italia “potrebbe portare ad un’altra scissione”. Una spaccatura «ancora più traumatica» di quella consumatasi il 2 ottobre 2013 con la nascita del Nuovo Centrodestra guidato dall’ex delfino di Berlusconi, Angelino Alfano. Lo apprende SecondoPianoNews.Com da fonti molto autorevoli interne a Forza Italia.

Il motivo dell’ennesimo paventato strappo sarebbe frutto delle nuove sortite dell’ex premier sulle nozze gay, un tema «per molti non negoziabile» che sta creando più di qualche tensione e mal di pancia tra gli azzurri, i quali notano «una ostinata contiguità di Forza Italia con le azioni e le posizioni del governo Renzi, col solo e unico scopo di levare terreno sotto i piedi a Ncd e affossare Alfano».

L’ex segretario del Pdl, riferiscono, «ha sbagliato forme e modi. Tutti percepiscono che l’operazione Ncd è stata un’operazione per stare aggrappati al potere. E questo atteggiamento ha mandato su tutte le furie Berlusconi. Ma sarebbe da cinici pensare che per vendicarsi del topo si arrivi a bruciare tutta la casa».

Una linea, quella di Silvio, «autolesionista» che premierebbe «per altri vent’anni il Pd a discapito di Forza Italia», movimento che ha già percentuali risicate e che «uscirebbe ulteriormente penalizzato» da «una politica ambigua che non rispecchia più né lo spirito né i valori di quel centrodestra sorto nel ’94». Un’azione politica «centrata sull’astio personale che ha dato vita a una guerra di ripicche che ci sta conducendo in un vicolo cieco. E noi non vogliamo fare la fine dei filistei».

Non solo. L’ipotesi al vaglio dei malpancisti, stante le cose, sarebbe quella di dar vita ad un nuovo «movimento moderato alternativo alla sinistra e al Pd di Renzi capace di incalzare la maggioranza». Serve «una proposta politica seria e credibile per tornare a essere, anche presto, forza di governo conquistando i milioni di voti che Forza Italia ha perso per strada in questi anni». Un soggetto, fanno intuire, che troverebbe anche “l’avallo dei cattolici” e “sponde robuste” ai piani alti del Vaticano che sosterrebbero “il piano” dei dissidenti. Fonti accreditate riferiscono che il Clero sia molto infastidito: “Non saremo spettatori a derive sui valori Cristiani”.

Al nuovo fronte dissidente – che va a gonfiare quello guidato da Raffaele Fitto e Daniele Capezzone – non piacciono i recenti assist di Berlusconi a Renzi. In particolare la velina fatta filtrare ieri in cui si legge che Berlusconi “potrebbe dare una mano al premier qualora ne avesse bisogno”.

Francesca Pascale Berlusconi e i gay Berlusconi al timone di Forza Italia (nave della discordia) distratto da Pascale e Luxuria. Alle spalle, irritato, Toti. Ricostruzione per secondopianonews.com
Berlusconi al timone di Forza Italia distratto da Pascale e Luxuria. Alle spalle, irritato, Toti. Ricostruzione per SecondoPianoNews.Com

I forzisti non digeriscono che il loro leader sarebbe disposto ancora “a dialogare anche su altri temi oltre alle riforme, («a favore delle unioni omosessuali, lo ius soli e, quindi ancora contro Alfano») perché se Renzi dovesse avere bisogno di un sostegno su alcuni temi  in cui serve una maggioranza più ampia e non gli bastano i voti del Pd, noi ci siamo”.

Per la nuova fronda, composta da “diversi parlamentari, militanti e semplici iscritti”, «si tratta di un tradimento di principi. Un conto è dialogare sulle riforme, che vanno realizzate col più ampio consenso possibile, altra cosa è deviare su temi che snaturano l’essenza del nostro partito e la storia personale di ciascuno di noi. Sui valori non esistono compromessi». Poi sottolineano gli stessi rilievi mossi da Fitto e cioè “l’assenza di discussione e di confronto”, all’interno del partito.

Se non dovesse esserci un repentino cambio di linea politica «saremo costretti, ma anche determinati a creare un’alternativa a quella che doveva essere un’alternativa alla sinistra e a Renzi. Bisognerebbe chiedersi perché all’Europee il premier ha preso il 41 percento mentre noi il 16. Perché, ad avviso di molti elettori moderati, noi siamo apparsi l’ombra sbiadita e annichilita di Renzi».

Matteo Salvini
Matteo Salvini

«Allora perché gli elettori avrebbero dovuto preferirci? Qual è l’elemento distintivo? E’ evidente che molti hanno premiato la copia originale». Non sono ancora chiari i tempi, ma le prossime tornate elettorali regionali (novembre-primavera), se non prima, potrebbero rivelarsi decisive per lasciare il “partito della Pascale”,  così viene viene definito il movimento dalla fronda carsica che si muove lenta e minacciosa sotto il tempio di Forza Italia.

Il paradosso è che mentre il partito è diventato rifugio per i transfughi di Ncd (per le elezioni regionali), rischia il naufragio su nozze gay, adozioni omosessuali, ius soli e immigrazione. Renzi brinda e Salvini (al Nord) e Meloni (al Sud), sono pronti a raccogliere  i voti in libera uscita da Fi o perché no, pensare ad un’alleanza comune Lega-FdI che riprenda le redini del Centrodestra.

Berlusconi kamikaze: "In Calabria andate soli" e suicidatevi

Silvio Berlusconi
KAMIKAZE Silvio Berlusconi

L’autore della missione suicida del centrodestra in Calabria per le prossime regionali porta il nome di Silvio Berlusconi. E’ stato lui a negare qualsiasi alleanza con gli alfaniani, convinto, com’è di “vincere da solo”, sebbene la logica dei numeri non gli diano affatto ragione, soprattutto con un partito uscito dalle europee con un mortificante 16 percento (in Calabria prese il 19 virgola). La rottura tra azzurri e Ncd era già nota ma mancava il retroscena recitato da una velina in perfetto stile minzoliniano ai tempi del Tg1.

Scrive l’Adnkronos che “Secondo i focus e gli ultimi sondaggi, emerge con chiarezza che la maggioranza dei nostri elettori non vuole allearsi con Ncd. Per questo, ho chiesto ai nostri in Calabria di darsi da fare per vincere senza il Nuovo centrodestra. Lo avrebbe detto Silvio Berlusconi durante la riunione del gruppo di Forza Italia alla Camera, parlando delle regionali in Calabria.

Capisco che il dialogo con il governo Renzi solo sulle riforme – avrebbe aggiunto Berlusconi – e l’opposizione su tutto il resto, a cominciare dalla politica economica, sia difficile da comprendere per alcuni, ma il confronto sul processo riformatore e sulla legge elettorale non deve essere visto come una cosa negativa.

Silvio Berlusconi e Angelino Alfano

Un concetto quello di tenere aperto il confronto sulle riforme, ribadito dal leader di Forza Italia anche con altri parlamentari azzurri nello studio del capogruppo Renato Brunetta per uno spuntino veloce. Il confronto con i renziani deve continuare, avrebbe detto l’ex premier, anche perchè Forza Italia potrebbe dare una mano al premier qualora ne avesse bisogno, su quei provvedimenti che condividiamo.

Noi siamo all’opposizione ma, avrebbe assicurato Berlusconi, pronti a dialogare anche su altri temi oltre alle riforme, perché se Renzi dovesse avere bisogno di un sostegno su alcuni temi in cui serve una maggioranza più ampia e non gli bastano i voti del Pd, noi ci siamo. Siamo disposti a dare una mano, avrebbe precisato, a patto, però, che si tratti di argomenti da noi condivisi (le nozze gay, ndr) e che non finiscano sotto i veti e i diktat di una parte del Pd”.

Francesca Pascale Berlusconi e i gay Berlusconi al timone di Forza Italia (nave della discordia) distratto da Pascale e Luxuria. Alle spalle, irritato, Toti. Ricostruzione per secondopianonews.com
Berlusconi al timone di Forza Italia distratto da Pascale e Luxuria. Alle spalle, irritato, Toti. Ricostruzione per secondopianonews.com

E’ una velina buttata lì per provocare reazioni. Ma i numeri in Calabria comunque non tornano. Ad ogni modo il primo banco di prova è quello delicato sulle nozze gay. Berlusconi, convinto dalla compagna Francesca Pascale, ha detto sì a Renzi per le unioni gay alla tedesca. Nettamente contrario l’alleato del premier, Angelino Alfano che insieme al 99 percento della Chiesa sarebbe pronto alle barricate per difendere la famiglia tradizionale.

E Berlusconi, pur di indebolire e “distruggere il traditore” è capace di dare l’ordine ai suoi in parlamento per votare con il Pd sulle unioni omosessuali. Secondo alcuni sondaggi recapitati proprio ad Arcore, Forza Italia cavalcando la linea Pascale scenderebbe sotto il 14 percento.

Con l’ex cavaliere non tutti sono d’accordo all’interno del partito, in primis Raffaele Fitto che guida la fronda interna che vuole “innovare e rilanciare” il partito. L’europarlamentare pugliese aveva detto basta con la linea politica dettata da parenti, con esplicito riferimento alla compagna di Berlusconi.

Elezioni regionali Calabria, Nico D'Ascola candidato di Ncd-Udc

Avvocato Nico D'Ascola
L’avvocato Nico D’Ascola, candidato alla presidenza della Regione Calabria per Alternativa Popolari per la Calabria (Ncd-Udc)

A poche ore dalla presentazione delle liste in Emilia Romagna e Calabria Ncd e Udc sciolgono le riserve e annunciano in zona cesarini il candidato calabrese. La scelta è ricaduta su Vincenzo Mario Domenico D’ascola, detto Nico, ex scopellitiano di ferro (eletto al Senato con il Pdl nel 2013 e approdato con Alfano), poi passato alla corte del senatore Tonino Gentile, nemico giurato dell’ex governatore della Calabria.

Il candidato emiliano è invece Alessandro Rondoni, di Forlì, giornalista ed editore.  Rondoni, candidato alle scorse europee, è stato ufficializzato la scorsa settimana e correrà con “Emilia Romagna popolare” che include oltre a Ncd e Udc, pure i Popolari per l’Italia.

Alessando Rondoni
Alessando Rondoni, candidato di Ncd-Udc-Pi in Emilia Romagna

«La coalizione “Alternativa Popolari per la Calabria”, – è scritto in una nota congiunta del coordinatore nazionale del Nuovo centrodestra, Gaetano Quagliariello e il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa – formata dalle due liste Ncd e Udc, annuncia la candidatura a presidente della Regione Calabria del senatore Nico D’Ascola, noto avvocato penalista, docente e insigne giurista, impegnato per il rilancio della sua terra come professionista e come politico».

La scelta di Ncd e Udc di correre da soli in Calabria ed Emilia Romagna è giunta dopo frenetiche trattative per coalizzarsi con Forza Italia. Berlusconi alcune settimane fa aveva sbattuto la porta in faccia ad Alfano, così come il Pd di Renzi in Calabria, dove pure Ncd e Udc hanno cercato un accordo, ma senza successo. Le divisioni interne al centrodestra portano inevitabilmente ad una frammentazione del voto che favorisce il centrosinistra così come accadde, a ruoli invertiti, alla provincia di Crotone dove le spaccature a sinistra portarono il centrodestra al ballottaggio che poi vinse con Stano Zurlo.

Si va dunque uniti come alle ultime europee e verosimilmente sarà il polo che correrà insieme nella tornata della prossima primavera dove andranno al voto altre sette regioni. D’Ascola sfiderà in Calabria Mario Oliverio per la coalizione del centrosinistra, Wanda Ferro per Forza Italia e Fratelli d’Italia e Cono Nuccio Cantelmi del Movimento 5 Stelle. Alternativa popolari per la Calabria sarà dunque il quarto polo in Calabria, regione che torna al voto anticipato con una nuova legge elettorale che contempla uno sbarramento dell’8%.

«La mia candidatura a presidente della Regione Calabria – spiega D’Ascola – costituisce un punto di partenza nell’ambito dell’intesa tra Ncd-Udc per la creazione di un polo moderato, ma veramente innovatore. Da anni atteso dall’ elettorato. Cosi intesa costituisce l’occasione per l’acquisizione di un forte patrimonio identitario volto a distinguerci da ogni altro partito politico nel rispetto della grande tradizione dei partiti popolari europei».

Nico D'Ascola
Nico D’Ascola

60 anni, Nico D’Ascola è un bravo penalista originario di Reggio Calabria ben inserito negli ambienti romani. Molto amico di Niccolò Ghedini con cui ha condiviso lo studio nella Capitale, Nico è stato in passato difensore di “Giampi” Tarantini, l’uomo che “allietava” le serate di Silvio Berlusconi. Parte del collegio di difesa dei coniugi Romano (accusati e condannati per la strage di Erba), D’Ascola è anche legale dell’ex ministro Claudio Scajola, ai domiciliari per presunto favoreggiamento della latitanza di Amedeo Matacena. Il senatore e candidato alla presidenza della Calabria, è difensore, nel processo Fallara, di Giuseppe Scopelliti  ex presidente della Regione condannato in primo grado a sei anni per abuso d’ufficio e poi dimessosi in seguito alla sentenza.

Rosanna Scopelliti (Ndc) chiede le teste di Quagliariello e Gentile

Angelino Alfano e Rosanna Scopelliti (photo Ansa/Ferrari
Angelino Alfano e Rosanna Scopelliti (photo Ansa/Ferrari)

Era ritenuta una delle donne di punta nel Nuovo Centrodestra. Le sue battaglia per la legalità e contro le cosche che le avevavo barbaramente ucciso il papà, sono state per la deputata Ncd, Rosanna Scopelliti (eletta nel 2013 col Pdl), il suo biglietto da visita per entrare in politica. Un biglietto stampato a Locri insieme al giovane Aldo Pecora all’indomani di un altro omicidio eccellente: quello di Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale trucidato dalla ‘ndrangheta il 16 ottobre 2005.

All’assemblea nazionale del partito dello scorso dicembre a Roma, Rosanna era talmente entusiasta della nascita del nuovo soggetto politico che si inventò “l’Ncdina”, una medicina figurata che doveva curare i mali della politica e dell’unanimismo imperante nei partiti, soprattutto in Forza Italia, forza da cui si è staccata insieme ad altri per dare vita al nuovo movimento.

A poco più di un anno dalla scissione, quell’avventura è miseramente finita. Oggi, tra il caos e i malumori registrati nel suo partito in Calabria e a Roma, la parlamentare lancia il suo pesante j’accuse chiedendo ad Angelino Alfano le teste del senatore Gaetano Quagliariello e del coordinatore regionale calabrese Antonio Gentile, artefici, secondo la giovane parlamentare, del “fallimento” di un sogno. Quella di Quaglieriello “per aver dato carta bianca a Gentile” senza consultare nessuno. Quella dell’ex sottosegretario, per aver “fallito” la sua missione per cui, taglia corto, “s’impone il commissariamento del partito in Calabria”.

Rosanna Scopelliti mostra la nuova medicina "NCDina" alla prima convention del Nuovo Centro Destra, Roma, 7 dicembre 2013. (photo Ansa/Di Meo)
Rosanna Scopelliti mostra la nuova medicina “NCDina” alla prima convention del Nuovo Centro Destra, (photo Ansa/Di Meo)

Rosanna Scopelliti avverte che se Alfano non interviene direttamente in Calabria l’esperienza Ncd  in Calabria, regione dove il partito era il più forte in Italia, si avvierà presto ai “titoli di coda”. Un “The End” cominciato a manifestarsi nei mesi scorsi prima con una lettera di 15 senatori che intimavano al segretario Alfano un repentino cambio di marcia, poi con la guerra intestina scoppiata fra l’ex governatore Giuseppe Scopelliti e i fratelli Gentile sfociata in una fuga di massa verso Forza Italia e altri partiti.  Di Ncd si può affermare senza temere smentite, non è rimasto nulla. Solo “imperatori” senza esercito. Solo altezze senza base.

La lettera riservata di 15 senatori ad Alfano scritta ad aprile 2014
La lettera riservata di 15 senatori ad Alfano scritta ad aprile 2014 in cui lamentavano esclusione dalle decisioni

“Sarò pure l’ultima arrivata – scrive la parlamentare calabrese – ma ciò non giustifica l’essere stata per mesi tenuta scientemente all’oscuro di fatti e decisioni fondamentali riguardanti il partito. Ora non posso e non voglio più esimermi dal chiedere conto ai nostri coordinatori, ad ogni livello, del perché non abbiano messo in cantiere per tempo, a partire proprio dalla Calabria, la costruzione di una nuova area moderata e magari aperta alla società civile, anziché correre adesso ai ripari all’ultimo momento una volta incassati a piè pari presunti veti (a quanto abbiamo appreso dalla stampa) da parte sia degli alleati storici del centrodestra che degli attuali alleati di governo del Pd”.

“Una situazione davvero imbarazzante – incalza Rosanna Scopelliti – alla quale a mio avviso hanno contribuito certamente non poco i molti personalismi e la continua belligeranza tra l’ex governatore della Calabria ed il coordinatore regionale del partito Gentile”. Peppe Scopelliti – analizza la deputata – giustamente dimessosi dopo le vicende giudiziarie che lo hanno interessato, [Leggi perché Scopelliti ha sbagliato a dimettersi, ndr] ha deciso contro il mio consiglio e quelli di molti amici che lo hanno sempre sostenuto, di portare avanti una prova di forza e correre comunque alle recenti elezioni europee, incassando un risultato non deludente ma sicuramente lontano dalle aspettative e che ha contribuito in maniera determinante al suo declino politico”.

Antonio Gentile
Antonio Gentile

“Gentile, di contro – afferma Rosanna Scopelliti – probabilmente per ripicca nei confonti dell’ex governatore, colpevole di non aver ‘promosso’ prima delle dimissioni il fratello assessore regionale alla Vicepresidenza della giunta (impedendogli, così, di divenire presidente facente funzioni della regione), anziché contribuire al dialogo ed a sanare al più presto l’emorragia di uomini e voti che stavamo iniziando a subire, ha tessuto le trame di un suo particolarissimo “cerchio magico” ove, per cooptazione, sono stati nominati i coordinatori provinciali, il tutto all’oscuro non dico la base, ma finanche di una vasta platea di colleghi parlamentari, consiglieri regionali ed amministratori locali di ogni grado, con unico risultato quello di portare l’Ncd calabrese a perdere colpo su colpo ogni occasione elettorale, dalle elezioni europee, alle recenti elezioni per il rinnovo delle province e, in ultimo, registrare l’abbandono della nave da parte dell’ex presidente Scopelliti, che dopo aver per mesi battibeccato direttamente e indirettamente con i Gentile adesso parteciperà fuori da Ncd con liste a lui afferenti sia alle elezioni comunali a Reggio Calabria che quelle regionali”.

Gaetano Quagliarello
Gaetano Quagliarello

Dopo aver spiegato la genesi della disfatta del Nuovo Centrodestra Rosanna Scopelliti spiega: “Spero davvero che alla manifesta inconcludenza e arroganza dei dirigenti calabresi corrisponda la totale buona fede, e non la complicità, dei vertici nazionali di Ncd, a partire dal coordinatore nazionale Gaetano Quagliariello, il quale voglio credere abbia peccato d’imprudenza dando carta bianca al senatore Gentile senza avere alcuna parte attiva nella determinazione della attuale situazione, perché altrimenti come si impone il commissariamento immediato del partito in Calabria sarebbe d’obbligo che congiuntamente il coordinatore nazionale rimettesse nelle mani di Angelino Alfano il suo mandato”.

“Se di dolo o di colpa stiamo parlando – conclude l’on. Scopelliti – poco importa e non sta a me stabilirlo. Ma invito pubblicamente il presidente Alfano, da questo momento unico interlocutore possibile, a voler dare presto un segnale forte e chiaro di discontinuità e di vera e tangibile attenzione per la Calabria, in caso contrario sarò la prima a trarne le dovute conseguenze”. Un duro colpo sferrato da una ragazza “tenuta all’oscuro” degli eventi. Chissà se anche lei, stia maturando l’idea di approdare in Forza Italia di Silvio Berlusconi che ha un obiettivo dichiarato: “Distruggere il traditore Alfano”. Pare che fin quì ci stia riuscendo.

Gratteri a MicroMega: “Ero già ministro”, poi lo strano stop

Nicola Gratteri
Nicola Gratteri

Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un’anticipazione dell’intervento di Nicola Gratteri – scritto per il prossimo numero di Micro Mega interamente dedicato alla Giustizia – in cui il procuratore aggiunto di Reggio Calabria espone le linee essenziali del programma di riforma della giustizia che Matteo Renzi aveva accolto con entusiasmo quando gli propose il ministero della Giustizia. Poi… al Colle successe il finimondo sul suo nome

di Nicola Gratteri

“Nelle righe che seguono tenterò di esporre i dettagli del programma che giudico necessario attuare in Italia per rendere più efficiente la macchina della giustizia e per contrastare efficacemente il crimine organizzato. Prima di fare ciò, tuttavia, vorrei rapidamente rievocare le circostanze della mia mancata nomina a ministro della Giustizia nell’esecutivo guidato da Matteo Renzi. È noto infatti come il mio nome fosse circolato insistentemente in qualità di possibile Guardasigilli nei giorni che hanno preceduto la formazione del governo entrato in carica lo scorso 22 febbraio.

Personalmente posso confermare di essere stato contattato, attraverso il ministro Delrio, dal presidente incaricato, la sera prima che si recasse dal presidente della Repubblica con la lista dei ministri. Durante quella prima conversazione il presidente mi ha effettivamente proposto di entrare a far parte della sua squadra di governo.

Io gli ho fatto presente che, avendo alle spalle trent’anni di anzianità di servizio e non essendo in età pensionabile, accettare un incarico politico avrebbe significato per me un radicale mutamento di vita, nel senso che, dopo un’eventuale esperienza da ministro, mi sarei dovuto trovare un lavoro, non essendo figlio di ereditieri e non avendo un patrimonio con il quale vivere di rendita.

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Pertanto, ho esposto al presidente del Consiglio incaricato i punti essenziali del programma sulla giustizia che avrei inteso realizzare – gli stessi che elencherò di seguito – per verificare che ci fosse da parte sua la necessaria condivisione, chiedendogli anche tutta una serie di garanzie e di rassicurazioni circa la possibilità di poter scegliere personalmente la squadra di collaboratori che avrei portato al ministero, individuandoli fra personalità valide e degne della mia fiducia. Tali rassicurazioni mi sono state date dal presidente Renzi, che inoltre si è detto assolutamente entusiasta del mio programma, affermando di condividerlo in pieno.

Ho quindi accettato la sua proposta, sapendo di mettere in gioco la mia vita professionale, perché attratto dall’idea di avere l’opportunità di fare una rivoluzione, di realizzare un sogno, quello di dar vita a un sistema giudiziario diverso e migliore dell’attuale. Anche il giorno successivo, sono stato raggiunto telefonicamente dal presidente incaricato, il quale mi ha nuovamente confermato che ero nella lista dei 16 ministri che di lì a poco avrebbe presentato al presidente della Repubblica.

Nicola Gratteri MicroMega Il FattoIn quel secondo colloquio, Renzi mi ha chiesto se poteva considerare definitivo il mio sì, se non c’era il rischio di un mio successivo ripensamento e di una mia uscita di scena. Io l’ho rassicurato, facendogli presente che sono un uomo di parola e che, avendo dato una risposta affermativa, non mi sarei poi sottratto all’impegno preso.

Lui, per tutta risposta, mi ha detto una volta di più che allora sarebbe andato avanti proponendo il mio nome come Guardasigilli al capo dello Stato. Cosa sia poi successo al momento dei colloqui per la formazione del nuovo esecutivo svoltisi al Quirinale non sono ovviamente in grado di dirlo. So però che ho in seguito ricevuto una nuova telefonata, stavolta del sottosegretario Delrio, che si rammaricava per la mia mancata nomina, ribadendo tuttavia la sintonia del governo con le mie proposte, tanto da insistere perché accettassi di presiedere una commissione per la riforma della giustizia di cui avrei potuto scegliere personalmente tutti i componenti. Tale commissione, com’è noto, è stata poi formata e si è insediata ufficialmente lo scorso 30 luglio a Palazzo Chigi. Come ho già ricordato, nei vari contatti di cui sopra ho esposto al presidente incaricato il mio programma sulla giustizia”.

Capezzone (Forza Italia): "Manca una vera proposta di destra"

Daniele Capezzone
Daniele Capezzone

Goffredo Pistelli per Italia Oggi (21 ottobre 2014)

Daniele Capezzone non s’ arrende alla deriva del centrodestra. L’ uomo che fu decisivo, con le battaglie sull’ Imu e su Equitalia, nella grande ricorsa di Silvio Berlusconi alle politiche del 2013, s’ è messo a lavorare di buzzo buono, con la pazienza e il metodo dei radicali. Da tempo pungola tutti. Pochi giorni dopo la débacle alle europee di maggio, s’ era inventato il «software liberale», un ebook in cui mette in file un po’ di idee degne del 1994, anno della rivoluzione berlusconiana mancata. Sabato scorso s’ è infilato nella Leopolda blu, raduno milanese di chi vuol riaggregare a destra.

Domanda. Capezzone, com’ è andata a Milano?
Risposta. Intanto mi faccia ringraziare chi ha organizzato, a partire da Lorenzo Castellani (una delle anime di Formiche.
net, ndr), perché ho trovato molto azzeccate le scelte di fondo.

Vale a dire?
Che in attesa di altre primarie, quelle politiche, si comincino almeno con le primarie delle idee. L’ unica cosa di cui aver paura è l’assenza di un dibattito sulle proposte. E poi, molto giusta mi pare l’ indicazione di un modello stile Partito repubblicano americano, con l’ ambizione di individuare poche cose ma che possano davvero unire per un’ alternativa alla sinistra. Su tutto il resto, poi, ognuno resta con la propria cultura, i libri che preferisce, il background cui è affezionato. Insomma che «i cento fiori fioriscano».
Come disse il grande nocchiere Mao Tse Tung…
Sì, per indicare un metodo, anche se questa prassi è molto anglossassone.

Sveglia Centrodestra Nella foto fra gli altri Adolfo Urso, Gaetano Quagliariello e Raffaele Fitto (Formiche.net)
SVEGLIA CENTRODESTRA Nella foto un momento dell’incontro organizzato a MIlano da Formiche.net sulla scia di Leopolda blu. Fra gli altri Adolfo Urso, Gaetano Quagliariello e Raffaele Fitto

Le sue, quali sono?
Il centro sta nella questione fiscale. E non lo dico per passione liberale, quanto per il bene del Paese. Se ha tempo le do qualche numero con cui, chiunque faccia politica, oggi si deve confrontare.
Avanti…
Sono dati della Banca mondiale sul Total tax rate, ossia l’ indice che riguarda l’ imposizione fiscale delle imprese. Bene l’ Italia è al 65%, Francia 64%, Spagna 58%, Germania 49, la media europea 41, Gran Bratagna 34 e la Croazia 19.
Beh, cifre impressionanti…
Aspetti. Ora le do quelle sui fallimenti del primo semestre di quest’ anno: sono stati il 10% in più dello stesso semestre 2013. E, se si considera l’ ultimo trimestre di quel periodo, cioè aprile, maggio e giugno 2014, quella percentuale sale al 14%.

Dal che, se ne deduce?
Che ci vuole uno shock fiscale e il centrodestra si deve ripensare su questo. A Matteo Renzi potrei fare mille critiche: ha aumentato le tasse sulla casa, sul risparmio, ora sui fondi pensione e, quando nei prossimi giorni avremo la legge di stabilità troveremo setto-otto tasse occulte…
E invece, dove lo critica?
Sulla cosa migliore che farà, se fosse vera, ossia l’ intervento sull’ Irap, annunciato intorno ai sei miliardi.

Sveglia Centrodestra (Formiche.net)Infatti, è sorprendente. E perché lo critica?
Perché quell’ intervento rischia di fare la fine degli 80 euro e cioè di non essere incidente. Mi spiego: gli 80 euro magari sono finiti in affitti arretrati, multe da pagare, conti in sospeso, anziché nei consumi.
E l’Irap in meno?
Idem, perché gli imprenditori sono già molto in difficoltà.
Per questo le dico che quella misura non basta, che ci vuole ben altro. Forza Italia e il centro destra prendano questa bandiera: «Giù le tasse». E non come parola d’ ordine, cui siamo meccanicamente affezionati ma vera esigenza del Paese.

Senta, però per far manovre simili si deve tagliare la spesa clamorosamente, mentre uno dei vostri potenziali alleati, la Lega, vuol addirittura abolire la legge Fornero…
Dobbiamo decidere se vogliamo solo una curatela fallimentare del centrodestra o il rilancio. Il rischio c’ è. Per noi di Forza Italia, per esempio, la tentazione è la gestione dell’ esistente. Per il Carroccio, che se la passa meglio, il successo nella marginalità cioè accontentarsi di fare quello che faceva Rifondazione ai tempi del centrosinistra, arrivando sino al 9%, ma scegliendo l’ opposizione perenne e rinunciando all’ alternativa. Oggi inveece, grazie a B., siamo al bipolarismo.
[su_quote]Che cos’è “Sveglia Centrodestra”. Sabato scorso a Milano si è svolta Sveglia Centrodestra (#Svegliailcdx), la “Leopolda blu” autoconvocata da un gruppo di professionisti su input di Formiche.net, al quale hanno partecipato esponenti di tutti i partiti del centrodestra. L’obiettivo è rilanciare l’area e arricchirla di idee e contenuti [/su_quote]E cioè?
Oggi si deve stare o di qua o di là. Anzi, siamo quasi alla referendizzazione del voto: c’ è una parte importante che può votare da una parte e poi, la volta dopo, su certi temi, andare dall’ altra.
Io dico: mettiamo al centro di uno schieramento la proprietà privata, la casa, il risparmio, le tasse e la diminuzione della spesa pubblica e costruiamo l’ alternativa a Renzi.

Sveglia Centrodestra (Formiche.net)Su questi temi lo battete?
Già ora.
Perché non sta tagliando abbastanza sulle municipalizzate, sugli acquisti dei beni e servizi, su costi standard.
E delle tasse le ho già detto.
Capezzone, però voi potete fare le leopolde blu ed elaborare progetti, però dovete fare i conti col «fattore B»., come la vicenda di Raffaele Fitto, che il Cavaliere ha quasi cacciato dal partito.
Io dico che nelle scelte Fitto ci sia una grande novità positiva. Domandiamoci chi è Fitto?
Risponda lei…
È uno che è stato davvero vicino a Berlusconi nelle ore difficili, quando non era facile, non era comodo. Altri, tipo Gianfranco Fini, se ne andarono picconando un governo di centrodestra. Oppure, tipo Angelino Alfano, lo abbandonarono, per mantenere la poltrona ministeriale. Fitto è stato e starà dentro, a fornire idee e proposte.

E poi vorrei dire un’ altra cosa.
Prego…
Mi viene in mente Proust, quando parla di quel rimorso che prende scendendo le scale, dopo un incontro, quando non si è detto tutto quello che si pensava. Non dobbiamo aver quel rimorso: ognuno deve offrire tutta intera la propria opinione.
Cioè, lei dice che il Cavaliere accetterebbe…
È una persona lungimirante e rispettosa, molto di più dei consiglieri che ha intorno. Rifletterà su questi temi e vedrà che ha ancora una missione da compiere: costruire il partito gollista in Italia. D’ altra parte, essendo colui che ha reso fisicamente possibile il bipolarismo, può dare un contributo anche qui.

Daniele Capezzone
Daniele Capezzone

Però c’ è il nodo del Patto del Nazareno. Lei pensa che non esista, come dice Giuliano Urbani, e che B. veda davvero in Renzi un continuatore di certe sue idee, vent’ anni dopo?
Non sono interessato ai retroscena, meno che mai a letture maliziose, maligne o malpensanti. Dal punto di vista di Renzi starei attento però: rischia di essere egemone ma, per le ragioni economiche richiamate prima, rischia di esserlo fra le macerie. Come diceva Rino Formica, c’ è qualche intrattenimento del pubblico e il Paese va come va.
Qualche problema, questo premier ve lo crea, non lo neghi.
È evidente che non è facile avere a che fare con un leader diverso, che ci sfida in campo più moderno dei suoi predecessori.
Prima la sinistra era solo tasse, Cgil e manette. Ora c’ è un leder che si tira fuori da quella trimurti, anche se magari, a guardar bene, non sempre e non del tutto. Però, a maggio del 2014, ci sono stati nove milioni di italiani che non ci han votato più o si sono astenuti: partite Iva, imprenditori, professionisti che riconoscono in Renzi uno che ha archiviato il Pci ma che voterebbero una proposta di destra, subito.

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi

Lei dice bene, ma intanto domenica Renzi ha fatto il pieno di audience nell’ ammiraglia di Mediaset, Canale 5, in una delle trasmissioni che più berlusconiane non si può, il salotto di Barbara D’ Urso, con una proposta che piace tanto a moltissimi vostri elettori: il bonus bébé.
Che le devo dire, spero solo che prossimamente a Renzi non sia affidata anche la conduzione del Tg5 delle 20.
Caustico, lei.
Ma no, è un battuta. Il lavoro che vogliamo fare va aldilà dell’ episodio di giornata. Ricordo anche io prime pagine del Giornale inneggianti a Renzi e delle reti Mediaset abbiamo sorriso anche in una recente riunione di presidenza di Forza Italia.

In che senso?
Nel senso che ho ricordato al presidente come i tg di Mediaset avessero fatto cronaca politica quest’ estate.
Ce lo ricordi…
Un servizio di 2-3 minuti sulle attività del governo, quindi il pastone politico di tutti e poi, in coda, 15 secondi ad esponenti di Forza Italia che dicevano, in pratica, di essere lieti protagonisti dell’ azione governativa e di dialogare con Renzi.

E Berlusconi?
Ne ha riso anche lui. Con una copertura così, c’ è solo da stupirsi che il premier non sia più alto nei sondaggi. Ma il tema non è la rivendicazione centimetrica di pagina di giornale o spazi tv. Bisogna fare come Andrea Pirlo.
Pirlo?
Massì, alzare la testa, guardare il gioco. Qui si tratta dei prossimi cinque o dieci anni. Merito a Fitto, allora, di aver posto la questione, merito alla Leopolda Blu d’ aver iniziato il dibattito.

In questo nuovo centrodestra, c’ è posto anche per Corrado Passera che, nel frattempo, se ne è autoproclamato guida?
Chiunque è il benvenuto. Nessuno può dire «no tu no» a nessuno. Quelli che lo dicono alla Lega, a Fratelli d’ Italia, a Passera non hanno capito niente. Ma guai a fare, verso Renzi, l’ errore che ha fatto la sinistra verso B. e cioè fare solo a tavoli, in stanzette chiuse, con dieci partitini che partoriscono non si sa cosa.

Beppe Grillo rompe tabù sui migranti: "Vanno rispediti a casa"

Beppe Grillo rompe tabù su migranti: "Vanno respinti e mandati a casa"
CONTRORDINE Beppe Grillo rompe tabù sui migranti: “Vanno respinti e mandati a casa”

Nessun “tabù” contro l’immigrazione clandestina. Beppe Grillo lo rompe senza temere accuse di razzismo e lancia sul suo blog un forte messaggio alla politica che affronta la questione con l’arma spuntata della carta bollata.

Politici che “baloccano tra razzismo e buonismo un tanto al chilo, ma sempre sulle spalle delle fasce più deboli della popolazione, il tutto per un pugno di voti”, accusa il leader maximo dei 5 stelle che prende una posizione forte come Le Pen, Meloni e Salvini: “Chi entra in Italia con i barconi – dice – è un perfetto sconosciuto: deve essere identificato immediatamente, i profughi vanno accolti, gli altri, i cosiddetti clandestini rispediti da dove venivano”.

Manifestazione Lega Salvini Stop Invasione
Manifestazione della Lega Nord a piazza Duomo a Milano. Matteo Salvini: “Stop Invasione”

Una sorta di contrordine probabilmente dettato dagli umori che gli arrivano da tutto il Paese. Umori negativi per una “immigrazione senza freni” che incute “mai come ora, paura dello straniero”. Reduce dallo “scontro” a distanza (sull’euro) con Matteo Salvini – il leader leghista che ha portato in piazza migliaia di persone contro “l’invasione” – il capo dei Cinquestelle ammette che sui flussi “in questi mesi qualcosa è cambiato”.

Barcone con immigrati

Non sono più i tempi della Destra, che riteneva di aiutare i migranti nei loro paesi di origine. Oggi si va oltre. Sono altre le emergenze che imprimono un’accelerazione nella risoluzione del problema.  C’è l’Isis (Islamic State Iraq Syria, ndr) “che sta producendo flussi migratori insostenibili”.

Negli ultimi mesi – rileva Beppe Grillo – sono arrivati in 100.000, e in futuro con l’espandersi della guerra, la situazione peggiorerà”. Già il ministro dell’Interno Alfano aveva annunciato un esodo di massa senza precedenti: “Attenzione – disse – saranno 600mila gli immigrati che approderanno in Italia”.

Poi la più terribile e inquietante delle emergenze: Ebola, il virus che non lascia scampo e che potrebbe essere “arma di distruzione” in mano ai terroristi contro l’Occidente“. La preoccupazione di Grillo e, prima ancora di altri, è che “Ebola sta penetrando in Europa. E’ solo questione di tempo perché in Italia ci siano i primi casi”, sottolinea.

E’ tempo – scrive il leader pentastellato – “di affrontare l’emigrazione come un problema da risolvere e non come un tabù”. Per questo non solo “bisogna far fare inversione ai clandestini” ma chi arriva con “l’abusato” status di profughi “deve essere sottoposto a una visita medica obbligatoria all’ingresso per tutelare la sua salute e quelle degli italiani che dovessero venirne a contatto”.

Miliziani dell'Isis
Miliziani dell’Isis. Lo Stato Islamico sta terrorizzando l’Occidente. Vorrebbe contaminare Europa e Usa con Ebola

L’Ue si sta muovendo in ritardo su una emergenza che potrebbe essere “più catastrofica” dell’Aids, della Peste e del Colera. Azioni timide, inutili vertici e passerelle che non spezzano alla fonte la catena di sbarchi verso l’Europa. Il presidente degli Stati Uniti Barak Obama, pur nella sua insufficiente politica estera, ha fiutato prima degli europei il pericolo del virus Ebola le cui vittime sono in mano ai terroristi dell’Isis.

Azione dell'IsisL’Organizzazione mondiale della sanita (Oms) ha ammesso che nella gestione dell’emergenza “c’è stata superficialità e incompetenza”. L’Italia, dal canto suo, con il ministro della Salute Lorenzin (che al vertice di Milano coi suoi colleghi Ue si è accorta dell’esistenza del problema…), si starebbe attrezzando per eventuali casi di Ebola. “Siamo molto preoccupati – aveva detto il presidente della Commissione parlamentare alla Sanità Fabrizio Cicchitto – per come è gestita l’emergenza del virus Ebola. Finora un fallimento”, diceva in audizione del ministro Lorenzin, peraltro collega di partito (Ncd) del presidente della Commissione.

“Il trattato di Dublino, firmato a suo tempo dalla coalizione di centrodestra che ora si strappa le vesti e c’erano Alfano, Lega e Berlusconi, va disdetto immediatamente”, afferma Beppe Grillo che spiega: “Cosa dice il Trattato? Il profugo che arriva in un Paese non può più uscirne per essere accolto altrove.

Manifestazione della Lega a Milano Salvini: "Stop Invasione"Chi arriva in Italia dalla Siria per esempio non può andare in un altro Paese della UE e passa il tempo a cercare di fuggire dal nostro Paese in stazione per recarsi in Germania o in altri Paesi del Nord Europa.

L’Italia è diventata la sala di aspetto, la porterei dei disperati del mondo. Chi arriva qui deve avere il diritto di muoversi liberamente nella UE. In mancanza di queste immediate misure avremo sempre più razzismo e malattie epidemiche. E’ questo quello che vogliamo? Basta saperlo”, conclude l’esponente politico.

"Forza Italia al 14 percento. Renzi farà cappotto alle regionali"

il leader di FI Silvio Berlusconi  (Photo Cacace/Afp/Getty Images)
Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (Photo Cacace/Afp/Getty Images)

Carmelo Lopapa per Repubblica (20 ottobre 2014)

Sogna di stravincere come un tempo, Forza Italia da “cappotto”, “sola al comando, senza alleati”. Ma dietro questo Silvio Berlusconi che accarezza la “follia”, come la chiama lui stesso telefonando ai militanti di Civitanova Marche, si nasconde un altro genere di cappotto. Quello delle imminenti regionali e del tracollo elettorale del partito.

I sondaggi recapitati ad Arcore la scorsa settimana non solo inchiodano Fi ormai sotto il 15 – addirittura un 14 con trend negativo – ma aprono uno squarcio allarmante sulle due Regioni in cui si vota tra poche settimane: sconfitta scontata in Emilia Romagna, ma anche a sorpresa in Calabria.

Francesca Pascale Berlusconi e i gay Berlusconi al timone di Forza Italia (nave della discordia) distratto da Pascale e Luxuria. Alle spalle, irritato, Toti. Ricostruzione per secondopianonews.com
Berlusconi al timone di Forza Italia (nave della discordia) distratto da Pascale e Luxuria. Alle spalle, irritato, Toti. Ricostruzione per secondopianonews.com

Scenario destinato ad aggravarsi con le regionali di primavera, per le quali i rilevamenti demoscopici prevedono al momento un 7-0 per il centrosinistra. Che poi si tradurrebbe in un 9-0 finale, con debacle perfino nelle piazze degli uscenti Caldoro (in Campania) e Zaia (Veneto).

Silvio Berlusconi e Francesca Pascale
Silvio Berlusconi e Francesca Pascale

Ecco perché l’ ex Cavaliere torna a farsi vivo con toni da campagna elettorale, parla di opposizione, nel giorno in cui Renzi spopola nella domenica televisiva nazionalpopolare dal “suo” Canale5 e gli industriali continuano a plaudire alla legge di stabilità. «Non mi sento come Nerone, ma anche su di me in questi anni hanno raccontato tante bugie» dice il leader di Forza Italia uscendo dal Teatro Manzoni di Milano, dove assiste allo spettacolo “Nerone – Duemila anni di calunnie”.

Raffaele Fitto
PREOCCUPATO della deriva di FI (Raffaele Fitto)

«Comunque, io non sono arrivato a far tagliare le vene a nessuno» scherza salutando i fan. In mattinata aveva parlato del suo «sogno di vincere con una Forza Italia da sola, senza alleati, per avere una chiara maggioranza in Parlamento: so che è una follia, ma sono convinto si possa fare».

Francesca Pascale e Luxuria brindano al Gay Village
Francesca Pascale e Luxuria brindano al Gay Village

Riconquistare i delusi, ma non più col suo vecchio cavallo di battaglia, la tv. Berlusconi prende atto di una rivoluzione copernicana. Gli elettori sono ormai «raggiungibili solo attraverso un contatto personale diretto » dice ai militanti marchigiani: «Non li possiamo convincere attraverso la tv, perché non la guardano più».
Sogna improbabili maggioranze assolute, intanto al governo farebbe di tutto per entrarci fin d’ ora. A modo suo. «I dieci senatori Ncd in transito?

PERPLESSO Silvio Berlusconi
PERPLESSO Silvio Berlusconi

Io penso ci siano, che Berlusconi li tenga buoni e abbia lanciato il segnale a Renzi col passaggio di D’ Alì – racconta Gianfranco Rotondi a margine della cerimonia del premio Balena Bianca in Irpinia -. Come dire: siamo determinanti per la sopravvivenza del governo, accetti il nostro sostegno o vai al voto?». Il fatto è che anche in Forza Italia hanno messo nel conto che a quel punto Renzi opterà per le elezioni.

Prospettiva densa di incognite per il centrodestra alle prese con svolte pro-gay e con Renzi tendente al 40. «Dobbiamo recuperare i valori della destra» urlava sabato a una manifestazione romana Andrea Ronchi, tornato in pista con “Insieme per l’ Italia” e indicando il leader leghista Matteo Salvini come «uno degli interpreti migliori del centrodestra italiano ». Il solo, guarda caso, in crescita nei sondaggi.

Scandalo al governo. Renzi si fa un selfie e finisce in procura

Scandalo al governo Renzi e il selfie orrendo pubblicato e poi rimosso da Twitter
VISIONE CONSENTITA AD UN PUBBLICO ADULTO. Matteo Renzi e il selfie orrendo pubblicato e poi rimosso da Twitter

Scandalo al governo – Matteo Renzi è abituato ai selfie. Ne scatta almeno un centinaio al giorno in giro per l’Italia e per il palazzo. Foto che pubblica puntualmente sui social. Il 7 settembre scorso è stata una giornata particolare e convulsa perché il premier era atteso a Bologna alla Festa dell’Unità, la festa del Pd che lui, riferiscono ambienti renziani, “vorrebbe abolire”. Appena svegliato, quella mattina, indossa incavolato la camicia bianca, prende lo smartphone e si scatta comunque un brutto selfie, come potete vedere nell’immagine.

Renzi alla festa dell'Unità a Bologna (foto Schicchi)
VISO PALLIDO Renzi alla festa dell’Unità a Bologna (foto Schicchi)

E’ un’istantanea scattata verosimilmente a palazzo Chigi che ritrae il premier furioso e visibilmente provato dal “tour de force” che l’attende nel capoluogo emiliano, al punto che si sarebbe lasciato sfuggire: “Ma chi caxxx mi ha preso quest’appuntamento? Dovrò rottamarla sta festa di reduci del Pci…”. Il capo del governo era seccato di dover incontrare tutta la vecchia nomenclatura del vecchio Pd, i “rottamati”, per capirci. Appena Renzi si autoscatta, qualcuno, non ancora identificato, si sarebbe preso la briga di pubblicare quell’orrenda foto sul profilo twitter del premier cui hanno accesso solo Matteo e il suo staff.

Lo scatto è stato rimosso nel giro di pochi minuti evidentemente per ragioni di sicurezza…diciamo per così dire, estetiche. Allora lo staff, ignaro di tutto, ma davvero di tutto, che ha fatto? Dopo il “gravissimo” accaduto, ha presentato, come riferisce il Fatto Quotidiano, un esposto alla Procura di Firenze paventando una violazione del telefono di Renzi e dei Pc di palazzo Chigi. La procura avrebbe quindi deciso, dopo l’arrivo della denuncia di aprire un fascicolo ipotizzando una violazione informatica.

“L’ipotesi – scrive il giornale – è che un hacker sia entrato nel pc di Renzi e abbia avuto accesso alle foto come ad altri dati sensibili. Altra ipotesi al vaglio degli inquirenti, anche se pare ritenuta meno probabile, è che l’accesso sia avvenuto non per via remota ma direttamente da uno degli smartphone o dei pc in possesso del premier”. Vedremo come andrà a finire. Per il presidente del Consiglio una giornata da dimenticare quella del 7 settembre, cominciata male con un selfie sbagliato e finita peggio dopo l’incontro coi vari Bersani Cuperlo & CO.

Renzi alla festa dell'Unità a Bologna (foto Schicchi)
IMBRONCIATO Renzi alla festa dell’Unità a Bologna (foto Schicchi)

Per quanto compete all’opinione pubblica qui si ravvisano i seguenti “reati”: Il primo è più importante l’ha commesso proprio il premier scattandosi un selfie “criminale”; il secondo è che Renzi lascia il suo smartphone ovunque incustodito e non protetto; il terzo è che probabilmente l’ex sindaco ha fornito i dati di accesso dei suoi device e profili social alla minoranza interna del Pd; il quarto è di affidarsi a uno staff tutto sommato in gamba, ma presuntemente inadeguato al compito di proteggere i computer del palazzo dall’invasione di selfie che invia il capo.

I dissidenti interni Civati, Cuperlo e Fassina sono sul piede di guerra: “Abbiamo sempre ritenuto inaffidabile il segretario del nostro partito, figuriamoci per il ruolo di premier. E’ un fatto di estrema gravità”, affermano. “E se avessero rubato non la foto, ma i codici di lancio nucleare come lo spiegherebbe al suo 41 percento di elettori?”, si chiedono dopo lo scandalo al governo.

Matera capitale europea della cultura 2019

Matera capitale europea della cultura 2019 - Il Giornale (Photo Walter Donegà differentsensations.com)
Matera capitale europea della cultura 2019 –  (Photo Walter Donegà differentsensations.com)

di Rocco Moliterni per “La Stampa” (18 ottobre 2014)

Matera capitale europea della cultura 2019 – Questa volta Cristo non si è fermato a Eboli, ma è arrivato fino a Matera. Si potrebbe riassumere con una battuta la vittoria della città dei Sassi nella «gara» per la designazione a capitale europea della cultura 2019.

Una vittoria che premia la tenacia e la caparbietà di chi si è impegnato in una sorta di mission impossibile , se si pensa che tra le altre candidate c’ erano località conosciute a livello internazionale come Siena o Perugia (dove la delusione è stata cocente).

Logo Matera capitale europea della cultura 2019«Il merito va a un’ intera comunità che ha creduto in questo sogno» dice il direttore del Comitato Matera 2019, Paolo Verri, felice e senza voce nel corso di una festa che ha visto la città letteralmente impazzita.

Una vittoria che premia un altro Sud, non quello che fa parlare di sé per la criminalità organizzata e per l’ assistenzialismo ma quello che negli ultimi decenni si è silenziosamente rimboccato le maniche e ha saputo riqualificarsi, non perdendo la propria identità culturale e antropologica, puntando sul connubio tra gli antichi saperi manuali e le nuove tecnologie, tra cultura umanistica e sapere scientifico (a Matera, tra l’ altro, c’ è un centro di geodesia spaziale di livello internazionale).

Matera capitale europea della cultura 2019 - La Stampa
Matera capitale europea della cultura 2019 – La Stampa

Quali sono le tappe che hanno portato un luogo definito negli Anni 50 del secolo scorso «vergogna nazionale» per le sue misere condizioni di vita a diventare un fiore all’ occhiello del nostro Paese? Innanzitutto contrariamente a quanto si pensi non è che Matera e la Basilicata siano sempre stati una terra di degrado e povertà.

La civiltà di questa regione ha radici millenarie e basta una visita al museo Ridola di Matera per essere colpiti dalla bellezza dei vasi e dei manufatti che qui si producevano. Certo dopo l’ Unità d’ Italia, il brigantaggio, la grande emigrazione (sono più i lucani che vivono in giro per il mondo dei residenti ) le condizioni di vita dei contadini erano quelle descritte da Carlo Levi nel suo celebre pamphlet.

La città di Matera di notte
La città di Matera di notte

Eppure la prima svolta si ha proprio con lo svuotamento dei Sassi, nel 1953. Nasce infatti un grande dibattito cui prendono p arte intellettuali di tutta Italia sulle sorti e l’ urbanistica della nuova città. Olivetti e la sua Comunità (un termine che in Lucania ha valore più che altrove) fanno progetti e sperimentazione, ad esempio al borgo la Martella, firmato da Quaroni.

[flagallery gid=12]Poi, nel 1964, sarà Pasolini con il suo film Vangelo secondo Matteo girato tra i Sassi a richiamare l’ attenzione su un paesaggio unico al mondo (a ripercorrere l’ epopea di quel periodo è l’ emozionante mostra, curata dalla sovrintendente Marta Ragozzino a Palazzo Lanfranchi).

Pier Paolo Pasolini a Matera durante le riprese del Vangelo secondo Matteo
Pier Paolo Pasolini a Matera durante le riprese del “Vangelo secondo Matteo”

Un paesaggio che paradossalmente proprio il vivere ai margini dello sviluppo industriale degli anni del Boom, preserva dagli scempi di altre regioni. Tanto che un gruppo di materani, guidati dall’architetto Pietro Laureano (siamo già negli Anni 80), pensa di farlo diventare patrimonio universale dell’ Unesco.

Mel Gibson sul set The Passion a Matera
Mel Gibson sul set The Passion a Matera

E già in quell’ occasione la città si fa le ossa nel lavorare in squadra per raggiungere un obiettivo a prima vista impossibile. Ci saranno anche le leggi di riqualificazione dei Sassi a dare una mano e associazioni culturali come la Scaletta che si inventano le grandi mostre di scultura nelle chiese rupestri e fanno nascere il Musma, il museo della scultura contemporanea.

La città di Matera
La città di Matera

Un nuovo film, questa volta The Passion di Mel Gibson, farà conoscere i Sassi nella più sperduta provincia americana o giapponese. «E oggi – dice Marta Ragozzino – Matera può diventare un modello culturale per l’ Europa in crisi, un modello che non punta sui numeri, i visitatori e i grandi eventi, ma sulla partecipazione e il coinvolgimento di tutti nel progettare il proprio futuro».

Altri importanti contributi li offre Paride Leporace, Giornalista e Direttore della Lucana Film Commission

Se New York celebra le battaglie di Gratteri

Nicola Gratteri
Nicola Gratteri

di Massimo Gaggi per il Corriere della Sera (17 ottobre 2014)

«L’Unione Europea non può impartire lezioni all’Italia sulla giustizia. Abbiamo processi lenti e carceri affollate, è vero, ma la nostra legislazione anticrimine è la migliore e nessuno combatte le mafie come noi.

Solo a Gioia Tauro quest’ anno abbiamo sequestrato tre tonnellate e mezzo di cocaina, mentre a Rotterdam, principale porta d’ ingresso della droga in Europa, quasi nulla». «La Sicilia ha strutture antimafia in eccesso, mentre la Calabria è quasi disarmata nella lotta a una ‘ndrangheta ormai assai più potente e pericolosa di Cosa Nostra: serve un travaso».

Ecco come Napolitano ha silurato Nicola Gratteri - secondopianonews.com
Ecco come Napolitano ha silurato Nicola Gratteri – secondopianonews.com

Una giornata diversa a New York, seguendo un italiano diverso. In Italia Nicola Gratteri è il coraggioso giudice antimafia misteriosamente scomparso dalla lista dei ministri che Matteo Renzi portò al Quirinale e il presidente della Commissione per la riforma della legislazione antimafia istituita a Palazzo Chigi. Un eroe, ma per qualcuno, forse, anche un personaggio trasformato da quasi trent’anni di vita blindata in una specie di Ufo dalle idee radicali.

In America, invece, per un giorno Gratteri è solo il campione universale della lotta alla criminalità al quale la Train Foundation ha deciso di assegnare il riconoscimento più prestigioso: il Civil Courage Prize. Nel consegnarglielo durante una cerimonia al Council for Foreign Relations, Cyrus Vance Jr, capo della Procura di New York, celebra la determinazione di Gratteri con un passo di Mark Twain: «È curioso che la storia sia piena di casi di grande coraggio fisico, mentre gli esempi di coraggio morale scarseggiano».

Gratteri ostenta la sua modestia contadina: racconta l’esempio del padre che lo ha spinto, da magistrato, a restare a combattere nella sua Calabria. Fa leggere ad Ariadne Platero il suo discorso in inglese nel quale racconta di 25 anni passati senza poter andare al cinema o fare un passo se non con la scorta. «Eppure mi sento libero, quando curo il mio pezzo di terra nei fine settimana, quando vado nelle scuole a spiegare ai ragazzi perché non devono cedere alla cultura mafiosa».

Fine della cerimonia, è il momento degli abbracci e delle foto. Il sorriso radioso di Vance, mentre in quello di Gratteri c’ è un fondo di mestizia. Comprensibile visto che il procuratore di New York non rinuncia al «lieto fine» americano spiegando che combatterà fino alla sconfitta definitiva delle organizzazioni criminali mentre il magistrato italiano sa che la sua è una battaglia senza fine perché l’ istinto mafioso «sparirà solo con la fine del mondo».

Calabria, Wanda Ferro scrive ai calabresi: "E' doverosa una svolta"

Wanda Ferro candidata di Forza Italia alla presidenza della Regione Calabria
Wanda Ferro candidata di Forza Italia e altre forze politiche alla presidenza della Regione Calabria

Wanda Ferro, candidata di Forza Italia e altre forze politiche alla presidenza della Regione Calabria, scrive una lettera aperta ai calabresi in vista della tornata elettorale del prossimo 23 novembre.  “Carissimi cittadini e cittadine di Calabria, – scrive – ho deciso di rivolgermi a voi ancor prima di presentarvi programmi e intenzioni della coalizione che sostiene la mia candidatura, espressione di un’idea di politica quale servizio per la comunità e perciò non confinabile nei limiti delle forze che pure la propongono e la sostengono, vive e radicate nel territorio, ma aperta e ben più ampia, inclusiva di energie ed intelligenze con le quali abbiamo in comune affinità culturali, legami valoriali, prospettive di crescita e sviluppo”.

“Il confronto sulla Calabria – prosegue – che desideriamo partirà molto presto, perché non ci mancano né le idee e neppure la voglia di fare: le tesi programmatiche che a breve sottoporremo alla vostra attenzione saranno di lungo respiro, in grado di superare le pur gravi difficoltà contingenti per abbracciare un orizzonte ampio, al quale tendere attraverso il lavoro di una squadra di esperti che, subito dopo il voto, dovrà mettersi all’opera per predisporre leggi e pianificare interventi da tradurre in concretezza, a partire già dal 24 novembre”.

Tuttavia, ritengo doveroso che ancora prima di soffermarsi sugli intendimenti futuri io mi presenti non tanto per parlarvi della mia storia personale o della mia esperienza politica ed amministrativa, ma per rivolgermi alle vostre coscienze alle quali offrire una riflessione che mi auguro possa essere condivisa o, comunque, diventare oggetto di confronto.

Per la prima volta in Calabria, da quando le Regioni esistono, una donna è candidata alla Presidenza della Regione. Un segno di svolta che però da solo, me ne rendo conto, non basta a garantire la genuinità e la bontà del cambiamento che serve e che vorrei realizzare, passo dopo passo, insieme con voi: non è sufficiente essere donne per essere anche bravi amministratori o politici in grado di guardare all’avvenire.

Eppure – sottolinea – Wanda Ferro – è proprio dalla forza delle donne, dalla loro sensibilità, dal loro cuore di madri, che bisognerà ripartire per tornare a guardare al futuro con occhi diversi, in una terra che, in molte parti dei suoi territori, “stenta” il presente, soffocato com’è da un oceano di diseguaglianze tra chi ha troppo e chi poco o niente. Ciò non mi sta più bene, non può star bene a nessuno che abbia davvero a cuore la Calabria e non solo.

È necessario un sussulto che faccia ritornare da un lato alla sobrietà, alla misura, all’essenzialità, e dall’altro alla verità, alla moralità, alla capacità di giudizio. È questo l’obiettivo da cogliere per dar vita alla Calabria che sogniamo, quella che sulle gambe dei suoi giovani talenti, delle sue imprese d’eccellenza, dei suoi uomini e donne di buona volontà, cammina ogni giorno, spesso nel deserto dell’indifferenza interna ed esterna o nei miasmi del malaffare ‘ndranghetista.

Questa Calabria c’è, vive e lotta ogni giorno per rinascere dalla crisi degli ultimi anni, che non è stata solo debolezza economica o finanziaria, ma forse soprattutto mancanza di un patrimonio di valori e ideali nei quali credere e riconoscersi e costruire un’identità di popolo. Un nuovo equilibrio è destinato a imporsi a partire dalla consapevolezza – ineludibile, specie per chi come me, da cattolica, è impegnata nel servizio in politica – di dover tagliare il peggiore dei meccanismi: procurarsi il consenso elettorale attraverso la gestione della cosa pubblica sotto il segno del potere per il potere, troppo spesso trascurando l’etica e la razionalità.

Non è, non può, non deve essere il tempo dei portatori dei voti, dei colonnelli e dei cacicchi malauguratamente bravi a spostare consensi giocando sulla disperazione. La Calabria ha bisogno di una stagione nuova, di una fase di rilancio etico ed amministrativo, di una classe dirigente capace di guardare oltre l’oggi, di amministratori capaci di scaldare i cuori, infiammare la speranza, generare sogni. Vogliamo puntare sul lavoro, al quale dedicheremo tutta l’attenzione possibile, per liberare dalla schiavitù del bisogno il maggior numero possibile di famiglie.

Taglieremo le ali alla burocrazia, perché smetta d’essere un mostro terrificante per imprese e professionisti. Promuoveremo un censimento per capire, all’interno dei nuclei familiari, per capire quante siano in ciascuna di esse le fonti di reddito e lanciare un piano di sostegno a favore di quelli che, al contrario, ne hanno meno o nessuno.

Molto c’è da fare, insomma, per invertire la rotta, ma non voglio restare a guardare e permettere che altri lo facciano. Certo una svolta immediata è difficile, ma non impossibile. Ecco perché sollecitarla diventa impellente oltre che doveroso. Per riuscirvi, tutti e ciascuno siamo chiamati a riconsiderare gli stili della nostra esistenza, il primo vero cambiamento riguarda la valutazione che noi diamo della realtà e, in concreto, il peso che riconosciamo a questa virtù nella scala dei valori.

«Perché un pensiero cambi il mondo», scriveva Albert Camus, «bisogna che cambi prima la vita di colui che lo esprime. Che si cambi in esempio». È questa la sola strada praticabile per ritrovare una prospettiva di fiducia e di speranza: sobrietà e solidarietà affinché le giovani generazioni imparino a camminare verso l’avvenire tenute per mano dai loro padri e dalle loro madri”.

Caos Pd, Oliverio è certo di vincere, ecco perché dice no a Ncd-Udc

Renzi Magorno Oliverio
Matteo Renzi con Magorno e Oliverio

E’ alta tensione a Roma per comporre le alleanze elettorali del centrosinistra in Calabria in vista delle elezioni regionali del prossimo 23 novembre. La lunga e convulsa riunione del Pd non ha portato ieri i frutti sperati dai vertici romani che fanno capo a Matteo Renzi, i quali puntano “per necessità” a riproporre in Calabria e altrove il modello “larghe intese” sperimentato “con successo” al governo nazionale.

Le resistenze maggiori sono del candidato governatore del centrosinistra, Mario Oliverio, (ma non solo) che non vuole sentir parlare di imbarcarsi come alleati Ncd e Udc, protagonisti, a suo avviso “della scellerata gestione del centrodestra di Scopelliti”.

Un pretesto che appare tuttavia infondato. Un falso problema. In passato non sono stati pochi i casi in cui esponenti politici di spicco abbiano consumato esperienze prima con il centrodestra e poi col centrosinistra e viceversa.

Saverio Zavettieri
Saverio Zavettieri

Per ricordare due soli esempi, Saverio Zavettieri, politico di antica stazza e capo dei Socialisti uniti, si è schierato alle ultime primarie con Mario Oliverio (Pd), ma dal 2000 al 2005 era stato potente assessore regionale della “fallimentare gestione Chiaravalloti” nonché collega di giunta di Giuseppe Scopelliti. Il segretario nazionale socialista, alle elezioni del 2005 con la lista Nuovo Psi si schierò contro Loiero e a sostegno di Sergio Abramo candidato del centrodestra, mentre nel 2010 presentò la lista Socialisti uniti sempre a sostegno di Scopelliti.

L’altro esempio è di Enzo Sculco, ex Margherita vicinissimo a Nicola Adamo, che conquistò un seggio a palazzo Campanella nell’era Loiero. Nel 2010 partecipò alla formazione della lista Scopelliti a Crotone nella cui provincia racimolò il 22,5% facendo eleggere Francesco Pugliano, nominato poi assessore della “fallimentare giunta Scopelliti”.

Vincenzo Sculco
Vincenzo Sculco

La verità dunque sembra essere un’altra. Oliverio, per le vistose divisioni nel centrodestra, è convinto di portarsi a casa la vittoria da solo. Ossia, senza nuove alleanze che possano sottrargli spazi e posizioni di potere. La questione, scremata dalle alchimie politichesi, è tutta quì.

Va ricordato pure che il Pd di cui fa parte Oliverio, molto prima dell’avvento di Renzi, alle regionali del 2010 – col centrodestra unito – ha fatto di tutto per stringere un’alleanza con l’Udc.

All’epoca ci furono trattative serrate tra democrat locali e romani e Udc per candidare a presidente della Regione Roberto Occhiuto, oggi in Forza Italia. Poi Loiero, intuito che era un’operazione per isolarlo, puntò i piedi per la ricandidatura e ottenne le primarie da cui uscì vincitore.

Il candidato governatore del centrosinistra Mario Oliverio
Il candidato governatore del centrosinistra Mario Oliverio

L’Udc, sfumata l’occasione di avere un suo candidato alla presidenza supportato dal centrosinistra, si alleò con Scopelliti dalla cui vittoria ottenne, in base ad accordi pre-elettorali, la presidenza del consiglio regionale, due assessorati e diverse postazioni di sottogoverno.

L’ex presidente della provincia di Cosenza, che la politica la mastica da quando aveva i calzoni corti, sa bene che in caso di vittoria un’alleanza con Ncd e Udc ridurrebro margini di manovra e “autonomia” e, soprattutto, assottiglia il numero di poltrone da distribuire.

Ma a Roma il problema è un altro. Molto più serio di quanto possa apparire. Dopo l’aut aut di Berlusconi al Nuovo centrodestra, Alfano, d’intesa con Renzi, cerca di unire le forze per costituire gruppi unici tra il suo partito, l’Udc e i Popolari per l’Italia con l’obiettivo di rendere salda la maggioranza al Senato e ridurre al minimo il rischio di transumanza politica.

Il senatore Antonio Gentile
Il senatore Antonio Gentile

I numeri a palazzo Madama oggi come nell’era Prodi contano eccome. Il senatore Tonino Gentile (ma pure parte dell’Udc) più di tutti vuole un accordo in Calabria per non rimanere isolato dopo la traumatica rottura con i forzisti calabresi. Il parlamentare Ncd fa pesare la sua forza contrattuale con quattro senatori che potrebbero alla prima occasione utile indebolire se non affossare il governo.

Da quì le trattative a oltranza per convincere Oliverio (Magorno sembrerebbe già convinto) a replicare l’esperienza romana e mettersi alla testa di una “macedonia” inedita formata da Pd-Udc-Ncd-Sel-Idv e altre sigle che vanno dai riformisti all’estrema sinistra. Bisogna capire i tempi di questo estenuante braccio di ferro. Se si intravedono segni di una possibile frattura, Roma potrebbe chiudere “d’ufficio” l’accordo con Ncd e Udc.

Gentile per adesso mantiene il coltello dalla parte del manico. E non è escluso che il senatore non la spunti portando a casa un duplice risultato: la poltrona di sottosegretario “congelata” dopo la vicenda “Oragate” (che fa parte delle trattative romane) e l’alleanza in Calabria con il Pd. In caso di vittoria, un posto in giunta per il fratello Pino dovrebbe essere assicurato. Intanto, sui “ricatti” che il senatore starebbe facendo al governo ribatte: “Fantasie. Non ho ricattato nessuno”.

Francesca Pascale Berlusconi e i gay

“Meglio essere appassionati dalle belle ragazze che gay”, tuonò spesso Silvio Berlusconi durante i suoi incontri pubblici da premier e poi da ex. Nel video alcuni momenti in cui esprime concetti inequivocabili. I media parlarono di “gaffe” contro gli omosessuali. Erano i tempi del “Bunga Bunga” e delle indagini giudiziarie che piovevano in capo al leader del Pdl per le sue “sfrenate” frequentazioni femminili.

Veronica Lario con Silvio Berlusconi
Veronica Lario con Silvio Berlusconi

Allora, probabilmente, l’attuale compagna di Silvio, Francesca Pascale non era entrata negli ambienti né nel cuore dell’ex cavaliere. Dalla separazione traumatica con Veronica Lario che affermò di “non poter vivere con uno che frequenta le minorenni”, di acqua sotto i ponti ne è passata. Ma il periodo è pressoché quello. Il tempo delle Olgettine, di Ruby e tantissime altre passate in rassegna nelle ville e between the sheets dell’ex premier.

Durante un incontro con l’ex primo ministro spagnolo, Zapatero, Berlusconi citò il caso dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini che – disse – “si presentò da me con delle belle donne. Sfido chiuque tra voi maschi – presenti all’incontro – se non faccia piacere posare lo sguardo su delle presenze femminili gradevoli”.

Gianpaolo Tarantini
Gianpaolo Tarantini

Qualche anno più tardi il Gup di Bari, Ambrogio Marrone nelle motivazioni della sentenza con cui, il 10 dicembre 2013, condannò a un anno di reclusione, pena sospesa, l’avvocato pugliese Salvatore Castellaneta, per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione scrisse che “Gianpaolo Tarantini – l’imprenditore citato da Berlusconi – aveva costituito una vera e propria agenzia di reclutamento” in cui “le prestatrici d’opera, dietro pagamento di un corrispettivo in denaro, denominato variamente come busta, regalo, cachet o gettone” fornivano “servizi consistenti in prestazioni sessuali”.

Le ragazze dell'Olgettina amiche di Silvio Berlusconi
Le ragazze dell’Olgettina amiche di Silvio Berlusconi

Utilità “elargite di solito dallo stesso Berlusconi, quasi sempre poco prima che le ragazze andassero via dalle sue dimore, il giorno dopo l’incontro ravvicinato a scopo sessuale, avvenuto di notte con le ragazze di turno”. Il giudice riportava stralci di intercettazioni, verbali di interrogatorio e dettagli delle spese sostenute da Tarantini per ricostruire quelle che lui stesso definisce le “boccaccesche nottate” trascorse dall’allora premier con le ragazze di Tarantini.

Michelle Bonev con Francesca Pascale e Silvio Berlusconi
Michelle Bonev con Francesca Pascale e Silvio Berlusconi

“Un quadro”, disse Marrone,”sconcertante della vita privata di vari soggetti coinvolti nella vicenda, dalle ragazze sino all’allora presidente del Consiglio che, al di là di una formale apparenza di cene eleganti, dissimulava una fiorente attività di esercizio della prostituzione”. “Il materiale probatorio, nel suo contenuto di oscenità e bassezza – scrisse il gup – evidenzia la situazione di mercimonio del corpo femminile e la considerazione delle donne come semplici oggetti suscettibili di commercio a scopo sessuale”.

Nelle 187 pagine di motivazione, sono ventuno gli episodi contestati dal settembre 2008 al maggio 2009, in cui vengono citate le 26 ragazze reclutate per i 21 incontri avvenuti tra settembre 2008 e maggio 2009, a Palazzo Grazioli, Villa San Martino e Villa Certosa: tra queste Manuela Arcuri e Sara Tommasi. Acqua passata.

Pascale Berlusconi e i gay - Berlusconi al timone di Forza Italia (nave della discordia) distratto da Pascale e Luxuria. Alle spalle, irritato, Toti. Ricostruzione per secondopianonews.com
ALLO SBARAGLIO Berlusconi al timone di Forza Italia “distratto” da Pascale e Luxuria. Alle spalle, irritato, Toti. Ricostruzione per secondopianonews.com

Negli ultimi anni è venuta alla ribalta Francesca Pascale, napoletana verace, che ha conquistato il cuore di Berlusconi. Molto amata nel cerchio magico berlusconiano, non è tuttavia ben vista dalla base. “L’invidia” all’esterno, ha alimentato giudizi negativi sulla giovane fidanzata di Silvio. L’attrice Michelle Bonev – che ammise di essere stata a letto con Berlusconi – confessò a “Servizio Pubblico” che la “Pascale è lesbica”. Una dichiarazione che la trascinò dritta in tribunale per diffamazione. Erano amiche per la pelle.

Pascale Luxuria al Gay village
Pascale e Luxuria al Gay village

Oggi la mutazione genetica-ormonale dell’ex cavaliere diventato filo-gay. Dal “meglio essere appassionati di donne che gay” è passato al convinto sostegno a Renzi per la legge sulle nozze omosessuali e sulle adozioni (solo gay).

La regista di questa “operazione politica” secondo i soliti informati sarebbe lei, Francesca Pascale, forse d’intesa con il trans Vladimir Luxuria ricevuto alcuni giorni fa con tutti gli onori a villa san Martino da Berlusconi.

Luxuria con Francesca Pascale
Luxuria con Francesca Pascale

Ieri il dissidente Raffaele Fitto è tornato all’attacco di Berlusconi paventando una “linea politica dettata da parenti”. Il riferimento è alla Pascale che, secondo tanti militanti e dirigenti di Forza Italia,  “starebbe facendo naufragare Forza Italia su posizioni filo-omosessuali, antitetiche alla storia e ai valori degli azzurri”.

Raffaele Fitto
Raffaele Fitto

L’europarlamentare prende a balzo l’incontro con l’ex rifondarolo Luxuria per parlare fra l’altro di diritti civili. “La linea del mio partito – è il succo del ragionamento – non può essere decisa dalla tua fidanzata, né sulle unioni gay, né su altri temi”. Con Forza Italia, al 16 percento, confida qualche maggiorente, “di questo passo prenderemo le percentuali di Sel”.

Maurizio Gasparri
Maurizio Gasparri

Caustico Maurizio Gasparri che dopo la notizia di Luxuria a cena da Berlusconi, ieri ha affermato che “Berlusconi a me lunedì ha detto che era contrario al matrimonio e alle adozioni. Bisogna stare attenti all’effetto Fini: prendi un milione di applausi e zero voti”. Su twitter oggi rilancia e indica la sua direzione: “Sui temi etici e sulla difesa della famiglia tradizionale resto coerente con le battaglie di una vita”, mentre al Tempo taglia corto: “Tra i due Vladimir preferisco Putin. Lui è molto più corretto su certi temi”.

Da pochissimi altri, timidi interventi. Solo mugugni sottovoce, in stile forzista. Dai cosiddetti “Falchi”, un religioso silenzio. Probabilmente per non disturbare la “dolce quiete” del capo che starà riflettendo se cedere o meno lo scettro del comando azzurro a Francesca Pascale, decisa a far cambiare traumaticamente rotta al più importante partito moderato e cattolico italiano. Il timone è tutto suo, sotto l’imbarazzo dei moderati tanto cari a Berlusconi.

Marò: uno scambio di prigionieri per riportare a casa i fucilieri

i Marò Girone e Latorre
i Marò Girone e Latorre

Chiara Giannini per Libero

Ci potrebbe essere uno spiraglio per il rientro definitivo in Italia diMassimiliano Latorre e Salvatore Girone. Secondo quanto riportato dal quotidiano indiano Economic Times, infatti, il governo di New Delhi e quello italiano starebbero valutando una «soluzione consensuale» al caso. Di più: sul tavolo ci sarebbe già una proposta presentata proprio dall’Italia che sarebbe ora al vaglio da parte dell’India.

Fra le ipotesi, si parla pure di un possibile scambio tra i due fucilieri del San Marco e i 18 marinai indiani fermati di recente nel canale di Sicilia a bordo di una nave carica di stupefacenti. Questi ultimi sarebbero riportati nel loro Paese d’origine, dove sarebbero processati e sconterebbero la pena, mentre Girone e Latorre – quest’ultimo già a casa per curarsi dopo l’ictus che l’ha colpito a fine agosto – tornerebbero in Italia in attesa del verdetto del processo a loro carico. Peraltro, si vocifera anche della possibilità di «favori» che l’Italia avrebbe promesso all’India a rimpatrio dei marò avvenuto.

Lo spiraglio – In ogni caso, qualunque sia la proposta, sarebbe al momento in corso di valutazione al ministero dell’Interno di New Delhi, in particolare nelle mani dell’ex capo dei servizi segreti indiani Ajit Doval, che ricopre l’incarico di consigliere per la sicurezza nazionale del governo Modi. In breve tempo si dovrebbe avere la risposta. Certo è che, per la prima volta, s’intravede uno spiraglio.

Ma le uniche notizie sono quelle riportate dalla stampa indiana. Il capo degli Affari politici dell’ambasciata italiana a New Delhi, Luigi Gentile, ha infatti chiarito che in questa fase si preferisce «non fare commenti su questi ultimi sviluppi». La riprova del tutto starebbe però nel fatto che la settimana scorsa si sono recati in India un alto funzionario del ministero della Difesa e il braccio destro dell’avvocato inglese che è a capo del team di giuristi che si occupa del caso. Pare che la loro visita sia legata proprio all’accordo tra i due Paesi.

Ricorso il 12 dicembre – Intanto il tribunale speciale di New Delhi ha rimandato al prossimo 20 febbraio l’esame dell’intera vicenda. Il procedimento penale è infatti sospeso: la prossima scadenza per i due fucilieri sarà quella del 12 dicembre, data in cui si discuterà del ricorso.Catherine Ashton, Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea, rispondendo a un’interrogazione del vicepresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, ha detto: «I ritardi nel processo dei due marò sono del tutto inaccettabili. L’Unione Europea ha esortato l’India a trovare al più presto una soluzione rapida e soddisfacente alla controversia in base alla Convenzione dell’Onu sul diritto del mare e al diritto internazionale».

Silenzio italiano – Un’attenzione che, però, non solo è arrivata con grande ritardo, ma si va a sommare al silenzio pressoché totale del governo italiano. Più volte il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha detto: «Lasciateci lavorare», preferendo non dar conto agli italiani di ciò che la politica sta facendo per i due fucilieri della Marina Militare.

Silenzio di cui si lamenta anche il generale Fernando Termentini, che da tempo si batte per la causa e che sul sito internet “La Valle dei templi” chiarisce: «È sempre il governo di Delhi a dare notizie, quasi mai quello italiano. Nella fattispecie si parla dell’esame di una soluzione del caso proposta da Roma, ipotesi sconosciuta agli italiani in quanto forse ritenuti dallo Stato cittadini non affidabili, non meritevoli di una democratica informazione». Termentini chiarisce che per lui uno «scambio di prigionieri darebbe per scontato un coinvolgimento dei due marò in un fatto delittuoso» e in questo l’Italia farebbe la solita figura del Paese che si sottomette. Insomma, secondo il generale sarebbe l’ennesima «soluzione all’italiana» che garantirebbe sì il rientro in Patria dei due militari, ma «a un prezzo altissimo in termini di immagine degli interessati e dell’intero Paese».

 

Fitto ancora all'attacco Forza Italia. Di Pascale la linea sui gay

Berlusconi con Fitto
DIREZIONI OPPOSTE Berlusconi con Fitto a palazzo Chigi

Il dissidente azzurro Raffaele Fitto torna all’attacco contro la gestione di Forza Italia e contro Silvio Berlusconi. Dopo la convulsa direzione nazionale dell’altro giorno, in cui avrebbe rischiato la “cacciata”, l’europarlamentare pugliese rilancia ancora strali che saranno destinati ad alimentare nuove polemiche in un movimento che “non fa opposizione, è allo sbando ed è senza una guida affidabile”.

Berlusconi al timone di Forza Italia (nave della discordia) distratto da Pascale e Luxuria. Dietro, irritato, Toti. Ricostruzione di secondopianonews.com
SENZA BUSSOLA. Berlusconi al timone di Forza Italia (nave della discordia) distratto da Pascale e Luxuria. Dietro, irritato, Toti. Ricostruzione per secondopianonews.com

“Dobbiamo ogni giorno apprendere la “linea” da retroscena, o da conoscenti, o da persone di famiglia?”, si chiede l’ex ministro. In un post pubblicato sul raffaelefitto.it, l’esponente politico indica alcuni punti che a suo dire potrebbero restituire credibilità al partito. “La legge di stabilità, la tassa sulla casa, l’Irap, il Tfr, il dissesto idrogeologico (dopo il dramma di Genova), i diritti civili, le alleanze elettorali”. Un esempio di come contrastare Renzi dopo “i tanti annunci” fatti dal giorno in cui è diventato premier.

E in questi punti non manca il riferimento ai “diritti civili”. Un argomento scottante e di grande attualità. Proprio il premier Renzi alcuni giorni fa è tornato deciso sull’argomento assicurando “una legge sulle nozze gay”. Non sappiamo se abbia preso spunto dalla fidanzata di Berlusconi Francesca Pascale, se per effetto delle droghe che piacciono tanto al sindaco di Roma, Marino, oppure su input di Papa Francesco…

Pascale, Berlusconi e Luxuria
Pascale, Berlusconi e Luxuria ad Arcore (Twitter)

Nelle stesse ore dell’annuncio di Renzi, il transgender ed ex parlamentare Vladimir Luxuria è stato ricevuto ad Arcore da Silvio Berlusconi e la sua donna che non ha mai nascosto le sue simpatie per il mondo gay. Francesca e l’ex deputato di Rifondazione comunista la settimana scorsa erano state insieme al Gay village. Probabilmente è lì che hanno deciso la nuova “linea” di Forza Italia…Una coincidenza? Qualcosa comincia a tornare.

E in molti si domandano “perché proprio nella residenza del leader di un partito cattolico e moderato, tradizionalmente per la famiglia naturale deve consumarsi il tradimento ideologico in un movimento che ha governato il paese per molti anni grazie anche alle differenze valoriali con la sinistra?”.

Il nodo sta tutto là. Nelle unioni civili. Non un tema di fondamentale importanza per il rilancio del paese. Ma un argomento di fondo su cui si tende a fare molta confusione, mescolando di proposito e a sproposito le unioni “civili” tra coppie “naturali” (uomo-donna), come sancito dalla Costituzione, con le coppie omosessuali. Il grande equivoco risiede in questa formula in cui più di qualcuno vorrebbe infilarci tutto e il suo contrario. Un domani anche gli animali domestici “d’affezione”…

Fitto non esplicita, ma è li che vuole pure puntare il dito. Contro i “parenti che dettano la linea”. Alcuni malignano che la Pascale sia “un’infiltrata” ad Arcore per “indebolire Berlusconi e distruggere Forza Italia”. Nessuno o in pochi sono disposto a crederci. Tuttavia, la realtà è che Forza Italia risica il 16 percento. Di questo passo, confessano alcuni maggiorenti, “andremo alle percentuali di Sel”.

Francesca Pascale con Vladimir Luxuria al Gay Village
PASSIONE DI GENERE. Francesca Pascale con Vladimir Luxuria al Gay Village

Il consigliere politico dell’ex premier Giovanni Toti aveva cercato di tenere “a bada” la bionda napoletana ma evidentemente senza successo. “Il matrimonio è solo tra un uomo e una donna”, aveva replicato il consigliere alle “improvvide” uscite della fidanzata del suo capo, che più di una volta ha fatto queste “aperture”. In Forza Italia sembra prevalere la linea Pascale anziché quella berlusconiana “dura e pura”.

Ad avviso di Fitto e di tanti che la “pensano come lui”, ci sarebbe in Forza Italia una “navigazione a vista”, forse condizionata da “presenze” che disturbano le manovre del capitano, un po’ come sarebbe avvenuto con la Costa Concordia di Schettino, poi naufragata…

In una intervista a Il Tempo, il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri avverte: “La nostra linea su nozze gay e adozioni non la detta Luxuria”.. Ergo non la decidono nemmeno i “parenti” come Pascale. “Fini – dice Gasparri – tentò la stessa strada. Molti consensi a sinistra e nell’arcigay ma zero voti. Ha distrutto la destra”. Poi l’affondo. “Esce un Vladimir e ne entra un altro: Putin. Lui ha posizioni molto più corrette su queste materie. Ecco, io tra i due Vladimir non ho dubbi…”.

“Sogno un partito che si riunisca, discuta, faccia proposte precise e battaglie in Parlamento e nel Paese. O invece, su tutto, dobbiamo ogni giorno apprendere la “linea” da retroscena, o da conoscenti, o da persone di famiglia”. Un sogno, quello di Raffaele Fitto, difficile da realizzarsi. A meno che la maggioranza dei vertici forzisti alzi la testa per rivendicare dignità e libertà di espressione. E’ surreale scriverlo, ma sembra di essere a Hong Kong…

Elezioni regionali, missione suicida della destra in Calabria

Mario e Roberto Occhiuto
FRATELLI Mario e Roberto Occhiuto

Dire che volano gli stracci nel centrodestra calabrese è riduttivo. Il day after delle elezioni provinciali a Cosenza è stato ancora più traumatico della vigilia, quando Forza Italia decise di candidare alla presidenza dell’ente intermedio Mario Occhiuto (uscito vincitore) e il Nuovo centro destra – che fa capo al senatore Tonino Gentile – scelse di contrapporgli Marcello Manna (uscito sconfitto), sindaco di Rende eletto a maggio coi voti di Forza Italia e dei gentiliani.

Tonino e Pino Gentile
FRATELLI Tonino e Pino Gentile

Una guerra senza esclusioni di colpi che dà la netta sensazione che entrambi i partiti abbiano deciso di partecipare sì alla più importante delle partite – le elezioni regionali del 23 novembre prossimo – ma a porta vuota, senza portiere. Una missione suicida. All’indomani delle provinciali le reazioni lasciano presagire che per la prossima tornata sarà difficile stare insieme. Ieri in mattinata quella di parlamentari Ncd che plaudevano “all’ottimo risultato ottenuto” (“Abbiamo perso di un soffio”) in provincia di Cosenza dal candidato di Gentile.

Nella nota congiunta dei senatori Aiello, Bilardi e D’Ascola il macigno: “Questo risultato consolida la nostra autonomia e ci conforta in vista delle imminenti elezioni regionali, dove metteremo in campo il meglio della tradizione del riformismo in un sistema valoriale orientato al cambiamento”. Che tradotto significa: “Andremo da soli alle regionali”.

Mario Occhiuto e Tonino Gentile
ALTRI TEMPI. Mario Occhiuto e Tonino Gentile

Nel pomeriggio la replica al vetriolo del deputato forzista Roberto Occhiuto, fratello del sindaco di Cosenza Mario, che accusa i senatori Ncd di “mistificare la realtà. Hanno perso dappertutto e sonoramente. Lo riconoscano. Perché peggio delle sconfitte è dimostrare di non saper perdere. Non basta più millantare per dimostrare una forza che non si ha più”.

Il neo presidente della provincia Mario, giorni fa aveva alimentato le fiamme della polemica. Prima con un post sui social in cui era stato durissimo: “Alle elezioni si devono rifiutare i voti mafiosi e quelli dei Gentile”. Poi di nuovo ieri: “Forza Italia vada alle elezioni regionali mostrando discontinuità, con persone e idee nuove, perché il passato ha prodotto disastri, e non mi riferisco solo al passato più recente”.

Katia e Pino Gentile
Katia Gentile con il padre Pino

Il riferimento qui è a Pino Gentile, padre di Katia, il vicesindaco che proprio Occhiuto ha defenestrato tra mille polemiche e strascichi giudiziari. Insomma, le premesse per “regalare” palazzo Alemanni su un piatto d’argento a Mario Oliverio – uscito vincitore delle primarie, ci sono tutte. E ormai pare non ci sia aggregazione che tenga, né inciuci o presunti tali che possano incidere sul risultato, apparentemente scontato…Certo, possono ancora rimettersi insieme Fi e il Ncd (incerta la posizione dell’Udc), ma a che pro?

Nel quadro emerso nelle ultime ore, almeno gli alfaniani non sembrano propensi a portare “valore aggiunto” al centrodestra, a Fi e alla Ferro; ergo, a Scopelliti e a Occhiuto. Anzi, sarebbe assai dannoso. E’ come scendere in campo dopo che i calciatori della stessa squadra si son date botte da orbi negli spogliatoi…Con quale spirito, quindi?

FOTO DI GRUPPO Jole Santelli e Wanda Ferro insieme a Silvio Berlusconi
FOTO DI GRUPPO FORZA ITALIA Jole Santelli e Wanda Ferro insieme a Silvio Berlusconi

In mezzo a questa faida, più personale che politica, l’incolpevole commissario uscente della provincia di Catanzaro, Wanda Ferro, candidata azzurra ufficializzata dopo un interminabile tira e molla tra i vertici romani forzisti (Verdini e Matteoli) e quelli calabresi del partito di Alfano (Gentile e altri parlamentari, supportati da Gaetano Quagliariello, il quale sembra essere diventato gentiliano, per usare un eufemismo…).

Tonino Gentile oggi è l’uomo “forte” a Roma e, da Renzi ad Alfano, nessuno intende disturbarlo. Dopo il passaggio di D’Alì e altri a Forza Italia, il governo Renzi a palazzo Madama è sorretto da una maggioranza ancora più risicata. Gentile che è a capo di quattro al momento non è ancora “indispensabile”. Ma con l’aria che tira nei gruppi non c’è da fidarsi tanto, pensano a palazzo Chigi.

L’ex sottosegretario ha uno straordinario strumento di “rivalsa politica”. Come dire: “State attenti, sennò alla prima occasione utile farete la fine di Prodi”, è il messaggio al premier e al ministro dell’Interno, il quale intanto lavora a gruppi unici in Parlamento insieme a Udc e Popolari per l’Italia. Primo per autoblindarsi al governo dagli attacchi di Berlusconi che vuole ridimensionare Ncd e mandare Alfano “il traditore” ai giardinetti. Secondo per guardarsi dalle “mine vaganti” di scilipotiana memoria… E questa mossa sta bene pure a Renzi che, soprattutto in Senato, aumenterebbe il livello di “sicurezza”.

In Calabria, è più probabile (nonché logica) un’alleanza con il Pd? I quadri calabresi del Pd rifiutano e negano. Ma “non è impossibile”, aveva ammesso il senatore alfaniano Nico D’Ascola. Nel quadro delle alleanze per le regionali, pare che il nodo dell’Emilia Romagna sia sciolto. Forza Italia ha stretto accordi con la Meloni (FdI) e Salvini (Lega) che a sua volta ha posto come condizione, l’esclusione di Ncd che potrebbe correre con l’Udc. Ma al Sud la Lega non esiste per cui la collocazione più naturale di Ncd,  per nome e vocazione, sarebbe la coalizione di destra, un campo però minato dai veleni cosentini e reggini.

Il sostegno della Ferro era stato “garantito” da ambienti vicini ad Alfano appena due settimane fa. Evidentemente ha prevalso la posizione più che dei parlamentari Ncd calabresi, quella appunto di Tonino Gentile, che nella confusione romana avrà pensato: “Qui me la vedo io”, per regolare conti con Occhiuto e Scopelliti. Alla fine, annotate le resistenze del parlamentare cosentino, Matteoli, a capo del comitato per le elezioni regionali, ha diramato il comunicato con il nome di Wanda Ferro, lanciando un messaggio inequivocabile: “O state con noi o contro di noi. Punto!”. Contro di noi, pare essere la decisione di Ncd. Sempre salvo sorprese.

La lotta intestina all’interno dei due partiti rischia di umiliare il centrodestra uscito vittorioso nel 2010. In questo scenario è altamente possibile che la vera sfida non sia tra l’ottima Wanda Ferro e Oliverio, ma tra quest’ultimo e il candidato del Movimento 5 Stelle, Cono Nuccio Cantelmi (se Grillo tiene) il cui partito si è fermato alle scorse Europee quasi al 21,5 percento. Nel 2010 non era presente.

TEMPI FELICI IN NECD Da sx Bilardi, Bianchi, D'Ascola, Alfano, Scopelliti, Gentile, Caridi e Rosanna Scopelliti (Photo Ansa/Cufari
TEMPI FELICI IN NCD Da sx Bilardi, Bianchi, D’Ascola, Alfano, Scopelliti, Gentile, Caridi e Rosanna Scopelliti (Photo Ansa/Cufari)

Quella in atto nel centrodestra è una scissione nella scissione voluta dalla periferia e avallata da Roma. Anche l’ex governatore Giuseppe Scopelliti ha nei fatti lasciato Ncd dando vita alla diaspora calabrese dal partito nato lo scorso dicembre sotto lo slogan “Senza base non c’è altezza”. Il pomo della discordia, al di là della vicenda giudiziaria che l’ha visto dimettersi “erroneamente” da presidente della Regione Calabria, è stato “il tradimento” dei fratelli Gentile che alle Europee avrebbero sostenuto l’abbruzzese Filippo Piccone.

Scopelliti con Tonino Gentile
Peppe Scopelliti con Tonino Gentile

L’ex governatore – incandidabile per via della condanna in primo grado rimediata sul caso Fallara – per le regionali sta mettendo su la lista “Calabria Futura”, in supporto alla Ferro e pronta ad ospitare anche quanti si sono autosospesi dal partito. Su tutti, i consiglieri regionali Nazzareno Salerno e Fausto Orsomarso. Molti di questi stanno vagliando la possibilità di un ritorno in Foza Italia. Registi dell’operazione la coordinatrice regionale Jole Santelli e Denis Verdini con un ruolo “attivo” di Maurizio Gasparri, ex riferimento politico di Scopelliti e Orsomarso.

Tonino Gentile con Roberto Occhiuto alla manifestazione pro Scopelliti il primo ottobre 2011
ALLEATI  Tonino Gentile con Roberto Occhiuto alla manifestazione pro Scopelliti il primo ottobre 2011

Va ricordato che lo scontro “fratricida” tra gli Occhiuto e i Gentile risale a oltre dieci anni fa. Roberto, dirigente di Forza Italia “fu costretto” ad abbandonare Berlusconi “a causa di violenti diverbi coi fratelli Gentile”. L’imprenditore approdò nell’Udc di Casini con cui divenne deputato nel 2008. Ci fu un breve riavvicinamento condito da baci e abbracci (…) alle provinciali del 2009 dove Pino Gentile era antagonista di Mario Oliverio, presidente uscente che fece il bis. All’indomani nuovi veleni.

La scesa in campo di Mario Occhiuto (che conquistò il comune di Cosenza nel 2011) sembrava essere il passaggio ad una convivenza pacifica tra fratelli nell’agone del centrodestra. Gentile nel Pdl e Occhiuto nell’Udc. Lo scorso anno nacque il Ncd e i fratelli Gentile vi aderiscono. Occhiuto prende al balzo la palla e passa in Forza Italia. Al comune, Mario il sindaco, decide di estromettere Katia dall’amministrazione comunale facendo riemergere rancori mai sopiti. Oggi l’epilogo, con la missione suicida di cedere a “tavolino” la partita delle regionali al centrosinistra di Mario Oliverio.

Dino Granata

Coppia rimane "incastrata" dopo aver fatto l'amore in mare

amore in mareFare l’amore in mare è rischioso…Immaginate due colleghi di lavoro. Un uomo e una donna. Giovani, entrambi impegnati, ma entrambi con un un chiodo fisso in testa: quello di evadere dalla solita routine…Durante la giornata di lavoro non passa minuto che i loro sguardi non s’incrociano. Il desiderio di avvicinarsi per i colleghi è troppo forte, ma le regole aziendali  e un rigido manager zelante e sospettoso, lo impediscono. L’unico modo per comunicare tra loro, al di là degli sguardi ammiccanti, è WhatsApp.

amore in marePerò con gli smartphone regolati rigorosamente su “silenzioso”, senza vibratore. Altrimenti…Beh, altrimenti i pettegolezzi fanno rumore in quelle stanze divise da sottili strati di cartongesso. Iniziano di mattina a scambiarsi sorrisi e occhiolini con gli emoticon. Poi chattano, badando ai colleghi impiccioni e ruffiani.  Comincia lui: “Sei stupenda stamattina…”. Lei, che di fascino e bellezza ne ha da vendere, lo ricambia: “Anche tu stai in forma…”.

Con un occhio che ispeziona “l’ambiente” e l’altro sul telefono un piccolo accenno per una prima breve pausa. Non in azienda. Andare in bagno sarebbe troppo rischioso. I due sono sincronizzati. Sul noto programma di messaggistica appare sopra il nome dell’utente: “in linea”. Sono connessi strettamente fra loro. “Beviamo un caffé?”, scrive l’uomo. “Mah…Perché no! Non ho fatto colazione stamattina”, replica lei.

Un caffè al distributore è sempre un caffè da distributore. Metti moneta e lui fa tutto. Cala il bicchiere, mette lo zucchero, se lo accarezzi delicatamente, lo gira e to lo porge pure. Ma l’affascinante bionda aveva detto che non ha fatto colazione, per cui ci vuole qualcosa di più di un distributore automatico. Un tea room o un bar ben attrezzato a ricevere donne di classe. Perché lei è una donna di classe, con femminilità. I due in chat si mettono d’accordo per un permesso da chiedere separatamente. Lui per le 10 in punto.

La donna venti minuti più tardi. Il manager stenta ma poi cede all’insistenza. Le motivazioni sono le più bizzarre. Lui deve correre via perché il suo gatto persiano ha fatto precipitare una pianta al piano di sotto. Lei perché l’han chiamata i vicini comunicandole la  rottura improvvisa di un flessibile dell’acqua. L’uomo, che è uscito prima, l’aspetta pazientemente in auto parcheggiata la mattina all’angolo del palazzo. Lei lo raggiunge e ci s’infila dentro con nonchalance.

Si guardano e non pronunciano parola. All’improvviso lei sente la sua mano che le accarezza le gambe. Arrossisce, ma il gesto è corrisposto con una carezza sulla guancia. Si avvicinano è parte il primo bacio. Poi un altro e un altro ancora. La libido sale alle stelle. In questo stato sarebbe imprudente entrare in un locale pubblico. La passione è troppo forte. La giornata è bella, fa caldo e il mare e a poche centinaia di metri.

amore in mareDecidono di andarci. Scelgono un angolo di spiaggia isolata, riparata da una scogliera. Pensano sia il luogo ideale per sprigionare l’adrenalina repressa da ore di attesa. Cominciano a stringersi e a rotolarsi sulla battigia…Le prime effusioni. Lui inizia a spogliarla e piano piano si immergono in acqua dove iniziano a fare l’amore in mare. E poi… Fin quì il prologo immaginario.

La cronaca del “Resto del Carlino” finisce di raccontare che “dopo aver consumato il rapporto sessuale completo in acqua, i due sono rimasti “intrappolati” l’uno con l’altra e son dovuti ricorrere alle cure di un medico. Proprio il caso di dire incredibile ma vero. E’ accaduto realmente sulla spiaggia libera a nord di Porto San Giorgio (Fermo, Marche) e protagonista del dramma erotico è stata una giovane coppia: lui un avvocato di Fermo, lei un architetto di Porto Sant’Elpidio.

I due si sono sentiti al telefono intorno alle nove del mattino e dopo un chiacchierata hanno scelto di abbandonare momentaneamente il posto di lavoro e di trascorrere insieme qualche ora in spiaggia. Dopo essere passati a casa ed essersi attrezzati per il mare, si sono incontrati a Porto San Giorgio e si sono messi a prendere il sole in costume. L’imprevista gita e la tintarella di ottobre deve aver attivato dei reconditi stimoli sessuali, della serie un bacio tira l’altro, una carezza tira l’altra.

amore in marePoi resisi conto di non poter andare oltre, hanno deciso di fare un bagno: non si capisce se per raffreddare i bollenti spiriti o trovare riparo da occhi indiscreti. Sta di fatto che ad un certo punto hanno iniziato a consumare un amplesso, ma quando è stato il momento di uscire, lui è rimasto incastrato dentro di lei. Nel panico totale, i due sono rimasti in acqua e hanno atteso l’arrivo di una ragazza, che stava passeggiando sulla battigia, per farsi passare i loro asciugamani.

Dopo averseli arrotolati intorno per coprirsi, tra una contorsione e un passo a due, hanno raggiunto la spiaggia. Qui hanno preso il telefonino e contattato un loro amico medico, che giunto sul posto, non ha potuto far altro che accompagnarli al pronto soccorso, dove alla donna è stata praticata un’iniezione – la stessa usata per dilatare l’utero alle partorienti – che ha sbloccato la situazione di stallo. I due, forse un po’ rossi in viso per la vergogna, se ne sono potuti tornare casa… separatamente”. Attenzione, fare l’amore in mare è pericoloso…

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