15 Ottobre 2024

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Aggredito il vicesindaco di Vibo durante la demolizione di un chiosco

Il vicesindaco di Vibo Valentia Pasquale Scalamogna è stato colpito con uno schiaffo stamani durante le attività propedeutiche alle operazioni di abbattimento di una struttura abusiva in località Capannina nella frazione marina, il “Chiosco Azzurro”, una struttura che risale agli anni ’60.

All’alba sono iniziate le operazioni, con l’arrivo delle ruspe e degli operai dell’Enel per staccare la corrente, davanti ad un cordone di forze dell’ordine.

Secondo quanto riferito dallo stesso Scalamogna, ad un certo punto il proprietario della struttura è riuscito ad avvicinarsi al componente della Giunta comunale e a sferrargli un violento schiaffo prima di essere bloccato e fatto allontanare per essere portato in Questura dove la sua posizione è al vaglio degli inquirenti. Il vicesindaco ha invece raggiunto il pronto soccorso dell’ospedale di Vibo per accertamenti.

Nella primavera del 2021 le ruspe erano pronte ad intervenire ma il titolare della struttura, ormai chiusa da anni e ritenuta a rischio crollo dopo che l’erosione di quel tratto di costa l’aveva colpita in seguito alle violente mareggiate avvenute nel corso degli anni, si era barricato nel locale, costringendo a rinviare ogni attività di demolizione. Lo stesso aveva presentato ricorso al Tar Calabria che aveva, accolto la sospensiva ma poi, nel merito, aveva rigettato l’istanza aprendo quindi la strada all’abbattimento del Chiosco.

Sul posto, a seguire le fasi dell’abbattimento, sono presenti il prefetto Roberta Lulli, il procuratore della Repubblica Camillo Falvo, il questore Cristiano Tatarelli, il sindaco Maria Limardo e tutta la giunta comunale.

Carnevale tragico nel Cosentino, 17enne cade dal carro e muore

ambulanza

Nel corso dei festeggiamenti del Carnevale, un diciassettenne, Angelo Viteritti, di Acri, è morto nella tarda serata di ieri dopo essere caduto da un carro allegorico trainato da un trattore. Il fatto è accaduto a San Cosmo Albanese, paese arbereshe del cosentino.

Una squadra dei vigili fuoco del distaccamento di Corigliano-Rossano, di rientro da un altro intervento, è stata fermata da alcuni automobilisti lungo la strada provinciale 183 per la presenza di un corpo riverso a terra. Subito sono stati chiamati i soccorsi ma per il ragazzo non c’era più niente da fare.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il ragazzo si trovava su un carro allegorico, trainato da un trattore, che dopo una sfilata di carnevale nella frazione San Giacomo D’Acri stava andando a San Cosmo Albanese per un’altra sfilata.

Lungo la strada, Angelo Viteritti, per cause in corso di accertamento, avrebbe battuto la testa cadendo dal mezzo. Il conducente del trattore non si sarebbe accorto di nulla e ha proseguito la marcia. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale stazione coordinati dalla compagnia di San Marco Argentano che stanno continuando le indagini per accertare l’esatta causa dell’incidente. La Procura di Castrovillari ha disposto l’autopsia.

La passerella di Meloni a Kiev: “inchino” della falsa patriota al comico Zelensky

E’ stato un disastro totale la visita della premier italiana Giorgia Meloni a Zelensky, a Kiev, dove il giorno prima si era recato il presidente Usa Joe Biden.

Nel tentativo di sfuggire alle aspre polemiche sul “blitz” sul superbonus, la presidente del Consiglio – che secondo i beni informati manca da due settimane a palazzo Chigi -, ha “distratto” costruttori e famiglie, che vantano miliardi di crediti azzerati dal suo decreto capestro, facendosi un giro internazionale prima a Varsavia, in Polonia, per poi recarsi in treno nella capitale ucraina per una “passerella” vergognosa con il “leader maximo” che, spalleggiato dagli Usa e dalla sua colonia Ue, sta trascinando il mondo intero verso la terza guerra mondiale con la sua mania di protagonismo e la pretesa di armi sempre più potenti per poter sconfiggere sul campo (ipotesi molto remota) la Russia di Putin, tra le prime potenze nucleari al mondo, il cui leader ha fatto sapere all’assemblea della federazione che ha sospeso il trattato “New Start” con gli Usa, sulla non proliferazione di armamenti nucleari. Una decisione che ha fatto piombare nel panico tutto l’occidente.

Durante la conferenza stampa congiunta tra Meloni e il comico Zelensky, quest’ultimo ha risposto a una domanda di un cronista sul caso Berlusconi, il quale aveva detto giorni fa che se fosse stato premier non avrebbe mai incontrato né parlato con lui. E il presidente ucraino non aspettava altro che questa domanda-assit per rovesciare veleno contro uno degli alleati più influenti dell’esecutivo capeggiato dalla donna che aveva accanto.

Lei, la Meloni, imbarazzatissima, non sapendo cosa rispondere, ha improvvisato una replica raccontando, nel disagio generale, che in sostanza non conta ciò che ha detto e pensa il suo alleato, ma parlano i fatti varati in parlamento che ha approvato tutte le misure dell’invio di aiuti militari a Kiev.

Una figuraccia barbina in mondovisione, la sua, che anziché difendere l’alleato (e gli interessi del paese), si è di fatto “inginocchiata” al fantoccio Zelensky seguendo una politica in continuità con Draghi, anzi, peggio. Super Mario avrebbe fatto di meglio: sebbene sia un banchiere organico all’establishment internazionale, Draghi non sarebbe mai sceso a questi infimi livelli di lecchinaggio.

Non rendendosi conto, al contrario di Victor Orbàn (suo “ex” amico, molto più coraggioso e vero patriota), che continuare a inviare armi al regime nazista di Kiev, alimenta all’infinito un conflitto che potrebbe sfociare in una catastrofe mondiale. Come ha giustamente ricordato Putin, il conflitto è iniziato dopo il colpo di Stato finanziato da Soros nel 2014 (la rivoluzione colorata euromaidan), con cui è stato rovesciato un presidente democraticamente eletto, Viktor Janukovyc, insediando al suo posto il fantoccio filo-occidentale Petro Poroshenko, colui che ha iniziato a massacrare i cittadini ucraini russofoni del Donbass e che diceva: “I nostri bambini andranno a scuola, mentre i bambini del Donbass dovranno nascondersi nelle cantine che noi bombarderemo…”.

Un’azione criminale proseguita poi da Volodymyr Zelensky, che prima dell’intervento della federazione russa del 24 febbraio 22, stava ammassando le truppe ucraine con a capo il battaglione nazista dei tagliagole di Azov, per la “soluzione finale” dei cittadini delle repubbliche autonome di Donetsk e Lugansk. Un metodo già sperimentato da Hitler durante il terzo Reich.

Non solo: cosa ancora grave è che la Meloni non abbia chiesto lumi davanti al fantoccio dell’occidente sul perché costui e i servizi segreti ucraini (Sbu), abbiano di fatto “arrestato” alcuni giornalisti italiani che il regime di Kiev ritiene spie russe. Giornalisti e reporter, anche di importanti testate, che stavano in Ucraina per lavorare e riportare i fatti che avvengono nel paese giallo-blu. Non ha fiatato lei, né tanto meno il ministro degli Esteri Tajani, per quello che può contare all’estero. Insomma, è scandaloso che la premier e il capo della diplomazia italiana non chiedano conto di questi fermi indiscriminati di cittadini italiani, prima ancora che cronisti.

Una donna che dopo undici anni di tenace opposizione, il 25 settembre scorso è riuscita a vincere la partita elettorale a porta vuota, con avversari (interni ed esterni) trombati dopo il disastro socio economico provocato dal governo “dei migliori”. La Lega, per esempio, per aver sostenuto il governo Draghi, è precipitata dal 34 al 7%; in larga parte voti persi nell’enorme astensionismo (il 40%), e in buona parte confluiti in Fratelli d’Italia, dopo che Salvini ha consumato il suo tradimento in danno di milioni di elettori.

Da Meloni ci si aspettava un netto cambio di rotta; ci si aspettava una politica “patriottica” e “sovranista” o comunque di discontinuità e di strenua difesa degli interessi nazionali, non degli interessi delle multinazionali anglo-statunitensi che producono armamenti e che sono partecipati dall’alta finanza e dai più grandi fondi di investimenti al mondo come BlackRock, che ha le mani dappertutto, Big Pharma compresa.

Insomma, due concetti, quelli di patriottismo e sovranismo, che Meloni ha ripetuto fino alla noia in campagna elettorale, ma da quando è nella stanza dei bottoni, sta facendo di tutto per sganciarsi da quel “ruolo” premiato dagli elettori, assecondando (evidentemente per accreditarsi ai piani alti) le folli politiche Ue e del blocco militare Euro-Atlantico, la Nato, capeggiato dagli Stati Uniti, che vuole prolungare la guerra fino a provocare la catastrofe nucleare. Di proposte di pace zero. ‘E tanto va la gatta al lardo, prima o poi ci lascia lo zampino…’, recita un vecchio adagio che calza a pennello. Per dire che l’occidente sta scherzando davvero col fuoco…

Nella sua visita a Kiev, la Nostra, in modo disincantato, come se fosse un banchiere come Draghi o un Macron qualsiasi, ha ribadito che il suo governo non tentennerà nel sostegno a Kiev, sottolineando che l’Italia contribuirà alla ricostruzione dell’Ucraina. Ignorando, però, che su questo enorme business ci sono da un anno le mire di Washington, Londra e Parigi, già pronti a lucrarci sopra. Oltretutto, con quali risorse non è dato sapere: forse con i miliardi di crediti sottratti, con un colpo di spugna, ai costruttori edìli e alle famiglie italiane?

La Meloni inizi a badare e a servire gli interessi del popolo sovrano italiano, non quelli delle èlite occidentali e dello stato profondo internazionale che negli ultimi decenni ha scatenato guerre in tutto il mondo provocando milioni di morti per arricchire i portafogli di pochi “eletti”. Altrimenti lasci e faccia governare il Pd. Meglio l’originale che un governo scimmiottante le politiche èlitarie dei dem. La premier, oltretutto, è stata portata a Bucha, dove mesi fa sarebbero (condizionale d’obbligo) stati uccisi soldati e civili ucraini per mano dei russi. Nessuno le ha mai però suggerito di visitare Odessa, teatro di guerra nel sud ucraino dove le milizie naziste mandate da Poroshenko, il 2 maggio 2014, bruciarono la Casa dei sindacati provocando quasi 50 morti e oltre 170 feriti.

Tornando a qualche anno addietro, la signora Meloni, in un intervento alla Camera dei deputati dell’1 ottobre 2014, aveva attaccato duramente il governo Renzi per il sostegno alle sanzioni dell’Ue e dell’Italia alla federazione russa. “Una volta tanto [una volta tanto] difendiamo gli interessi dell’Italia, scrisse su Fb postando il video che ripubblichiamo sotto. “Le sanzioni alla Russia peseranno gravemente sulla nostra economia. Sono sconcertata – disse – da come il governo (Renzi) affronti con leggerezza le conseguenze geopolitiche legate alle sanzioni alla Russia”. Oggi, invece, sulla scia delle sanzioni anti-russe rinforzate dall’occidente alla Russia, rifiuta il gas russo peggiorando la crisi economica dei cittadini italiani; in alternativa, rifornirà il paese del gas liquefatto degli Usa che costa molte volte di più?

Cose da non crederci. Una metamorfosi, quella di Meloni, che sconcerta e la dice lunga sulla sua presunta coerenza politica. Evidentemente il potere fa perdere la testa.

E parlando di coerenza, qualche anno addietro, oltretutto, nel suo libro edito da Rizzoli “Io sono Giorgia” la signora si era persino spinta a elogiare Vladimir Putin affermando che il presidente della Federazione russa “difende i valori europei e l’identità cristiana”. Nel marzo 2028 si era addirittura complimentata con Putin per la sua quarta elezione a presidente. A cosa sia dovuto questo eclatante cambio di posizione non è dato sapere, anche se si sospetta da quando è entrata a far parte dei circoli èlitari come la Aspen Institute della potentissima famiglia Rockefeller. In alcuni ambienti viene chiamata anche Lady Aspen. Non è un vanto, intendiamoci, ma evidentemente per lei è i suoi “fratelli”, sì.

Ecco cosa diceva l’allora deputato di opposizione di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale.

Meloni: l’Italia ritiri immediatamente il proprio sostegno alle sanzioni contro la Russia

Ucraina, da Putin stop al patto di non proliferazione nucleare. “Usiamo armi solo se aggrediti”

Il presidente russo Vladimir Putin ha presentato un disegno di legge che sospende la partecipazione della Russia al trattato “New Start” alla camera bassa del parlamento russo, la Duma di Stato. Lo ha detto martedì ai giornalisti il ​​suo portavoce Vyacheslav Volodin citato dalla Tass.

“Il presidente ha presentato alla Duma di Stato un progetto di legge federale “Sulla sospensione della partecipazione della Federazione Russa al trattato tra la Federazione Russa e gli Stati Uniti d’America sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi offensive strategiche'”, ha spiegato.

Una decisione, quella di Putin, che ha fatto piombare nel panico tutto l’occidente, gli Stati Uniti e la sua ‘colonia’ europea, l’Ue, che nulla sta facendo per arrivare a negoziati di pace se non spingere, su ordine di Washington, a inviare armi e ancora armi al regime nazista di Kiev. Nel corso del suo discorso il presidente russo ha sottolineato che la Russia continuerà a produrre armamenti nucleari ma che verranno usati solo in caso di aggressione alla Russia. Un avvertimento chiaro agli Stati Uniti, alla Nato e all’Unione europea che stanno sostenendo il regime di Zelensky, il cui paese non fa parte né dell’Unione né dell’alleanza atlantica.

Volodin ha anche detto che la Duma di Stato esaminerà il disegno di legge sulla sospensione della partecipazione della Russia al nuovo trattato Start durante la sessione di mercoledì 22 febbraio. “Rivedremo il disegno di legge, presentato dal presidente, domani durante la sessione plenaria della Duma di Stato, e prenderà subito una decisione in merito. Subito dopo, passerà al Consiglio della Federazione [la camera alta del parlamento russo]”, ha affermato. Il disegno di legge è stato presentato alle commissioni per gli affari internazionali e la difesa della Duma di Stato.

Il trattato tra Russia e Stati Uniti prevede la riduzione degli arsenali nucleari dei due paesi. La decisione di sospendere la partecipazione di Mosca al documento è stata annunciata martedì dal presidente russo Putin nel suo discorso sullo stato della nazione. Il presidente ha sottolineato che prima di riprendere le discussioni su ulteriori lavori nell’ambito del trattato, la Russia vorrebbe chiarire come gli arsenali di altre potenze nucleari della NATO – Gran Bretagna e Francia – saranno conteggiati nel trattato accanto al potenziale nucleare degli Stati Uniti.

Il Cremlino ha detto in seguito che Mosca non aveva informato in anticipo i suoi colleghi di Washington della decisione. L’amministrazione statunitense ha risposto che avrebbe seguito da vicino la situazione ed era pronta a discutere i limiti delle armi strategiche con la Russia.

Lavrov: “La visita di Biden a Kiev è stato solo una passerella”

Intanto, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha commentato martedì la visita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden a Kiev e le informazioni sulle nuove consegne di armi all’Ucraina, definendolo “uno spettacolo”, ossia una passerella.

Lavrov anche sottolineato l’inutilità delle azioni dell’Occidente. “Mentre lo spettacolo va avanti, così va avanti, tutto funziona esattamente in questo senso dal punto di vista dei nostri ex colleghi occidentali e dal punto di vista del salvataggio del regime nazista, i tentativi sono inutili”, ha detto Lavrov citato dalla Tass.

In precedenza, durante il suo viaggio senza preavviso a Kiev, Biden aveva annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari statunitensi all’Ucraina del valore di circa 500 milioni di dollari. È stato il primo viaggio del presidente degli Stati Uniti in Ucraina dall’inizio dell’operazione militare speciale della Russia, il 24 febbraio 2022. La visita era stata tenuta segreta.

E dalla Florida interviene anche l’ex presidente Trump: “Terza guerra mondiale mai così vicina”

“La Terza Guerra Mondiale non è mai stata così vicina come in questo momento”. E’ quanto ha pubblicato l’ex presidente Usa Donald Trump sul suo canale Telegram.
Il presidente Trump annuncia il suo piano “per sconfiggere gli ultimi guerrafondai e globalisti americani nel Deep State, nel Pentagono, nel Dipartimento di Stato e nel complesso industriale della sicurezza nazionale”, è il messaggio del Tycoon in un video.

Ucraina, Putin: “Faremo test sulle armi nucleari se gli Usa li faranno per primi”

Spirano seri venti di guerra tra Russia e Occidente, solo che non si combatterà sul campo con armamenti convenzionali, fucili, mitragliette e tank, bensì con armi nucleari. “L’obiettivo dell’Occidente è portare la Russia ad una sconfitta strategica, vogliono eliminarci per sempre. Non si rendono conto che è in gioco l’esistenza stessa della Russia” ma noi “raggiungeremo i nostri obiettivi”.

Vladimir Putin parla per un’ora e 45 minuti all’Assemblea Federale a Mosca e fa il punto sulla guerra in Ucraina e la situazione economica e sociale della Russia. “Parlo in un momento molto complesso e decisivo di cambiamenti radicali che definiranno il futuro del nostro paese e popolo”, aggiunge il presidente russo. E Putin cita anche l’Italia: “La Russia sa essere amica e mantenere la parola data, lo dimostra il nostro aiuto ai Paesi europei, come l’Italia, durante il momento più difficile della pandemia di Covid, esattamente come stiamo andando in aiuto nelle zone del terremoto”.

La Russia “sospende” l’applicazione dello Start, l’ultimo trattato sulla riduzione delle armi nucleari ancora in vigore con gli Usa, perché non può permettere agli ispettori americani di visitare i siti nucleari russi mentre Washington è intenta ad infliggere “una sconfitta strategica” a Mosca. Ha detto il presidente Putin . “Sospendiamo il trattato, ma non ce ne ritiriamo”, ha sottolineato Putin.

La Russia è pronta ad effettuare test sulle armi nucleari se gli Stati Uniti li faranno per primi, ha detto Putin. “Sappiamo che a Washington alcuni considerano la possibilità di effettuare test di armi nucleari. Gli Usa stanno sviluppando nuovi tipi di munizioni nucleari”. Quindi, ha aggiunto Putin, il ministero della Difesa russo e Rosatom devono essere pronti a fare analoghi test. “Naturalmente non saremo i primi a farli – ha sottolineato – ma se gli Usa fanno i test, li faremo anche noi”.

Le commissioni della Duma per gli affari esteri e la difesa hanno raccomandato quindi l’approvazione di una legge che sospende l’adesione della Russia al Trattato di riduzione delle armi strategiche (START). Lo hanno annunciato i presidenti, Leonid Slutsky e Andrei Kartapolov, citati da Ria Novosti. L’iniziativa è stata presentata alla Camera bassa dell’Assemblea federale dal Presidente Vladimir Putin. Il documento sarà esaminato oggi dal Consiglio della Federazione.

Nel pomeriggio è arrivata una precisazione dal Cremlino. La Russia continuerà a rispettare i limiti quantitativi del New Start finché il trattato è in vigore, ha precisato il ministero degli Esteri russo citato da Interfax. La Russia “continuerà a scambiare notifiche con gli Stati Uniti sui lanci di missili balistici”, ha poi sottolineato il ministero citato dalla Tass.
La decisione della Russia di sospendere la partecipazione a New Start potrebbe essere revocata se gli Stati Uniti fanno sforzi per la ripresa delle funzioni del Trattato, ha detto il ministero degli Esteri russo citato dalla Tass. “La decisione di sospendere lo Start può essere reversibile. Per fare ciò, Washington deve mostrare volontà politica, compiere sforzi coscienziosi per una generale de-escalation e creare le condizioni per la ripresa del pieno funzionamento del trattato”, ha affermato il ministero, sottolineando che “Washington ha gravemente violato per lungo tempo le disposizioni centrali del trattato”.

L’arsenale nucleare di Putin è di quasi 6.000 testate nucleari, mentre gli Stati Uniti ne avrebbero 5.428

Vladimir Putin ha annunciato che “la forza di deterrenza nucleare della Russia è dotata al 90% di armi avanzate” e che Mosca sospenderà la propria partecipazione al New Start.

Ma quante armi nucleari ha la Russia? Secondo recenti stime della Federation of American Scientists, Mosca detiene l’arsenale nucleare più vasto del mondo, con 5.977 testate.

Mentre gli Stati Uniti ne avrebbero 5.428. Di conseguenza, Usa e Russia deterrebbero circa il 90% del totale mondiale di questi ordigni devastanti. Ma delle quasi 6.000 testate nucleari russe, 1.500 sono ritirate e pronte a essere smantellate (sarebbero invece 1.720 quelle americane ritirate dagli arsenali). E delle rimanenti 4.500 – riportava un anno fa il Bulletin of the Atomic Scientists – sarebbero all’incirca 1.500 quelle in effetti dispiegate su sistemi strategici a lungo raggio, mentre le restanti 3.000 sarebbero “di riserva”. La Russia ne avrebbe 812 dispiegate su missili balistici terra-aria, 576 su missili balistici lanciabili da sommergibili e 200 nelle basi dei bombardieri pesanti.

Il trattato New Start tra Russia e Usa limita gli armamenti nucleari strategici fissando un tetto di 1.550 testate e 700 missili e bombardieri dispiegabili da ciascuno dei due Stati. Le armi nucleari sono spesso divise in ‘strategiche’ – capaci di colpire bersagli a lunga distanza – e ‘tattiche’, e su queste ultime le stime delle varie agenzie sull’arsenale di Mosca variano di molto: da 1.000 a 2.000 testate, sottolinea il Washington Post, secondo cui queste armi possono essere lanciate da terra, aria e mare, ma non sono dispiegabili preventivamente. Stando alla Federation of American Scientists, la Russia potrebbe avere 1.912 ordigni di questo tipo, ma questa cifra potrebbe contenere armi ritirate o in procinto di esserlo. Le testate nucleari sono armi micidiali, e anche le meno potenti sono capaci di uccidere migliaia e migliaia di persone e di rendere invivibile un’area per tantissimi anni.

Nasce a Catanzaro l’Azienda ospedaliero-universitaria unica “Renato Dulbecco”

Nasce a Catanzaro l’Azienda ospedaliero-universitaria unica “Renato Dulbecco”. Il protocollo d’intesa che dà vita al più grande hub sanitario della Calabria e tra i principali del sud, frutto della fusione per incorporazione tra l’Azienda ospedaliera “Pugliese Ciaccio” e l’Azienda ospedaliero universitaria “Mater Domini”, è stato sottoscritto alla Cittadella regionale del capoluogo dal presidente della Regione Roberto Occhiuto e dal Rettore dell’Università “Magna Graecia” GiovanBattista De Sarro, presente il presidente del Consiglio regionale della Calabria Filippo Mancuso firmatario della legge istitutiva.

Prende forma così, come è stato detto un nuovo policlinico da 800 posti letto, con circa 4 mila dipendenti e un fatturato stimato di circa 400 milioni di euro. Un polo di eccellenza, intitolato al premio Nobel 1975 per la medicina nato a Catanzaro il 22 febbraio del 2014 e morto il 19 febbraio del 2012, che potrà contare su numeri e dimensione tali da proiettarlo ai vertici del sistema sanitario non solo in Calabria ma in tutto il Mezzogiorno.

“Quella di oggi è una giornata storica – ha detto il presidente Occhiuto – perché si costituisce un’azienda tra le più importanti del Mezzogiorno. Un risultato importante per tutta la Calabria, che è stato inseguito in passato senza essere mai stato conseguito. Sono particolarmente contento perché, in un anno e due mesi, si è riusciti finalmente ad ottenerlo anche per l’azione e lo stimolo del presidente del Consiglio regionale Mancuso che ha firmato la legge che prevedeva questa incorporazione”.

“Credo – ha aggiunto Occhiuto – che sia una giornata di festa per tutta la Calabria, perché tale risultato non è ascrivibile solo al presidente della Regione e al rettore dell’ateneo di Catanzaro ma va a beneficio di tutta una regione che ha bisogno di una facoltà di medicina, quella di Catanzaro, sempre più forte. Ma anche di un territorio che ha bisogno di seminare più competenze possibile nel sistema sanitario calabrese per risollevarsi dall’emergenza attuale”. I passaggi successivi sono la pubblicazione dell’atto di nascita e la nomina del management.

Controlli della Polizia a Cosenza, rinvenuta arma, munizioni e oltre 5 kg di droga

Oltre 5 kg di hashish e più di cento grammi di cocaina è stata sequestrata nell’ambito di servizi straordinari del territorio dagli agenti di Polizia della Questura di Cosenza. Rinvenuta e sequestrata anche una pistola calibro 45 con matricola abrasa. Una persona è stata denunciata.

Nel fine settimana appena trascorso, personale della Polizia di Stato ha eseguito, nell’ambito dei servizi straordinari disposti dal Questore della Provincia di Cosenza e coordinati dalla Procura della Repubblica, diversi controlli in città finalizzati al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti, impegnando diverse unità della Squadra Volante, della Squadra Mobile, del Reparto Prevenzione Crimine “Calabria Settentrionale”, della Polizia Stradale e dei cinofili.

Nel corso delle attività, una persona, allo stato irreperibile, è stata denunciata dalla Squadra Mobile poiché, all’interno di alcuni locali nella sua esclusiva disponibilità, è stata ritrovata sostanza stupefacente del tipo cocaina, per un totale di 100 grammi oltre a strumenti per la pesatura della droga ed una pistola Colt calibro 45 clandestina con relativo munizionamento.

Personale della Squadra Volante ha denunciato un soggetto con precedenti penali specifici per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente sequestrando hashish, marijuana ed un bilancino di precisone, il tutto rinvenuto a seguito di perquisizione domiciliare.

Nell’ambito dei medesimi servizi è stata rinvenuta e sequestrata da una pattuglia della Polizia Stradale di Cosenza, una consistente quantità di sostanza stupefacente, più di 5 kg di Hashish. La droga è stata ritrovata a poca distanza dallo svincolo autostradale A2 di Cosenza Nord, ben confezionata ed occultata all’interno di un parcheggio antistante un ristorante della zona.
La vendita al dettaglio della sostanza stupefacente avrebbe fruttato, sul mercato illegale, circa 40.000 euro.

Nuovi terremoti in Turchia, ancora crolli, morti e feriti

Almeno otto persone sono state uccise e altre 294 sono rimaste ferite dopo che un altro terremoto ha colpito lunedì sera la provincia meridionale di Hatay, al confine tra Turchia e Siria. Lo ha dichiarato l’agenzia turca per la gestione dei disastri, AFAD.

Il nuovo terremoto di magnitudo 6.4 e la scossa di assestamento di magnitudo 5.8 hanno scosso la provincia sud-orientale di Hatay poche settimane dopo che i due potenti terremoti del 6 febbraio, di magnitudo 7.9 e 7.6, hanno causato decine di migliaia di morti e colpito milioni di persone nelle 11 province del paese.

“Sfortunatamente, 6 dei nostri cittadini hanno perso la vita. Auguriamo la misericordia di Dio ai nostri cittadini che hanno perso la vita e una pronta guarigione ai feriti”, ha affermato l’AFAD citata dai media turchi.

Due delle vittime sono state segnalate in Siria. Una ragazza è morta nella città di Safita, controllata dal governo, mentre una donna è morta nella città centrale di Hama. Almeno altri 190 feriti sono stati segnalati in Siria. Almeno 90 scosse di assestamento sono state registrate finora dopo l’ultimo terremoto, ha aggiunto AFAD.

La protezione civile turca ha affermato che il terremoto di magnitudo 6.4 è avvenuto intorno alle 20:04 ora locale nel distretto di Defne di Hatay, seguita da una scossa di assestamento di magnitudo 5,8 tre minuti dopo, con epicentro nel distretto di Samandag, nello stesso distretto di Hatay.

Crollati altri edifici che si erano “salvati” dalle prime scosse ma evidentemente compromessi. Il bilancio provvisorio parla di 41.156 morti nella stessa regione in Turchia, mentre in Siria ha raggiunto 5.814 (ma potrebbero essere molti di più in quanto la Siria non ha ricevuto gli stessi aiuti e soccorsi prestati in Turchia, ndr), portando il bilancio delle vittime, in entrambi i paesi, a circa 47.000 morti.

Controlli dei Nas presso studi medici, sequestrato a Reggio un ambulatorio

A Reggio Calabria, il Nas dei carabinieri, nell’ambito di controlli effettuati in tutta Italia presso studi medici, hanno denunciato in stato di libertà un medico di medicina generale per aver esercitato la professione in uno studio privato in ambito territoriale/comunale diverso da quello autorizzato e dichiarato nell’atto di convenzione con l’Autorità Sanitaria di Reggio Calabria.

All’interno è stato accertato inoltre l’attivazione abusiva di un centro medico di fisioterapia munito di apparecchiature elettromedicali. L’intero ambulatorio, del valore complessivo di 600mila euro, è stato sottoposto a sequestro.

Minacce a una donna, ai domiciliari una coppia di coniugi

A Centrache, centro del catanzarese, i Carabinieri della stazione di San Vito sullo Ionio hanno arrestato e posto ai domiciliari una coppia di coniugi in aggravamento di un precedente provvedimento cautelare del divieto di dimora nel Comune di Olivadi e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Il provvedimento è stato emesso dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura, che contesta ai due la violazione delle prescrizioni delle precedenti misure cautelari.

L’ipotesi è che la coppia sottoposta ad indagini, già vicini di casa della donna, avrebbero minacciato e posto in essere rumori molesti nonché compiuto danneggiamenti, procurando ad una donna 47enne un grave stato di ansia ed ingenerando un continuo stato di preoccupazione ed una sensibile modificazione delle normali abitudini di vita.

Guerra in Ucraina, Putin all’Assemblea federale: “Raggiungeremo i nostri obiettivi”

“Raggiungeremo i nostri obiettivi”. Vladimir Putin inizia così il suo discorso all’Assemblea Federale a Mosca.

“Parlo in un momento molto complesso e decisivo di cambiamenti radicali che definiranno il futuro del nostro paese e del nostro popolo. Su ciascuno di noi c’è una grandissima responsabilità per difendere il nostro paese e liquidare la minaccia del regime neo nazista” ucraino, aggiunge il presidente russo.

Secondo Putim, la Russia voleva una soluzione pacifica in Ucraina per evitare l’intervento militare, ma l’Occidente giocava “con carte false” per ingannare Mosca.

“Voglio ripeterlo, loro hanno iniziato la guerra (nel 2014, ndr) e noi abbiamo usato la forza per fermarla”, ha sottolineato Vladimir Putin parlando dell’operazione militare speciale in Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022.

“Non avevamo dubbi”, ha spiegato, sul fatto che nel febbraio dello scorso anno “tutto era pronto per un’azione punitiva di Kiev in Donbass”. “Tutto questo era completamente contrario ai documenti accettati dal consiglio di Sicurezza nazionale”, ha detto ancora Putin parlando di una “fase di drastici cambiamenti” in cui “ognuno di noi ha enorme responsabilità”.

L’ultima volta che Putin aveva tenuto il discorso presidenziale sullo stato della Federazione è stato nel mese di aprile 2021, ricorda la Tass. Il discorso di quest’anno è già il ventottesimo nella storia moderna della Russia e il diciottesimo per Putin. Presenti un migliaio di invitati, tra legislatori, senatori, membri del governo, alti funzionari dell’amministrazione presidenziale, capi dell’ufficio del procuratore generale, membri di corti costituzionali e supreme, capi di regioni, autorità religiose. Quest’anno, anche partecipanti all’operazione militare speciale, si legge. Per quanto riguarda i media, il Cremlino ha deciso di invitare “solo giornalisti russi e giornalisti di paesi amici”.

E mentre ieri il presidente Usa Joe Biden ha fatto una visita lampo e a sorpresa a Kiev per ribadire a Zelensky il sostegno degli Usa all’Ucraina, il ministro degli esteri cinese Wang Yi è arrivato a Mosca. Previsto l’incontro con Vladimir Putin a cui il capo della diplomazia cinese presenterà un piano per la pace tra Russia e Ucraina.

L’obiettivo è il cessate il fuoco con contestuale apertura di un negoziato internazionale per la pace così da calmierare le acque, già abbastanza agitate, che potrebbero alimentare uno “tsunami” di dimensioni catastrofiche: una guerra nucleare.

Intanto, il presidente Usa Joe Biden che ieri è stato a Kiev da Zelensky, da stamane si trova in Polonia, a Varsavia, dove incontrerà sia il premier polacco Morawiecki che il presidente Duda.

Reddito, dichiarazioni false per percepirlo, 120 denunce nel reggino

reddito di cittadinanza

A Ortì, nel reggino, i carabinieri della locale Stazione e del Nucleo ispettorato di Reggio Calabria, hanno denunciato 120 persone per truffa aggravata per indebita percezione del reddito di cittadinanza a seguito di false dichiarazioni o omissioni riscontrate.

Nello specifico, le indagini poste in essere dai militari dell’Arma, hanno permesso, attraverso un’attenta attività di analisi documentale in relazione alle innumerevoli istanze presentate, in riscontro anche a un esame incrociato tra le verifiche esperite sul territorio e gli accertamenti info- investigativi, di verificare numerose irregolarità da parte dei soggetti denunciati, durante il periodo compreso tra marzo 2019 e febbraio 2021nelle procedure di attestazione e l’assenza dei requisiti previsti.

Le difformità riscontrate, hanno impedito l’elargizione dei sussidi a soggetti non aventi diritto, per un importo complessivo di oltre 1.300.000 euro.

Gli esiti dell’attività investigativa sono stati segnalati alla Autorità Giudiziaria e all’Inps ai fini dell’interruzione dell’elargizione del sussidio nei riguardi dei soggetti interessati ed il recupero delle somme indebitamente percepite.

Un’attenzione particolare rivolta a riscontrare le discrasie in ordine all’indebita richiesta del beneficio, che ancora una volta ha riaffermato la necessità dell’incessante azione di controllo da parte delle Istituzioni sulla percezione di sussidi pubblici, soprattutto a favore di quella parte della popolazione più debole e realmente bisognevole di aiuti, che inevitabilmente subisce consequenziali derive e compromessi di natura illecita.

“Non si arresta qui, l’attività di verifica e controllo posta in essere dall’Arma, in ordine all’assunzione di condotte scorrette volte a richiedere erogazioni di sussidi economici non spettanti, in mancanza dei requisiti previsti dalla normativa vigente”, spiega una nota dei carabinieri. Trattandosi di provvedimento in fase di indagini preliminari rimangono salve le successive valutazioni in sede processuale.

Rende, al via incontri dei Carabinieri nelle scuole per parlare di Cultura della legalità

Sono i primi di una lunga serie di incontri per la “Cultura della Legalità” quelli avvenuti il 16 e il 17 febbraio, tra i carabinieri della Compagnia Rende e gli alunni della scuola primaria dell’”Istituto comprensivo Giuseppe Marchese” e della scuola media dell’Istituto Omnicomprensivo di Luzzi. L’obiettivo è quello di promuovere nei giovani la cultura della legalità.

Gli alunni intervenuti, accompagnati da alcuni insegnanti, hanno discusso su varie tematiche con i Carabinieri presenti. Gli argomenti hanno toccato vari aspetti e i temi di attualità e di maggiore risonanza mediatica, che spesso vedono coinvolti i ragazzi quali vittime indifese: i reati intimidatori, il cyberbullismo, la violenza di genere, lo stalking, il femminicidio, la sicurezza stradale, i rischi della rete e gli effetti derivanti dall’assunzione di sostanze stupefacenti e dall’abuso dell’alcool, sviscerati in un interessante dibattito molto partecipato anche da parte degli alunni che hanno posto numerose domande sugli argomenti trattati.

Grande attenzione è stata posta in particolare sul cyberbullismo, tema di grande interesse da parte di una generazione tecnologica, informata delle conseguenze sulla salute psicologica delle vittime, ma anche sugli aspetti sanzionatori anche a seguito delle recenti novità normative.

I militari dell’Arma hanno illustrato ed evidenziato le principali attività che ogni giorno svolgono in tutto il territorio, spiegando in che modo la “Benemerita” persegue la cultura della legalità, soprattutto in via preventiva, con il contatto diretto con le scuole, luogo, oltre quello della famiglia, di importantissima formazione per i giovani.
Gli incontri tra i carabinieri e gli alunni, con la partecipazione attiva anche dei docenti, oltre che ad essere molto proficui sotto ogni aspetto, forniscono un significativo arricchimento personale, rafforzando quel sentimento di vicinanza tra l’Arma, la scuola ed i giovani.

Gli incontri proseguiranno anche nelle prossime settimane: previsto un appuntamento il 1° marzo presso l’”Istituto comprensivo statale” di San Fili ed altri incontri nelle scuole secondarie dei comuni di Rende, Acri e Torano Castello.

Coinvolte anche le scuole primarie, dove saranno organizzati incontri con i bambini, con i quali saranno trattati gli argomenti con un linguaggio adeguato alla loro età.

Ubaldo Comite è il nuovo Difensore civico della Regione Calabria

Ubaldo Comite

Ubaldo Comite, 51 anni, di Cosenza, docente universitario di Economia aziendale, è il nuovo Difensore civico della Regione. Lo ha eletto, con 22 voti, il Consiglio regionale nel corso della seduta odierna a palazzo Campanella.

Comite è stato scelto tra i candidati risultati idonei alla nomina. Un voto è andato a Graziella Algieri. Due sono state le schede bianche e tre le nulle.

Guerra in Ucraina, visita lampo e a sorpresa di Biden a Zelensky

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha fatto una visita lampo e a sorpresa al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I due si sono incontrati a Kiev dove, dopo un faccia a faccia nella sede del governo, hanno fatto un giro in centro per la gioia di fotografi, cameramen e giornalisti. Martedì a Kiev sarà la volta di Giorgia Meloni che oggi è stata a Varsavia, in Polonia, dove ha incontrato il premier polacco Morawiecki e il presidente Duda.

La premier italiana si recherà nella capitale ucraina in treno per incontrare il presidente ucraino. Sempre domani, intanto, il ministro degli esteri cinese si recherà a Mosca per incontrare Vladimir Putin (che domani parla all’assemblea nazionale), e proporre un piano per la pace tra Russia e Ucraina.

Centro bloccato per il capo della Casa Bianca
Questa mattina le strade del centro di Kiev sono state bloccate al traffico e diversi giornalisti locali hanno iniziato a parlare dell’imminente arrivo di una “importante delegazione”. Successivamente sui social sono circolati alcuni video che mostravano un convoglio attraversare le strade deserte della capitale in mezzo a imponenti misure di sicurezza. Quindi un filmato del leader Usa con il presidente ucraino. E’ la prima visita di Biden in Ucraina dall’aggressione militare russa lo scorso 24 febbraio. La sua è stata definita una visita storica, sebbene in un paese in guerra.

“La tua visita è un segnale estremamente importante di sostegno a tutta l’Ucraina”, ha detto il presidente ucraino condividendo la foto della loro stretta di mano. Zelensky ha ricevuto Biden a piazza Mikhailovskaya, riporta l’emittente Avia.Pro, spiegando che i due leader hanno reso omaggio agli eroi caduti nella guerra.

BIDEN – “Un anno fa il mondo si aspettava la caduta di Kiev” e ”la fine dell’Ucraina, ma un anno dopo Kiev è ancora qui, l’Ucraina è ancora qui e la democrazia è ancora qui resiste”, ha detto Biden nel corso di una conferenza stampa congiunta, ribadendo che gli Stati Uniti resteranno “a fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario”. “Gli Stati Uniti sono con lei, il mondo è con lei”, ha aggiunto Biden rivolto a Zelensky, affermando di ”ricordare bene quando nel corso di una telefonata la notte dell’invasione ho chiesto cosa potessi fare e come poterla aiutarla. Lei mi ha risposto ‘riunisca i leader del mondo e gli chieda di sostenere l’Ucraina”’.

“La guerra di conquista di Putin sta fallendo. L’esercito russo sta perdendo i territori occupati. I soldati russi stanno scappando dall’esercito e le persone dalla Russia stessa, perché non vedono futuro nel loro Paese”, ha rimarcato Biden, sottolineando che ”l’economia russa sta rallentando, è isolata nella sua lotta. Putin pensava che l’Ucraina fosse debole e l’Occidente fosse diviso. Ma noi siamo rimasti uniti, la Nato è rimasta unita e lui non è stato in grado di dividerci”.

Nel corso della visita l’inquilino della Casa Bianca ha poi annunciato altri 500 milioni di dollari in aiuti . Il nuovo pacchetto, ha precisato, prevedrà equipaggiamento militare, munizioni di artiglieria, armi anticarro portatili e obici. “In settimana arriveranno nuove sanzioni nei confronti della Russia”, ha aggiunto Biden confermando il “sostegno all’integrità territoriale dell’Ucraina”. “Kiev ha conquistato una parte del mio cuore. Presidente Zelensky lei mi onora a ospitarmi qui per incontrare i suoi soldati, i leader diplomatici, gli uomini dell’intelligence… E’ incredibile come tutti si siano fatti avanti per sostenere il Paese”, ha detto Biden.

ZELENSKY – “Speriamo che il 2023 diventi l’anno della vittoria”, ha dichiarato dal canto suo Zelensky, che ha lodato il fatto che Ucraina e Stati Uniti condividano “una visione comune” e ha assicurato che continuerà a fare tutto quanto è possibile per assicurarsi che il mondo democratico “vinca questa storica battaglia”. “Abbiamo già raggiunto risultati storici, anche grazie agli alleati, agli Stati Uniti. Ringrazio il presidente Biden, il suo lo staff, il Congresso americano, per la sua presenza a Kiev, per il livello di cooperazione con noi. E’ importante, ha sottolineato, che sia venuto oggi, ad un anno dall’invasione”, e questo dimostra – ha osservato – “quanto resiliente” sia stata l’Ucraina “quanto abbia resistito”.

“Sicuramente riusciremo a conquistare altri obiettivi, anche sul campo di battaglia, a liberare altre porzioni di territorio, continuando a sostenere i soldati ucraini”, ha detto. “Gli Stati Uniti non hanno sostenuto il paese solo con la solidarietà, con le parole ma anche fornendo sistemi di difesa aerea, i missili Patriot, un equipaggiamento cruciale che ha permesso al nostro esercito di difendersi e di resistere”, ha affermato il leader ucraino. “So – ha aggiunto – che ci sarà un pacchetto di misure di sostegno all’Ucraina nelle prossime settimane e questo è un segno chiaro della posizione che hanno deciso di assumere gli Stati Uniti, che ci aiuterà sicuramente a difendere le nostre città, i nostri cittadini dall’aggressione e dall’invasione da parte della Russia e che alla fine ci porteranno alla vittoria”.

Nuove forti scosse al confine turco-siriano: magnitudo 6.4 e 5.8

Due forti scosse di terremoto di magnitudo 6.4 e 5.8 sono state registrate al confine tra Turchia e Siria dagli istituti di geologia.

La scossa principale si è verificata in mare nel pomeriggio di lunedì 20 febbraio, a pochi km al largo del distretto di Defne di Hatay, provincia già devastata dai potenti terremoti dello scorso 6 febbraio.

La seconda di intensità 5.8 è stata rilevata un po’ più tardi, vicino all’epicentro del primo, nel distretto di Samandag, come riporta l’agenzia turca Anadolu che cita l’Afad, la protezione civile turca. In altri centri di geologia nel mondo questo sisma non viene riportato.

A seguire, secondo la sezione dei terremoti dell’Afad, si sono verificate altre scosse di assestamento con intensità minore e strumentali.

AL momento non si conoscono gli (ulteriori) effetti di queste forti scosse, ma appaiono dirompenti per i pochi edifici compromessi e rimasti ancora in piedi nelle province del sud est-turco e nel nord della Siria.

“Chiediamo ai nostri cittadini di stare alla larga dagli edifici danneggiati”
Il vicepresidente del distretto Fuat Oktay ha invitato i cittadini a stare il più possibile lontani dagli edifici danneggiati e ha aggiunto che “le nostre indagini sui terremoti centrati su Hatay continuano”.

Il governatore di Hatay Doğan: “Abbiamo ricevuto alcune segnalazioni, stiamo motitorando”
Il governatore di Hatay Rahmi Doğan ha detto al corrispondente dell’agenzia Anadolu di aver ricevuto alcuni avvisi a causa del (recente) terremoto in città, “stiamo monitorando la situazione”, ha detto Doğan.

Intanto, l’Afad, autorità turca per la gestione dei disastri e delle emergenze, sta coordinando il lavoro nelle aree terremotate di Kahramanmaraş, adottando misure per la sicurezza dei cittadini.

Oltre alle squadre sul campo, che invitano la popolazione alla prudenza, si cerca di prevenire inviando sms sui cellulari dei cittadini nelle zone in cui si eseguono lavori di demolizione, riporta Anadolu.

Il nuovo sisma in Turchia a ridosso del confine siriano è stato avvertito anche in Libano e Iraq, riferisce Al Jazeera.

Nei pressi dell’epicentro, riferisce l’Afp sul posto, la cittadina di Dafne, nella provincia di Hatay, si sono viste nuvole di polvere. Si registrano crolli e ci sarebbero diversi feriti che chiedono aiuto.

Secondo altri media di Ankara, il precedente sisma di 6.3 ha fatto crollare molti edifici già danneggiati.

Omicidio a Cosenza, famiglia vittima: “I due avevano una relazione. Svuotata la cassaforte”

Avrebbero avuto una relazione il 75enne Rocco Gioffrè e Tiziana Mirabelli, la quarantasettenne che ha confessato di aver ucciso l’anziano pensionato con diverse coltellate nascondendo poi il cadavere in casa sua per alcuni giorni, fino a domenica quando la presunta omicida si costituita ai carabinieri.

A riferirlo agli stessi militari sono stati i familiari della vittima, secondo i quali, inoltre, dalla cassaforte della casa di Gioffrè sarebbe sparita un’imprecisata somma di denaro ed alcuni effetti personali della vittima. Pare anche il cellulare e il portafoglio dell’uomo.

La tesi dei familiari contrasta dunque con quanto avrebbe dichiarato ai carabinieri la donna dopo l’arresto, la quale avrebbe raccontato di avere reagito ad un presunto tentativo di violenza sessuale da parte dell’anziano.

Tiziana Mirabelli, in particolare, avrebbe riferito di avere ucciso l’uomo usando lo stesso coltello che l’anziano impugnava, a suo dire, quando Gioffrè (vedovo da cinque mesi) avrebbe tentato di violentarla.

L’avvocato Francesco Gelsomino, legale della famiglia di Rocco Gioffrè, ha detto che la vittima contribuiva alle spese di Tiziana Mirabelli in base alla relazione sentimentale che c’era tra i due.

“Le pagava le bollette – ha riferito il legale citato dall’Ansa – e spesso i due erano stati visti insieme. I figli hanno visto l’ultima volta Gioffrè lunedì scorso, ma nei giorni passati avevano ricevuto messaggi sui loro cellulari dal telefono del padre che cercava di tranquillizzarli e li avvertiva di non chiamare i carabinieri. Evento inusuale perché Gioffrè non scriveva mai messaggi, ma telefonava direttamente”.

Circostanza che fa suppore agli investigatori che i messaggi siano stati inviati in realtà dalla donna dopo che aveva ucciso l’anziano. Ora il telefono della donna è stato posto sotto sequestro e verrà meticolosamente analizzati. Non tutto infatti torna nel racconto di Tiziana Mirabelli. La sua versione sulla presunta aggressione vacilla. A dire degli investigatori, “il movente è ancora in corso di accertamento”.

Al momento, non c’è inoltre alcuna certezza del giorno in cui è avvenuto l’omicidio. La donna avrebbe riferito che il fatto sarebbe accaduto martedì scorso, nel giorno di San Valentino, e di non avere detto nulla, tenendo il cadavere di Gioffrè in casa. Maggiori elementi sulla data esatta dell’omicidio potranno venire, comunque, dagli esiti dell’autopsia, disposta dal pm della Procura della Repubblica di Cosenza Maria Luigia D’Andrea.

Non bastava il sisma. Raid israeliani contro la Siria: morti e feriti a Damasco

Almeno un missile ha colpito durante la scorsa notte il quartiere Kafar Souseh di Damasco, danneggiando gravemente un edificio residenziale e causando diversi morti e feriti, ha riferito domenica l’agenzia di stampa statale Sana. Il governo siriano ha accusato dell’attacco l’esercito israeliano.

Una raffica di missili sparati dalle alture del Golan occupate ha colpito Damasco e i suoi dintorni intorno a mezzanotte, e anche se le difese aeree siriane sono state attivate, almeno uno dei razzi “ostili” ha colpito direttamente un edificio residenziale a più piani, ha detto l’agenzia.

Almeno cinque persone, tra cui un soldato, sono state uccise e altri 15 civili feriti nell’attacco, ha riferito a Sana una fonte militare siriana, aggiungendo che “l’aggressione israeliana” ha portato alla “distruzione di un certo numero di abitazioni civili” e altro “materiale danno.”

Le forze di difesa israeliane non hanno riconosciuto l’attacco, in linea con la loro politica di lunga data di non discutere di operazioni al di fuori del paese. Tuttavia, citando un diritto preventivo all’autodifesa contro l’Iran, Israele ha effettuato “centinaia” di bombardamenti e attacchi missilistici contro la Siria dal 2011. La Siria ha ripetutamente protestato contro i raid come una violazione della sua sovranità, senza alcun riscontro alle proteste di Damasco.

Il bombardamento missilistico di domenica è il primo grande attacco da quando una serie di devastanti terremoti ha ucciso migliaia di persone nel nord della Siria meno di due settimane fa. La vicina Turchia, che ha subito morti e distruzioni catastrofiche, ha ricevuto più attenzione e aiuti internazionali, con i soccorritori di tutto il mondo che sono accorsi per aiutare.

Nel caso della Siria, solo poche nazioni selezionate sono venute in suo aiuto, con il governo di Damasco che ha incolpato le sanzioni occidentali e un blocco economico nonché un’occupazione guidata dagli Stati Uniti per anni per aver esacerbato la crisi e ostacolato gli sforzi di soccorso.

Cuba e lo Yemen condannano il rais israeliano a Damasco

Cuba ha condannato fermamente l’ultima aggressione israeliana che ha colpito aree residenziali di Damasco e dintorni, provocando la morte di cinque persone e il ferimento di altre 15.

“Cuba condanna con la massima fermezza l’ultimo bombardamento israeliano di Damasco”, ha detto in un tweet il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez, avvertendo che questo atto irresponsabile rappresenta una minaccia per la sicurezza regionale.

Rodriguez ha aggiunto che questa aggressione viola la sovranità della Siria, soprattutto dopo il devastante terremoto che ha scosso di recente il Paese e ha causato la morte di migliaia di persone.

A sua volta, Johana Tablada, vicedirettore degli affari statunitensi presso il ministero degli Esteri cubano, ha condannato l’aggressione e ha affermato che questi attacchi sono atti selvaggi contro persone che hanno sofferto per una guerra che si trascina da anni.

Ha sottolineato che tutto ciò che è accaduto è dovuto all’impunità dell’entità israeliana ed è anche dovuto alla politica dei ‘due pesi e due misure’ adottata dagli Stati Uniti e dai paesi occidentali.

“L’aggressione sionista a Damasco è una flagrante violazione della sovranità, indipendenza e integrità territoriale della Siria”, ha affermato il ministero degli Esteri yemenita, citato dal sito web di Almasirah, aggiungendo che Damasco ha il diritto di prendere tutte le misure necessarie per difendersi e proteggere il suo territorio.

Il ministero degli Esteri yemenita ha invitato la comunità internazionale a condannare la palese aggressione sionista, che contraddice la Carta delle Nazioni Unite e tutte le norme e convenzioni internazionali, esprimendo piena solidarietà al governo e al popolo siriano.

Da parte sua, anche la leadership regionale del Partito socialista arabo al-Baath nello Yemen ha condannato con la massima fermezza l’aggressione israeliana alla Siria.

La leadership regionale del partito ha criticato il vergognoso silenzio del mondo e delle istituzioni della comunità internazionale, guidate dalle Nazioni Unite, riguardo a questa aggressione criminale, e ha invitato i paesi e i popoli arabi e islamici a esprimere la loro condanna per questo comportamento aggressivo e vile.

Ha inoltre invitato la comunità internazionale e le Nazioni Unite ad assumere una posizione chiara e forte per quanto riguarda il rispetto della sovranità della Siria e ad approvare una ferma risoluzione del Consiglio di sicurezza per porre fine alle ripetute aggressioni dell’entità sionista e delle organizzazioni terroristiche contro i siriani, sottolineando la piena solidarietà al governo e al popolo siriano.

Intanto, la Direzione Generale delle Antichità e dei Musei siriani (DGAM) ha affermato che l’aggressione israeliana che ha preso di mira le zone dell’alba della domenica a Damasco e nelle sue vicinanze ha causato ingenti danni all’Istituto Tecnico per le Arti Applicate, nella Cittadella di Damasco e al Centro Culturale Kafr Souseh.

Una fonte della DGAM ha detto al giornalista dell’agenzia Sana che i danni hanno colpito gli uffici amministrativi della Cittadella di Damasco e hanno causato una imponente distruzione dell’Istituto Tecnico per le Arti Applicate e dell’Istituto Intermedio per le Antichità e i Musei, che sono tutte istituzioni educative.

La fonte ha aggiunto che le squadre tecniche affiliate alla Direzione stanno conducendo un primo sopralluogo per valutare i danni.

Quasi 600 migranti portati in Calabria da Lampedusa dove l’hotspot è al collasso

archivio

È arrivata al porto di Reggio Calabria la nave “Dattilo” della Guardia costiera partita ieri sera da Lampedusa con 589 migranti a bordo.

Lo sbarco in Calabria inizierà tra poco e rientra nelle operazioni di alleggerimento dell’hotspot di Lampedusa dove fino a ieri c’erano circa 2.800 migranti a fronte di una capienza di 400 persone.

Stando ai numeri forniti ieri dalla prefettura di Reggio Calabria, che sta coordinando le operazioni di accoglienza, a bordo di nave Dattilo ci sono 131 donne e 35 bambini. Una parte dei migranti sarà sottoposta all’identificazione da parte della Polizia e ai controlli sanitari da parte dei volontari della Croce rossa e della Protezione civile. Questo gruppo sarà ospitato nella palestra di una scuola di Gallico dove da tempo è stato allestito un centro di prima accoglienza.

Tutti gli altri, invece, dopo lo sbarco sul molo di ponente, verranno destinati a varie regioni d’Italia secondo il piano di riparto predisposto dal ministero dell’Interno. Al porto, infatti, sono già arrivati i pullman che li accompagneranno a destinazione. Nel dettaglio, 45 migranti andranno in Abruzzo, 40 resteranno in Calabria, 75 in Emilia Romagna, 30 nel Lazio, 100 in Lombardia, 30 nelle Marche, 75 in Piemonte, 50 in Puglia, 80 in Toscana e 75 in Veneto.

‘Ndrangheta, estradato in Italia dall’Indonesia Antonio Strangio

Antonio Strangio durante le fasi di estradizione da Bali in Italia (Ansa/Epa)

E’ stato riportato oggi in Italia dalla polizia indonesiana Antonio Strangio, il latitante di ‘ndrangheta 32enne fermato all’aeroporto di Bali il 2 febbraio scorso.

Strangio viveva in Australia dal 2016 e ad incastrarlo, rileva la Polizia, è stata “la voglia di farsi una vacanza al mare e la tranquillità di passare inosservato tra i tanti turisti”, presenti nella rinomata e ambita località. Quando la polizia indonesiana dell’immigrazione l’ha riconosciuto in base alle foto allegate al mandato di arresto internazionale, il giovane viaggiava con un passaporto australiano rilasciato da quel paese perché nel frattempo, durante la latitanza, aveva ottenuto la cittadinanza.

L’Australia non concede l’estradizione dei suoi cittadini, per questo probabilmente si era rifugiato lì dove ha ottenuto la cittadinanza. Ma poi la voglia di relax lo hanno portato in Indonesia pensando di non essere riconosciuto. Evidentemente si sbagliava.

Strangio, legato alla omonima cosca di San Luca, era stato accusato di produzione e traffico di droga con l’aggravante del metodo mafioso, nell’ambito dell’operazione denominata “Eclissi 2”, indagine diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta dal Reparto investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria.

L’indagine, naturale prosecuzione della più complessa “Operazione Eclissi”, aveva portato, nel luglio 2015, all’esecuzione di 11 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti appartenenti a cosche della ‘Ndrangheta del vibonese e del reggino (legati al clan Bellocco), mentre lui si era dato alla macchia nel 2016.

E’ il quarantatreesimo criminale catturato nel mondo in meno di 3 anni grazie alla strategia promossa dal Dipartimento della Pubblica sicurezza italiana insieme ad Interpol con il progetto “I CAN” (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta).

“Li cattureremo tutti, è solo questione di tempo. Stiamo lavorando da tre anni con le forze di polizia di tredici Paesi del mondo che prima non ne conoscevano la pericolosità”, ha detto il prefetto Vittorio Rizzi, direttore centrale della polizia criminale e ideatore del progetto “I CAN”.

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