15 Ottobre 2024

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Violenza sessuale, arrestate a Cutro due persone condannate

Agenti della locale Squadra mobile di Crotone, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale della Repubblica presso la Corte d’appello di Brescia, hanno arrestato due persone, un 24enne ed un 23enne, entrambi di Cutro, condannati definitivamente alla pena di 7 anni di reclusione, per i reati di violenza sessuale di gruppo e furto aggravato in concorso.

I fatti risalgono al giugno del 2019, allorquando i due giovani avrebbero violentato e derubato una ragazza all’esterno di una discoteca di Mantova, per poi abbandonarla in un’area rurale della zona, privandola anche del telefono cellulare.

Entrambi i soggetti, che per tale vicenda giudiziaria si trovavano in regime di arresti domiciliari, sono stati rintracciati a Cutro presso le rispettive abitazioni e, dopo le formalità di rito, condotti presso la casa circondariale, per l’espiazione della pena.

Ex presidente, l’invasione ucraina della Transnistria è un’aggressione contro la Moldavia

L’ex presidente moldavo Igor Dodon ha espresso preoccupazione per le notizie di una possibile provocazione contro la Transnistria da parte dell’Ucraina, avvertendo che qualsiasi incursione militare sarebbe considerata un’aggressione contro la Moldavia, piccolo stato indipendente al confine con l’Ucraina.

“Qualsiasi passo dell’Ucraina verso la Transnistria sarà un’aggressione contro la Repubblica di Moldavia. L’Ucraina diventerà immediatamente un aggressore”, ha detto giovedì Dodon ai giornalisti.

Il politico si è detto contrario a una soluzione militare della questione transnistriana. “Non abbiamo bisogno dell’assistenza ucraina in Transnistria. Kiev si occupi delle sue questioni. Ci occuperemo noi stessi della Transnistria, questo è il nostro territorio, il nostro paese e risolveremo questo problema pacificamente. Non nel modo in cui vogliono, vale a dire dispiegando forze e così via”, ha detto l’ex presidente.

In precedenza, il ministero della Difesa russo ha riferito che nel prossimo futuro il regime di Kiev avrebbe tramanto una provocazione contro la Transnistria condotta dalle forze ucraine e dai membri del battaglione nazionalista Azov (fuorilegge in Russia).

Il ministero ha specificato che un’invasione organizzata presumibilmente dalle truppe russe dalla Transnistria sarebbe stata usata come pretesto per l’invasione. Il ministero della Difesa ha inoltre sottolineato che sta monitorando da vicino la situazione al confine tra Ucraina e Transnistria ed è pronto a rispondere a qualsiasi sviluppo.

Il governo moldavo non ha confermato queste informazioni e ha invitato i cittadini alla calma. Le autorità hanno detto che in caso di pericolo avrebbero immediatamente informato il pubblico.

Antenne 5G, da Straface una proposta per limitarne le installazioni: “Tutelare salute e sicurezza”

Il consigliere regionale di Forza Italia Pasqualina Straface, ha presentato una proposta di legge regionale per «salvaguardare la salubrità e la sicurezza negli ambienti di vita e proteggere la popolazione dall’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde» (le cosiddette e pericolose Antenne 5G, ndr). È quanto fa sapere la presidente della terza commissione regionale Sanità.

La proposta di legge ad hoc «disciplina la localizzazione, l’installazione, la modifica ed il controllo degli impianti fissi per telecomunicazioni e radiodiffusione e degli elettrodotti, al fine di perseguire obiettivi di tutela della salute e di salvaguardia della popolazione esposta ad emissioni elettromagnetiche. Si vuole, inoltre, assicurare la corretta localizzazione degli impianti, in raccordo con la pianificazione territoriale, ambientale e urbanistica locale; prevenire e ridurre l’inquinamento ambientale, dovuto alle emissioni elettromagnetiche degli impianti e assicurare la tutela generale dell’ambiente e del paesaggio, in coerenza con gli indirizzi statali. Tra gli obiettivi della proposta, inoltre, ci sono quelli di garantire il rispetto delle prescrizioni tecniche nell’esercizio degli impianti; di concorrere all’approfondimento delle conoscenze scientifiche relative agli effetti sulla salute derivanti dall’esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e di assicurare ai cittadini informazioni complete e tempestive».

La proposta di legge prevede che le istanze di installazione delle antenne (5G) dovranno essere presentate ai comuni e, contestualmente, alla Regione, all’Arpacal ed al Corecom.

«È un atto dovuto – spiega il consigliere Straface – a tutela delle popolazioni anche perché troppo spesso le antenne vengono installate, in casi sempre più frequenti, nelle vicinanze di abitazioni, scuole e addirittura asili. Con la ratio di questa legge ho colto le istanze che provengono dai territori, non ultimi i cittadini di Sibari, in protesta per giorni nelle scorse settimane, proprio a causa dell’installazioni di ripetitori per reti telefoniche a cinquanta metri da un asilo e due scuole elementari, nonché l’appello di Gianni Papasso, sindaco di Cassano allo Ionio e presidente regionale facente funzioni dell’Associazione nazionale comuni italiani. Regolamentare a livello regionale gli impianti che producono elettromagnetismo e tutelare i cittadini, soprattutto i bambini – conclude Pasqualina Straface – è un dovere morale».

Morto nel carcere di Parma il boss di San Luca Giuseppe Nirta

Giuseppe Nirta, di 83 anni, di San Luca (Reggio Calabria), considerato un boss della ‘ndrangheta, è morto a Parma, dove era detenuto dal 2016 nella sezione di alta sicurezza del carcere, dopo il suo arresto avvenuto a Locri nel 2008. Era stato ricoverato la scorsa settimana per problemi cardiaci.

Nirta, alias “Versu”, era indicato come il capo dell’omonima cosca di San Luca, federata con gli Strangio, detti “Janchi”. L’anziano boss era il padre di Giovanni Luca Nirta, il vero obiettivo dei killer che il giorno di Natale del 2006 misero in atto l’agguato in cui morì per errore Maria Strangio, moglie dello stesso Nirta e madre di tre figli minorenni. Nell’agguato rimase ferito, inoltre, un nipote di cinque anni di Maria Strangio.

La morte di Maria Strangio fu la causa scatenante della strage di Duisburg, in Germania, il 15 agosto del 2007, uno degli episodi più cruenti della storia della ‘ndrangheta. Nella strage, infatti, furono uccise 6 persone, Tommaso Venturi, di 18 anni; Francesco Giorgi, (16), Francesco Pergola e Marco Pergola, (22 e 20 anni); Marco Marmo (25), e Sebastiano Strangio (39).

Le vittime, nel momento in cui i due killer che misero in atto la strage entrarono in azione, erano appena uscite dal ristorante “da Bruno”, di proprietà di Sebastiano Strangio, dove avevano cenato per festeggiare i 18 anni di Tommaso Venturi.

Rigopiano: 5 condanne tra cui sindaco di Farindola. 25 assoluzioni. Ira dei parenti: “Vergogna”

Venticinque assoluzioni e 5 condanne nel processo cosiddetto Rigopiano, l’hotel sommerso da una valanga di neve a Farindola (Pescara), il 18 gennaio 2017, in cui persero la vita 29 persone. Lo ha deciso il giudice del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea, a distanza di sei anni dalla tragedia, che avvenne a seguito di alcune forti scosse di terremoto superiori a magnitudo 5, che hanno provocato una enorme slavina di neve mista a detriti e tronchi d’alberi che travolse la struttura turistica ai piedi del Gran Sasso.

Due anni e otto mesi sono stati comminati al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, limitatamente alla omissione dell’ordinanza di inagibilità e di sgombero dell’hotel. L’accusa aveva chiesto per Lacchetta, sindaco attuale e all’epoca del disastro, 11 anni e 4 mesi.

Assolti, invece, l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e, l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco e l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco. Caos in aula dopo la lettura della sentenza.

Molti parenti hanno contestano la decisione del giudice. “Vergogna vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti. Fate schifo”. Queste le urla dei parenti delle vittime alla lettura della sentenza. Alcuni parenti delle vittime sono stati trattenuti a stento dalle forze dell’ordine.

Sono 25 le assoluzioni e cinque le condanne decise del gup di Pescara. I 30 imputati tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi.

Inflitta la pena di sei mesi di reclusione per falso al gestore dell’albergo e amministratore della società “Gran Sasso resort & spa” Bruno Di Tommaso e Giuseppe Gatto, redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della stessa società di intervenire su tettoie e verande dell’hotel.

Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, sono invece ritenuti responsabili relativamente al monitoraggio della percorribilità delle strade, alla pulizia notturna dalla neve, al mancato reperimento di un mezzo antineve sostitutivo, alla mancata chiusura al traffico provinciale 8 dal bivio Mirri e Rigopiano. Concesse a entrambi gli imputati le circostanze attenuanti generiche e operata la diminuente per la scelta del rito, sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno.

In aula c’era anche Giampiero Parete, il cuoco che inerme ha assistito alla tragedia lanciando per primo l’allarme insieme a Fabio Salzetta, manutentore dell’albergo che come lui, nel momento in cui la violentissima valanga ha spezzato 29 vite, si trovava fuori dalla struttura.

Il suicidio del generale: “Tragedia ha cambiato mia vita, quelle vittime mi pesano come un macigno”

La vicenda dell’hotel Rigopiano compare sullo sfondo del suicidio del generale dei Carabinieri Forestali, Guido Conti, nelle campagne di Pacentro (L’Aquila), nel novembre 2017.

“Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti ci sono anche prescrizioni a mia firma. Non per l’albergo, di cui non so nulla, ma per l’edificazione del centro benessere. Vivo con cruccio”, aveva scritto Conti in una delle due lettere ai familiari il cui testo era stato pubblicato su diversi organi di stampa.

Leggi tutti gli articoli pubblicati sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano

Polstrada ferma bus con alla guida un dipendente pubblico in malattia, denuncia

Una pattuglia della Polizia stradale di Crotone, nel corso di servizi specifici destinati al controllo sull’autotrasporto di merci e di persone eseguiti sulla statale 106, ha proceduto al fermo di un autobus Scania proveniente da Caccuri e diretto a Catanzaro, sul quale viaggiava una squadra di calcio.

Da un primo controllo documentale è emerso che il conducente dello mezzo guidava senza averne titolo. Nello specifico, senza la carta tachigrafica e senza la relativa qualificazione del conducente alla guida di mezzi conto terzi poiché mai conseguite.

Tali anomalie e l’agitazione del conducente inducevano gli agenti ad effettuare dei controlli successivi. Difatti, trasferita la pratica alla Squadra di Polizia Giudiziaria, si è accertato che l’uomo era un dipendente pubblico e il giorno del controllo risultava essere in congedo straordinario per malattia dalla propria attività lavorativa.

A seguito di quanto appurato, oltre alle relative sanzioni amministrative e al fermo del mezzo, l’uomo è stato denunciato all’autorità giudiziaria per il reato di truffa aggravata.

Arrestato nel crotonese un latitante, deve scontare 9 anni per violenza sessuale

Agenti della Squadra Mobile e dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Crotone hanno rintracciato a Cotrone, un cittadino albanese di 37 anni, latitante dal 2013 in quanto si era sottratto all’esecuzione della pena della reclusione di 9 anni di carcere, a seguito di una condanna per violenza sessuale di gruppo aggravata dall’uso delle armi.

I fatti risalgono al 2009, allorquando l’arrestato, unitamente ad altri due cittadini albanesi, aveva abusato di una ragazzina infra quattordicenne che abitava a Cotronei, ove aveva conosciuto i tre uomini di origini albanese, all’epoca appena poco più che ventenni.

La ragazzina, infatti, era stata vittima da parte dei tre uomini, i quali, a volte insieme a volte autonomamente, avevano adescato la giovane connazionale nelle strade del paese, per poi condurla in luoghi isolati e abusare di lei, arrivando anche, in una circostanza, a minacciarla con una pistola.

Un episodio che destò scalpore in tutta la provincia, e che venne alla luce grazie alle dichiarazioni della ragazzina, che trovò la forza di denunciare gli abusi subìti,  perdurati per almeno tre mesi nell’estate del 2009. Due dei tre violentatori vennero catturati nel giro di poco tempo nel 2013 dalla Polizia mentre un terzo, appunto l’odierno arrestato, riuscì a scappare rifugiandosi presumibilmente in Albania sino a qualche anno fa, quando ha deciso di rientrare in Italia.

Da quel momento l’uomo aveva trovato rifugio nel piccolo centro della provincia crotonese sino a quando, negli scorsi giorni, grazie ad approfonditi controlli svolti dal personale dell’Ufficio Immigrazione e della Squadra mobile, è stato possibile reperire informazioni circa la sua presenza nel comune. Pertanto, gli operatori della Questura di Crotone, dopo accurate ricerche,  sono riusciti a rintracciarlo nel centro del paese e, dopo le formalità di rito, lo hanno associato presso la casa  circondariale di Vibo Valentia, per l’espiazione della pena.

Insegue e molesta l’ex moglie a bordo di un’auto, divieto di avvicinamento

stalking
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Nella serata del 20 febbraio scorso, agenti della Squadra Volanti della Questura di Cosenza, hanno arrestato un 42enne cosentino per presunti maltrattamenti nei confronti dell’ex coniuge.

Ad allertare la Polizia era stata la stessa donna che al termine di una lite sarebbe stata inseguita con l’autovettura dall’ex marito e, temendo per la propria incolumità, ha chiesto l’intervento immediato dei poliziotti.

All’arrivo della Volante l’uomo avrebbe cercato di aprire lo sportello dell’auto della donna, per cui è stato arrestato e posto ai domiciliari in attesa di giudizio per direttissima.

Su richiesta della Procura di Cosenza, alla persona arrestata è stata poi alleggerita la misura, trasformata in un divieto di avvicinamento alla ex moglie.

Processo Jonny, si profila un processo d’appello bis

Leonardo Sacco

Si profila un processo d’appello bis per un folto gruppo di imputati coinvolti nell’inchiesta denominata «Jonny» grazie alla quale nel maggio 2017 la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha fatto luce sulla pesante cappa della cosca Arena su gran parte delle attività economiche di Isola Capo Rizzuto, nel crotonese, ed in particolare sul Centro di accoglienza per migranti diventato negli anni una sorta di bancomat dei clan. Lo ha disposto la Cassazione accogliendo gran parte dei ricorsi che erano stati presentati dai 56 imputati condannati in primo e secondo grado. Lo riporta Gazzetta del sud.

Gli ermellini hanno pronunciato l’assoluzione per quattro imputati, dichiarato inammissibili i ricorsi per altri quattro e rigettato quelli di altre nove persone. Ma hanno parzialmente accolto i ricorsi di 39 imputati annullando le relative sentenze di condanna di secondo grado, per alcuni capi senza rinvio e per altri con rinvio ad una diversa sezione della corte d’appello di Catanzaro che dovrà dunque celebrare un altro processo all’esito del quale saranno rideterminate le pene precedentemente inflitte. Di conseguenza otterrà certamente uno sconto di pena Leonardo Sacco, ex governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto che all’epoca gestiva il Centro per migranti, e che avrebbe fatto affari con i clan dividendo con loro i proventi destinati all’accoglienza.

A Sacco, condannato in primo grado a 17 anni e 4 mesi di reclusione ma poi aumentati a 20 anni nel processo d’appello, i giudici della Cassazione hanno annullato senza rinvio una serie di capi d’imputazione per malversazione, ovvero l’utilizzo fraudolento dei fondi stanziati per l’accoglienza dei migranti, mentre hanno annullato con rinvio a diversa sezione della corte d’appello l’accusa di essere stato l’organizzatore e il promotore dell’associazione mafiosa sgominata con l’inchiesta Jonny.

Stessi capi d’imputazione annullati anche per altri imputati del processo come Angelo Muraca e Fernando Poerio ritenuti complici di Sacco nella gestione della mensa del Cara i cui proventi sarebbero finiti nelle casse della cosca Arena.

In un altro filone del processo Jonny è stato condannato anche l’ex parroco di Isola Capo Rizzuto nonché correttore spirituale della Misericordia don Edoardo Scordio, al quale sono stati inflitti 8 anni di reclusione per associazione mafiosa in quanto ritenuto promotore della truffa ai danni dello Stato attraverso la quale si distraevano i soldi per la gestione del centro di accoglienza a favore della cosca Arena. Don Scordio, 75 anni, attualmente si trova agli arresti domiciliari presso il Centro internazionale di studi rosminiani di Stresa in provincia di Verbania. Nello scorso mese di giugno la Guardia di finanza ha eseguito nei suoi confronti un decreto di sequestro, finalizzato alla confisca, per beni stimati in circa 1,5 milioni di euro, riconducibili all’ex parroco di Isola di Capo Rizzuto ed a due suoi familiari.

Vice ministro Esteri russo: “Possibili colloqui di pace se l’Occidente e Kiev depongono le armi”

I colloqui sull’Ucraina potrebbero aver luogo se i paesi occidentali e il regime di Kiev depongono le armi e smettono di bombardare le città russe (nel Donbass). Lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri Mikhail Galuzin in un’intervista alla Tass.

“Se l’Occidente e Kiev vogliono sedersi al tavolo dei negoziati, dovrebbero soprattutto smettere di bombardare le città russe e deporre le armi. Dopodiché, sarà possibile tenere una discussione basata sulle nuove realtà geopolitiche”, ha detto l’alto diplomatico russo.

In precedenza, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che l’Occidente non mostra alcuna disponibilità per iniziative di pace sulla situazione in Ucraina. Lo scorso ottobre, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha emesso un decreto che vieta qualsiasi colloquio con Mosca affermando di non essere interessato a interagire con il suo omologo russo Vladimir Putin.

Terremoto di magnitudo 7.3 in Tagikistan, al confine con la Cina

Un forte terremoto di magnitudo 7,3 si è verificato questa notte in Tagikistan, vicino al confine con la regione autonoma Uigura dello Xinjiang, nella Cina nord-occidentale. Lo ha riferito il Centro sismologico cinese.

Il sisma (secondo l’Usgs 6.8), è stato registrato alle 3:37 ora locale di Mosca. Il terremoto si è verificato ad una profondità di dieci chilometri e il suo epicentro si trova a circa 82 chilometri dal confine con la Cina. Al momento non ci sono segnalazioni di danni o vittime. Vi sono state delle scosse di assestamento che hanno superato di poco il 5° grado della scala Richter.

Il potente sisma al confine cinese segue le scosse devastanti nel sud-est della Turchia, al confine con la Siria, dove il 6 febbraio scorso si sono verificate due terremoti di magnitudo 7.9 e 7.6, che hanno provocato il crollo di centinaia di migliaia di edifici e causato la morte di quasi 50mila persone nonché decine di migliaia tra feriti e sfollati.

Il 19 febbraio 2023, il geologo olandese Frank Hoogerbeets, colui che aveva previsto il forte sisma in Turchia, ha (nuovamente) affermato che tra il 20 e il 22 febbraio ci sarebbe stato, molto probabilmente, un altro grande terremoto senza però individuare l’area esatta.

Russia, Putin acclamato da decine di migliaia di persone allo stadio di Mosca

Decine di migliaia di cittadini russi hanno riempito lo stadio Luzhniki, a Mosca, acclamando il loro presidente Vladimir Putin in occasione del primo anniversario dell’operazione militare speciale in Ucraina. “Gloria ai difensori della patria”, è il nome dell’evento-concerto in onore dei partecipanti all’operazione militare speciale.

Imponenti le misure di sicurezza. Nell’area, secondo notizie che circolano sui media, sarebbero stati piazzati sistemi di difesa antiaerea, così lo sono da tempo al Cremlino, presso le istituzioni sensibili e presso la residenza privata del presidente russo.

Nel video, si vede il pubblico entusiasta che inneggia al presidente, con bandiere tricolori della federazione che ciascuno, in larga parte, ha portato da casa. Il pubblico presente ha urlato slogan patriottici e di condivisione per le politiche di difesa della Russia da parte del capo del Cremlino.

Salendo sul palco, il presidente Putin ha stretto la mano ai militari che partecipano alla mobilitazione militare in Ucraina.

All’evento partecipano, riporta la Tass, attivisti di organizzazioni giovanili e patriottiche. Il pubblico dovrebbe raggiungere fino a 200.000 persone, tra gli spalti, campo di gioco e all’esterno dello stadio, che a capienza piena può contenere oltre 80mila spettatori.

Non è la prima volta che Putin partecipa a un concerto che segna eventi importanti. Nel 2022 si è rivolto a un pubblico di persone che si erano radunate nella Piazza Rossa per un concerto che celebrava le nuove regioni del Donbass annesse dalla Russia. Lo stadio Luzhniki ospita tradizionalmente i festeggiamenti per l’anniversario della riunificazione della Crimea con la Russia (18 marzo), dove il presidente tiene solitamente un discorso, riporta l’agenzia. 

Sorpreso con 4 kg di droga nascosta nel climatizzatore dell’auto, arrestato

I Carabinieri della Sezione Radiomobile del Gruppo di Gioia Tauro, nell’ambito di attività di contrasto al fenomeno purtroppo diffuso del traffico illecito di droga nel territorio della piana di Gioia Tauro, hanno arrestato in flagranza un 33enne di Rosarno, titolare di un negozio di animali, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e porto abusivo di munizionamento da caccia.

In particolare, i militari dell’Arma nel corso di un controllo alla circolazione stradale, hanno rinvenuto all’interno del bagagliaio dell’autovettura del 33enne una cartuccia da caccia e a seguito della perquisizione veicolare, hanno inoltre scoperto, occultato nel condotto di areazione, un involucro di considerevoli dimensioni contenente cocaina sottovuoto.

Dalla successiva perquisizione estesa all’abitazione e al negozio di animali del giovane, gli operanti hanno ulteriormente scovato, nascosta tra le gabbiette degli animali in esposizione, oltre 3,5 kg di marijuana e ulteriore cocaina.

Ucraina, Ambasciatore russo in Italia: “Rifiutare il nostro gas è un suicidio per gli italiani”

Che il governo italiano rifiuti il gas russo comporta un suicidio economico per l’Italia. Non esprime questo termine, ma l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov, lo fa intendere a chiare lettere quando parla del percorso delle autorità italiane di rifiutare i vettori energetici russi. E’ un “un vano e inutile sacrificio”.

“Per quanto riguarda l’arresto delle importazioni di vettori energetici dalla Russia, francamente, non capisco il significato delle notizie trionfanti su questo argomento che si possono sentire di tanto in tanto”, ha detto il diplomatico in un’intervista all’agenzia di stampa Ansa pubblicata Mercoledì citato dalla Tass.

Razov ha ammesso che “nel prossimo futuro l’Italia potrà probabilmente abbandonare completamente l’approvvigionamento di risorse energetiche dalla Russia”.

“Mi chiedo, spiega, perché e a quale costo? Il gas naturale liquefatto, anche proveniente dagli Stati Uniti, costa 4-5 volte di più del gas del gasdotto russo. Sono necessari costi considerevoli per la costruzione di impianti di rigassificazione e i problemi ambientali si complicano”, ha detto ancora Razov. Il diplomatico ha inoltre rilevato il moltiplicarsi delle “tariffe del gas per le imprese industriali e le famiglie, che incidono negativamente sulla competitività dei prodotti italiani”.

“C’è un’espressione in Russia: ‘Mi congelerò le orecchie solo per far dispetto a mia madre’. Il sacrificio è vano e inutile, soprattutto perché la gente in Russia non ha mai avuto rancore nei confronti degli italiani”, ha detto il diplomatico. Un passaggio sottolineato anche da Putin ieri nel corso del suo lungo discorso all’Assemblea federale a Mosca.

L’anno scorso, Roma si è posta l’obiettivo di liberarsi completamente dalla dipendenza energetica dalla Russia entro la metà del 2024, sostituendo tutte le forniture di gas russo, che rappresentavano il 40% della domanda totale di gas. Il nuovo governo insediatosi a fine ottobre 2022 ha confermato questo obiettivo. L’Italia continua ancora a ricevere gas russo, ma in volumi molto minori. Nel frattempo, secondo gli esperti, cresce il volume degli acquisti di Gnl.

Biden a Kiev, Zakharova: “Ha chiesto prima garanzie di sicurezza a Mosca. Poi la sceneggiata”

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha osato fare una visita “coraggiosa” a Kiev solo dopo aver ottenuto garanzie di sicurezza dalla Russia, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova durante un briefing mercoledì. Lo riporta l’agenzia Tass.

“Biden non ha osato visitare Kiev senza avvertire la Russia e senza chiedere alla parte russa di garantire la sua sicurezza”, ha osservato.

La portavoce ha aggiunto che “la visita del leader Usa è stata messa in scena con dramma, ma, in realtà, assomigliava a un palcoscenico fallito in un teatro di provincia”.

“Per attribuire un po’ di drammaticità a questo momento, hanno anche suonato l’allarme antiaereo”, ha proseguito. “Anche se hanno detto in anticipo alla gente di Kiev di non prestarvi attenzione, a causa dell’assenza di qualsiasi minaccia reale. Tutti hanno avvertito il loro vicino: Biden sta per arrivare, lanceranno la sirena, ma va bene, possiamo restare casa o fare altro di personale, perché è una parte della messa in scena.”

“Se Washington ha voluto dare un altro esempio ai suoi alleati su come sostenere il regime di Kiev, non è andata troppo bene”, ha concluso Zakharova. “Soprattutto tra le forti affermazioni secondo cui hanno il controllo totale della situazione e Kiev ha resistito e sta per vincere”.

Putin: L’Occidente vuole annientare la Russia, ma noi ci difenderemo. Il discorso integrale

“Buon pomeriggio!

Cari deputati dell’Assemblea Federale, cari senatori, deputati della Duma di Stato!

Cari cittadini della Russia!

Pronuncio questo discorso in un periodo difficile per il nostro Paese – lo sappiamo tutti molto bene – un periodo di cambiamenti fondamentali e irreversibili in tutto il mondo, un periodo di eventi storici epocali che determineranno il futuro del nostro Paese e del nostro popolo, un momento in cui ognuno di noi ha un’enorme responsabilità.

Un anno fa per proteggere la nostra gente nelle nostre terre storiche, per garantire la sicurezza del nostro Paese e per eliminare la minaccia del regime neonazista del regime emerso in Ucraina dopo il colpo di Stato del 2014, è stata presa la decisione di condurre l’Operazione Militare Speciale. E passo dopo passo affronteremo con attenzione e coerenza le sfide che ci attendono.

Il Donbass lotta dal 2014, difendendo il diritto di vivere nella propria terra, di parlare la propria lingua natia, ha lottato e non si è arreso davanti ai blocchi, ai continui bombardamenti e all’odio malcelato del regime di Kiev, ha creduto e atteso che la Russia venisse in suo soccorso.

Nel frattempo – e voi lo sapete benissimo – abbiamo fatto tutto il possibile, davvero tutto il possibile, per risolvere questo problema in modo pacifico, abbiamo pazientemente cercato di negoziare una via d’uscita pacifica da questo gravissimo conflitto.

Ma alle nostre spalle si stava preparando uno scenario completamente diverso. Ma le promesse dei governanti occidentali, le loro dichiarazioni sull’impegno per la pace nel Donbass, si sono rivelate – come ora possiamo vedere – una falsità, crudeli bugie. Hanno semplicemente temporeggiato, ci hanno presi in giro, hanno chiuso gli occhi davanti agli omicidi politici, davanti alla repressione del regime di Kiev nei confronti degli oppositori, davanti alla prepotenza nei confronti dei credenti e anzi hanno incoraggiato sempre più i neonazisti ucraini a commettere atti terroristici nel Donbass. Gli ufficiali dei battaglioni nazionalisti sono stati addestrati in accademie e istituti occidentali e riforniti di armi.

Vorrei sottolineare come anche prima dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale fossero in corso negoziati tra Kiev e l’Occidente sulla fornitura all’Ucraina di sistemi di difesa aerea, aerei da combattimento e altre munizioni. Ricordiamo anche i tentativi da parte del regime di Kiev di ottenere armi nucleari, ne hanno anche parlato pubblicamente.

Gli Stati Uniti e la NATO hanno accelerato il dispiegamento di basi militari e laboratori biologici segreti vicino ai nostri confini, durante le manovre hanno dominato il teatro delle future operazioni militari, preparando il regime di Kiev, l’ormai asservita Ucraina, ad una grande guerra.

E oggi lo ammettono, lo ammettono pubblicamente, apertamente, senza vergogna. Quasi fossero orgogliosi, quasi si compiacessero della propria slealtà, definendo sia gli accordi di Minsk che il “formato Normandia” uno spettacolo diplomatico, un bluff. E così si viene a sapere che per tutto il tempo in cui il Donbass era in fiamme, in cui il sangue veniva versato e la Russia cercava sinceramente – ci tengo a sottolinearlo – davvero sinceramente cercava una soluzione pacifica, loro giocavano con la vita delle persone, giocava, come si dice in certi ambienti, con “carte segnate”.

Questo ignobile sistema di inganno è stato collaudato molte volte in passato. Si sono comportati nello stesso modo spudorato e doppiogiochista quando hanno distrutto la Jugoslavia, l’Iraq, la Libia e la Siria. Non riusciranno mai a lavarsi da questa vergogna. I concetti di onore, fiducia e decenza non fanno per loro.

Durante i lunghi secoli di colonialismo, dittatura ed egemonia, si sono abituati al fatto che tutto fosse loro permesso, si sono abituati a fregarsene del mondo intero. E a quanto pare trattano i loro stessi popoli dei allo stesso modo sprezzante, atteggiandosi a dèi – in fin dei conti, hanno cinicamente ingannato anche loro o illusi con le favole sulla ricerca della pace e sull’impegno a rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul Donbass. Le élite occidentali sono diventate a tutti gli effetti simbolo di menzogna totale senza princìpi.

Noi difendiamo fermamente non solo i nostri interessi, ma anche la nostra posizione secondo cui non dovrebbe esserci una divisione tra i paesi cosiddetti “civilizzati” e tutti gli altri, [una posizione secondo cui] è necessario un partenariato onesto che rifiuta in linea di principio qualsiasi esclusività, tanto più se aggressiva.

Eravamo aperti e sinceramente pronti ad un dialogo costruttivo con l’Occidente, abbiamo discusso e insistito sulla necessità per l’Europa e il mondo intero di un sistema di sicurezza onnicomprensivo e uguale per tutti gli Stati e per molti anni abbiamo proposto ai nostri partner di discutere insieme questa idea e di lavorare alla sua realizzazione. Ma in risposta abbiamo ricevuto una reazione indistinta, ipocrita. Questo a parole. Ci sono state poi anche azioni concrete, come l’espansione della NATO fino ai nostri confini, la creazione di nuove basi di difesa missilistica in Europa e in Asia (hanno creato un “ombrello” per proteggersi da noi), il dispiegamento di contingenti militari.. e non solo vicino ai confini della Russia.

Voglio sottolineare, e in realtà tutti lo sanno molto bene, che nessun Paese al mondo ha tante basi militari all’estero come gli Stati Uniti d’America. Ci sono centinaia, e voglio sottolinearlo, centinaia di basi in tutto il mondo, in tutto il pianeta, basta guardare una mappa.

Il mondo intero ha assistito al loro ritiro da accordi fondamentali sugli armamenti, tra cui il Trattato sui missili a medio e corto raggio, hanno stracciato unilateralmente accordi fondamentali che promuovono la pace nel mondo. E lo hanno fatto per un motivo: come sapete, non fanno nulla per nulla.

Infine, nel dicembre 2021, abbiamo formalmente inviato agli Stati Uniti e alla NATO delle bozze di accordo sulle garanzie di sicurezza. Ma su tutte le questioni di principio per noi fondamentali abbiamo ricevuto, di fatto, un netto rifiuto.
A quel punto è diventato chiaro che era stato dato il via libera all’attuazione dell’aggressione e che non si sarebbero fermati.

La minaccia cresceva di giorno in giorno. Non c’era dubbio che nel febbraio 2022 tutto fosse pronto per un’altra sanguinosa azione punitiva nel Donbass, contro cui, come ricordo, il regime di Kiev aveva lanciato artiglieria, carri armati e aerei già nel 2014.

Tutti ricordiamo bene le immagini degli attacchi aerei su Donetsk, e non solo su Donetsk, ma anche su altre città. Nel 2015 hanno nuovamente tentato un attacco diretto al Donbass, continuando il blocco, i bombardamenti e il terrore contro i civili. Tutte azioni, queste – vorrei ricordarlo – che
contraddicevano completamente le risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Ma tutti hanno fatto finta di niente.

Voglio ribadirlo: sono stati loro a iniziare la guerra, e noi abbiamo usato e useremo la forza per fermarla.

Coloro che stavano pianificando un nuovo attacco a Donetsk, al Donbass, a Lugansk, avevano chiaramente capito che il prossimo obiettivo sarebbe stato un attacco alla Crimea e a Sebastopoli, e noi lo sapevamo e lo avevamo capito. Di questi piani, ora, a Kiev, se ne parla apertamente. Hanno rivelato ciò che già sapevamo già molto bene.

Stiamo difendendo la vita della gente, la nostra casa natia. Mentre l’obiettivo dell’Occidente è il potere illimitato. Hanno già speso più di 150 miliardi di dollari per sostenere e armare Kiev. Per fare un confronto: secondi i dati dell’OSCE, i Paesi del G7 hanno stanziato circa 60 miliardi di dollari per l’assistenza ai paesi più poveri del mondo nel 2020-2021. E’ chiaro? Per la guerra 150, per i paesi poveri, di cui sembra che si occupino sempre, 60 – e con determinate condizioni di obbedienza da parte dei paesi beneficiari. Dove sono finiti tutti i discorsi sulla riduzione della povertà, sullo sviluppo sostenibile e sull’ecologia? Dov’è finito tutto questo? Il flusso di denaro per la guerra, invece, non diminuisce.
Non badano a spese per incoraggiare disordini e colpi di stato in tutto il mondo.

Durante la recente Conferenza a Monaco, contro la Russia sono state lanciate infinite accuse. L’impressione è che ciò sia stato fatto in modo che tutti dimenticassero ciò che l’Occidente ha fatto negli ultimi decenni. Sono stati loro a far uscire il genio dalla bottiglia, a far precipitare intere regioni nel caos.

Gli stessi esperti americani – vorrei richiamare l’attenzione su questo: non siamo noi ad aver elaborato queste cifre, sono gli americani stessi a fornirle – gli esperti americani affermano che a seguito delle guerre scatenate dagli Stati Uniti dopo il 2001, sono morte quasi 900mila persone e più di 38 milioni sono diventate profughi. Vogliono cancellare tutto questo dalla storia dell’umanità e fingere che non sia mai accaduto. Ma nessuno al mondo ha dimenticato e mai dimenticherà.

Nessuno di loro fa i conti con le vittime e le tragedie umane perché in gioco ci sono ovviamente trilioni, trilioni di dollari; la possibilità di continuare a depredare tutti; [di] imporre valori di stampo neoliberista e totalitario nascondendoli dietro discorsi sulla democrazia e sulla libertà; di etichettare interi Paesi e popoli, di insultare pubblicamente i loro leader, di reprimere il dissenso nei loro stessi Paesi, di creare l’immagine di un nemico per distogliere l’attenzione della gente dagli scandali di corruzione – li vediamo tutti sui nostri schermi -, dai crescenti problemi e contraddizioni economiche, sociali e interetniche interne.

Negli anni ’30 del XX° secolo l’Occidente ha aperto la strada al potere in Germania per i nazisti, oggi stanno creando un’Ucraina “anti-russa”. Questo progetto non è nuovo. Chi è anche solo un po’ esperto di storia lo sa bene. Questo progetto risale al XIX° secolo ed è stato alimentato nell’Impero austro-ungarico, in Polonia e in altri Paesi con un unico obiettivo: strappare questi territori storici, che oggi si chiamano Ucraina, al nostro Paese. Questo è l’obiettivo. Non c’è nulla di nuovo, nessuna novità, tutto si ripete.

L’Occidente ha forzato l’attuazione di questo progetto oggi sostenendo il colpo di Stato del 2014. Dopotutto, il colpo di Stato è stato sanguinoso, antistatale, anticostituzionale – come se non fosse successo nulla, come se dovesse essere fatto, hanno persino riferito quanto denaro è stato speso per attuarlo. La russofobia e il nazionalismo aggressivo sono stati posti a fondamento ideologico.

Recentemente, a una delle brigate delle forze armate ucraine – noi ci vergogniamo a dirlo, loro no – è stato dato il nome di “Edelweiss”, come la divisione hitleriana che ha partecipato alla deportazione degli ebrei, alle esecuzioni dei prigionieri di guerra e alle operazioni punitive contro i partigiani in Jugoslavia, Italia, Cecoslovacchia e Grecia. Das Reich, la “Testa di Morto”, le SS Galizia e altre unità sono molto popolari fra le Forze Armate e la Guardia nazionale dell’Ucraina. I veicoli blindati ucraini portano le insegne della Wehrmacht della Germania nazista.

I neonazisti non fanno mistero di chi si considerano gli eredi. È sorprendente che nessuno al potere in Occidente se ne accorga. Perché? Perché non gliene frega, scusate il tono. A loro non interessa su chi puntare nella lotta contro di noi, contro la Russia. L’importante è che combattano contro di noi, contro il nostro paese e quindi tutti possono essere usati a questo scopo. E così è stato: terroristi, neonazisti, persino un diavolo dalla testa pelata possono essere usati purché soddisfino la loro volontà, servano come arma contro la Russia.

Il progetto “anti-Russia” fa essenzialmente parte di una politica revanscista nei confronti del nostro Paese, volta a creare focolai di instabilità e conflitto proprio in prossimità dei nostri confini. Sia allora, negli anni ’30, sia oggi, l’idea è la stessa: dirigere l’aggressione a est, fomentare una guerra in Europa ed eliminare gli avversari per mano di altri.

Non siamo in guerra con il popolo ucraino, come ho già detto più volte. Il popolo ucraino stesso è diventato ostaggio del regime di Kiev e dei suoi padroni occidentali, che hanno di fatto occupato il Paese politicamente, militarmente ed economicamente, distrutto l’industria ucraina per decenni e saccheggiato le sue risorse naturali. Il risultato ovvio è stato il degrado sociale, un enorme aumento della povertà e della disuguaglianza. E in queste condizioni, ovviamente, è facile attingere materiale per le operazioni militari. Nessuno ha pensato alla gente, la gente è stata preparata al massacro e alla fine è stata trasformata in materiale sacrificabile. È triste, fa paura parlarne, ma è un dato di fatto.

La responsabilità dell’escalation del conflitto e del crescente numero di vittime ricade interamente sulle élite occidentali e sul regime di Kiev, per il quale il popolo ucraino è fondamentalmente estraneo. L’attuale regime ucraino non serve i propri interessi nazionali, ma quelli di Paesi terzi.

L’Occidente sta usando l’Ucraina sia come ariete contro la Russia, sia come campo di addestramento. Non mi soffermerò ora sui tentativi dell’Occidente di invertire la tendenza delle ostilità e sui suoi piani per aumentare le forniture militari – tutti lo sanno abbastanza bene. Ma una cosa dovrebbe essere chiara a tutti: più sistemi occidentali a lungo raggio arrivano in Ucraina, più noi saremo costretti ad allontanare questa minaccia dai nostri confini. È del tutto naturale.

Le élite occidentali non fanno mistero del loro obiettivo: infliggere, come dicono, è una citazione diretta, una “sconfitta strategica alla Russia”. Cosa significa? Cosa significa per noi? Significa eliminarci una volta per tutte, cioè trasformando un conflitto locale in un confronto globale. Noi così lo intendiamo e risponderemo di conseguenza, perché stiamo parlando dell’esistenza del nostro paese.

Ma sono anche consapevoli del fatto che è impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia, quindi stanno lanciando attacchi informativi sempre più aggressivi contro di noi. Il target principale sono ovviamente i giovani, le giovani generazioni. Anche in questo caso, mentono continuamente, distorcono i fatti storici, continuano ad attaccare la nostra cultura, la Chiesa ortodossa russa e le altre organizzazioni religiose tradizionali del nostro Paese.

Guardate cosa stanno facendo ai loro stessi popoli: viene distrutta la famiglia, l’identità culturale e nazionale e la perversione, l’abuso dei minori, fino alla pedofilia vengono dichiarate la norma, la norma della loro vita, e gli uomini di chiesa, i sacerdoti sono costretti a benedire i matrimoni omosessuali. Ma che sia così, che facciano ciò che vogliono. Cosa intendo dire con questo? Gli adulti hanno il diritto di vivere come vogliono, è così che trattiamo la questione in Russia e la tratteremo sempre così: nessuno si intromette nella loro vita privata e nessuno ha intenzione di farlo.

Ma vorrei dire loro: ma guardate, perdonatemi, le scritture, i libri principali di tutte le religioni del mondo. Lì dicono tutto, compreso che la famiglia è l’unione di un uomo e di una donna, ma ora persino questi testi sacri vengono messi in discussione. Si è saputo che la Chiesa anglicana, ad esempio, ha in programma – per ora è solo un progetto – di prendere in considerazione l’idea di un genere neutrale per Dio. Che dire? Dio non voglia, “non sanno quello che fanno”.

Milioni di persone in Occidente si rendono conto di essere condotte verso una vera e propria catastrofe spirituale. Le élite, per dirla senza mezzi termini, stanno impazzendo e sembra che non ci sia una cura. Ma questo è un loro problema, come ho già detto, noi abbiamo il dovere di proteggere i nostri figli e lo faremo: proteggeremo i nostri figli dal degrado e dalla degenerazione.

È ovvio che l’Occidente cercherà di minare e dividere la nostra società, di puntare su traditori interni che sempre – voglio sottolinearlo – condividono lo stesso del disprezzo per la propria patria e il desiderio di fare soldi vendendo questo disprezzo a chi è disposto a pagarlo. È sempre stato così.

Coloro che hanno intrapreso la strada del tradimento diretto, commettendo crimini terroristici e di altro tipo contro la sicurezza della nostra società e l’integrità territoriale del Paese, saranno ritenuti legalmente responsabili. Ma non saremo mai come il regime di Kiev e le élite occidentali, che sono e sono state impegnate nella caccia alle streghe, e non regoleremo i conti con coloro che si sono fatti da parte e hanno abbandonato la nostra patria. Lasciamo che tutto questo rimanga sulla loro coscienza, che ci convivano. L’importante è che il popolo, i cittadini russi, abbiano dato loro una valutazione morale.

Siamo tutti orgogliosi che la nostra gente abbia assunto una posizione di principio in relazione all’Operazione Militare Speciale e abbia sostenuto le nostre azioni per proteggere il Donbass, ne abbia compreso il significato. Questo sostegno è indice soprattutto di un vero patriottismo, un sentimento storicamente insito nel nostro popolo. È straordinario nella sua dignità, nella profonda consapevolezza di ciascuno, sottolineo, dell’inseparabilità del destino di ciascuno dal destino della Patria.

Cari amici, vorrei ringraziare tutti, tutto il popolo russo per il suo coraggio e sua la determinazione, vorrei ringraziare i nostri eroi: i soldati e gli ufficiali dell’Esercito e della Marina, la Guardia Nazionale, i servizi speciali, i patrioti, i volontari che combattono nelle file della Riserva Nazionale BARS.

Vorrei scusarmi: mi dispiace di non essere in grado di menzionare tutti i nomi durante il discorso di oggi. Sapete, quando stavo preparando questo discorso, ho scritto un lungo, lunghissimo elenco di queste unità eroiche, poi l’ho rimosso perché, come ho detto, è impossibile nominare tutti, e temevo di offendere coloro che non avrei nominato.

Ci inchiniamo ai genitori, alle mogli e alle famiglie dei nostri difensori, ai medici e ai paramedici, alle infermiere che salvano i feriti, ai ferrovieri e agli autisti che riforniscono il fronte, agli edili che costruiscono le fortificazioni e ripristinano le abitazioni, le strade e le strutture civili, agli operai e agli ingegneri delle fabbriche della Difesa che ora lavorano praticamente 24 ore su 24, su diversi turni, agli agricoltori che provvedono in modo efficiente alla sicurezza alimentare del Paese.

Ringrazio gli insegnanti che si occupano in modo genuino delle giovani generazioni russe, soprattutto quelli che lavorano nelle condizioni più difficili, praticamente in prima linea; le personalità della cultura che si recano nelle zone di guerra e negli ospedali per portare sostegno a soldati e ufficiali; i volontari che aiutano al fronte e i civili; i giornalisti, soprattutto i corrispondenti di guerra che rischiano la vita al fronte per raccontare la verità al mondo intero; i rappresentanti delle religioni tradizionali russe, i sacerdoti militari, le cui parole sagge sostengono e ispirano il popolo, i funzionari pubblici e gli imprenditori – tutti coloro che svolgono il loro dovere professionale, civico e semplicemente umano.

Una menzione speciale va ai residenti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e delle regioni di Zaporozhye e Kherson. Voi stessi, cari amici, avete determinato il vostro futuro, attraverso i referendum, e avete fatto una scelta ferma nonostante le minacce e il terrore dei neonazisti, in un momento in cui le ostilità infuriavano nelle vicinanze ma non c’era e non c’è nulla di più forte della vostra determinazione a stare con la Russia, con la vostra patria.

Vorrei sottolineare che questa è la reazione delle persone qui in sala nei confronti dei residenti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson. Ancora una volta, un grande grazie a tutti loro.

Abbiamo iniziato e continueremo a costruire un programma su larga scala per il ripristino e lo sviluppo socio-economico dei nuovi soggetti della Federazione. Il programma include il rilancio delle imprese e dei posti di lavoro, i porti del Mar d’Azov, che è tornato ad essere un mare interno della Russia, e la costruzione di nuove strade moderne, come abbiamo fatto in Crimea, che ora ha un collegamento terrestre sicuro con tutta la Russia. Realizzeremo sicuramente tutti questi piani grazie ai nostri sforzi congiunti.

Oggi le varie regioni del Paese stanno fornendo sostegno diretto alle città, ai distretti e ai villaggi delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, della regione di Zaporizhzhya e di Kherson, e lo fanno con la massima sincerità, come veri fratelli e sorelle. Ora siamo di nuovo insieme, quindi siamo diventati ancora più forti e faremo di tutto per riportare la tanto agognata pace su questa nostra terra, per garantire la sicurezza del nostro popolo. Per questo, per i nostri antenati, per il futuro dei nostri figli e nipoti, per il ripristino della giustizia storica, per la riunificazione del nostro popolo, i nostri eroi combattono oggi.

Cari amici, vi chiedo di onorare la memoria dei nostri compagni d’arme che hanno dato la vita per la Russia, dei civili, degli anziani, delle donne e dei bambini che sono morti sotto il fuoco dei neonazisti e dei punitori.

[Minuto di silenzio]

Grazie.

Capiamo tutti, e capisco anche io, quanto sia terribilmente difficile per le mogli, i figli e le figlie dei soldati caduti e per i loro genitori che hanno cresciuto degni difensori della Patria, come la Giovane Guardia di Krasnodon, come i giovani uomini e donne che hanno combattuto contro il nazismo durante la Grande Guerra Patriottica e hanno difeso il Donbass. Il loro coraggio, la loro determinazione, la loro grande forza d’animo e il loro sacrificio sono ancora oggi ricordati da tutta la Russia.

Il nostro dovere è quello di sostenere le famiglie che hanno perso parenti e persone care, di aiutarle a crescere i loro figli e a dare loro un’istruzione e una professione. La famiglia di ogni partecipante a un’operazione militare speciale deve ricevere costante attenzione, cura e onore. Le loro esigenze devono essere soddisfatte immediatamente, senza alcuna complicazione burocratica.

Propongo la creazione di un fondo statale speciale, il cui scopo sarà quello di fornire assistenza mirata e personalizzata alle famiglie dei soldati caduti e dei veterani dell’Operazione Militare Speciale. Per mezzo di questo fondo si intende coordinare la fornitura di supporto sociale, medico e psicologico, risolvere i problemi di trattamento e riabilitazione in sanatorio, contribuire all’istruzione, allo sport, all’occupazione, all’imprenditoria, allo sviluppo professionale e all’acquisizione di una nuova professione.
Altro scopo molto importante del fondo sarà quello l’organizzazione di un’assistenza a lungo termine a domicilio e protesi ad alta tecnologia per tutti coloro che ne hanno bisogno.

Chiedo al governo, insieme alla Commissione per le politiche sociali del Consiglio di Stato e alle regioni, di provvedere al più presto a risolvere tutte le questioni organizzative.

Il lavoro del fondo statale dovrebbe essere aperto e la procedura per fornire assistenza dovrebbe essere semplice, basata sul principio dello “sportello unico”, senza lungaggini burocratiche. Ad ogni famiglia, sottolineo, ad ogni famiglia di una persona caduta, ad ogni veterano, dovrebbe essere assegnato un assistente sociale personale, un coordinatore, che si occupi delle questioni che emergono in tempo reale durante nel corso dei colloqui individuali. Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che quest’anno le strutture del fondo dovrebbero essere dislocate in tutte le regioni della Federazione Russa.

Esistono già misure a sostegno dei veterani della Grande Guerra Patriottica, dei veterani delle operazioni di combattimento e dei partecipanti ai conflitti locali. Penso che in futuro il fondo statale che ho appena citato potrebbe occuparsi anche di queste importanti questioni. Dobbiamo lavorare su questo aspetto e chiedo al Governo di farlo.

Sottolineo che la creazione di questo fondo speciale non esonera le altre strutture e livelli di governo dalle loro responsabilità. Mi aspetto che tutti i dipartimenti federali, le regioni e i comuni continuino a prestare la massima attenzione ai veterani, ai militari e alle loro famiglie. A questo proposito, vorrei ringraziare i capi delle varie entità costitutive della Federazione, i sindaci delle città e i capi regionali, che si confrontano regolarmente con i cittadini, anche recandosi sulla linea di contatto, e che sostengono i loro connazionali.

In particolare vorrei sottolineare che oggi i militari di professione, i mobilitati e i volontari affrontano le difficoltà del fronte insieme: ovvero, i rifornimenti e gli equipaggiamenti, gli assegni in denaro e i pagamenti assicurativi in caso di ferite, le cure mediche. Tuttavia, i richiami che io e i governatori riceviamo – loro mi riferiscono -, che giungono alla Procura militare e all’Ombudsman per i diritti umani dimostrano che non tutte queste questioni sono state risolte. È necessario esaminare ogni singolo caso.

E aggiungo: servire nella zona dell’Operazione Militare Speciale – tutti lo sanno bene – comporta un enorme stress fisico e psicologico, con rischi quotidiani per la salute e la vita. Per questo ritengo necessario stabilire un congedo regolare di almeno 14 giorni e almeno una volta ogni sei mesi per i soldati mobilitati e per tutto il personale militare, per tutti i partecipanti all’Operazione Militare Speciale, compresi i volontari, senza tenere conto dei tempi di viaggio, in modo che ogni soldato abbia la possibilità di visitare la propria famiglia, di stare vicino ai propri parenti e ai propri cari.

Cari colleghi!

Come sapete, è stato approvato il decreto presidenziale relativo al piano di costruzione e sviluppo delle Forze Armate per il periodo 2021-2025. Si sta lavorando per attuarlo e si stanno apportando i necessari aggiustamenti. E voglio sottolineare che dovremmo basare i nostri futuri passi per il rafforzamento dell’esercito e della Marina, così come lo sviluppo continuo e futuro delle Forze Armate, sull’esperienza di combattimento reale acquisita durante l’Operazione Militare Speciale. Per noi è estremamente importante, anzi, di valore inestimabile.

Ad oggi, ad esempio, il livello di equipaggiamento delle forze di deterrenza nucleare russe con i sistemi più recenti è superiore al 91%, 91,3%. E ora, ripeto, tenendo conto dell’esperienza acquisita, lo stesso alto livello qualitativo deve essere raggiunto in tutte le componenti delle Forze armate.

Gli ufficiali e i sottufficiali che si sono dimostrati comandanti competenti, al passo con i tempi e risoluti – ce ne sono moltissimi – saranno promossi a posizioni più elevate, inviati presso le università e le accademie militari e serviranno come potente riserva di personale per le Forze Armate. E naturalmente dovranno essere ricercati da parte della cittadinanza e delle autorità. Vorrei semplicemente richiamare l’attenzione dei miei colleghi su questo aspetto, è molto importante. Queste persone devono vedere che il loro contributo alla difesa della patria è apprezzato dal Paese.

Introdurremo attivamente le tecnologie più avanzate che miglioreranno il potenziale qualitativo dell’esercito e della Marina. Abbiamo progetti e campioni di armi ed equipaggiamenti in ogni campo. Molti di essi sono notevolmente superiori a prodotti analoghi stranieri. Il nostro compito è ora quello di avviare la loro produzione di massa e in serie. E’ un lavoro che stiamo portando avanti con costanza nella nostra – voglio sottolinearlo – base scientifica e industriale russa, grazie al coinvolgimento attivo delle piccole e medie imprese ad alta tecnologia nell’adempimento degli ordini di difesa dello Stato.

Oggi le nostre fabbriche, gli uffici di progettazione e i team di ricerca impiegano sia specialisti esperti, sia un numero crescente di giovani di talento, qualificati e determinati a fare un passo avanti, fedeli alla tradizione dei produttori di armi russi: fare di tutto per la vittoria.

Rafforzeremo sicuramente le garanzie per la forza lavoro. Questo vale anche per i salari e la previdenza sociale. Propongo di lanciare un programma speciale di alloggi a canone agevolato per i dipendenti del complesso militare-industriale. Il canone d’affitto per loro sarà significativamente più basso di quello di mercato, poiché una parte significativa del costo dell’alloggio a carico dello Stato.

Abbiamo ovviamente discusso la questione con il Governo. Vi incarico di definire tutti i dettagli di questo programma e di iniziare quanto prima a costruire questi alloggi, in primo luogo, ovviamente, nelle città, i nostri importanti centri di difesa, industriali e di ricerca.

Cari colleghi!

L’Occidente ha schierato contro di noi non solo un fronte militare e informativo, ma anche economico. Ma non ha ottenuto nulla e mai lo otterrà. Tra l’altro, i promotori delle sanzioni si stanno autosabotando: hanno provocato aumenti dei prezzi, perdite di posti di lavoro, chiusure di attività commerciali e una crisi energetica nei propri paesi e dicono ai cittadini – lo sentiamo – che la colpa è dei russi.

Quali mezzi sono stati usati contro di noi in questa aggressione sanzionatoria? Hanno cercato di interrompere i legami economici con le aziende russe, di tagliare il sistema finanziario dai canali di comunicazione per schiacciare la nostra economia, di privarci dell’accesso ai mercati di esportazione per colpire le nostre entrate. Questo include anche il furto – non c’è altro modo per definirlo – delle nostre riserve di valuta estera e i tentativi di far crollare il rublo e di provocare un’inflazione devastante.

Lo ripeto: le sanzioni sono solo un mezzo.
E l’obiettivo finale, come dichiarano gli stessi leader occidentali (citazione diretta) è “far soffrire i nostri cittadini”. “Farli soffrire”. Che umanisti. Vogliono far soffrire il nostro popolo e destabilizzare così la nostra società dall’interno.

Ma i loro calcoli non hanno portato i risultati sperati. L’economia e il sistema di governance russi si sono dimostrati molto più forti di quanto l’Occidente pensasse. Grazie al lavoro congiunto del Governo, del Parlamento, della Banca di Russia, delle entità costitutive della Federazione e, naturalmente, della comunità imprenditoriale e dei collettivi di lavoro, abbiamo garantito la sostenibilità della situazione economica, protetto i cittadini, salvato i posti di lavoro, impedito il deficit di mercato e dei beni di prima necessità, sostenuto il sistema finanziario e gli imprenditori che investono nello sviluppo delle loro aziende, e quindi nello sviluppo del Paese.

Già lo scorso marzo, quindi, è stato varato un pacchetto di misure a sostegno delle imprese e dell’economia per un ammontare complessivo di circa mille miliardi di rubli. Voglio precisare: non si tratta di una politica di emissioni, no, no, nel nostro Paese tutto avviene su una solida base di mercato.

Alla fine del 2022, il prodotto interno lordo è diminuito. Mikhail Vladimirovich [Mishustin,ndt] ha chiamato e ha detto: “Vorrei che ne parlassi”. Ieri, credo che questa informazione sia uscita, e proprio in tempo, come dovrebbe essere, tutto secondo i piani.

Era stato previsto, come ricorderete, un calo economico del 20-25%, del 10%. Di recente si era detto del 2,9 – l’ho detto io. Poco dopo, del 2,5%. Il PIL nel 2022 è sceso del 2,1%. Questi i dati più recenti. Allo stesso tempo, vorrei ricordarvi che già a febbraio e marzo dello scorso anno, come dicevo, si prevedeva il crollo dell’economia.

Le imprese russe hanno ricostruito la logistica e rafforzato i legami con partner responsabili e affidabili – e ce ne sono molti nel mondo.

Vorrei sottolineare che la quota del rublo russo nei nostri regolamenti internazionali è raddoppiata rispetto a dicembre 2021, raggiungendo un terzo, e insieme alle valute dei Paesi amici è già più della metà.

Continueremo, insieme ai nostri partner, a lavorare ad un sistema di regolamenti internazionali stabile e sicuro, indipendente dal dollaro e dalle altre valute di riserva occidentali, che inevitabilmente perderanno il loro carattere universale a causa delle politiche delle élite occidentali, dei governanti occidentali. Fanno tutto con le loro stesse mani. Non siamo noi a ridurre il regolamento in dollari o in altre cosiddette valute universali – sono loro a fare tutto con le loro stesse mani.

Sapete, esiste questa espressione comune: pistole vs burro. La difesa del Paese è ovviamente la priorità più importante, ma nel risolvere i compiti strategici in questo settore non dobbiamo ripetere gli errori del passato, non dobbiamo distruggere la nostra economia. Abbiamo tutto ciò che serve per garantire la sicurezza e creare le condizioni per uno sviluppo continuativo del Paese. È in questa logica che stiamo agendo e continueremo ad agire.

Ad esempio, l’anno scorso molti settori fondamentali dell’economia nazionale non solo non hanno ridotto la produzione, ma l’hanno addirittura aumentata in modo significativo. Per la prima volta nella storia moderna del nostro Paese, il volume delle abitazioni commissionate ha superato i 100 milioni di metri quadrati.

Per quanto riguarda la nostra produzione agricola, l’anno scorso ha registrato tassi di crescita a due cifre. Grazie mille, un inchino ai nostri agricoltori. Gli agricoltori russi infatti hanno avuto un raccolto record: oltre 150 milioni di tonnellate di cereali, di cui oltre 100 milioni di tonnellate di grano. Entro la fine dell’anno agricolo, cioè entro il 30 giugno 2023, saremo in grado di portare il volume totale delle esportazioni di cereali a 5560 milioni di tonnellate.

Solo 10-15 anni fa sembrava una favola, un piano assolutamente irrealistico. Se ricordate – e sicuramente qualcuno qui lo ricorda, l’ex vice primo ministro e ministro dell’Agricoltura – non molto tempo fa raccoglievamo 60 milioni in tutto all’anno, e ora 55-60 saranno solo potenziale di esportazione. Sono convinto che abbiamo tutte le possibilità di raggiungere risultati simili anche in altri settori.

Non abbiamo avuto un crollo del mercato del lavoro; al contrario, abbiamo registrato una riduzione della disoccupazione nel contesto attuale. Oggi – in una situazione di così grande difficoltà per tutti – il nostro mercato del lavoro è più favorevole di quanto non fosse prima. Ricordiamo che prima della pandemia il nostro tasso di disoccupazione era del 4,7%, mentre ora è del 3,7%, credo. Mikhail Vladimirovich, cos’è il 3,7? Il 3,7 è un minimo storico.

Anche in questo caso, l’economia russa ha saputo affrontare i rischi e li ha superati. Certo, molti di questi rischi erano impossibili da calcolare in anticipo, abbiamo dovuto rispondere letteralmente al volo, non appena si sono presentati i problemi. Sia a livello governativo che economico-commerciale, le decisioni sono state prese il più rapidamente possibile. Segnalo che l’iniziativa privata e le piccole e medie imprese hanno svolto un ruolo enorme in questo caso. Siamo riusciti a evitare un’eccessiva regolamentazione amministrativa e la distorsione dell’economia da parte dello Stato.

Cosa ancora è importante segnalare? La contrazione dell’economia dello scorso anno è stata registrata solo nel secondo trimestre, mentre già nel terzo e nel quarto trimestre si è registrata una crescita, una ripresa. Di fatto, siamo entrati in un nuovo ciclo di crescita economica, il cui modello e la cui struttura, secondo gli esperti, sono qualitativamente diversi. Stanno emergendo nuovi e promettenti mercati globali, tra cui l’APR [Regione dell’Asia-Pacifico], il nostro mercato interno, la base scientifica, tecnologica e di risorse umane: non si tratta della fornitura di materie prime all’estero, ma della produzione di beni ad alto valore aggiunto. Questo ci permette di liberare l’enorme potenziale della Russia in tutti gli ambiti e le aree.

Già quest’anno si prevede un forte aumento della domanda interna. Sono certo che le nostre imprese approfitteranno di questa opportunità per aumentare la produzione, per realizzare i prodotti più richiesti e per occupare le nicchie che si sono liberate o si stanno liberando dopo l’uscita delle imprese occidentali.

Oggi vediamo il quadro completo, comprendiamo i problemi strutturali che dobbiamo risolvere nella logistica, nella tecnologia, nella finanza e nelle risorse umane. Abbiamo discusso molto, ripetutamente, della necessità di cambiare la struttura della nostra economia negli ultimi anni, e ora questi cambiamenti sono una necessità vitale, e stanno cambiando la situazione, in questo caso in meglio. Sappiamo cosa bisogna fare per assicurare alla Russia uno sviluppo progressivo e costante, uno sviluppo sovrano e indipendente, nonostante tutte le pressioni e le minacce esterne, con una garanzia affidabile della sicurezza e degli interessi dello Stato.

Ci tengo a sottolineare che lo scopo del nostro lavoro non è quello di adattarci alle circostanze attuali. L’obiettivo strategico è portare la nostra economia verso nuove frontiere. Tutto sta cambiando ora, e sta cambiando molto, molto velocemente. E’ un periodo di sfide, ma anche di opportunità – oggi è davvero così, e il nostro futuro dipende da come le realizzeremo. Dobbiamo eliminare – voglio sottolinearlo – tutte le contraddizioni interne ai dipartimenti, le formalità, i rancori, le incomprensioni e altre sciocchezze. Tutto è per la causa, tutto è per il risultato: è a questo che tutto deve tendere.

L’avvio con successo di aziende russe, di piccole imprese familiari, è già un traguardo. L’apertura di stabilimenti moderni e di chilometri di nuove strade è una vittoria. Una nuova scuola o un nuovo asilo sono una vittoria. Le scoperte scientifiche e la tecnologia – anche queste, ovviamente, sono una vittoria. Ciò che conta è il contributo di ognuno al successo collettivo.

In quali settori si dovrebbe concentrare la collaborazione tra Stato, regioni e imprese nazionali?

Innanzitutto, espanderemo le relazioni economiche promettenti con l’estero e costruiremo nuovi corridoi logistici. Abbiamo già deciso di estendere la superstrada Mosca-Kazan a Ekaterinburg, Chelyabinsk e Tyumen, e in futuro a Irkutsk e Vladivostok con accesso al Kazakistan, alla Mongolia e alla Cina, il che amplierà in modo significativo le nostre relazioni economiche con i mercati del Sud-Est asiatico.

Svilupperemo i porti del Mar Nero e del Mar d’Azov. Presteremo particolare attenzione al Corridoio internazionale Nord-Sud. Già quest’anno le navi con un pescaggio di almeno 4,5 metri potranno passare attraverso il canale Volga-Caspio. Questo aprirà nuove rotte per la cooperazione commerciale con India, Iran, Pakistan e Paesi del Medio Oriente. Continueremo a sviluppare questo corridoio.

I nostri piani prevedono di accelerare l’ammodernamento delle ferrovie verso est, la Transiberiana e la linea principale Baikal-Amur, e aumentare la capacità della Rotta Artica. Ciò rappresenta non solo traffico merci aggiuntivo, ma anche la base per realizzare i programmi di sviluppo della Siberia, dell’Artico e dell’Estremo Oriente a livello nazionale.

Anche le infrastrutture regionali, lo sviluppo delle infrastrutture, comprese le comunicazioni, le telecomunicazioni e la rete stradale riceveranno un forte impulso. Entro il prossimo anno, il 2024, almeno l’85% delle strade nei maggiori agglomerati del Paese, così come più della metà delle strade regionali e intercomunali, saranno portate elevate agli standard richiesti. Sono fiducioso che ci riusciremo.

Continueremo anche il programma di gassificazione gratuita. È già stato deciso di estenderlo alle strutture sociali: asili e scuole, cliniche, ospedali, stazioni mediche e ostetriche. Per quanto riguarda i cittadini, il programma sarà su base permanente: potranno sempre richiedere l’allacciamento alla rete del gas.

A partire da quest’anno inizierà un vasto programma per la costruzione e la riparazione di alloggi e impianti di pubblica utilità. Si prevede di investire in questo ambito almeno 4,5 trilioni di rubli in dieci anni. Sappiamo quanto sia importante per i cittadini e quanto sia trascurato questo settore: dobbiamo lavorare e lo faremo. È importante che il programma parta subito in maniera efficace, quindi chiedo al Governo di garantire un finanziamento stabile.

Come seconda cosa, è necessario espandere in modo significativo le capacità tecnologiche dell’economia russa e garantire la crescita dell’industria nazionale.

E’ stato lanciato uno strumento per i mutui industriali: ora è possibile ottenere un prestito agevolato non solo per acquistare impianti di produzione, ma anche per costruirli o modernizzarli. L’importo di tale prestito è stato spesso oggetto di discussione e lo si voleva aumentare, ma come primo passo mi pare un importo adeguato: l’importo di tale prestito è fino a 500 milioni di rubli. Viene concesso al tre o al cinque per cento per un massimo di sette anni. Penso che sia un programma molto buono che dovrebbe essere sfruttato.

Da quest’anno è in vigore anche un nuovo regime per i cluster industriali, con una riduzione degli oneri fiscali e amministrativi per le aziende residenti, e la domanda per i loro prodotti innovativi che si stanno appena affacciando sul mercato viene sostenuta da ordini a lungo termine e da sussidi da parte dello Stato.

Secondo le stime, queste misure consentiranno di realizzare progetti richiesti per oltre 10.000 miliardi di rubli entro il 2030, con investimenti previsti per circa 2.000 miliardi di rubli già quest’anno. Attenzione: non si tratta di semplici previsioni, ma di parametri di riferimento ben definiti.

Per questo chiedo al Governo di accelerare il più possibile l’avvio di questi progetti, di dare supporto alle imprese, di offrire misure di sostegno organico, compresi gli incentivi fiscali. So che il settore finanziario non ama fornire agevolazioni, e in parte condivido questa posizione: il sistema fiscale dovrebbe essere olistico, senza nicchie, esenzioni – ma in questo caso è necessario un approccio creativo.

Ad esempio, a partire da quest’anno, le aziende russe possono ridurre il pagamento delle imposte sui profitti se acquistano soluzioni informatiche avanzate e prodotti nazionali che utilizzano l’intelligenza artificiale. Inoltre, questi costi vengono presi in considerazione con un coefficiente più alto, pari a una volta e mezza i costi effettivi. In altre parole, per ogni rublo investito dall’azienda nell’acquisto di questi prodotti, come ho appena detto, si ha una detrazione fiscale di un rublo e mezzo.

Propongo di estendere tale esenzione fiscale all’acquisto di apparecchiature russe ad alta tecnologia in generale. Chiedo al Governo di presentare proposte sull’elenco di tali apparecchiature in base al settore in cui vengono utilizzate e sulla procedura per la concessione dell’esenzione. Si tratta di una buona soluzione che consentirà di rivitalizzare l’economia.

Terzo punto. La questione più importante nell’agenda della crescita economica è quella delle nuove fonti di finanziamento per gli investimenti, e anche di questo si discute molto.

Grazie alla solida bilancia dei pagamenti russa, non c’è bisogno di chiedere prestiti all’estero, di piegarsi, di elemosinare denaro e poi di dialogare a lungo su cosa, quanto e a quali condizioni restituire. Le banche nazionali lavorano in modo costante e sostenibile e hanno un solido margine di sicurezza.

Nel 2022, il volume dei prestiti bancari al settore delle imprese è aumentato. C’erano molti timori al riguardo, ma si è registrata una crescita ed è aumentata del 14%, ovvero più che nel 2021, senza alcuna operazione militare. Nel 2021 era dell’11,7%, ora è del 14%. Anche il portafoglio dei mutui è aumentato del 20,4%. Lo sviluppo continua.

L’anno scorso il settore bancario nel suo complesso ha generato un profitto. Certo, non è stato grande come negli anni precedenti, ma è stato dignitoso: un profitto di 203 miliardi di rubli. Anche questo è un indicatore della sostenibilità del settore finanziario russo.

Secondo le stime, già nel secondo trimestre di quest’anno l’inflazione in Russia sarà vicina all’obiettivo del quattro per cento. Vi ricordo che in alcuni Paesi dell’Unione Europea l’inflazione è già al 12, 17, 20 per cento, nel nostro Paese è al quattro, cinque per cento – la Banca Centrale e il Ministero delle Finanze lo stanno valutando tra di loro, ma sarà vicina al livello obiettivo. Data la dinamica positiva di questo e di altri parametri macroeconomici, si stanno creando le condizioni oggettive per ridurre i tassi di prestito a lungo termine nell’economia, il che significa che il credito per il settore reale dovrebbe diventare più accessibile.

Ovunque nel mondo, i risparmi a lungo termine dei cittadini sono un’importante fonte di risorse per gli investimenti, e anche noi dobbiamo stimolare il loro afflusso nella sfera degli investimenti. Chiedo al Governo di accelerare la presentazione di progetti di legge alla Duma di Stato per lanciare un programma statale in materia già ad aprile di quest’anno.

È importante creare ulteriori condizioni affinché i cittadini possano investire denaro e guadagnare a casa propria, all’interno del Paese. Allo stesso tempo, è necessario garantire la sicurezza degli investimenti dei cittadini per quanto riguarda il risparmio pensionistico volontario. Dovrebbe esserci lo stesso meccanismo del sistema di assicurazione dei depositi bancari. Ricordo che i depositi fino a un milione e 400mila rubli sono assicurati dallo Stato e il loro rendimento è garantito. Suggerisco di raddoppiare l’importo per i risparmi pensionistici volontari, fino a due milioni e 800mila rubli. Dobbiamo anche proteggere gli investimenti dei cittadini in altri strumenti di investimento a lungo termine, anche rispetto al possibile fallimento degli intermediari finanziari.

Per attirare capitali nelle imprese a forte crescita e ad alta tecnologia sono necessarie soluzioni distinte. Per queste ultime, si sosterrà l’offerta sul mercato azionario nazionale, prevedendo incentivi fiscali sia per le aziende che per gli acquirenti di tali azioni.

Per avere la sovranità economica la cosa più importante è tutelare l’imprenditoria privata. Ripeto: è l’imprenditoria privata che, sullo sfondo dei tentativi esterni di contenere la Russia, ha dimostrato di sapersi adattare alla congiuntura in rapido cambiamento e di garantire la crescita economica in un ambiente difficile. Pertanto, ogni iniziativa imprenditoriale volta a favorire il Paese dovrebbe essere sostenuta.

A questo proposito, credo sia giusto rivedere la questione della revisione di alcune norme di diritto penale in relazione ai cosiddetti reati economici. Certo, lo Stato deve controllare ciò che accade in questo ambito, non possiamo permettere il permissivismo, ma non bisogna spingersi troppo oltre. È necessario muoversi più attivamente verso la depenalizzazione di cui ho parlato. Confido che il Governo, insieme al Parlamento, alle forze dell’ordine e alle associazioni imprenditoriali portino avanti questo lavoro in modo coerente e completo.

Allo stesso tempo, chiedo al Governo, in stretto contatto con il Parlamento, di proporre ulteriori misure per accelerare il processo di deoffshorizzazione dell’economia. Le imprese, soprattutto nei settori e nelle industrie chiave, devono operare nella giurisdizione russa: questo è il principio di base.

E a questo proposito, cari colleghi, una piccola digressione filosofica. Vorrei dire un paio di cose separatamente.

Ricordiamo i problemi e gli squilibri della vecchia economia sovietica. Così, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, del suo sistema pianificato, nel caos degli anni ’90, il Paese ha iniziato a creare un’economia basata sui rapporti di mercato, sulla proprietà privata – in generale, giustamente. In larga misura, i Paesi occidentali sono serviti da esempio – come sapete, avevamo qui una decina di consiglieri – e sembrava sufficiente copiare i loro modelli. È vero che litigavano tra loro, me lo ricordo: gli europei litigavano con gli americani su come sviluppare l’economia russa.

Cosa è successo di conseguenza? La nostra economia nazionale si è orientata in larga misura verso l’Occidente, soprattutto come fonte di materie prime. Ci sono state diverse variabili, naturalmente, ma nel complesso, come fonte di materie prime. Anche le ragioni sono chiare: la nuova economia russa emergente era, naturalmente, come tutte le imprese in tutti gli altri Paesi, focalizzata principalmente sul profitto che fosse facile e veloce. E cosa ha portato? Proprio la vendita di risorse: petrolio, gas, metalli, legname.

Pochi ci pensavano, o forse non c’era la possibilità di investire a lungo termine, per cui altri settori più sofisticati dell’economia restavano poco sviluppati. Per interrompere questa tendenza negativa – che tutti vedevano benissimo, in tutti i governi – ci sono voluti anni, aggiustamenti del sistema fiscale e investimenti pubblici su larga scala.

Abbiamo ottenuto cambiamenti reali e visibili. Sì, c’è un risultato, ma ancora una volta dobbiamo tenere conto della situazione in cui si sono sviluppate le nostre attività, soprattutto quelle di grandi dimensioni. Le tecnologie sono in Occidente, le fonti finanziarie più convenienti e i mercati redditizi sono in Occidente e, naturalmente, anche i capitali hanno iniziato ad affluire lì. Purtroppo, invece di espandere la produzione, acquistare attrezzature e tecnologie e creare nuovi posti di lavoro qui in Russia, il denaro è stato speso in proprietà estere, yacht e immobili di lusso.

Sì, poi hanno iniziato a investire, naturalmente, anche nello sviluppo, ma nella prima fase tutto andava lì in un flusso ampio, in gran parte per questi scopi – per il consumo. E dove c’è ricchezza, ci sono ovviamente i loro figli, la loro istruzione, la loro vita, il loro futuro. Ed era molto difficile, quasi impossibile per lo Stato monitorare, impedire questo sviluppo – vivevamo in un paradigma di libero mercato.

Gli eventi recenti hanno dimostrato in modo convincente che l’immagine dell’Occidente come porto sicuro e rifugio per i capitali si è rivelata un mito, un falso. E coloro che non se ne sono resi conto in tempo, che consideravano la Russia solo come una fonte di reddito e progettavano di vivere principalmente all’estero, hanno perso molto: sono stati derubati, anche i loro soldi legittimamente guadagnati sono stati portati via.

Una volta, per scherzo – molti di voi lo ricorderanno – rivolgendomi agli uomini d’affari russi, dissi: vi stancherete di ingoiare polvere, di correre nei tribunali e negli uffici dei funzionari occidentali per salvare i vostri soldi. Ed è proprio così che è andata.

Sapete, ora aggiungerò una cosa molto importante, semplice ma molto importante: nessuno dei cittadini comuni del Paese, credetemi, si è rammaricato per coloro che hanno perso i loro soldi nelle banche straniere, non ha mostrato dispiacere per coloro che hanno perso i loro yacht, le loro ville all’estero e così via e nelle loro conversazioni private probabilmente hanno ricordato la privatizzazione degli anni ’90, quando le imprese create dall’intero Paese vennero vendute per quattro soldi, e il lusso ostentato e provocatorio delle cosiddette nuove élite.

Cos’altro è di fondamentale importanza?

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica l’Occidente non ha mai smesso di cercare di infiammare gli stati post-sovietici, e soprattutto di sconfiggere definitivamente la Russia come la più grande parte superstite del nostro spazio statale storico. Hanno incoraggiato e aizzato contro di noi i terroristi internazionali, hanno provocato conflitti regionali lungo i nostri confini, hanno ignorato i nostri interessi e hanno usato la deterrenza e la repressione economica.

E le grandi imprese russe – per cui sto dicendo tutto questo – sono responsabili del funzionamento delle imprese strategiche, di migliaia di collettivi di lavoro e determinano la situazione sociale ed economica di molte regioni, il che significa che quando i dirigenti e i proprietari di tali imprese si trovano a dipendere da governi che perseguono politiche non amichevoli nei confronti della Russia, ciò rappresenta una grande minaccia per noi, un pericolo – un pericolo per il nostro Paese. Una situazione del genere non può essere tollerata.

Sì, ognuno ha la possibilità di scegliere: alcuni vorranno vivere i loro giorni in una villa con conti bloccati, cercheranno di trovare un posto, a quanto pare, in un’attraente capitale occidentale o in un resort, in un altro luogo caldo all’estero – questo è il diritto di ogni persona, non stiamo vogliamo sindacare su questo. Ma è ora di capire che per l’Occidente queste persone sono state e rimarranno degli estranei di seconda categoria con cui si può fare di tutto, e il denaro, le conoscenze e i titoli comprati di conti, pari e sindaci non serviranno a nulla. Devono capire che lì sono di serie B.

Ma c’è un’altra scelta: quella di stare con la propria Madre Patria, di lavorare per il bene dei propri connazionali, non solo per aprire nuove imprese, ma anche per cambiare la vita intorno a voi – nelle vostre città, nei vostri villaggi, nel vostro Paese. Abbiamo molti imprenditori di questo tipo, veri e propri combattenti negli affari: saranno loro a guidare il futuro dell’economia nazionale. Tutti devono capire che le fonti di prosperità e il futuro devono essere solo qui, nel proprio Paese, in Russia.

Così creeremo davvero un’economia forte e autosufficiente, non chiusa al mondo, ma che ma sfrutti tutti i propri vantaggi competitivi. Il capitale russo, il denaro che viene generato qui, dovrebbe essere usato il bene del Paese, per il suo sviluppo nazionale. Oggi abbiamo enormi prospettive nello sviluppo delle infrastrutture, dell’industria manifatturiera, del turismo interno e di molti altri settori.

Voglio che chi si è imbattuto nelle abitudini da ladro dell’Occidente mi ascolti: cercare di andare in giro con la mano tesa, di strisciare, di elemosinare i vostri soldi, è inutile e, soprattutto, non serve a nulla, soprattutto ora che sapete bene con chi avete a che fare. Non ha senso aggrapparsi al passato, andare per tribunali e farvi restituire ciò che vi è stato tolto. Dovete ricostruire la vostra vita e il vostro lavoro, tanto più che siete persone forti – parlo ai rappresentanti della nostra realtà imprenditoriale, conosco molti di loro personalmente e da molti anni – che hanno attraversato una scuola di vita difficile.

Lanciate nuovi progetti, fate soldi, investite in Russia, investite in nuove imprese e posti di lavoro, aiutate le scuole e le università, la scienza e la sanità, la cultura e lo sport. In questo modo moltiplicherete il vostro capitale e vi guadagnerete il riconoscimento e la gratitudine della gente per una generazione a venire, e lo Stato e la società vi sosterranno sicuramente.

Considereremo questo quale principio per la nostra attività, per lavorare nella giusta direzione.

Cari colleghi!

La Russia è un Paese aperto e allo stesso tempo una civiltà particolare. Non c’è alcuna pretesa di esclusività e superiorità in questa affermazione, ma questa civiltà è nostra – questa è la cosa principale. Ci è stata tramandata dai nostri antenati e noi dobbiamo preservarla e trasmetterla ai nostri discendenti.

Svilupperemo la cooperazione con gli amici, con tutti coloro che sono pronti a lavorare insieme, prenderemo il meglio di loro, ma soprattutto faremo affidamento sul nostro potenziale, sull’energia creativa della società russa, sulle nostre tradizioni e sui nostri valori.

E qui vorrei parlare del carattere del nostro popolo che si è sempre distinto per la sua generosità, per la generosità d’animo, per la misericordia e la compassione, e la Russia come Paese riflette pienamente questi tratti in sé. Sappiamo essere amici, mantenere la parola data, non deludere mai nessuno e sostenere sempre chi si trova in una situazione difficile, e non esitiamo mai a venire in aiuto di chi è in difficoltà.

Tutti ricordano come, durante la pandemia, siamo stati i primi, di fatto, a fornire supporto ad alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, ad altri Paesi, durante le settimane più difficili dell’epidemia di coronavirus. Non dimentichiamo inoltre come abbiamo aiutato per questo terremoto in Siria e Turchia.

Il popolo russo è il fondamento della sovranità del Paese e la fonte del potere. I diritti e le libertà dei nostri cittadini sono inviolabili, sono garantiti dalla Costituzione e, nonostante le sfide e le minacce esterne, non ci sottrarremo ad essi.

A questo proposito, vorrei sottolineare che sia le elezioni locali e regionali del settembre di quest’anno che le elezioni presidenziali del 2024 si svolgeranno in stretta conformità con la legge, rispettando tutte le procedure democratiche e costituzionali.

Le elezioni hanno sempre approcci diversi alla soluzione dei problemi sociali ed economici. Allo stesso tempo, le principali forze politiche sono consolidate e unite sulla cosa più importante e fondamentale per tutti noi: la sicurezza e il benessere del popolo, la sovranità e gli interessi nazionali.

Vorrei ringraziarvi per la vostra posizione responsabile e ferma e ricordarvi le parole del patriota e statista Pyotr Arkadyevich Stolypin pronunciate alla Duma di Stato più di cento anni fa, ma pienamente in sintonia con i nostri tempi. Disse: “Nella difesa della Russia dobbiamo tutti unirci, coordinare i nostri sforzi, i nostri doveri e i nostri diritti per sostenere un diritto storico supremo: il diritto della Russia ad essere forte”.

Tra i volontari che sono ora in prima linea ci sono membri della Duma di Stato e dei parlamenti regionali, rappresentanti delle autorità esecutive a vari livelli, comuni, città, distretti e insediamenti rurali. Tutti i partiti parlamentari e le principali associazioni pubbliche sono coinvolti nella raccolta di aiuti umanitari e nell’assistenza in prima linea.

Grazie ancora – grazie per il vostro patriottismo.

Il governo locale, che è il livello di autorità pubblica più vicino ai cittadini, svolge un ruolo enorme nel rafforzare la società civile e nel risolvere i problemi quotidiani. La fiducia nello Stato nel suo complesso, il benessere sociale dei cittadini e la loro fiducia nel successo dello sviluppo dell’intero Paese dipendono in larga misura dal suo operato.

Chiedo all’Amministrazione Presidenziale, insieme al Governo, di presentare proposte per la creazione di strumenti di sostegno diretto alle migliori squadre di gestione, alle pratiche nei comuni grandi, medi e piccoli.

Il libero sviluppo della società è la volontà di assumersi la responsabilità di se stessi, dei propri cari e del proprio Paese. Queste qualità iniziano nell’infanzia, in famiglia. E naturalmente il sistema educativo e la cultura nazionale sono fondamentali per rafforzare i nostri valori condivisi e la nostra identità nazionale.

Utilizzando le risorse del Fondo per le sovvenzioni presidenziali, del Fondo per le iniziative culturali, dell’Istituto per lo sviluppo di Internet e di altri strumenti, lo Stato sosterrà tutte le forme di ricerca creativa: arte contemporanea e tradizionale, realismo e avanguardia, classici e innovazione. Non è una questione di generi e tendenze. La cultura è chiamata a servire il bene, la bellezza e l’armonia, a riflettere sulle questioni a volte molto complicate e contraddittorie della vita e, soprattutto, a non distruggere la società ma a risvegliare le migliori qualità umane.

Lo sviluppo del settore culturale sarà una priorità per la rinascita della vita pacifica nel Donbass e in Novorossia. Qui sarà necessario restaurare, riparare e allestire centinaia di istituzioni culturali, tra cui collezioni ed edifici museali, che diano alla gente l’opportunità di sentire l’interconnessione tra passato e presente, di collegarlo al futuro, di sentirsi parte dell’unico spazio culturale, storico ed educativo della secolare, grande Russia.

Con la partecipazione di insegnanti, scienziati e specialisti, dobbiamo migliorare considerevolmente la qualità dei corsi scolastici e universitari nelle discipline umanistiche – storia, studi sociali, letteratura e geografia, in primo luogo – in modo che i giovani possano imparare il più possibile sulla Russia, sul suo grande passato, sulla nostra cultura e sulle nostre tradizioni.

Abbiamo una generazione di giovani molto brillanti e di talento, pronti a lavorare per il bene del Paese nella scienza, nella cultura, nella sfera sociale, negli affari e nella pubblica amministrazione. È per queste persone che il concorso “Leader della Russia”, così come il concorso “Leader della Rinascita” che si sta svolgendo nelle nuovi soggetti costitutivi della Federazione, aprono nuovi orizzonti di crescita professionale.

Vorrei sottolineare che alcuni dei vincitori e dei finalisti di questi progetti si sono arruolati come volontari nelle unità di combattimento, e molti di loro lavorano ora nei territori liberati, contribuendo a stabilire la vita economica e sociale, agendo in modo professionale, con determinazione e coraggio.

In generale, la scuola del fronte non può essere sostituita da nient’altro. Le persone escono da lì in modo diverso e sono pronte a dare la vita per la Patria, ovunque lavorino.

Vorrei sottolineare che coloro che sono nati e cresciuti nel Donbass e nella Novorossia, che hanno combattuto per loro, saranno il sostegno principale, dovrebbero essere il pilastro principale del lavoro complessivo di sviluppo di queste regioni. Vorrei rivolgermi a loro e dire: la Russia conta su di voi.

Alla luce delle enormi sfide che il Paese deve affrontare, dobbiamo aggiornare seriamente il nostro approccio al sistema formativo e la nostra politica scientifica e tecnologica.

In occasione del recente Consiglio per la Scienza e l’Educazione, abbiamo parlato della necessità di stabilire chiare priorità, di concentrare le risorse per ottenere risultati scientifici specifici e di fondamentale importanza, principalmente in quei settori in cui abbiamo buone basi e che sono critici per la vita del Paese, tra cui i trasporti, l’energia, il sistema dei servizi pubblici, la medicina, l’agricoltura e l’industria.

Le nuove tecnologie si basano quasi sempre sulla ricerca di base, sulla ricerca di base una volta fatta, e in questo settore, così come nella cultura – voglio sottolinearlo – dobbiamo dare agli scienziati, ai ricercatori più libertà di essere creativi. Non possiamo essere tutti costretti nell’alveo procrusteano dei risultati di domani. La scienza di base vive di leggi proprie.

E aggiungerei che la definizione e la risoluzione di compiti ambiziosi è un potente incentivo per i giovani a dedicarsi alla scienza, un’opportunità per dimostrare che si è leader, che si è i migliori al mondo. E i nostri team di scienziati hanno molto di cui essere orgogliosi.

Lo scorso dicembre ho incontrato dei giovani ricercatori. Una delle domande che mi hanno posto riguardava gli alloggi. È una domanda banale, ma importante. Abbiamo già dei certificati di alloggio per i giovani scienziati. L’anno scorso è stato stanziato un ulteriore miliardo di rubli per questo scopo. Chiedo al Governo di individuare le riserve per ampliare questo programma.

Negli ultimi anni, il prestigio e la reputazione dell’istruzione professionale secondaria sono aumentati notevolmente. La domanda di diplomati di scuole e istituti tecnici è enorme, colossale. Vedete, se il nostro tasso di disoccupazione è sceso al minimo storico del 3,7%, significa che la gente lavora e che abbiamo bisogno di nuovo personale.

Credo che dovremmo ampliare in modo significativo il progetto “Professionalitet”, in cui si creano cluster educativi e produttivi, si aggiorna la base formativa e le imprese e i datori di lavoro, in stretto contatto con gli istituti superiori e le scuole tecniche, definiscono programmi educativi basati sulle esigenze dell’economia. E, naturalmente, è molto importante avere tutor con esperienza nella produzione reale e complessa.

Il compito è concreto: formare nei prossimi cinque anni circa un milione di lavoratori qualificati per i settori dell’elettronica, della robotica, della costruzione di macchine, della metallurgia, della farmaceutica, dell’agricoltura e del complesso militare-industriale, dell’edilizia, dei trasporti, del nucleare e di altre industrie fondamentali per la sicurezza, la sovranità e la competitività della Russia.

Infine, una questione molto importante riguarda il nostro sistema di istruzione superiore. Anche qui sono necessari cambiamenti significativi, che tengano conto delle nuove esigenze di specialisti nell’economia, nei settori sociali e in tutte le sfere della nostra vita. Abbiamo bisogno di una sintesi tra il meglio del sistema educativo sovietico e l’esperienza degli ultimi decenni.

[…]

Ancora qualche parola su ciò che sta accadendo intorno a noi.

Cari colleghi, vorrei soffermarmi su un altro argomento.

All’inizio di febbraio è stata rilasciata una dichiarazione della NATO con l’effettiva richiesta a Mosca di “tornare all’attuazione del trattato sulle armi strategiche offensive”, inclusa l’ammissione di ispezioni alle nostre strutture. Non so nemmeno come definirlo… E’ un teatro dell’assurdo. Sappiamo che l’Occidente è direttamente coinvolto nei tentativi di Kiev di colpire le nostre basi aeree strategiche. I droni utilizzati a tale scopo sono stati equipaggiati e modernizzati con l’assistenza di specialisti della NATO. E ora vogliono anche ispezionare le nostre installazioni di difesa? Alle condizioni di scontro attuali, è assurdo.

Tra l’altro, l’Occidente non ci permette di condurre le ispezioni complete nell’ambito dell’accordo. Le nostre ripetute richieste di ispezionare alcuni siti rimangono senza risposta o vengono respinte per motivi formali, e non siamo in grado di verificare nulla dall’altra parte.

Vorrei sottolineare questo: gli USA e la NATO dicono esplicitamente che il loro obiettivo è quello di infliggere una sconfitta strategica alla Russia. E con ciò hanno pure intenzione di scorrazzare intorno alle nostre strutture di difesa, comprese quelle più recenti, come se niente fosse? Una settimana fa ho firmato, ad esempio, un decreto per l’impiego in combattimento dei nuovi complessi strategici terrestri. Vorranno mettere il naso anche lì? E pensano che li lasceremo entrare?

Con la sua dichiarazione collettiva, la NATO ha di fatto richiesto di diventare parte del Trattato di riduzione delle armi strategiche. Ma prego, noi siamo d’accordo. Anzi, direi che era ora, perché la NATO – permettetemi di ricordarlo – ha più di una potenza nucleare, anche gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia hanno arsenali nucleari in fase di perfezionamento e di sviluppo e sono tutti puntati contro di noi, contro la Russia. Le ultime dichiarazioni dei loro leader non fanno che confermarlo – ascoltatele.

Non possiamo e non dobbiamo ignorarlo, soprattutto oggi, né possiamo ignorare il fatto che il primo Trattato di riduzione delle armi strategiche fu originariamente concluso dall’Unione Sovietica e dagli Stati Uniti nel 1991 in una situazione fondamentalmente diversa: una situazione in cui c’erano meno tensioni e più fiducia reciproca. In seguito, le nostre relazioni hanno raggiunto un livello tale per cui la Russia e gli Stati Uniti hanno dichiarato di non considerarsi più reciprocamente avversari. Incredibile, le cose andavano molto bene.

Il Trattato in vigore dal 2010 contiene disposizioni cruciali sull’indivisibilità della sicurezza, sul legame diretto tra armi strategiche offensive e difensive. Tutto questo è stato da tempo dimenticato, gli Stati Uniti si sono ritirati dal Trattato ABM, come sapete, è rimasto tutto un ricordo del passato. Le nostre relazioni – il che è molto importante – si sono deteriorate e il “merito” è tutto degli Stati Uniti.

Sono stati loro che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, si sono messi a rivedere i risultati della Seconda Guerra Mondiale, a costruire un mondo all’americana dove c’è un solo padrone, un solo signore. Per farlo, hanno iniziato a distruggere brutalmente tutte le fondamenta dell’ordine mondiale del secondo dopoguerra con il fine ultimo di negare l’eredità di Yalta e Potsdam. Passo dopo passo hanno iniziato a rivedere l’ordine mondiale esistente all’epoca, smantellando i sistemi di sicurezza e di controllo degli armamenti e pianificando e attuando tutta una serie di guerre in giro per il mondo.

E il tutto, ripeto, con un unico obiettivo: rompere l’architettura delle relazioni internazionali creata dopo la Seconda guerra mondiale. Non si tratta di un modo di dire, è così che nella pratica vanno le cose anche nella vita: dopo il crollo dell’URSS, cercando da sempre di mantenere il loro dominio globale, senza tener conto degli interessi della Russia moderna e anche di quelli di altri Paesi.

Ovviamente, la situazione nel mondo dopo il 1945 è cambiata. Si sono formati e vanno rapidamente sviluppandosi nuovi centri di sviluppo e di influenza. Si tratta di un processo naturale e oggettivo che non può essere ignorato. E’ tuttavia inaccettabile che gli Stati Uniti abbiano iniziato a rimodellare l’ordine mondiale a proprio piacimento esclusivamente per i propri interessi egoistici.

Ora, attraverso i rappresentanti della NATO ci stanno inviando dei segnali, di fatto ci stanno dando un ultimatum: voi, Russia, dovete rispettare tutto ciò che avete accettato, compreso il Trattato START, senza riserve, e noi facciamo quello che ci pare. Dicono che non c’è alcun collegamento tra la questione START e, ad esempio, il conflitto in Ucraina e altre azioni ostili dell’Occidente contro il nostro Paese e negano le clamorose dichiarazioni sulla sconfitta strategica che vogliono infliggerci.
Questo è il massimo dell’ipocrisia, del cinismo o il massimo della stupidità. Ma non si possono chiamare idioti, non sono affatto stupidi dopotutto: vogliono portarci a una sconfitta strategica e si stanno introducendo nelle nostre strutture nucleari.

A questo proposito, sono costretto ad annunciare oggi che la Russia sospende la propria partecipazione al Trattato di riduzione delle armi strategiche. Ripeto, non usciamo dall’accordo, bensì sospendiamo la nostra
partecipazione. Ma prima di tornare a discutere di questo tema, dobbiamo capire cosa sostengono paesi dell’Alleanza Atlantica come la Francia e il Regno Unito e come terremo conto dei loro arsenali strategici, cioè della capacità di attacco congiunta dell’Alleanza.

Ora, con la loro dichiarazione, hanno sostanzialmente richiesto di partecipare a questo processo. Ma bene, grazie a Dio, noi non siamo certo contrari. Non c’è bisogno di mentire ancora a tutti, di recitare il ruolo dei sostenitori della pace e della distensione. Sappiamo come stanno le cose: sappiamo che scade la garanzia per alcuni tipi di testate nucleari statunitensi. Sappiamo per certo che, a questo proposito, c’è chi a Washington sta pensando a possibili test naturali delle proprie armi nucleari, senza contare il fatto che gli Stati Uniti ne stanno sviluppando di nuovi tipi. Ci sono informazioni a riguardo.

In questo contesto, il Ministero della Difesa russo e Rosatom dovrebbero assicurarsi di essere pronti a testare le armi nucleari russe. Naturalmente non lo faremo mai noi per primi, ma se gli Stati Uniti effettueranno un test, lo faremo anche noi. Nessuno deve farsi pericolose illusioni sul fatto che la parità strategica globale possa essere distrutta.

Cari colleghi! Cari cittadini!

Oggi stiamo percorrendo insieme un percorso difficile e impegnativo e supereremo insieme tutte le difficoltà. E non potrebbe essere altrimenti perché siamo stati cresciuti sull’esempio dei nostri grandi avi e abbiamo il dovere di essere degni della loro eredità, che è stata tramandata di generazione in generazione. Andremo avanti solo grazie alla nostra dedizione alla patria, alla nostra volontà e alla nostra unità.

Questa unità si è manifestata letteralmente fin dai primi giorni dell’Operazione Militare Speciale: centinaia di volontari, rappresentanti di tutti i popoli del nostro Paese, si sono presentati agli uffici di registrazione e arruolamento militare e hanno deciso di stare al fianco dei difensori del Donbass e di combattere per la loro terra natale, per la Patria, per la verità e la giustizia. Soldati provenienti da tutte le regioni della nostra patria multietnica stanno combattendo spalla a spalla in prima linea. Le loro preghiere sono in lingue diverse, ma sono tutte per la vittoria, per i loro compagni d’armi e per la loro patria.

Il loro duro lavoro in questi tempi di guerra, le loro imprese hanno una forte risonanza in tutta la Russia. La gente sostiene i nostri combattenti, non vuole e non riesce a stare in disparte. Il fronte è nel cuore di milioni di persone, che inviano in prima linea medicinali, attrezzature per le comunicazioni, mezzi di trasporto, vestiti caldi, reti mimetiche e così via – tutto ciò che aiuta a proteggere la vita dei nostri ragazzi.

So che le lettere dei bambini e degli studenti infondono calore ai nostri soldati. Le portano con sé in battaglia come il loro bene più caro, perché la sincerità e la purezza dei desideri dei bambini li commuovono fino alle lacrime, e i soldati diventano più consapevoli di ciò per cui stanno combattendo e di chi stanno proteggendo.

Anche la cura con cui i volontari assistono i soldati e le loro famiglie, nonché i civili, è molto importante per loro. Dall’inizio dell’Operazione Speciale, hanno agito con coraggio e determinazione: sotto il fuoco e i bombardamenti, hanno tirato fuori dalle cantine bambini, anziani e tutti i bisognosi, hanno portato cibo, acqua e vestiti nelle zone più pericolose e lo stanno facendo ancora oggi; hanno allestito centri di assistenza umanitaria per i rifugiati, hanno aiutato negli ospedali da campo e sulla linea di contatto, rischiando la propria vita per continuare a salvare gli altri.

L’iniziativa del Fronte Popolare “Tutto per la vittoria!” ha raccolto da sola più di cinque miliardi di rubli. Questo flusso di donazioni continua costantemente. Il contributo di tutti è ugualmente importante: sia quello delle grandi aziende, che degli imprenditori, ma è particolarmente commovente e di grande impatto quando anche chi ha redditi modesti dona parte dei propri risparmi, stipendi e pensioni. Questa unità per aiutare i nostri soldati, i civili nelle zone di guerra e i rifugiati è preziosa.

Grazie per questo sincero sostegno, unità e supporto reciproco. Non hanno prezzo.

La Russia affronterà qualsiasi sfida, perché siamo tutti un unico Paese, un grande popolo unito. Abbiamo fiducia in noi stessi e nella nostra forza. La verità è dalla nostra parte.

Grazie.”

Fonte: “Casa del Sole” che ha curato la traduzione del discorso di Putin all’Assemblea Federale russa a Mosca il 21 Febbraio 2023.

Processo Breakfast, l’ex ministro Claudio Scajola al processo d’appello a Reggio

Claudio Scajola

E’ iniziato stamani, davanti ai giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria, il processo “Breakfast” nei confronti Claudio Scajola, l’ex ministro dell’Interno ed attuale sindaco di Imperia, condannato in primo grado a 2 anni di reclusione per procurata inosservanza della pena.

Un reato che, secondo la difesa dell’ex ministro, dovrebbe essere già prescritto e che Scajola, presente oggi in aula, avrebbe commesso in favore dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, deceduto lo scorso 16 settembre a Dubai, dove si era rifugiato da dieci anni dopo essere stato condannato in via definitiva a tre anni di carcere, a conclusione del processo “Olimpia”, per concorso esterno in associazione mafiosa.

Nei confronti dell’ex ministro, la Procura non ha fatto appello. Nell’udienza di oggi, gli avvocati degli imputati Martino Politi e Maria Grazia Fiordalisi hanno formulato alcune eccezioni circa l’ammissibilità del ricorso dell’accusa contro l’assoluzione ottenuta dai loro assistiti in primo grado.

La Procura generale ha insistito, invece, sulla richiesta di riapertura dell’istruttoria dibattimentale chiedendo che in aula venga sentito il collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Tito Liuzzo.

La Corte d’Appello, presieduta da Lucia Monica Monaco, si è riservata di decidere sia sulle eccezioni della difesa sia sulla richiesta della Procura generale. Lo farà probabilmente nella prossima udienza fissata per il 22 marzo.

Nell’ambito dell’inchiesta “Breakfast”, coordinata dal Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, l’ex ministro Scajola era stato anche arrestato nel 2014 dalla Direzione investigativa antimafia (Dia).

Blitz della Dia di Reggio Calabria, arrestato l'ex ministro Claudio Scajola. Favorì la latitanza di Amedeo Matacena

Latitanza Matacena, condannato a due anni l’ex ministro Scajola. Pena sospesa

Caso Scajola, dalla dama bianca a quella bionda alla vedova nera.

Scajola: “Inopportuno interessarmi a Matacena, ma no reato”

 

Tentata estorsione mafiosa a un imprenditore, 4 arresti a Cosenza

Squadra mobile

Quattro persone sono state arrestate dalla Squadra mobile di Cosenza per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro.

Gli arresti, eseguiti tra Cosenza, Castrovillari e in provincia di Reggio Calabria, scaturiscono dalle indagini condotte dalla Squadra mobile in relazione ad una tentata estorsione ai danni di un imprenditore della provincia di Cosenza che aveva subito minacce per farlo desistere da un servizio di trasporto e custodia di equini per conto di un comune della provincia di Reggio Calabria che aveva intimato lo sgombero di un centro ippico insediato su un terreno comunale.

Dalle indagini sarebbe emerso che il titolare del Centro ippico del reggino, locatario di un terreno di proprietà comunale, che si era reiteratamente opposto allo sgombero intimatogli dall’Ente, una volta saputo della disponibilità dell’imprenditore cosentino a realizzare il trasporto coattivo degli animali per conto del Comune, si è attivato per porre in essere le minacce, realizzate con l’intermediazione di due soggetti gravitanti, rispettivamente, nei contesti della criminalità reggina e cosentina, e utilizzando quale latore materiale delle minacce stesse un compaesano dell’imprenditore vittima della tentata estorsione. L’obiettivo era ottenere l’indisponibilità al trasporto ed alla relativa custodia degli equini

Nord Stream 2, lo scoop del giornalista Seymour Hersh: “E’ stato sabotato dagli Usa”

Uno dei più famosi giornalisti investigativi americani, Seymour Hersh, premio Pulitzer, lancia una clamorosa accusa contro gli Stati Uniti, sostenendo che è stato il presidente Biden in persona ad autorizzare l’operazione che l’anno scorso ha fatto esplodere il Nord Stream 2, il gasdotto che dalla Russia portava il gas alla Germania e da lì in molti paesi Ue. E avrebbe fatto compiere l’attentato con la collaborazione della Norvegia.

La Casa Bianca ha reagito definendo la rivelazione “completamente falsa” e l’autore dello scoop ammette di avere una sola fonte, che sebbene sia anonima, è una “fonte qualificata” – di cui, naturalmente, non rivelerà il nome – ha fatto sapere il noto giornalista statunitense, aggiungendo di aver fatto diversi scoop con fonti anonime.

La Russia ha reagito stizzita con il presidente della Duma Volodin che vuole “Biden sul banco degli imputati” per rispondere dell’attentato alla struttura strategica. Per questo Mosca chiede una “inchiesta internazionale” per far luce sul sabotaggio del suo gasdotto.

Già mesi prima dell’inizio dell’operazione militare speciale della Russia in Ucraina, il presidente Usa Biden aveva risposto ad una giornalista affermando che “se la Russia dovesse invadere l’Ucraina, non ci sarà più il Nord Stream 2. Vi porremmo fine”, disse Biden. La giornalista chiede “ma come lo farete esattamente dal momento che il progetto è sotto il controllo della Germania?”. Il capo della Casa Bianca risponde: “Ve lo prometto, saremo in grado di farlo”, aveva affermato con un sorriso sornione.

Dopo che Hersh ha fatto il suo scoop, il noto giornalista e premio Pulitzer è stato intervistato da Stefania Maurizi per “Il Fatto Quotidiano”, che riproponiamo di seguito.

“Seymour Hersh è un giornalista investigativo leggendario. Da giorni è al centro di critiche velenose e silenzi tombali sul suo ultimo scoop: l’inchiesta secondo cui gli Stati Uniti, in collaborazione con la Norvegia, hanno condotto un’operazione segreta di sabotaggio per distruggere il gasdotto North Stream. Il Fatto ha raggiunto il Pulitzer americano Seymour Hersh.

La Russia vuole richiedere al Consiglio di Sicurezza Onu una commissione internazionale indipendente per indagare sul sabotaggio di North Stream 1 e 2. Lei cosa si aspetta, considerato il silenzio con cui la stampa Usa ha accolto la sua inchiesta?

Il silenzio non è una novità per me. Ma dalle telefonate che ricevo la storia non sta scomparendo dai media, tutt’altro. Sto cercando di capire le ragioni di questo sabotaggio, che in realtà parte da fine 2021. Perfino gli uomini che l’hanno materialmente eseguito non erano per far saltare in aria il gasdotto. Hanno accolto l’idea di aiutare il presidente Usa Joe Biden nel tentativo di esercitare una minaccia credibile nei confronti di Putin, forse per cercare di fermarlo, all’inizio, prima dell’invasione dell’Ucraina. Ma c’era una chance su un milione di riuscire nell’obiettivo e infatti Putin non si è fermato. Io però credo che quello che Putin voleva fare fosse tenere lontana l’Ucraina dalla Nato. Ma ogni volta che lo dico finisco nei guai, perché vengo dipinto come una sorta di agente segreto russo: una follia. Putin non aveva intenzione di conquistare l’Europa: il suo obiettivo era assicurarsi una zona cuscinetto, come era stata l’Ucraina fino al 2014, fino a quando gli Stati Uniti hanno lavorato al colpo di Stato (con la Rivoluzione di Maidan, ndr). Non c’è dubbio che l’abbiano fatto.

Lei è stato criticato per tre aspetti della sua inchiesta: per aver usato una sola fonte giornalistica; perché alcuni dettagli sono stati smentiti da esperti di open source intelligence; per aver scritto che l’attuale capo della Nato cooperò con l’intelligence Usa fin dal Vietnam, solo che allora Jens Stoltenberg era un teenager…

Non parlo delle mie fonti. Ho una lunga storia di scoop basati su fonti anonime. Trent’anni fa pubblicai un’inchiesta sul New Yorker sul generale Barry McCaffrey. Durante la prima guerra del Golfo, nel 1991, McCaffrey aveva attaccato la divisione irachena Hammurabi, due o tre giorni dopo il trattato di pace che aveva posto fine alla guerra. Quell’unità si era arresa, ma lui aveva ucciso tutti, circa 800 uomini. Avevano coperto la storia. Io lo rivelai. McCaffrey mi attaccò e uscì sul Washington Post una grande storia in cui mi accusava di mentire. La Casa Bianca, allora guidata da Bill Clinton, lo supportò in tutto. Le mie rivelazioni caddero nel vuoto, e il fatto che tutti fossero citati per nome e cognome non fece differenza. Così quando i media dicono: “Non ci sono fonti citate, è un resoconto anonimo…”, io so già di cosa parliamo. Se il New York Times o il Washington Post scelgono di non riprendere certe notizie, di non scrivere, per me va bene: è un problema loro. Il giornalismo americano sta attraversando un periodo difficile.

E le obiezioni degli esperti di dati open source?

Gli esperti di open source sono sempre molto sicuri di loro, perché dicono: “I dati non mentono mai”. E mostrano mappe e carte… Ma nella nostra intelligence ci sono persone di notevole raffinatezza intellettuale, capaci di “confondere” i dati open source.

E Stoltenberg?

Era un leader delle proteste contro la guerra in Vietnam, venne anche arrestato, a Oslo. Aveva 14 o 15 anni. Se già a quell’età lavorasse o meno con la nostra intelligence non spetta a me dirlo, non lo so. È un personaggio marginale in questa vicenda.

Distruggendo la possibilità per Paesi come Germania e Italia di comprare gas a prezzi bassi dalla Russia e chiedendo di aumentare la spesa militare, gli Usa non rischiano di mandare in bancarotta i propri alleati?

È un tema molto interessante. Il problema non è questo inverno, ma il prossimo. Macron e anche il leader tedesco Scholz stanno parlando con la Cina per le energie rinnovabili. Noi americani abbiamo tutto il gas che vogliamo. La Russia ha perso parte del suo mercato, ma non molti soldi perché vende a India e Cina. In Asia i Paesi che supportano la Russia sono 35-40, ma gli americani non lo sanno perché i media non lo riportano, così come non scrivono del sabotaggio.

Pensa che Kiev possa vincere senza un profondo coinvolgimento della Nato?

(Fa una lunga pausa). Credo che, anche in caso di un maggiore coinvolgimento della Nato, il problema dell’Ucraina resterà tragico. Al momento, Kiev non ha abbastanza armi e la corruzione, ai livelli più alti, è enorme. Ma in Occidente facciamo difficoltà a parlare pure di questo.

Nessuna chance di vittoria, quindi?

La mia previsione è di 1 su 38 milioni. Putin ha sbagliato, è difficile dire una sola cosa positiva su di lui, ha iniziato il conflitto più sanguinoso in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Ma nella stampa americana si scrive: ‘Putin ha attaccato senza motivo’. Be’, di motivi ne aveva: 32 anni di menzogne sull’espansione della Nato a Est. Negli Usa la rabbia verso Putin offusca il dibattito. Ricorda tutte quelle storie per cui sembrava che stesse morendo, che avesse il cancro? (Ride) Ho letto i suoi discorsi. Non è un idiota, non è un comunista. Ha una sorta di idea mistica della Russia, di ritorno a un passato grandioso, ma non di nuove espansioni. La cosa curiosa è che, prima della guerra e nonostante la guerra, la Russia aveva grandi scambi economici con l’Occidente. Sopravvive alle sanzioni. Come Cuba. L’embargo c’è dai tempi di Castro. Mi pare siano sopravvissuti”.

Spari contro saracinesca di un’attività commerciale a Vibo, indagini

archivio

Intimidazione la scorsa notte ai danni dell’attività commerciale “Stocco & Stocco”, sulla Statale 18, all’entrata di Vibo Valentia.

Persone non ancora identificate hanno sparato diversi colpi di pistola contro la saracinesca danneggiando anche i vetri interni e finendo la loro corsa nel locale.

I malviventi, giunti sul posto a bordo di un veicolo, si sono immediatamente allontanati, verosimilmente verso la zona industriale.

Le indagini sono condotte dalla Squadra mobile di Vibo Valentia. Gli investigatori non escludendo alcuna pista, compresa quella del racket.

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