7 Ottobre 2024

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Attacco Isis a cristiani in Kenia, 147 morti. Papa Francesco: "Atto brutale"

attacco isis in Kenia 147 morti. Bergoglio: "atto brutale"
Il dolore delle donne dopo la strage a Garissa (Epa)

Papa Francesco interviene il giorno dopo l’attacco nel campus universitario cristiano di Garissa, in Kenya, per condannare “questo atto di brutalità senza senso e prega per un cambiamento del cuore di chi lo ha perpetrato”. Il bilancio dell’attentato è stato di 147 morti nell’attacco dell’Is somalo. Bergoglio si sente “profondamente rattristato dalla immensa e tragica perdita di vite”, ha detto il Pontefice in un telegramma rivolto a suo nome al cardinale John Njue, presidente della Conferenza episcopale del Kenya, inviato dal Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin.

Erano da poco passate le 5 e 30 di giovedi mattina quando un gruppo di uomini armati di “al Shabaab” col volto coperto si è introdotto nel campus universitario di Garissa sparando alla cieca e seminando il terrore tra gli studenti, ancora insonnoliti. È stato l’inferno.

Le prime testimonianze hanno riferito di colpi d’arma da fuoco seguiti da esplosioni. Agenti e soldati hanno subito circondato gli edifici cercando di mettere l’area in sicurezza. Ne è seguito un fuggi fuggi generale, mentre dall’ateneo giungevano le notizie delle prime vittime. Poi il terrore.  Dopo avere rivendicato l’attacco, è giunta la notizia della presa degli ostaggi da parte del gruppo terroristico somalo.

147 persone uccise, alcune delle quali decapitate. A raccontare la violenza degli jihadisti somali sono stati alcuni sopravvissuti dell’assalto al campus. I terroristi, ha riferito la Bbc, hanno separato i giovani cristiani da quelli musulmani e rilasciato una quindicina di studenti di religione musulmana.

Uno studente ferito nell'attacco
Uno studente ferito nell’attacco di Garissa (Epa)

“La maggior parte delle persone ancora là dentro sono ragazze”, ha raccontato uno studente di 20 anni, Michael Bwana, riferendosi al dormitorio dove i terroristi hanno organizzato il sequestro.  Alcuni sopravvissuti al blitz hanno testimoniato di aver visto “diversi corpi decapitati”.

“È stato orribile, loro (gli al Shabaab, ndr) hanno ucciso molte persone”, ha detto sconvolta una ragazza, Winnie Njeri, al quotidiano sudafricano News24. Angosciante anche la testimonianza di un altro giovane, Omar Ibrahim, che ha raccontato di esser «stato salvato dalle forze dell’ordine» e di aver “visto molti cadaveri, alcuni senza testa”.

 

Alle Infrastrutture Delrio: "Lavorerò insieme a Cantone. Serve Trasparenza"

Graziano Delrio giura davanti a Sergio Mattarella
Graziano Delrio giura davanti a Sergio Mattarella

“Trasparenza”. E’ questa la parola chiave del neo ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio che ieri ha giurato al Quirinale davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il ministro non ha perso tempo e già questa mattina nel suo primo giorno di lavoro si è recato al ministero in sella alla sua bicicletta.

Il neo ministro, che ha preso visione dei principali dossier sul tavolo e fatto il punto della situazione della struttura interna, nei prossimi giorni dovrebbe incontrare anche il suo precedessore Maurizio Lupi (dimessosi dopo lo scandalo tangenti sui grandi appalti, ndr) per esaminare le questioni aperte e quelle più urgenti. Al ministero in visita sono arrivati successivamente anche la moglie e tre dei nove figli di Delrio.

Per il ministro occorre “lavorare in modo trasparente, prendere decisioni condivise con elementi a conoscenza di tutti. Con pazienza metteremo a posto tutto, come si fa con le cose di casa: si cominciano le cose e si portano a termine, nessuno inizia a riparare la cucina e la lascia a metà”, ha sottolineato Delrio arrivando al dicastero.

“Bisogna fare in modo che i preventivi corrispondano alla spesa finale, come in casa. Io farò così, come ho sempre fatto anche da sindaco”, ha aggiunto il nuovo ministro sottolineando: “in questo caso i soldi pubblici sono come soldi privati. Anzi, di più: in questo senso il ministero è come casa nostra”.

Il ministro Delrio si reca al lavoro in bici
Il ministro Delrio si reca al lavoro in bici

Venerdi mattina Delrio ha già fatto un primo punto con il premier Matteo Renzi sulla questione Expo. “E’ una grande sfida – ha sottolineato Delrio -, siamo riusciti a raddrizzarla perché era in un momento difficile. Mi sono sentito anche con Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione stamattina, lavoreremo a stretto contatto”. Proprio con Cantone è previsto un incontro la settimana prossima. “Mercoledì ci vedremo per fare il punto su tutte le grandi opere e rafforzare tutti i meccanismi anticorruzione”, ha aggiunto Delrio.

La struttura tecnica di missione resta al ministero delle Infrastrutture. “Sì, con il premier- ha sottolineato- abbiamo deciso di lasciarla qua ma dovremo ripensarne le funzioni e focalizzarla per evitare duplicazioni e per evitare sovrapposizioni con altri compiti come quello del consiglio superiore dei lavori pubblici o con le direzioni dei dipartimenti”.

Non solo rimarrà qua, ha aggiunto, ma “porteremo al ministero anche le unità di missioni sulla scuola e sul dissesto idrogeologico” per arrivare a ”un unico coordinamento dei lavori pubblici fatto da qui”. Come dire che la priorità del neo ministro delle Infrastrutture non saranno solo le grandi opere ma anche le piccole opere sui territori per migliorare la vita quotidiana dei cittadini. “Dal ministero -ha osservato ancora Delrio- facciamo in modo di far ripartire un pezzo della crescita, dei lavori che vanno fatti, completati e accelerati”.

E proprio dal territorio, da L’Aquila, l’azione del Governo ripartirà. “Sia io che il presidente del Consiglio Matteo Renzi siamo abituati a fare i sindaci e vedere le cose fisicamente. Credo che L’Aquila attenda una visita, soprattuto del presidente del Consiglio che sicuramente la metterà in cantiere. In ogni caso anche io certamente non mancherò di fare sentire la vicinanza del governo all’opera di ricostruzione”, ha spiegato Delrio.

L’Aquila come Expo, quindi, ha osservato il neo ministro, “sono tutte partite che abbiamo seguito da Palazzo Chigi e che continueremo insieme a Palazzo Chigi a seguire e che rappresentano delle scommesse che questo Paese deve vincere”.

“Delle vertenze con i sindacati -ha annunciato Delrio- parleremo la settimana prossima. Le vertenze si risolvono incontrando i sindacati e ragionando con i rappresentanti dei lavoratori, qualsiasi tipo di vertenza”.

Per quanto riguarda l’individuazione del tecnico che guiderà la struttura tecnica di missione del ministero per le Infrastrutture bisognerà aspettare ancora qualche giorno. “Sia io che il premier stiamo valutando i curricula”, ha sottolineato Delrio.

Adesso il premier Renzi dovrà coprire il sottosegretariato alla presidenza e il ministero degli Affari regionali. Previsto a breve un incontro con gli alleati del Nuovo Centrodestra guidati dal ministr dell’Interno Angelino Alfano

Nucleare, i Grandi siglano storico accordo con l'Iran. Ira di Israele

Federica Mogherini con il ministro degli esteri dell'Iran Mohammad Javad Zarif
Federica Mogherini con il ministro degli esteri dell’Iran Mohammad Javad Zarif (Epa)

L’accordo sul nucleare tra Iran e i grandi del mondo, mette d’accordo tutti tranne Israele che lo vede come una “minaccia”. A meno di ventiquattrore dalla storica intesa siglata a Losanna il premier israeliano Benjamin Netanyahu chiama il presidente Usa Barack Omaba per esprimere tutto il suo dissenso. “E’ una minaccia per sopravvivenza di Israele” ha detto il premier e leader del Likud.

Soddisfazione è stata invece espressa dall’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Federica Mogherini. Una “Good news”. Un’ora più tardi, accanto al ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, annuncia solenne al mondo l’accordo storico. Abbiamo fatto “un passo avanti decisivo: siamo arrivati a delle soluzioni chiave per un accordo a 360 gradi sul nucleare iraniano”. Solo un breve sorriso aperto, a tradire la grande soddisfazione.

Il ministro degli Esteri europeo era fiduciosa fin dal primo momento: “Sono convinta che un buon accordo sia a portata di mano”. Mogherini lo ha ripetuto anche mercoledì quando tutto è apparso di nuovo davvero in bilico. “Lavoro duro per cercare di finalizzare un accordo”.

Si tratta di “Un buon accordo”, ha fatto sapere la rappresentante italiana mentre con tenacia presiedeva i lavori al tavolo delle discussioni dei 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania) e Iran a Losanna. Nonostante lo sforamento della scadenza del 31 marzo, e la tesa maratona negoziale, “Lady Pesc” ha avuto ragione, siglando il suo primo successo. Un successo di vera portata storica. Un risultato che Mogherini ha firmato con giorni di tessitura diplomatica, forte del suo rapporto privilegiato col segretario di Stato americano John Kerry (instaurato fin dai tempi della Farnesina) e la sua capacità di dialogare col ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Quell’apertura ai rapporti con Mosca – su cui i Paesi baltici avevano fatto leva per tentare di scardinarne la candidatura al ruolo di Alto rappresentante europeo nella compagine Juncker – che in questa partita ha mostrato tutti i suoi frutti.

Ma l’accordo politico (per quello comprensivo di tutti i dettagli tecnici si marcia per il 30 giugno) è stato raggiunto anche per la capacità di fare “gioco di squadra”, uno schema in cui l’Alto rappresentante ha sempre detto di credere e che ha dimostrato di perseguire in concreto, talvolta pur a costo di cedere i riflettori ad altri.

Su questo dossier Mogherini ha fatto squadra anche con chi l’ha preceduta, lasciando che Catherine Ashton continuasse a seguire i colloqui con l’Iran, in qualità di suo consigliere speciale, per assicurare continuità ai negoziati, consapevole che avrebbero richiesto “un impegno full-time”. E buona sintonia l’Alto rappresentante ha dimostrato di averla trovata anche con i ministri degli Esteri Ue seduti al tavolo negoziale, il francese Laurent Fabius, il britannico Philip Hammond ed il tedesco Frank-Walter Steinmeier, ritagliando per l’Europa un ruolo di primo piano.

Dopo la sigla dell’intesa, a Teheran i cittadini sono scesi in piazza per festeggiare. L’accordo significa per gli iraniani la fine di sanzioni durissime inflitte dall’Onu. Una svolta geopolitica che avvicina il paese dell’Ayatollah all’Occidente.

PUNTO PER PUNTO L’ACCORDO DI LOSANNA SUL NUCLEARE IRANIANO

ARRICCHIMENTO URANIO Il numero delle centrifughe sarà ridotto di circa due terzi, dalle attuali circa 19mila a 6.104, installate secondo i futuri accordi; l’uranio non sarà arricchito a oltre il 3,67 per cento nei prossimi 15 anni; l’attuale quantità di circa 10mila chilogrammi di uranio a basso arricchimento sarà ridotta a 300 chilogrammi di uranio a basso arricchimento al 3,67% per 15 anni. Tutte le centrifughe e le strutture per l’arricchimento in eccesso saranno conservate sotto monitaraggio Aiea e usate solo in sostituzione di altre, mentre non saranno costruite nuove strutture per arricchimento per 15 anni. Il tempo di cui Teheran avrebbe bisogno oggi per ottenere materiale fissile per costruire un’arma nucleare oggi è di 2-3 mesi, ma con le nuove condizioni sarà esteso ad almeno un anno per un periodo di almeno dieci anni.

FORDO, la centrale di Fordo sarà convertita, in modo che non sia più usata per arricchire uranio per almeno 15 anni, per essere usata per soli scopi pacifici, in un centro di ricerca nucleare, fisico, tecnologico. Per 15 anni a Fordo non saranno condotte ricerche e sviluppo associate all’arricchimento dell’uranio e non vi sarà contenuto alcun materiale fissile. Almeno due terzi delle centrifughe e infrastrutture della struttura saranno rimosse e le restanti non arricchiranno l’uranio. Tutte saranno poste sotto controllo dell’Aiea.

NATANZ. L’Iran potrà arricchire uranio solo alla centrale di Natanz e solo con centrifughe di prima generazione per dieci anni, rimuovendo tutte le altre centrifughe. Rimuoverà le centrifughe 1,000 IR-2M attualmente installate e le collocherà sotto il controllo dell’Aiea per dieci anni: per quel
periodo non saranno usati modelli IR-2, IR-4, IR-5, IR-6 o IR-8 per produrre uranio arricchito. L’Iran si impegnerà in limitata ricerca e sviluppo con le sue centrifughe avanzate, secondo programma e parametri concordati. Dopo 10 anni, saranno condotte altre verifiche.

ISPEZIONI E TRASPARENZA. L’Aiea avrà regolare accesso a tutte le strutture nucleari iraniane, tra cui Natanz e Fordo, anche sull’uso delle tecnologie; gli ispettori avranno accesso alla catena di rifornimento del programma nucleare, monitorando strettamente materiali e componenti, così come le loro origini. Tutte le centrifughe e le infrastrutture per l’arricchimento saranno rimosse da Fordo e Natanz, per essere poste sotto controllo dell’Aiea. Teheran ha concordato di applicare l’Additional Protocol dell’Aiea, che dà maggior accesso sia alle strutture dichiarate sia a quelle non dichiarate. Dovrà inoltre permettere l’accesso ai siti sospetti e notificare eventuale costruzione di nuove strutture.

REATTORI E RIPROCESSAMENTO. L’Iran riprogetterà e ricostruirirà il reattore di Arak, di concerto con il 5+1, che non produrrà plutonio adatto alle armi e sarà dedicato a scopi pacifici; il nocciolo sarà distrutto e rimosso dal Paese; Teheran trasferirà tutto il suo carburante esausto fuori dal Paese. Non verrà accumulata acqua pesante e ogni residuo sarà venduto sul mercato internazionale per 15 anni. Nessun ulteriore reattore di acqua pesante sarà costruito per 15 anni.

SANZIONI. Le sanzioni saranno sollevate, se sarà verificato che gli accordi saranno rispettati. Le sanzioni Usa e Ue legate al nucleare saranno sospese dopo che l’Aiea avrà verificato. Se in qualsiasi momento l’Iran non avrà rispettato i suoi impegni, saranno ripristinate. Tutte le precedenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu saranno revocate simultaneamente a fronte del rispetti delle intese chiave (arricchimento, Fordo, Arak, Pmd, trasparenza). È prevista una nuova risoluzione Onu in proposito, in modo che eventuali dispute sul rispetto dei diventi punti siano risolte. Se questo sarà impossibile, le precedenti sanzioni saranno riattivate. Restano in vigore le sanzioni all’Iran legate a terrorismo, abusi sui diritti umani, missili balistici.

FASI: Per 10 anni, l’Iran limiterà capacità, ricerca e sviluppo di arricchimento domestico, assicurando un tempo di un anno per l’eventuale creazione di arma nucleare. Per 15 anni, limiterà elementi addizionali del suo programma, tra cui: non costruirà altre cnetrail per l’arricchimento dell’uranio e accetterà procedure di trasparenza rafforzate. Ispezioni e trasparenza continueranno oltre i 15 anni, mentre le ispezioni alla catena di rifornitura dell’uranio durerà per 25 anni. Inoltre, l’Iran resta parte del Trattato di non proliferazione nucleare.

A320 Germanwings, ecco le contraddizioni (e i depistaggi) sul disastro aereo

compagnia aerea GermanwingsSarebbe stata ritrovata la seconda scatola nera dell’aereo A320 Germanwings precipitato sulle Alpi francesi. Lo ha reso noto il procuratore di Marsiglia, Brice Robin, che indaga sul disastro aereo del 24 marzo scorso. Un incidente che si tinge sempre più di giallo. Il giorno dopo il crash era stata diffusa la notizia che era stata ritrovata una sola scatola nera. Il 25 marzo il Bea riferisce che i dati di questa boîte noire “sono inutilizzabili”.

Nel pomeriggio dello stesso giorno tutti i giornali del mondo scrivono del ritrovamento della seconda scatola nera, quella che ufficialmente viene scoperta giovedi 2 aprile, cioè oggi. La sera del 25 marzo, Robin smentisce il ritrovamento di una seconda scatola nera. Misteri che nessuno sa spiegare e che forse sono conditi da qualche contraddizione di troppo.

A cominciare dalla presunta “verità” che sembra cucita su misura al copilota Andreas Lubitz (impossibilitato a difendersi), fino al giorno prima ritenuto pilota impeccabile, diventato un “mostro” nel giro di poche ore. Da quando, cioè, la procura di Marsiglia diffonde il “contenuto” della prima scatola nera (quella prima “inutilizzabile”).

“E’ stato il copilota con un gesto suicida deliberato”, ha detto Robin. Giorno 25, il giorno prima che il New York Times facesse lo “scoop” sul pilota rimasto fuori dalla cabina, il Bea (Bureau d’Enquêtes et d’Analyses) agenzia cui compete l’analisi per la sicurezza dell’aviazione civile francese, riferiva di aver sentito da questo file audio “inutilizzabile” un “rumore terribile che copre tutto, un rumore riconducibile al tipico fruscio dell’A320. Non si odono voci”.

Due giorni dopo, il 27 marzo, il procuratore di Marsiglia aggiunge particolari: “Si sente con chiarezza il comandante (di cui finora sappiamo solo il nome: Patrick Sondenheimer, l’eroe senza volto. Infatti non esiste una foto, ndr) urlare al copilota di aprire la porta”. Addirittura viene riferito che è stata captata la “respirazione regolare del copilota”, smentendo il Bea che aveva detto che non si distingueva nulla. Contraddizioni che emergono dalle ricostruzioni dei francesi. Appena fatto il nome di Andreas Lubitz polizia e Servizi segreti scavano nel suo passato e viene fuori che in realtà il ragazzo era un pazzo da tenere legato in un manicomio criminale, altro che dargli la cloche di un Airbus.

La prima cosa venuta a “galla” è che, come centinaia di milioni di persone nel mondo, Lubitz era un “depresso”. Le autorità setacciano le sue abitazioni dove vengono trovati certificati sulla sua presunta malattia. “Aveva nascosto la sua depressione alla Lufthansa”, diranno da Marsiglia alla Germania. Versione smentita dalla compagnia per cui il pilota aveva superato tutti i test psico-fisici. Anche la clinica tedesca smentirà: “Lubitz era in cura da noi ma non per depressione”, aveva affermato il direttore.

Ancora contraddizioni che si cumulano a quelle dei giorni successivi fino alle notizie di giovedi secondo cui, udite udite, il pilota “kamikaze”, con 630 ore di volo alle spalle, aveva fatto ricerche Google su come suicidarsi (sic!), pur avendo avuto centinaia di occasioni per farlo e non solo il 24 marzo. Poteva suicidarsi il giorno prima all’andata Dusseldorf – Barcellona, facendo la stessa tratta o nei giorni precedenti. Ma forse il comandante “eroe” senza volto, in tutti questi viaggi non era riuscito ad andare in bagno…

Ricerche che i Servizi avrebbero estrapolato dalla cronologia di navigazione del browser web del tablet di Lubitz, su cui fra poco torneremo. Per avvalorare l’ipotesi del suicidio le autorità o chi ha ispezionato i computer di Lubitz, svelano che il pilota non solo aveva fatto ricerche su come suicidarsi, ma anche approfondito sul funzionamento delle porte blindate degli aerei. Come se i piloti e i membri dell’equipaggio di tutte le compagnie del mondo ignorassero il funzionamento del portoncino blindato del cockpit.  Svelato questo inquetante e macabro retropensiero, le autorità dichiarano urbi et orbi: “Eccolo, è lui, abbiamo le prove”. Non solo, il giorno dopo, il 3 aprile, il “castello accusatorio” viene rafforzato adducendo l’elemento che fa la differenza: il “cinico criminale” avrebbe accelerato sul “pedale” dell’Airbus per essere sicuro che la sua missione suicida andasse in porto. Roba da non credere…

IL TEST Screenshot del Bild del 2 aprile 2015 (cerchiato in rosso) rimasto in cronologia con data 23 marzo 2015 come si vede nell'immagine in basso.
IL TEST – Screenshot del Bild del 2 aprile 2015 (in rosso) rimasto in cronologia con data 23 marzo 2015 come si vede nell’immagine in basso.

Le prove? Tornando al tablet, Secondo Piano News ha fatto una piccola “manipolazione” sulla cronologia del browser internet. Un test che tutti possono fare. Impostando una data retroattiva sul dispositivo è possibile far comparire una ricerca svolta oggi 2 aprile in una data diversa, nel nostro caso al 23 marzo 2015, un giorno prima dell’incidente.

cronologia browser Germanwings
IL TEST La cronologia del tablet con data retroattiva al 23 marzo. Il primo link riporta la notizia del ritrovamento della scatola nera del 2 aprile apparsa su Bild. L’ultimo una ricerca sul “Selbstmord” (suicidio in tedesco) fatta oggi ma con la data di marzo.

Come evidenziato dagli screenshot, ricercando la parola “Selbstmord” (in tedesco suicidio) il browser “stampa” il 23 marzo la ricerca fatta il 2 aprile. Cioè 10 giorni prima. Cercando ad esempio il quotidiano tedesco Bild, la cronologia restituisce il ritrovamento della seconda scatola nera di oggi 2 aprile ma con data “lunedi 23 marzo 2015”. Una simulazione riuscita che lascia molto stupiti…Se è riuscita a noi sarà riuscita anche ad altri…?

Manipolazioni? Restando prudenti, ci sono comunque “indizi” a sufficienza per pensare che la ricostruzione “reale” del disastro può essere un’altra rispetto a quella fornita finora. Forse un depistaggio come avvenuto con l’MH370 e prim’ancora con Ustica? E’ ancora presto per presumerlo.

Del Germanwings mancano i file audio della prima scatola nera, ma anche questi – come è stato dimostrato sul web – è possibile manipolarli, cosi come falso è ritenuto il presunto video girato a bordo del Germanwings da un passeggero che avrebbe ripreso le scene di panico alcuni minuti prima dello schianto. Un video il cui contenuto è stato trascritto e pubblicato da due quotidiani tedeschi e bollato come “falso”, sebbene i giornalisti di Paris Match e Bild giurano di averlo visionato. Un falso che alimenta i dubbi sull’intera indagine e getta ombre su molti media ritenuti autorevoli. Oltretutto non quadrerebbe con la dichiarazione del procuratore di Marsiglia che aveva detto: “I passeggeri non si sono accorti di nulla. Solo negli ultimi secondi prima del crash si sentono delle urla”.

Scrive l’agenzia Ansa: Esiste davvero un video degli ultimi istanti di volo dell’A320 caduto la scorsa settimana sulle Alpi? Com’è possibile che dei giornalisti l’abbiano visto mentre gendarmi e giudici non ne sanno nulla? Il giorno dopo la rivelazione da parte di Paris Match e Bild del contenuto di una presunta registrazione degli attimi prima dello schianto del volo Barcellona-Dusseldorf di Germanwings, lo stupore lascia il posto a interrogativi e accuse reciproche.

Gli inquirenti francesi si sono subito mostrati molto scettici sull’autenticità del video. Le informazioni diffuse dalle due testate, ha detto alla Cnn il tenente colonnello della gendarmeria Jean-Marc Menichini, sono “totalmente false” e “infondate”, perché i dati contenuti nei telefoni cellulari rinvenuti sul luogo dell’incidente “non sono ancora stati esaminati”.

Le carte Sim ed eventuali schede di memoria, ha spiegato, devono essere inviate a un laboratorio specializzato, l’Istituto di ricerca criminale della gendarmeria nazionale di Rosny-sous-Bois, per l’estrazione e l’analisi dei dati. Dubbioso anche il procuratore di Marsiglia, Brice Robin, secondo cui “allo stato attuale delle indagini non esistono video dell’incidente”, per quanto risulta alle autorità. “Nell’ipotesi in cui una persona disponga di un video del genere – ha aggiunto – ha il dovere di consegnarlo senza indugi agli inquirenti perché faccia parte dell’inchiesta”.

seconda scatola nera Germanwings
Le foto della seconda scatola nera Germanwings ritrovata il 2 aprile.

In serata viene diffusa la foto della seconda scatola nera. Come appare dall’immagine è totalmente irriconoscibile. Robin afferma che è annerita dal fuoco sebbene di fuoco non se n’è visto. Forse i dati sono recuperabili.

E’ singolare che essendo l’una accanto all’altra in coda all’aereo, la prima scatola nera risulta ammaccata e l’altra come se fosse stata calata nell’acido, deformata. Pensare che si sia sciolta per il calore appare improbabile dal momento che l’aereo non è andato a fuoco ma si è disintegrato. Almeno a guardare le immagini rese pubbliche.

La scatola nera del A320 Germanwings
La prima scatole “nera” del volo A320 della compagnia Germanwings ritrovata a marzo

In questo dramma le contraddizioni (e i possibili depistaggi) sembrano al momento superiori alle certezze. Non si conosce cos’altro verrà in futuro rivelato all’opinione pubblica sul “criminale” Lubitz. Probabilmente presto si scoprirà che il copilota era un pedofilo pervertito o magari un simpatizzante dei nazisti visto che era “evidentemente ariano”. [Update 3 aprile 2015]

Tangenti grandi opere, si allarga l'inchiesta. Altri due arresti

tangenti grandi opereSi allarga l’inchiesta della procura di Firenze sul giro di tangenti sulle Grandi opere. I Ros dei Carabinieri hanno eseguito stamane altre due ordinanze di custodia cautelare emessa dal gip il 31 marzo.

Ai domiciliari sono finiti due imprenditori, Salvatore Adorisio e Angelantonio Pica, accusati di corruzione in concorso con l’ex funzionario del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza, il suo collaboratore Sandro Pacella, Francesco Cavallo e l’imprenditore Stefano Perotti, arrestati il 16 marzo scorso. Inchiesta che scatenò un terremoto politico con le conseguenti dimissioni del ministro Ncd Maurizio Lupi, il cui nome, da non indagato, era comparso nella voluminosa ordinanza della procura fiorentina.

Adorisio e Pica ricoprono gli incarichi, rispettivamente, di presidente del Cda e di amministratore delegato della “Green field System srl”, società ritenuta costituita, secondo l’accusa, per “mediare i rapporti di natura corruttiva fra Perotti, Incalza e Pacella, con la presunta erogazione “di somme di denaro per questi ultimi due”.

A Perotti sarebbe stato invece garantito, quale contropartita, l’affidamento di incarichi di direzione lavori per numerose grandi opere infrastrutturali rientranti nella competenza della Unità Tecnica di Missione Grandi Opere del Ministero delle Infrastrutture, di cui Incalza era a capo.

Inchiesta Mose, Senato autorizza pm: Si a processo per Matteoli. Lui: "Nulla da temere"

Altero Matteoli durante il suo intervento in aula
Altero Matteoli durante il suo intervento in aula (Ansa/Peri)

L’aula del Senato ha autorizzato i magistrati a procedere nei confronti dell’ex ministro Altero Matteoli, coinvolto nell’ambito dell’inchiesta sul Mose, a Venezia.

Il via era stato dato a gennaio dalla giunta per le immunità di palazzo Madama e dopo l’iter parlamentare è approdato stamane in assemblea.

A invitare i colleghi del Senato era stato lo stesso senatore di Forza Italia allo scopo di fugare ogni “sospetto” sul suo operato. “Sono qui – ha detto Matteoli in aula – a chiedere che sia data l’autorizzazione e invito ad evitare qualsiasi iniziativa che possa far sorgere ombre. Non voglio uscire da questa vicenda perché non c’è stata l’autorizzazione a procedere ma andando a processo e sottoponendomi alla giustizia”.

“Mi difenderò con forza perché non ho nulla da temere, voglio uscirne a testa alta”, ha detto l’ex ministro del Pdl escludendo la volontà di patteggiare: “Non si patteggia ciò che non si è commesso” poiché patteggiare “è un’ammissione di colpa”.

“Voglio difendermi nel processo, non dal processo – ha proseguito – continuando a godere della stima e della fiducia di coloro che mi conoscono”. L’intervento dell’ex ministro è stato accolto dagli applausi dell’Aula che ha proceduto con l’accoglimento dell’autorizzazione a procedere.

La domanda di autorizzazione a procedere in giudizio era stata avanzata dalla Procura di Venezia ed è relativa a fatti di corruzione per la concessione delle opere di bonifica dei siti industriali di Marghera, in violazione della normativa delle gare di appalto, del codice dei contratti pubblici e delle direttive europee.

Elezioni regionali, c'è l'accordo Lega-Forza Italia

Berlusconi SalviniLega Nord e Forza Italia hanno chiuso l’accordo per le prossime elezioni regionali. Lo hanno sancito i due leader del centrodestra, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini nella serata di mercoledi. L’intesa prevede che gli azzurri sosterranno in Veneto il presidente uscente Luca Zaia e la Lega sosterrà Giovanni Toti in Liguria, candidatura “strappata” al Carroccio all’ultimo momento.

Niente liste per la Lega in Campania. L’intesa per correre insieme alle prossime elezioni regionali era praticamente chiusa da giorni. Ma non senza malumori da entrambe le parti. Già, perché se dentro Forza Italia continuano a volare gli stracci, anche tra le file dei leghisti il malumore per l’accordo con gli azzurri è evidente. L’impasse era proprio nella decisione di cambiare cavallo in corsa in Liguria dove il vicesegretario dei lumbard Edoardo Rixi deve cedere il posto a Giovanni Toti.

Ma l’obiettivo del segretario federale è vincere e “se gli alleati ci chiedono di fare un passo indietro per vincere lo facciamo”, ha detto Salvini che punta a “raddoppiare” i voti presi lo scorso anno. Una decisione che il segretario leghista ha motivato come un “sacrificio” per la vittoria. A palazzo Grazioli infatti la linea di Silvio Berlusconi non è mai cambiata: la bozza di accordo raggiunto prevedeva che in Liguria corresse un candidato azzurro. L’alternativa per gli azzurri era nessun accordo. Di regionali ma soprattutto del dopo elezioni amministrative l’ex capo del governo ne ha discusso in un pranzo a palazzo Grazioli con Denis Verdini. Con il senatore Fi erano presenti anche Gianni Letta, Fedele Confalonieri e Niccolò Ghedini.

Di carne al fuoco ce n’era parecchia (raccontano che Berlusconi abbia citato varie volte Sarkozy convinto che Forza Italia debba fare come l’ex presidente francese e cioè andare sola alle politiche) anche perché dopo la pausa pasquale alla Camera si entrerà nel vivo della legge elettorale dove la posizione di Verdini e dei suoi uomini diverge dalla linea ufficiale del partito.

L’obiettivo del Cavaliere però è di evitare nuove tensioni con l’ex coordinatore azzurro alla luce del caos che regna dentro il partito. Dopo l’addio di Sandro Bondi e Manuela Repetti che oggi hanno incontrato Raffaele Fitto (la decisione di vedersi è stata concordata nel corso di una telefonata) dentro il partito continuano le tensioni. A puntare il dito contro gli ex senatori azzurri è stato Giovanni Toti convinto che dopo l’abbandono del partito debbano arrivare le dimissioni da palazzo Madama “se non si riconosco più in Fi”.

A chiamare però in causa il consigliere politico azzurro è Maurizio Bianconi, fittiano dalla prima ora: “Toti dice coglionerie” e poi a proposito della candidatura in Liguria, il deputato Fi non lesina battute al vetriolo: “la Regione ha già avuto le sue tragedie…”. A valutare le “mosse” del cerchio magico azzurro è poi Raffaele Fitto. Il capo della fronda azzurra oggi nella Capitale ha riunito i suoi (mentre Berlusconi ha visto il candidato in Puglia Schittulli) e continua tenersi pronto per la candidatura “alternativa” a quella indicata da Berlusconi.

In Campania il governatore uscente Stefano Caldoro aspetta l’ufficializzazione della sua candidatura a palazzo santa Lucia, ma vi sono incertezze in alcune frange centriste di Ap (Ncd-Udc) che nei giorni scorsi hanno minacciato di non sostenere Caldoro qualora Lega e Fi avessero raggiunto, come in effetti è stato, una intesa in altre regioni. Intanto c’è polemica anche nel Pd contro la candidatura di Vincenzo De Luca (e contro le politiche del governo di Matteo Renzi). Il parlamentare dem Guglielmo Vaccaro ha fatto sapere di essere pronto a sostenere Caldoro e avviare una mini scissione nelle fila dei democratici campani.

Passa al Senato ddl corruzione, pene più alte per corrotti e mafiosi

Senato approva ddl anticorruzione. Più carcere per mafiosi
Il Senato approva ddl anticorruzione. Più carcere per mafiosi (Ansa/Carconi)

Dopo più due anni l’aula del Senato approva il disegno di legge recante norme in materia di delitti contro la pubblica amministrazione, associazione di tipo mafioso e falso in bilancio. Il testo passa all’esame della Camera dei deputati. I voti a favore sono stati 165 voti, 74 i contrari e 13 gli astenuti. Un voto accompagnato da polemiche sui “pianisti” e da diversità di “vedute” tra le opposizioni M5S e Forza Italia che hanno espresso voto contrario.

In mattinata erano stati approvati alcuni emendamenti, tra cui quello di modifica all’articolo 8 sul falso in bilancio per le società non quotate. Il varo è avvenuto sul filo di lana, con soli tre voti di scarto. Su una maggioranza di 121 hanno detto “sì” a scrutinio segreto solo in 124. I “no” sono stati 74 e gli astenuti 43.

Quattordici le assenze in Forza Italia al momento del voto. Tra queste: Maria Rosaria Rossi, Denis Verdini, Niccolò Ghedini, Altero Matteoli. In Ap-Ncd non hanno partecipato alla votazione in 15 tra cui Gaetano Quagliariello, Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Pier Ferdinando Casini. Per il Pd, gli assenti sono stati 17 tra cui Linda Lanzillotta, Nicola Latorre, Francesca Puglisi, Ugo Sposetti, Rosa Maria Di Giorgi.

Palazzo Madama mette dunque il primo sigillo sulla norma che ha fatto discutere negli ultimi mesi dopo le inchieste giudiziarie riguardanti, fra l’altro, il Mose, Expo, Mafia Capitale, Sistema Incalza e ultimo in ordine cronologico il sistema Ischia.

Con la norma torna il falso in bilancio che ripristina il reato depenalizzato durante il governo Berlusconi e vengono inasprite le pene per associazione mafiosa: i boss e i loro picciotti rischieranno, grazie all’approvazione dell’articolo 4, fino a 26 anni di carcere.

Resta la possibilità di poter ricorrere al patteggiamento e alla condizionale nei processi per i delitti contro la pubblica amministrazione, ma unicamente nel caso in cui ci sia stata la restituzione integrale del “maltolto”.

Con l’approvazione dell’articolo 6, è previsto l’obbligo per il Pm, quando esercita l’azione penale per i delitti contro la pubblica amministrazione, di informare il presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, oggi presieduta dal magistrato Raffaele Cantone. Approvato anche l’articolo 3 del disegno di legge, che stabilisce la riparazione pecuniaria: per i reati contro la pubblica amministrazione, in caso di condanna, il funzionario corrotto dovrà versare allo Stato una somma pari alla “mazzetta” ricevuta.

Soddisfazione è stata espressa dal presidente del consiglio, Matteo Renzi che su Twitter esulta: “Approvata la legge anticorruzione: stretta sui reati di mafia, falso in bilancio, aumentano le pene per la corruzione nella PA. #lavoltabuona”.

“Abbiamo rischiato e abbiamo vinto. Sapevano di correre dei rischi in questo passaggio ma siamo andati avanti lo stesso” ed è stato portato a casa “il risultato”. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando risponde così a chi gli chiede un commento sul fatto che in alcune votazioni la maggioranza sia stata risicata Il falso in bilancio torna dunque, di fatto ad essere un reato dopo la sostanziale depenalizzazione decisa durante il governo Berlusconi.

Le pene per le società normali saranno da 1 a 5 anni di reclusione, mentre per quelle quotate o quelle che immettono titoli sul mercato o le banche, gli anni di reclusione andranno dai 3 agli 8. La pena è invece da sei mesi a tre anni se i fatti sono lieve entità, “tenuto conto della natura e delle dimensioni della società e delle modalità o degli effetti della condotta”. Era un “voto delicato”, commenta il ministro Andrea Orlando.

“La legge sull’anti-corruzione è falsata dal voto di pianisti che si esprimono per senatori assenti e il presidente Grasso non annulla le votazioni”. La denuncia arriva dal capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Giustizia al Senato Enrico Cappelletti. “Molti emendamenti anche migliorativi non vengono approvati sul filo del rasoio per 1-3 voti. Il Movimento 5 Stelle ha già scoperto un “pianista” che ha votato per il senatore Tarquini (Forza Italia) assente in Aula, ma di fronte alle denunce del M5S – avverte Cappelletti – Grasso non annulla votazioni palesemente irregolari”. “E’ assurdo, un paradosso totale. Si vota una legge che vorrebbe contrastare l’illegalità che è falsata dall’irregolarità del voto sugli emendamenti! Come se si volessero contrastare i furti e vengono ignorate le denunce puntuali di chi individua i ladri”, conclude Cappelletti.

“Il pesce d’aprile oggi – commenta Antonio Di Pietro – sta nel fatto non che si faccia la legge, ma come è fatta la legge. Poi piuttosto che non fare niente, va bene anche questo”.

I grillini, dopo le consultazioni on line, hanno deciso che voteranno no. La consultazione degli iscritti sul blog di Beppe Grillo non ha infatti lasciato spiragli visto che, su 27.124 iscritti certificati, si è espresso a favore il 19,7 % dei votanti mentre ha detto “no” l’80,3%.

Un responso che ha creato anche un po’ di maretta tra i grillini: se infatti il deputato Toninelli ha salutato con favore la decisione della base ribadendo che “serve il Daspo per i politici corrotti e un vero falso in bilancio”, in Senato parere diverso è stato espresso da Michele Giarrusso il quale aveva invitato gli attivisti M5s a votare sì alla consultazione on line. Certo, ammette Giarrusso, sarebbe stato meglio avere pene più severe, così come “mancano molte cose che ritenevamo necessarie”, ma è vero che sono “meglio due passi avanti che nulla”.

Autismo, chiarite le cause: in un caso su 3 disturbo è genetico

Autismo, chiarite le cause: in un caso su 3 disturbo è genetico
Autismo, chiarite le cause: in un caso su 3 disturbo è genetico

La caccia alle cause dell’autismo ha fatto un altro passo in avanti: grazie ad una tecnica di diagnosi genetica è stato possibile accertare che in un caso su tre è genetica. E si apre la strada per riuscire a scoprire anche le altre che ancora oggi restano sconosciute.

Con un duplice obiettivo, cioè fare chiarezza su un disturbo che colpisce sempre più bambini (ora 1 ogni 68) mettendo fine anche a polemiche, incertezze e leggende metropolitane, e trovare poi la chiave per trattamenti su misura. Mentre la scienza cerca di dare una parola ultima sull’origine del disturbo, il 2 aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo sancita dall’Assemblea Generale dell’ONU, si accenderanno le luci blu di monumenti di tutto il mondo per la campagna “Light up Blue”.

A Roma la scelta è caduta sulla fontana della Barcaccia, ferita dalla furia dei tifosi olandesi, che dalle 20 alle 24 sarà illuminata per accendere l’attenzione su una sindrome che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. La ricerca europea guidata dal Campus Bio-Medico di Roma che ha invece “illuminato” le cause genetiche del disturbo, ha utilizzato una tecnica di analisi innovativa su 200 famiglie. In tempi forse più rapidi del previsto, sarà cosi’ possibile mettere a punto cure personalizzate, annuncia Antonio Persico, docente di Neuropsichiatria Infantile all’Università del Campus.

“Il fattore preponderante all’origine dell’autismo – spiega Persico – è senz’altro quello genetico, ma sono stati anche individuati fattori ambientali che possono causare da soli la malattia, se l’esposizione a essi avviene in fase prenatale, come alcune infezioni virali nel primo o secondo trimestre di gravidanza da parte della madre. Altri studi starebbero anche comprovando una relazione tra l’autismo e l’esposizione ad alcuni pesticidi, sempre in fase prenatale. Tutte le altre ipotesi risultano prive di evidenze sufficienti, quando non sono addirittura vere e proprie leggende metropolitane”.

Grazie alla tecnica utilizzata, la Array-CGH, ha spiegato Persico in occasione della Giornata Mondiale per la consapevolezza dell’Autismo, ”possiamo individuare in laboratorio cancellazioni e duplicazioni del DNA, spesso alla base dei disturbi, con una precisione cinquecento volte superiore a quella della tradizionale mappa cromosomica”. A questa mappatura del genoma particolarmente dettagliata seguirà presto l’attività di sequenziamento presso il

Laboratorio del Centro “Mafalda Luce” per i Disturbi Pervasivi dello Sviluppo di Milano, anch’esso legato all’Università Campus Bio-Medico di Roma e diretto da Persico. Il sequenziamento del DNA è un processo che permette, a sua volta, di verificare la presenza di eventuali ‘errori’ nelle informazioni che compongono il codice genetico del soggetto. Paragonando il DNA al libretto d’istruzioni sulla vita dell’organismo, con la tecnica utilizzata, e’ stato scoperto che ci sono pagine mancanti o pagine stampate due volte, mentre il sequenziamento permette di verificare se i testi contenuti nelle pagine presentano refusi.

Questa malattia del neurosviluppo rappresenta una vera emergenza sociale: 1 bambino ogni 68, infatti, secondo gli ultimi studi, presenta un disturbo generalizzato dello spettro autistico. L’esordio è precoce – fra i 14 e i 28 mesi – e dura per tutta la vita. L’intervento precoce è fondamentale: équipe specializzate e multidisciplinari oggi sono in grado di fare diagnosi già a 2-3 anni, a 4 nelle situazioni maggiormente complesse, per poi adottare il trattamento più adatto caso per caso.

Siria, l'Isis conquista a Damasco campo profughi palestinese

profughi palestinesiAnwar Abdel Hadi, direttore per gli affari politici dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina a Damasco, ha dichiarato che Daesh (Isis) ha preso il controllo di gran parte del campo profughi palestinese di Yarmouk, a sud della capitale siriana. “Combattenti Daesh hanno lanciato un attacco su Yarmouk questa mattina prendendo il controllo di maggior parte del campo”, ha detto Hadi.

Yarmouk ospita circa 18 mila rifugiati palestinesi e fu costruito per accogliere coloro che sfuggirono al conflitto israelo-palestinese del 1948. Prima del conflitto contro il regime, nel campo vivevano 150 mila palestinesi. L’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha definito “inaccettabile” le condizioni di vita di estrema povertà in cui versano i rifugiati di Yarmouk.

Secondo fonti palestinesi, i jihadisti hanno vinto le difese dei gruppi combattenti che difendevano il “quartiere” palestinese. I miliziani dello Stato islamico sono entrati a Yarmouk passando per la zona periferica di Hajar Aswad. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong basata in Gran Bretagna, l’Is controllerebbe “ampie zone” del campo, una notizia confermata anche da fonti locali e riportare all’agenzia France Press.

 

Da WhatsApp la sfida di Facebook ai giganti della telefonia

facebook whatsappDopo aver acquistato WhatsApp per diversi miliardi di dollari, Mark Zuckemberg lancia quello che aveva promesso per il più popolare programma di messaggistica. Le telefonate gratis.
Da oggi le chiamate VoIP potranno essere effettuate con smartphone Android e l’opzione, lanciata qualche settimana fa, sarà al momento possibile solo su invito. Cresce a questo punto l’attesa per l’altra fetta di mercato mobile.

Chi possiede un iPhone o iPad, infatti, dovrà aspettare ancora qualche giorno per poter chiamare i suoi contatti con Whatsapp. Su iOS il grande giorno arriverà entro un paio di settimane, come annunciato dal cofondatore della chat, Brian Acton.

Una rivoluzione molto attesa per i quasi due miliardi di utenti (1,3 mld Facebook e 700 mln WhatsApp) e che il colosso di Palo Alto permette già con Messangers (500 mln di utenti), una applicazione “ristretta” ai soli utenti di Fb ma multi device, ossia dispositivi sia Apple che Android.

La grande sfida di Facebook ai giganti della telefonia mobile è cominciata e ciò comporta per i maggiori gestori una rapida rivisitazione delle loro offerte finora basate su pacchetti all inclusive tra minuti di conversazione, sms e traffico internet. Il solo traffico per accedere al web rimarrebbe (al momento) esclusivo strumento dei gestori. Si vedrà col tempo se il servizio rimarrà gratuito. Ciò che è quasi certo è l’aumento esponenziale della pubblicità che permette al “ragazzo prodigio” di recuperare nel giro di  qualche anno il mega investimento dell’anno scorso.

Facebook ha già nei fatti creato un unico ambiente per l’accesso al social network e a WhatApp. Una sola piattaforma per consentire rapide condivisioni e, naturalmente, attrarre nuovi utenti poiché chi è registrato al programma di messaggistica dovrà entrare a far parte del Social numero 1 al mondo.

Primavera, i consigli dei pediatri per i bambini

campo fiorito primaveraFar giocare i bambini all’aria aperta, proteggendoli dal sole, evitare che mangino troppo cioccolato anche a Pasqua, vestirli a “cipolla” contro gli sbalzi di temperatura primaverili onde evitare raffreddamenti.

Ecco alcuni dei ”consigli di primavera” che arrivano da Susanna Esposito, presidente associazione “Amici del Bambino Malato” e Direttore dell’Unità di Pediatria dell’ospedale Maggiore di Milano.

Tanto per iniziare, si legge in una nota, è il momento di giochi e sport all’aria aperta, approfittando di sole e giornate lunghe: l’attività fisica è fondamentale anche per i bimbi con malattie respiratorie croniche ed è un’importante forma di prevenzione del sovrappeso, oltre che occasione di divertimento, interazione con gli altri, esplorazione dell’ambiente che aiuta la mente dei bimbi a crescere.

Attenzione sempre alla dieta: un’alimentazione sana serve sin da piccolissimi, sia a prevenire patologie importanti dell’età adulta, sia a evitare infezioni e intossicazioni alimentari. E se Pasqua può favorire gli strappi alla regola, mettere comunque un freno al consumo di cioccolata. Se un bambino ha ricevuto in regalo tante uova, riutilizzate il cioccolato per budini e torte da consumare poco alla volta. Attenzione a uova crude o conserve fatte in casa, possibile veicolo di infezioni.

Al sole sì, ma protetti: ben venga l’esposizione al sole (che aumenta la vitamina D) ma con cautela perché anche i primi soli primaverili possono far male alla pelle, specie quella delicata del bambino che va protetto con creme cappello e occhiali da sole.

Attenti agli sbalzi di temperatura: vestire il bambino a strati, scoprirlo mentre gioca per evitare sudi. Infatti i forti sbalzi termici di questa stagione e una termoregolazione meno efficiente nel bambino comportano maggiori rischi di malattie da raffreddamento.

Infine, in caso di viaggi o gite fuori porta è necessario portare sempre con sé un kit di primo soccorso che includa anche repellenti anti-insetti.

Veneto, Bossi accusa Salvini: "Un errore cacciare Tosi"

Bossi e Tosi in una foto del 2012
Bossi e Tosi in una foto del 2012 (Ansa/Bolzoni)

Il leader storico della Lega Nord, Umberto Bossi riconosce il grossolano errore di Matteo Salvini di espellere Flavio Tosi dal movimento padano.

L’ex segretario del Carroccio, dopo settimane di tensioni interviene a Bergamo per criticare quella scelta assunta in piena campagna elettorale in vista del rinnovo del consiglio regionale in Veneto del 31 maggio prossimo.

“Se Tosi mi scrive lo faccio rientrare”, dice il Senatur che fa parte del collegio di disciplina che ha sancito l’incompatibilità tra la tessera della fondazione di Tosi e la militanza nella Lega. “Non lo avrei mai fatto uscire in campagna elettorale – ha detto nel corso della festa per i 30 anni della Lega – sarei stato più cauto. Sono io che decido sulle espulsioni. Scriva a me per rientrare”. Bossi ha quindi sottolineato che l’allontanamento di Tosi – è da considerarsi “uno svarione”.

I timori di Bossi, così come in larga parte della base leghista, sono quelli di una debacle nella regione guidata da Luca Zaia, il governatore uscente sostenuto da Salvini, Maroni e dallo stesso Bossi. Candidatura insidiata dalla scesa in campo del sindaco di Verona, Tosi, all’indomani dell’espulsione con il rischio che lo scontro “fratricida” all’interno della Lega possa favorire la candidata dem Alessandra Moretti.

A nulla sono valse le mediazioni per far rientrare le polemiche tra le due esponenti leghisti. Poi lo strappo definitivo con Salvini che butta fuori Tosi convinto, erroneamente, di avere già la vittoria in tasca in Veneto. Bossi, leggendo gli ultimi sondaggi che danno in vantaggio Moretti, cerca tardivamente di salvare il salvabile.

“Non butto fuori chi è con noi da 20 anni. E prima di farlo uscire – dice con fare tattico – semmai avrei fatto l’accordo con Forza Italia nel Veneto, ora c’è il rischio che lo faccia lui”, cioè Tosi, che imbarca già Ncd, Udc e altre forze centriste.

Sorpresa per le parole di Bossi viene espressa dallo stesso Tosi che ha replicato: “La decisione di buttarmi fuori è stata di Salvini, lo deve dire a lui”. La mossa ideale, lamentano ambienti tosiani, “è senza dubbio quella di chiedere scusa a Tosi. Non è lui a dover andare da Bossi per rientrare, semmai sono i vertici della Lega, che hanno avallato una decisione ingiusta e suicida, a dover offrire le proprie scuse al sindaco di Verona. Poi si vedrà…”.

Corruzione, arrestato per tangenti il sindaco di Ischia Ferrandino. Nei guai D’Alema

Giuseppe Ferrandino
Il sindaco di Ischia Giuseppe “Giosi” Ferrandino

Il sindaco di Ischia, Giuseppe “Giosi” Ferrandino (Pd), e altre 9 persone, tra cui dirigenti del colosso delle cooperative Cpl Concordia, sono state arrestate dai Cc nell’ambito di un’inchiesta della procura di Napoli su presunte tangenti pagate per la metanizzazione dei comuni dell’isola campana. Alla luce un sistema di corruzione basato sulla costituzione di fondi neri in Tunisia da parte della modenese Cpl Concordia, con cui retribuire pubblici ufficiali per ottenerne i “favori” nell’aggiudicazione di appalti.

La stipula fittizia di due convenzioni nell’albergo della famiglia, per un totale di 330 mila euro; l’assunzione come consulente del fratello e almeno un viaggio in Tunisia: sarebbe stato questo, secondo l’accusa, il “prezzo” pagato dalla Cpl per la corruzione del sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino, finito in manette nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli condotta dai carabinieri del Comando Tutela Ambiente. Secondo l’accusa Ferrandino “era diventato una sorta di factotum al soldo della Cpl”.

GLI ARRESTATI

In carcere, su disposizione del gip Amelia Primavera, sono finiti – oltre al sindaco di Ischia – il fratello di questi, Massimo Ferrandino, il responsabile delle relazioni istituzionali del Gruppo Cpl Concordia Francesco Simone, l’ex presidente Roberto Casari (andato in pensione il 30 gennaio scorso, ma secondo l’accusa ancora ‘regista’ degli affari della cooperativa), il responsabile commerciale dell’area Tirreno Nicola Verrini, il responsabile del nord Africa Bruno Santorelli, il presidente del consiglio di amministrazione della Cpl distribuzione Maurizio Rinaldi e l’imprenditore casertano Massimiliano D’Errico. Arresti domiciliari, invece, per il dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Ischia Silvano Arcamone, mentre per Massimo Continati e Giorgio Montali, rispettivamente direttore amministrativo e consulente esterno della Cpl, è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.

Giuseppe Ferrandino durante le europee 2014
Giuseppe Ferrandino durante le europee 2014

La Cpl Concordia, con sede a Concordia sulla Secchia, nel Modenese, è una cooperativa storica, nata nel 1899. Negli atti dell’inchiesta viene definita una “tra le più antiche cosiddette ‘cooperative rosse'”. Opera a livello internazionale, con 1.800 addetti e 70 società controllate e collegate in tutto il mondo e un fatturato consolidato di 461 milioni nel 2014. Si tratta di un gruppo cooperativo cosiddetto “multiutility” che si occupa di energia in tutti i suoi aspetti: dall’approvvigionamento e distribuzione alla vendita e contabilizzazione di gas ed elettricità, alla produzione mediante sistemi tradizionali o impianti rinnovabili. L’attuale presidente è Mario Guarnieri.

CHI E’ FERRANDINO

L’ingegner Giosi Ferrandino, Pd, aveva tentato il grande salto candidandosi per uno scranno a Strasburgo alle scorse elezioni europee 2104, circoscrizione meridionale. Non venne eletto ma ottenne un risultato lusinghiero con 82.266 voti. Il suo motto era “We want a better Europe, not more Europe”, per “riportare, insieme, la sua isola e tutto il Meridione nel cuore dell’Europa”. Il 6 maggio 2012 Ferrandino venne eletto sindaco di Ischia con percentuali bulgare, il 70.57 percento. Lo scorso anno aveva tagliato inaugurato a Ischia l’Osservatorio sulla legalità, istituito dal Comune di cui è sindaco con il patrocinio morale del Ministero della Giustizia.

CHI E’ CPL CONCORDIA

La CPL Concordia, con sede a Concordia sulla Secchia, nel Modenese – al centro dell’inchiesta della procura di Napoli sulle presunte tangenti per la metanizzazione dell’isola d’Ischia – è una cooperativa storica, nata nel 1899. Negli atti dell’inchiesta viene definita una “tra le più antiche cosiddette ‘cooperative rosse'”. Opera a livello internazionale, con 1.800 addetti e 70 società controllate e collegate in tutto il mondo e un fatturato consolidato di 461 milioni nel 2014. Si tratta di un gruppo cooperativo cosiddetto “Multiutility” che si occupa di energia in tutti i suoi aspetti: dall’approvvigionamento e distribuzione alla vendita e contabilizzazione di gas ed elettricità, alla produzione mediante sistemi tradizionali o impianti rinnovabili. L’attuale presidente è Mario Guarnieri. Il precedente, Roberto Casari, arrestato stamani, era andato in pensione il 30 gennaio scorso.

I PM SOSPETTANO RAPPORTI CON LA CAMORRA

I dirigenti della Cpl Concordia – secondo i magistrati – avrebbero fatto “sistematico ricorso ad un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi non solo con i sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti criminali”.

DALLE CARTE SPUNTA IL NOME DI MASSIMO D’ALEMA

Dagli atti dell’inchiesta emerge che la potente coop rossa finanziava la fondazione Italiani Europei di Massimo D’Alema (come Lupi, non indagato). In una intercettazione viene captato Francesco Simone, uno degli arrestati, mentre chiama in causa Massimo D’Alema sottolineando la necessità di “investire negli Italiani Europei dove D’Alema sta per diventare Commissario Europeo”. D’Alema, secondo Simone “mette le mani nella merda come ha già fatto con noi ci ha dato delle cose”. Nelle carte anche presunti bonifici della Coop verso Italiani Europei, l’acquisto di cinquecento copie del libro “Non solo euro” e duemila bottiglie di vino prodotte dall’azienda vinicola riconducibile allo stesso leader politico. Lo ammette lo stesso Simone agli inquirenti.

LA REAZIONE DI D’ALEMA: “RAPPORTI TRASPARENTI. INTERCETTAZIONI SCANDALOSE”

“Certamente – afferma D’Alema dopo che il suo nome è comparso sulle agenzie – ho rapporti con CPL Concordia, ma è un rapporto del tutto trasparente, che non ha comportato né la richiesta da parte loro né la messa in opera da parte mia di illeciti di nessun genere: non ho avuto alcun regalo e nessun beneficio personale. La diffusione – prosegue – di notizie e intercettazioni che non hanno alcuna attinenza con le vicende giudiziarie di cui si occupa la procura di Napoli è scandalosa e offensiva”, aggiunge D’Alema, facendo sapere che è pronto a querelare e difendersi in ogni sede.

LUSETTI (LEGACOOP): NON DIFENDEREMO NESSUNO

Il presidente di Legacoop Mauro Lusetti: La posizione dopo gli arresti alla Cpl Concordia, per il presidente “è quella di sempre: rispettiamo le scelte della magistratura, ci auguriamo che queste indagini siano completate al più presto”. “le responsabilità, se mai venissero accertate, sono personali. Noi, se lo saranno, come sempre ci porremo sul versante della legalità e non proteggeremo nessuno”.

DI MAIO (M5S): “ARRESTATO PD DEL GIORNO”

Caustico Luigi Di Maio (M5S) che sulla vicenda titola un post: “L’arrestato Pd del giorno”.
“Il Pd – spiega il vicepresidente della Camera – non vuole fare una legge anticorruzione perché se oggi gliene arrestano uno al giorno domani gliene arresterebbero uno al minuto”.

In Europa quasi il 40% soffre di disturbi psichici. 800 miliardi di spesa

disturbi psichici colpiscono un europeo su treSono 164 milioni, il 38,2% della popolazione totale, gli Europei colpiti da qualche forma di disturbo mentale, con un impatto economico stimato in 798 miliardi di euro, ma solo 1 europeo su 3 si cura ed arriva a rivolgersi ad uno specialista.

Per fare il punto e lavorare a programmi comuni per fare fronte a questa vera e propria “emergenza sanitaria”, si è aperto a Vienna il 23/mo Congresso della Associazione europea di psichiatria (Epa).

Un problema, quello legato alla salute mentale, che sta assumendo sempre di più i contorni di una questione di sanità pubblica: entro il 2030, avvertono gli esperti, le patologie psichiatriche saranno infatti le malattie più frequenti a livello mondiale.

I disturbi mentali, avvertono gli specialisti, contribuiscono al 26,6% della disabilità totale e riguardano, solo in Italia, circa 17 milioni di persone. Tra le cause dell’aumento dei disturbi della psiche, avvertono gli esperti, vi è anche la perdurante crisi economica, oltre alla velocità dei mutamenti del mondo globalizzato.

Bardo, Tunisia in marcia contro il terrore. Renzi: "Non sarete soli"

La Tunisia dice no al terrorismo
(Ansa)

In marcia contro il terrore. A poco meno di un mese dalla strage del museo Bardo a Tunisi, migliaia di tunisisi hanno sfilato nel centro della capitale per dire no al terrorismo. “Stessa lotta a Copenaghen Parigi e Tunisi”, “basta odio e morte”, sono alcuni degli slogan e degli striscioni dei manifestanti partiti da partiti dalla piazza Bab Saadoun

Al corteo anche i leader mondiali, tra i quali il premier Matteo Renzi e il presidente francese Francois Hollande già presenti nella manifestazione francese dopo l’attentato di Charlie Hebdo.

Il presidente francese, Hollande, è arrivato al parlamento tunisino, accolto dal presidente Beji Caid Essebsi, che lo ha salutato “fraternamente”. Poco prima era arrivato anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. La presenza dei leader mondiali a Tunisi, tra cui Matteo Renzi, è stata protetta anche da cecchini sui tetti degli edifici attorno al Parlamento ed elicotteri in volo.

La Tunisia dice no al terrorismoMatteo Renzi e Francois Hollande, hanno deposto una corona di fiori alla stele in memoria delle vittime dell’attacco al museo del Bardo. Poi il presidente del Consiglio è stato a colloquio con il capo del governo tunisino Habib Essid all’aeroporto di Tunisi.

L’Italia è insieme alla Tunisia “nella battaglia difficile per la democrazia”, ha detto il premier “Non lasceremo il futuro in mano agli estremisti”, e sull’attentato del Bardo afferma che “è una ferita terribile, che squarcia la storia anche di alcune famiglie italiane”. Il tributo dell’Italia è stato di quattro morti.

“La Tunisia non è sola. Siamo qui accanto alle autorità tunisine per dire che non la daremo vinta ai terroristi e continueremo a combattere per gli ideali di pace, libertà e fraternità ovunque”.

Dopo l’attentato dell’8 marzo, in cui sono morte 24 persone, tra cui 4 italiani, due degli attentatori appartenenti ad una cellula Isis, sono stati uccisi in un blitz delle forze speciali tunisine. Stessa sorte toccata poi il 19 marzo scorso a Khaled Chaib, alias Lokman Abou Sakher, leader della fazione Okba Ibn Nafaa legata all’attentato. L’uomo è stato ucciso a Gafsa, nella regione di Sidi Yaiche, dalle forze speciali. Insieme a lui altri 8 terroristi.

Landini lancia "l'Opa" sulla Cgil e alla segreteria Camusso

Landini arringa il popolo della Fiom Cgil (Ansa)
Landini arringa il popolo della Fiom Cgil (Ansa)

Al leader della Fiom, Maurizio Landini riesce “l’Opa” sulla Cgil. Da anni parte minoritaria del più grande sindacato italiano, il leader dei metalmeccanici ha dimostrato oggi a Roma di avere la forza per strappare la leadership interna a Susanna Camusso, donna capace ma “poco combattiva”, come invece avrebbe voluto la base di tutto il sindacato, sia oggi contro il Pd che contro il governo. Entrambi guidati da Matteo Renzi la cui storia “ha poco a che fare” col pianeta degli operai.

Il segretario Fiom sfrutta le debolezze della Cgil per conquistare la piazza di una “sinistra smarrita” e lanciare la sua sfida al governo con una “coalizione sociale”e che è già nei fatti partito politico pronto a misurarsi sul piano del consenso. Perché, l’ex saldatore, è convinto di averne “più” del premier.

La scalata di Landini è stata favorita negli ultimi anni dall’azione di un sindacato “da rinnovare profondamente”. “Ci sono persone che non sono rappresentate – dice Landini alla piazza degli “Unions”- ma ora inizia una nuova fase, una nuova primavera, nei prossimi giorni metteremo in campo azioni concrete anche nei luoghi di lavoro”, poiché è da quei luoghi che bisogna coalizzarsi per arrivare “all’unità”.

“Non siamo in piazza per difendere cose che non ci sono più, anche perché ci hanno tolto tutto – ha aggiunto Landini sotto lo sguardo gelido di Susanna Camusso. “E Renzi – avverte – stia tranquillo, non siamo qui contro di lui, ma abbiamo l’ambizione di proporre idee per il futuro dell’Italia”. Perché, è il suo ragionamento, “il governo sta proseguendo come i governi precedenti Monti e Letta e anche con un peggioramento rispetto al governo Berlusconi. Siamo stanchi degli spot”che i lavoratori “subiscono”, dice citando il Jobs Act.

camusso landini il gelo tra i due segretari“Ci stiamo battendo non per 79.000 assunzioni, ma perché vogliamo risolvere i problemi con la creazione di milioni di posti di lavoro”, ha detto Landini. La questione, sottolinea, “non è quello che accade tra gennaio e febbraio ma quel che avviene in questi anni, nei prossimi anni”.

Che la manifestazione sia degna di nota e rappresenta una svolta nel sindacato “rosso” lo percepisce anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. “La manifestazione Fiom? Ha “più un carattere politico”, ha detto il capo degli industriali. E’ cioè “l’annuncio di un nuovo soggetto politico che si sta costituendo. In termini di democrazia è positivo. Mi auguro solo che questo nuovo soggetto politico sia capace di guardare al futuro e non al passato dove ritengo siano stati fatti già abbastanza danni”.

“Se uno dice è anche una manifestazione politica, assolutamente sì, fatta dal sindacato”, ribatte a Squinzi Maurizio Landini. “In Italia tutti fanno politica, compresa Confindustria. E’ così è da 100 anni”, de resto, “non esisterebbe la Cgil se non fosse anche soggetto politico”.

Omicidio Meredith, assolti Raffaele Sollecito e Amanda Knox

Omicidio Meredith, assolti Raffaele Sollecito e Amanda Knox
Amanda Knox e Raffaele Sollecito in una foto di qualche anno fa

Dopo otto lunghi anni c’è la parola fine sull’odissea giudiziaria di Raffaele Sollecito e Amanda Knox accusati dell’omicidio di Meredith Kercher avvenuto a Perugia il primo novembre 2007: la corte Cassazione li ha assolti definitivamente, senza rinvio, per non aver commesso il fatto.

La sentenza è stata letta dai giudici della Suprema Corte dopo dieci ore di camera di Consiglio. Le ipotesi prima dell’arrivo di questa sentenza erano tre: la conferma della sentenza di Appello, secondo la quale i due erano stati condannati a 25 e a 28 anni di reclusione, l’annullamento con rinvio o l’assoluzione senza rinvio. Ed è proprio quest’ultima, emessa dalla Cassazione, che ha ora messo fine ad una vicenda giudiziaria durata otto anni. La Knox condannata a tre anni solo per l’accusa di calunnia, pena già scontata con i quattro di carcere preventivo.

Tra chi immaginava una sentenza definitiva di condanna e chi puntava ad un processo d’appello-ter con annullamento del verdetto della Corte d’assise di secondo grado di Firenze, la Suprema Corte ha scelto una terza via, forse la più difficile.

La vicenda dell’omicidio di Meredith Kercher si chiude, dunque, con un unico punto fermo: riguarda Rudy Guede, il solo degli imputati che ha scelto il rito abbreviato e definitivamente condannato a 16 anni di reclusione per concorso in omicidio.

Arline Kercher, madre di Meredith Kercher, si è detta “sorpresa e molto scioccata” dopo la sentenza. “Siamo allibiti…”, è stato il commento di Stephanie Kercher, sorella di Mez.

“Sono immensamente felice che quella stessa magistratura che mi ha condannato ingiustamente mi ha restituito oggi la dignità e la libertà”. Così Raffaele Sollecito, parlando con il suo avvocato Giulia Bongiorno dopo la sua assoluzione. “Finalmente – ha detto – posso riprendermi la mia vita. Non dovrò più occuparmi di carte giudiziarie e posso tornare alla normalità”. L’avvocato Bongiorno ha commentato: “Questa è una vittoria non solo per Sollecito ma per tutta la Giustizia. E’ stata una battaglia durissima, era pacifico che Sollecito è innocente, e questa Cassazione ha avuto il coraggio di affermarlo. Ora Raffaele torna a riprendersi la sua vita”, ha concluso Bongiorno sottolineando gli “errori” di questa vicenda giudiziaria.

“Ho ripreso la mia vita…”, è stato invece il commento di Amanda Knox da Seattle. “Amanda è felice, chiederemo il risarcimento per ingiusta detenzione”, ha detto l’avvocato Carlo Della Vedova che aveva appena parlato al telefono con Knox, comunicandole l’assoluzione. Amanda è stata condannata a tre anni per calunnia, ma ha sofferto una carcerazione preventiva superiore alla pena inflittale.

“E’ una verità difficile da digerire per la famiglia, per noi che l’abbiamo difesa e per i giudici che hanno emesso i verdetti di condanna”, ha detto l’avvocato Francesco Maresca, difensore della famiglia Kercher.

Amministrative 31 maggio 2015, il ministro Alfano firma il decreto

elezioni amministrative 2015Il bollino dell’ufficialità del ministro dell’Interno Alfano, che oggi, con un decreto firmato il 19 marzo, ha annunciato la data di apertura delle urne al 31 maggio per la tornata amministrativa, ha fatto partire il conto alla rovescia per un appuntamento che riguarderà quasi 23 milioni di italiani, considerando una sola volta gli enti interessati a più elezioni (nello specifico: oltre 19 milioni per le regionali, oltre 6 milioni per le comunali), peraltro molto atteso dalla politica nazionale. Il voto servirà per eleggere nuovi rappresentanti in 7 Regioni a statuto ordinario – Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Puglia – e in 1.087 Comuni, tra cui 18 città capoluogo (di cui 2 con meno di 15 mila abitanti).

Il decreto, come prassi, ha fissato anche il turno di ballottaggio dei Comuni (il cui sistema elettorale, diversamente da quello regionale, prevede il doppio turno, almeno per le realtà al di sopra dei 15 mila abitanti), previsto per domenica 14 giugno.

Come accennato, gli occhi degli analisti sono tutti puntati sulla tornata regionale per cercare di comprendere gli immediati sviluppi futuri in termini di equilibri politico-istituzionali, soprattutto per quanto riguarda il centrodestra, in forte fibrillazione dopo il caso Tosi in Veneto e per i dissidi con l’ex ministro Raffaele Fitto in Forza Italia. Ad ora l’identikit politico delle Regioni al voto evidenzia uno schiacciante 5 a 2 per il centrosinistra, dato che secondo alcuni esponenti del centrodestra verrebbe visto come una vittoria se fosse confermato.

In termini complessivi non bisogna dimenticare che la tornata del 31 maggio risentirà della profonda riforma degli enti locali iniziata formalmente il primo gennaio scorso, con l’avvio della legge Delrio (la 56 del 7 aprile 2014), che ha istituito tra l’altro le Province di secondo livello, le città metropolitane e avviato i percorsi per le unioni e fusioni dei Comuni, già ampiamente realizzati in molte parti del Paese.

La scadenza del 31 maggio riguarderà anche importanti capoluogo: 18 in tutto, di cui due con meno di 15 mila abitanti, vale a dire Venezia, Trento, Bolzano, Andria, Arezzo, Matera, Agrigento, Chieti, Rovigo, Mantova, Lecco, Macerata, Nuoro, Aosta, Vibo Valentia, Enna, Tempio Pausania e Salturi. Da ultimo è bene ricordare che il comune di Venezia è retto al momento dal commissario, dopo lo scioglimento del consiglio comunale a seguito delle dimissioni del sindaco Giorgio Orsoni indagato nell’inchiesta sul Mose. Nei comuni della Valle d’Aosta (68, tra cui Aosta) e del Trentino Alto Adige (251, tra cui Trento e Bolzano), si voterà il 10 maggio.

Scissione Lega, in sei lasciano Salvini. E Renzi si rafforza grazie all'asse Tosi-Alfano

da sinistra a destra, in alto, le senatrici della Lega Nord Emanuela Munerato, Patrizia Bisinella e Raffaella Bellot. In basso i deputati Roberto Caon, Emanuele Prataviera e Matteo Bragantini.
Da sinistra a destra, in alto, le senatrici della Lega Nord Emanuela Munerato, Patrizia Bisinella e Raffaella Bellot. In basso i deputati Roberto Caon, Emanuele Prataviera e Matteo Bragantini. (Ansa/Parlamento)

C’era da aspettarselo. Dopo l’espulsione di Flavio Tosi dalla Lega da parte di Matteo Salvini anche sei parlamentari veneti vanno via per approdare al gruppo misto che significa sostegno alla maggioranza del governo Renzi.

Si tratta di tre senatori e tre deputati: al Senato lasciano Emanuela Munerato (Rovigo), Patrizia Bisinella (Treviso), compagna del sindaco di Verona, e Raffaela Bellot (Belluno); mentre alla Camera Roberto Caon (Padova), Emanuele Prataviera (Venezia) e Matteo Bragantini (Verona).

I sei spiegano che la oro riflessione è stata “lunga e sofferta” e aggiungono che “dopo un confronto con i nostri territori, abbiamo deciso di uscire dal gruppo parlamentare della Lega Nord”.

“Riteniamo – si legge nella loro nota – che l’espulsione del nostro segretario nazionale della Liga Veneta e il commissariamento di fatto del direttivo nazionale della Liga stessa, oltre che il disconoscimento delle legittime decisioni che erano state assunte in consiglio nazionale, siano state prese da via Bellerio in modo scorretto e illegittimo dal punto di vista statutario e politicamente non comprensibile”.

“Siamo nati – dicono – come autonomisti e federalisti sia nelle battaglie politiche rivolte all’esterno, sia nella gestione interna al nostro movimento. Questi fatti ci fanno ritenere che la Lega Nord abbia abbandonato la sua vera natura e il suo spirito riformista e federalista, non ammettendo più nemmeno un dibattito e una democrazia interni. Siamo stati tra i protagonisti della cosiddetta “rivoluzione delle scope” che tanto faticosamente aveva combattuto e sconfitto il “cerchio magico” che oggi constatiamo essere ritornato anche con altre figure e più virulento di prima”.

I sei parlamentari assicurano di continuare a riconoscersi nei cittadini che hanno dato loro fiducia nel 2013 e che proseguiranno le “battaglie storiche rivolte a quei principi imprescindibili di tutela delle identità e dell’autonomia e libertà dei nostri territori”. Noi – continuano – rimaniamo fedeli al principio del “padroni a casa nostra”.

“Siamo aperti a tutti quelli che condividono con noi la necessità di riformare lo stato, ovviamente in forma federale, ed usciamo con l’obiettivo politico di creare un nuovo soggetto che abbia a cuore la volontà di ridare dignità e potere a tutte le autonomie locali, in antitesi al governo Renzi che sta rendendo lo Stato sempre più centralista, costoso ed inefficiente, con conseguente insostenibile aumento della già altissima pressione fiscale. Un nuovo soggetto politico che abbia come elemento comune la concretezza, perché per rilanciare il nostro Paese servono azioni vere, non slogan e populismo”, concludono i sei addittando il segretario del Carroccio Matteo Salvini.

Con la fuoriuscita dei tosiani dalla Lega, il premier Matteo Renzi rafforza la sua stabilità a palazzo Madama (tre senatori in più) in virtù della presenza nel governo del Ncd di Angelino Alfano che con Tosi mantiene solidi rapporti. Una delle accuse che Salvini muoveva all’ex sindaco di Verona era infatti la volontà della Liga di allearsi in Veneto con i centristi che stanno al governo insieme a Renzi.

Per questa ragione, il leader leghista gli ha prima commissariato la Liga Veneta, levandogli la possibilità di dire l’ultima sulla formazione di alleanze e liste per poi espellerlo definitivamente. Una scelta che ha portato Tosi a decidere di candidarsi a governatore del Veneto contro il “pupillo” salviniano, Luca Zaia. Una lite che ha spaccato il centrodestra e che finirà per favorire la candidata dem Alessandra Moretti.

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