7 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 1212

Una Pizza 5 stelle per finanziare il M5S. Clienti serviti dai parlamentari

Camerieri Movimento 5 Stelle Un fotomontaggio della locandina del film "Camerieri"
Un fotomontaggio della locandina del film “Camerieri”

“I politici sono i camerieri dei banchieri”, diceva il poeta Ezra Pound nella critica al sistema bancario che egli riteneva “usuraio”. A distanza di qualche decennio l’adagio è preso provocatoriamente in prestito, al contrario, per dire che i politici devono essere i “camerieri del popolo”.

Così, il Movimento Cinque Stelle – in vista delle elezioni regionali del 31 maggio in Campania che vedrà i grillini sostenere la candidata alla Presidenza della Regione Valeria Ciarambino – hanno organizzato una mega cena definita “di autofinanziamento”. Antipasto e pizza in due pizzerie sul lungomare di Napoli per “dare l’esempio” che la politica “è servizio” per la gente e non il contrario. Appuntamento lunedi 27 aprile alle ore 20 nei locali “Sorbillo” e “Rossopomodoro” dove chi vuole saggiare “l’ottima” pizza (o Calzone Napoli) del parlamentare grillino Riccardo Fraccaro sarà servito e riverito in esclusiva da 25 parlamentari del movimento di Beppe Grillo.

Con in testa il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e il presidente della Commissione di vigilanza Rai Roberto Fico, ai tavoli a servire i clienti ci saranno Alessandro Di Battista, Fabiana Dadone, Salvatore Micillo, Alfonso Bonafede, Michele Dell’Orco, Manlio Di Stefano, Vito Crimi, Nicola Morra, Paola Nugnes, Carlo Sibilia, Angelo Tofalo, Vega Colonnese, Carla Ruocco, Silvia Giordano, Matteo Mantero, Luigi Gallo, Vilma Moronese, Sergio Puglia, Gianluca Castaldi, Vito Petrocelli, Mimmo Pisano e Andrea Cioffi.

Presenti anche i candidati pentastellati in lizza per uno scranno in consiglio regionale. Un modo originale di fare campagna elettorale (e racimolare i quattrini di manifesti e santini). Il M5S è “costretto” a chiedere il contributo a simpatizzanti, iscritti ed elettori dopo il rifiuto del mega rimborso elettorale che ammontava a poco meno di 50 milioni di euro spettanti dopo le politiche del 2013. “Non sarà una cena da mille euro, come quella del Pd renziano”, ma, assicurano gli organizzatori, gli avventori certamente non potranno lamentarsi nè della pizza a 5 stelle né del servizio esclusivo.

Italicum, via libera in Commissione. Ma in Aula sarà scontro

Il ministro Maria Elena Boschi - Italicum
Il ministro Maria Elena Boschi

Come ampiamente previsto, la Commissione Affari Costituzionali della Camera, presente solo la maggioranza, ha approvato la riforma elettorale dopo il varo al Senato. Da lunedì 27 aprile il testo approderà in Aula con i gruppi sul piede di guerra.

La tensione è alle stelle, soprattutto nel Pd di Matteo Renzi che qualche giorno fa ha provveduto a sostituire i dieci membri ribelli dalla Commissione che fanno capo alla minoranza dem. Il premier tira per la sua strada e ha fatto ben capire che il testo rimarrà tale e quale. Nessuna modifica è stata apportata come chiedevano invece i vari Bersani, Cuperlo e Civati.

Mentre il provvedimento passa in Affari costituzionali, Forza Italia, che al Senato aveva votato a favore, arriva allo scontro. Ed è il presidente azzurro Silvio Berlusconi a prendere posizione: “Non possiamo votare questa legge elettorale. Una legge che Renzi ha cambiato 17 volte. Non possiamo consentire a Renzi – aggiunge l’ex premier – di prendere il potere totale con 30% dei voti attraverso una legge che di fatto con lo sbarramento al 3% polverizza l’opposizione”.

“Noi – dice Berlusconi – avevamo proposto l’elezione diretta almeno chi vince è legittimato dal popolo e ci sarebbero solo due partiti”,  mentre il capogruppo di Fi Renato Brunetta ricorda che “lo strappo lo ha fatto Renzi, deportando dieci suoi parlamentari in commissione Affari Costituzionali. Non si era mai vista – aggiunge – una deportazione di questo tipo, tendente evidentemente a condizionare l’azione politica di una parte consistente del suo stesso gruppo parlamentare”.

Brunetta afferma che “se Renzi metterà la fiducia peggio per lui”. Poiché da questa azione è inevitabile che “ci saranno delle reazioni all’altezza della violenza che il premier sta realizzando sull’intero Parlamento”. Secondo il capogruppo di Fi, “Renzi è un dittatorello di provincia, ha rotto il patto del Nazareno, dopo avere utilizzato i voti di Forza Italia per realizzare il suo egemonismo.

La maggioranza del Pd replica con ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi: “I gruppi parlamentari – dice – rinuncino a chiedere il voto segreto in aula sulla riforma elettorale”. Una preoccupazione che prelude alla fiducia poiché se il voto segreto ottiene il via libera dall’ufficio di presidenza della Camera, potrebbero non mancare le sorprese nelle urne dell’Italicum. Renzi rischia di non avere i numeri sufficienti per approvare in via definitiva la riforma elettorale. E i franchi tiratori dovrebbe cercarli di scovare tra i renziani delusi e quanti in Ap, Scelta civica e Misto non sono proprio convinti che l’Italicum, così come’è, sia migliore del vecchio “Porcellum”.

Migranti, Renzi: "Basta coi trafficanti di carne umana"

I due presunti trafficanti ritenuti autori della strage nel Mediterraneo. Da sx Mohammed Ali Malek e Mahmud Bikhit
I due presunti trafficanti ritenuti autori della strage nel Mediterraneo. Da sx Mohammed Ali Malek e Mahmud Bikhit

“Dobbiamo avere la consapevolezza che stiamo combattendo una guerra contro i trafficanti di uomini. Non c’è nella storia un’altra esperienza analoga di compravendita di carne umana se non lo schiavismo”.

Lo ha detto il premier Matteo Renzi, in aula al Senato. “Combattere i trafficanti di uomini – aggiunge – significa combattere gli schiavisti del ventunesimo secolo. Non è solo una questione di sicurezza o di terrorismo, ma di dignità umana. La storia – aveva ricordato Renzi alla Camera – ha già conosciuto un momento in cui si prendevano uomini e si infilavano nei barconi e ciò che sta avvenendo ora con la compravendita di uomini è esattamente una forma di moderno schiavismo”.

“Sono fiducioso che l’Ue possa cambiare passo e fare l’Ue non solo quando c’è da fare il budget”, ha detto il premier, augurandosi che il consiglio Ue di giovedi sia qualcosa di diverso da “un dotto club di specialisti tecnici che sanno tutte le dinamiche geopolitiche ma dimenticano di dare una risposta al dolore”

Isis, The Guardian: "il califfo al-Baghdadi "seriamente ferito"

Il leader dell'Isis Abu Bakr al-Baghdadi
Il leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi

Il “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi, leader dell’Isis, sarebbe rimasto gravemente ferito, lo scorso marzo, sotto le bombe di uno dei raid condotto dalla coalizione a guida Usa impegnata contro i jihadisti in Siria e Iraq. Lo riferiscono fonti citate in esclusiva dall’edizione online del quotidiano britannico “The Guardian”.

Il “Guardian” cita una fonte accreditata di collegamenti con gruppi terroristici in Iraq secondo la quale il ferimento di Baghdadi risale a marzo e avrebbe messo in pericolo la sua vita.

La stessa fonte precisa peraltro che il capo dei jihadisti “si sta ora lentamente riprendendo” anche se non ha riguadagnato il controllo dell’organizzazione a livello operativo quotidiano. Un diplomatico occidentale e un funzionario iracheno hanno confermato al giornale britannico che il 18 marzo in effetti un raid ha preso di mira un convoglio sospetto di tre veicoli nella zona di al’ Baaji, nel distretto iracheno di Ninive vicino al confine con la Siria.

Il diplomatico ha sottolineato che le forze della coalizione non erano comunque certe che a bordo di una delle vetture ci fosse Baghdadi, mentre l’ufficiale iracheno Hisham al-Hashimi ha affermato di aver appreso fin da allora che il “califfo” fosse stato ferito con persone del suo seguito. Due precedenti informazioni sul possibile ferimento di Baghdadi si erano poi rivelate infondate nel novembre e nel dicembre scorsi.

Da Google il nuovo algoritmo che premia il Mobile Friendly

secondo piano news mobile friendsAllora, diciamo subito che è una notizia che può interessare solo appassionati del web e addetti ai lavori che smanettano con blog e siti internet. Interessa poco i lettori, sebbene siano gli utenti finali che beneficiano “passivamente” di questa rivoluzione googoliana.

Il gigante del web, da oggi 21 aprile, farà funzionare il suo algoritmo Mobilegeddon, una formula tesa a premiare nelle ricerche online chi possiede un sito web Mobile Friendly, ossia ottimizzato per tablet e smartphone. Mountain View col nuovo algoritmo tende a far scalare posizioni nella Serp (Search Engine Results Page) del motore di ricerca appunto chi ha rispettato tutte le pratiche di ottimizzazione. I siti che non saranno ottimizzati per mobile subiranno una sorta di “declassamento”, ma solo da smartphone perché non sembra che l’algoritmo riguardi i browers dei Pc, almeno per adesso.

Da una serie di test che abbiamo condotto sul Mobile Friendly Test, strumento di Google che misura se un sito è responsive, non mancano le sorprese. Sono tanti i siti e giornali online, anche autorevoli, che non superano il test di Big G. Per loro significa perdere un bel po’ di posizioni nelle ricerche da mobile. Secondo la società di ricerca SumAll, il 67% delle prime cento compagnie per Fortune non è “mobile friendly”. Comunque niente paura, un buon sviluppatore, unitamente a un esperto di Seo (Search Engine Optimization) saprà dove mettere mani nel back end di un sito per superare il test.

Più ricerche di Google hanno attestato che circa il 60% del traffico online – secondo dati comScore, azienda di analisi e tecnologie sul web – arriva dai dispositivi mobili, percentuale destinata a sfiorare il 70% nel 2020. Un dato tuttavia non così elevato in Italia dove ancora tiene bene la navigazione tradizionale.

In conclusione, per l’utente – lettore non cambia nulla, nel senso che come sua abitudine continuerà a cliccare sulle prime voci di una ricerca. Una pratica veloce ma sconsigliata, poiché andando avanti spesso possono trovarsi notizie migliori di quelle apparse in prima. Cambierà molto per chi gestisce siti perché se non si adegua noterà presto effetti negativi in termini di visite.

Strage migranti, superstiti a Catania. Alfano: "Arrestati scafisti". Forse collisione col Kings Jacob

Un peschereccio nelle operazioni di soccorso dopo la strage migrantiLa nave Gregoretti, della Guardia costiera, con a bordo 27 dei 28 superstiti del naufragio a largo della Libia è nel porto di Catania. Ad accogliere l’imbarcazione sulla banchina del molo etneo il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, in rappresentanza del governo.

“Fermati i due scafisti dell’imbarcazione affondata. Si tratta del comandante, tunisino, e di un suo assistente, siriano”. Lo afferma in una dichiarazione il ministro dell’interno Angelino Alfano. Sono accusati di omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento d’immigrazione clandestina. Il primo reato è quello che in genere viene imputato a chi fa un incidente in auto e uccide più persone. Paradossalmente non è possibile imputare ai trafficanti il reato di strage.

I presunti scafisti, riconosciuti da altri naufraghi testimoni, a bordo della nave Gregoretti nel porto di Catania
I presunti scafisti, riconosciuti da altri naufraghi testimoni, a bordo della nave Gregoretti nel porto di Catania (Ansa/Di Meo)

I due presunti scafisti, ha spiegato il procuratore di Catania Giovanni Salvi, sono stati indicati dai sopravvissuti che erano a bordo della nave Gregoretti e riconosciuti anche dal giovane del Bangladesh ricoverato in ospedale a Catania a cui sono state mostrate delle fotografie.

La Guardia Costiera nel frattempo conferma al momento il bilancio del naufragio a largo delle coste libiche: 24 morti e 28 superstiti. Le condizioni di salute di un migrante, ricoverato da ieri all’ospedale di Catania, “sono buone”.

Intanto, dal racconto dei sopravvissuti all’ecatombe emergono sempre più dettagli su quanto accaduto. Il presunto scafista – raccontano i superstiti – forse nel tentativo di nascondersi avrebbe condotto il barcone contro una nave mercantile portoghese, la King Jacobs che era arrivata nelle vicinanze per prestare soccorso. Una versione confermata anche dai pm di Catania secondo i quali il naufragio sarebbe dovuto a due cause: lo spostamento dei migranti sull’imbarcazione, che era sovraffollata, e l’errata manovra dello scafista che l’ha portata a collidere con il mercantile King Jacobs. Il comandante del porta container, intervistato lunedi da “Petrolio”, programma di Rai 1 condotto Duillio Giammaria non ha riferito questa circostanza. Circostanza che se fosse confermata potrebbe cambiare la dinamica conosciuta finora.

Secondo i pm “non è stato ancora possibile accertare il numero dei morti” nel naufragio in Libia, perché i superstiti riferiscono di cifre comprese tra i 400 e 950 passeggeri, ma “secondo alcuni sopravvissuti sentiti su nave Gregoretti e un report del mercantile portoghese si stima che a bordo del barcone ci fossero circa 850 migranti“.

L’Ue ieri ha messo a punto un piano di dieci punti per fronteggiare l’emergenza profughi. Si tratta di un’azione che interesserà tutti gli stati membri. La volontà di Bruxelles sono, fra le altre, quella di redistribuire gli arrivi per i tutti i paesi Ue, distruggere i barconi dopo il via libera dell’Onu e dotare di più fondi Triton.

 

Migranti, l'Ue si prepara alla guerra ai trafficanti. Ecco il piano

Consiglio di sicurezza OnuRafforzare Triton, almeno raddoppiando le risorse economiche ed i mezzi a disposizione. Prevedere meccanismi di emergenza per la redistribuzione dei profughi. Lanciare un nuovo programma per il rimpatrio “dai paesi in prima linea” come l’Italia dei migranti irregolari che non hanno diritto all’asilo. Ma anche e soprattutto lanciare un “sistematico sforzo per sequestrare e distruggere le barche dei contrabbandieri” di esseri umani. Potrebbe essere l’inizio della guerra europea contro quelli che Matteo Renzi ha definito gli “schiavisti del 21/o secolo”.

Sono i punti principali dei dieci previsti dal piano d’azione europeo sull’immigrazione, presentato dalla Commissione ed approvato oggi a Lussemburgo dai ministri degli Esteri e degli Interni. Sarà la base di lavoro del vertice straordinario convocato per giovedì dal presidente Tusk dopo 24 ore di “consultazioni”. Per la caccia ai trafficanti viene evocato il modello della operazione Atalanta, con le navi militari della Ue in missione anti-pirateria nel Corno d’Africa. Per realizzarlo servirebbe un mandato del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ma la Ue è pronta ad attivarsi. E c’è già chi, come il Belgio, si dice disposto a mettere a disposizione mezzi militari.

Nell’ambizioso piano d’azione preparato da Avramopoulos, il rafforzamento delle risorse per Frontex e l’operazione Triton appare però ancora limitato. Nell’ultima bozza circolata si parlava di raddoppio, una quantificazione lontana dal “cambio di ordine di grandezza” chiesto da Gentiloni che definisce gli appena “tre milioni al mese” attualmente a disposizione per Triton come “non all’altezza della maggiore potenza economica del pianeta”. Nel testo finale si parla genericamente di “aumento” e Avramopoulos indica che la cifra potrebbe essere rivista. Per Alfano è comunque “un primo passo”.

Nella guerra ai trafficanti sono previste anche operazioni di intelligence. Il punto “3” chiede “riunioni regolari” tra Europol, Frontex, l’agenzia europeo per l’asilo (Easo) e Eurojust per “raccogliere informazioni sul modus operandi” e “tracciare i finanziamenti”. E il punto 10 lancia l’idea di inviare nei paesi chiave ‘Ufficiali di collegamento per l’immigrazione”: degli 007 dei flussi migratori di stanza nelle delegazioni della Ue. L’Easo poi schiererà team in Italia e Grecia per dare assistenza nella valutazione delle domande di asilo. Ma gli Stati dovranno “assicurare” la raccolta delle impronte digitali, punto su cui l’Italia più volte è stata richiamata.

Inoltre il piano chiede di “considerare” opzioni per la redistribuzione dei profughi richiedenti asilo: da una parte un “meccanismo di emergenza”, dall’altra quello di avviare un “progetto pilota” per ridistribuire tra gli Stati membri “quote” di persone bisognose di protezione, sempre però su base volontaria vista l’opposizione di molti paesi dell’est. Infine, rilanciato impegno di collaborazione con i paesi attorno alla Libia, aumentando anche la presenza di personale civile per il controllo dell’immigrazione per rafforzare la missione già esistente.

Fallimento Calabria Ora, chiesto il processo per editori

Fallimento Calabria Ora, chiesto il processo per editori Chiesto il rinvio a giudizio per gli imprenditori cosentini Pietro Citrigno, 63 anni e Fausto Aquino, 59 anni e tre amministratori delle società, riconducibili, secondo l’accusa, allo stesso Citrigno, e dichiarate fallite: Tommaso Funari, 57 anni, Rosanna Grillo, 57 anni e Massimo Zimbo, 46 anni.

La procura di Cosenza, attraverso i magistrati Cava, Cozzolino e Donato, sta conducendo l’inchiesta relativamente ad una ipotesi di bacarotta fraudolenta con riferimento alla chiusura della testata giornalistica Calabria Ora.

Secondo l’accusa i cinque, a vario titolo e con varie modalità, avrebbero distratto illecitamente fondi dalla disponibilità delle società fallite, danneggiando in questo modo i creditori tra cui diversi giornalisti del quotidiano “Calabria Ora”, pubblicato dalle società editoriali “Cooperativa editoriale calabrese” e “Paese Sera editoriale” che sono fallite rispettivamente fallite nel 2012 e nel 2013.

La parola adesso passa al giudice per l’udienza preliminare di Cosenza che dovrà fissare la prima udienza.

Tratta immigrati, Lo Voi: "Dalla Libia un milione pronti a partire". Le intercettazioni degli schiavisti

I 24 trafficanti di esseri umani arrestati dalla procura di Palermo | Tratta immigrati
I 24 trafficanti di esseri umani arrestati dalla procura di Palermo

“Dai dati in nostro possesso, sulle coste libiche ci sarebbe circa un milione di migranti pronti a partire per l’Europa”. E’ questa l’anticipazione choc del procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia, durante la conferenza stampa sull’indagine “Glauco II” che ha portato all’arresto di 24 trafficanti di uomini protagonisti di una rete transnazionale che gestisce le traversate dal nord Africa verso l’Italia e l’Europa.

“C’è un traffico inarrestabile di esseri umani” ha aggiunto Scalia. In particolare “quello che arriva dalla Libia” dove è elevato “il numero di migranti che vogliono raggiungere l’Italia e l’Europa e per la possibilità di facilissimi guadagni. Dalle intercettazioni abbiamo accertato che il prezzo medio per giungere da paesi africani come il Sudan, l’Eritrea la Libia è tra i 4mila e i 5mila dollari. Poi, dalla Libia all’Italia il viaggio costa dai 1.000 ai 1.500 dollari. Sono trafficanti in contatto con altri extracomunitari ai quali preannunciano gli sbarchi e vengono forniti i numeri di telefono dei referenti sul nostro territorio nazionale”.

Mered Medhanie
Mered Medhanie

Un vorticoso giro di denaro con cui si pagano scafisti e basisti senza scrupoli e che vanno a gonfiare il forziere delle organizzazioni criminali come l’Isis, che controlla larga parte di quei territori.

L’organizzazione criminale era composta da eritrei, etiopi, ivoriani, guineani e ghanesi. “I soldi – è stato spiegato dal procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Maurizio Scalia – giravano attraverso il sistema “hawala”, basato su un rapporto fiduciario reciproco, capace di evitare la tracciabilità di circuiti bancari e finanziari leciti”. Un sorta di “money transfer” islamica che funziona sulla parola. Le destinazioni privilegiate dai “clienti” sono Belgio, Inghilterra, Germania, Svezia, Norvegia. Viaggi organizzati via Skype o Whatsapp, per sfuggire alla rete di controlli.

L’inchiesta, condotta dallo Sco e dalle Squadre Mobili di Palermo e Agrigento, ha preso spunto dal tragico epilogo dello sbarco del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, quando in 366 persero la vita a mezzo miglio dall’isola, prima di riuscire ad approdare sulla costa dell’isola. Tra i principali responsabili – secondo gli inquirenti – figurano due presunti trafficanti di esseri umani: Ghermay Ermias, etiope e l’eritreo Medhane Yehdego Redae, che operano sulla cosiddetta “rotta libica”.

Ermias, latitante dal luglio 2014, è ritenuto l’organizzatore e il responsabile della strage di Lampedusa. Il trafficante agisce tra Tripoli e Zuwarah.

identikit di Ermias Ghermay
identikit di Ermias Ghermay

La squadra mobile di Palermo guidata da Maurizio Calvino ha avuto modo di seguire Medhane Redae, detto pure il “generale”. E su di lui che si sono concentrati i maggiori sospetti. In alcune intercettazioni appare come il deus ex machina dell’organizzazione, Non una comparsa, ma uno dei principali protagonisti che al telefono si vanta e si lamenta: “Ho la forza di Gheddafi non potrà esserci mai nessuno più forte di me”. “Sono davvero stressato… tutta colpa del lavoro”. Medhane non sa di essere intercettato e per questo parla a ruota libera. Sorride quando afferma: “Dicono di me che ne faccio salire sempre troppi sui barconi… ma sono loro che vogliono partire subito”.

E ancora: gli investigatori ascoltano Medhanie mentre con i complici prospetta di aprire un conto corrente a Dubai o altrove dove far transitare senza troppi controlli il denaro sporco derivante dalle tratte. “Ma è meglio investire in America o in Canada, lì non ti chiedono la provenienza dei soldi”. Una montagna di soldi, tanti da poter essere reinvestiti. “Quest’anno – dice lo scafista intercettato – ho lavorato bene ho fatto partire 7mila, 8mila persone”.

L’altro trafficante è l’etiope Ermias Ghermay, allo stato latitante. La mobile lo ascolta al telefono mentre svela il suo dna criminale: “Noi facciamo un lavoro illegale, – dice – mica siamo il governo che può aiutare tutti e ascoltare tutti”.

Lui e Mered Medhanie, – come i mafiosi si contendono le aree del racket – controllano parte della Libia. Parte, poiché sarebbe impossibile fare tutto da soli. Gli investigatori lo sanno e sarebbero infatti sulle tracce di altri 25 trafficanti che operano tra l’Italia e la Libia.

Italicum, Renzi sostituisce membri Pd in Commissione. E' scontro

Gianni Cuperlo
Gianni Cuperlo

Il segretario del Pd Matteo Renzi starebbe procedendo – in vista dell’esame dell’Italicum – alla sostituzione dei componenti della minoranza dem della commissione Affari costituzionali della Camera. Questo a pochi giorni dal voto finale sulla nuova legge elettorale, sul quale si riaccende lo scontro politico. Questa sera si riunira’ l’ufficio di presidenza del gruppo Pd e li’ sara’ data indicazione delle sostituzioni da effettuare. Ma Gianni Cuperlo è già sulla rotta di collissione: Sarebbe “uno strappo serio ” che “metterebbe seriamente a rischio la prosecuzione della legislatura, perché ci sarebbe da parte delle opposizioni tutte una reazione molto molto severa”, dice uno dei leader della minoranza Pd.

Sara’ poi, viene ancora spiegato, il capogruppo in commissione a comunicare la sostituzione e i nuovi componenti che prenderanno parte ai lavori. Ad essere sostituiti, secondo quanto apprende l’Agi, saranno: Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Marco Meloni. Non dovrebbe invece essere sostituito Giuseppe Lauricella, esponente della minoranza sempre molto critico verso il testo dell’Italicum, che tuttavia oggi ha spiegato che seguira’ le indicazioni del gruppo in commissione.

La riunione della commissione Affari costituzionali della Camera slitta alle 13. Il presidente Francesco Paolo Sisto punta, riferisce lo stesso esponente di Forza Italia che insieme a Gennaro Migliore e’ anche relatore dell’Italicum, a concludere l’esame dell’ammissibilita’ degli emendamenti nella giornata di oggi. In tutto, sono state presentate 135 richieste di modifica al testo della riforma elettorale.

Gli emendamenti del Pd sono stati presentati tutti da esponenti di minoranza e in particolare da Alfredo D’Attorre (6), Rosy Bindi e Barbara Pollastrini (2 ciascuno) e uno da Roberta Agostini, si apprende ancora. La tensione politica sull’Italicum e’ gia’ alta.Secondo Stefano Fassina, la decisione del gruppo di sostituire i componenti della minoranza Pd in commissione Affari costituzionali della Camera e’ “un fatto grave”.

Un fatto “conseguenza dell’indisponibilita’ da parte del presidente del Consiglio a riconoscere le correzioni necessarie affinche’ il pacchetto” Italicum-riforma del Senato “non porti ad un presidenzialismo di fatto senza contrappesi” che porterebbe ad una “regressione” della qualita’ della democrazia.

Ricordando di aver già espresso le sue considerazioni nell’assemblea del Partito, Cuperlo sottolinea: con le riforme “e’ in discussione la qualita’, la natura della nostra democrazia, le regole fondamentali” di questa e “ciascuno di noi e’ vincolato per un verso all’appartenenza a un partito e per l’altro verso alla coerenza con le proprie convinzioni. Io ho gia’ detto che ritenevo un errore non apportare poche, essenziali modifiche”. “Mi auguro ancora che in queste prossime ore ci sia la volonta’ di capire che nessuno vuole sabotare o azzerare il percorso”.

Ancora morti nel Mediterraneo. Salvati 80 migranti a Rodi ma si temono altre vittime

Migranti in mare nel drammatico naufragio di Rodi, Grecia
Migranti in mare nel drammatico naufragio di Rodi, Grecia

Tre migranti, fra cui un bambino, sono morti nel naufragio di un’imbarcazione al largo dell’isola greca di Rodi, nel Sud-est del Mar Egeo. Un primo bilancio parla di circa 80 persone tratte in salvo.

Secondo le prime informazioni fornite da testimoni che al momento del naufragio si trovavano sulla spiaggia di Zephyros di fronte alla quale il barcone ha cominciato ad inabissarsi dopo aver urtato contro uno scoglio, sull’imbarcazione c’erano almeno 200 persone che sono saltate in acqua senza attendere i soccorsi ed hanno cominciato a dirigersi a nuoto verso terra sotto gli occhi sbigottiti di residenti e turisti accorsi sul posto.

IL DRAMMATICO VIDEO DEL NAUFRAGIO

Dalla Guardia costiera si è appreso che i tre cadaveri recuperati sono quelli di un bambino, di un uomo e di una donna. Secondo le autorità greche il barcone era partito dalle coste della vicina Turchia ma i trafficanti avevano abbandonato l’imbarcazione quando ancora si trovava al largo dell’isola di Rodi.

La barca si è schiantata sulle rocce vicino al porto di Rodi. La settimana scorsa sono arrivati circa 700 migranti a Mitilene, sull’isola greca di Lesbo, di fronte alle coste turche, nel Nord-est dell’Egeo.

Migranti, catturati 24 schiavisti. Da un viaggio con 200 persone, 720mila euro

Operazioni di salvataggioSono 24 i destinatari di custodia cautelare nell’operazione “Glauco II” della Polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Palermo, che ha sgominato un’organizzazione dedita al traffico di esseri umani tra l’Africa e l’Europa. Finora sono state eseguite solo 14 ordinanze. Le altre 10 persone sarebbero irreperibili.

L’inchiesta ha preso spunto dal tragico epilogo dello sbarco del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, quando in 366 persero la vita a mezzo miglio dall’isola, prima di riuscire ad approdare sulla costa dell’isola. Tra i principali responsabili – secondo gli inquirenti – figurano due trafficanti di esseri umani: Ghermay Ermias, etiope, e Medhane Yehdego Redae, eritreo, che operano sulla cosiddetta “rotta libica”.

Il primo, latitante dal luglio 2014, ritenuto l’organizzatore e il responsabile di quell’episodio, agisce tra Tripoli e Zuwarah. La polizia ha scoperto una “cellula” che in tutta Italia organizzava il traffico di uomini tra l’Africa e l’Europa.

I provvedimenti sono stati emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Le indagini hanno permesso di ricostruire le attività di una articolata organizzazione criminale transazionale – composta da eritrei, etiopi, ivoriani, guineiani e ghanesi – che ha favorito, con notevoli profitti economici, l’immigrazione illegale di centinaia di migranti.

La “cellula” – composta composta da cittadini eritrei che vivono nelle province di Palermo, Agrigento, Catania e Milano – favorisce la permanenza illegale di migranti clandestini in Italia agevolandone poi l’espatrio illegale verso altri paesi Ue tra cui Norvegia, Germania, e Svezia.

Il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi
Il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi

L’indagine è coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e diretta dall’aggiunto Maurizio Scalia e dai sostituti Geri Ferrara e Claudio Camilleri. Ulteriori particolari saranno forniti da magistrati ed investigatori nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11 al palazzo di giustizia di Palermo.

Una vera “agenzia di viaggi”, con tanto di tariffario per la “deportazione”. Gli inquirenti hanno accertato infatti che ogni migrante paga complessivamente fino a 3600 dollari per attraversare il Mediterraneo con ricavi per gli “schiavisti del XXI secolo”, come li chiama Renzi, che in un viaggio solo andata per 200 migranti significa per l’organizzazione criminale a capo delle operazioni (Isis), un ricavo all’incirca di 720.000 dollari di cui gli scafisti possono arrivare a intascare anche “80mila euro a testa”. Il resto rimane nelle tasche dell’organizzazione che deporta uomini donne e bambini per mandarli a morire nelle acque del Mare Nostrum. Questi si chiamano crimini contro l’umanità.

Strage di migranti, Renzi: "Affrontare problema Libia alla radice". Ma l'Ue è assente

Matteo Renzi durante il vertice dopo strage migranti in Libia
Matteo Renzi durante il vertice dopo strage migranti in Libia

“Se noi non riusciremo ad affrontare il problema alla radice in Libia, non riusciremo mai a dare una risposta a questo dramma”. E’ questo uno dei passaggi centrali del discorso del premier italiano Matteo Renzi dopo il drammatico naufragio di un peschereccio a largo della Libia in cui si teme abbiano perso la vita circa settecento persone.

Un incontro dov’era presente quasi l’intero governo insieme ai vertici militari ma al di là delle dichiarazioni a distanza, l’Ue era assente. Un’assenza che pesa e mette in tutta evidenza che l’Italia è un paese lasciato solo e da solo sta affrontando l’emergenza migratoria di questi mesi. Renzi non lo dice chiaramente (poi lo dirà in un twitt) ma auspica, durante la conferenza stampa che “l’Europa prenda di petto questa situazione”. La situazione in Libia è esplosiva e il premier ribadisce più volte di intervenire alla radice, ma serve quella collegialità che finora è mancata, almeno nei fatti concreti.

Le idee per fermare gli sbarchi sono molteplici, ma sembra che nessuno sappia da dove cominciare. Ipotesi deboli e aleatorie come si sono mostrate le due operazioni Mare Nostrum e Triton il cui fallimento è certificano dai numeri di morti in mare.

Cosa fare, quindi? Blocchi navali? Per Renzi “bisogna capire come si fa, perché paradossalmente si rischia di fare un favore agli scafisti in quanto saremmo costretti a prendere le barche e i passeggeri consetendo e legittimando un servizio taxi”. altro, invece è il tema dei “respingimenti”, un’azione che però non è supportata da “vigenti discipline internazionali”, in particolare sarebbe “impossibile attuarli in Libia con la situazione che tutti conosciamo”.

Una terra senza controllo che va stabilizzata. “Il 91 percento degli immigrati che arriva in Italia viene dalla Libia”, ha aggiunto Renzi. “Quindi il tema della risoluzione del caso libico è assolutamente prioritario”. Ma anche qui si torna al punto di partenza, poiché non si può da soli stabilizzare la Libia totalmente in mano ai miliziani dell’Isis.

La porta container King Jacob, la prima nave di soccorso. Non ce l'ha fatta a  evitare la strage di migranti
La porta container King Jacob, la prima nave che ha soccorso i migranti

“Noi siamo pronti a fare tutto ciò che possiamo fare affinché i migranti non partano”, ma questo per il premier comporta “un coivolgimento delle Nazioni unite e delle istituzioni europee” che al momento non c’è e che se ne dovrebbe discutere al prossimo consiglio d’Europa convocato in settimana. Al momento, spiega Renzi, questa “è una ipotesi sul tavolo”, dice senza sbilanciarsi sul ruolo che deve avere l’Europa. Quanto sulla presenza di navi che facciano da “monitor”, il premier spiega che non si tratta di mettere qualche nave in più per evitare tragedie di questa portata.

“In questo caso – puntualizza Renzi, l’incidente è avvenuto non in assenza di una nave di soccorso ma in presenza di una nave che stava soccorrendo i migranti. Questo vorrei che fosse molto chiaro, perché non c’è stata un’assenza che ha causato il disastro”. Questo, per rispondere a chi oggi invoca il ritorno di Mare Nostrum. Del resto “la tragedia è avvenuta in presenza di una nave”.

Il capo del governo sottolinea il “valore” delle perdite umane e promette: “Quando finirà questa vicenda, vogliamo recuperare il relitto perché dentro non ci sono numerini, ma esseri umani che meritano dignità”. Prim’ancora il premier, aveva elogiato gli sforzi dei soccorritori: “Il lavoro che sta facendo l’Italia – ha affermato Renzi – talvolta in una condizione di quasi solitudine, talvolta in compagnia di altre realtà internazionali è oggettivamente straordinario”, e sono “inconcepibili le polemiche di una piccola parte politica italiana”.

Polemiche che hanno raggiunto il top negli ultimi giorni quando sulle coste italiane sono sbarcati 11mila migranti col recupero di decine di cadaveri nel Mediterraneo. Da soli, in assenza totale dell’Unione europea. Al termine della conferenza stampa Renzi torna a twittare per scagliarsi nuovamente contro i trafficanti di uomini. “Schiavisti del XXI” e, come i nazisti, deportatori di uomini e donne e bambini. 

Libia, si capovolge barca piena di migranti. "700 morti". Uccisi dall'Isis e dall'indifferenza Ue

Naufragio Sicilia: recuperati finora 21 cadaveriE’ l’ennesima strage di migranti. Un peschereccio con a bordo circa 700 migranti si è capovolto la scorsa notte a 60 miglia a nord della Libia. Un mercantile dirottato nella zona ha recuperato solo 28 superstiti. Si temono quindi poco meno di 700 vittime, ma il bilancio potrebbe essere più grave. Imponente l’operazione di soccorso in atto; vi partecipano unità navali e aeree della Guardia costiera, mercantili che sono stati dirottati in zona, e inoltre mezzi aerei e navali della marina militare e della guardia di finanza dell’operazione Triton.

Secondo le prime informazioni, dal peschereccio era stata lanciata ieri una richiesta di aiuto al centro nazionale soccorso della Guardia Costiera poiché era stato riferito che l’unità con circa 700 migranti a bordo, aveva difficoltà di navigazione.

La sala operativa del Comando generale delle Capitanerie di porto ha dirottato un mercantile portoghese, che giunto in prossimità del mezzo in difficoltà, ha visto il peschereccio capovolgersi. Sono iniziate frenetiche operazioni di soccorso che hanno consentito di recuperare 28 persone finite in mare.

E’ verosimile, secondo quanto apprende l’Ansa, che, alla vista del mercantile, i migranti si siano portati tutti su un lato del peschereccio, facendolo capovolgere. Nella zona sono stati dirottati numerosi altri mezzi che sono ora impegnati nelle ricerche di eventuali altri superstiti.

Il mercantile portoghese che ha recuperato i 28 superstiti è il “King Jacob”, un porta container di 147 metri di lunghezza. Hanno già raggiunto la zona del disastro per partecipare alle operazioni di soccorso, la nave Bergamini della Marina Militare, alcuni mercantili in transito come il City Of Lutece, il Cave, e il Se Pantheae anche una motovedetta Marina maltese. Oltre alle unità della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza si stanno dirigendo verso quel tratto di mare anche numerosi pescherecci della flotta di Mazara del Vallo, nonostante il fallito sequestro di venerdì scorso dell’Airone da parte dei militari libici.

Contro le tragedie di immigrati in mare serve un’operazioneMare Nostrum europea. La chiediamo da oltre un anno e non c’è stata risposta”. Lo ha detto Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, intervistata da SkyTg24. “Se il bilancio di questa ennesima tragedia sarà confermato il numero dei morti nel Mediterraneo negli ultimi dieci giorni arriverà a oltre mille”, ha aggiunto. “Quella di oggi è una tragedia di proporzioni enormi che conferma – ha aggiunto Sami – la necessità di un intervento europeo che metta in campo mezzi adeguati di soccorso”. Dalla Libia , ha ribadito Sami “partono barconi pieni all’ inverosimile” e quando questi lanciano la richiesta di aiuto “i mezzi delle Capitanerie di porto italiane impiegano troppo tempo per raggiungerli”.

Arriva Tsu, il Social che ti paga se condividi. Addio a Facebook?

tsu we are social - come guadagnare postando contenutiSta diventando virale come e forse più di Facebook. Si chiama Tsu, il social network che a differenza del colosso di Palo alto, paga i suoi utenti per postare i contenuti. Fino al novanta percento. “Non male”, direrebbero i facebookiani più incalliti. E infatti il social sta diventando uno Tsu (nami), tante le richieste di iscrizioni.

Passare ore ore su Pc, smartphone o tablet a spaccarsi l’indice per cliccare “mi piace”, condividere o pubblicare contenuti non sarà più una “menata” come direbbero i detrattori di Fb, ma può essere una piccola fonte di guadagno. Se c’è qualcuno che riconosce il “sacrificio” e condivide qualche spicciolo (anziché Zuckemberg, che li vuole tutti per lui…) non è male.

Sebastian Sobczak Fondatore e CEO di TSU
Sebastian Sobczak Fondatore e CEO di TSU

Lanciato da Sebastian Sobczak nel mese di ottobre, in pochi mesi Tsu ha conquistato centinaia di migliaia di utenti. Una crescita davvero impressionante accelerata da gente probabilmente stanca del mondo di Mark e, certamente, perché questo social offre qualcosa che i tradizionali non offrono: la paghetta. Sì, giacché è difficile pensare di diventare ricchi.

COME FUNZIONA?

Come funziona? Ci vuole un invito (metto a disposizione il mio, per chi lo volesse) come in “Ello”, altro social d’interesse. Come in tutto, la pubblicità è…”l’anima del commercio”. E’ valso anche per Facebook, Twitter e molti altri network con la differenza che Tsu incamera solo il 10% percento dei ricavi pubblicitari. L’altro 90% è distribuito agli utenti, che poi sono i veri proprietari del contenuti. Una nuova concezione che può rivoluzionare il mondo dei Social.

revenue Tzu How it work - Come funziona TzuRicordate i multilivello o i lavori piramidali? Beh, più o meno è così in una formula che premia però dal basso. Ad esempio, come mostrato nell’immagine,  se l’utente David (invitato nel circuito Tsū dall’amica Charlotte), posta un contenuto e questo genera un ricavo pubblicitario di 1 dollaro, a David spetta il 50 percento di revenue (entrata), quindi 0,45 dollari calcolata sul 90 percento (il 10 rimane a Tsu). A Charlotte, che aveva invitato David, spetta una provvigione pari al 33% e cosi via.

Certo, per arrivare a fare una “paghetta” consistente bisogna avere molti amici che magari postano contenuti originali e creativi in grado di generare redditi pubblicitari. Durerà? Non sappiamo. Per ora l’interesse suscitato ha superato le aspettative. L’idea è azzeccata e chissà non soppianti anche “il vecchio” Facebook, sempre più autoreferenziale per via di una politica tesa al solo profitto del suo fondatore, Mark Zuckemberg. Se milioni di persone lo hanno reso celebre e ricco sfondato è possibile anche, per così dire, “ritirargli la fiducia”, no! Per iscriversi è sufficiente avere un invito. Se non ne avete uno, potete trovarlo qui.

Incontro Usa Italia, Obama spinge Renzi: "Sulla strada giusta"

Obama accoglie Renzi in Studio Ovale, "Buongiorno"
Obama accoglie Renzi nello Studio Ovale della Casa Bianca (Ansa/Ap)

Il premier italiano Matteo Renzi ha incontrato oggi alla Casa Bianca il presidente Usa Barack Obama. Dopo il colloquio nello studio ovale è seguita una conferenza stampa congiunta. I due presidenti pranzeranno insieme.

Il capo del governo italiano si fermerà negli States per due giorni. Arrivato ieri pomeriggio a Whashington D.C., Renzi partirà in serata venerdi. Stamane, ora di Whashington, l’incontro con Obama che ha accolto il premier con un “Buongiorno” rivolto anche ai giornalisti nello studio ovale. Subito dopo Obama ha aggiunto “That’s it”, (è tutto!), per congedare la stampa e dare inizio all’incontro con Renzi che al suo arrivo aveva incontrato gli studenti della Georgetown University.

Dopo l’incontro formale, i due presidenti si sono recati nella East room per la conferenza stampa congiunta alla presenza dei numerosi giornalisti e degli staff presidenziali. In prima fila anche il segretario di Stato Usa, John Kerry, che era visibilmente stanco (e annoiato) come testimoniano queste immagini.

JOHN KERRY SBADIGLIA AL DISCORSO DI RENZI

“E’ un grande piacere dare il benvenuto a Matteo Renzi alla Casa Bianca. Dovrei dire ben tornato”, ha esordito il presidente degli Stati Uniti. “Tanti anni fa – ha ricordato Obama – Matteo è infatti venuto quando era un dinamico sindaco di Firenze, ora è un dinamico premier italiano”.

“Purtroppo – ha detto – non ho antenati italiani ma mi considero un italiano onorario perché amo tutto dell’Italia”. Nessun riferimento a Gioacchino da Fiore, l’Abate calabrese cui Obama si ispirò per le presidenziali del 2008. Secondo Barack, Renzi “ha portato molta energia e senso di visione”, è un premier che “vuole vedere una crescita nel suo Paese”, ha detto il presidente Usa sottolineando che “gli Stati Uniti non sarebbero ciò che sono adesso senza il contributo e la generosità degli italiani”.

GUARDA LA CONFERENZA STAMPA INTEGRALE

Un contributo che Stati Uniti e Italia vorrebbero portassero anche i greci: “Con Renzi parleremo di come portare la crescita della Grecia dentro la zona euro”, ha detto Obama, viste le difficoltà del paese ad approdare agli “standard” imposti dalla troika.

Dal canto suo, Renzi ha detto che “è un onore essere qui alla Casa Bianca nel cuore della libertà. Parlerò in italiano per ringraziare il presidente degli Stati Uniti d’America per la straordinaria leadership che sta esprimendo sia a livello di politica estera che a a livello di modello di sviluppo economico”.

Ed è la crescita dell’Italia e dell’Ue, e il parallelo con gli Usa che più attira l’attenzione del bilaterale. “L’esperienza della crescita Usa è un modello per l’Europa”, afferma il premier. “Occorre una nuova stagione di crescita ed investimenti. Nel 2014 abbiamo iniziato ma c’è molto da fare. La leadership americana è un punto di riferimento”.

“Credo che sia molto importante per noi fare dell’Expo una grande occasione per la qualità della vita, di life style e per dichiarare guerra alla povertà in un mondo dove un miliardo muore per l’obesità ed un altro miliardo muore perché non ha cibo”, ha sottolineato il premier italiano. “Sono fiducioso – aggiunge – che in Europa è finito il tempo della sola austerità ma per raggiungere questo obiettivo i governi nazionali devono fare le riforme. Noi siamo impegnati per realizzare ogni riforma promessa ai nostri cittadini”.

Il premier italiano prima del briefing con Obama aveva incontrato gli studenti della Georgetown University. Un modo per confrontarsi e trasmettere la fiducia del sistema Italia.

RENZI IN AMERICA: ITALIA BELLA ADDORMENTATA. AVANTI CON RIFORME
Renzi alla Georgetown University (Ansa/Palazzo Chigi)

“Oggi pomeriggio – scrive su Facebook Matte Renzi – ho parlato agli studenti della Georgetown University. In una delle università americane più importanti ho voluto ribadire l’importanza della cultura come strumento per battere il terrorismo perché così si difendono la nostra identità e i nostri valori”.

Oggi pomeriggio ho parlato agli studenti della Georgetown University. In una delle università americane più importanti…

Posted by Matteo Renzi on Giovedì 16 aprile 2015

Immigrazione, la Cei: "L'Europa se ne lava le mani". Spunta il sistema "Mafia Capitale"

Monsignor Nunzio Galantino, Segretario della Cei
Monsignor Nunzio Galantino, Segretario della Cei

Sull’affaire immigrazione che sta vivendo l’Italia con flussi migratori senza precedenti, i Vescovi italiani hanno “l’impressione” che l’Unione europea voglia “in modo elegante lavarsi le mani di fronte a un dramma che diventerà sempre più insopportabile dall’Italia”. A sostenerlo in una intervista rilasciata a Radio Vaticana, è il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino.

Il prelato attacca così l’Europa dopo l’ennesima strage di Cristiani gettati in mare da profughi musulmani, ma anche a seguito delle sconcertanti dichiarazioni del commissario per l’immigrazione Dimitri che ieri ha affermato che l’Ue non ha “né fondi né supporto politico” per affrontare l’emergenza migratoria.

Per Galantino, “dire deluso” per il comportamento dell’Ue “è troppo poco”, perché, spiega “è evidente che qui non si vuole riflettere seriamente sulla situazione. E’ chiaro che non si può affrontare questo problema, questo dramma, con gli strumenti di sempre. Bisogna evidentemente mettere in campo altri modi di pensare, altri modi di agire, altri modi di intendersi”.

“Qui l’alternativa è o allargare le braccia o andare a far guerra: ma possibile – si chiede il segretario dei Vescovi – che non esista la possibilità per tanti Stati, per tante nazioni che hanno al loro interno energie anche intellettive e organizzative straordinarie, possibile che non siano in grado di pensare interventi che non siano quelli dell’intervento armato oppure delle braccia allargate? Io ho l’impressione veramente che si tratta soltanto di una sorta di modo elegante per lavarsi le mani (da parte dell’Europa, ndr) di fronte a un dramma che diventerà sempre più insopportabile dall’Italia”.

Ma il monsignore attacca anche chi, come gli Usa, negli anni ha speculato in nord Africa per poi abbandonarlo tra macerie e disperazione.

barcone con migranti“Aspetto – spiega Galantino al giornalista di Radio Vaticana Alessandro Guarasci – il momento in cui gli Stati Uniti, l’Europa ed altri dicano almeno una parola, almeno una!, di autocritica su quello che hanno fatto negli anni passati. Se siamo seri – sottolinea Galantino –  dobbiamo dire anche che gran parte di queste situazioni sono state favorite, se non proprio create da tipi di interventi incauti, da interventi dietro i quali stiamo scoprendo un poco alla volta che c’erano soltanto interessi: altro che voglia di esportare valori, altro che voglia di esportare democrazia!”, ha concluso Nunzio Galantino.

Intanto fanno discutere le dichiarazioni di Graham Leese, ex consulente speciale per Frontex che in una intervista al Daily Telegraph ha sostenuto che “le organizzazioni criminali (l’Isis) che gestiscono il traffico di esseri umani nel Mediterraneo avvertono in anticipo le autorità italiane “tramite delle soffiate”, quando stanno per inviare barche cariche di migranti.

Sempre secondo le sue parole, gli scafisti non mettono più la stessa quantità di carburante sulle imbarcazioni “sapendo che poi i migranti saranno recuperati”. Uno scenario inquietante che fa sospettare di essere davanti a un sistema ben collaudato come quello accertato dalla procura di Roma con l’inchiesta Mafia Capitale, dove i vari Buzzi e Carminati facevano affari d’oro con il via vai di migranti che secondo Buzzi “è un business che rende più della droga”.

Duplice omicidio a Pordenone, ecco l'agghiacciante confessione di Abdelhadi Lahmar


“Pronto, buonasera, ho ammazzato mia moglie e mia figlia”: sono queste le prime agghiaccianti parole pronunciate da Abdelhadi Lahmar, il marocchino di 39 anni che martedì notte ha ucciso la moglie Touria Errebaibi, di 30 anni, a colpi di accetta, e la figlioletta, di soli sei anni e mezzo, sgozzandola con un coltello. La chiamata arriva al 112 e l’operatore, alle 2.50 della notte, pensa forse a un mitomane in vena di fare scherzi. Ma non sarà così.

“Cos’ha fatto?”, chiede il carabiniere. “Ho ammazzato mia moglie e mia figlia”, dice l’uomo. “Ma sta scherzando?”, risponde incredulo il graduato dell’Arma che prende tempo e lascia in attesa il presunto assassino con lo scopo di allertare i colleghi. Nell’audio, diffuso in esclusiva dall’Ansa, la voce dell’assassino appare tranquilla, non tradisce emozioni per il crimine che ha commesso qualche giorno prima. Lucido, come lucida è la follia che l’ha portato ad ammazzare con un coltello e armi da taglio la moglie e la figlia. Dopo una breve attesa il carabiniere del 112 passa la comunicazione ai colleghi del 113 – competenti sull’ordine pubblico in quel tratto di città.

Il presunto assassino del duplice omicidio di Pordenone Abdelhadi Lahmar
Il presunto assassino del duplice omicidio di Pordenone Abdelhadi Lahmar

Mentre il secondo operatore, questa volta della Questura, richiede nuovamente i dati al marocchino, già una Squadra della Volante è praticamente fuori casa, mentre gli esperti della Squadra Mobile, coordinati dal commissario Massimo Olivotto, stanno lasciando la Questura a sirene spiegate per dirigersi in via San Vito 22/1, luogo dove Abdelhadi Lahmar ha detto di trovarsi. Nella seconda parte della telefonata, il marocchino dice che non sa il motivo per cui ha ucciso i congiunti – “non so perché l’ho fatto, non mi ricordo” – e confessa di averlo fatto con un coltello e un altro attrezzo di cui, tuttavia, non conosce il nome in italiano. Ripete di nuovo a via dove abita e l’operatore del 113. Quando riaggancia, invitato a farlo dall’operatore, che prima si è fatto dare il numero di telefono, per prendere ulteriore tempo, Lahmar si trova di fronte la prima pattuglia, a cui si consegna senza opporre resistenza.

La tragedia è avvenuta attorno alle 2.40 tra il 14 e 15 aprile scorso in un’abitazione di via San Vito a Pordenone: l’uomo al culmine di una lite familiare ha ucciso la moglie di 30 anni, Touria Errebaibi, e la figlioletta Hiba di appena 7 anni utilizzando un’accetta e un coltello da cucina. Poi ha chiamato la polizia, che lo ha arrestato dopo aver prima confessato al 112 il duplice omicidio.

Libia, il peschereccio sequestrato da miliziani armati "si è liberato ed è diretto in Italia"

Peschereccio Airone sequestrato da miliziani libiciI marinai italiani e tunisini che stanotte hanno subito l’assalto armato a bordo del peschereccio Airone, sarebbero riusciti a rinchiudere i miliziani libici dentro la stiva per poi dirigersi a tutta velocità verso l’Italia scortato da una nave della Marina militare. Lo ha riferito Giovanni Tombiolo, presidente del Cosvap. Secondo notizie apprese via radio, uno o due libici erano saliti a bordo del motopesca per una perquisizione ma l’equipaggio si sarebbe ribellato rinchiudendoli nella stiva.

Il peschereccio italiano “Airone” a bordo del quale si trovano 7 marinai di cui tre siciliani e quattro tunisini è stato assaltato stanotte a trenta miglia dalle coste libiche, al largo di Misurata. Partito da Mazara del Vallo nella serata di giovedi, alle 3.30 di stamane, una motovedetta libica ha avvicinato il motopesca e uno o più uomini armati sarebbero saliti a bordo del natante italiano costringendo i marinai a cambiare rotta e seguirli quando, secondo Tombiolo, gli uomini si sono ribellati. Le autorità italiane in un primo momento non hanno escluso che l’imbarcazione potesse essere “dirottata” a Misurata o Sirte, città sotto il controllo dei miliziani dell’Isis.

Al ministero degli Esteri a Roma resta massima allerta. E’ stata istituita una unità di crisi per verificare le notizie. La Farnesina ha preso contatto con la guardia costiera libica ma al momento non è stato possibile apprendere di più. Il comandante del peschereccio si chiama Alberto Figuccia, da quello che trapela, uomo con larga esperienza nelle acque del Mediterraneo.

A lanciare l’allarme sono state alcune imbarcazioni che navigavano nella stessa zona. Giovanni Tumbiolo, presidente del distretto per la pesca ha riferito di aver contattato il ministro dell’Agricoltura e pesca libico, Abdul Munam Dugman. “Lo stato di allerta – ha detto il presidente del Cosvap – è massimo da quando l’ambasciata italiana è stata chiusa. Siamo preoccupati ma al contempo fiduciosi poiché il popolo libico è stato sempre vicino ai siciliani”.

“Abbiamo appena saputo – aveva detto poi Tumbiolo – che ci sono diversi militari libici a bordo del peschereccio siciliano sequestrato la notte scorsa a 30 miglia da Misurata. Non solo, il peschereccio è seguito da un rimorchiatore pieno di militari, sempre libici, che hanno anche delle telecamere. Siamo davvero preoccupati. E’ una manovra per noi incomprensibile – ha spiegato Tumbiolo – il peschereccio sta raggiungendo Misurata. Si tratta forse di una provocazione, non capisco. Ho anche allertato il ministro libico che non sapeva molto”. Tumbiolo rileva anche un paradosso che fa temere il peggio: poiché viene sequestrato un peschereccio di Mazara quando una delegazione del ministero della Pesca libico, insieme ad una tunisina “sono attesi oggi al Distretto della Pesca di Mazara del Vallo”? La preoccupazione di Tumbiolo e dell’intero distretto è fortissima.

Per il sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristalli c’è la possibilità che il sequestro potrebbe essere stato “effettuato da unità non militari”.

Nicola Cristalli sindaco di Mazara del Vallo
Nicola Cristalli sindaco di Mazara del Vallo

“Esprimo seria preoccupazione – dice Cristalli – per questo ennesimo sequestro che viene effettuato nel Canale di Sicilia a danno dei pescatori siciliani e mazaresi in particolar modo. La dinamica del sequestro è ancora più preoccupante perché sarebbe stato effettuato da unità non militari e fatto da gente armata della quale non si conosce il ruolo. E’ evidente che questo episodio alimenta focolai di reazione che potrebbero scaturire in situazioni incontrollabili e comunque in netto contrasto con la vocazione della nostra popolazione”.

“Tutto è ancor più paradossale – prosegue Cristaldi – se si pensa che proprio in queste ore il servizio di trasporto scolastico della nostra Città è stato interrotto per consentire il trasporto di immigrati dal nostro territorio in centri di accoglienza. In pratica alla nostra solidarietà viene data una risposta di una gravità eccezionale”, dice il sindaco siciliano

Sbarchi, Ue sconcertante: "Non abbiamo soldi". Intanto l'Isis ci ricatta: In Italia tramite "soffiate"

Migranti su un barcone Emergenza sbarchi in Italia
Migranti su un barcone (Ansa/Lami 2013)

L’Europa si arrende di fronte all’incessante mole di sbarchi e lascia il cerino in mano all’Italia. Bruxelles si dice disarmata e nulla può per far fronte all’emergenza. Lo ammette il Commissario Ue per l’Immigrazione Dimitri Avramopoulos: “Dobbiamo essere franchi, la Commissione non può fare da sola. Non abbiamo la bacchetta magica”. Prese così, le dichiarazioni dell’Ue lasciano sconcertati di fronte a un fenomeno di portata colossale che avrebbe invece bisogno di decisioni immediate e risolutive per evitare di essere ricattati dall’Isis, l’organizzazione terroristica che costringe i migranti a imbarcarsi sui gommoni della morte e, al tempo stesso, avere il ruolo di becchino del Mediterraneo.

Certo, dice il commissario per l’Immigrazione Ue, Avramopoulos, la situazione “è grave e peggiorerà nelle prossime settimane e mesi” ma la cosa più sconfortante – al di là dell’assenza della bacchetta magica – è che l’Europa “non ha i fondi né il sostegno politico” per condurre interventi di salvataggio di questa portata. Si comprende che tutta l’emergenza, dovrà essere gestita dall’Italia. Da sola, invasa da gommoni pieni di profughi di cui non si conosce né l’identità né il reale obiettivo della loro traversata in Europa. La certezza è che ce li manda l’Isis. Tra gennaio e febbraio aveva promesso che ci spediva mezzo milione di migranti. E questo sta avvenendo. I soli quattro giorni ne sono sbarcati diecimila. Nell’indifferenza assoluta dell’Ue, indifferenza anche per le vite spezzate nel Mare Nostrum.

Isis gestisce i porti rivieraschi (Ap)
Isis gestisce i porti rivieraschi (Ap)

Sul fatto che li mandi l’Isis, Graham Leese, consulente speciale per l’operazione Frontex, in una intervista al britannico Daily Telegraph conferma questa ipotesi e anzi va oltre: “Le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani nel Mediterraneo – afferma –  avvertono in anticipo le autorità italiane “tramite delle soffiate” quando stanno per inviare barche cariche di migranti. Sempre secondo le sue parole, gli scafisti non mettono più la stessa quantità di carburante sulle imbarcazioni “sapendo che poi i migranti saranno recuperati”. Tutto organizzato in un sistema che somiglia molto a Mafia Capitale.

Perché tanto poi ci pensano Guardia Costiera e Marina militare a recuperare il “carico” di disperati portandolo, quando va bene intero, sano e salvo sulle nostre coste non a spese dei luogotenenti dei terroristi – gli scafisti, che equivalgono ai picciotti dei boss mafiosi – che hanno intascato il malloppo, ma a carico dello Stato italiano. Bell’affare!

E l’Europa si chiama fuori, si dice inerme dinnanzi a questa emergenza e al dramma dei migranti gestiti dall’Isis. Ciò fa comprendere quanto debole e vulnerabile siano gli stati membri dinnanzi a qualsiasi minaccia che prim’ancora dei terroristi, a questo punto è lecito pensare risieda proprio a Bruxelles e nella sua incapacità di gestire gli eventi.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO