7 Ottobre 2024

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Napoli, il maresciallo Alfredo Palumbo uccide la moglie Consuelo Molese, il figlio e si suicida

Il palazzo di vico bagnara dov'è successa la tragedia a napoli (Il Mattino)
Il palazzo di Vico Bagnara dov’è successa la tragedia a Napoli (Il Mattino)

NAPOLI – Un altro dramma familiare, questa volta a Napoli. Un maresciallo dei Carabinieri, Alfredo Palumbo, di 43 anni, ha ucciso a colpi di pistola la moglie Consuelo Molese di 42 anni e il figlio Francesco di 11 anni e poi si è suicidato. La tragedia è successa nella notte in un’appartamento di vico Bagnara, non lontano dalla centrale piazza Dante, nel centro storico partenopeo.

A scoprire i cadaveri, ancora in pigiama, è stato uno stretto congiunto delle vittime che in mattinata si è recato a casa della famiglia dopo che non riceveva risposte via telefono.

Vico Bagnara dov'è successo il dramma di Napoli
Vico Bagnara dov’è successo il dramma di Napoli (Ansa)

Appena giunto nell’abitazione, ha aperto la porta con una copia della chiave che aveva con sé è ha fatto la terribile scoperta. Secondo quanto si è appreso, il corpo senza vita della donna è stata trovata nella camera matrimoniale, quello del figlio e dell’uomo nella stanza del bambino.

Sul posto sono giunte alcune pattuglie della Polizia di Stato e la Scientifica dei Carabinieri che stanno effettuando i rilievi del caso. Sul luogo della tragedia si è recato anche il magistrato di turno. Ignote al momento le cause della strage familiare.

Gli inquirenti ipotizzano che il maresciallo avrebbe ucciso con l’arma d’ordinanza prima la moglie Consuelo Molese e poi il figlio Francesco per poi suicidarsi nella cameretta del bambino. La dinamica e l’ora del decesso saranno accertate dopo i rilievi della Scientifica e dopo l’autopsia sui corpi delle vittime.

i corpi vengono portati via
I corpi senza vita vengono portati via dall’abitazione

Gli investigatori stanno sentendo alcune persone dello stabile per accertare se la scorsa notte abbiano sentito rumori e urla provenienti dall’abitazione del sott’ufficiale dell’Arma. Al momento non si esclude nessuna ipotesi. Cioè che l’uomo possa avere agito al culmine di una violenta lite con la consorte, oppure che abbia ucciso i familiari nel sonno per poi togliersi la vita.

IL DRAMMA DI COSENZA

Un dramma, quello di Napoli che si consuma a due giorni di distanza dall’omicidio-suicidio avvenuto a Cosenza, dove un appuntato dei Carabinieri, Francesco De Vito, ha ucciso a coltellate la moglie Fiorella Maugeri e poi si è suicidato con la pistola d’ordinanza. Tutto sotto gli occhi della figlia di 17 anni. 5 giovani vite spezzate nel giro di poche ore per motivi ancora incomprensibili. Un doppio dramma per tutta l’Arma dei Carabinieri.

Salute, Università di Padova: "8 giovani su 10 stregati dall'amore sul web"

sesso, 8 giovani su 10 cercano amore sul webBasta un clic su internet per ritrovarsi a osservare immagini sempre più hot. Così a essere stregati dai siti hard, frequentati più volte alla settimana e persino ogni giorno, sono sempre più giovanissimi italiani. Complice la solitudine e la disponibilità in casa di uno smartphone o di un pc con il collegamento a Internet.

Secondo un’indagine del gruppo di ricerca coordinato da Carlo Foresta dell’Università di Padova, che da oltre dieci anni studia le ricadute delle frequentazioni dei siti vietati da parte dei giovani tra 18-20 anni, ormai il 78% dei giovani italiani è un fruitore abituale dei siti hard, e i più assidui sono proprio i figli unici, con genitori che lavorano entrambi.

L’identikit che emerge da questo studio – recentemente pubblicato sull’International Journal of Adolescent Medicin Health – mostra che l’abitudine al collegamento hot varia da qualche volta al mese (29%) a più volte a settimana (63%), fino a ogni giorno o più volte al giorno (8%), con una permanenza nei siti in media di 20-30 minuti. Gli intervistati dichiarano che la frequentazione di questi spazi erotici sul web diventa spesso un’abitudine, e il 10% dei frequentatori la considera una vera e propria dipendenza. Non solo. I comportamenti sentimentali dei giovani che frequentano i siti hot per più volte alla settimana, spiegano i ricercatori, risultano compromessi nel 25% dei casi. Le patologie della sessualità che emergono con maggiore frequenza negli accaniti frequentatori dei siti hard sono una importante riduzione del desiderio erotico (16%), un aumento delle eiaculazioni precoci (4%), fino a disturbi della eiaculazione (4%).

Il gruppo di studio dell’Università di Padova ha così disegnato, in questa nuova analisi, l’identikit del giovane che frequenta i siti vietati in internet. Un lavoro svolto in collaborazione con la Fondazione Foresta Onlus. Dall’analisi dei dati emerge inoltre che, rispetto al 2004, è “fortemente incrementata la frequentazione dei siti hot da parte dei giovani: circa il 70% sono coloro che si collegano più volte a settimana, fino ad ogni giorno, con una permanenza su questi siti di oltre trenta minuti a collegamento”.

I giovani che frequentano maggiormente internet risultano poi più frequentemente fumatori (55% dei frequentatori rispetto al 40% per i non frequentatori). Per quanto riguarda la sessualità reale, la frequenza dei collegamenti ai siti erotici allontana significativamente questi giovani dalle esperienze reali, ma in contemporanea si riduce significativamente l’abitudine alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse (rapporti protetti 25% rispetto al 55%dei controlli). Anche di questo si parlerà nel dibattito promosso dalla Fondazione Foresta Onlus in programma il 6 maggio dalle 18 al Centro Culturale San Gaetano, Via Altinate, Padova.

Italicum, ecco come si voterà con la nuova riforma elettorale

Il voto finale sulla riforma elettorale Italicum
Il voto finale sulla riforma elettorale Italicum (Ansa/Carconi)

La riforma della legge elettorale approvata in via definitiva oggi, entrerà in vigore dal luglio 2016. Per diventare legge dello Stato c’è bisogno della promulgazione del presidente della Repubblica che potrebbe anche eccepire e rinviare il testo alle Camere per apportare modifiche ai rilievi posti dal Colle.

L’articolo 74 della Costituzione prevede che il capo dello Stato possa esercitare questa prerogativa soltanto una volta. Recita infatti il testo: “Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata”.

La nuova riforma elettorale prevede un premio di maggioranza alla lista che supera il 40% dei voti. Se nessuna delle liste supera la soglia, i due partiti più votati andranno al ballottaggio. Lo sbarramento al 3% per le liste minori,  capilista bloccati e alternanza di genere. La novità che più stava a cuore agli elettori è che a differenza del “Porcellum”, con l’Italicum potranno esprimere la propria preferenza e tornare (in parte) sovrani nella scelta dei propri rappresentanti in Parlamento.

Ecco la norma in pillole.

IN VIGORE DAL LUGLIO 2016: La legge vale solo per la Camera ed entrerà in vigore solo, come si diceva, nel luglio 2016, data in cui si pensa che sia stata approvata la riforma costituzionale, che prevede un Senato non più elettivo.

PREMIO MAGGIORANZA: l’Italicum assegna un premio di maggioranza (340 seggi su 630) alla lista che supera il 40%. Se nessun partito raggiunge tale percentuale, si svolge un secondo turno a distanza di 15 giorni tra i due partiti più votati, per l’assegnazione del premio. I partiti perdenti si ripartiscono i 290 seggi rimanenti sulla base della percentuale di voti.

SBARRAMENTO AL 3%: entrano alla Camera tutti i partiti che abbiano superato il 3%.

100 COLLEGI: l’assegnazione dei seggi della Camera avviene proiettando le percentuali dei partiti ottenuti a livello nazionale su 100 collegi, in ognuno dei quali sono eletti 6-7 deputati per giungere a quota 630, tanti quanti sono i parlamentari.

PREFERENZE E CAPILISTA: Nei 100 collegi ciascun partito presenta una lista di 6-7 candidati: il capolista, scelto dai partiti, è bloccato (cioè è eletto automaticamente se scatta il seggio) mentre le preferenze valgono solo per gli altri candidati.

VOTO DI GENERE: sono possibili due preferenze, purché la seconda sia di genere diverso dalla prima.

ALTERNANZA UOMO-DONNA: le liste devono esser composte in modo da alternare un uomo ad una donna. Nell’ambito di ogni circoscrizione (Regione) i capilista di un sesso non devono essere superiori al 60% del totale.

MULTICANDIDATURE: E’ possibile che un candidato si presenti in più collegi, fino ad un massimo di 10. Ciò avveniva col Porcellum e ancora adesso con le liste alle elezioni Europee, dove i leader dei partiti si candidano in più collegi come traino dei partiti o coalizioni. Nell’ipotesi di elezione, il candidato deve optare per un solo collegio, lasciando al primo dei non eletti nelle altre circoscrizioni la possibilità di entrare in parlamento.

SCHEDA: La scheda vedrà a fianco del simbolo di ciascun partito il nome del capolista bloccato, e due spazi dove scrivere le due eventuali preferenze, una femminile, una maschile.

TRENTINO ALTO ADIGE / VALLE D’AOSTA: In Trentino Alto Adige e nella Valle d’Aosta si vota con i collegi uninominali, come il Mattarellum.

ERASMUS: potranno votare per corrispondenza i cittadini italiani che sono all’estero per almeno tre mesi o per motivi di studio (per esempio l’Erasmus), per lavoro o per cure mediche.

No Expo, Gip di Milano convalida l'arresto per 5 teppisti dei centri sociali. "Violenti e pericolosi"

I teppisti che hanno devastato Milano lasciano a terra le "maschere" da "black bloc" prima di scappare via
I teppisti che hanno devastato Milano prima di scappare via lasciano a terra le “maschere” da “black bloc” (Ansa)

Il gip di Milano, Donatella Banci Buonamici, ha convalidato gli arresti e disposto la misura cautelare in carcere per le cinque persone fermate venerdì scorso durante le devastazioni a Milano nel corteo No Expo. I 5 arrestati  hanno agito in un “contesto di devastazione collettiva” con “attività violente e pericolose” mettendo a rischio anche “l’incolumità dei cittadini” presenti nelle strade, teatro della guerriglia urbana.

E’ l’ipotesi della Procura di Milano nella richiesta di carcere accolta dal gip. ll giudice, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e del pm Piero Basilone, ha disposto il carcere per le cinque persone accusate di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall’uso di oggetti atti ad offendere (armi improprie come mazze, bastoni e pietre) e dal numero di persone.

Stando agli atti dell’indagine, gli arrestati per contrapporsi con violenza alle forze dell’ordine durante le devastazioni di venerdì scorso hanno lanciato contro gli agenti anche bottiglie e un grosso masso di cemento.  Nel corso degli interrogatori di stamattina i cinque si sono difesi, sostenendo di non aver partecipato alle violenze e in alcuni casi parlando anche di uno scambio di persona, ma il gip, da quanto si è saputo, non ha ritenuto credibili le loro versioni.

Il giudice, inoltre, ha condiviso la tesi del pm, che hanno inquadrato le singole azioni di resistenza in un contesto di “violenza collettiva” contro le forze dell’ordine. Restano in carcere, dunque, Jacopo Piva, milanese di 23 anni, Heidi Panzetta, residente a Milano e di 42 anni, Anita Garola, milanese di 33 anni, Davide Pasquale, 32 anni di Alessandria e Mirko Leone, 27 anni di Lodi.

Addio al "Porcellum", l'Italicum è legge. Renzi: "Impegno mantenuto". Resa dei conti nel Pd

I ministri Alfano, Franceschini e Boschi in alla Camera durante le dichiarazioni di voto sulla legge elettorale Italicum, Roma, 4 maggio 2015.
I ministri Alfano, Franceschini e Boschi in alla Camera durante le dichiarazioni di voto sulla legge elettorale, Roma, 4 maggio 2015.
(Ansa/Di Meo)

Matteo Renzi ce l’ha fatta. L’Italicum, la riforma della legge elettorale, è legge grazie al voto definitivo di lunedì pomeriggio nell’aula di Montecitorio. Gli italiani non andranno più a votare con il cosiddetto “Porcellum” ma con la legge fortemente voluta dal segretario Pd e premier, Matteo Renzi. La nuova norma entrerà in vigore a luglio 2016.

Il governo ha passato con successo la prova più dura, quella dell’incognita del voto segreto e con le opposizioni sull’Aventino. Alla fine, però, la Camera ha approvato il provvedimento con a scrutinio segreto: 334 i sono stati i “Sì” e 61 i “No”. Le opposizioni unite sono uscite dall’Aula al momento del voto. Diversi esponenti della minoranza Pd hanno votato no.

Il premier ricorda che “l’impegno è stato mantenuto”, anche a fronte di chi, nei mesi scorsi “tifava” affinché il governo non ce la facesse ad approvare una delle leggi principe che Renzi aveva in testa. In mattinata, alla Borsa di Milano il premier aveva ribadito i benefici dell’Italicum, norma che “ha un grande elemento di chiarezza: per cinque anni sarà chiaro il governo, chi vince. Ci sarà un sistema nel quale il nostro Paese potrà finalmente essere punto di riferimento per stabilità politica”. 

“Oggi diamo valore alla nostra coerenza, così da dare risposte agli impegni presi”, ha detto il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, annunciando in Aula il sì del Partito democratico all’Italicum.

I parlamentari di Forza Italia, Sel, Lega e FdI sono usciti in Transatlantico, durante la dichiarazione di voto del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. Durante il voto finale tutte le opposizioni, ad eccezione di alcuni deputati sono rimasti fuori dall’emiciclo. Lo ha fatto in massa anche il Movimento 5 Stelle che preferiva il voto palese al segreto per mettere Renzi in difficoltà sui numeri. Ma se fosse stato a “scrutinio segreto”, anche loro sarebbero usciti dall’aula.

Italicum in pratica“Non stiamo qui a schiacciare il pulsante rosso. Siamo obbligati a uscire dal voto segreto. Così vedremo come se la cava il presidente del Consiglio con i numeri”, aveva detto Danilo Toninelli di M5S annunciando appunto che il suo gruppo lascerà l’Aula al voto finale sulla legge elettorale. Toninelli, nel caso del varo dell’Italcum aveva annunciato un referendum abrogativo.

FORZA ITALIA: “UNA VIOLENZA”

Il capogruppo di Fi Renato Brunetta ha definito questa giornata “una violenza che Renzi e il suo governo, la sua maggioranza infliggono al Parlamento e all’intero paese”. “Si approvano, tentano di approvare, una riforma elettorale senza partecipazione alcuna da parte del resto del Parlamento. Lo fanno con colpi di maggioranza tra l’altro dichiarata incostituzionale dalla corte. Ricordiamo i 130 deputati del Pd dichiarati incostituzionali dalla sentenza della Corte di un anno e mezzo fa. Lo fanno grazie ai voti di fiducia, – dice ancora Brunetta – che hanno imposto la cancellazione di tutti gli emendamenti, insomma una violenza continua al Parlamento e alle regole del gioco della democrazia. Per questo noi non parteciperemo a questa giornata che consideriamo infausta e lasciamo al Partito democratico tutte le sue contraddizione, di chi è a favore, di chi è contro, di chi si astiene, di chi partecipa, di chi non partecipa”.

L’esecutivo, nonostante i tentativi di mediazione “migliorativi” della minoranza Pd, porta a casa un risultato definito “storico” dai renziani. La norma approvata oggi sostituisce la legge n. 270 del 21 dicembre 2005, il cosiddetto “Porcellum” scritto dal leghista Calderoli. Per molti anni è stato auspicata una riforma che restituisse voce ai cittadini nella scelta dei parlamentari in modo da non farli nominare dalle segreterie dei partiti, ma non si è mai arrivati a una intesa concreta tra i partiti. L’Italicum, prevede solo i capilista “bloccati”, mentre tutti gli altri dovranno sottoporsi alla volontà popolare. La legge, ha affermato Renzi, garantisce “stabilità politica”.

Ora parte la “resa dei conti” nel partito democratico con la minoranza dem che rimane sempre più isolata e la maggioranza di fede renziana che nei corridoi di palazzo manifesta la volontà di non mettere più Bersani&CO. in condizioni di nuocere al “governo del cambiamento”.

Legge elettorale, Renzi sicuro di farcela. Opposizioni fuori dall'aula

Maria Elena Boschi con Matteo Renzi in aulaMatteo Renzi è fiducioso che in serata porterà a casa la tanto attesa legge elettorale: l’Italicum. La seduta alla Camera è iniziata e sono iniziate le dichiarazioni di voto, ma a poche ore nessuno tra i parlamentari metterebbe la mano sul fuoco sull’esito finale. Le opposizioni scelgono la via dell’Aventino , convinti che l’unione fa la forza su una norma giudicata da tutti “unilaterale” e da molti “peggiore del porcellum”

Sarà voto segreto? al momento non si sa. “E’ una valutazione che stiamo facendo – spiegano fonti dei gruppi di opposizione – anche per capire come poter incidere maggiormente ai fini del dissenso verso l’Italicum”.

Ed infatti, viene riferito, sono in corso contatti tra i partiti di opposizione ed esponenti della minoranza Pd. Tema della “trattativa”, gli effetti che il voto segreto avrebbe sull’esito del via libera alla riforma elettorale.

Spiegato meglio, se le opposizioni scelgono definitivamente l’Aventino mentre la minoranza Pd resta in aula, con lo scrutinio segreto l’esito del voto finale potrebbe riservare sorprese. Non che le opposizioni si attendono un ribaltamento: Renzi ha i numeri per approvare l’Italicum alla Camera.

Ma, certo, se il numero dei “dissidenti” del Pd dovesse crescere rispetto ai 38 che non hanno votato nelle tre passate fiduce poste dal governo, l’impatto su una legge elettorale approvata dalla sola maggioranza per di più con un dissenso interno di peso, avrebbe tutt’altro significato per le opposizioni.

Il voto segreto, in aggiunta alla scelta dell’Aventino da parte delle opposizioni, questi i ragionamenti, potrebbe raggiungere due obiettivi: il primo, evitare un “soccorso” da parte di pezzi delle opposizioni, grazie alla segretezza del voto.

Il secondo, dare forza alla minoranza Pd che potrebbe votare contro senza che i singoli deputati Dem si espongano in prima persona. Le prossime ore saranno quindi decisive per capire la strategia delle opposizioni e della minoranza Pd. Secondo le forze di minoranza i numeri dei ribelli Pd potrebbero crescere ed arrivare a 50-60 voti contrari all’Italicum.

Forza Italia, dopo un riunione del gruppo, ha già deciso che lascerà l’aula non partecipando al voto. Sinistra ecologia e libertà, Cinque Stelle e Lega stanno ancora valutando, ma viene confermato che l’orientamento prevalente è per l’Aventino.

“Forza Italia – spiega il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta – ha deciso di non partecipare a questa giornata infausta per la democrazia parlamentare: non parteciperemo al voto finale”. E ancora: “Da Renzi e dalla maggioranza arriva una violenza che viene inflitta al Parlamento e all’intero Paese”, ha aggiunto l’esponente azzurro.

Migranti, sbarchi senza fine. L'inerzia dell'Ue contro i trafficanti

Un migrante viene soccorsoDopo il vertice Ue che ha preso contromisure, almeno sulla carta, per contrastare il traffico di esseri umani dal nord Africa verso l’Italia, sembra non essere mutato nulla rispetto a prima. Gli scafisti scorazzano in lungo e in largo per il Mediterraneo quanto e più di prima. Gli sbarchi di migranti infatti proseguono a ritmo serrato e nelle ultime 48 ore sono approdati sulle coste siciliane e calabresi oltre 6mila immigrati di varie nazionalità.

Ancora morti. Si contano una decina di vittime, persone morte di stenti o perché annegati nel disperato tentativo di raggiungere altre imbarcazioni. Almeno una ventina i gommoni soccorsi stracolmi di gente; alcuni con 800 persone. Straordinario lo sforzo profuso dalla Guardia Costiera che anche nei giorni di festa ha soccorso e salvato migliaia di vite nel Canale di Sicilia.

Una nave francese, la Commandant Birot, ha fatto sbarcare domenica a Crotone 216 migranti di varie nazionalità. Nel porto di Reggio Calabria è giunta la nave militare “Bersagliere” con a bordo 779 migranti. Ci sono 633 uomini, 114 donne ed una trentina di minori. Sono iniziate le operazioni di assistenza e accoglienza, coordinate dalla Prefettura di Reggio Calabria.

Migranti su un gommoneDai primi accertamenti è emerso che le condizioni dei migranti sono buone tranne qualche caso di scabbia. Una parte dei migranti resterà in Calabria mentre gli altri saranno trasferiti in altre regioni. Altri 500 migranti sono arrivati a Lampedusa, 870 questa notte a Pozzallo, Ragusa e via di questo passo.

Le condizioni climatiche favorevoli fanno intuire alle autorità che nelle prossime ore vi saranno altre ondate migratorie. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano sarà oggi a Palermo e Catania dove presiederà due vertici nelle prefetture delle due città.

Il titolare del Viminale forse incontrerà anche il vicepresidente del Parlamento federale tedesco e leader dei Verdi, Claudia Roth in Sicilia da tre giorni in rappresentanza del Bundestag. La Roth, scrive Repubblica, ha detto: “Mi vergogno perché l’Europa non fa ciò che dovrebbe e potrebbe fare per i migranti. L’Ue deve sapere cosa state facendo qui e io mi farò portavoce”. Intanto a Bruxelles l’intesa raggiunta dieci giorni fa dopo la strage di 800 migranti sembra rimanere su carta, mentre i trafficanti di carne umana continuano a mietere vittime e fare quattrini con traversate impossibili e sbarchi nel Sud Italia.

Dramma a Cosenza. Carabiniere uccide la moglie e poi si suicida

L'appuntato Franco De Vito e la moglie Fiorella Maugeri
L’appuntato Franco De Vito e la moglie Fiorella Maugeri (Facebook)

Tragedia familiare a Cosenza. Un Carabiniere, Francesco De Vito, di 47 anni, ha ucciso a coltellate la moglie Fiorella Maugeri, di 43 anni, e poi con la pistola d’ordinanza si è tolto la vita. Tutto è successo nel tardo pomeriggio di domenica in un appartamento ad Arcavacata di Rende, alle porte di Cosenza, a pochi metri dall’Università della Calabria. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri che stanno effettuando i rilievi scientifici.

L’omicidio-suicidio, secondo le prime ricostruzioni, si è verificato intorno alle 18, al termine di un violento diverbio tra i due. Liti che negli ultimi tempi sarebbero state frequenti per apparenti motivi di gelosia. All’origine sembrerebbe ci sia stata l’intenzione della donna di separarsi. Una decisione che l’uomo non avrebbe accettato. Ma le notizie sono al momento confuse e frammentarie. Vicini e conoscenti riferiscono di una famiglia serena. Talvolta si litigava ma come si litiga in tutte le famiglie. Mai nessuno tra gli amici avrebbe immaginato un epilogo tragico di questa portata.

Franco De Vito, appuntato scelto, era nell’Arma da una ventina d’anni e prestava servizio alla Compagnia di Paola. La moglie, Fiorella Maugeri era una casalinga di origine siciliana (era di Messina). La coppia aveva una figlia di 17 anni ed un ragazzo di 15. La tragedia è avvenuta nella villetta a due piani della coppia, sembra dopo il rientro a casa del militare dell’Arma da Paola. La figlia diciassettenne della coppia era in casa durante le fasi drammatiche dell’omicidio-suicidio ma non avrebbe assistito direttamente alla scena.

Da quanto si apprende pare che la madre avrebbe fatto salire la figlia al piano superiore della villetta nel centro di Arcavacata, cittadina alle porte del capoluogo bruzio, probabilmente per tenerla fuori dall’ira del marito. Poi, al degenerare della lite tra i genitori, la ragazza attratta dalle urla è scesa nuovamente ed ha trovato la madre riversa a terra in un lago di sangue. Mentre la ragazza stava telefonando al 118 per chiedere soccorsi, ha sentito esplodere il colpo col quale il padre si è tolto la vita. L’altro figlio quindicenne era fuori casa. Sul luogo della tragedia si è recato il magistrato di turno Giuseppe Casciaro. Il dramma di Arcavacata ha scosso l’intera area urbana di Cosenza.

La coppia, riferiscono amici e conoscenti, era ben voluta da tutti. Su Facebook ci sono i profili di Francesco, detto Franco De Vito e della donna messinese, Fiorella Maugeri. Scorrendo tra gli status di entrambi, vi sono foto e citazioni con plausi reciproci, ma pare nulla che potesse far pensare a un rapporto in crisi, soprattutto a una simile tragedia.

MAGISTRATO NEGA AUTOPSIA. UOMO FORSE IN PREDA A RAPTUS

Intanto, in attesa dell’autopsia sul corpo della donna, il magistrato Giuseppe Casciaro pare abbia negato l’esame autoptico sull’uomo.  La dinamica della tragedia sembra accreditare l’ipotesi subito seguita dagli inquirenti: omicidio-suicidio. L’uomo avrebbe agito in preda a un raptus, forse di gelosia, e ha ucciso la moglie con un coltello, ma non con la pistola che aveva a portata di mano. Circostanza che fa pensare non si tratti di un omicidio premeditato.

LA POSSIBILE DINAMICA

Appena rientrato a casa dopo la giornata di lavoro a Paola, Franco De Vito comincia a litigare con la moglie Fiorella Maugeri per motivi ancora sconosciuti. Probabilmente dopo che la donna avrebbe ribadito la volontà di lasciarlo. Dopo una prima zuffa verbale tra i due, l’accorato invito della figlia a smetterla di litigare. Da un insulto all’altro presto si è passati alle mani e alla violenza fisica. La madre in lacrime fa salire la figlia al piano superiore perché evidentemente paventava il peggio. Tra i genitori volano parole sempre più grosse fino al punto che l’appuntato, spinto dall’ira, prende l’arma da taglio e comincia a colpire la donna probabilmente senza l’intenzione di ucciderla. Una volta appurato, però, che le aveva inferto ferite mortali, ha preso la sua pistola d’ordinanza e l’ha fatta finita anche lui sotto gli occhi terrorizzati della figlia.  [aggiornato il 4 mag 2015 13.15]

Renzi a Bologna, "Grazie ai volontari Pd. I teppistelli violenti col Rolex non vinceranno"

Renzi a Bologna - Un momento dei tafferugli a tra Forze dell'Ordine e centri sociali
Un momento dei tafferugli a Bologna tra Forze dell’Ordine e centri sociali (Ansa/Benvenuti)

“Agli amici del Pd di Milano dico grazie: mentre quelli col Rolex andavano a distruggere le vetrine loro si sono messi a pulire le vetrine e dire che quattro teppistelli non la vinceranno, non avranno la meglio. Siamo più forti noi”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi a Bologna  alla festa dell’Unità dove torna a parlare delle devastazioni dei teppisti a Milano in occasione dell’inaugurazione dell’Expo.

Il capo del governo anche a Bologna è stato contestato dai centri sociali, ma sono stati bloccati dalle Forze dell’Ordine schierate in assetto antisommossa. Gli antagonisti sono arrivati allo scontro fisico con la polizia. “So che ci sono persone che mi vogliono contestare sulla scuola e sono pronto a incontrare chiunque ma libertà è rispondere con un sorriso a chi contesta e dire che non ci facciamo certo spaventare da tre fischi: abbiamo il compito di cambiare l’Italia e la cambieremo, di non mollare e non molleremo”, ha detto Renzi rispondendo alle contestazioni.

“Io non schiaccio la testa a nessuno, ma non mollo”. E’ la risposta che Renzi, al suo arrivo alla Festa dell’Unità di Bologna, ha dato a un militante che lo invitava a “schiacciare la testa agli elefanti” della minoranza Pd. “Possiamo discutere nel merito, nel Ddl la Buona scuola ci sono molte cose che si possono cambiare. Non credo che la proposta del governo sia prendere o lasciare: si può parlare”.

“Ma non lasceremo la scuola soltanto in mano a chi urla. La scuola non è solo di quelli organizzati, è delle famiglie”. Così Renzi ai precari che lo contestano. “Sulla scuola abbiamo fatto l’investimento più grande: tre miliardi. Vogliamo discutere chi bisogna assumere? Parliamone ma non consentiremo a nessuno di negare la realtà. Se il ddl la buona scuola passa 100mila insegnanti entreranno, se non passa continuerete a fischiare. Questa è la differenza”.

“Cari democratici, – ha affermato il premier – prendiamoci un impegno: non ci fermeremo a cento metri dal traguardo. Taglieremo il traguardo sulla legge elettorale, le riforme, sulla necessità di dare più soldi alla scuola pubblica e lo faremo senza dare a nessuno il diritto con un fischio di bloccarci”.

Portare a termine le riforme “è il compito del Pd tutto insieme: un partito che sa discutere al proprio interno ma che si riconosce come una comunità che va avanti insieme e anche se su alcune cose non la pensiamo allo stesso modo ci confrontiamo litighiamo un po’ ma poi andiamo avanti tutti insieme”, ha sottolineato Renzi.

Elezioni regionali 2015, un esercito di candidati nelle 7 regioni

Elezioni regionali 2015Ai nastri di partenza per le elezioni regionali 2015. Sono stati infatti presentati in tutta Italia simboli e candidati alle elezioni regionali e comunali nell’election day del 31 maggio prossimo. Il termine è scaduto alle 12 di sabato. Un esercito di candidati si condenderanno le presidenze di sette regioni e gli scranni delle assemblee regionali. Sono circa 23 milioni gli italiani chiamati alle urne (si voterà dalle 7 di mattina alle 23) da cui usciranno eletti sindaci e consiglieri comunali di oltre mille comuni, il 13,5% del totale dei comuni italiani.

Si vota in 7 Regioni – Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Puglia – e, appunto in 1.089 comuni, tra cui 18 città capoluogo: Venezia, Enna, Agrigento, Vibo Valentia, Matera, Andria, Chieti, Macerata, Arezzo, Rovigo, Trento, Bolzano, Mantova, Lecco, Aosta, Nuoro, Sanluri, Tempio Pausania.

Ad Aosta, Trento e Bolzano e nei comuni delle amministrazioni autonome di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, le elezioni Comunali sono fissate per il 10 maggio (eventuali ballottaggi il 24 maggio).

CANDIDATI GOVERNATORI ALLE ELEZIONI REGIONALI 2015

LIGURIA Sono 8 i candidati alla presidenza della Regione Liguria. Tante sono le liste che hanno depositato le firme necessarie per partecipare alla competizione elettorale.
Giovanni Toti (Forza Italia), Alice Salvatore (M5S), Enrico Musso (Liguria Libera), Antonio Bruno (Progetto Altra Liguria), Matteo Piccardi (Partito comunista dei lavoratori), Raffaella Paita (Pd), Luca Pastorino, ex dem.

VENETO I candidati alla presidenza della regione Veneto sono sette. Si ripresenta il governatore uscente Luca Zaia (Lega), che ha come diretta antagonista Alessandra Moretti (Pd). Ci sono poi Flavio Tosi, che era stato messo alla porta dal Carroccio, e l’indipendentista Alessio Morosin. Il Movimento 5 Stelle presenta Jacopo Berti, Forza Nuova con Sebastiano Sartori, Laura Di Lucia Coletti per la lista civica Ambientalista e solidale.

CAMPANIA Sono sei i candidati governatori per la Campania. Ritenta il bis Stefano Caldoro, per il Centrodestra, Vincenzo De Luca (Centrosinistra) che stringe all’ultimo istante un patto con l’Udc di De Mita mentre il Ncd resta fedele a Caldoro; Salvatore Vozza (Sinistre), Valeria Ciarambino (Movimento 5 Stelle), Marco Esposito (Lista Mo) e Michele Giliberti, Forza Nuova.

TOSCANA Si sono sette candidati alla presidenza della regione Toscana sostenute complessivamente da 10 liste. Enrico Rossi, governatore uscente, è sostenuto da Pd e dalla lista Popolo toscano. Claudio Borghi, sostenuto da Lega Nord e FdI. Giacomo Giannarelli, sostenuto dal M5S. Gianni Lamioni, candidato della lista Passione Toscana, per Ncd e Udc. Tommaso Fattori, con Sì-Toscana a sinistra. Stefano Mugnai per Forza Italia e LegaToscana-Più Toscana. Gabriele Chiurli con Democrazia Diretta. I toscani andranno al voto con una nuova legge elettorale. Ci sarà una sola scheda ma due voti: uno per il candidato presidente, il secondo per una delle liste. Due voti che possono essere anche disgiunti come previsto per le elezioni comunali.

PUGLIA Alla fine nel centrodestra pugliese si correrà divisi. Adriana Poli Bortone sarà la candidata ufficiale di Forza Italia, mentre Francesco Schittulli rappresenterà l’ala azzurra che fa capo a Raffaele Fitto insieme al Nuovo Centrodestra e Fratelli d’Italia, movimento dove si consuma una miniscissione con la Poli Bortone, iscritta con Giorgia Meloni ma si candida con Forza Italia. Sono 19 le liste depositate a sostegno di sette candidati governatori per le elezioni regionali. Il Pd Michele Emiliano rappresenterà l’intero Centrosinistra ed è appoggiato da otto liste. Oltre ai due esponenti del centrodestra correranno pure sono Antonella Laricchia (M5s), Michele Rizzi (Alternativa Comunista), Riccardo Rossi (L’Altra Puglia) e Gregorio Mariggiò (Federazione Verdi).

UMBRIA Sono otto i candidati a presidente della Regione Umbria depositate entro le 12 di oggi al tribunale di Perugia, mentre le liste presentate, collegate ai candidati presidenti, sono in totale 16. Lo riferisce un comunicato della Regione. I candidati presidenti sono, in ordine alfabetico: Amato John De Paulis, Simone Di Stefano, Aurelio Fabiani, Andrea Liberati, Fulvio Carlo Maiorca, Catiuscia Marini, Claudio Ricci, Michele Vecchietti.

MARCHE Sono cinque i candidati presidenti per le regionali nelle Marche che hanno depositato oggi liste e simboli presso la Corte d’Appello di Ancona. Tra loro il presidente uscente Gian Mario Spacca, in lizza per la terza volta, dopo avere rotto con il centrosinistra, questa volta sostenuto da Marche 2020 (la sua lista in cui sono confluiti anche candidati di Area Popolare), Forza Italia; l’ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli del Pd, sostenuto da Pd, Uniti per le Marche e Popolari Marche-Udc. E ancora Gianni Maggi di M5S, Edoardo Mentrasti (Altre Marche-Sinistra Unita), Francesco Acquaroli con la coalizione Centrodestra Marche (Fdi-An e Lega).

Ora spetterà alle sezioni elettorali presso le corti d’Appello esaminare e validare simboli e candidature. Non appena concluso l’iter, in tribunale si recheranno i rappresentanti delegati dai partiti per il sorteggio sulla posizione nelle schede elettorali.

No Expo, teppisti mettono Milano a ferro e fuoco. Come si tortura una città

Teppisti No Expo devastano Milano (Foto Ansa, Reuters, Ap, Afp) (6)
Un poliziotto prende fuoco durante gli scontri con i teppisti

L’Expo è cominciato col botto. Non quello della bottiglia inaugurale, bensì le molotov che qualche centinaio di tesppisti dei centri sociali hanno lanciato in pieno centro a Milano, devastando e bruciando ogni cosa al loro passaggio per protestare contro l’Expo, la cui giornata inaugurale è stata appunto oggi primo maggio.

Il corteo del “No Expo Mayday Parade”, è partito nel pomeriggio intorno alle 15 da piazza XXIV Maggio ed è ben presto degenerato con le fasce più violente che si sono attivate per sfasciare vetrine, saccheggiare negozi, bruciare automobili, cassonetti e devastare tutto. Persino un palazzo è andato in fiamme. Ci sono stati scontri con la polizia con alcuni agenti feriti.

Scene di ordinaria follia con gente e turisti in fuga terrorizzati da quella che doveva essere una doppia festa: quella del lavoro e quella dell’apertura sul mondo della finestra dell’esposizione universale.

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Il corteo era partito nel pomeriggio colorato e rumoroso come altre iniziative organizzate per il primo maggio, anche se quest’anno dedicato in particolare a Expo 2015. Il percorso autorizzato era quello di percorrere la circonvallazione esterna, lungo corso Ticinese, fino a Pagano, in modo da evitare contatti con il centro cittadino e Largo Cairoli, dove si trova l’Expo Gate, l’ingresso principale. Purtroppo non è andata così. All’inizio i manifestanti si sono limitati a scritte sui muri e sulle vetrine e a qualche lancio di oggetti contro la polizia. Ma in corso Magenta è scoppiato la guerriglia urbana.

Teppisti No Expo devastano Milano (Foto Ansa, Reuters, Ap, Afp)Manifestanti incappucciati e tute nere hanno cominciato a rovesciare e distruggere cassonetti, fioriere, pali stradali. Poi hanno lanciato bombe carta, prima contro vetture parcheggiate alcune delle quali hanno preso fuoco, poi nei negozi e nei box dai quali si sono alzate alte colonne di fumo. Una bomba è stata lanciata anche contro la sede della Bnl in piazza Virgilio. La polizia ha cominciato a caricare i manifestanti e il corteo è stato disperso con lancio di lacrimogeni attorno a Piazzale Cadorna, dove si trova la stazione Cadorna, da cui parte anche il Malpensa Express, destinato a turisti e visitatori. Gli accessi della stazione sono stati chiusi.

La situazione è ancora molto tesa e si temono nuove offensive dei teppisti anche in vista del concerto inaugurale di stasera per Expo al Teatro alla Scala.

Un biglietto da visita coi fiocchi sotto gli occhi di tutto il mondo. Le avvisaglie di un simile epilogo c’erano tutte e si sono manifestate due giorni fa, quando i centri sociali sono scesi in strada a Milano a imbrattare muri e protestare contro la fiera planetaria. Le Forze dell’Ordine a scopo preventivo avevavo anche sequestrato arnesi da guerriglia urbana. Ma il giorno dell’inaugurazione l’azione di violenza dei centri sociali ha travolto i migliori auspici delle istituzioni. Stamane il premier Matteo Renzi aveva inaugurato l’Expo. “Tutto il mondo ci guarda”, aveva detto. Dopo i fattacci di oggi il segretario non commenta le gesta violente dei vandali.

Il bilancio provvisorio è di una città devastata, offesa, vilipesa e torturata da un manipolo di teppisti, con 11 uomini delle forze dell’ordine feriti nel corso degli scontri e una decina di criminali fermati in questura. Le responsabilità? Chi ha autorizzato il corteo degli antagonisti sapendo il rischio di ciò che poteva succedere? Domande che forse non avranno risposte. In terra, in una Milano ferita, restano gli arnesi, le mazze, le bombe, i caschi e le tute nere usate dai teppisti per non farsi riconoscere. Sfilate via le “maschere” da black bloc, i delinquenti si sono dileguati beffando polizia e carabinieri.

LE REAZIONI

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si legge in una nota – ha espresso la sua “ferma condanna della violenza teppistica” avvenuta nel corso della manifestazione di protesta a Milano. Violenza “tanto più esecrabile – ha detto – in quanto rivolta contro un evento che ha come obiettivo la nutrizione del pianeta, la lotta alla fame e alla denutrizione e un ordine mondiale fondato su una maggiore equità tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo”. Mattarella ha espresso “la sua piena solidarietà ai cittadini di Milano, vittime di pesanti danneggiamenti, e alle forze dell’ordine che hanno fronteggiato i violenti con responsabilità e grande senso del dovere”. Dal Presidente della Repubblica sono arrivati anche “gli auguri di piena e rapida guarigione per gli agenti rimasti feriti” e l’auspicio che “i responsabili delle violenze siano assicurati al più presto alla giustizia”. 

MARONI E PISAPIA“Pieno sostegno alle forse dell’ordine che stanno fronteggiando a Milano la guerriglia urbana scatenata da imbecilli violenti che devono finire in galera”: così il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni commenta su twitter quanto accaduto al corteo May Day-No Expo di Milano. “Isolare, individuare, punire senza se e senza ma i delinquenti che stanno devastando Milano”, ha dichiarato il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia.

SALVINI E DI MAIO CONTRO ALFANO  Il leader del Carroccio si scaglia contro il ministro dell’Interno Angelino Alfano, a suo giudizio “incapace” e ne chiede le dimissioni. Anche il M5S, con il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, se la prende con il leader Ncd. “I cittadini italiani non sono più al sicuro con un Ministro dell’interno con la credibilità di Topo Gigio”, attacca. “Arrivano black bloc a Milano da fuori Italia, la mettono a ferro e fuoco e nessuno sapeva che centinaia di vandali fossero in città?”, si chiede il grillino dopo la devastazione di Milano. “Il dispositivo di sicurezza in Italia – osserva – fa acqua da tutte le parti, non perché abbiamo pochi poliziotti, ma perché c’è un ministro del’Interno che non è capace di coordinarli, visto che non ha mai capito quale fosse il suo compito. Ha sempre usato il suo dicastero come un bancomat e basta”.

IL MINISTRO SI DIFENDE: “ABBIAMO EVITATO IL PEGGIO” Mentre Matteo Renzi non commenta, il titolare del Viminale ha spiegato in un twitt che “saremo durissimi con i farabutti e invita i magistrati: “Nessuno si sogni di liberarli subito”. 

Per Forza Italia il capogruppo alla Cemera, Renato Brunetta affida a twitter il suo giudizio: “Violenza premeditata, governo non in grado”, mentre il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri ironizza su Alfano: “Ottimo lavoro e tutto il sistema. Hanno evitato il peggio. Adesso difendiamo la Scala.” UMORISMO TRAGICO”, è il twitt di Gasparri.

Italicum, Renzi incassa altra fiducia. M5S, Sel e FI: "Referendum"

Mara Carfagna
La parlamentare di Forza Italia Mara Carfagna (Scrobogna/LaPresse)

Un referendum abrogativo dell’Italicum per limitare l’accentramento di potere del premier Matteo Renzi. E’ questa l’idea del parlamentare del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli che ha lanciato dopo che Renzi e il suo governo hanno incassato il terzo voto di fiducia sulla riforma elettorale.

Il voto finale è previsto per lunedi in un clima di sconforto tra le opposizioni che oggi al momento del voto sono usciti dall’aula pensando a un piano B che possa frenare l’avanzata del capo del governo. “Stiamo pensando – spiega Toninelli – a un referendum abrogativo totale dell’Italicum. Ovviamente non vogliamo farlo da soli e potrebbe interessare tutte le forze politiche e della società civile che contestano questo tentativo di accentramento del potere di Renzi”.

A supportare l’idea grillina di un referendum sono Sinistra ecologia e Libertà e Forza Italia. “La prima tappa è lunedì quando proveremo – spiega il capogruppo di Sel alla Camera, Arturo Scotto – a far saltare la legge secondo un percorso trasparente dentro questa aula. Qualora, come pare, la legge dovesse passare dopo questa prova di forza così inedita e significativa dovranno essere messe in campo tutte le iniziative possibili per limitare l’impatto della legge, per via parlamentare o coinvolgendo cittadini”.

Il deputato del M5S Danilo Toninelli che ha proposto un referendum abrogativo dell'Italcum
Il deputato del M5S Danilo Toninelli che ha proposto un referendum abrogativo dell’Italcum

Sulle stesse frequenze l’azzurra Mara Carfagna che afferma: “Fi vuole riformare e non calpestare le istituzioni. Per questo forse l’unica strada da percorrere è rivolgersi al corpo elettorale. Rivolgo un appello a chi non condivide questa legge: sediamoci e immaginiamo di promuovere un referendum, diamo la parola ai cittadini e chiediamogli cosa pensano dell’Italicum e se lo vogliono abrogare. Noi non temiamo le idee degli italiani”, spiega la deputata di Fi. Dalla Lega di Salvini, un niet alla legge che i padani ritengono “peggiore del Porcellum”.

Le critiche nel Pd, seppur in minima parte sono state espresse ancora dai maggiorenti della minoranza che non hanno partecipato al voto. Enrico Letta, Pier Luigi Bersani e Gianni Cuperlo su tutti i quali mantengono una posizione ultra critica sulla scelta unilaterale del governo.

Il tabellone delle votazioni sull'Italicum del 30 aprile 2015
Il tabellone delle votazioni sull’Italicum del 30 aprile 2015 (Ansa/Lami)

Tra i renziani e diversamente tali c’è qualche piccola defezione. E’ il caso del deputato Enzo Lattuca della Commissione Affari costituzionali che ha votato la fiducia ma fa intendere che lunedi, durante il voto finale, il copione potrebbe non ripetersi. “Certamente – dice- non mi nasconderò dietro il voto segreto, non è questo il mio stile. Quindi, quando la prossima settimana si voterà, o non parteciperò al voto oppure non darò il mio voto favorevole a questa legge”, avverte in politichese.

Da parte sua, l’alleato di governo Angelino Alfano (Ncd) dirotta la questione sulla riforma del Senato. “Adesso, dopo questo successo, se tutto come penso andrà bene con l’approvazione finale della legge elettorale, si apre una fase nuova, quindi noi chiediamo al Governo e alla maggioranza di modificare la riforma costituzionale, quella del Senato”.

La Consulta boccia la riforma Fornero sulle pensioni. I pensionati ora ridono

L'ex ministro Elsa Fornero mentre piangeva quaando varò la "riforma Fornero"
L’ex ministro Elsa Fornero mentre piangeva sulla sua riforma.

La Corte costiruzionale ha bocciato la riforma Fornero limitata alla cosiddetta perequazione delle pensioni con cui, nel “Salva Italia”, era stata bloccato l’adeguamento al costo della vita per quanti percepivano un trattamento superiore a tre volte il minimo, pensioni abbastanza modeste da 1.500 euro al mese.

Il governo Monti, con il decreto legge 201/2011, – manovra nota a tutti come “lacrime e sangue” – decise con l’ex ministro Fornero il blocco dell’adeguamento al costo della vita per i pensionati, motivandolo con una vaga “contingente situazione finanziaria”.

La Suprema Corte “bocciando” l’art. 24 della riforma Fornero ha spiegato che “L’interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio”.

La decisione della Consulta sbarella i conti pubblici poiché la restituzione delle spettanze arretrate ai pensionati costa alle casse dello Stato circa 5 miliardi: 1,8 miliardi per il 2012 e circa 3 miliardi per il 2013.

A sollevare la questione di legittimità costituzionale erano stati, con varie ordinanze tra il 2013 e il 2014, il Tribunale di Palermo, sezione lavoro; la Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Regione Emilia-Romagna; la Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Regione Liguria.

Secondo la Consulta, le motivazioni indicate alla base del decreto sono blande e generiche, mentre l’esito che si produce per i pensionati è pesante. “Deve rammentarsi – si legge nella sentenza – che, per le modalità con cui opera il meccanismo della perequazione, ogni eventuale perdita del potere di acquisto del trattamento, anche se limitata a periodi brevi, è, per sua natura, definitiva.

Le successive rivalutazioni saranno, infatti, calcolate non sul valore reale originario, bensì sull’ultimo importo nominale, che dal mancato adeguamento è già stato intaccato”. “La censura relativa al comma 25 dell’art. 24 del decreto legge n. 201 del 2011, se vagliata sotto i profili della proporzionalità e adeguatezza del trattamento pensionistico – scrivono ancora i giudici della Suprema Corte – induce a ritenere che siano stati valicati i limiti di ragionevolezza e proporzionalità, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento stesso e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività”.

“Risultano, dunque, intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36 Costituzione) e l’adeguatezza (art. 38). Quest’ultimo è da intendersi quale espressione certa, anche se non esplicita, del principio di solidarietà” (art. 2) e “al contempo attuazione del principio di eguaglianza”, (art. 3).

Il blocco dell’indicizzazione delle pensioni scattato con il “Salva Italia” e ora bocciato dalla Consulta ha toccato una platea di circa 6 milioni di persone, ovvero quante sono quelle con un reddito da pensione superiore ai 1.500 euro mensili lordi, secondo gli ultimi dati dell’Istat sulla previdenza, aggiornati al 2013. Lo stop alla perequazione ha infatti interessato gli assegni superiori a tre volte il minimo (circa 1.500 euro al mese). Guardando alle percentuali si tratta di oltre il 36% del totale degli oltre 16,3 milioni di pensionati italiani. Nel dettaglio, i pensionati d’oro, che superano i dieci mila euro mensili, sono circa 12 mila (lo 0,1%). Ecco una tabella dell’Istat con il numero di pensionati oltre i 1.500 euro al mese per classe di importo.

“Ancora non abbiamo effettuato i calcoli ma è chiaro che la sentenza ha conseguenze rilevanti sul bilancio pubblico”. Così il viceministro dell’Economia Enrico Morando, dopo la sentenza della Consulta.”Stupisce l’assenza di bilanciamento rispetto all’articolo 81″ della Carta. Così “si scarica un onere significativo sul bilancio dello Stato”.

Nove milioni italiani visiteranno l'Expo. Boom di prenotazioni

expo 2015 milanoOrmai è questione di ore, l’Expo è arrivata e, dopo le corse dell’ultimo minuto, è il momento di tirare le prime somme. Almeno dal punto di vista turistico.

Sono circa 9 milioni gli italiani che al momento hanno già deciso di visitare l’Esposizione Universale nei sei mesi di durata. E ben 190 mila si “precipiteranno” già in questo primo week end. Sono i dati dell’indagine appena realizzata da Federalberghi, che completano il quadro dei dati finora disponibili. E cioè i 20 milioni di visitatori attesi (per una spesa turistica indotta pari a 3,5 miliardi secondo il CERTeT dell’università Bocconi di Milano) e i 10 milioni di biglietti venduti (più all’estero che in Italia, un milione solo in Cina e negli States, 300 mila in Argentina).

“Di questi 9 milioni – spiega il presidente degli albergatori Bernabò Bocca – ben 2,6 milioni hanno deciso che pernotteranno a Milano o in aree limitrofe (scegliendo nel 37% dei casi l’albergo quale struttura ricettiva), altri 3,9 milioni effettueranno una visita in giornata e 2,3 milioni, pur sicuri di esserci, sono ancora indecisi se soggiorneranno o meno. Sono numeri che evidenziano l’importanza per il nostro Paese di eventi di portata come questo, l’Expo può veramente offrire una spinta importante per la ripartenza del turismo”.

Dello stesso parere anche il presidente di Federturismo Confindustria Renzo Iorio: “Al di là delle polemiche e delle preoccupazioni di questi giorni, sono certo che l’Italia anche in questa circostanza saprà dare il meglio di sé. E’ una grandissima opportunità per promuovere il turismo e dare slancio ai processi di internazionalizzazione delle nostre aziende”.

“Il vero fallimento – spiega il presidente di Assoturismo Confesercenti Claudio Albonetti – sarebbe se l’Expo fosse un’occasione solo per Milano e il suo hinterland. Auspichiamo che, dopo essere entrati a contatto con le specialità agroalimentari italiane, i turisti decidano di venire anche sui luoghi di produzione e visitino il resto d’Italia”.

“L’Enit – spiega il commissario straordinario Cristiano Radaelli – ha collaborato in modo intenso con l’organizzazione di Expo facilitando i contatti con i tour operator stranieri e creando una serie di eventi nel mondo dedicati sia in occasione delle fiere internazionali che in altre situazioni. I più importanti sono stati a New York, a Berlino, a Francoforte. Siamo sicuri che l’Expo attirerà un numero crescente di stranieri e ci siamo impegnati molto anche per far sì che i visitatori si muovano poi nel resto d’Italia”.

Sul fronte straniero in controtendenza i risultati della ricerca Visit Expo – Italy & More, realizzata dalla società specializzata in indagini sul turismo Jfc con la collaborazione dell’Università di Pollenzo, che ha intervistato enti e strutture all’estero collegate con l’Italia (Consolati, Ambasciate, Camere di Commercio, Istituti di cultura e tour operator). “Non vi è dubbio – dicono i ricercatori – che le vicissitudini che hanno coinvolto in questi anni l’organizzazione abbiano inevitabilmente rallentato l’attività di valorizzazione dell’Expo. Questa affermazione emerge anche dal fatto che il 40% degli intervistati sembra ignorarne l’esistenza, e solo una parte esigua risulta mediamente soddisfatta dalle campagne informative nei propri Paesi”.

Expo, Centri sociali guastano la festa. Alfano: "Saremo duri"

Giovani sulla statua di Garibaldi in largo Cairoli a Milano
Giovani sulla statua di Garibaldi in largo Cairoli a Milano (Ansa/Bazzi)

Un folto gruppo di antagonisti completamente vestiti di nero e con il volto coperto dai cappucci delle felpe, dai caschi o con bandana e cappellini, che ricordano i black bloc, sfilano nella parte arretrata del corteo No Expo a Milano, pronti a colpire con estintori caricati non a schiuma ma a vernice. Gli estintori poi vengono ricaricati al volo, per strada. Quando agiscono altri attivisti bloccano con le mani le telecamere di cameraman e gli obbiettivi dei fotografi. Alla manifestazione partecipano alcune centinaia tra studenti, universitari, militanti della galassia antagonista e dei collettivi No-Expo. Presenti anche molti stranieri provenienti soprattutto da Germania e Francia.

Il gruppo dei black-bloc ha messo a segno un’azione contro Manpower, imbrattando e rompendo le vetrine. L’intervento della polizia ha messo subito fine all’azione e subito dopo è iniziata la contestazione, tra una ventina di ‘neri’ e un centinaio di studenti dei ‘collettivi’, a cui spettava, formalmente, l’organizzazione della manifestazione trattandosi di un corteo studentesco.

Un gruppo di antagonisti contro expo
Un gruppo di antagonisti contro expo

Due manifestanti sono saliti sulla struttura dell’Expo Gate, a Milano, e hanno affisso uno striscione con la frase “grande evento uguale grande bufala. No Expo: un altro mondo è possibile”. L’azione è avvenuta pochi minuti prima della partenza del corteo degli studenti No Expo e degli antagonisti.

Blitz della Polizia per scongiurare possibili manifestazioni violente di matrice No Expo. Gli agenti sono intervenuti prima in un appartamento e poi in un centro sociale, il Mandragola. Al momento il luogo viene passato al setaccio. Sul posto molti agenti antisommossa per prevenire azioni di protesta.

I giudici milanesi del Tribunale civile hanno intanto convalidato l’allontanamento di tre tedeschi perquisiti ieri e l’altro ieri nell’ambito di un’operazione di polizia di prevenzione in vista di Expo e indagati per detenzione di oggetti atti a offendere e invasione di terreni ed edifici. Nella tarda serata di ieri una Volante della Polizia aveva fermato un furgone sospetto con targa tedesca e vetri oscurati con a bordo tre cittadini tedeschi. All’interno sono state trovate e immediatamente sequestrate una bomboletta spray urticante vietata dalla legge, 58 bombolette spray di vernice e tre passamontagna. I tre tedeschi sono stati accompagnati in questura per identificazione. Uno è stato anche denunciato per lo spray urticante.

La reazione del ministro dell’Interno Alfano
“Abbiamo bloccato personaggi che non erano manifestanti ma volevano fare del male a Milano e all’Expo e speriamo di continuare così nei prossimi giorni, ammesso che ce ne sia bisogno”. Lo ha detto il ministro dell’ Interno Angelino Alfano a Rtl 102.5. “Ovviamente il nostro auspicio è che non ce ne sia bisogno perché tutto si svolgerà tranquillamente però sappiamo, dalle manifestazioni precedenti che si sono svolte nelle altre parti del mondo, che questi sono eventi e occasioni che richiamano l’attenzione dei violenti, quindi il nostro sistema di prevenzione è allertato e siamo molto sul pezzo”.

“Saremo severissimi e durissimi – ha concluso Alfano- nel fare rispettare il diritto di manifestare, ma anche nel fare rispettare il diritto di tutti gli altri di godersi questa grande opportunità per l’Italia”.

Italicum, Renzi ottiene la prima fiducia ma domani strada in salita

tabellone elettronico con il voto di Pippo Civati, Stefano Fassina, Enrico Letta, Roberto Speranza, Rosy Bindi e Pier Luigi Bersani alla Camera durante la votazione della questione di fiducia posta sull'articolo 1 della Legge Elettorale (Italicum),
Il tabellone elettronico di Montecitorio (Ansa)

Dopo settimane di ricatti e insulti, Matteo Renzi ottiene ciò che voleva: l’Italicum così come lo aveva immaginato. Quello di oggi non è il voto definitivo, ma dalla giornata convulsa a Montecitorio pare che giovedì il premier non debba avere problemi per gli altri due voti di fiducia sulla riforma elettorale. Il primo “Sì” è arrivato nel tardo pomeriggio. Il primo articolo dell’Italicum passa con 352 Si, 207 No e un astenuto. 38 esponenti del Pd non hanno votato.

Tra questi, i ribelli Bersani, Civati, Letta, Bindi, Fassina e l’ex capogruppo Roberto Speranza che era in missione ma apertamente schierato con i dissidenti. Insieme a loro non hanno risposto alla chiama i deputati R. Agostini, Albini, Bossa, Bruno Bossio, Capodicasa, Cimbro,  Cuperlo, D’Attorre, Epifani, Fabbri, G.Farina, Folino, Fontanelli, Fossati, Carlo Galli, Giorgis, Gnecchi, Gregori, Laforgia, Leva, Maestri, Malisani, M. Meloni, Miotto, Mugnato, Murer, G. Piccolo, Pollastrini, Stumpo, Vaccaro, Zappulla, Zoggia. Molti di Area riformisti (si parlava di un centinaio di deputati) che avevano sottoscritto l’appello contro l’Italicum sono evidentemente rientrati nei ranghi.

“Siamo in linea con i numeri delle altre fiducie. E’ il primo passo”, ha detto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, dopo il primo voto di fiducia al governo sulla legge elettorale. Mentre l’artefice indiscusso, Matteo Renzi lascia ai consueti 140 caratteri di Twitter il suo commento: “Grazie di cuore ai deputati che hanno votato la prima fiducia. La strada è ancora lunga ma questa è #lavoltabuona”.

I parlamentari di Sinistra ecologia e è libertà hanno partecipato alla votazione sulla fiducia con una fascia nera al braccio in segno di lutto. Per uno dei leader della minoranza dem, Gianni Cuperlo, quella di oggi è “una giornata semplice né serena. Amareggia e addolora – dice – non votare la fiducia perché mi sento parte di una comunità ma è un segnale legittimo e necessario per uno strappo incomprensibile”.

A chi gli chiede se dopo questo voto resterà ancora nel Pd lui risponde: “Si deve. La scomposizione del progetto – spiega Cuperlo – sarebbe innanzitutto una sconfitta per la sinistra che quando si è divisa non è mai uscita rafforzata”, per questo “rivolgo un appello ulteriore a Renzi”, è cioè che “un campo non va mai diviso, un partito non va mai spezzato. In questo ci vuole soprattutto l’impegno di chi guida il partito”. La stessa idea di non lasciare il Pd è Pierluigi Bersani. “Lo strappo lo fa Matteo, io non vado via dal partito”, ha detto l’ex segretario.

Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi oggi alla Camera.
Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi oggi alla Camera. Ansa/Carconi

D’altro avviso Lorenzo Guerini che parla di “strappo contenuto” visto il primo voto di fiducia all’Italicum. “Sulla fiducia – spiega il vicesegretario nazionale dem – c’è stato nel Pd uno strappo molto più contenuto di quello che si poteva pensare. Ora non affrontiamo questo passaggio per via disciplinare: non avrebbe senso”.

La strada è ancora lunga, diceva Renzi perché sono tanti gli ostacoli che deve superare nel complesso e delicato ciclo delle riforme costituzionali. Ma non per questo si tira indietro. A costo di farsi, come se li è fatti, “nemici in casa”, il premier va avanti per la sua strada consapevole che per l’Italia “è il tempo del coraggio”.

Domani, dopo altri voti di fiducia, il varo definitivo con voto segreto. E forse nelle urne potrebbero essersi sorprese. Secondo i bene informati Renzi potrebbe avere il soccorso azzurro dei berlusconiani e di parte di altre forze politiche. La notte è lunga e in genere porta consiglio mentre le “diplomazie” sono incessantemente al lavoro.

Terremoto Nepal, oltre 4mila morti, tra cui 4 italiani. Spariti 40 connazionali

Tra le macerie del terremoto in NepalCi sono pure quattro italiani tra le migliaia di vittime del terremoto in Nepal. Si tratterebbe, secondo quanto riferito all’Ansa da due loro compagni, di Renzo Benedetti e Marco Pojer travolti da una frana staccatasi dalla montagna mentre erano impegnati a 3.500 metri di quota in un trekking nella Rolwaling Valley, sulla catena himalayana.

Sono morti pure Oskar Piazza, del Soccorso alpino del Trentino Alto Adige, e Gigliola Mancinelli, medico anestesista di Ancona che aveva cambiato il turno per poter andare in Nepal. Entrambi erano tra i  4 speleologi dispersi. Gli altri due fortunatamente si sono salvati. Si tratta di Giuseppe “Pino” Antonini, 53 anni, di Ancona, e Giovanni “Nanni’ Pizzorni, 52 anni, genovese, esperto torrentista. Ma in serata arriva la brutta notizia che sarebbero 40 gli italiani irreperibili. Morti pure due francesi, secondo quanto riferito dal ministro degli esteri francese, Laurent Fabius. 674 cittadini francesi non hanno ancora stabilito un contatto, probabilmente per assenza di mezzi. Fra le vittime anche Dan Fredinburg il manager responsabile della privacy di Google e co-fondatore di Google Adventure.

GUARDA I PRIMI ISTANTI DEL TREMENDO TERREMOTO

Il bilancio del terribile sisma sale di ora in ora. La Polizia ha diffuso l’ultimo bollettino parlando di oltre 4.000 morti accertati e circa 8mila feriti. La Caritas teme che le vittime possano essere seimila, altre fonti sostengono 10mila. Sono tantissimi i bambini tra le vittime. Secondo l’Unicef, sono almeno 940mila i minori a rischio nella regione distrutta dal terremoto che hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente.

Il premier Sushil Koirala domenica ha lanciato un drammatico appello alla comunità internazionale per “aiuto e sostegno”. “Riusciremo a superare questo momento, qualunque sarà il costo per farlo”, ha affermato, chiedendo ai connazionali in questo momento “di fare il possibile” per salvare vite umane.

Vi sono molte persone che sono state inghiottite dai ghiacci nei crepacci che si trovano in una delle zone più pericolose dell’Everest, quella che collega il campo base al Campo 1. Lo riferisce l’associazione Ev-K2-Cnr, sulla base di quanto riportato ieri dagli sherpa sulle conseguenze di un fenomeno diverso rispetto a quello delle due valanghe. “Abbiamo visto la morte in faccia”, ha detto l’alpinista Mario Vielmo, uno dei cinque italiani che hanno raggiunto il laboratorio Piramide dell’associazione Ev-K2-Cnr, che si trova a 5.050 metri di quota sul versante nepalese dell’Everest. La testimonianza è stata raccolta con una registrazione audio della stessa associazione.

Tra le macerie del terremoto in NepalPiù di 200 scalatori sono stati salvati attorno al monte Everest che dopo le prime due scosse ha rilasciato valanghe mortali. I soccorritori hanno allestito diverse tendopoli per ospitare le migliaia di sfollati a Kathmandu, la capitale del Nepal, ma ve ne sono anche a Pokhar, a 200 chilometri a ovest della metropoli.

Dalle prime analisi fatte nel Centro di Emergenza nazionale, emerge che molte comunità, soprattutto quelle vicine alla montagna, hanno subito notevoli danni dal terremoto. L’area interessata alla propagazione delle onde sismiche è altamente popolata. Si parla di sei milioni e mezzo di persone.

Interi villaggi sono stati rasi al suolo ed è difficile prestare soccorsi a causa della distruzione delle vie di collegamento. In alcuni di queste cittadine è possibile accerdere solo con gli elicotteri. Non tutte le zone colpite dal terremoto sono state ancora raggiunte e questo fa pensare che il bilancio possa essere molto più grave in termini di perdita di vite umane.  Un alto funzionario nel distretto di Gorkha, la posizione dell’epicentro del terremoto, ha riferito all’Associated Press di aver appreso che il 70% delle case sono distrutte.

Terremoto Nepal, è "Ground Zero". Si scava tra gelo e buio. Timore per 4 alpinisti italiani

Si scava tra le macerie  dopo terremoto Nepal
Si scava tra le macerie (Ap/Armangue)

Il bilancio provvisorio in Nepal, dopo il catastrofico terremoto di sabato, è di 2.430 vittime. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Affari interni nepalese, Laxmi Prasad. La situazione nelle zone colpite dal sisma è surreale, da Kathmandu a Pochar alle città attorno ai massicci dell’Himalaya da cui spunta imponente il monte Everest.

Sono stati segnalati al momento oltre 4.000 altri feriti. Le vittime indiane sono in tutto 56, mentre risultano morti 17 cittadini cinesi in Tibet. Queste cifre portano il numero dei morti a più di 2.500, ma il bilancio sembra inesorabilmente a salire.

E’ corsa contro il tempo per cercare di salvare quante più vite possibili sotto le macerie di case, palazzi e edifici secolari crollati durante la prima forte scossa: 7,9 della scala Richter. Ma man mano che si scava si recuperano solo cadaveri. Sono molte le donne e i bambini ritrovati senza vita tra i cumuli di mattoni e cemento. Molti corpi vengono cremati per timore di epidemie.

 Nepal Earthquake
Soccorritori tra le macerie (Ap/Shrestha)

La prima notte dei sopravvissuti è stata all’aperto. Lo sarà anche la seconda, la terza e chissa per quanto tempo ancora. Il freddo alle pendici delle catene himalayane morde, ma è meglio l’aria aperta che stare attorno alla terra tremante delle città dove ad ogni scossa di assestamento si assiste a nuovi crolli. Il poverissimo Nepal fa da spettatore inerme al suo “Ground Zero”. La disperazione si tocca con mano. Centinaia di migliaia di persone hanno perso tutto. L’acqua potabile è difficile da reperire, il cibo scarseggia: strade, aeroporti e ferrovie sembrano aver subito bombardamenti.

Gli sforzi umanitari si stanno moltiplicando ora dopo ora da molti stati limitrofi e da tutto il mondo. Farmaci, provviste di generi alimentari, tende attrezzate e vestiti stanno arrivando in Nepal per far fronte alla primissima emergenza. Molti sopravvissuti, indiani e cinesi su tutti, stanno facendo rientro a casa da aeroporti rappezzati alla meno peggio.

4 speleologi italiani del Soccorso alpino, in spedizione nel villaggio di Langtang, travolto da un’enorme valanga, non danno notizie di sé da ieri sera. Lo apprende l’Ansa dal fratello di uno di loro, Giuseppe Antonini, di Ancona. Antonini ha parlato con il fratello mezz’ora prima del sisma, poi non ha più saputo nulla. Intanto, sono stati rintracciati due ragazzi fiorentini, Daniel e Elia Lituani, 25 e 22 anni, nel Paese da due settimane. “Ha telefonato la ragazza di mio figlio – ha detto Marco Lituani, il padre – e stanno tutti bene”.

Crolli Terremoto Nepal ApMa la priorità massima è data al salvataggio di quanti ancora si trovano intrappolati tra le macerie. I soccorritori odono voci e lamenti ma sono costretti ad agire con prudenza per non compromettere il loro salvataggio. Non è facile muoversi tra ferro, mattoni e cemento tra spazi angusti e il buio pesto che certo non aiuta.

Un lungo applauso ha accompagnato il salvataggio di un giovane estratto vivo dopo più di 24 ore. Ci sono volute ore per liberarlo. In queste ore vari esperti si stanno chiedendo quando è possibile resistere stritolati tra i detriti. Nessuno sa dirlo con precisione.

Palazzi crollati in NepalDipende da tanti fattori, ma l’importante è fare in fretta. I feriti, di cui alcuni molto gravi sono ospitati in campi all’aperto attrezzati come centri di primo soccorso. La situazione si fa sempre più difficile mentre le scosse di assestamento continuano a incutere terrore in un’aerea che interessa sei milioni e mezzo di persone.

NepalEarthquake, 1.500 morti. Aiuti da tutto il mondo. MSF invia 4 equipe e 3000 kit. Attenti agli sciacalli

si scava tra le macerie in Nepal dopo NepalEarthquakeStormi di uccelli che volano impauriti, gente disperata che urla aiuto, clacson di auto impazzite, la polvere sprigionata dai calcinacci che copre tutto e poi macerie e ancora macerie e ancora il vuoto. Si vede questo nelle prime immagini del violentissimo terremoto in Nepal che finora ha causato oltre 1500 morti, centinaia di feriti e dispersi e la distruzione di siti di rara bellezza archeologica (distrutta la torre di Dharahara, patrimonio dell’Unesco) in quello che le autorità definiscono un primissimo bilancio provvisorio.

Il raggio devastante del terremotoDue fortissime scosse di terremoto,  magnitudo 7,8 della scala Richter, a distanza di 35 minuti l’una dall’altra hanno colpito il paese asiatico alle 11,56 ora locale (le 8.11 in Italia). L’epicentro è stato localizzato tra la capitale nepalese Kathmandu e la città di Pokhara, a due o tre chilometri di profondità, per un raggio complessivo in cui vivono circa 6 milioni di persone.

La torre di Dharahara a Kathmandu prima e dopo il terremoto
La torre di Dharahara a Kathmandu prima e dopo il terremoto

Crolli e vittime sono state registrate anche n India, Bangladesh e Tibet. Una valanga sul monte Everest pare abbia travolto e ucciso nel campo base almeno diciotto persone. Il governo del Nepal ha dichiarato lo stato di emergenza nelle zone colpite.

Una donna sommersa nelle macerieLa macchina dei soccorsi è già attiva e l’aiuto viene proposto dai paesi di tutto il mondo. Per la potenza del sisma, si temono migliaia di vittime, fa sapere l’istituto nazionale geofisica e vulcanologia (Ingv).  Si scava con le mani tra e macerie ma è urgente avere mezzi e strumenti per individuare persone intrappolate in profondità.

VIE DI COMUNICAZIONI INTERROTTE. IL PANICO DEI SOPRAVVISSUTI

Il sistema viario nell’area interessata dal terremoto è disastrato. Crepe sono apparse lungo le strade principali di comunicazione. Molte ferrovie, aeroporti, centrali elettriche e acquedotti sono seriamente danneggiate, insieme a ripetitori Tv e centrali telefoniche. Il Nepal quasi isolato. Il sito del governo www.nepal.gov.np/ e anche molti altri punti web sono stati “sconnessi” dal resto del mondo.

La catena umanitaria sta montando in tutto il pianeta. Google ha messo a disposizione la pagina Person Finder per cercare persone. Sui social network il passa parola è incessante per la richiesta di aiuti. Facebook ha creato un’applicazione per dispositivi mobili: “Safety Check”.

LIVE ON TWITTER Il governo degli Stati Uniti ha attivato tramite l’ambasciata Usa nel Nepal, l’assistenza umanitaria per un milione di senza tetto. Medici Senza Frontiere ha fatto sapere di aver inviato 4 squadre con 3mila kit sanitari e di generi di primo soccorso.  

ATTENZIONE AGLI SCIACALLI DELLE DONAZIONI

Come in tutti i terremoti, gli sciacalli sono in agguato. Non è dato sapere se ve ne siano nelle zone colpite da terremoto in Nepal. Ma spuntano come funghi sedicenti organizzazioni umanitarie che hanno istituito numeri e account paypal attraverso cui destinare denaro ai sopravvissuti. Bisogna prestare attenzione a quali organizzazioni si destina il denaro, altrimenti si rischia di alimentare sciacalli senza scrupoli. Dunque, è bene fidarsi solo di autorità o istituzioni conosciute.

Attenzione alle donazioni telefoniche su numeri farlocchi fatti girare sui Social e su WhatsApp. Cautela anche coi numeri mostrati in Tv. Spesso sono numeri generici che raccolgono (legittimamente) fondi che poi potrebbero essere dirottate anche verso altre cause. Se volete donare affidatevi a siti istituzionali, come www.governo.it o altre autorità riconosciute come la Protezione civile o organizzazioni umanitarie molto note: Unicef è una di queste.

Ci sono molti modi per scoprire se una organizzazione è sedicente e falsa. Un modo immediato per controllare è attraverso l’Url del link nella barra degli indirizzi. Fate un controllo attraverso questo tool: http://whois.domaintools.com/ https://www.whois.net/ oppure www.nic.it (per i domini italiani). Inserendo l’indirizzo apparirà il nome dell’intestatario del dominio che può essere una persona fisica o un’associazione. Prestare attenzione ai truffatori! Nel caso in cui incorrete in qualche donazione che sospettate sia stata fatta a sciacalli, chiamate e denunciatelo alle Forze dell’Ordine oppure scrivete al sito della Polizia di Stato: https://www.commissariatodips.it/

Italicum, Renzi avverte: "Se non passa tutti a casa". Apprensione tra i parlamentari

Matteo Renzi
Matteo Renzi

“Se non passa l’Italicum, credo proprio che il governo cade. Se il governo, nato per fare le cose, viene messo sotto allora vuol dire che i parlamentari dicono: “andate a casa”. Non sono per tenere la poltrona aggrappata alle terga”.

Matteo Renzi  cala l’asso per dire a chi critica la riforma elettorale che “o fate come dico io, o tornate, come diceva Bersani, a pettinar le bambole”. Una sorta di ultimatum che sta rovinando il fine settimana a diversi esponenti politici di maggioranza e opposizione.

Vista così, sembra non vi siano molte alternative alla volontà del premier. Nessuno dei parlamentari, dopo queste parole oserebbe fare muro all’Italicum sapendo che un secondo dopo dovrà pensare a come farsi rieleggere per rientrare in parlamento. Poiché una caduta di Renzi significa elezioni anticipate. Il capo dello Stato, ad eventuali dimissioni di Renzi potrebbe esplorare per un’altra maggioranza, ipotesi che col quadro politico in atto appare improbabile. Da quì, lo scioglimento anticipato delle Camere e l’indizione di nuove elezioni politiche da tenersi al massimo in autunno.

Renzi non cede e tira dritto per la sua strada facendo sapere che il governo deciderà martedì se porre la fiducia sull’Italicum, testo che sarà discusso già lunedi a Montecitorio. Sicuro, com’è, che alla fine l’avvertimento “è servito” e incasserà i voti necessari per superare quest’altro scoglio per arrivare sereno fino al 2018.

Dopo “l’ultimatum ” di Renzi tra i parlamentari serpeggia tensione e preoccupazione. E non sono in pochi in queste ore a mediare un atteggiamento “più responsabile” verso chi ha tirato troppo la corda per ottenere il voto segreto (da cui Renzi uscirebbe impallinato da molti franchi tiratori residenti a largo del Nazareno e non solo).

Ancora tre anni di legislatura, in fondo, sono tanti e per molti deputati e senatori sono questione di “vita o di morte” politica. Bisogna capire come si muove adesso la minoranza Pd che ha eretto barricate sia contro il modus operandi renziano che contro la legge elettorale. Bersani, Cuperlo e Civati (i più felici di una caduta di Renzi, ma senza alternative credibili nel Pd) riusciranno a esser fedeli alla linea di intransigenza o molleranno la presa?

La prima ipotesi porterebbe diritto alle urne da cui, con il Consultellum non è scontato avere tutta la fronda ribelle rieletta. Se alleggeriranno la pressione sul premier e quindi faranno trovare i voti necessari al varo della riforma, potrebbe passare come una resa condizionata da piccoli interessi personali. A Renzi resta dunque il manico del coltello e solo col voto finale sull’Italicum si potrà capire quale sia stato il compromesso.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO

Lavrov: “La pace in Ucraina non fa parte del piano dell’Occidente e di Kiev”

Il massimo diplomatico russo: "Washington e i suoi alleati della NATO forniscono supporto politico, militare e finanziario a Kiev in modo che il conflitto possa continuare". Il ministro degli Esteri russo in una intervista: "Elimineremo minacce". Poi mette in guardia l'Occidente: "Non può consentire a Kiev di colpire in profondità la Russia"