14 Ottobre 2024

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Scuola: Scrutini, Garante: "Precettazione". Renzi: "Ancora prematuro"

Matteo Renzi tratta per l'elezione capo Stato
Matteo Renzi (Ansa)

Al momento “non c’è nessuna comunicazione ufficiale su uno sciopero per bloccare gli scrutini, ma anzi incoraggianti segnali dal governo e dai sindacati più responsabili”. Lo scrive in una nota il Garante sugli scioperi, Roberto Alesse, invitando a trovare un punto di convergenza per evitare proteste con azioni illegittime che danneggerebbero gli studenti e le loro famiglie.

“La concertazione resta, anche in questo caso, la via maestra per evitare strappi”.
“Noi faremo la nostra parte, assicurando il rispetto rigoroso della legge sul diritto di sciopero a tutela degli utenti”, scrive ancora Alesse. “Al riguardo, spero davvero che il ricorso allo strumento della precettazione resti solo un’opzione teorica, perché, in caso di blocco degli scrutini, sarebbe la via obbligata e doverosa per evitare la paralisi dei cicli conclusivi dei percorsi scolastici (esami di terza media, maturità, abilitazioni professionali)”.

Sinistra ecologia e libertà si schiera in piazza contro la “Buona Scuola”: “Riforma autoritaria”. Il capogruppo di Sel a Montecitorio, Arturo Scotto, annuncia che venerdì sarà “con il mondo reale della scuola”. “Quella proposta da Renzi sulla scuola – sottolinea – è una riforma che porta il Paese indietro, la scuola pubblica subisce un colpo e gli insegnanti vengono relegati in un ruolo marginale. Il preside non sarà un prefetto o uno sceriffo ma sarà un preside “faraone” dal nome del sottosegretario che nel corso degli ultimi giorni ha bombardato di tweet la rete e offeso gli insegnanti della scuola repubblicana”.

“Quello del governo – prosegue Scotto – è un testo autoritario, sbagliato e pasticciato che andrebbe immediatamente ritirato. Sinistra Ecologia e Libertà ribadisce la richiesta di ritiro del provvedimento, l’emanazione di un decreto urgente sulle assunzioni dei precari e un nuovo testo riscritto col mondo reale della scuola. Quello che venerdì sarà in piazza al Pantheon a Roma. I parlamentari di Sel ci saranno”.

il premier Renzi è cauto sulla precettazione come sostiene il garante: “Precettazione? Vedremo”, dice. Per il capo del governo l’azione posta in essere dai docenti col paventato blocco degli scrutini e la reazione de garante è “un tema abbastanza prematuro: è una questione tecnica, se ne parla più in là”. “Credo – ha aggiunto il premier – che la stragrande maggioranza degli insegnanti siano persone serie, perbene e non mettono a rischio i propri ragazzi e il lavoro di un anno con il blocodice degli scrutini.

“Ci saranno 160mila assunzioni tra questo e il prossimo anno: è una cifra enorme. Per gli altri precari non ci può essere altra procedura che quella concorsuale. Prendo un impegno per il futuro: si entrerà solo per concorso”, ha spiegato il premier a Radio Anch’io, rispondendo alle domande sul ddl di riforma della scuola.

“Discuto ma poi si decide, non perdere tempo” – “Pronti a discutere il merito di tutto, con tutti, dalla scuola alla Pa. Ma dopo aver discusso, si decide. L’Italia non può più perdere tempo”, ha scritto poi su Twitter Renzi.

Berlusconi in Puglia tenta il recupero: "Fitto? E chi è". Oggi a Lecce

Berlusconi in Puglia - Il leader di Fi Silvio Berlusconi, con a destra la compagna Francesca Pascale e la candidata alla Regione Puglia, Adriana Poli Bortone (Ansa/Ufficio Stampa Poli Bortone)
Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, con a destra la compagna Francesca Pascale e la candidata alla Regione Puglia, Adriana Poli Bortone (Ansa/Ufficio Stampa Poli Bortone)

Silvio Berlusconi non ha voluto mancare in Puglia. Nonostante lo stato influenzale di ieri mattina, il leader di Forza Italia si è imbarcato sul suo aereo privato insieme alla sua compagna Francesca Pascale e ha raggiunto Bari in serata. In quella Puglia dove più di tutte le altre regioni il cavaliere tiene alla sfida dopo l’accesissimo scontro con il suo ex pupillo Raffaele Fitto. E a lui le sfide piacciono, potesse anche perderle. Uno abituato a partire in svantaggio per poi recuperare all’ultimo istante. Ne sa qualcosa Pierluigi Bersani…Un “mostro” da campagna elettorale.

E’ così eccolo lì, acclamato dai suoi a Bari, (non andrà a Foggia) presenti la candidata a governatrice Adriana Poli Bortone e Luigi Vitali, commissario di Forza Italia Puglia e uno dei pomi della discordia della rottura tra Berlusconi e Fitto. A chi gli chiede del suo pupillo pugliese, lui lo tratta come Renzi trattò Fassina: “Fitto? E chi è?”.

In un’intervista all’Ansa ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa contro il ribelle paragonando la sua politica a quella delle “vecchie logiche notarili”. Ma le sue prime parole sul suolo pugliese sono anche l’occasione di rilanciare il partito dei moderati sul modello Repubblicano “made in Usa” senza però sbilanciarsi sul futuro leader: “E’ presto per dirlo e poi non si costruisce la leadership a tavolino”.

Berlusconi ci tiene poi a rispedire al mittente l’accusa di aver diviso il centrodestra: “è una cosa piuttosto stravagante, una stupidaggine”, taglia corto.

Ma il vero “showdown” è atteso per oggi a Lecce dove l’ex premier parteciperà ad un comizio a sostegno della Poli Bortone, ex sindaco di quella città. Quello che doveva essere però il progetto iniziale, e cioè un viaggio da Nord al Sud della Puglia, è ormai sfumato. Anzi, con l’aggravante della febbre gli appuntamenti sono ridotti all’osso.

L’ex capo del governo si blinda dentro l’hotel Palace inaccessibile ai giornalisti per incontrare i vertici pugliesi prima di recarsi alla cena di fund raising a Bisceglie. Raccontano che se avesse potuto Berlusconi avrebbe rinunciato volentieri a tutto il viaggio, ma su pressing degli azzurri pugliesi, alla fine abbia deciso di partire rispettando quindi almeno una parte della tabella di marcia.

Certo, il malessere “last minute”, ha fatto sorgere qualche dubbio agli avversari, in particolare tra i sostenitori di Francesco Schittulli che hanno imputato alla paura di un flop di presenze nel comizio previsto a Foggia il forfait dell’ex capo del governo:
“Forse sono finiti i bei tempi in cui in Puglia il leader di Forza Italia affollava le piazze?”, domanda ad esempio Filippo Melchiorre, coordinatore barese di Fratelli d’Italia. Ma, al di là della quantità di supporter presenti, c’è anche chi maliziosamente ipotizza che la riduzione degli appuntamenti del leader azzurro derivi dalla possibilità di una contestazione pubblica a Berlusconi essendo la Puglia una vera e propria polveriera per il centrodestra.

Che l’aria sia tesa lo fa capire anche Raffaele Fitto. In questi due giorni lui e il Cavaliere duelleranno a distanza, con il capo dei frondisti impegnato in un giro da nord a sud della Regione. L’ex governatore pugliese che porta parallelamente avanti il progetto di dar vita ad un nuovo soggetto politico (il tutto si concretizzerà dopo le elezioni amministrative) spara ad alzo zero contro l’ex capo del governo:

“La sua politica – dice senza giri di parole – è vecchia e superata, noi guardiamo al futuro sul modello liberale che ha portato Cameron alla vittoria”. Parole pesanti che, se ce ne fosse stato ancora bisogno, decretano la separazione definitiva tra i due.

Mattarella sulla corruzione: "È una concezione rapinatoria della vita"

Sergio Mattarella a Torino. Alle spalle il sindaco Piero Fassino - Al Lingotto parla sulla corruzione
Sergio Mattarella a Torino. Alle spalle il sindaco Piero Fassino (Lapresse)

“E’ vero, c’è una corruzione che vediamo diffusa come se ci fosse una sorta di concezione rapinatoria della vita”. Parole durissime dal presidente della Repubblica contro la corruzione, l’illegalità, il distacco evidente della gente dalla politica, che sta provocando “una rottura del patto generazionale”.

Sergio Mattarella ha scelto un luogo simbolo di Torino, l”Arsenale della pace” del Sermig di Ernesto Olivero, per lanciare un doppio segnale: non si sottovaluti il malaffare generale – gravissime le responsabilità di “una caduta della politica” – che ormai si è innestato come un virus nel tessuto sociale.

Gli italiani spesso si “indignano” per la corruzione e poi cedono a comportamenti personali al di fuori della legalità. Allo stesso tempo Mattarella ha chiesto che non si perda la speranza di un futuro migliore perchè c’è chi “non si rassegna alle difficoltà” e anzi vuole superarle. Niente “pessimismo” quindi (in Italia ce n’è “un eccesso”): piuttosto è l’ora di volgere “il nostro sguardo al futuro” per contribuire tutti a una “ripartenza” del Paese.

Quasi una lezione di etica della politica quella che è venuta oggi dal presidente della Repubblica nella sua prima intensa visita a Torino. Ricca di momenti importanti, dal salone del libro al museo egizio, senza escludere una breve sosta al Duomo per vedere la sacra Sindone. Ma soprattutto densa di messaggi che Mattarella ha concentrato in poche ore.

Parlando al Lingotto ha iniziato a costruire il suo richiamo: “avvertiamo rischi di un individualismo che disgrega, manca la mediazione dei corpi intermedi e il cittadino si ritrova solo davanti alle istituzioni. A questi pericoli di solitudine bisogna reagire”, ha premesso spiegando però che i cittadini non possono pensare di avere solo diritti ma hanno anche “doveri”.

Si deve comunque “impedire che si rompano le maglie della comunità”. Un’indubbia fragilità del sistema, quindi. Un camminare sul crinale che per il presidente si deve abbandonare subito con un ritorno alla legalità e riagganciando i giovani sui valori, sull’etica della politica. E affinchè il suo messaggio sia ancora più chiaro Mattarella fa proprie le parole di papa Bergoglio in tutta la loro forza: “i corruttori sono i peggiori peccatori. Parole di fuoco che condivido”.

Non manca neanche un aggancio all’attualità, alle scelte di oggi, quando Mattarella sembra evocare la necessità di riforme, l’indispensabilità delle scelte da parte di chi governa. “Deve essere chiaro che la politica è anche concretezza. Senza la capacità di affrontare i problemi di oggi non sarebbe capita. Il presente è una prova di umiltà per la politica perché la costringe a tradurre i principi in scelte concrete”.

Umiltà per il futuro delle nuove generazioni chiamate dal presidente ad agire, ad intervenire, a “far sentire la loro voce senza paura”. In quest’intreccio spericolato di condanna e speranza il capo dello Stato non fa sconti ai partiti che hanno provocato un “impoverimento” della politica. Ragione per la quale “i giovani si allontanano e perdono fiducia”. Quest’etica della politica non vale solo per casa nostra. La stessa Europa sembra essere bloccata, in preda ad “egoismo” che tradisce il suo stesso passato di civiltà.

L’Unione europea “non può non essere all’altezza della sua storia e dei suoi valori e di fronte a questi fenomeni migratori ha una responsabilità storica”. L’Europa “deve riflettere, sia “accogliente”: sia “per salvare vite umane, sia per evitare dimensioni ingovernabili di flussi”. “Occorre farsi carico del problema”, ha detto con chiarezza.

Berlusconi malato si presenta nel suo tour in Puglia. Sisto attacca Schittulli

Sisto, Schittuli e Berlusconi
Sisto, Schittuli e Berlusconi

Silvio Berlusconi nonostante la febbre si è presentato lo stesso in Puglia al fianco di Adriana Poli Bortone, candidata di Forza Italia nella regione. L’ex premier stasera è stato a Bari per la campagna elettorale che vedrà in campo anche il ribelle Raffaele Fitto, schierato però con Francesco Schittulli insieme a Fratelli d’Italia. Frecciate a distanza tra i due.

L’ex premier,  ha spiegato alla Gazzetta del Mezzogiorno online il deputato azzurro Francesco Paolo Sisto – tarderà ad arrivare in Puglia a causa delle sue imperfette condizioni di salute ed è chiaro che la salute viene prima di tutto. In ogni caso, da quello che sappiamo, in serata dovrebbe essere a Bari”.

Sisto, poi, sulle divisioni del centrodestra in Puglia, aggiunge: “Presentarsi uniti sarebbe ovviamente stato meglio ed io mi sono speso moltissimo proprio per raggiungere questo obiettivo. Purtroppo non è stato possibile per responsabilità di Francesco Schittulli che, con il sostegno di una coalizione importante, avrebbe potuto vincere e invece ha scelto di dividere.

E’ stata una brutta sorpresa per tutti, e per i pugliesi in particolare. Ma dalle nostre parti si dice che “sotto il guasto viene l’aggiusto” e la candidatura di Adriana Poli Bortone lo dimostra: è una vera donna di destra, sempre coerente nelle sue idee. La sua è una candidatura forte, per il vero, unico centrodestra, quello doc“. “Per il futuro – ha concluso Sisto – il centrodestra ha indubbiamente bisogno di coesione, a prescindere dalla diversità di opinioni, ed anche in Forza Italia. Il nostro messaggio è chiaro e forte: cerchiamo tenacemente voti di gioioso consenso e non di triste apparato”.

In mattinata in una nota di Forza Italia si spiegava che “Il leader di Fi, Silvio Berlusconi, ha avuto in queste ore un rialzo febbrile ed è in terapia con antipiretici nel tentativo di abbassare la febbre e consentirgli di recarsi in Puglia come da programma”.

Siria, l'Isis assedia Palmyra, sito dell'Unesco. "Uccise 26 persone"

Il sito archeologico di Palmyra in Siria
Il sito archeologico di Palmyra in Siria sotto assedio dell’Isis

Ventisei persone sono state uccise dall’Isis in un villaggio vicino Palmyra, nell’est della Siria. Lo riferisce l’Osservatorio siriano dei diritti umani che sottolinea che 10 vittime sono state decapitate. “Gli jihadisti – afferma la Ong – hanno giustiziato 26 civili, di cui 10 per decapitazione, per la loro collaborazione con il regime”.

Dopo aver devastato diversi siti archeologici in Iraq, gli jihadisti dell’Isis ora minacciano Palmyra in Siria, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. E’ l’allarme lanciato dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, dopo la sconfitta dei soldati del regime di Bashar al Assad nei pressi del sito archeologico.

Come ha sottolineato il direttore dell’Ong, Rami Abdel Rahman, “Palmyra è minacciata, l’Isis ha conquistato tutte le postazioni dell’esercito” tra Al-Sukhnah e il sito archeologico, ritrovandosi a meno di due chilometri dalle rovine, nella sua avanzata verso la cittadina. A Palmyra si trovano le rovine di una grande città, considerata uno dei principali centri culturali del mondo antico.

I suoi templi e il colonnato, celebri in tutto il mondo, sono in pericolo se gli jihadisti dovessero arrivarci, replicando le distruzioni compiute a Nimrud e Hatra in Iraq. Proprio per affrontare questa minaccia è in corso al Cairo una conferenza internazionale.

Il direttore delle antichità siriano, Maamoun Abdulkarim, ha confermato la minaccia: “Se la città cade, sarà una catastrofe internazionale, una ripetizione delle barbarie e dei saccheggi che abbiamo visto a Nimrud, Hatra e Mosul”, dove le milizie islamiche hanno distrutto millenni di storia artistica e culturale di inestimabile valore.

La moderna città di Tadmur ospita 1.800 famiglie, scappate da Al-Sukhnah, caduta mercoledi nelle mani degli jihadisti, tra ingenti perdite per entrambe le parti, con 70 morti per l’esercito siriano e 40 per l’Isis, tra cui due comandanti. Secondo i siti web jihadisti, uno di questi è Abu Malik Anas al-Nashwan, apparso in un video dell’Isis in cui vengono decapitati 28 cristiani etiopi ed eritrei in Libia.

La Cassazione: "La gelosia morbosa è reato". Ecco cosa fare per evitare guai (e disgrazie)

gelosia e tradimentiLa gelosia di un partner verso l’altro può produrre serie conseguenze psicologiche oltre al disagio di coppia. Soprattutto viene configurato come un reato alla stregua del maltrattamento. E’ così la “gelosia morbosa” connotata da “insistente contestazione di tradimenti inesistenti, ispezione costante del telefono del partner,

reiterate richieste di test del dna sui figli” configura il reato di maltrattamenti che punisce la “vessazione psicologica” esercitata in questo modo.  Lo sottolinea la Cassazione riaprendo il processo ad un marito siciliano “ultrageloso”. Ma deve essere rivalutata anche la veridicità delle accuse rivoltegli dalla moglie.

Non sono pochi i casi in Italia, dove la gelosia estrema induce mariti e mogli ad avere retropensieri ossessivi che talvolta soffocano il rapporto per la spasmodica ingerenza nella vita dell’altro/a. Il desiderio del possesso della vita dell’altra e ogni forma di limitazione dei movimenti e delle libertà individuali.

COSA FARE PER EVITARE GUAI (E DISGAZIE)

Comportamenti che la Suprema Corte di Cassazione oggi chiarisce che si configurano come “reati da maltrattamenti”. La prima cosa da fare in presenza di un partner ultra geloso/a è essere sempre franchi e schietti. La fiducia reciproca è essenziale in un rapporto di coppia. Cercare di essere fedeli (il tradimento è brutto per chiunque lo subisce). Non litigare per banalità. Come i medicinali, le liti sono da tenere sempre fuori dalla portata dei bambini…

Spesso ciò che uno pensa dell’altra/o è frutto di un “film” realizzato nella propria mente. Basta seguire o spiare la moglie (o il marito), non leggere i messaggini e soprattutto stare alla larga dai Social, poiché una foto postata da lei o da lui non necessariamente significa che si è in cerca di una relazione extra. Magari è solo vanità. In casi maniacali di un coniuge che sta incollato/a davanti a Facebook consigliate di staccare per un periodo. Se ci si cancella si può tornare senza traumi. Se si hanno sospetti fondati di tradimento mai usare la violenza, ma prima parlarsi e poi nel caso affidarsi al proprio avvocato. Non muore il mondo per una donna o un uomo.

Evitare di pedinare il proprio partner men che meno assoldare un investigatore privato se si sospettano relazioni extra. E’ giusto è sacrosanto sapere cosa fa il proprio partner, ma con condivisione e fiducia, senza mai invadere la sua vita al punto da mandarla/o dallo psichiatra.

Da che mondo e mondo la gelosia ha fatto disastri. Essere un po’ (un po’) gelosi non guasta, ma guai a scambiarla per l’elemento fondante del matrimonio come si usa dire: “Se è geloso/a vuol dire che ci tiene e ti vuole bene”. Non sempre è così. Quando si è morbosamente gelosi (sia da una parte che dall’altra) non resta che parlare con il proprio medico che guiderà lui o lei fuori da quella che risulta essere spesso una vera patologia possessiva.

Elezioni regionali, Ipsos: "Partita aperta in Liguria e Campania"

Elezioni regionali in Campania e Liguria. Nella foto da sinistra: Toti, Paita, De Luca e Caldoro
Da sinistra Toti, Paita, De Luca e Caldoro

A quindici giorni dalle elezioni regionali, in cui si va al voto per il rinnovo dei Consigli e la contestuale elezione diretta dei governatori, c’è fermento per capire, almeno nei sondaggi, come sarà l’esito della consultazione. L’election day, dove si voterà anche per 1089 comuni di cui 18 capoluoghi di provincia, sarà un test politico nazionale molto importante per la politica e soprattutto per il governo. Gli italiani chiamati alle urne saranno circa 23 milioni. Domenica scorsa si è votato in alcuni comuni di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige dove è stata registrata un’avanzata della Lega Nord, una buona tenuta del Pd e una marcata flessione di Forza Italia che non è riuscita ad andare oltre il 4%, il minimo storico per una forza che contava cinque anni fa, oltre il 20%.

Sondaggisti al lavoro per “fiutare” le intenzioni di voto alle prosssime elezioni regionali. Nando Pagnongelli, dell’istituto Ipsos Italia per il Corriere della Sera ha sondato gli umori di due regioni importanti: Liguria e Campania, dove nella prima emergerebbe un testa a testa fra Raffaella Paita (Pd-Centrosinistra) e Giovanni Toti (Forza Italia-Centrodestra). Nella seconda il candidato di Vincenzo De Luca (Pd-Centrosinistra) sarebbe avanti rispetto al governato uscente Stefano Caldoro (Forza Italia-Centrodestra).

Ma i sondaggi restano sempre sondaggi, possono essere confermati o, come è più volte accaduto, possono essere smentiti per il mutare degli umori dei cittadini elettori. Poi c’è l’incognita astensione. Quanto peserà? Se le percentuali dovessero avvicinarsi a quelle delle scorse europee il quadro potrebbe riservare molte sorprese.

Certo vi sono delle anomalie in Campania, dove Vincenzo De Luca, favorito in alcuni doxa rischia di essere eletto ma di non poter governare a causa della legge Severino. Il Pd di Renzi era incerto sul nome di De Luca, ma poi le primarie hanno sancito l’ex sindaco di Salerno candidato governatore, con tutto ciò che ne consegue in termini “giudiziari”. Tanti applausi, ma i timori tra i dem serpeggiano, eccome. Soprattutto dopo il varo delle liste dei cosiddetti impresentabili di cui lo stesso premier – segretario del Pd Renzi ha detto “che non voterei mai”. Anche De Luca ha invitato a non votarli, probabilmente consapevole che i voti di una sua eventuale vittoria arrivano da altri candidati, più presentabili e magari più puliti.

In Liguria lo spaccato è un po’ diverso. Ma non molto dissimile da altri contesti. Le divisioni nel Pd dopo l’abbandono di Sergio Cofferati si sentono. L’ex segretario Pd “ha convinto” a scendere in campo in funzione anti-Paita, Luca Pastorino, di stretta fede civatiana. Si vedrà come andrà a finire.

“I sondaggi – afferma Pagnongelli – indicano tendenze, non sono oracoli. La recente débâcle in Inghilterra, dove pure la storia dei sondaggi elettorali è molto più lunga e solida della nostra e dove il comportamento elettorale è almeno in parte meno complesso, devono suggerirci una decisa cautela. Oggi molti elementi rendono difficili le stime, in particolare per le Regionali alle porte. La partecipazione, che in questi casi è più contenuta. L’incertezza, che è diffusa e porta non pochi elettori a decidere il proprio voto a ridosso della domenica elettorale quando non nello stesso giorno. L’elevata mobilità elettorale che ha contraddistinto e continua a contraddistinguere i nostri connazionali a partire dalle Politiche 2013. Cercheremo allora di cogliere le tendenze principali che i numeri ci indicano”.

Secondo il sondaggista, la partita in Liguria sembra aperta. Nulla è appare scontato, come evidenziano le “forbici” dell’Ipsos. “La candidata del Pd, Raffaella Paita, è stimata tra il 28% e il 31% dei voti validi, insidiata da vicino da Giovanni Toti che oggi è stimato tra il 26% e il 29% e quindi può competere per la vittoria. Le difficoltà di Paita derivano innanzitutto dalla buona performance che fa registrare la candidatura di Luca Pastorino, sostenuto dalla sinistra, con un consenso potenziale tra il 10% e il 13%. I fenomeni che si individuano sono almeno due: da un lato una crescita dell’appeal elettorale del candidato di Forza Italia che sembra essere riuscito a compattare il proprio schieramento superando le iniziali resistenze di una parte degli elettori leghisti che non aveva apprezzato la rinuncia del proprio candidato a favore di un berlusconiano doc come Giovanni Toti. Dall’altro l’affanno della candidata Pd che sta faticando a tenere unito il proprio fronte e quindi a contenere le uscite verso sinistra”, dove si è creata una situazione simile al Veneto (a destra), con Flavio Tosi che fuoriuscito dal Carroggio insidia più il leghista Luca Zaiache che la Pd Alessandra Moretti.

“I risultati di Enrico Musso, poi, accreditato dal 4% al 7%, sottraggono consensi a Toti, specularmente a quanto avviene per Pastorino con Paita. Accenniamo infine al voto di lista. Con tutte le cautele, – scrive Pagnongelli – vediamo comunque che il voto di lista per i due candidati principali è un po’ superiore rispetto al voto per il candidato. Per Paita questo rappresenta un rischio: significa che una parte degli elettori del Pd si esprime contestualmente per Pastorino e potrebbe erodere ulteriormente i suoi consensi, con il voto disgiunto. Per Toti questo rappresenta invece un segnale di ricompattamento del fronte. Nel centrodestra il sorpasso della Lega sembra nei fatti, ma non è una vera e propria “asfaltatura” di Forza Italia che potrebbe mantenere i consensi, certo già bassi, delle Europee”.

Nota l’Ipsos, che la anche in Campania la partita è aperta, ma Vincenzo De Luca “si posiziona in testa, pur se con un margine che non dà ancora sicurezza del risultato. Sembra quindi che le pur pesanti critiche che hanno investito il candidato del Pd, per la tagliola della legge Severino e per la composizione delle liste (che ha portato Saviano a dire che “Gomorra è nelle liste di De Luca”), non abbiano avuto un forte impatto tra gli elettori.

Anche se un certo disagio sembra esprimersi a favore del candidato del M5S Valeria Ciarambino, che ottiene un discreto risultato e almeno in parte recupera voti anche da ex elettori pd che non ritengono di votare per De Luca. Il governatore uscente (Caldoro) si colloca a ridosso del candidato Pd, ma il suo risultato non è tranquillizzante. Da un lato perché la valutazione del suo quinquennio di governo non è confortante (oltre il 60% dà un giudizio negativo del presidente della Regione, percentuale che supera il 70% quando si tratta di valutare l’amministrazione).
Dall’altro la presenza di esponenti dell’area di centrodestra nelle liste di De Luca ha probabilmente contribuito a spostare voti da quell’area. In Campania è assai elevato il fenomeno del voto di preferenza: nel 2010, secondo uno studio di Roberto D’Alimonte per il Cise, il tasso di preferenze in Campania fu del 90,6% contro il 26,6% della Lombardia. Questo significa che conteranno molto le ultime settimane di campagna elettorale che vedranno muoversi massicciamente i candidati, ciò che potrebbe modificare anche in maniera sostanziale gli orientamenti di voto. Nel caso della Campania poi l’area «grigia» (elettori indecisi o astensionisti) è estremamente elevata”.

Per quel che riguarda le liste il Pd, dice Pagnongelli al Corriere, ha un risultato inferiore alle Europee ma superiore a Politiche e Regionali, mentre un buon consenso ottengono le liste collegate a De Luca e in particolare quelle che usano il suo nome. In netta difficoltà invece Forza Italia, che fa registrare un calo di circa 10 punti rispetto al voto europeo che era già il punto più basso recentemente raggiunto. Anche se le liste collegate a Stefano Caldoro ottengono risultati intorno al 10%, non riescono a colmare il gap rispetto alle liste che sostengono l’avversario. Il M5S infine, pur in contrazione, sembra ottenere risultati tutto sommato non disprezzabili. Una situazione quindi decisamente fluida in queste due regioni, che possono veder anche cambiamenti importanti negli ultimi giorni di campagna elettorale”. Previsoni che restano tali, al netto appunto della forte astensione che sembra ormai un dato acclarato.

Arretrati pensioni, il governo a caccia di 3,5 miliardi. Lunedi il decreto in Cdm

Il consiglio dei ministri alle prese con gli arretrati pensioni
Il Consiglio dei ministri alle prese con gli arretrati delle pensioni (Ansa)

Il governo è alle prese con i fondi per gli arretrati pensioni. Secondo calcoli stimati, l’ammontare per risarcire tutti i milioni di pensionati dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato la riforma Fornero, sfiora i venti miliardi. Ma il governo non ha dove prenderli. L’esecutivo è orientato cosi a risarcire a scaglioni, non tutti, ma in modo progressivo i pensionati che arrivano fino a un massimo di 2.500 euro, favorendo in toto i redditi più bassi ovvero quelli penalizzati fino a tre volte il minimo (1.400 euro). Un’operazione che, secondo gli esperti del Tesoro costerebbe all’erario dai 3 ai 3 miliadi e mezzo.

La decisione sarà “collegiale” e a strettissimo giro. Tanto che potrebbe arrivare già lunedì quando è stato convocato un Consiglio dei ministri che non ha però, al momento, all’ordine del giorno la “mina-pensioni”, innescata dalla sentenza della Corte Costituzionale.

Cdm che con ogni probabilità sarà però almeno l’occasione per il governo per fare un primo giro di tavolo sul decreto che i tecnici di Palazzo Chigi e del Tesoro stanno mettendo a punto. Vagliando una serie di soluzioni, tutte con l’obiettivo, ribadito anche oggi dal Tesoro, di rispettare il volere della Consulta senza sfasciare i conti pubblici, anche per non vanificare i primi segnali di ripresa registrati dall’Istat (Pil +0,3 nel primo trimestre).

Il target di spesa possibile ormai è stato identificato, appunto tra i 3 e i 3,5 miliardi (netti), da reperire tra “tesoretto” (1,6 miliardi di differenza tra deficit tendenziale e programmatico) e incasso dal rientro dei capitali, entrambe coperture che avranno comunque bisogno di una clausola di salvaguardia perché saranno verificate solo in sede di assestamento.

All’interno di questo margine si sta ancora valutando una griglia di soluzioni, che guardano a limitare i rimborsi. E una delle ipotesi sul tavolo, spiegano ambienti di governo, è anche quella di restituire l’indicizzazione della pensione persa per effetto del blocco del Salva-Italia per uno solo dei due anni in cui lo stop è stato in vigore (l’indicizzazione bloccata era del 2,6% per il 2012 e del 1,9% per il 2013). In questo modo, è il ragionamento, si riduce l’impatto sui conti e si risponde a una delle indicazioni della Consulta, che ha giudicato eccessiva la durata del blocco per un biennio.

La Corte però ha puntato il dito anche contro la mancanza di progressività dell’intervento, quindi la scelta finale potrebbe essere quella di un mix di misure, con limiti di tempo ma anche per fasce decrescenti al crescere dell’assegno incassato. E una delle soluzioni che resta tra le più gettonate è quella di restituire l’indicizzazione piena solo fino a tre volte il minimo per tutti gli assegni che superano quella soglia. Soluzione che si traduce in un rimborso più alto per chi ha pensioni basse e più basso per chi invece ha un assegno alto (fissando magari comunque un tetto oltre una soglia ad esempio di 8 volte il minimo).

D’altronde la Consulta, è la posizione del governo, non dice che si debba ‘ridare tutto a tutti’, come peraltro ha sottolineato anche il viceministro dell’Economia Enrico Morando davanti alla commissione Bilancio del Senato: “L’interpretazione che circola per cui la sentenza della Corte comporterebbe un ritorno alla legislazione vigente prima” del Salva Italia “non è fondata”, ha spiegato, aggiungendo che “temporaneità e progressività” sono “le due ragioni” che hanno portato alla bocciatura della norma.

“Rimuoverle” porterà quindi ad ottemperare una sentenza che, se applicata in modo automatico, avrebbe invece un impatto ingente. Secondo le stime della relazione tecnica del Salva-Italia, riportate dallo stesso Morando in commissione, l’intervento, così come corretto dal Parlamento, ha portato risparmi di spesa, al netto delle tasse, per circa 3 miliardi a regime (1,8 il primo anno) ha inciso sul 54% del monte complessivo delle pensioni erogate, mentre l’intervento originario, che prevedeva di bloccare già oltre 2 volte il minimo avrebbe inciso sul 76% degli oltre 274 miliardi di pensioni erogate dall’Inps al 2012.

Istituto di previdenza che, per voce del presidente Tito Boeri, si è detto pronto, quale che sia la scelta del governo, ma auspicando che, in virtù degli “importanti effetti redistributivi” che porterà con sé, “sia basata sull’equità non solo tra chi ha di più e chi ha di meno ma anche anche tra chi ha avuto di più e chi è chiamato a dare di più ma avrà di meno”.

Equità “non solo intragenerazionale con contributi più alti da redditi più alti, ma anche intergenerazionale. Non si possono chiedere prelievi ulteriori a chi è destinato ad avere prestazioni future più basse”. Parole che a molti hanno ricordato l’idea, che circola da tempo, di mettere mano a un ricalcolo, almeno per gli assegni più alti, della differenza tra quanto viene percepito col metodo retributivo e quanto invece si percepirebbe con quello contributivo

Migrante irregolare salva una donna nel Tevere. Quando il cuore è grande

Un agente della Polizia di Stato rilascia il permesso di soggiorno al giovane del Bangladesh
Un agente della Polizia di Stato rilascia il permesso di soggiorno al giovane del Bangladesh  che ha salvato la donna (P.S.)

Qualche centinaio di chilometri più a Sud, nel Mediterraneo, c’è chi, come i trafficanti di esseri umani gli uomini, le donne e i bambini li gettano in mare senza pietà né scrupoli per sbarazzarsene.

Alle latitudini romane c’è chi, invece, a costo di rischiare la propria pelle si getta nel Tevere nel disperato tentativo di salvare le persone.

E’ accaduto a Roma, dove un giovane di 32 anni originario del Bangladesh, ha salvato una donna di 55 anni che era in balia delle acque del Tevere, un fiume lento, piatto ma spietato. Il ragazzo senza pensarci due volte si è tuffato riuscendo a raggiungere da donna e poi, con l’aiuto degli agenti della Polizia di Stato intervenuti, a trarla in salvo.

Il fatto è successo nel tardo pomeriggio di ieri nella Capitale, sotto Ponte Sublicio, dove la donna si è gettata nel Tevere con l’obiettivo di farla finita.

La scena – racconta la Polizia di Stato sui suoi profili Social – è stata notata dal 32enne che non ha esitato a scendere fino alla banchina per poi andare in acqua cercando di raggiungere la donna: bracciate e bracciate con il fiume controcorrente, le acque pesanti e pericolosissimi vortici di qua e di là. L’uomo, a rischio della propria vita, recupera la signora portandola in salvo.

A “recupero” effettuato, l’uomo – con la donna tra le sue braccia – è riuscito a riavvicinarsi alla riva del fiume. La donna è stata trasportata direttamente al pronto soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli dal gommone dei Vigili del Fuoco.

Il soccorritore è stato invece aiutato dagli agenti del Commissariato Celio, i quali, dopo averlo letteralmente tirato fuori dal Tevere, lo hanno accompagnato negli uffici di Polizia. In Commissariato l’uomo è stato rifocillato e fatto riposare; completamente “zuppo”, testimoniano i poliziotti, gli sono anche stati forniti abiti nuovi acquistati dagli stessi agenti.

All’uomo – privo di regolari documenti – grazie al suo a dir poco encomiabile e meritorio comportamento, è stato rilasciato un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Terremoto in Nepal, si scava senza soste in un paese in ginocchio

Terremoto in Nepal. Si dorme all'aperto
Terremoto in Nepal. Si dorme all’aperto (Ap)

Dopo un’altra notte di paura, in Nepal sono riprese le ricerche di vittime e sopravvissuti. Ieri un’altra forte scossa di terremoto, classificata magnitudo 7.3 ha fatto tremare l’imponente catena dell’Himalaya con onde sismiche che si sono propagate nella capitale Kathmandu e anche in India, in Tibet e Bangladesh.

Il bilancio provvisorio è di almeno 65 vittime e quasi 2.000 feriti, ma i numeri sono destinati a salire. 16 morti si contano India, alcuni dei quali a New Dheli. Morti che si vanno a sommare agli oltre ottomila del sisma di circa due settimane fa. In Nepal è emergenza nell’emergenza.

Si cerca incessantemente l’elicottero dei Marines degli Stati Uniti con otto persone a bordo. Migliaia di nepalesi hanno trascorso la notte all’addiaccio. Gli occhi spalancati per la paura, pochi vestiti addosso mentr gli altri sono stati lasciati nelle case già irreparabilmente segnate dal terremoto di aprile, altre crollate ieri e ridotte ad un cumulo di macerie. Moltissimi cittadini dopo la forte scossa di 15 giorni fa non c’erano tornate nei loro appartamenti.

L’epicentro del sisma di martedì è stato registrato a circa 76 km a est della capitale, Kathmandu, vicino alla città di Namche Bazaar, alle pendici nord ovest del monte Everest.

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Una seconda scossa di magnitudo 6.3 ha colpito ancora il Nepal 30 minuti più tardi e numerose altre scosse di assestamento si sono susseguite per tutta la notte e mercoledì mattina.

La scossa principale è stata sentita nel nord dell’India, del Tibet e Bangladesh. Le autorità indiane hanno riferito che almeno 16 persone sono state uccise nello stato del Bihar, e un altro in Uttar Pradesh. Le autorità cinesi hanno confermato che una persona è morta in Tibet.

Una tendopoli in Nepal dopo il terremoto
Una tendopoli in Nepal (Afp)

I distretti nepalesi di Dolakha e Sindhupalchowk, a est della capitale Kathmandu, sono stati inizialmente indicati come i più colpiti, con i funzionari che hanno parlato di 26 morti accertati, 20 dei quali nella città di Charikot.

Nei luoghi più colpiti operano soccorsi di tutto il mondo. C’è la Croce Rossa Internazionale che riferito di aver ricevuto segnalazioni di molte vittime nella città di Chautara in Sindhupalchowk. Una città spettrale. C’è un ospedale diventato un hub per gli aiuti umanitari.

I soccorritori, muniti di ruspe e unità cinofile, scavano e cercano. Si scava anche con le mani per individuare il più esile dei respiri. Le ore passano inesorabili, il freddo si fa sentire.

Vi sono molte donne e bambini tra gli sfollati. Insieme ai soccorritori sono stremati. Una vera emergenza umanitaria che potrebbe aggravarsi con la diffusione di epidemie. Danni che ammontano a miliardi di dollari per un paese raso al suolo dai “capricci” della terra. E c’è qualcuno che comincia a pensare a un Piano Marshall per salvare il Nepal.

Deraglia treno Washington-New York, 5 morti e 50 feriti

Le lamiere accartocciate del treno  Washington-New York (Ansa/Ap)
Le lamiere accartocciate del treno Washington-New York (Ansa/Ap)

Tragedia alle porte di Philadelphia, dove un treno con circa 240 passeggeri a bordo e’ deragliato in tarda serata provocando la morte di almeno cinque persone e il ferimento di decine di altre, di cui sei in maniera critica. Bilancio destinato però a salire, afferma il sindaco Michael Nutter. Secondo le prime informazioni, il convoglio della compagnia Amtrak che collega Washington e New York si stava avvicinando ad una curva quando almeno otto o dieci vagoni sono usciti dai binari.

Sul posto, una zona chiamata Port Richmond, sono rapidamente arrivati decine dei soccorritori, ambulanze e vigili del fuoco, mentre la polizia ha chiuso tutte le strade dei dintorni invitando i curiosi ad allontanarsi per favorire il lavoro di assistenza alle persone ferite.

E sono rapidamente arrivanti anche degli agenti dell’Fbi, per esaminare le cause di quanto è accaduto, ma secondo quanto scrive la Cnn citando fonti investigative, nulla al momento sembra indicare che si sia trattato di un atto di terrorismo.

Le lamiere accartocciate del treno  Washington-New York (Ansa/Ap)
(Ansa/Ap)

Nelle immagini del luogo del disastro diffuse attraverso i social media, gia’ poco dopo l’incidente, si possono vedere diversi passeggeri feriti, sanguinanti, e dei vagoni rovesciati su un fianco, con delle persone che vi si sono arrampicate sopra, anche utilizzando delle scale, per aiutare i passeggeri ad uscire. Un ex parlamentare della Pennsylvania, Patrick Murphy, che era sul treno, ha a sua volta diffuso delle foto via Twitter in cui si possono vedere dei vigili del fuoco all’interno dei vagoni, e ha scritto “aiuto gli altri, pregate per i feriti”.

Murphy era nel vagone ristorante, e ha affermato di aver avuto l’impressione che al momento del deragliamento il treno andasse a circa 100 chilometri l’ora. Secondo alcune informazioni, riferiscono diverse fonti, le persone rimaste ferite sarebbero almeno una cinquantina. La Amtrak si e’ finora limitata a confermare l’incidente, affermando che sta raccogliendo ulteriori informazioni che saranno diffuse in seguito.

Nel frattempo ha sospeso i collegamenti tra New York e Philadelphia e istituito una linea telefonica per facilitare i contatti con i parenti delle persone che erano a bordo del treno. Appena domenica scorsa anche un altro treno della Amtrak ha avuto un incidente. Era diretto a New Orleans e ad un passaggio a livello ha investito un camion, provocando la morte della persona che lo guidava e di due altre persone che erano sul treno stesso. E secondo l’ufficio della Nbc News di Philadelphia, nello stesso luogo dell’incidete di questa notte se ne era verificato uno simile nel 1943, in cui rimasero uccise 79 persone.

Spazio: Missione Rosetta, attesa per il risveglio del lander Philae

il lander Philae aspetta che il sole alimenti i suoi pannelli solari per ripartire
il lander Philae aspetta che il sole alimenti i suoi pannelli solari per ripartire (Esa)

Il lander Philae potrebbe svegliarsi in qualsiasi momento: la cometa sulla quale è rimasto “intrappolato” è abbastanza vicina al Sole perché il veicolo possa ricaricare i pannelli solari e fino al 17 maggio la sonda Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) sarà nella posizione ideale rispetto alla Terra per trasmettere eventuali segnali del risveglio del lander.

”Fino al 17 maggio ci dovrebbero essere almeno 10 occasioni di contatto”, dice Cinzia Fantinati, che gestisce le operazioni di Philae per l’Agenzia Spaziale tedesca (Dlr).

La possibilità più allettante è che Philae sia già sveglio, ma non abbia abbastanza energia per comunicare, sottolinea Nature, che analizza i fattori che potrebbero influenzare il risveglio del lander.

GUARDA COME SI MUOVE IL LANDER PHILAE

Non si può escludere che piccolo veicolo, frutto di tanta ricerca e tecnologia italiane, stia già tentando di trasmettere un segnale che Rosetta non riesce ancora a ‘sentire’. Per migliorare la possibilità di ascoltare i segnali, la sonda deve infatti trovarsi ad distanza da Philae inferiore a 300 chilometri, sullo stesso lato della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko nel quale si trova il lander, e con entrambe le antenne allineate.

Anche se i ricercatori sono fiduciosi sul risveglio di Philae, sottolinea Nature, ci sono delle incognite. Per esempio la luce del Sole può raggiunegere Philae soltanto per 80 minuti al giorno e questo tempo potrebbe non essere sufficiente per ricaricare le batterie. Non si può escludere, poi, che le polveri della cometa possano aver coperto i pannelli solari, impedendo alla luce solare di raggiungerli.

CHE COS’E’ IL LANDER PHILAE

Philae è il lander trasportato dalla sonda spaziale Rosetta. È stato sviluppato da un consorzio guidato dall’Agenzia Spaziale Tedesca (DLR), da quella francese (CNES) e da dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e parte della missione Rosetta della Agenzia Spaziale Europea per effettuare un atterraggio sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. L’atterraggio è avvenuto il 12 novembre 2014, rendendo il lander il primo manufatto umano ad eseguire un atterraggio controllato sul nucleo di una cometa (o accometaggio). Il lander era originalmente indicato come RoLand.  Philae è stato sviluppato nell’ambito della missione Rosetta per eseguire osservazioni in situ del nucleo della cometa obiettivo della missione.

Attenti al polline, 6 milioni gli italiani a rischio allergia

polline allergia di primaveraEsplode la stagione delle graminacee: questo caldo improvviso al termine della stagione delle piogge ha fatto in modo che l’impollinazione sia avvenuta in maniera ancora più evidente del solito. Eppure il diffondersi dei pollini di questi giorni, seppure in quantità più visibile del solito, rientra nel quadro standard di tutti gli anni: quando le temperature sono più basse e la stagione è piovosa, le persone affette da allergie rimangono in stato asintomatico. La concentrazione atmosferica alta di questi giorni ha provocato un’esplosione della sintomatologia: sei milioni sono le persone colpite in questi giorni dalle allergie ai pollini.

“Per la cura delle allergie alle graminacee – spiega Oliviero Rossi della Siaaic, società italiana di allergologia, asma ed immunologia clinica – si consigliano i vaccini antiallergici in compresse o gocce sublinguali che vanno somministrate 3-4 mesi prima della fioritura. Questa cura è da proseguire fino all’arrivo della stagione dei pollini. In alternativa, per i ritardari, ci sono anche i nuovi farmaci per uso locale in spray, che comprendono antiinfiammatori e antistaminico per bloccare i sintomi: bastano una settimana o 10 giorni per avere un sollievo immediato”.

“E’ imprevedibile il momento in cui arriverà la sintomatologia – aggiunge Rossi – il periodo interessa il mese di maggio fino a metà giugno. Ad influire sono le condizioni climatiche e l’inquinamento. Al contrario di quanto si possa pensare, i pazienti allergici ai pollini stanno peggio in città che in campagna . Infatti l’inquinamento atmosferico ha un effetto di amplificazione, e la temperatura della città è più alta rispetto alla campagna. Ancora meglio puntare al mare, la cui brezza comporta una quantità di pollini ancora minore”.

Italicum, anche Civati invoca il referendum: "Via i capilista"

Cuperlo Renzi e Civati ai tempi delle primarie nel Pd
Cuperlo, Renzi e Civati ai tempi delle primarie nel Pd

Ha appena abbandonato il Pd con l’intenzione di restare in Parlamento per battersi per una “Sinistra vera”. Pippo Civati, ex dem passato al misto non perde tempo e annuncia un referendum per eliminare i capilista dalla facoltà di nomina da parte delle segreterie dei partiti, cosi come prevede l’Italicum, pomo della discordia per la minoranza dem di cui faceva parte Civati e tra i motivi per cui il parlamentare ha lasciato il partito in dissenso con il premier – segretario Matteo Renzi.

“Domani – afferma – presentiamo la proposta referendaria per togliere i nominati dalle liste dell’Italicum. Sarà contento chi come Prodi dichiara che sono preoccupanti, come lo sono le pluricandidature (cioè un leader di partito può candidarsi in collegi, ndr). La nostra proposta – spiega Civati – è aperta al contributo di altri. Quello che non ha potuto fare il Parlamento, lo faranno i cittadini”.

La scorsa settimana anche Davide Toninelli del M5S aveva annunciato un referendum per abrogare la riforma elettorale. D’accordi con il grillino anche Sel, Lega e Fi e altre sigle.

L’ex premier Romano Prodi interviene sul punto per dire che “sull’Italicum ho sempre preferito non pronunciarmi. Ci sono aspetti che turbano, come i 100 capolista e soprattutto la pluralità di candidature, per cui alla fine si viene a gestire dall’alto un numero rilevantissimo di parlamentari.

Questi rilievi – ha spiegato l’ex commissario Ue – sono rilievi oggettivi su di un meccanismo che può produrre problemi. Però non voglio dare un giudizio complessivo su questa legge, per non contraddirmi rispetto a quello che ho detto: sono fuori quindi è bene che abbia un minimo di prudenza”.

La riforma dell’Italicum è passata definitivamente la scorsa settimana alla Camera in un clima infuocato tra le stesse anime del Pd. Scontri accesi che non hanno comunque impedito a Matteo Renzi, Deus ex machina della legge, di portare a casa la riforma che “il paese attendeva da molti anni e di cui aveva bisogno”.

L’Italicum prevede solo cento capilista bloccati in altrettanti collegi. A differenza del “Porcellum” (legge varata dal governo Berlusconi nel 2005), dove i parlamentari erano tutti nominati, con la riforma renziana gli elettori potranno tornare a scegliersi i propri rappresentanti, ma tranne i capilista. I ribelli del Pd volevano una riforma radicale dove non vi fossero nominati, lasciando ai cittadini la facoltà di eleggere per intero il Parlamento italiano.

Ministro libico di Tobruk Al Gawari: "Presto l'Isis in Italia con i migranti"

Una delle foto del lungo convoglio di pickup con a bordo uomini armati e incappucciati e bandiere nere dell'Isis, pubblicate da un sito jihadista, El Minbar, con il titolo "Dimostrazione dell'esercito dello Stato islamico nello stato di Barqa", nome arabo della Cirenaica, la regione orientale della Libia, Il Cairo, 17 Novembre 2014.      ANSA / WEB/ EL MINBAR  ++ NO TV NO SALES EDITORIAL USE ONLY ++Una delle foto del lungo convoglio di pickup con a bordo uomini armati e incappucciati e bandiere nere dell'Isis, pubblicate da un sito jihadista, El Minbar, con il titolo "Dimostrazione dell'esercito dello Stato islamico nello stato di Barqa", nome arabo della Cirenaica, la regione orientale della Libia, Il Cairo, 17 Novembre 2014.      ANSA / WEB/ EL MINBAR  ++ NO TV NO SALES EDITORIAL USE ONLY ++
(Ansa)

“L’Isis è a sud di Roma”, dicevano in video di propaganda i miliziani islamici. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni confermava la minaccia. Le procure antimafia italiane nei mesi scorsi scritto nelle loro relazioni che il pericolo che insieme ai migranti sui barconi potessero infiltrarsi terroristi, era “concreto”. Le stesse informazioni che probabilmente aveva l’Alto rappresentante per gli affari Esteri Mogherini che ieri all’Onu ha detto che l’emergenza migranti oltre che umanitaria “è anche di sicurezza”. Il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho aveva confermato la possibile commistione tra ‘Ndrangheta e Isis. 

Oggi arriva ulteriore conferma dal primo ministro libico di Tobruk (il governo riconosciuto), Omar Al Gawari, che di passaggio al Cairo ha detto che nelle prossime settimane l’Italia “sperimenterà l’arrivo non solo di poveri migranti dall’Africa ma anche di barconi che trasportano “Daesh”,  (Isis), definendolo in Arabo poiché molte autorità locali ritengono sedicente lo “Stato Islamico” Isis e Isil.

“Malta e l’Italia saranno interessate da operazioni attraverso i porti che sono dominati da Fajr Libya”, ha detto ancora il ministro puntando il dito contro la coalizione di milizie filo-islamiche al potere a Tripoli e nella parte ovest della Libia.

“L’esercito e i responsabili libici – ha aggiunto – hanno informazioni in proposito. Le Forze armate libiche devono essere ben equipaggiate per far fronte all’emigrazione clandestina: sia la Marina che protegge le coste, sia l’esercito che protegge le frontiere terrestri”, ha sostenuto ancora Al Gawari che ha ribadio di voler combattare il terrorismo. “I libici – è la richiesta – vogliono che sia levato l’embargo sulle armi e pagheranno col loro denaro per acquistare le armi necessarie per restaurare la pace e la sicurezza nel paese”.

“Non abbiamo bisogno di aerei”, ha sottolineato. “Per questo chiediamo alla comunità nazionale di indirizzare un messaggio ai golpisti di Tripoli di smetterla”, lasciando operare “il governo legittimo che è stato eletto”, quello insediato a Tobruk.

Nepal, nuovo terribile terremoto: 7.4 della scala Richter. Crolli e 60 vittime. Molti feriti

nuovo terremoto in Nepal 7.4
Il punto rosso evidenzia le coordinate dove è stato registrato il nuovo sisma in Nepal

Nuova paura per le terre del Nepal. Un terremoto oggi di magnitudo 7.4 della scala richter misurato ad una profondità di 19 chilometri, ha colpito l’area alla base dell’Everest secondo i dati del U.S. Geological Survey (USGS). Gli abitanti di Kathmandu, la capitale, sono corsi fuori dagli edifici e la terra ha tremato a fino a Nuova Delhi, in India.

Al momento sono in corso accertamenti per capire i danni del grave sisma che è leggermente inferiore a quello devastante del 25 aprile scorso dove la terra ha tremato dopo due forti scosse di magnitudo 7.8 e 6.5.

Il sisma di due settimane, secondo stime ufficiali, ma tutt’ora provvisorie, ha ucciso almeno 8.046 persone, ferendone oltre 17.800. L’epicentro era stato registrato tra Kathmandu e Pokhara e ha fatto sentire i sui devastanti effetti su tutta la catena dell’Himalaya.

Valanghe si erano staccate dal monte Everest causando decine di morti compresi quattro italiani. Nel terremoto di oggi ancora non si ha contezza dei danni che ha provocato questa nuova forte scossa.

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Il Nepal è stato nuovamente colpito proprio a una quindicina di giorni dal devastante sisma che ha causato la morte di migliaia di persone. Ancora sono in corso gli scavi tra le macerie alla ricerca di cadaveri o possibili sopravvissuti.

Terremoto oggi in Nepal 12 maggio 2015
Terremoto in Nepal 12 maggio 2015

La comunità internazionale si era subito attivata inviando soccorsi e volontari. Intensa anche la campagna delle organizzazioni umanitarie per andare incontro alle popolazioni colpite dall’evento sismico.

L’Unicef, che ha attivato dei canali di raccolta fondi, aveva parlato di un milione di bambini a rischio.

L’emergenza prioritaria, oltre al dolore per le vittime, è ora quella ricercare altri sopravvissuti e stare in guardia da possibili epidemie che possono diffondersi nell’area del sisma colpita ancora una volta da un forte terremoto.

Blitz contro la 'Ndrangheta a Cosenza. 12 fermi dei Carabinieri. Progettavano attentato contro caserma Cc

carabinieri blitz anti 'ndrangheta cosenza contro il clan rango zingari

I Carabinieri del Reparto operativo di Cosenza hanno eseguito 12 fermi (un tredicesimo è sfuggito alla cattura) emessi dalla Dda di Catanzaro nei confronti di esponenti di spicco della ‘ndrangheta accusati di associazione mafiosa, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e detenzione e porto illegali di armi. La cosca sgominata è quella dei ‘Rango-Zingari’, attiva nelle estorsioni e che monopolizzava il traffico di droga. I fermati, nell’ambito dell’Operazione Doomsday (giorno del giudizio universale), erano subentrati ad altri affiliati arrestati nei mesi scorsi.

I provvedimenti di fermo sono stati emessi sulla scorta delle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Cosenza e coordinate dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, dai procuratori aggiunti Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri e dai sostituti procuratori Pier Paolo Bruni e Antonio Tridico.

L’attività investigativa, riferiscono i Carabinieri, ha consentito di delineare gli assetti della cosca di ‘ndrangheta Rango-Zingari e la sua rapida capacità di rigenerarsi nel momento in cui i suoi elementi di vertice sono stati colpiti da misure cautelari a seguito anche di recenti operazioni condotte dall’Arma. Secondo quanto è emerso dalle indagini, l’attività del gruppo criminale, grazie alla disponibilità di armi, era finalizzata allo sfruttamento delle ricchezze del territorio mediante la sistematica perpetrazione di estorsioni ai danni di imprenditori e la gestione in regime di assoluto monopolio del traffico di sostanze stupefacenti nell’area in cui esercita la sua influenza.

Nell’ambito della stessa inchiesta risultano indagate altre 5 persone nei confronti delle quali non sono stati emessi i provvedimenti di fermo perchè già detenute. Tra i fermati figurano un imprenditore accusato di avere svolto il ruolo di referente della cosca nel settore edilizio ed alcune persone già tratte in arresto con l’accusa di avere compiuto atti intimidatori ai danni di amministratori comunali di Marano Marchesato (Cosenza).

La Dda di Catanzaro ha deciso di emettere, in via d’urgenza, i 13 provvedimenti di fermo eseguiti dai Carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza sulla base di una serie di esigenze cautelari emerse da informazioni ottenute nel corso dell’indagine. In particolare, è stata scoperta l’intenzione da parte degli indagati, accennata da elementi della cosca e di cui i carabinieri hanno appreso attraverso un’intercettazione ambientale, di perpetrare un attentato ai danni di una caserma dell’Arma di Cosenza. I provvedimenti di fermo, inoltre, si sono resi necessari per interrompere le condotte criminali in atto nei confronti degli imprenditori vittime delle estorsioni ed oggetto di minacce.

I fermati sono Leonardo Bevilacqua, di 34 anni; Cosimo Bevilacqua, 50 anni; Danilo Bevilacqua, 24 anni; Simone Santoro, 34 anni; Antonio Intrieri, 52 anni; Domenico Mignolo, 28 anni; Francesco Vivacqua, 29 anni; Alberto Ruffolo, 26 anni; Francesco Ciancio, 24 anni; Gianluca Cinelli, 29 anni; Gianluca Barone, 42 anni; Mario Mignolo, 25 anni. Uno dei 13 destinatari del fermo è riuscito a sfuggire alla cattura. Tra i destinatari di fermo di stamane figurano Domenico Mignolo e Leonardo Bevilacqua, già indagati per l’omicidio di Antonio Taranto, il 26enne ucciso a fine marzo nel popoloso quartiere di via Popilia a Cosenza.

Migranti, Mogherini all'Onu: "Distruggere business trafficanti"

 Federica Mogherini all'Onu sull'emergenza  Migranti
Federica Mogherini all’Onu

“Il problema dei migranti nel Mediterraneo non è solo un problema umanitario ma un problema di sicurezza”. E’ quanto ha affermato l’Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue, Federica Mogherini parlando al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sull’emergenza immigrazione che sta investendo l’Europa e l’Italia in particolare.

Secondo la delegata italiana “bisogna distruggere il modello di business dei trafficanti di immigrati ed essere sicuri che i barconi non vengano più usati”, poiché qualsiasi “asset in senso lato devono essere distrutti. L’Unione europea – ha spiegato Mogherini – non siede in Consiglio di sicurezza ma vi siedono diversi Paesi membri che stiamo coordinando con una azione che sta portando i suoi frutti per una bozza di risoluzione in tempi eccezionali”, per questo motivo, “mi aspetto ora che il resto della comunità internazionale agisca con altrettanta determinazione e altrettanta velocità di quanta per una volta l’Ue ha saputo dimostrare”.

Federica Mogherini nei giorni scorsi ha presentato una bozza di azione che prevede anche l’uoso della forza contro i trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo, il cui “problema non è solo un problema umanitario ma un problema di sicurezza. E noi siamo qui per agire e per agire subito, per noi è un dovere morale”, ha detto il ministro degli esteri Ue illustrando a palazzo di Vetro la proposta europea per un piano di emergenza. sull’immigrazione in Europa.

“Una situazione eccezionale – ha aggiunto – richiede misure eccezionali”. E l’Europa è “pronta ad agire, ma non possiamo agire da soli, abbiamo bisogno di partnership, deve essere uno sforzo comune e globale. Dobbiamo lavorare in partnership con la Libia per combattere i trafficanti di migranti”. Perché puntualizza, “migranti e profughi non saranno mandati indietro. Voglio essere chiara su questo. La Convenzione di Ginevra sarà pienamente rispettata”. Sul mandato di una operazione navale per fermare il traffico illegale di migranti, l’Europa vuole lavorare con l’Onu. Quindi ha sottolineato che il mandato dell’operazione è in via di elaborazione a Bruxelles e verrà sottoposto al Consiglio Europeo del 18 maggio prossimo “con la possibilità di prendere subito la prima decisione”.

“Da Mare Nostrum a Triton l’Italia continua a salvare vite nel Mediterraneo”, ha invece affermato il rappresentante speciale del Segretario Generale per le migrazioni Peter Sutherland, avvertendo anche che, se non vengono prese misure urgenti, entro l’autunno ventimila persone potrebbero perdere la vita in mare.

A Bruxelles l’Agenda per l’immigrazione preparata dal commissario Ue Dimitri Avramopulos sarà finalizzata oggi dai capi di gabinetto e mercoledì approderà sul tavolo del collegio dei commissari per l’approvazione. Quattro i pilastri su cui si fonda la strategia: aiuto ai Paesi di origine e transito dei migranti, controllo delle frontiere a sud della Libia e nei paesi limitrofi, missioni di sicurezza e difesa contro trafficanti e scafisti e infine, il più controverso, l’obbligatorietà della suddivisione dei profughi in base ad un meccanismo di quote.

Per gli aiuti ai Paesi terzi e per il controllo delle frontiere, con interventi sulle infrastrutture per metterle in sicurezza, “non ci sono problemi di soldi”, indicano fonti europee, visto che l’Europa è il primo donatore mondiale e può attingere ad un budget di circa 20 miliardi per cooperazione e sviluppo. Ma la questione politica è la loro destinazione. Per quanto riguarda la missione nell’ambito della politica di sicurezza e difesa, tutto è legato all’Onu e ai tempi per l’approvazione della risoluzione preparata dall’Italia e presentata dalla Gran Bretagna.

Il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha parlato di una decina di giorni per capire se, oltre all’appoggio che già c’è di Francia, Gran Bretagna, Spagna e Lituania, si possa contare anche su quello degli altri undici membri. La Russia, per ora, non ha vincolato il suo sì alla questione delle sanzioni, lasciando aperta la strada dell’ottimismo. La speranza dell’Ue è che sia pronta in tempo per il Consiglio europeo di giugno. Non è escluso però che arrivi anche prima del Consiglio esteri del 18 maggio. Il punto più controverso della strategia resta la redistribuzione dei migranti, con quote obbligatorie da stabilire in base alla ricchezza del Paese, al tasso di disoccupazione, ai numeri degli asili già concessi.

La Commissione ha deciso di invocare l’articolo 78.3 del Trattato di Lisbona, finora mai applicato: “Qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di Paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati”, recita il testo. Grazie ad esso, la Commissione potrà mettere la questione delle quote su una ‘corsia preferenzialè, e il Consiglio dovrà approvarla a maggioranza cercando di eludere i possibili veti.

Secondo Bruxelles, la valutazione d’emergenza già esiste, “perché sono i numeri a dirlo”. Centinaia di migliaia di richieste (130mila sbarchi in Italia nell’ultimo anno e oltre 200mila richieste di asilo previste in Europa) sono “sicuramente un’emergenza”, secondo l’esecutivo Ue. Nella bozza che circola, i numeri dei rifugiati da ricollocare non sono ancora specificati. La forbice va da 5000 a 20mila, ma Avramopoulos spera che ci si avvicini molto più al secondo che al primo.

Marina e Pier Silvio Berlusconi finanziano Forza Italia

Marina e Pier Silvio Berlusconi
Marina e Pier Silvio Berlusconi

Marina e Pier Silvio Berlusconi scendono in campo con Forza Italia, non certo candidandosi, ma staccando due assegni da 100mila euro ciascuno per finanziare il partito del padre. Una scelta che avviene per la prima volta. È quanto emerge dalle dichiarazioni congiunte del 2014 e del primo quadrimestre del 2015, con i finanziamenti che i privati e le aziende danno ai partiti e che devono essere depositati alla Camera.

In aiuto di FI sono accorsi anche Ennio Doris, i figli Massimo e Annalisa, e la moglie Lina Tombolato: ciascuno di essi ha donato 100.000 euro. Altrettanto hanno fatto il San Raffaele di Roma e la Pellegrini spa di Milano, curiosamente l’azienda dell’ex patron dell’Inter.

Si aggiungono poi una serie di piccoli finanziamenti di imprese, mentre scompaiono i grandi donatori degli anni passati come Gavio, Arvedi, Riva, ecc. Assegni ben più pesanti li ha dovuti staccare Silvio Berlusconi: uno da 39.240.484,63 per chiudere una fidejussione di Unicredit del 2001; un secondo da 7.277.290,67 per estinguere una fidejussione del Banco Popolare del gennaio 2002; ed un terzo di 23.284.365,90 per una fidejussione del Monte Paschi di Siena del gennaio 2001.

Guardando i finanziatori del Pd si leggono solo i nomi dei parlamentari o degli amministratori Dem, con una fuga delle imprese. L’unico fedele nel sostegno economico al partito è l’editore bolognese Federico Enriques, con 25.000 euro. Reggono solo i finanziamenti di piccolo importo a livello locale e in favore dei singoli candidati per esempio alle europee. E anche l’Udc per la prima volta da anni perde il sostegno economico di Caltagirone, che in passato ha sempre staccato assegni per almeno 400.000 euro guidato dal partito di Pier Ferdinando Casini. Quanto al M5s, Beppe Grillo risulta essere l’unico finanziatore del Comitato del Movimento per le elezioni europee, con 54.465,75 euro.

Elezioni comunali in Trentino e Valle d'Aosta. Boom Lega, Bene il Pd. Forza Italia al 4%.

Elezioni comunali 2015Quello di domenica alle elezioni comunali in Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta è stato un test mini elettorale a venti giorni dalle elezioni comunali e regionali del 31 maggio. La sorpresa in assoluto è il tracollo di Forza Italia, ridotta al 4%, con la Lega che conquista la leadership del centrodestra e il Pd che tiene rispetto alle precedenti elezioni comunali.

TRENTO – Confermato Alessandro Andreatta, sindaco uscente del Pd di Trento con il 53,7%. A Bolzano, invece, è ballottaggio per il sindaco uscente del Pd Luigi Spagnolli, che alle precedenti consultazioni era passato al primo turno. In forte calo l’affluenza. Dal punto di vista elettorale i Dem tengono mentre si registra un forte calo di Fi con Raffaele Fitto che va all’attacco. Boom della Lega con Matteo Salvini che va subito all’attacco: per il Pd c’è stato un “effetto Renzi al contrario”. Toti: “Serve commissario”.

Il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, ha davanti a sé il suo secondo mandato, con la vittoria nelle comunali di ieri. Ha battuto gli altri candidati con il 53,7%, dopo che alla sua prima elezione aveva ottenuto il 64,42% con la stessa coalizione di centrosinistra autonomista, quella che governa anche la Provincia autonoma.

Un calo, quello della sua percentuale, che lo stesso Andreatta aveva ipotizzato come fisiologico già prima di arrivare alle urne, tra il detto e il non detto, com’era accaduto anche ai suoi predecessori al secondo mandato. Dietro al sindaco, sostenuto da Partito democratico, Cantiere Civico Democratico, Patt e Verdi, si sono piazzati nell’ordine il candidato unico del centrodestra, Claudio Cia, sostenuto dalle liste di centrodestra Civica Trentina, Forza Italia, Lega Nord, Progetto Trentino e Fratelli d’Italia, Paolo Negroni del Movimento 5 Stelle, Antonia Romano della lista L’Altra Trento a Sinistra e Paolo Primon di Popoli Uniti Trentino Suedtirol.

Andreatta, 58 anni, era già sindaco reggente dall’ottobre del 2008, quando il suo predecessore, Alberto Pacher, era stato eletto in Provincia ed era diventato vicepresidente. Nel 2009 Andreatta aveva battuto di lunghezza gli altri sette candidati, sostenuto da Pd, Upt, Di Pietro-Idv, Patt, Udc, Verdi, Socialisti democratici e Leali. Gli altri contendenti erano Alessandro Cocca per la lista di musicisti Progetto Trento Soul Moderno, Emilio Giuliana per la Fiamma Tricolore, Bruna Giuliani per la Lega Nord, Luigi Merler per le liste Alleanza di centro per la libertà e Civica tridentum, Pino Morandini per il Pdl e la lista civica Morandini, Francesco Porta per Rifondazione comunista e Comunisti italiani, e Claudio Taverna per il partito dei Pensionati.

BOLZANO – A Bolzano si va al ballottaggio tra il sindaco uscente del Pd Luigi Spagnolli, che ha ottenuto il 41,58%, e Alessandro Urzì che con i colori anche di Forza Italia ha raggiunto quota 12,74%. I risultati definitivi del voto nel capoluogo sono stati resi noti dopo uno scrutinio-monstre durato 12 ore e mezzo. Al terzo posto si è piazzato Carlo Vettori della Lega Nord-Salvini con 10,67 punti. Subito dopo Cecilia Stefanelli, della sinistra con i Verdi, che ha ottenuto il 10,45%. Spagnolli paga l’uscita dalla coalizione della sinistra, che ha preferito presentarsi con un proprio candidato sindaco ed ora dovrà cercare di ricucire i rapporti. Per quanto riguarda i voti di lista il Pd in città è stabile ottenendo le stesse percentuali di 5 anni fa.

AOSTA – Fulvio Centoz, 40 anni, segretario regionale del Partito Democratico e renziano della prima ora, sposato e con tre figli, laureato in Giurisprudenza, è il nuovo sindaco di Aosta. Guidava una coalizione composta dal Pd e dai movimenti autonomisti di maggioranza (Union valdotaine, Stella Alpina, Creare Vda) che ha ottenuto oltre il 50% dei voti evitando il ballottaggio. Vice-sindaco è stata eletta Antonella Marcoz (Uv).

REAZIONI

Grande sorpresa è la Lega che raddoppia i voti, pur orfana dell’ex leader Elena Artioli, recentemente passata armi e bagagli al Pd. I commentatori attribuiscono l’exploit all’effetto Salvini, che aveva tenuto un comizio in piazza con moltissimo pubblico a poche ore dall’appuntamento con le urne. Si segnala infine la debacle di Forza Italia che non ha sfiorato il 4% di fronte al 22,2% ottenuto dal Pdl nella precedente tornata. Leggero calo della Svp che lascia sul campo quasi 4 punti percentuali.

Salvini, Lega storica, Pd subisce effetto Renzi al contrario – “Sia in Trentino sia in Tirolo per la Lega risultato straordinario, mai ottenuto nella nostra storia: abbiamo triplicato i voti rispetto a due anni fa. Il Pd invece ha perso voti rispetto alle precedenti amministrative, con un effetto Renzi al contrario”: lo ha detto all’Ansa Matteo Salvini commentando i risultati elettorali a Trento e Bolzano.

“Siamo il secondo partito a Trento e il terzo a Bolzano – ha aggiunto Salvini – con 6 consiglieri a Trento siamo la prima forza di opposizione”. “Abbiamo preso il sindaco ad Avio e abbiamo vinto a Pinzolo comune cui sono particolarmente legato perché ci vado in vacanza da quando sono piccolo”. “Abbiamo avuto davvero una affermazione straordinario, mai raggiunto nella storia. Certo a Trento il Pd ha vinto, va riconosciuta la vittoria degli altri ma l’effetto Renzi non c’è stato, anzi è stato al contrario. Se questo è l’antipasto è un buon segnale”.

Fitto, risultato conferma che centrodestra di Berlusconi è superato – “A Trento e a Bolzano si è votato e siamo sotto il 4% come dato di Forza Italia e questo credo sia emblematico. Credo che sia necessario rifondare il centrodestra”, afferma il leader dei “Ricostruttori”, Raffaele Fitto parlando a Foggia ad un incontro elettorale. Secondo Fitto “anche alla luce dei risultati che arrivano dal resto d’Italia si conferma che” il centrodestra messo in campo da Berlusconi “è abbastanza superato”.

Toti invoca il commissario: “Risultato deludente” – “I risultati del voto amministrativo in Trentino Alto Adige sono ampiamente deludenti e ritengo siano il frutto di inadeguatezza di ricette, litigi, distinguo e totale incapacità della nostra locale classe dirigente”, spiega Giovanni Toti, consigliere politico di Fi che chiede “al più presto la nomina di un commissario. I risultati del voto amministrativo in Trentino Alto Adige di queste ore – prosegue il candidato alla guida della regione Liguria – sono ampiamente deludenti e ritengo siano il frutto di inadeguatezza di ricette, litigi, distinguo e totale incapacità della nostra locale classe dirigente – passata, presente e futura – di rappresentare i nostri elettori e le loro esigenze”.

Secondo Toti “E’ indispensabile un ripensamento dell’intera struttura del nostro movimento politico in quella zona provvedendo al più presto alla nomina di un commissario. Forza Italia e la coalizione di centrodestra, dove si presentano uniti e con una squadra credibile, come accade in Liguria e in altre regioni, dimostreranno di essere non solo competitivi, ma vincenti. Aspettare il 31 maggio per credere”.

Serracchiani, il Pd è in buona salute – “Un’affermazione netta a Trento e Aosta, un buongoverno da confermare a Bolzano: questo è un Pd in ottima salute”, rassicura la vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani, commentando l’esito del primo turno delle elezioni comunali. Per la governatrice del Friuli “sono fuori luogo i proclami euforici di Salvini, che vampirizza una Forza Italia irriconoscibile. A cominciare dai territori, si pone il problema di un’opposizione sfrangiata, astratta e spesso estremista. Il Pd – dice ancora Serracchiani – rimane l’unico partito che garantisce radicamento e rappresentanza su tutto il territorio e a tutti i livelli istituzionali. Ci viene riconosciuto un ruolo importante – conclude – anche in regioni di storica vocazione e pratica autonomista”.

Guerini: “Pd ha vinto, altri esultano ma hanno perso” – “Il Partito Democratico riconquista senza problemi il comune di Trento e arriva al ballottaggio a Bolzano con un enorme vantaggio sul secondo. Ringraziamo gli elettori per aver dato un chiaro segnale di consenso e apprezzamento dell’operato dei nostri amministratori”. Ad affermarlo è il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini.  “A chi in queste ore esulta per qualche punto percentuale in più di voti, – spiega – ricordiamo sommessamente che non siamo più nella prima Repubblica: in questo tipo di elezioni conta solo chi arriva primo. Si rassegnino: anche stavolta il Pd ha vinto, loro hanno perso”.

D’Alema “E’ molto preoccupante l’astensionismo” che si è registrato anche nel turno delle comunali di ieri “e questo vero crollo di votanti è un brutto segnale per la democrazia”. Lo ha detto Massimo D’Alema in visita in Calabria in un tour elettorale in cui diversi comuni andranno al voto.
“E’ preoccupante – ha aggiunto l’ex premier – anche perché il voto in queste regioni è molto importante. Si tratta di istituzioni con un grande potere e moltissime risorse. Non è una consultazione elettorale secondaria”, ha concluso.

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