14 Ottobre 2024

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Bpm, Ubi, Bper. Lombardia contro il Decreto Renzi sulle Popolari. Parla Antonio Saggese.

Banca popolare di Milano Bpm, Ubi, Bper
La Banca popolare di Milano

Edoardo Petti per Formiche.net parla con Antonio Saggese a proposito di Popolari (18-5-2015)

“Le banche popolari sono una realtà e una ricchezza che va salvaguardata. Mentre la legge del governo ne mortifica e snatura il sistema”.

La battaglia del Pirellone

È con queste parole che il governatore della Lombardia Roberto Maroni ha incaricato l’Avvocatura regionale di presentare ricorso alla Corte Costituzionale contro il provvedimento promosso da Palazzo Chigi e approvato dal Parlamento a marzo.

Testo che prevede l’obbligo, per i primi 10 istituti creditizi mutualistici e territoriali, di trasformarsi in società per azioni entro 18 mesi. Un cambiamento radicale di regime giuridico e statutario che ha messo in moto un percorso di aggregazioni, acquisizioni e rimescolamento tra Popolari. Della questione, tra l’altro, si parlerà mercoledì 20 maggio alla presentazione a Roma del libro “Popolari addio?” scritto da Gianfranco Fabi e Franco Debenedetti nell’ambito di una collana curata da Lodovico Festa per Guerini Editore.

Manager e politico

Per capire il valore e le finalità di un’iniziativa che potrebbe produrre effetti incisivi nel panorama finanziario, Formiche.net ha interpellato il consigliere regionale della Lista Maroni Antonio Saggese.

Una lunga esperienza di manager bancario, è lui il promotore e primo firmatario della mozione votata dall’assemblea regionale il 6 maggio. E che vincola la Giunta a sollevare il tema della legittimità della legge presso la Consulta.

“Le ragioni dell’illegittimità della riforma”

A suo giudizio le motivazioni di incostituzionalità della riforma sono molteplici.

La prima consisterebbe nella violazione dell’Articolo 117 della Carta fondamentale, che attribuisce alle regioni le competenze per il credito regionale: “Considerato lo stretto collegamento delle banche cooperative con il territorio, lo Stato si rende responsabile di un’invasione indebita dell’autonomia degli enti locali”.

La seconda lesione riguarderebbe l’Articolo 118 della Costituzione, che proclama e protegge il principio di sussidiarietà: “Ma il governo ha rifiutato di ascoltare una regione come la Lombardia, che accoglie ben quattro istituti creditizi coinvolti nel provvedimento legislativo”.

Bersaglio dei ricorrenti è poi “la mancanza dei requisiti di necessità e urgenza che giustifichino l’approvazione del decreto legge”. E “l’annullamento del regime giuridico cooperativo – fondato sul principio ‘una testa, un voto’ – senza risarcimento da parte dello Stato”.

“Non vi erano alternative al ricorso”

La Corte Costituzionale, spiega il politico lombardo, è organo di alta garanzia per tutti gli attori del contesto istituzionale: lo Stato, che ricorre invocando i principi fondamentali dell’ordinamento repubblicano, e le regioni nell’eventualità di interferenza illecita nelle competenze territoriali.

Ai suoi occhi non vi erano alternative: “Anzi, il tempo stringe. Perché l’istanza dovrà essere ufficializzata entro venerdì 22 maggio”.

“Non solo Bpm”

La sfida assume una valenza politica rilevante. È la Lombardia l’epicentro di una galassia direaltà creditizie con forte radicamento territoriale e robusto assetto finanziario. A partire dallaBanca Popolare di Milano, crocevia di un intricato puzzle di eventuali fusioni e integrazioni con Bper, Bp e Ubi.

Tuttavia, rimarca l’esponente del Pirellone, l’orizzonte che anima i promotori del ricorso va ben oltre la salvaguardia di un patrimonio prezioso come Bpm. “La volontà è coinvolgere il maggior numero di istituti mutualistici, costruendo un fronte ampio di forze a loro supporto”.

“Gli effetti nocivi delle fusioni”

La paura provocata dai processi di aggregazione e acquisizione è una riduzione notevole degli sportelli, e soprattutto di manager e di lavoratori: “Le previsioni parlano di 20mila esuberi, in buona parte nella nostra regione. Fenomeno che produrrà seri problemi sociali cui la Lombardia dovrà far fronte con 1 miliardo in meno di trasferimenti statali”.

Un’altra cifra preoccupante – ricorda il consigliere regionale – è stata fornita dall’Associazione nazionale delle banche popolari, che ha stimato attorno a 80 miliardi il calo nell’erogazione del credito a favore di imprese e famiglie.

“Le Popolari rischiano di diventare terra di conquista”

Il timore è che “le forze del lavoro e dello sviluppo garantite fino a oggi dal credito cooperativo vengano soppiantate dai detentori di capitale finanziario. Ed esattamente dagli investitori internazionali che vedranno aprirsi i cancelli delle Popolari grazie all’abrogazione del principio ‘una testa, un voto’”.

L’ultimo baluardo di democrazia economica nel nostro paese, rileva il rappresentante della Lista Maroni, cederà il passo al controllo esclusivo dei gruppi stranieri e del “capitalismo sfacciato”.

Il percorso di fusioni avviato grazie al decreto legge governativo troverà sbocco a suo avviso nel trasferimento della sede legale e fiscale delle banche in un altro territorio: “Mentre le comunità con cui tali istituti avevano creato un legame profondo subiranno una contrazione rilevante di risorse e gettito”.

“Nessuna posizione conservatrice”

L’iniziativa messa a punto dal Pirellone, tiene a evidenziare Saggese, non equivale a una difesa dello status quo: “È necessario migliorare la governance delle Popolari attraverso meccanismi di controllo efficaci. L’obiettivo è monitorare situazioni da cui potrebbero sorgere scandali come quelli che hanno colpito taluni istituti di credito cooperativo allo stesso modo delle banche società per azioni”.

Centro-destra e Cinque Stelle favorevoli, Pd contrario

È su questo terreno che i presentatori del ricorso sono pronti a dare battaglia. E sperano di allargare il consenso politico a livello territoriale e nazionale.

La mozione regionale ha visto il voto favorevole di Lista Maroni, Lega Nord, Nuovo Centro-destra, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Pensionati e Movimento Cinque Stelle. Partito democratico e Patto civico per Ambrosoli hanno espresso parere contrario.

Una proposta parallela

Negli stessi giorni la federazione dei lavoratori bancari della Uil ha costituito un comitato eterogeneo dal punto di vista politico-culturale per fornire una risposta alternativa alla filosofia della riforma.

Guidata da Giorgio Benvenuto, l’iniziativa punta a elaborare forme di partecipazione dei dipendenti di tutte le banche popolari per renderli soci stabili a garanzia del loro radicamento territoriale e comunitario.

Un progetto che trova concorde il consigliere lombardo. Ma il requisito per renderlo percorribile, conclude Saggese, è la bocciatura del decreto legge.

La 'Ndrangheta sul calcio. 50 arresti in Lega pro per "Dirty soccer".

calcioscommesse dirty soccerL’ombra della ‘Ndrangheta sul calcio italiano. Centinaia di agenti stanno eseguendo una cinquantina di fermi in tutta Italia nell’ambito di una vasta operazione della Polizia di Stato contro il calcioscommesse in Lega pro e Dilettanti. Circa 70 sono gli indagati in una operazione che gli inquirenti hanno definnito “Dirty soccer”, “Calcio sporco”. I provvedimenti sono stati emessi dalla Direzione distrettuale antimafia presso la Procura della Repubblica di Catanzaro.

Fra gli arrestati figurano calciatori, dirigenti e presidenti di club. L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, per alcuni spunta anche l’associazione mafiosa. Le indagini sul calcioscommesse della squadra mobile della Polizia, nel quadro dell’operazione denominata “Dirty Soccer”, avrebbe accertato decine di combine di partite di calcio dei campionati in corso di Lega Pro e Lega D.

Una ventina le province italiane interessate: Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Milano, Salerno, Avellino, Benevento, L’Aquila, Ascoli Piceno, Monza, Vicenza, Rimini, Forlì, Ravenna, Cesena, Livorno, Pisa, Genova, Savona.Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Milano, Salerno, Avellino, Benevento, L’Aquila, Ascoli Piceno, Monza, Vicenza, Rimini, Forlì, Ravenna, Cesena, Livorno, Pisa, Genova, Savona.

La Polizia di Stato sta eseguendo fermi e perquisizioni in Calabria, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Toscana, Liguria, Veneto e Lombardia. Il provvedimento di fermo, di circa 1.200 pagine, delinea una fitta rete di personaggi, appartenenti a due distinte organizzazioni criminali, vicine alla ‘ndrangheta, attive nella combine di incontri dei campionati di Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti, capaci di alterare risultati e investire danaro nel connesso “giro di scommesse” in Italia e all’estero.

Sarebbero almeno una trentina i club coinvolti nel giro di partite truccate di Lega Pro e Serie D scoperto dalla polizia. Tra di essi Pro Patria, Barletta, Brindisi, L’Aquila, Neapolis Mugnano, Torres, Vigor-Lamezia, Santarcangelo, Sorrento, Montalto, Puteolana, Akragas e San Severo. Ad alcuni dei fermati contestata l’aggravante mafiosa.

La nuova bufera sul Calcio professionistico e dilettante segue quella della Procura di Cremona di tre anni fa che portò alla luce un giro di scommesse clandestine i cui protagonisti sono state squadre, tecnici e calciatori di serie A e B.

Morto Dean Potter, l'uomo che sussurrava alle nuvole. Stasera l'ultimo volo dello Spiderman dei Canyon.

Morto Dean Potter, l'ultimo volo dell' l'Uomo Ragno del Canyon
Morto Dean Potter, l’ultimo volo dell’ l’Uomo Ragno del Canyon

L’ultimo volo di Dean Potter,  l’uomo che sussurrava alle nuvole. Uno degli atleti di sport estremi più famosi d’America è morto dopo essersi lanciato con la tuta alare dal ciglio di un promontorio, il Taft Point, nel parco nazionale di Yosemite, in California. Potter, “l’Uomo Ragno del Gran Canyon”, famoso per le sue acrobazie da funambolo in alta quota, si è schiantato a terra insieme con un altro noto “Base Jumper”, Graham Hunt.

Potter era partito al crepuscolo da 2.286 metri di quota con indosso la tuta alare. Taft Point è a poca distanza dai massicci di Half Dome e El Capitan, teatro di altre sue leggendarie imprese. I corpi sono stati avvistati da un elicottero dopo che per ore se ne erano persi i contatti. Qualcosa nell’ultimo volo e’ andato storto: cercando di evitare una sporgenza di granito, i due “base jumpers” sono invece capitombolati roccia dopo roccia senza riuscire ad aprire i paracadute.

CHE COS’E’ IL BASE JUMPING

Il “Base jumping”, in pratica un lancio da un ciglio di montagna con il paracadute che si apre pochi secondi prima dell’impatto, e’ illegale nei parchi nazionali e anche a Yosemite le autorità fanno il possibile per frenarne l’attività. Potter per anni aveva eluso i controlli anche a costo di perdere sponsorizzazioni: in novembre dopo l’uscita del film ‘Valley Uprising’ la societa’ di prodotti alimentari per lo sport Clif Bar aveva tagliato i ponti con lui e con quattro altri atleti giudicando “troppo rischioso” il loro comportamento.

Dean Potter aveva cominciato a lanciarsi per battere un sogno ricorrente che, notte dopo notte, lo vedeva precipitare in caduta libera: per lui una premonizione di morte. “Se devo morire voglio farlo a mio modo”, aveva spiegato a ESPN, la rete tutto sport, nel 2008. Sempre quell’anno aveva confidato al New York Times che parte di lui diceva che era pazzo a pensare di poter volare, “ma un’altra parte di me pensa che e’ un sogno intrinseco dell’uomo. Perche’ non inseguirlo?”. Potter collezionava imprese una dietro l’altra.

Era stato il primo a scalare tre delle più famose “pareti” a Yosemite in un solo giorno e solo un mese fa aveva conquistato l’Half Dome in un’ora e 19 minuti, completando l’intera impresa sotto le 2 ore e 18, un record assoluto. Era anche famoso per le camminate funamboliche su una corda di nylon tesa tra i canyon più spettacolari del mondo e per i “base jumping”, alcuni dei quali effettuati con in spalla il cane, Whisper che era diventato una celebrita’ per conto suo.

Migranti, l'Ue ha deciso ma c'è disaccordo sulle "quote". Spagna e Francia sul chi va là

Jose' Manuel Garcia-Margallo (Epa)
Jose’ Manuel Garcia-Margallo (Epa)

Il tema sull’immigrazione è caldo e l’Ue sta cercando di prendere le giuste decisioni contro i trafficanti di esseri umani. “La decisione di stabilire una missione navale Ue per distruggere il modello di business dei contrabbandieri e delle reti di trafficanti nel Mediterraneo è stata appena presa”.

E’ quanto spiega su twitter l’alto rappresentante Ue per gli affari esteri Federica Mogherini. In sostanza è un via libero, ma prima di twitter per un’azione del genere ci vuole il via libera dell’Onu che ancora non c’è. In Europa sembra che siano tutti d’accordo con la volontà del piano che però va ad infrangersi con l’accoglienza dei profughi. Non tutti infatti sono d’accordo con l’idea italiana.

Secondo la Spagna, paese di frontiera come l’Italia, la Commissione “deve rivedere la sua proposta” di stabilire quote obbligatorie per la redistribuzione di rifugiati. Secondo il ministro degli esteri spagnolo, José Manuel Garcia-Margallo “lo sforzo di solidarietà deve essere proporzionato, giusto e realista, cosa che la proposta della Commissione non è”, puntualizza il ministro spagnolo.

“Condividere la responsabilità di cosa facciamo delle persone che salviamo è parte integrante della strategia” Ue per l’immigrazione. Così Federica Mogherini replica ai dubbi del premier francese sulla redistribuzione dei migranti.

“Mi aspetto che gli stati membri, gli stessi che hanno chiesto alla Ue di agire velocemente e efficacemente, consentano all’Europa di essere efficace in questa azione in tutti i suoi aspetti: nell’operazione navale, nel salvataggio delle vite in mare ed anche nella gestione delle vite che salviamo”.

Stamane in una intervista al Corriere della Sera, il ministro dell’Interno Angelino Alfano dice che “Nessuno può pensare di lasciarci di nuovo soli a gestire la drammatica situazione dell’Africa e del Medio Oriente. L’Italia non può continuare a pagare un prezzo alto, come ha invece fatto finora. La Francia – continua il ministro – è sempre stata al nostro fianco nel chiedere un intervento dell’Europa in materia di immigrazione, sarebbe assurdo se avesse cambiato posizione proprio adesso”.

Per cui, “indietro non si torna, l’obiettivo è comune. La ricollocazione dei profughi? Noi riteniamo che debba accadere al termine delle procedure di identificazione e di fotosegnalamento: quindi pochi giorni dopo gli sbarchi”. “Non voglio nemmeno immaginare che il piano Juncker salti, le quote non si toccano”, sottolinea Alfano anche al Quotidiano nazionale auspicando di “chiarire i dubbi” con la Francia.

Ieri il ministro, a proposito delle rivelazioni del consulente diplomatico libico, Abdul Basit Haroun circa la possibilità che i terroristi dell’Isis possano nascondersi tra i migranti sui barconi, Alfano ha detto:
“di non avere allo stato traccia di terroristi sui barconi. “Fin qui – ha sottolineato – non abbiamo traccia di presenze di terroristi sui barconi. Questo non significa che abbiamo abbassato la tensione e l’attenzione, che rimangono altissime su questo argomento”.

Su questa problematica, ha aggiunto Alfano, “hanno indagato peraltro anche varie procure e non hanno trovato fin qui riscontri” ha aggiunto Alfano, a margine di un’iniziativa elettorale a Pesaro. “Per cui – ha proseguito – noi speriamo che abbiano ragione le procure e che abbiano ragione i nostri, che hanno fatto tutte le valutazioni sul campo per dire che fin qui non c’è traccia. Ma comunque – ha concluso – questo ci porta ad essere egualmente attenti nella consapevolezza che non c’è un Paese a rischio zero e che dobbiamo stare veramente con un’allerta sempre alta”. Eventuali segnali in questa direzione erano giunti anche dalla procura di Palermo.

Arretrati pensioni, via libera del governo al decreto. "Renzi, riparo danni degli altri"

Renzi, Padoan e Poletti alla conferenza stampa su dl arretrati pensioni
Renzi, Padoan e Poletti alla conferenza stampa su dl arretrati pensioni

Con il decreto varato oggi dal Consiglio dei ministri può dirsi risolto il nodo arretrati pensioni che, in virtù della sentenza della Corte Costituzionale, rischiava di trasformarsi in una vera e propria matassa impossibile da sbrogliare.

Il presidente del consiglio Matteo Renzi, al termine di un’ora e mezza di discussione in consiglio dei ministri, si è detto soddisfatto per una risposta arrivata velocemente. In conferenza stampa, assieme ai ministri Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti, ha spiegato i punti qualificanti del decreto: si attinge a un “tesoretto” di 2 miliardi e 180 milioni con cui pagare la mancata indicizzazione delle pensioni a 3,7 milioni di persone:

“Tre virgola sette milioni di persone riceveranno 500 euro il primo agosto. 650 mila persone, quelle che sono sopra i tremila euro di pensioni, non riceveranno alcunché”, hanno puntualizzato.  Se prendi 1.700 euro lordi di pensioni avrai il primo agosto il bonus Poletti di 750 mila euro, se prendi 2700 euro lordi avrai 278 euro di bonus Poletti”, ha sottolineato il premier.

“E’ una questione di stock e di flusso”, ha sottolineato il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan ai giornalisti che gli chiedevano delle coperture del decreto sulle pensioni varato oggi: “Lo stock sono gli arretrati che saranno pagati con la differenza tra tendenziale e programmatico; il flusso sarà gestito attraverso la programmazione”. Inoltre, ha chiarito il ministro Padoan: “Una restituzione totale avrebbe portato il deficit al 3,6% del Pil, comportando l’apertura di una procedura europea contro l’Italia”.

Al premier, tuttavia, ha risposto l’opposizione con il capogruppo Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta: “Renzi in conferenza stampa cerca di cambiare carte in tavola”, ha spiegato: Il premier “smetta di chiamarlo bonus: è semplicemente una restituzione parziale e imbrogliona. Altro che bonus!”, ha affermato l’esponente azzurro.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, guarda invece a Strasburgo per fare giustizia degli esodati: “Sul tema delle pensioni abbiamo dato incarico a un legale di presentare un ricorso contro la normativa Fornero alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, accompagnato dalle firme degli esodati che ancora aspettano”, ha spiegato il leader del Carroccio.

Per i sindacati, la risposta del governo non è “nè adeguata nè sufficiente”, per dirla con il segretario confederale Cisl, Maurizio Petriccioli. “Le risposte del governo non corrispondono alle indicazioni della consulta”, sottolinea invece la Uil con Romano Bellissima.

“Da Renzi una prima risposta, non la soluzione al problema” è stato invece il commento del segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone. Ma Renzi ha sottolineato: “Quando questo provvedimento è stato votato, io tappavo le buche nella città di Firenze. Dire “restituite tutto è ridicolo”, soprattutto ha precisato, “da parte di chi quella norma l’ha votata, è proprio il colmo”.

E, sulla restituzione parziale delle indicizzazioni, il premier ha aggiunto: “Il nostro governo potrebbe stare qui a discutere mesi, perchè si pone un grande problema, ogni denaro che diamo a questi nostri concittadini lo togliamo a qualcun altro. Dovremo dare 18 miliardi di euro, che sarebbero tolti agli asili, alle infrastrutture, ai dipendenti. Una cifra molto grande”.

L’Inps le pagherà il primo giorno del mese. In materia pensionistica il Decreto legge, approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, prevede anche un intervento che consente all’INPS di anticipare al primo giorno del mese il pagamento delle pensioni e un ulteriore intervento che protegge il montante contributivo, per il calcolo delle future pensioni, dalla caduta del PIL che si è verificata negli anni passati.

In materia di ammortizzatori sociali sono poi previsti il rifinanziamento per 1 miliardo di euro degli ammortizzatori in deroga per il 2015 (mobilità e cassa integrazione) e il rifinanziamento dei contratti di solidarietà per 70 milioni di euro.

Fbi: ecco l’hacker entrato 20 volte ai comandi di Boeing e Airbus

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Un Boeing della United Airlines. L’hacker Chris Roberts l’ha manomesso più volte

Potrebbe essere accaduto sull’aereo Germanwings precipitato il 24 marzo 2015 sulle Alpi dell’Alta Provenza dove sono morte 150 persone?

Ancora non è dato sapere, ma un consulente informatico negli Stati Uniti ha detto all’Fbi di essere riuscito ad hackerare per almeno venti volte i sistemi di un volo aerei. Lo scrive la CNN online.

Secondo atti del tribunale federale, – ha detto l’FBI – un consulente di sicurezza informatica è entrato per 15 a 20 volte tra il 2011-2014, nei sistemi informatici a bordo di aerei di linea riuscendone a modificare rotta, altitudine e a controllare i comandi attraverso “l’entertainment system”, il box che controlla lo schermo radio tv posto dietro ogni sedile passeggero.

Chris Roberts, questo il nome dell’hacker, è stato arrestato dall’FBI nel mese di aprile in seguito a delle anomalie registrate sul volo della United Airlines in rotta Syracuse – New York, e dopo che i funzionari hanno visto un twitt in cui il consulente aveva descritto ciò che aveva appena fatto sull’aereo su cui stava viaggiando.

Nei documenti in possesso della procura, Roberts afferma che conosceva la vulnerabilità di tre tipi di Boeing ed un modello di Airbus, e di essere quindi in grado di prendere il possesso degli aeromobili, così come è avvenuto.

Roberts, dice l’FBI citando il documento, afferma di aver usato un cavo Ethernet modificato per collegare il suo computer portatile a una centralina elettronica che si trova sotto la sua base che controlla il sistema di intrattenimento del dedile. Da lì, è riuscito a entrare nel centro di calcolo nevralgico del velivolo.

l'Hacker Chris Roberts
l’Hacker Chris Roberts

Il 15 aprile, dice l’Fbi Roberts aveva postato dei tweets di hacking in progress sull’aereo della United Airlines su cui viaggiava riuscendo ad attivare le maschere di emergenza per l’ossigeno, è scritto nel documento. L’aereo su cui era a bordo Roberts stava volando da Denver a Chicago, poi la coincidenza per Syracusa.

Gli agenti dell’FBI hanno seguito l’aereo da Denver a Chicago e sono riusciti a trovare segni di manomissione e danneggiamento di centraline elettroniche che si connettono ai sistemi di intrattenimento in volo. Le centraline manomesse erano sotto il sedile dove era seduto Chris Roberts.

Il Federal Bureau of Investigation ha ottenuto un mandato di perquisizione attraverso cui gli agenti hanno scoperto e sequestrato diverso materiale informatico, tra cui un computer portatile, un iPad, hardware esterni e dispositivi di connessione come chiavette Usb con all’interno il malware “Nasty” in grado di manomettere i sistemi computerizzati, anche da remoto.

Uno dei produttori di aerei citati nell’informativa, ha messo in dubbio le informazioni sull’hacking di Roberts. “I nostri sistemi di intrattenimento – ha detto – sono isolati dai sistemi di volo e di navigazione”.

Questa scoperta dell’Fbi, avvalora la tesi “complottistica” che circola da più parti, che ha far precipitare il Germanwings, l’Airbus 320 della flotta Lufhtansa, non sarebbe stato il copilota “pazzo suicida e depresso” Andreas Lubitz ma un evoluto sistema di hacheraggio. Voluto da chi, è ancora tutto da scoprire. Una certezza finora sembra acclarata: che la versione “ufficiale” fornita dalla procura di Marsiglia e dal Bea contiene molte contraddizioni e moltissimi punti oscuri sull’incidente che ha scosso la comunità internazionale.

Texas, gang rivali in moto si sparano a vicenda: 9 morti e 7 feriti

Il luogo della sparatoria tra gang rivali in Texas dove sono morte 9 persone
Il luogo della sparatoria tra gang rivali in Texas dove sono morte 9 persone

Una strage dai contorni ancora oscuri quella di stanotte in Texas. Nove persone sono rimaste uccise in scontri a fuoco tra gang rivali di motociclisti a Waco, nella contea di McLennan, a 140 chilometri da Dallas. Teatro della “battaglia”, che ha coinvolto appartenenti ad almeno tre diverse bande, il “Twin Peaks Sports Bar and Grill”, un ristorante di un centro commerciale della città, e i parcheggi del locale. Nel violento scontro a fuoco si contano anche una decina di feriti. In giornata è stata fatta una maxiretata con 192 persone arrestate.

Inizialmente, i teppisti si sono affrontati con mazze, coltelli e catene, poi hanno cominciato a sparare, ha riferito il portavoce della polizia di Waco, sergente Patrick Swanton. Alla fine della sparatoria, i cadaveri erano sparsi in due aree di parcheggio. Sul posto sono stati raccolti i corpi di otto vittime, mentre un ferito è deceduto poco più tardi in ospedale.

la mappa dove si trova Waco in TexasTutti erano affiliati alle bande in conflitto. Si parla di almeno cinque gang rivali e non solo tre, come riferito in un primo momento. “Sono gang di motociclisti molto ostili e pericolose”, che scorazzano per le lunghe strade texane per gruppi di venti, trenta persone.

Molte persone innocenti avrebbero potuto essere colpite oggi”, ha commentato Swanton, secondo cui se il bilancio non è stato più grave è perché la polizia è intervenuta non appena sono iniziati i disordini, perché aveva avuto notizia che ci sarebbe stata “una discussione” tra bande avversarie. I gestori del bar, dove le cameriere servono seminude, erano stati informati.

“Nei miei quasi 35 anni di esperienza nella polizia”, ha detto il sergente Swanton “questa è la scena più violenta e orribile che ho mai affrontato.” Il Portavoce della polizia ha riferito ai giornalisti che le persone portate in ospedale sono in tutto 18, ma al momento non è chiaro se comprensivi anche dei morti.

Follia a Palermo, pirata travolge e uccide Tania Valguarnera. E' omicidio stradale, ma la legge non c'è

Palermo incidente morta via liberta. Pirata travolge e uccide Tania Valguarnera
Omicidio stradale a Palermo. Muore Tania Valguarnera. Ma la legge non c’è. 

Una giovane donna di circa 30 anni, Tania Valguarnera, scultrice palermitana, è stata travolta e uccisa da un pirata della strada in via Libertà, a Palermo, da un un uomo senza patente alla guida di una Fiat Doblò. Il pirata, Pietro Sclafani di 50 anni, dopo il violentissimo impatto invece di prestarle soccorso è fuggito ma è stato individuato e arrestato in via Autonomia Siciliana.  Per lui l’accusa è di omicidio colposo e omissione di soccorso.

Tania Valguarnera, da quando apprende l’Ansa, sarebbe mamma di due gemelle e si sarebbe dovuta sposare tra qualche mese. Stamane stava andando nel call center Alicos, dove lavorava, ed è stata investita mentre attraversava la strada. I sanitari del 118 hanno cercato di rianimarla, ma tutto è stato inutile: la ragazza sarebbe morta sul colpo. Ad arrestare poi il pirata, fuggito a bordo della sua Fiat Doblò, sono state le volanti della polizia. La patente gli era stata sequestrata da un anno per eccesso di velocità.

La giovane Tania Valguarnera, uccisa da un pirata a Palermo
La giovane Tania Valguarnera, uccisa da un pirata a Palermo

Alcuni testimoni che hanno assistito all’incidente mortale hanno subito chiamato il 113 e dato alla polizia gli elementi che poi sono stati fondamentali per rintracciare e arrestare Sclafani. L’uomo, proprietario di un panificio, è stato bloccato poco dopo a qualche centinaio di metri dal luogo dell’incidente. Già lunedi il gip potrebbe convalidare l’arresto e si avvieranno le procedure per processarlo per direttissima.

Per l’uomo varranno le leggi vigenti in materia di pirateria stradale. L’omicidio stradale è ancora in discussione in Parlamento. Se fosse stata in vigore quella legge, molto più rigida, avrebbe rischiato, secondo le prime ipotesi legislative, da 8 a 18 anni di carcere e la revoca a vita della patente di guida.

Android, addio password. Lo smartphone si sbloccherà con l'iride

Scansione Iride con smartphoneLa rivoluzione digitale è dire addio alle password per avviarsi su modalità di protezione sempre più sofisticate. La novità, anticipata dal Wall Street Journal, arriva direttamente dal Giappone. I prossimi smartphone in arrivo sul mercato potranno essere sbloccati solo con lo sguardo del proprietario.

L’operatore nipponico NTT DoCoMo ha annunciato il lancio del dispositivo Arrows NX F-04G, basato su sistema operativo Android di Google, che integra la tecnologia di riconoscimento dell’iride realizzata da Fujitsu e presentata all’ultimo Mobile World Congress di Barcellona.

In occasione della conferenza, riporta il blog del Wsj, l’Amministratore delegato di NTT DoCoMo, Kaoru Kato, ha confermato l’ordine di una pizza semplicemente “fissando” lo schermo del telefono. Il dispositivo, ha aggiunto, sarà il primo ad arrivare sul mercato con sensore per la scansione dell’iride. Sarà in vendita in Giappone entro la fine del mese, disponibile in tre colori. Ancora non è stato riferito quando sarà disponibile negli altri paesi. Ma c’è chi giura entro l’anno. Fujitsu non è stata quest’anno l’unica azienda a presentare una simile tecnologia per effettuare scansioni degli occhi.

Anche la cinese Zte aveva svelato alla fiera della comunicazione mobile di Barcellona uno smartphone con sensore simile, il Grand S3. Mentre la sudcoreana Samsung secondo indiscrezioni starebbe lavorando a una tecnologia ad hoc e ha presentato un brevetto negli Usa per la scansione dell’iride. Al momento non è dato sapere cosa farà il gigante di Cupertino con Apple. Quindi addio alle vecchie password alfanumeriche, ai puntini con combinazione su smartphone e tablet. Il futuro sarà dell’iride. Basterà uno sguardo per sbloccare il telefono. Ma attenzione a non farlo mentre si guida…

Pensioni, Renzi choc a 15 giorni dal voto: "Ad agosto 500 euro a testa"

Il premier Matteo Renzi all'Arena di Giletti
Il premier Matteo Renzi all’Arena di Giletti (Ansa/Percossi)

Nessun vertice stasera sulle pensioni come avevano fatto filtrare fonti di Palazzo Chigi. Domani si discuterà in Cdm simulando tutte le ipotesi di rimborso, ma l’annuncio bomba arriva oggi dall’Arena di Massimo Giletti dove il premier Matteo Renzi, a 15 giorni dal voto, promette che dal 1 agosto “4 milioni di pensionati avranno 500 euro sulla pensione, in tasca. Nessuno perderà un centesimo”. La cerchia dei destinatari è una parte di quei 6 milioni di pensionati cui la riforma Fornero aveva bloccato l’adeguamento al costo della vitaper gli anni 2012-2013.

Poi la Consulta, con una sentenza choc bocciò questa norma che in soldoni significava restituire i quattrini sottratti ai pensionati. Totale una ventina di miliardi. Un impatto tremendo sui conti pubblici, ma l’esecutivo guidato da Renzi ha dovuto trovare la quadra per una coperta che riuscisse a coprire una parte, ma non tutti. Quindi il premier incalzato dal conduttore gli ha strappato la promessa. “Cinquecento euro”, che saranno però “una tantum” azzarderà a dire qualche fonte da largo Colonna. Ma i conti non tornano se è vero che il governo lavorava sull’ipotesi di rimborsare 3 massimo 3,5 miliardi di euro. Se 500 per 4 milioni di pensionati fa 2 miliardi manca all’appello 1 miliardo e mezzo. Quale sarà la sorpresa che uscirà domani da Palazzo Chigi?, si chiede più di qualcuno dentro e fuori il Palazzo. Qualcun’altro pensa che questa è una manovra “elettorale” come i famosi 80 euro prima delle europee. “Gli serviranno a vincere le elezioni di maggio”, si insospettiscono i competitor alle prossime elezioni regionali.

Argomenti della trasmissione sono stati tanti, dai quattrini degli arretrati fino al tema spinosissimo della scuola, alle imminenti elezioni regionali all’emergenza immigrazione.

Sul blocco degli scrutini minacciato dai docenti nelle scuole Renzi afferma che “il ruolo degli insegnanti ha perso prestigio. Noi dobbiamo fare uno sforzo per ascoltare, ma anche alcuni professori devono capire che non si può minacciare il blocco degli scrutini. Non si gioca sulla pelle dei ragazzi. Chi, per esempio, boicotta l’Invalsi non dà un bell’esempio di educazione civica. Se vogliamo essere credibili, se ci sono dei test da fare, si fanno. Gli scrutini da fare, si fanno”. Anche il garante aveva minacciato di usare “l’arma” della precettazione, salvo poi essere frenato dallo stesso Renzi, per dire: “Ragioniamo”.

“Ci sono stati errori di comunicazione? Forse sì – ha ammesso il premier – Di chi è la colpa? Mia. Può capitare di non raccontare bene le cose. L’importante è che gli italiani sappiano che chi c’è da questa parte cerca di fare del suo meglio”. “La scuola è il luogo più importante. Sulla legge elettorale – confessa Renzi – abbiamo fatto una forzatura, sulla scuola invece non sto dicendo questo. Aiutatemi a capire dove stiamo sbagliando del merito”.

Il pomeriggio nell’Arena di Giletti prosegue fino a toccare uno dei temi più caldi sull’agenda Ue, l’immigrazione: “Va trovato un equilibrio. Va evitato l’eccesso “bombardiamo i barconi” e anche l’errore fatto dall’Italia in passato”, che “è stato quello di pensare che potevamo fare da soli. Ora finalmente la questione dell’immigrazione è affrontata a livello europeo, grazie al lavoro dela Mogherini”, ha detto Renzi. Nessun cenno alle parole di Haroun, il consigliere libico che stamane alla Bbc aveva espressamente ammesso che scafisti al soldo dell’Isis gli avevano confidato che l’obiettivo del Califfato e infiltrare in mezzo ai barconi terroristi dell’Isis. A dire la sua in merito ci aveva pensato il ministro dell’Interno Alfano che ha affermato “che non risulta”, per ora questa ipotesi.

Poi Renzi parla delle imminenti elezioni (a fine maggio 23 milioni di italiani saranno chiamati ad eleggere sette consigli regionali e 1.089 comuni). “Io – afferma il premier – voglio vincere su tutti se posso, ovunque, ma so anche che si perde”, ha affermato in riferimento alle elezioni Regionali, che sono certo il test più importante. “E’ evidente che uno le vuol vincere tutte. Noi ci proviamo ma i miracoli nessuno li fa”. Poi sulla congiuntura economica ha detto che l’Italia ce la farà.

Scuola, Cobas in trincea. "Blocco scrutini". Renzi: "Ascolto critiche". Ecco i punti che dividono

blocco scrutiniSindacati in trincea dopo l’aut aut del garante sulla precettazione che l’autorità vorrebbe imporre qualora si ponga in essere il blocco degli scritini. Sabato i Cobas della scuola hanno annunciato di avere indetto, auspicando fortemente che anche gli altri sindacati facciano lo stesso, “il blocco degli scrutini e di ogni attività scolastica per tutto il personale per due giorni consecutivi, a partire dal giorno seguente la fine delle lezioni, differenziata per Regioni”, dice il sindacato.

I Cobas precisano che gli scioperi sono articolati sul territorio i giorni 8 e 9 giugno per Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 per Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 per Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e il 12 per Liguria, Marche, Sardegna, Toscana,Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e il 18 per l’Alto Adige.

I Cobas ricordano che non è possibile procedere ad alcuno scrutinio finale prima che siano terminate le lezioni (comma 7, art.192 del DLgs 297/1994) e che non si possono spostare d’ufficio scrutini già convocati nei giorni di sciopero (attività antisindacale).

ECCO I PUNTI CHE DIVIDONO GOVERNO E SINDACATO

I punti della riforma che dividono
I punti della riforma che dividono (P&G Infograph)

L’annuncio dei Cobas è in aperta contrapposizione con quanto sostenuto dal Garante degli scioperi. Il blocco è “illegittimo e dannoso”, ha puntualizzato già nei giorni scorsi il presidente dell’Autorità Roberto Alesse, sperando che “il ricorso allo strumento della precettazione resti solo un’opzione teorica, perchè, in caso di blocco degli scrutini, sarebbe la via obbligata e doverosa per evitare la paralisi dei cicli conclusivi dei percorsi scolastici (esami di terza media, maturità, abilitazioni professionali)”.

Il premier Matteo Renzi, che già aveva espresso le sue perplessità sulla posizione del Garante, su twitter fa sapere che sta leggendo le risposte dei prof. “Faremo tesoro di suggerimenti e critiche. La scuola è la sfida per riportare l’Italia a fare…l’Italia”.

Ma a chi gli fa notare sul social network di “ripassare il concetto di democrazia perché parlate tanto ma non ascoltate nulla”, il premier replica: “Ascoltare significa ascoltare, non assecondare per forza. Non è che o facciamo ciò che dice lei o non siamo democratici…”.

Poi un altro tweet in risposta a un commento sui licenziamenti: “Ovviamente no. Certo che chi è stato assunto non è licenziato dopo tre anni. E’ una delle tante leggende metropolitane”. Mentre sulla card per la formazione dei prof anche per i docenti di sostegno, Renzi assicura: “Sì” ci sarà anche per loro.

Libia, Bbc: "Terroristi Isis in Italia sui barconi con i migranti"

Barcone con migrantiNon è la prima volta che viene detto. Appena la scorsa settimana, il ministro libico del governo riconosciuto di Tobruk, Omar Al Gawari aveva detto che “presto l’Isis potrà venire in Italia con i migranti”. Oggi arriva conferma anche da un consigliere del governo libico, Abdul Basit Haroun, che alla Bbc londinese ha detto che gli scafisti nascondono i terroristi dell’Isis su barche piene di migranti che da porti libici attraversano il Mediterraneo per approdare sulle coste italiane.

Le affermazioni di Haroun, scrive l’emittente britannica, si basano su alcune conversazioni avute con scafisti nel Nord Africa che sono controllati dai militanti dell’Isis.

Il consigliere libico afferma gli scafisti nascondo i miliziani tra i migranti in cambio di ulteriori guadagni. Secondo la Bbc, Haroun avrebbe inoltre indicato che i jihadisti stanno pianificando ulteriori attacchi in Europa.

La mappa dei gruppi ribelli libici
La mappa dei gruppi ribelli libici

L’Isis usa “i barconi per la sua gente che vuole mandare in Europa poichè la polizia europea non sa chi è dell’Isis e chi è un normale rifugiato”, ha detto il consigliere durante un’intervista alla Bbc Radio 5, secondo quanto riporta la Bbc online. I miliziani, ha proseguito Haroun, occupano posti separati dagli altri migranti sui barconi, non temono la traversata e sono convinti aderenti dell’Isis: “lo sono al cento per cento”, sottolinea il consigliere diplomatico.

L’ONU stima che 60.000 persone hanno già cercato quest’anno di attraversare il Mediterraneo.
Nel 2015, più di 1.800 persone si teme siano morte su carrette del mare spesso sovraffollate e insicure. Un aumento di 20 volte rispetto allo stesso periodo nel 2014.

secondo l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, nel 2014 almeno 218.000 hanno raggiunto l’Europa attraverso il Mediterraneo. L’Italia ha accolto più di 140.000 migranti, mentre 3.500 persone sono morte tentando il viaggio – a fronte di poco più di 600 morti nel 2013. Un incremento notevole che ha costretto l’Ue a intervenire con un piano di rafforzamento della missione Triton.

Arretrati pensioni, governo al lavoro per trovare una "sintesi"

Persone in coda alla posta
Persone in coda alla posta

Arretrati pensioni al test del governo. Domani ci sarà il Consiglio dei ministri per decidere, ma già stasera ci sarà un tavolo tecnico tra Tesoro, ragioneria e Inps per preparare il piano di rimborso. La decisione del governo sul rimborso per la mancata indicizzazione delle pensioni oltre tre volte il minimo è quindi alle battute finali e probabilmente un provvedimento o indirizzi arriveranno già domani.

Il costo del provvedimento che comunque prevederà solo mini-rimborsi e solo per i redditi da pensione sotto i tremila euro dovrebbe essere lievemente superiore a tre miliardi. La mini manovra dovrebbe essere coperta con 1,7 miliardi del cosiddetto “tesoretto”, ma serve un altro miliardo e trecento milioni. Per gli interessati ci sono due notizie: la prima, cattiva, è che non tutti potranno essere rimborsati (costo di circa venti miliardi); la seconda, buona, è che il governo è orientato a rispettare con tutte le difficoltà economiche del momento la sentenza della Consulta ma limitando il raggio dei rimborsi. Si prediligono insomma gli assegni più bassi. Sebbene ci sia il rischio di ricorsi da parte dei possibile esclusi.

Il limite per ottenere i rimborsi sul mancato recupero dell’inflazione previsto dal decreto “Salva Italia” per il 2012-2013 dovrebbe essere a 5-6 volte il minimo (circa 2.500-3.000 euro lordi) ed è probabile che il rimborso sia per fasce di reddito che prevedono in ogni caso scaglioni. Fino alla fascia che si deciderà (oltre il taglio sarà netto) si dovrebbe dare il 100% fino ai 1.500 euro di reddito (in pratica se uno ha una pensione di 2.300 euro prende l’indicizzazione solo sui primi 1.500).

Questa ipotesi, per quanto più in linea con la sentenza della Consulta che nei giorni scorsi ha bocciato il blocco dell’indicizzazione del governo Monti perché non progressivo né temporaneo, rischia però di essere molto costosa (sono circa 4,3 milioni i pensionati con redditi tra i 1.500 e i 2.500 euro e a tutti questi bisognerebbe dare l’indicizzazione sui primi 1.500 euro quindi su un monte di redditi annui totali di 77 miliardi sui 99 complessivi di queste fasce).

L’altra ipotesi, meno costosa e quindi più praticabile per salvaguardare i conti pubblici, è di un rimborso sul reddito complessivo dei pensionati tra 1.500 e 2.500-3.000 euro con percentuali basse (si potrebbe partire dal 50%) e discendenti con il crescere del reddito.

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a margine di un convegno sul Jobs act ha detto che al momento “non c’è nessuna decisione”, ma che il Consiglio dei ministri è il luogo dove queste decisioni possono essere prese. In un’intervista il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti ha sottolineato che la via migliore sia quella di un provvedimento a più tappe: lunedì le linee guida e, più avanti, il decreto. “Meglio prendersi più tempo – ha detto – per costruire una gradualità dei rimborsi, che tenga conto non solo dell’assegno ma anche dei contributi versati. La sintesi finale – ha precisato – compete a Renzi e Padoan, ma questa soluzione riscuote ampi consensi”.

Critici i Cinque Stelle – La soluzione a cui starebbe pensando il governo, dice il vice presidente della Camera Luigi De Maio, “a me non convince: questa legge è stata fatta male, e la votò anche il Pd, ma ora se non applichiamo il dettato della Corte rischiamo di trovarci con migliaia di ricorsi che creeranno ancora di più una voragine nei nostri conti pubblici”.

Siria, gli Usa uccidono il ministro del petrolio dell'Isis Sayyaf

Il capo del Pentagono Ashton Carter con Barack Obama
Il capo del Pentagono Ashton Carter con Barack Obama

Le forze speciali americane elitrasportate hanno assestato un duro colpo all’Isis. Con una incursione-lampo nella Siria orientale gli Usa hanno eliminato uno dei capi dello Stato Islamico, il cosiddetto “ministro del petrolio” dell’organizzazione terroristica. è quanto ha annunciato il responsabile del Pentagono, Ashton Carter, che ha identificato il dirigente jihadista ucciso come Abu Sayyaf, già da mesi nella lista nera statunitense.

Sayyaf, era uno dei comandanti militari del gruppo terroristico, ha spiegato Ashton, e ne coordinava le attività finanziarie e di contrabbando di idrocarburi. L’incursione è stata non solo condotta dietro ordine personale di Barack Obama, ma autorizzata da quest’ultimo in base alla previa “raccomandazione unanime” del proprio staff, in particolare del Consiglio per la Sicurezza Nazionale istituito presso la Casa Bianca, e intrapresa “non appena sono stati raccolti elementi sufficienti” a garantirne la “riuscita” e la piena “osservanza dei requisiti” prescritti in casi del genere, ha precisato Bernadette Meehan, portavoce presidenziale, ribadendo che l’intento originario non consisteva tanto nell’eliminare il gerarca dello Stato Islamico quanto nel catturarlo ma, avendo egli opposto resistenza, è stato inevitabile abbatterlo insieme a una decina di miliziani che lo scortavano.

Meehan ha aggiunto che il blitz è stato affidato a teste di cuoio eli-trasportate di stanza “fuori dall’Iraq”, e che ha avuto luogo nella località di al-Amir, Siria orientale. Catturata Umm Sayyaf, moglie irachena del comandante ucciso, che è stata ricondotta in patria per esservi interrogata.

Secondo la portavoce, un altro obiettivo era la “liberazione di una giovane yazida che a quanto pare la coppia tratteneva come schiava”, e che adesso sarà “ricongiunta con la sua famiglia quanto prima”. Non particolarmente conosciuto al di fuori della ristretta cerchia degli esperti di anti-terrorismo, Abu Sayyaf era il responsabile del contrabbando di petrolio e gas naturale con cui il movimento ultra-radicale si finanzia, oltre a esercitare un ruolo “diretto e in costante crescita” nella direzione delle operazioni militari dell’Isis.

Il blitz che ha condotto all’uccisione di Abu Sayyaf, responsabile petrolifero dello Stato Islamico e tra i coordinatori delle sue operazioni militari, non fu “comunicato in anticipo” al governo di Damasco nè tanto meno vi fu con quest’ultimo “alcun coordinamento”. La puntualizzazione è venuta da Bernadette Meehan, portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale istituito presso la Casa Bianca.

Anzi: “Abbiamo avvertito il regime di Bashar al-Assad”, ha ricordato Meehan, “di non interferire con le iniziative in atto da parte nostra contro lo Stato Islamico all’interno del territorio siriano”, poichè quel “regime non può essere nostro alleato nella lotta” al gruppo jihadista.

Alla luce di ciò, potrebbe essere interpretata come una sorta di ritorsione propagandistica per essere stati tenuti all’oscuro la notizia, diramata dalla televisione di Stato siriana poco prima che il Pentagono ufficializzasse l’eliminazione del capo jihadista, secondo cui l’Esercito lealista aveva appena eliminato un gerarca dell’Isis coinvolto nel contrabbando d’idrocarburi e identificato come Abu al-Taym al-Saudi. Quanto a Umm Sayyaf, la moglie irachena di Abu Sayyaf catturata nella medesima circostanza, avrebbe avuto un ruolo diretto nelle attività terroristiche del gruppo ultra-radicale.

Salvini a Massa attaccato dai centri sociali. La Lega: "Strategia intimidatrice"

Un antagonista ferito negli scontri con la polizia
Un’antagonista ferito negli scontri con la Polizia (Ansa)

Un comizio di Matteo Salvini a Massa Carrara, in vista delle elezioni regionali di fine maggio, si trasforma in una mini guerriglia con scontri tra manifestanti anti Salvini e Forze dell’Ordine. Il bilancio è finora di due feriti e due fermati. I manifestanti sono riusciti a sfondare la cintura di protezione delle forze dell’ordine che hanno reagito con manganellate. Due manifestanti sono rimasti feriti, trasportati in ospedale e sottosti a fermo.

Il comizio di Salvini è cominciato lo stesso ed è durato oltre mezz’ora. Durante gli scontri, dall’altra parte della piazza, Salvini ha smesso di parlare. Poi è salito in macchina, probabilmente prima del previsto, per evitare ulteriori incidenti. Nonostante il leader della Lega abbia già lasciato Massa, i manifestanti hanno continuato a presidiare il luogo degli scontri. Sono state circa 300 le persone che hanno partecipato alla manifestazione contro Salvini a Massa dalla quale poi si è staccato un gruppo coinvolto negli scontri.

Nella fase iniziale alla protesta avevano preso parte varie realtà: militanti di sinistra, centri sociali di Massa e Carrara, Carc, anarchici di Carrara e associazioni politico culturali antifasciste. Tra i presenti tanti studenti e anche qualche consigliere comunale di sinistra. Lanci di uova, arance e bottiglie hanno scandito la prima fase contro le forze dell’Ordine, poi le cariche per disperdere i manifestanti violenti. Ieri a Marsciano, in Umbria, Salvini ha ricevuto sputi e insulti dai centri sociali allo scopo di fermarlo e dissuaderlo dal tenere il suo comizio. Ne è nata una polemica con il ministro Alfano sui cortei autorizzati e sulla protezione del leader della Lega.

Dovunque si rechi il leader del Carroccio a parlare viene sempre organizzato e autorizzato un contro corteo di antagonisti che non vorrebbero farlo parlare. “Strategia d’intimidazione”, la chiamano in via Bellerio. “Ma noi, – affermano da fonti leghiste – non ci cascheremo né arretreremo di un millimetro di fronte alla intimidazione e alla violenza inaudita di anarchici e centri sociali. Questo ci dà ancora più forza nell’esprimere le nostre opinioni e premierà il nostro lavoro nella democrazia delle urne. Se ci attaccano vuol dire che ci temono”. Un copione, quello di questi due giorni, già visto in altre occasioni, anche quando il segretario leghista ha visitato campi nomadi è stato duramente contestato da antagonisti violenti che gli hanno spaccato l’auto.

Alfano, mi impegnerò per farlo parlare – “Nonostante il mio noto dissenso dalle sue parole, mi impegnerò sempre al massimo per il suo diritto a dire ciò che ritiene di dire”: così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, oggi a Spoleto, dopo le polemiche per le proteste durante i comizi del leader della Lega, Matteo Salvini.

Alfano ha risposto ai giornalisti a margine della sua visita alla scuola allievi sottufficiali di polizia, a Spoleto. Riferendosi sempre a Matteo Salvini, il ministro dell’Interno ha sottolineato di non credere “che abbia inibita la libertà di parola”. “Ma è assolutamente indegno – ha aggiunto – che qualcuno voglia impedirgli di parlare”.

Alfano ha quindi elogiato la gestione dell’ordine pubblico in occasione della visita del segretario della Lega ieri a Perugia e in altre località dell’Umbria. “L’ordine pubblico – ha sottolineato – ha funzionato anche qui. Ringrazio le forze dell’ordine, che hanno garantito a Salvini il suo sacrosanto diritto ad esprimere il proprio pensiero e le sue opinioni politiche. Ringrazio particolarmente il questore Carmelo Gugliotta, che era fisicamente e personalmente in piazza anche lui. Questo è stato un gesto di particolare delicatezza, sensibilità e generosità”.

Venerdi il Viminale aveva replicato snocciolando i numeri degli agenti impiegati per la tutela dell’esponente leghista, oltre 8 mila. “Dal 28 febbraio del 2015 a oggi, in relazione alle iniziative politiche dell’on. Matteo Salvini, che si sono svolte in 62 province, sono state impiegate 8.465 unità delle Forze dell’Ordine”. Così fonti del Viminale replicano al leader leghista che si era lamentato con il ministro dell’Interno Alfano per le aggressioni subite ai comizi.

Strage di Napoli, l’ira di Murolo e i “panni sporchi” lavati col sangue

L'arresto di Giulio Murolo a Napoli
L’arresto di Giulio Murolo (Ansa)

E’ stata una banale lite per la biancheria stesa ad asciugare, quella che è poi degenarata in strage a Secondigliano, dove un uomo di 48 anni, Giulio Murolo ha ucciso quattro persone e ne ha ferite altre sei. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, ascoltando testimoni, l’uomo dopo aver ucciso prima il fratello Luigi e la cognata sul pianerottolo di casa ha sparato al vigile intervenuto per sedare la lite. Poi in preda all’ira, dal suo balcone, prima con una pistola e poi con uno dei suoi fucili da caccia ha fatto da cecchino, sparando all’impazzata contro i passanti uccidendo un fioraio che passava con lo scooter e ferendo altre sei persone tra cui alcuni agenti delle forze dell’Ordine intervenuti dopo la chiamata al numero di emergenza.

LA RICOSTRUZIONE 

Dopo la strage, l’infermiere del Cardarelli si è barricato in casa al primo piano di un condominio familiare di via Miano, alla periferia nord di Napoli, quartiere Secondigliano. E’ in preda a un raptus di follia. Murolo è in profondo stato confusionale e non sa cosa fare. Pensa a rivolgere l’arma verso di sé per farla finita, ma non riesce a premere quel grilletto che con facilità ha premuto verso altri. E’ lui che chiama il 113 per dire “la cazzata” che ha fatto. L’operatore dall’altro capo del telefono lo fa desistere. “Si danno del tu, si chiamano per nome”, riferiscono dalla Questura. Alla fine, dopo tre distinte telefonate che durano oltre mezzora il pluriomicida si lascia andare e senza opporre resistenze si consegna nelle mani degli agenti.

L’ARRESTO DI GIULIO MUROLO

Fuori è un via vai di auto e scooter impazziti. Il caos fa da padrone in mezzo a quei vicoli di Secondigliano. La gente si accalca sul luogo della tragedia. Le gazzelle dei Carabinieri e le Ambulanze fanno fatica a guadagnare strada. All’uscita di Murolo, stretto in mezzo agli agenti in borghese, qualcuno si agita e inveisce contro. Poi lo fanno salire in fretta e furia nell’auto della Polizia per evitargli il linciaggio.

Il pomeriggio di sangue sconvolge la città: il sindaco Luigi de Magistris proclama il lutto cittadino (“una tragedia enorme per Napoli e per il Comune”), cancellate le manifestazioni – l’inaugurazione di una stazione del metrò e un appuntamento elettorale con il Pd – in programma domani con il premier Renzi, che ieri ha chiamato il sindaco per esprimergli cordoglio e solidarietà.

Dal ministro Alfano vicinanza alle vittime e ai feriti. Murolo, nessun precedente penale, infermiere del reparto di chirurgia toracica dell’ospedale Cardarelli, viene descritto dai colleghi come uomo introverso ma che mai nei suoi comportamenti aveva manifestato segni di squilibrio. Un amante della caccia armato “fino ai denti”, dirà qualcuno che ispeziona la sua abitazione. Un tiratore quasi scelto, come se ne vedono tanti nei film americani. E ha centrato le sue vittime come al poligono di tiro un tiratore centra con estrema precisione la sagoma del bersaglio.

MOVENTE UNA CORDA DA BIANCHERIA LAVATA COL SANGUE

Una tragedia che avrebbe come movente non la gelosia o cos’altro, ma un banale filo da stendere per il bucato in un condominio condiviso con altri congiunti. Una lite tira l’altra e poi un’altra ancora. Infine il drammatico epilogo, quando la corda mentale di Murolo si è spezzata e ha deciso di lavare i “panni sporchi” di casa nel sangue in un tranquillo pomeriggio napoletano. Era un uomo normale, celibe, posto fisso, stipendio sicuro, casa di proprietà. Forse troppo introverso, chissà. I colleghi hanno riferito di un uomo “tranquillo e taciturno”. Ma quando si spezza la “corda”, tutti possono diventare mostri.

Berlusconi e Fitto allo scontro finale. E' scissione in Forza Italia.

Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto Lapresse | Scissione in Forza Italia
Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto (Lapresse)

E’ scissione in Forza Italia. Silvio Berlusconi sa bene che la Puglia è pressoché una impresa impossibile. E’ sceso giù da Roma con la febbre per sostenere sì Forza Italia e Adriana Poli Bortone, candidata a governatrice, ma soprattutto per sfidare direttamente chi un giorno si e l’altro pure aveva da ridire sulla “strategia suicida” dello storico leader del centrodestra. Comunque la si legge, quella di ieri è una scissione vera e propria.

L’idillio tra Raffaele Fitto, il dissidente pugliese e l’ex premier è ormai finito e il cavaliere è venuto a Bari per dirgli quasi de visu che l’ha tradito e  che il suo dissenso ha finito per logorare il centrodestra in Puglia e anche nel paese. Fitto gli rimproverà il contrario. Lo scontro tra i due è durato oltre un anno e mezzo quando, consumata la seconda scissione con Alfano (la prima era Fini) Berlusconi decise di andare a parlare con Giovanni Toti, giornalista e direttore allora del Tg4. “Tu sarai il mio consigliere politico” promuovendolo in sostanza numero due di Forza Italia.

Un ruolo di primo piano, mica l’ultimo arrivato. Un gesto che ha creato molti malumori nel partito soprattutto tra chi era sotto l’ala berlusconiana da quando aveva i calzoni corti. “Primarie”, si diceva da più parti. Il primo a invocarle era proprio Raffaele Fitto. Da lì in poi una continua guerra di posizioni tra i due.

Mal digerita la vicenda Toti, prima di arrivare ai “Ricostruttori”, Fitto tenta in tutti modi di mediare col suo capo, di farlo rientrare nei “ranghi” di vero leader del centrodestra a patto che la “nuova generazione” si sottoponesse alla volontà popolare. Parole al vento. Fitto non va mai sul personale, ma comincia una opposizione interna che è di tipo politico. “Silvio, così non va. Stiamo sulla strada maestra dei nostri valori”. Comincia ad attaccare il patto del Nazareno, accordo che avrebbe oscurato l’azione di opposizione di Forza Italia.

Comincia a fare rilievi che non sono graditi all’ex premier come quello della “linea di Forza Italia dettata dai parenti”, con esplicito riferimento alla sua compagna, Francesca Pascale e la sua apertura al mondo gay, posizioni lontane da quel mondo cattolico moderato che compone il 90 percento del corpo elettorale azzurro. La fronda comincia ad allargarsi. Ferito nell’orgoglio, il presidente comincia la sua battaglia. Diplomatica in pubblico ma spietata all’interno con incontri e mezze intese che più o meno suonavano così: “Caro Fitto, o stai con me o contro di me. Quindi allineati altrimenti farai la fine di Fini”.

L’inizio della fine viene sancito con un gesto considerato unilaterale: il commissariamento di Forza Italia Puglia. Silvio senza consultare il padrone di casa, ha piazzato Luigi Vitali alla guida del partito pugliese. Apriti cielo. In massa tutti i fittiani hanno lasciato gli incarichi di partito. Il leader dei dissidenti. Da palazzo Grazioli si vuole togliere terreno sotto i piedi all’ex pupillo ed ex ministro di uno dei governi Berlusconi.

Il candidato alla presidenza lo sceglierà Roma, Luigi Vitali avrà il compito di fare tabula rasa dei fittiani uscenti. Alla presidenza della Regione Puglia Berlusconi indica Francesco Schittulli, stimato oncologo ed ex presidente della provincia di Bari. Fitto, raggiunta una mezza intesa con Berlusconi e Vitali sui consiglieri uscenti da ricandidare, si Fitto e suoi si accorgono sia una trappola: “Una farsa”, diranno. Intanto l’europarlamentare asseconda il gioco di Berlusconi e decide di appoggiare Schittulli.

Una mossa che coglie di sorpresa palazzo Grazioli e che è tesa a sparigliare i giochi. Con l’oncologo si schiera anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia che ha come autorevole rappresentante iscritta al partito l’ex sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone, ex An ed ex ministro del cavaliere. Inizia la campagna elettorale e in pubblico si fanno notare il candidato di Forza Italia Schittulli, Meloni e la Poli Bortone. Roma ricambia strategia. Non vuole prestare il fianco al “traditore” Fitto.

Quindi propone proprio ad Adriana Poli Bortone la candidatura alla presidenza della Regione Puglia. La Meloni, di FdI è in imbarazzo e fa sapere dai suoi: “Ma come possiamo candidare Poli Bortone se con lei stiamo già facendo campagna elettorale per Schittulli Perderemo credibilità e voti?”. La Poli Bortone, ad una offerta del genere non rifiuta e risponde si a Berlusconi. E così ci sono in campo due candidati del centrodestra: uno è Schittulli sostenuto da Fitto e FdI e l’altra e Poli Bortone sostenuta da Berlusconi e da una non chiara “promessa” che in caso di sconfitta il cavaliere la farà rientrare nel giro che conta. Il resto è per Michele Emiliano. Certo, per la Poli Bortone, da sempre politica apprezzata non ne esce bene. Sposa la causa e la coerenza di Meloni ma poi cede al primo piatto di lenticchie nonostante abbia avuto tutto dopo il ’94. Dirigente di primo piano, Ministeri, Strasburgo, la sua città e altri incarichi. Il potere ha la forza di riesumare…

Elezioni regionali, in Puglia è resa dei conti tra Fitto e Berlusconi

Silvio Berlusconi durante il comizio a sostegno di Adriana Poli Bortone (Ansa)
Silvio Berlusconi durante il comizio a sostegno di Adriana Poli Bortone (Ansa/Longo)

Il momento della resa dei conti tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto è arrivato. E non poteva essere che la Puglia (terra dove si è consumata la divisione tra i due che hanno scelto di sostenere due diversi candidati), il palcoscenico che ha visto duellare, seppure a distanza, il Cavaliere ed il capo dei frondisti. E che ha sancito la rottura tra i due. Ad aprire le danze è l’ex governatore pugliese che posta un video sul suo blog in cui si vede l’ex premier annoverarlo come “amico dei momenti difficili. Per noi la coerenza è un valore, per te no”, è l’accusa.

La replica dell’ex capo del governo non si fa attendere e proprio a Lecce, uno dei feudi fittiani, Berlusconi di fatto mette Fitto fuori da Forza Italia. Il Cavaliere si fa attendere al Palafiere, (la tensostruttura divisa a metà e che faticherà a riempiersi) dove ha in programma il comizio a sostegno di Adriana Poli Bortone. Berlusconi arriva con al fianco Francesca Pascale (in un tubino turchese) e sale subito sul palco. Nessuna premessa ma subito l’affondo all’ex Delfino che per tutto il suo intervento non chiamerà mai per nome. Giocando con il nome del movimento di Fitto “Oltre”, l’ex premier attacca: “C’è qualcuno che pensa di essere andato oltre, per me è andato fuori”.

Lungo applauso della platea che si ripeterà quando il Cavaliere tonerà a calcare la mano “Mettere in campo un piccolo partito significa sottrarre voti al centrodestra – è l’accusa – non funziona chiamarsi lealisti o ricostruttori, in Italia chi vota contro i candidati del suo partito è chiamato traditore”. L’ex premier è un fiume in piena. Torna ad attaccare dopo tanto tempo in modo diretto la magistratura “Sono stato fatto fuori da una sentenza ignobile”, e ancora “mi sono dovuto difendere da 65 processi”.

Raffaele Fitto e Francesco Schittulli | Elezioni regionali 2015
Raffaele Fitto e Francesco Schittulli

Non mancano gli affondi contro Equitalia e “le troppe tasse” e poi, immancabile cavallo di battaglia, le critiche all’ideologia comunista: “Sono sceso in campo per evitare che l’Italia finisse in mano ai comunisti”, dice Berlusconi che ne approfitta per ricordare ai militanti non solo “di andare a votare ma di convincere tutti a votare in maniera intelligente”. Corposo poi anche il capitolo che riguarda le accuse a Renzi “non è mai stato eletto, è diventato segretario del Pd grazie alle primarie manipolabilissime e poi è andato a palazzo Chigi grazie ai brogli della sinistra. Nel 2013 infatti le elezioni le avevamo vinte noi”.

Il progetto resta dunque quello di unire i moderati “il tempo lo abbiamo anche perchè ne deve ancora passare di acqua sotto i ponti prima che gli italiani capiscano che il governo non fa i loro interessi”. Prima però delle elezioni politiche che secondo Berlusconi ci saranno solo tra due anni e mezzo, l’ex capo del governo deve fare i conti con il caos dentro il suo partito.

Già perchè quasi come in una staffetta di accuse, al termine dell’intervento del Cavaliere arriva la replica di Fitto: “Se io sono fuori, Berlusconi è fuori dalla realtà”. Parole forti che fanno anche riferimento al cosiddetto cerchio magico di fedelissimi dell’ex premier: “Sei dentro un triste bunker nel quale ti sei voluto rinchiudere”. La tensione è tanta e non si esclude che a questo punto possa accelerarsi anche la costituzione dei gruppi autonomi in Parlamento da parte dei fittiani. Un processo in realtà che sarebbe dovuto avvenire dopo il voto, ma dopo il botta e risposta di oggi, lo scenario può cambiare.

Campania, presidente Pietro Foglia (Ncd) a processo a 15 giorni dal voto. A maggio '14 andò in manette Paolo Romano (Ncd)

Il presidente uscente del Consiglio regionale della Campania Pietro Foglia (Facebook)
Il presidente uscente del Consiglio regionale della Campania Pietro Foglia (Facebook)

Non tira bene per il Nuovo Centrodestra in Campania. L’anno scorso, a maggio, a quattro giorni dalle elezioni europee venne arrestato il presidente del Consiglio regionale, Paolo Romano, dove era candidato nella circoscrizione sud. Una storia di presunta concussione e presunte spartizioni di incarichi apicali nell’amministrazione regionale. Fuori Romano dal Consiglio e dalle Europee, a giugno il Consiglio regionale della Campania ha eletto Pietro Foglia quale suo successore. Sempre alfaniano.

A quasi un anno esatto da quella inchiesta giudiziaria partita dalla procura di Santa Maria Capua Vetere – inchiesta che lo stesso ministro dell’Interno e leader Ncd Angelino Alfano definì “giustizia a orologeria” – ecco che a 15 giorni dal voto arriva un rinvio a giudizio per Pietro Foglia, presidente del Consiglio regionale uscente e ricandidato sotto la sigla del Ncd a sostegno del candidato governatore del centrodestra Stefano Caldoro.

Il rinvio a giudizio di Foglia è stato chiesto nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli su presunte irregolarità nell’erogazione di rimborsi ai rappresentanti dell’assemblea regionale campana.

Foglia, scrive l’Ansa, è accusato di “peculato”. Secondo quanto emerso dall’inchiesta condotta dal pm Giancarlo Novelli e coordinata dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, Foglia avrebbe ricevuto circa 12.500 euro erogati dal capogruppo dell’Udc a titolo di rimborsi per il funzionamento dei gruppi consiliari attestando con false ricevute l’acquisto di carburante presso un distributore della provincia di Avellino.

Altre ricevute presentate da Foglia per giustificare i rimborsi si riferiscono all’acquisto quotidiani. Il rinvio a giudizio con l’accusa di peculato e falso, è stato chiesto anche per un collaboratore di Foglia, Carmelo Azoug, il quale avrebbe fornito le false attestazioni per l’acquisto di carburante. Nel corso dell’inchiesta la Procura, a conclusione delle indagini, ha già avanzato numerose richieste di rinvio a giudizio e di archiviazione.

“Metterò a disposizione della magistratura tutti gli elementi utili a stabilire la verità e la mia personale estraneità alle accuse che vengono ipotizzate”. Ha affermato Pietro Foglia commentando la notizia della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nell’erogazione dei rimborsi ai consiglieri regionali.

Strage a Napoli, infermiere litiga con la moglie e ammazza 4 persone

Giulio Murolo (al centro maglietta azzurra) viene arrestato dalla Polizia
Giulio Murolo (al centro maglietta azzurra) viene arrestato dalla Polizia

Una strage apparentemente per futili motivi. Un uomo a Napoli, Giulio Murolo, di 48 anni, forse dopo avere avuto un litigio con la moglie ha preso il suo fucile a pompa e si affacciato dal balcone facendo una strage. Gravissimo il bilancio: al momento 4 morti e sei feriti. E’ successo nel pomeriggio in via Napoli, quartiere Secondigliano.

Le vittime di Murolo secondo quanto è stato riferito sarebbero il fratello, la cognata, un loro vicino di casa, tenente della Polizia municipale, Francesco Brunel, 45 anni e un fioraio che passava con lo scooter.

Tra i feriti ci sarebbero un carabiniere che ha perso un dito della mano, un altro carabiniere è stato solo medicato, due poliziotti (uno all’addome e l’altro alle braccia), un altro agente della municipale, che è grave, ed un passante, forse un dipendente di un’azienda di servizi.

Strage a Napoli Giulio Murolo ammazza 4 persone
Sequenza da Il Mattino. A sinistra Murolo viene portato via dagli agenti. A sinistra il balcone da dove ha sparato e ucciso

Secondo quanto si è appreso Murolo è un incensurato e fa l’infermiere presso l’ospedale Cardarelli di Napoli. Subito dopo si è arresto alle forze dell’ordine che avevano assediato il palazzo di via Napoli. Prima di arrendersi si sarebbe barricato in casa per un’ora. Poi un agente l’avrebbe convinto a desistere e ad arrendersi. Agli uomini che lo hanno ammanettato e condotto in caserma ha ribadito più volte di aver “fatto una cazzata”. L’uomo era appassionato di caccia e deteneva legalmente il fucile a pompa con cui ha sparato. Nella sua abitazione sarebbero state trovate altre armi da fuoco. Pistole e fucili.

Ancora ignote le cause che hanno scatenato la furia omicida. Forse un raptus improvviso. Secondo una prima ipotesi l’uomo avrebbe litigato con la moglie e poi l’ha sparata sul pianerottolo di casa dove ha ucciso anche il fratello e un vicino, il vigile urbano. Si è affacciato dal balcone e ha sparato all’impazzata uccidendo il passante e ferendo un carabiniere, un poliziotto e altre tre persone.

Agenti sul balcone di Murolo
Agenti sul balcone di Murolo

IL SINDACO DE MAGISTRIS: “SCONVOLTI”
“Siamo sconvolti, è una tragedia enorme”. Lo dice il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. “È una tragedia che colpisce direttamente la città e il Comune – ha detto de Magistris – Stiamo seguendo quello che è accaduto ed esprimo subito vicinanza e solidarietà massima alle vittime e a chi opera ogni giorno per strada e oggi è intervenuto per salvare vite umane». “Abbiamo informato subito Palazzo Chigi – ha concluso – e abbiamo deciso di annullare l’inaugurazione di domani con Renzi”.

Il premier Matteo Renzi ha telefonato al sindaco di Napoli Luigi De Magistris per avere notizie sulla sparatoria di questo pomeriggio ed esprimergli il suo cordoglio e la solidarietà a nome del governo. Fonti di Palazzo Chigi sottolineano che sono annullati gli appuntamenti del premier in programma per domani nel capoluogo campano, circstanza confermata anche dal primo cittadino.

La tragedia di oggi a napoli accade giusto dieci giorni dopo il dramma del carabiniere che ha ucciso la moglie e il figlio di undici anni. Cittadini e istituzioni di Napoli e non solo, sono traumatizzati da tanto sangue e violenza dietro le mura domestiche.

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