7 Ottobre 2024

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Berlusconi da Fazio: "Sono sereno, ma non sono mai stato felice"

 Berlusconi da Fazio a che tempo che fa
Berlusconi da Fazio a che tempo che fa

Silvio Berlusconi è stato ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” su Raitre in vista delle imminenti elezioni regionali. Berlusconi si mostra quello di sempre: parla a 360 gradi lasciando poco al conduttore. La prima battuta la fa ovviamente lui: “Le posso dare un consiglio da vecchio editore? – chiede a Fazio – Deve tagliarsi quella barba grigia”. Se in 12 anni Berlusconi non è mai stato ospite di un programma di Fazio, è stato perché: “Non mi hanno mai consegnato i suoi inviti” ha detto il presidente di Forza Italia.

Leadership – L’intervista passa al progetto portato avanti nelle ultime settimane da Berlusconi, un soggetto politico unico di centrodestra: “I moderati d’Italia oggi non sono una maggioranza politica organizzata, devono passare ad essere una maggioranza politica. Significa che si deve dare vita a un grande soggetto, un comitato elettorale leggero. Ho fatto l’esempio del partito repubblicano americano.

Qualcosa del genere, ma la cosa importante è che la crociata di libertà che sto lanciando va nella direzione di una maggioranza politica dei moderati. L’unica possibile per strappare il potere alla sinistra. Forza Italia può essere lievito, ma devono venire altri partiti e associazioni. Tutti i moderati che sono divisi in due. Non abbiamo mai imparato a votare, perché frazioniamo il voto”. Come sarà scelto il nuovo leader di questo soggetto è ancora tutto da definire, Berlusconi però esclude lo strumento usato dal centrosinistra: “Se parliamo di primarie vanno cambiate, non come quelle manipolabili di oggi. Con le primarie sono stati scelti i peggiori sindaci della storia”.

Pentito – Fazio chiede: “Si è mai chiesto ‘Chi me lo ha fatto fare?'”. Berlusconi risponde: “Nella vita ho fatto tante cose, ho sempre messo in campo progetti ambiziosi. Tutti dicevano ‘non ci riuscirai’ e invece li ho portati fino alla fine. Non avevo intenzione di lasciare il lavoro di imprenditore, ma davanti al pericolo del potere nelle mani del partito comunista… e oggi è ancora vivo questo pericolo”. “Anche Renzi comunista?” chiede Fazio. “Lui si appoggia ancora al partito legato alle vecchia ideologia. L’Italia è in una situazione preoccupante, non siamo una democrazia: gli ultimi tre governi non sono mai stati eletti dal popolo. La nostra è una democrazia che non mostra di cosa ha bisogno il Paese e stiamo entrando in una crisi che non ci farà competere con il resto del mondo”.

Larghe intese – Ma il patto del nazareno e i governi Monti e Letta?: “Noi abbiamo sempre avuto senso dello Stato e di responsabilità e abbiamo dato il nostro voto, sperando che questi governi realizzassero la rivoluzione liberale che ho sempre voluto realizzare. Ancora oggi ce l’ho in mente, senza non si potrà modernizzare il paese verso lo sviluppo e il benessere”.

Alleati – Cosa pensa Berlusconi degli ex alleati, chi ha sbagliato: “Hanno abbandonato Forza Italia dei professionisti della politica, per tutti noi è un servizio per il Paese, un dovere. Per loro è un’utilità personale. Sono abituati a prendere uno stipendio dallo Stato e prendono un partito come fanno con un taxi. Sono tutti finiti nel nulla, senza un futuro politico”. E Alfano?: “È attaccato alla sua poltrona con un forte affetto”. E allora le questioni politiche di Fitto, il calo di consensi?: “Lei sa quante ore di tv nazionale fa Renzi? 6 ore alla settimana. Salvini? 6 ore a settimana. In un anno Berlusconi zero ore. Lei ha di fronte Berlusconi per la prima volta dopo un anno di assenza: vorrei un applauso di incoraggiamento”.

Servizi sociali – Le hanno insegnato qualcosa i servizi sociali?: “Non avevo niente da imparare che non sapessi già. Sono stato vicino a persone che soffrono, il momento più gradevole era il venerdì quando andavo vicino a loro. Ero in mezzo agli operatori sanitari che lavoravano con tanta passione, ero confortato dal fatto che in giro c’è tanta gente per bene”.

Riforme – “Lei ha governato 3340 giorni, il miracolo italiano non si è realizzato – ha rintuzzato Fazio – cosa glielo ha impedito rispetto a Renzi che ha avviato la riforma sul lavoro?”, il Cavaliere ha risposto: “Renzi ha fatto tante cose che non hanno influito sull’economia, se non in peggio. Le cause della non realizzazione della rivoluzione liberale vanno cercate nella coalizione, dove i piccoli partiti guardano solo al proprio interesse personale con l’ambizione politica dei leader; poi ho avuto tre Capi dello stato ostili. Quando mi sono opposto all’attacco della Libia, mi sono trovato un Presidente della Repubblica ostile, in quanto capo delle forze armate. La sinistra ha sempre ragionato sul tanto peggio tanto meglio. Poi ho avuto contro tutti i grandi giornali italiani e la magistratura. Nessuno ci sarebbe riuscito.

Rivoluzione liberale – Torna un cavallo di battaglia di Berlusconi, la rivoluzione liberale sintetizzata in tre punti: “Razionalizzazione della macchina dello Stato. Riforma del Fisco, siamo la maglia nera della pressione fiscale in Europa. Riforma profonda della magistratura. Senza queste tre riforme, gli italiani saranno sempre oppressi e nessuno sarà certo dei propri beni e della propria libertà. Oggi c’è una prospettiva di povertà, per questo sento dentro la responsabilità di impegnarmi”.

La crociata – Chi è il nemico?: “Ho avuto il grande merito di decretare la fine politica di Grillo alle Europee. La storia di Grillo si è fermata lì, oggi in Parlamento i suoi non contano nulla e nulla di quello che propongono viene preso in considerazione, non è più un pericolo e andrà verso un degrado inesorabile”. Perché un pericolo: “Il disegno politico dei 5 stelle è demenziale. Anche Grillo ha capito il fallimento e si sta staccando dalla sua creatura”. Ma la Lega ha superato Forza Italia: “Non si può resistere a un partito che va oltre 6 ore a settimana in tv”. Perché allora manca dalla tv?: “Perché ho avuto forte indicazione di non andarci, è una cosa imposta”. Allora il nemico: “Nel ’94 grazie a ma il partico comunista italiano non è andato al potere. Si chiamava Pds e aveva solo fatto un lifting. In due mesi ho portato i moderati a palazzo Chigi, ma poi ho subito i primi attacchi della magistratura…”.

Milan – Ma scusi il Milan potrà essere comprato da un imprenditore vicino al Partico comunista italiano. Lei poi è qui mentre gioca il Milan, quindi non le interessa più, lo vende?: “Il mondo del calcio è cambiato, sono entrati i petroldollari, Qatar versa 250 milioni di euro ogni anno al Psg. Una famiglia sola non può farcela, quindi sto cercando qualcuno che mi dia una mano e riportare il Milan protagonista come durante la mia presidenza”. Pentito di aver mandato via Allegri?: “Parliamo di cose serie, giocatori e allenatori non sono paragonabili ai problemi seri del nostro Paese”.

Matrimonio gay – In Irlanda è passato il referendum sui matrimoni gay e la sua compagna è molto sensibile sul tema: “Abbiamo in Forza Italia un dipartimento che se ne occupa. In un Paese civile non capisco perché una coppia di persone che siano di sesso diverso o dello stesso sesso non possano stare insieme e ricevere aiuto economico come un’eredità”.

Patto del Nazareno – Si ricompatterà con il Pd?: “Renzi ha chiesto 17 modifiche e il rapporto si è degradato. Abbiamo accettato anche le modifiche che meno ci piacevano, ma quando abbiamo nominato il PResidente della Repubblica, Renzi ha scelto da solo”. Nessun ritorno insieme: “Non ho niente in contrario con Renzi, lui è un professionista della politica, io sono imprenditore. Lui fa slogan e basta”. Ma anche lei presidente: “Io non ho mai fatto slogan senza crederci”.

Sono state pubblicate molte foto personali, anche con Dudù ormai famosissimo. Alcuni dicono che sono foto molto tenere, altri dicono che siano momenti di solitudine. Lei si sente felice?: “Io non so davvero cosa sia la felicità. Mi sento sereno, anche se preoccupato. Ho sempre fatto quello che sentivo il dovere di fare e ho sempra agito con rispetto anche nei confronti dei più umili”.

Lavoro, Papa Francesco contro precarietà, lavoro nero e la cultura dello scarto

Papa Francesco contro precarietà e nell'Aula e lavoro nero durante l'udienza alle Acli
Papa Francesco nell’Aula Paolo VI per l’udienza alle Acli (Ansa/Di Meo)

 “L’estendersi della precarietà, del lavoro nero e del ricatto malavitoso fa sperimentare, soprattutto tra le giovani generazioni, che la mancanza di lavoro toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e reclama una risposta sollecita e vigorosa”. E’ quanto ha detto Papa Francesco durante l’udienza alle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli).

Accolto da applausi nel corso dell’udienza, Bergoglio accenna “alla dimensione dei problemi” , a quella “inedita e veloce riproduzione delle disuguaglianze la cui ampiezza non possiamo permettere”. Per questo “dobbiamo proporre alternative eque e solidali che siano realmente praticabili”.

“Una risposta contro il “deo” denaro e contro cultura dello scarto”
Una risposta “sollecita e vigorosa” ha aggiunto il pontefice, “contro questo sistema economico mondiale dove al centro non ci sono l’uomo e la donna, ma il dio denaro, che è quello che comanda. E questo “deo” denaro, distrugge, e provoca la cultura dello scarto, si scartano i bambini perché si sfruttano e si uccidono prima di nascere. Si scartano gli anziano con non hanno cure dignitose, non hanno medicine, hanno pensioni miserabili”.

“Ma si scartano anche i giovani”, ha detto il Papa, perché “oltre il 40% non ha lavoro” e quindi, afferma, “sono materiale di scarto offerto in sacrificio al “deo” denaro, al centro di questo sistema egoistico” . “Non possiamo tarpare le ali a quanti, in particolare giovani, hanno tanto da dare con la loro intelligenza e capacità; essi vanno liberati dai pesi che li opprimono e impediscono loro di entrare a pieno diritto e quanto prima nel mondo del lavoro”. Poi elenca le quattro caratteristiche del Lavoro secondo la Chiesa: “Libero, creativo, partecipativo e solidale”. “Il lavoro  – ha spiegato Francesco – è succube di nuove oppressioni, dell’uomo su altri uomini, di nuove organizzazioni schiavistiche che opprimono i più poveri in particolare donne e bambini”, costretti “a un lavoro indegno”.

“Welfare non è un costo,è infrastruttura sviluppo”
“E’ una importante battaglia culturale – ha detto il Papa Francesco alle Acli – quella di considerare il welfare una infrastruttura dello sviluppo e non un costo”, ha detto il Papa. “La proposta di un sostegno non solo economico alle persone al di sotto della soglia di povertà assoluta, che anche in Italia sono aumentate negli ultimi anni, può portare benefici a tutta la società”.

Sentenza pensioni, è scontro istituzionale tra Consulta e Governo

Pier Carlo Padoan e Alessandro Criscuolo scontro sulle pensioni
Pier Carlo Padoan e Alessandro Criscuolo

Sulle pensioni è scontro istituzionale tra organi dello Stato. Venerdì il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan con garbo rileva alla Corte costituzionale che avrebbe dovuto valutare l’impatto economico sulla sentenza che ha bocciato il blocco 2012-2013 della rivalutazione per le pensioni superiori a tre volte il minimo.

Una decisione che ha messo a soqquadro i conti dello Stato senza considerare “il buco” che avrebbe creato nei conti pubblici, afferma il ministro Padoan in una intervista a Repubblica. “L’autonomia della Corte – ha sottolineato – è intoccabile” ma se ha “un’implicazione di finanza pubblica deve esserci una valutazione dell’impatto”. L’auspicio, dunque, che “in futuro l’interazione sia più fruttuosa”.

E sempre sul quotidiano di Ezio Mauro il presidente della Consulta, Alessandro Criscuolo difende queslla scelta “Eravamo e siamo sereni. La Corte, come sempre, ha giudicato secondo coscienza e secondo le regole. Non ho nessuna ragione – aggiunge – di coltivare una polemica con il ministro Padoan. Ma dare per scontato che la Corte dovesse acquisire i dati (dell’impatto sui conti pubblici, ndr) prima di decidere sulle pensioni mi sembra che non risponda all’attuale disciplina che regola il funzionamento della Consulta”.

“D’altra parte – prosegue -, acquisire questi dati a cosa doveva condurre? Forse all’accertamento del numero delle pensioni coinvolte? O sarebbero dovuti servire per formare il nostro convincimento? Ma tutto questo non corrisponde alla natura della Corte costituzionale, che opera come un giudice, e quindi non ha la possibilità di aspettare dati che, a tuttora, mi sembrano incerti, perché non si sa qualche sia l’entità del cosiddetto buco determinato dalla sentenza”. In sostanza Criscuolo dice a Padoan che l’impatto poteva essere anche di cento miliardi col rischio che lo Stato andava nel baratro, ma la Consulta ha osservato come un arbitro le regole dettate dalle leggi e dalla Costituzione.

Detto questo, “se il ministero dell’Economia aveva a cuore i dati sulle pensioni – osserva il presidente Criscuolo – poteva trasmetterli alla Corte”. “Il principio della sentenza – sottolinea – dovrebbe valere per tutte le pensioni, ma specialmente per quelle più basse”. Sul perché abbia fatto pendere l’ago della bilancia dalla parte della bocciatura della legge Monti, Criscuolo spiega: “Mi è sembrato che ci fosse una violazione degli articoli 36 e 38 della Costituzione, nei quali si garantisce al lavoratore, fra l’altro, il diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”. A chi gli fa notare, tuttavia, che anche l’articolo 81 della Costituzione garantisce il principio dell’equilibrio di bilancio il presidente della Consulta afferma che “questo principio effettivamente è stato costituzionalizzato, ma non spetta alla Corte garantirlo, bensì ad altri organi dello Stato”.

Il rilievo del ministro alla Corte costituzionale ha generato alcune reazioni politiche: Forza Italia chiede l’intervento del Quirinale. “È inaccettabile l’attacco del ministro Padoan alla Corte costituzionale. Inaccettabile ed eversivo”, dice il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, sostenendo che “occorre che intervenga il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”. Padoan, dice ancora Brunetta, “chieda scusa o si dimetta”, mentre i deputati del Movimento Cinque stelle arrivano a parlare di “bestemmia istituzionale” commentando le parole del titolare di via XX settembre.

Al contrario, per il leader del Centro democratico Bruno Tabacci “sulla rivalutazione delle pensioni ha ragione il ministro dell’Economia, il giudizio della Corte non può essere asettico”. Dal fronte sindacale, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, difende la Consulta: “Non è un ufficio del ministero dell’Economia e delle finanze. Ha il compito di valutare la coerenza delle leggi con la Carta” e, dunque, “una critica gliela si può rivolgere se si pensa che il suo pronunciamento sulla riforma Fornero non sia una interpretazione corretta della Costituzione”.

Ventitrè anni fa a Capaci venne ucciso dalla mafia Giovanni Falcone

Giovanni Falcone
Giocanni Falcone

Il 23 maggio 1992 veniva ucciso il magistrato antimafia Giovanni Falcone. Un attentato di Cosa nostra a Capaci, sulla strada che collega l’aeroporto Punta Raisi a Palermo fece saltare in aria mezza autostrada su cui viaggiavano le auto del giudice insieme alla moglie Francesca Morvillo e quella dei tre uomini della scorta.

A ventitrè anni di distanza, quella strage che scosse l’Italia e il mondo oggi sarà ricordata a Palermo da 40 mila studenti, e dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, presente il capo dello Stato, Sergio Mattarella, palermitano che già ha avuto un lutto familiare per mano della mafia.

Nell’aula bunker dell’Ucciardone, ci saranno anche i ministri della Giustizia, Andrea Orlando, e dell’Istruzione, Stefania Giannini. Una giornata della memoria di quel sabato del 1992 quando, alle 17.58 esplosero sotto l’autostrada che collega Palermo all’aeroporto 500 chili di tritolo che uccisero il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani e il caposcorta Antonio Montinaro.

Sergio Mattarella a Palermo in ricordo di Falcone
Sergio Mattarella a Palermo in ricordo di Falcone

Fu “l’attentatuni”, come lo definit’ il killer mafioso Gioacchino La Barbera. Meno di due mesi dopo, il 19 luglio, un’altra bomba di Cosa nostra farà tremare la città scoppiando in via Mariano D’Amelio per assassinare il giudidce Paolo Borsellino, collega e amico d’infanzia di Falcone, e i cinque poliziotti che lo proteggevano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano.

Anche questa strage sarà commemorata domani. Tra i due eccidio, qualcosa s’era rotto nelle coscienze e nella società e qualcosa cominciava a cambiare. Nacquero movimenti spontanei, lenzuola bianche appese ai balconi di Palermo diventarono simboli del rifiuto dlla mafia. Cgil, Cisl e Uil raccolsero quel sentimento di ribellione con una mobilitazione nazionale antimafia sotto lo slogan “L’Italia parte civile”.

A Palermo, il 27 giugno del 1992, arrivarono centomila persone da tutto il Paese e non solo, con novecento pullman, dieci treni, sei aerei e sette navi. Palermo si colorò di bandiere, cartelli e striscioni, si riempi di taccuini e telecamere e fu palcoscenico della prima grande manifestazione nazionale unitaria dei sindacati confederali per la legalità. E contro la cultura e la società dei boss.

“Ricordo sempre – ha detto Maria Falcone, sorella del giudice e presidente della Fondazione – che in Italia la vera guerra alla mafia si è scatenata dopo la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quando la società civile è scesa in piazza e ha chiesto a gran voce allo Stato un’azione contro il crimine organizzato, degna di uno Stato civile”.

Cgil, Cisl e Uil chiesero allora che il “potere mafioso venga isolato nelle coscienze; indebolito nelle sue connivenze con i settori inquinati delle istituzioni, della pubblica amministrazione, dell’imprenditoria, dei partiti”, e si impegnarono a sostenere “con forza gli apparati dell’investigazione, della sicurezza, dell’azione giudiziaria”.

“Noi – ebbe a dire l’allora leader della Cisl Sergio D’Antoni illustrando l’iniziativa assieme a Bruno Trentin (Cgil) e Adriano Musi (Uil) – vogliamo dare testimonianza a Falcone determinando un moto popolare continuo e costante” che sia di “stimolo e pressione per tutti i poteri costituzionali”.

E per Trentin, il sindacato intendeva contribuire alla costruzione di “un rapporto nuovo fra le forze di pubblica sicurezza e il cittadino: snodo importante per un reale presidio del territorio”. La protesta dei confederali contro l’economia e la società mafiose si ripetè, con lo stesso slogan e ancora a Palermo, dieci anni dopo. Ora, 23 anni dopo, l’attuale segretario della Cisl Sicilia, Mimmo Milazzo, sottolinea che “il punto è non dimenticare. Non abbassare la guardia. Anzi, tenerla alta a tutti i livelli. Contro corruzione, ingiustizia, economia criminale. Prevaricazione parassitaria dei boss”. #ionondimentico

Bari, Elisoccorso "perde" il Policlinico, atterra in un campo e chiede informazioni

elisossorso si perde in volo a Bari
La strada con l’ambulanza di “recupero” dell’elisossorso nel campo (quotidianoitaliano.it Bari)

BARI – La scarsa “segnaletica nei cieli” del Mezzogiorno d’Italia ha fatto perdere la rotta a un elicottero del 118 con a bordo un ustionato grave. Il pilota, sorvolando i cieli pugliesi a un certo punto ha perso la “bussola” e non sapendo più dove andare ha tentato un atterraggio di fortuna in un campo abbandonato da dove ha chiesto informazioni ai passanti di una strada vicina. La storia incredibile, ma vera, è successa a Bari, in Puglia.

L’elisoccorso proveniva da Catanzaro con a bordo un uomo di Tropea che doveva essere trasportato al Centro Grandi Ustionati di Bari. “Scusate, dov’è il Policlinico?”, ha chiesto il pilota alla gente incredula. La scena è avvenuta a Bari, in via Matarrese, riportano dai giornali locali.

L’elicottero, con a bordo un pescatore con ustioni al volto e al torace, che doveva essere sottoposto ad un intervento di chirurgia plastica nel nosocomio ha fatto un atterraggio di fortuna su un terreno incolto perché il pilota non riusciva a individuare la vicina torretta di controllo del Policlinico e la pista per l’elisoccorso.

Elisossorso si perde in volo.
Elisossorso si perde in volo e atterra in un campo incolto (quotidianoitaliano.it Bari)

I passanti invece che dare informazioni che potessero confondere ancora di più il pilota, avrebbero convenuto con lui di chiamare gli operatori del 118 barese che sono arrivati in ambulanza a recuperare il paziente, con gli infermieri costretti a farsi largo tra le sterpaglie per raggiungere l’elicottero. Il pescatore, passato il “panico” dell’atterraggio di fortuna, è ora ricoverato al Policlinico di Bari. Le sue condizioni non sono gravi.

Matteo Renzi in Campania con De Luca: "Battiamo la camorra con il lavoro"

Matteo Renzi in Campania insieme a Vincenzo De Luca al comizio di Salerno
Matteo Renzi e Vincenzo De Luca al comizio di Salerno (Ansa/Fusco)

Matteo Renzi è in giro per le sette regioni che domenica 31 maggio andranno al voto per il rinnovo delle assemblee regionali. 23 milioni di italiani chiamati al voto per rinnovare anche sindaci e consigli comunali. Tra questi 18 capoluoghi di provincia.

Il premier oggi è stato in Campania, dove il centosinistra contro l’uscente Stefano Caldoro schiera Vincenzo De Luca, ex sindaco di Salerno riabilitato dal Tar. Un tour di qualche ora. Tanto quanto basta per garantire la presenza ad un uomo che l’establichment del Pd romano, segretario in testa, non gradiva molto. Poi le primarie hanno sciolto ogni dubbio.

E a Salerno che Renzi con il candidato Pd ha arringato gli elettori sui temi cari al mezzogiorno. Lavoro e camorra. “La Whirlpool di Carinaro non è solo il tema di un’azienda. Se arriva la desertificazione industriale di un territorio, lo Stato si arrende”, ha detto il premier aggiungendo che La camorra si combatte corpo a corpo creando occupazione sui territori”.

“Dobbiamo prendere un impegno”, promette. E cioè che “l’espressione Terra dei fuochi alla fine di questa legislatura dovrà appartenere al passato”.

“In questa campagna elettorale non pensiamo alle dinamiche del Pd. In questi dieci giorni, pancia a terra e testa alta, andate a far capire alle persone che questa campagna elettorale non è quella di De Luca o del Pd”, è quella in cui si “decide il futuro”. Se qualcuno, nel Pd, “vuole andar via, andrà via o resterà”, ha detto.

“Alla fine di questa campagna elettorale, la politica italiana non deve contare il numero delle Regioni vinte ma quanti posti di lavoro riusciremo a mettere in piedi rimettendo al centro, non contano vicende interne del partito ma la possibilità di vedere crescere i propri sogni da parte degli italiani”, ha detto Renzi.

“L’Italia ce la farà se smettiamo di occuparci di polemiche interne”, così Matteo Renzi rivolgendosi alla platea del Pd di Salerno. “Chi vuole discutere – ha aggiunto Renzi – lo farà nella sede naturale, che è quella del congresso. Ma adesso – ha concluso Renzi – occupiamoci della Campania, sosteniamo Vincenzo De Luca, e occupiamoci dell’Italia”

“In Liguria – conclude renzi – chi ha perso le primarie (Cofferati, ndr) è andato via con il pallone” con l’unico obiettivo di far vincere Berlusconi e Toti. Noi siamo una grande comunità, spesso ce ne diciamo di santa ragione, ma prima del destino del Pd viene il destino della nostra comunità”.

L'Isis avanza, Gentiloni preoccupato. Obama invece è sereno

Barack Obama e Paolo Gentiloni
Barack Obama e Paolo Gentiloni

Dopo la conquista della città siriana di Palmira, l’Isis controlla di fatto larga parte della frontiera Siria Iraq. Sono in corso combattimenti nell’area a est di Ramadi, teatro ieri di una nuova avanzata dei jiadhisti che hanno sfondato le linee difensive irachene a Husaiba, circa 10 km dalla città lungo la direttrice che porta a Falluja e Baghdad. Lo riferisce un leader tribale locale, Sheikh Rafi Abdulkarim al Fahdawi Al Fahdawi, che fa appello al primo ministro Haidar al Abadi “perché invii urgentemente rinforzi nella regione.

Miliziani qaedisti del Fronte al Nusra e di altre formazioni islamiche hanno conquistato oggi un ospedale trasformato in caserma nel Nord-Ovest della Siria dove erano assediati da settimane circa 200 militari governativi”, riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Onlus). Non si conosce la sorte dei soldati.

Il presidente Usa Barack Obama ostenta tranquillità: “Non credo che con l’Isis stiamo perdendo”. Obama reagisce alle critiche in un’intervista al magazine The Atlantic rilasciata martedì, due giorni dopo la presa di Ramadi da parte degli uomini dello Stato Islamico, e pubblicata giovedi.

Chi è invece preoccupato è il governo italiano dopo l’escalation dell’Is. Il governo italiano “è preoccupato, non solo da quello che succede in Siria ma anche per la forse ancora più minacciosa situazione in Iraq”: ecco perché, ha detto a Riga il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, “sarà fondamentale una verifica sulla strategia che stiamo portando avanti. Questa sarà fatta “fra qualche giorno a Parigi”, in occasione della “riunione del gruppo di testa della coalizione anti-Daesh”.

La settimana prossima la Commissione europea approverà la sua proposta legislativa sull’immigrazione e il ministro Gentiloni si aspetta che in quella occasione “confermi le ipotesi formulate nell’agenda, anche quantificando il numero dei rifugiati oggetto di ricollocazione”.

Come ha detto a Riga, “su questo si aprirà la discussione, il confronto: speriamo in esiti positivi”. Sulle posizioni espresse nei giorni scorsi sull’argomento dal presidente francese, Francois Hollande, Gentiloni ha ammesso che a margine del vertice di Riga se ne è parlato.

“Mi preoccupa – prosegue Gentiloni – il diffondersi di posizioni che non tengono in conto fino in fondo della necessità di condividere lo sforzo”.
“Facciamo un passo alla volta”, ha aggiunto”, “se il 27 come credo la Commissione confermerà, precisandone i numeri, l’impostazione dell’agenda europea, c’è già il sostegno molto forte del Parlamento europeo”. A quel punto, ha concluso Gentiloni, “si aprira’ una discussione e spero che alcune posizioni possano alla fine trovare un compromesso”.

Bardo, Touil al giudice: "E' un errore, sono innocente"

A destra Abdelmajid Touil  nella foto segnaletica, a sinistra sul barcone a Porto Empedocle il 17 febbraio scorso
A destra Abdelmajid Touil nella foto segnaletica, a sinistra sul barcone a Porto Empedocle il 17 febbraio scorso (Ansa)

“Sono innocente, non c’entro nulla, non mi spiego come questo errore sia potuto accadere”. E’ quanto avrebbe detto in sostanza il marocchino Abdelmajid Touil, arrestato a Milano per la strage di Tunisi, davanti al giudice del procedimento per l’estradizione. Lo ha riferito il suo legale, l’avvocato Silvia Fiorentino.

“Da febbraio, quando sono arrivato, sono sempre rimasto in Italia”, ha spiegato Touil. Ha detto di essere arrivato in Italia dalla Libia per ricongiungersi con la sua famiglia. Il giovane è “provato e spaventato”, ha spiegato il suo legale. Compatibilmente con la sua condizione di “carcerato innocente”, ha aggiunto, “sta bene”.  Poi di nuovo:  “Perché sono qui? Non capisco, non ho fatto nulla”. E’ quello che va ripetendo in carcere il marocchino.

Il giovane arrestato a Milano su mandato internazionale da parte di Tunisi perché avrebbe fatto parte del commando terroristico al museo del Bardo, è entrato in Italia come migrante irregolare attraverso uno dei tanti barconi che affollano il Mediterraneo. Si è imbarcato dalla Libia per ricongiungersi ai suoi a Milano. E’ stato ripreso da un fotografo dell’Ansa il 17 febbraio scorso sul molo di Porto Empedocle (Agrigento), dopo essere giunto su una carretta del mare insieme ad altre decine di immigrati.

La barca era in difficoltà e sono stati soccorsi dalla Marina Militare. Secondo più testimonianze il marocchino 22enne tra il 16 e il 19 marzo, giorno della strage, non si sarebbe mosso dall’Italia. Era a scuola a studiare l’italiano. Lo proverebbero i registri di classe, lo affermano i partenti (mamma e fratello), lo dicono i compagni di classe. Poi la svolta investigativa del 19 maggio scorso quando Touil viene catturato nel milanese in esecuzione di mandato di cattura internazionale emesso da Tunisi. Alfano e Renzi su Twitter esultano. Ma quel giovane, molto probabilmente non c’entra nulla. Dalle prime risultanze si tratterebbe di un clamoroso errore.

L’insegnante di italiano di Touil, conferma che il ragazzo “il 16 e il 19 marzo era in classe”. A dirlo è Flavia Caimi, una docente dell’istituto R. Franceschi di Trezzano sul Naviglio (Milano).

Parla il fratello Abderazzak: “Questo è il quaderno su cui mio fratello studiava italiano. C’è la pagina del 19 marzo. Come avrebbe fatto a rientrare dalla Tunisia?”. A parlare all’Ansa è Abderazzak Touil, il fratello di Abdelmajid Touil. Abderazzak mostra il quaderno, che non fa parte del materiale sequestrato finora. Partono dai primi di marzo e arrivano fino ai primi di aprile le date delle lezioni appuntate. “E’ quello di Abdelmajid”, afferma il fratello Abderrazzak. Ha la copertina rossa, con una quarantina di pagine scritte con una calligrafia incerta, e molte fotocopie. Sono lezioni di italiano del corso che il 22enne frequentava in una scuola della zona.

La Procura di Milano in base ai registri della scuola frequentata da Touil e alle testimonianze dei docenti nel frattempo aveva accertato proprio che sarebbe stato in Italia sia nel giorno della strage che in quelli precedenti e successivi.

Il ministro dell’Interno Alfano a chi gli chiede se parlerebbe ancora di “successo investigativo” si difende:  “Abbiamo eseguito un mandato di arresto internazionale sulla base di indagini svolte in un altro Paese. E’ lì che va rivolta la domanda. Un mandato di arresto internazionale non è competenza italiana”, ha detto Alfano.

Abdelmajid Touil, il grande abbaglio di Tunisi (e la fretta di Alfano)

Habib Essid
il presidente tunisino Habib Essid

Più che un “successo investigativo” si tratterebbe di un clamoroso abbaglio. L’arresto del giovane marocchino Abdelmajid Touil, rivendicato dal ministro dell’Interno Alfano sembra un grossolano errore. Un errore indotto dalle autorità tunisine che hanno indicato il giovane come responsabile della strage al Museo del Bardo a Tunisi di marzo spiccando nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale.

Le autorità italiane hanno fatto il loro dovere, sono state brave nell’intercettare e arrestare il presunto autore di una strage in cui sono morte 24 persone inclusi 4 italiani. L’enfasi del ministro è stata forse eccessiva, perché se è vero che è stato “eseguito un mandato di arresto internazionale sulla base di indagini svolte in un altro Paese” è anche vero che che si poteva agire con più discrezione cercando di accertare ciò che hanno poi accertato parenti, amici, insegnanti, compagni di classe che hanno affermato tutti che quel ragazzo è arrivato sì con un barcone in Italia, ma i giorni a cavallo della strage di Tunisi – dimostrano registri e documenti – era a Milano a scuola d’italiano. Quindi, secondo quanto emerge, Abdelmajid Touil avrebbe commesso una strage a distanza…

Un abbaglio costato caro al ragazzo sbattuto in carcere e sulle prime pagine di tutto il mondo come il mostro che ha partecipato all’organizzatore e all’esecuzione materiale della strage e che ha dato ampia misura della “credibilità” delle autorità di Tunisi che evidentemente hanno sbagliato persona. Il ministro Alfano non ha responsabilità dirette, intendiamoci. Se gli americani lo informano che in Italia si trova un pericoloso criminale, lui glielo cerca, lo impacchetta e via. “Eccolo!”. Se poi si è trattato di un errore di persona non è colpa sua, ma la fretta di twittare…

Quando si cattura qualcuno bisogna andarci coi piedi di piombo, con prudenza. Si tiene “fermo” in caserma come “sospetto” e si svolgono un po’ di accertamenti, nel più elementare dei casi. Inutile annunciare urbi et orbi il successo investigativo senza consultare prima l’intelligence, senza verificare chi è l’uomo, cosa fa e quali sono stati i suoi movimenti nel nostro paese. Un lavoro investigativo di qualche ora, incrociando testimonianze e informazioni dei nostri Servizi. Solo a fronte di inequivocabili riscontri si dà l’annuncio che il “sospetto” fermato è davvero il terrorista accusato da Tunisi per la strage del Bardo. Invece sembra quasi certamente non essere così. E il guaio più grande di questo paese o meglio degli uomini ai vertici, è che si cercano mille scuse pur di non ammettere gli errori.

I Tweet saranno presenti su Google, ma a guadagnarci sarà Big G

Google TwitterL’accordo siglato tra Google e Twitter nel febbraio scorso diventa operativo: i tweet ora compaiono tra i risultati del motore di ricerca di Mountain View, in una mossa con cui il microblog punta a incrementare (forse) traffico e utenti. Cercando Taylor Swift su Google, ad esempio, compariranno i tweet più recenti della cantante, e con un click si accederà a Twitter. In teoria.

Non sempre è così infatti perché una volta appresa e approfondita la notizia, ad esempio su Google News o sul web che motivo c’è di cliccare per leggere il telegramma di 140 caratteri della cantante? Comunque, la novità riguarda solo gli Usa e i dispositivi mobili, ma sarà estesa anche ai pc e ad altre nazioni.

L’intesa è l’ultimo passo del social network per guadagnare visibilità, attirare un maggior numero di visitatori sulla piattaforma e ampliare la propria base di utenti mensili, che supera di poco di 300 milioni di persone. Google, dal canto suo, avrà accesso in tempo reale al mezzo miliardo di cinguettii che vengono pubblicati ogni giorno, un operazione che potrà tornargli utile per analizzare usi e abitudini degli utenti per poi guadagnarci in pubblicità.

Un accordo simile tra le due società era già stato siglato nel 2009 per poi essere interrotto nel 2011. Stando ad alcune indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, la rottura era stata determinata dai pochi vantaggi ottenuti da Twitter in termini di maggiore traffico e crescita dell’utenza. In realtà, il rischio rimane, perché come spiegavamo su Big G appariranno integralmente i 140 caratteri del social, per cui una volta letto il messaggio sui feeds di Google perché cliccare su Twitter?

Legge anticorruzione, ecco cosa prevede la norma

Legge anticorruzione approvata dalla cameraIl Ddl anticorruzione approvato in via definitiva dalla Camera ha preso le mosse da un testo presentato oltre due anni fa da Pietro Grasso, unico atto da parlamentare prima di diventare presidente del Senato.

Un testo in seguito rimaneggiato, anche per iniziativa del governo e del ministro della Giustizia, Andrea Orlando che ne ha seguito passo passo l’evoluzione anche d’intesa con il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone.

Sono per lo più frutto di emendamenti governativi, infatti, la riforma del falso in bilancio nella sua attuale versione, l’inasprimento delle pene per la corruzione, la previsione di una stretta collaborazione tra inquirenti e Autorità nazionale anticorruzione, il patteggiamento condizionato alla restituzione del maltolto.

Ecco le principali novità contenute nel testo approvato dalla Camera 

– CORRUZIONE E PECULATO, PENE PIÙ SEVERE – Le pene per il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio aumentano di 2 anni sia nel massimo, passando da 8 ai 10 anni; sia del minimo, da 4 a 6. Questo ha l’effetto di allungare i termini di prescrizione del reato. Riviste al rialzo anche le pene massime per peculato, corruzione per l’ esercizio della funzione, corruzione in atti giudiziari.
– CONCUSSIONE NON SOLO PER PUBBLICO UFFICIALE – Il reato di concussione scatta non solo per il pubblico ufficiale, ma anche per l’incaricato di un pubblico servizio. La pena resta da 6 a 12 anni.
– PIÙ SCONTI DI PENA PER “COLLABORATORI” – Chi fornisce le prove o aiuta a individuare gli altri responsabili o il sequestro delle somme rischia una condanna ridotta da un terzo a due terzi.
– PATTEGGIAMENTO SOLO DOPO RESTITUZIONE MALTOLTO – Prevista la possibilità di ricorrere al patteggiamento solo nel caso in cui ci sia stato il versamento anticipato ed integrale del prezzo o del profitto del reato.

– RIPRISTINATO IL REATO DI FALSO IN BILANCIO – Il falso in bilancio, con cui spesso vengono costituiti ‘fondi neri’, torna ad essere reato. Ma non un reato di danno, bensì di pericolo: non si dovrà provare di aver alterato il mercato o di aver prodotto un danno alla società, come invece chiedevano FI e Ncd. Già il ddl Grasso prevedeva una riscrittura della disciplina in materia. Il testo ora approvato prevede una distinzione tra società quotate e non quotate. Chi falsifica il bilancio di società quotate in borsa, rischia da 3 a 8 anni di reclusione.

Per le altre società, nel caso in cui “consapevolmente” si espongano “fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero” o li si omettano, la reclusione va da 1 a 5 anni: niente intercettazioni, dunque, previste per i reati con condanne sopra i 5 anni. Per le piccole società che da codice civile non possono fallire è prevista la procedibilità a querela di parte. I fatti di lieve entità sono puniti con il carcere da 6 mesi ai 3 anni; prevista, la non punibilità per particolare “tenuità del fatto”. Per tutti i tipi di società salgono le sanzioni pecuniarie: i vertici rischiano di pagare dalle 200 alle 600 quote.

– ASSOCIAZIONE MAFIOSA, PENE PIÙ SEVERE – Per l’associazione mafiosa si arriva a 26 anni. Per coloro che fanno parte di un’associazione mafiosa formata da 3 o più persone la reclusione va da 10 a 15 anni (ora 7-12); da 12 a 18 (ora 9-14) per i promotori, gli organizzatori e coloro che dirigono l’associazione mafiosa; se l’associazione è armata, da 12 a 20 (ora 9- 15); per i boss, da 15 a 26 anni (ora 12 – 24).
– OBBLIGO PM INFORMARE AUTHORITY ANTICORRUZIONE– Il Pm che eserciti l’azione penale per i delitti contro la pubblica amministrazione, deve informare il presidente dell’Autorità Anticorruzione dando notizia dell’imputazione.

La Camera approva in via definitiva il Ddl anti-corruzione

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando alla Camera dei Deputati  durante i lavori sul Ddl anti-corruzione
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando alla Camera dei Deputati (Ansa/Onorati)

Con con 280 voti a favore, 53 contrari e 11 astenuti, la Camera ha approvato definitivamente il Ddl anti-corruzione. M5S e Forza Italia hanno votato contro, mentre la Lega si è astenuta. L’Aula prima del voto finale aveva respinto tutti gli emendamenti al Ddl anticorruzione. Il testo diventa a tutti gli effetti legge dello Stato. Nelle prossime ore dovrebbe essere promulgata dal presidente della Repubblica.

“Corrotti e corruttori tradiscono il Paese. La nuova legge anti-corruzione rende più forte l’Italia. Il governo mantiene gli impegni”, ha commentato entusiastico il ministro della Giustizia, Andrea Orlando che ha poi sottolineato che “sono stati sconfitti quanti scommettevano che non sarebbe stato raggiunto l’obiettivo” di approvare una legge contro la corruzione”. Leggi cosa prevede il testo

Il viceministro della Giustizia Enrico Costa spiega che la legge anticorruzione approvata dal Parlamento “offre un segnale concreto nella lotta ai delitti contro la Pubblica Amministrazione. Risponde infatti alle esigenze attuali, colmando lacune presenti nell’ordinamento attraverso precisi e coerenti punti qualificanti: certezza della pena per i responsabili, restituzione del maltolto come condizione per patteggiare o per godere della sospensione condizionale, attenuante per chi collabora, rafforzamento della prevenzione, disciplina equilibrata del falso in bilancio”, conclude Costa. Anche il premier Matteo Renzi non fa mancare la sua soddisfazione. Dopo l’approvazione dell’Italicum e il Ddl sulla Scuola (in prima lettura) su twitter dice:

Opposta la valutazione del Movimento Cinque Stelle che afferma: “Questa legge anticorruzione è un’altra occasione persa, anzi sprecata con pervicace volontà. Il nostro voto contrario è stata la conseguenza di una totale chiusura della maggioranza e del governo. Potevamo avere il Daspo per i corrotti, un vero falso in bilancio, e una prescrizione che garantiva la certezza della pena. Inoltre potevamo infliggere un duro colpo agli accordi mafia politica. Nulla di tutto questo è accettabile per chi governa l’Italia, e pagano i cittadini onesti come sempre”. I parlamentari della Commissione Giustizia aggiungono poi che “Volevamo anche la figura dell’agente provocatore, perché è necessaria la prevenzione nel campo della corruzione, non solo punire i reati. Siamo molto scontenti da questa chiusura dettata da una accordo tra PD e NCD che lede il diritto alla giustizia dei cittadini italiani. Noi continueremo a lavorare con costanza e serietà fino a che non avremo vere norme contro la corruzione perché il Paese muore di corruzione ogni giorno”.

Prostituzione minorile, sei arresti a Roma. "Adescavano piccoli rom"

Prostituzione minorile 6 arresti a RomaL’hanno definita “Meeting point” l’operazione della Polizia di Stato scaturita stamane in sei arresti di presunti “orchi” che adescavano minori rom, sia maschi che femmine, alla Stazione Termini per farli prostituire per pochi spiccioli. Le vittime minorenni hanno tra i 13 e i 17 anni e venivano “ceduti” a uomini sui quarantanni in cerca di “emozioni forti”. L’operazione della Polizia ha portato in cella sei persone provenienti da Roma, Rieti, Viterbo, Napoli, Chieti e Vigevano (Pavia).

I rapporti sessuali venivano consumati in alberghi, abitazioni degli indagati, parchi, bagni pubblici o a bordo di alcuni treni in sosta lungo i binari della stazione. I compensi variavano dai 10 ai 50 euro a prestazione. Nei mesi scorsi erano stati già arrestati un 59enne e un 79enne mentre consumavano rapporti sessuali coi minori. Un altro vecchietto, di 80 anni, anche lui nel mirino, è morto poco tempo fa.

Un business fiorente quello della prostituzione minorile, in particolare quello in cui le vittime sono giovani quasi tutti di etnia rom. Emanuele Fattori, dirigente del settore operativo della Polfer di Termini, spiega al Corsera che “i pedofili aspettavano i minori, una quindicina, quasi sempre rom, vicino alle scale mobili della stazione. Non c’erano collegamenti tra loro, ma il sistema funzionava tramite passaparola. I rapporti sessuali venivano consumati un po’ ovunque”.

Sclerosi multipla, dal 23 maggio al via settimana nazionale dell'Aism

Dal 23 al 31 maggio, la settimana nazionale promossa dall'Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism)
Dal 23 al 31 maggio, la settimana nazionale promossa dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism)

Sono 3 milioni nel mondo le persone colpite da Sclerosi multipla, grave malattia neuro degenerativa, e sono circa 75.000 i pazienti solo in Italia.

Ad oggi, non esiste una terapia definitiva per questa malattia, i cui costi sociali sfiorano nel nostro Paese i 2,7 mld l’anno. Per accendere i riflettori su questi pazienti ed i loro bisogni, è al via anche quest’anno la Settimana Nazionale della Sclerosi multipla (Sm), dal 23 al 31 maggio, promossa dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism) con la sua Fondazione (Fism).

Tema di quest’anno è ‘l’Accesso’: a una diagnosi precoce, trattamento e sostegno; a edifici, viaggi e tempo libero; a istruzione, formazione e occupazione. Tanti gli appuntamenti in calendario, con 40 convegni dal nord al sud dell’Italia. E per questa edizione, l’Aism ha scelto anche la musica per sensibilizzare e raccontare la Sclerosi Multipla: “Senza Mentire” è la canzone nata dall’incontro tra il gruppo musicale STAG e Antonio Raia, un ragazzo con Sm ed ex sportivo.

L’idea ha preso forma grazie al coinvolgimento di 10 artisti emergenti e con l’acquisto della canzone su ITunes sarà possibile partecipare attivamente anche alla raccolta fondi. Tutti i ricavati della vendita del brano, inclusi i proventi SIAE, verranno infatti destinati all’AISM per supportare l’associazione e la ricerca. All’interno della Settimana Nazionale cade anche la Giornata Mondiale della Sm: si celebrerà il 27 maggio in oltre 70 paesi del mondo e avrà come titolo “Insieme, noi siamo più forti della Sm”.

La Sclerosi Multipla è la prima causa di disabilità nei giovani e colpisce un giovane ogni 4 ore. Esistono circa 10 terapie in grado di modificare la malattia: iniezioni e infusioni spesso dolorose, talvolta quotidiane; sono solo 3 i trattamenti orali disponibili, e anche questi presentano effetti collaterali pesantissimi, ma per le forme gravi della malattia non esiste alcuna terapia. Alto il costo sociale annuo della Sm: 2,7 miliardi di euro in Italia, di cui un terzo dipende da costi indiretti, a partire dalla perdita del lavoro da parte di moltissimi pazienti.

Siria, l'Isis conquista Palmyra. Paura per i siti archeologici

Ancient oasis city of Palmyra
Il sito archeologico di Palmyra nelle mani di jiadhisti dell’Isis (Epa)

I miliziani dello Stato islamico sono riusciti a conquistare la storica città di Palmyra in Siria, dove ci sono siti archeologici patrimonio dell’Unesco di inestimabile valore storico e artistico.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani teme che i terroristi possano demolire questi siti così come hanno fatto in Iraq, dove sono state distrutte aree di raro pregio antecendenti allo stesso Islam.

Lo stesso Osservatorio ha riferito che nelle ultime ore l’Isis ha preso il controllo della città di Tadmor (Palmyra) e la tv satellitare al-Jazeera ha mostrato le immagini dell’ingresso dei jihadisti nel sito archeologico della città siriana. Ampie zone della Siria settentrionale e orientale sono nelle mani dei jihadisti.

Attualmente, secondo le notizie dell’Osservatorio, i jihadisti hanno il controllo di “più di 95mila chilometri quadrati” di territorio siriano in nove province, tra le quali Raqqa, Hasaka, alcune zone rurali della provincia di Damasco, Homs e Aleppo. Il Paese arabo, insanguinato dal conflitto che si trascina dal 2011, si estende su una superficie di circa 185mila chilometri quadrati.

La conquista di Tadmur, la moderna Palmyra, da parte dei jiadhisti avviene pochi giorni dopo che Damasco era riuscita a contenere l’avanzata dei miliziani ma nelle ultime ore gli eventi sono precipitati.
Le autorità di Damasco avevavno fatto sapere che la situazione era “sotto controllo” e che i siti archeologici non erano stati danneggiati.

Decine di militari governativi e miliziani lealisti sono stati uccisi mentre fuggivano. Lo riferiscono all’Ansa fonti locali di Palmira, contattate via Skype – l’informazione non può essere al momento verificata sul terreno.

La tv siriana ha confermato tuttavia che l’Isis ha ormai preso il controllo della totalità della città siriana. Attivisti siriani e testimoni hanno sottolineato che “le forze filogovernative si sono ritirate, sconfitte dai miliziani” dello Stato Islamico. Molti abitanti sono fuggiti dalla città siriana dove oggi sono entrati i jihadisti dell’Isis, mentre è stato evacuato anche l’ospedale locale.

“Siamo molto preoccupati per la possibili distruzione di un sito archeologico tra i più importanti del mondo” dice, ospite di Roberta Giordano a Effetto Notte, Maria Teresa Grassi, archeologa, docente all’Università di Milano, che ha lavorato dal 2007 al 2010 negli scavi di Palmira. “E temiamo anche per eventuali saccheggi, dato che la vendita di reperti e opere d’arte sono una fonte di reddito per i terroristi”.

Omicidio stradale, fino a 18 anni di carcere e ergastolo alla patente

commissione giustizia approva omicidio stradale
(Lapresse)

Accelerazione sul reato di Omicidio stradale. Mercoledi è stato superato il primo step, al Senato, con l’approvazione in commissione Giustizia del disegno di legge molto atteso dalle vittime dei pirati della strada. Dopo l’approvazione di ieri, a breve il testo arriverà in aula a palazzo Madama. Il relatore Giuseppe Cucca, del Pd si dice convinto che la discussione inizierà entro la prima decade di giugno.

COSA PREVEDE L’OMICIDIO STRADALE
Chi uccide qualcuno guidando un’automobile o una imbarcazione sotto l’effetto di alcol, droghe rischia il carcere fino a 12 anni – che diventano 18 anni nel caso di omicidio plurimo – e la revoca della patente fino a 30 anni, novità questa già emendata dallo stesso relatore la scorsa settimana.

“Una buona notizia, uno straordinario passo avanti”, per il vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini, che sottolinea che è stato fatto “un ottimo lavoro, lo dovevamo a tutte quelle famiglie che hanno perso un figlio o un parente”, in incidenti causati da pirati. Questa, afferma ancora Nencini “è una prima battaglia vinta anche per loro”. Soddisfazione anche del vice ministro della Giustizia, Enrico Costa per il quale “è indifferibile un intervento per garantire una pena severa, ma soprattutto effettiva”.

LA REVOCA DELLA PATENTE
La Commissione Giustizia ha approvato il testo quasi all’unanimità, con il solo voto contrario di Forza Italia che ha messo sotto accusa soprattutto la sanzione, ritenuta eccessiva, della revoca della patente fino ai 30 anni. Perplessità anche da Area popolare che auspica che in aula si affronti la questione con le dovute differenzazioni (“sacrosanto punire chi uccide, ma bisogna valutare anche il comportamento passato, i singoli casi”, spiega il senatore Carlo Giovanardi) e del gruppo Misto che parla di “luci ed ombre”.

Intanto questi sono i punti forti del testo che arriverà in aula. Si introduce, innanzitutto il delitto di omicidio stradale e nautico. Chiunque guida un veicolo a motore, una imbarcazione, una moto d’acqua in stato di ebbrezza alcolica o sotto l’effetto di droghe e causa la morte di una persona è punito con la reclusione da 8 a 12 anni; pena che arriva a 18 anni in caso di omicidio plurimo.

ANCHE DA SOBRIO SCATTA L’ARRESTO: DA 7 A 10 ANNI DI CELLA
Ma c’è una novità anche per quanti sono alla guida sobri. Anche per loro la legge è severa qualora dovessero procovare per negligenza un’incidente mortale.

Pene severe per chi causa la morte di una persona in seguito a una manovra pericolosa, anche se non si è sotto l’effetto di alcol o droga: il testo prevede in questi casi dai 7 ai 10 anni se l’incidente mortale avviene perché si attraversa un incrocio passando con il semaforo rosso o si fa una manovra di inversione del senso di marcia o un sorpasso in prossimità delle strisce pedonali, per fare qualche esempio.

La stessa pena sarà applicata anche in caso di incidente mortale in acqua se chi guida l’imbarcazione procede ad una velocità superiore al doppio di quella consentita o se circola in uno specchio d’acqua nel quale non è consentita la navigazione. C’è poi la revoca della patente, con differenziazioni: se si uccide qualcuno mentre si guida ubriachi la revoca arriva fino a 15 anni; fino a 20 anni, invece, se in passato si è stati già sottoposti all’alcotest (risultato positivo). Se, infine, si guida in stato di ebbrezza e si supera il limite di velocità scatta la revoca massima dei 30 anni.

Solo la scorsa settimana a Palermo è stata travolta e uccisa sulla strada la giovane Tania Valguarnera, mamma di due bimbi, da un uomo che andava a forte velocità in pieno centro cittadino. Dopo averla investita è fuggito senza prestarle soccorso. Le forze dell’Ordine lo hanno poi rintracciato e arrestato. Fonti investigative hanno poi affermato che era sotto l’effetto di stupefacenti.

L'Alto Tirreno cosentino ostaggio della 'Ndrangheta dei Valente-Stummo. 21 arresti. Ecco i nomi

carabinieri operazione contro la 'ndrangheta a Scalea COSENZA – Associazione mafiosa, estorsione, usura, turbata libertà degli incanti, favoreggiamento, traffico di tabacco lavorato estero, ricettazione, calunnia, intralcio alla giustizia e violazioni di domicilio, tutti aggravati dalle metodologie mafiose. Sono queste le accuse con cui sono state arrestate stamane 22 presunti affiliati alla cosca Valente-Stummo operante dell’Alto Tirreno cosentino.

L’operazione, denominata “Plinius II”, è stata eseguita dal Comando dei Carabinieri di Scalea su disposizione della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro coordinata da Vincenzo Antonio Lombardo, dagli aggiunti Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri nonché dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni.

Secondo i pm i presunti picciotti della cosca Valente-Stummo di Scalea si accaparravano immobili di rilevante valore, impedendo la partecipazione alle aste di altre persone. Le indagini hanno consentito di delineare gli assetti dell’associazione che era in collegamento con la cosca Muto, della quale riconoscono la sovraordinazione ‘ndranghetistica. L’attività della cosca era finalizzata al controllo ed allo sfruttamento delle risorse economiche della zona mediante numerose estorsioni in danno di diversi commercianti ed imprenditori del luogo.

L’inchiesta che ha portato agli arresti di stamani, rappresenta un seguito delle indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Scalea che nel luglio 2013 avevano portato all’esecuzione di 39 arresti. In quella occasione furono coinvolti anche il sindaco, cinque assessori ed il comandante della polizia municipale di Scalea.

Sulla base delle indagini in merito al presunto condizionamento dell’ Amministrazione comunale da parte della criminalità organizzata, il 25 febbraio 2014, è stato emesso il Decreto del Presidente della Repubblica per lo scioglimento del Consiglio Comunale di Scalea, che è ancora gestito da una Commissione straordinaria.
I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta al comando provinciale dei carabinieri di Cosenza alle 11:30. Oltre al pool di magistrati calabresi dovrebbe essere presente il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti.

In carcere sono finiti 

1) Aliberti Ferdinando, Classe ’82;
2) Arcuri Ettore, Classe ’77;
3) Carrozzini Luca, Classe ’85;
4) Crusco Giuseppe, Classe ’70;
5) Della Montagna Anthony Johnny, Classe ’90;
6) Esposito Edone, Classe ’87;
7) Barbaro Raimondo, Classe ’52;
8) Iacovo Emilio, Classe ’63;
9) Lombardo Gian Claudio, Classe ’88;
10) Misiano Giuseppe, Classe ’75;
11) Servidio Cantigno, Classe ’67;
12) Sollazzo Alvaro, Classe ’64;
13) Cipolla Franco, Classe ’61;
14) Stummo Alessandro, Classe ’87;
15) Valente Carmelo, Classe ’64;
16) Valente Luigino, Classe ’81;
17) Bloise Maria Francesca, Classe ’74;
18) De Luca Francesco, Classe ’77;
19) Maccari Guido, Classe ’82;
20) Mandato Antonio, Classe ’77;
21) Stummo Alessandra, Classe ’41.
Misura cautelare Obbligo di dimora
Faraco Angela, Classe ’74

Calcioscommesse, Mattarella: "Agire con rapidità e severità"

Il presidente  Mattarella allo stadio Olimpico assiste a Lazio Juve  e interviene sull'inchiesta Calcioscommesse di Catanzaro Dirty Soccer
Il presidente Mattarella allo stadio Olimpico assiste a Lazio Juve (Quirinale)

Dopo il terremoto che martedi ha scosso il mondo del calcio, interviene il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella per far presente che il calcio deve essere “pulito” e praticato con “correttezza”.

Il capo dello Stato coglie l’occasione della partita di coppa Italia tra Lazio e Juventus per affermare il principio della legalità in uno sport molto diffuso nel paese che dovrebbe essere di esempio per le giovani generazioni.

“Venendo qui allo stadio – afferma Mattarella prima di assistere allo stadio Olimpico alla finale della Coppa Italia 2015 tra Lazio e Juve –  per quella che sono certo sarà una serata di sport autentico pensavo – e penso – ai tanti italiani che seguono il calcio e chiedono che sia vissuto come uno sport e che sia praticato con correttezza assoluta, in campo e sugli spalti”.

“Riguardo tutti questi comportamenti fraudolenti, imbrogli e inganni occorre procedere rapidamente con severità”, afferma il presidente con rifermento all’inchiesta giudiziaria della Dda di Catanzaro sul calcioscommesse che ieri ha sgominato una presunta rete di combinatori di partite in Lega pro e serie D. Un’operazione dove spunta l’ombra della ‘Ndrangheta che ha portato alla sbarra 50 tra dirigenti, calciatori e faccendieri e una settantina di indagati.

“Il divario – ha detto il Capo dello Stato – tra questi fenomeni che vengono denunciati e che periodicamente affiorano e la passione con cui tanta gente segue il calcio fa indignare davvero. Per questo serve severità e rapidità. Occorre fare di tutto perché il calcio sia vissuto costantemente in maniera autentica”, ha concluso Mattarella.

Via libera della Camera al Ddl Scuola. I docenti protestano

Maria Elena Boschi con Stefania Giannini ministro dell'Istruzione - Ddl Scuola approvato alla Camera 20 maggio 2015
Maria Elena Boschi con Stefania Giannini ministro dell’Istruzione

Il Ddl Scuola è la riforma più contestata dopo quella sull’Italicum. Ma il governo tira per la sua strada e la maggioranza che sostiene il premier Renzi incassa il primo si alla Camera alla riforma. Il testo è passato a Montecitorio con 316 voti a favore, 137 contrari ed un astenuto. Ora passa al Senato.

“Sono emozionata e soddisfatta, molto soddisfatta”. Così il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha commentato a caldo l’ok arrivato dalla Camera al ddl Buona Scuola. “E’ stato un passaggio parlamentare molto vissuto, con coinvolgimento da parte di tutti, con interventi appassionati, talvolta appassionanti. Anche le opposizioni hanno mostrato una carica emotiva molto forte”.

“Credo si faccia un grande cambio culturale”, ha detto Stefania Giannini. “Il primo articolo – ha spiegato – riassume quello che abbiamo fatto. Intendiamo offrire una scuola di qualità, aperta e inclusiva. Si conclude una maratona cominciata quasi un anno fa, che è stata, contrariamente a quanto si è voluto dire, anche inusuale per l’ascolto continuo di tutta la società”.

“Al mondo della scuola dico: abbiate fiducia di essere protagonisti dell’autonomia”, ha detto il ministro dell’Istruzione Giannini dopo l’approvazione del ddl scuola alla Camera. “Il mondo della scuola – ha detto – capirà che questo ddl fa l’autonomia. Insegnanti, dirigenti scolastici, studenti e chi fa funzionare la scuola devono acquisire fiducia”.

“Al Senato abbiamo un altro passaggio altrettanto significativo e quindi ovviamente riaffronteremo alcuni punti che sappiamo sono ancora discussi nell’esame al Senato”, ha detto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi commentando il sì della Camera al ddl sulla scuola.

Nei giorni scorsi sul contestato Ddl Scuola vi sono state forti prese di posizioni dei sindacati che hanno minacciato il blocco degli scrutini qualora il governo non avesse apportato modifiche sostanziali al testo. Una serrata in blocco censurata dal garante che a sua volta ha minacciato la precettazione dei docenti.

Le ministre Madia, Giannini e Boschi esultano dopo l'approvazione del Ddl Scuola
Le ministre Madia, Giannini e Boschi esultano dopo l’approvazione del Ddl Scuola (Ansa/Lami)

Critica la leader Cgil Susanna Camusso: “Con il voto di oggi non si chiude la battaglia ma la battaglia continua”, ha affermato la segretaria. Mentre fuori dall’aula, in piazza Montecitorio era gremita di docenti che protestano contro la riforma Giannini.

“Ritiro, ritiro”, “Renzi rinnova il contratto”: questi gli slogan degli insegnanti nella loro protesta davanti alla Camera. A parlare con loro è arrivato Luigi Gallo del M5S che ha affermato: “Il sistema che hanno messo in piedi – ha detto ai manifestanti da un palco improvvisato – sta avendo i primi scricchiolii: abbiamo evitato che nella scuola entrassero gli sponsor, è stato stralciato il 5xmille e non abbiamo intenzione di mollare, perché questo ddl fa schifo”.

Reazioni anche da Sel che in aula ha battuto ripetutamente le mani sui banchi per protestare contro il Ddl scuola al grido “Scuola Pubblica!”, mentre Renzi sottolinea che il blocco degli scruti sarebbe inaccettabile.

Scuola, principali novità nel disegno di legge 'Buona scuola'
Scuola, principali novità nel disegno di legge ‘Buona scuola’ (Ansa)

Musica e Video, da Spotify arriva la concorrenza a You Tube

la home page di Spotify
la home page di Spotify

Spotify è uno dei canali audio sul web più diffusi sul pianeta. Milioni di adoloscenti e non solo hanno scaricato l’app per smartphone che consente loro di ascoltare brani ovunque si trovino. Una piattaforma on demand e in streaming – free o premium, pagando un abbonamento – che ha archiviato in parte l’uso di dispositivi portatili come i lettori mp3. Dischi al vinile e giradischi sono ormai solo un antico ricordo, come la Polaroid e i vecchi rullini fotografici.

La novità è che adesso la società che gestisce Spotify ha annunciato che presto arriveranno anche Video e News che significa diventare il primo concorrente di You Tube il canale video di Google.
Spotify ha stretto accordi con numerosi partner televisivi, da Abc a Bbc, da Esp a Nbc, da Comedy Central a Mtv e Vice. Si accede a questi contenuti attraverso la funzione “Now”, per ora disponibile solo su smartphone e non in Italia.

“Vogliamo offrire un mondo di intrattenimento ancora più grande con un mix di musica, podcast e video a disposizione durante tutta la giornata. E questo è solo l’inizio”, lo ha detto Daniel Ek, fondatore e Ceo di Spotify, in un evento a New York.

Su Spotify sono state trasmesse 25 miliardi di ore di streaming da quando il servizio di musica è nato, nel 2008, ha spiegato Ek. “Spotify – ha aggiunto – aiuta gli utenti a scoprire 2 miliardi di artisti al mese”, che comunque incasseranno le loro royalties. Artisti in quanche modo costretti da tempo dopo la crisi che ha investito il settore e un mercato invaso dalla musica piratata da internet.

Una delle sorprese dell’evento di Spotify negli Stati Uniti, riguarda l’esperienza d’uso della piattaforma durante il fitness e le sessioni sportive. Spotify attraverso la funzione Running utilizzerà la propria cronologia per proporre i brani giusti per il “jogging”.

La musica verrà combinata con quella scelta da DJ e compositori per fornire le migliori playlist. Nel corso dell’anno verrà ufficializzata anche una partenrship con Nike. Una concorrenza diretta al gigante dei video e anche sulle News su cui Google non teme nessuno. Al momento, però, perché Facebook ha recentemente sottoscritto un accordo con gli editori per condividere articoli di giornale sul Social di Zuckemberg.

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