8 Ottobre 2024

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Fermenti al Senato. Nasce il gruppo di Fitto. Mauro lascia Renzi. I sottosegretari no

Il senatore Mario Mauro
Il senatore Mario Mauro

Al Senato la maggioranza di Matteo Renzi perde qualche pezzo. I Popolari per l’Italia di Mario Mauro, che rientrano nel gruppo Grandi Autonomie e Libertà, si collocano ufficialmente all’opposizione. E lo stesso senatore ad annunciarlo con un certo “rammarico” su scelte di governo che definisce “non condivise e improvvisate”.

“Il direttivo nazionale del partito dei Popolari per l’Italia – spiega in una nota Mauro – ha deliberato in data odierna l’uscita dalla maggioranza che sostiene l’attuale governo. Riforme non condivise, condotte in modo improvvisato ed approssimativo, con una improvvida esaltazione del carattere monocolore dell’Esecutivo sono alla base di una decisione che è innanzitutto un giudizio definitivo su una gestione politica che sta tenendo in stallo l’Italia, la sua economia e il suo bisogno di crescita. Le nostre idee – conclude – contribuiranno ora alla costruzione e all’organizzazione di una maggioranza politica nel Paese centrata sui valori popolari e liberali”.

Ma mentre Mauro esce dalla maggioranza c’è chi, suoi parlamentari in postazioni di governo abbandona i Popolari per l’Italia per restare ancorato al governo. E’ il caso di Angela D’Onghia, popolare come Mauro che è sottosegretaria all’Istruzione. La vice della Giannini spiega: “Mi sono dimessa dai Popolari per l’Italia, c’è pure stata una comunicazione scritta. Ora non faccio parte di alcun partito”, ha sottolineato. Anche a Montecitorio il deputato Domenico Rossi, sottosegretario alla Difesa, si è dimesso dai Popolari. Va ricrdato che Mario Mauro durante il governo Letta ricoprì il ruolo di ministro della Difesa.

In sostanza, oltre a Mauro oggi lascia la maggioranza anche Salvatore Tito Di Maggio (che va con Fitto), due senatori in meno per Renzi. Con altre fuoriuscite, il surplus di senatori su cui può contare Renzi al Senato sarebbe di 9 parlamentari. Un numero che garantisce una certa sicurezza, sebbene nella maggioranza dem un minimo di preoccupazione c’è.

Il rischio è che Matteo Renzi potrebbe non trovare i voti necessari per varare né il ddl sulla “Buona scuola”, né la riforma costituzionale, che tornerà a Palazzo Madama prima della pausa estiva. Riforma che per passare ha bisogno di 161 “Sì”.

Chi minimizza sull’abbandono dei due popolari è il capogruppo dei senatori Pd, Luigi Zanda. Il senatore spiega che “i due, pur non essendo ufficialmente all’opposizione, finora hanno sempre votato contro l’esecutivo in tutti i provvedimenti più importanti”. Secondo Zanda al “Senato i numeri non cambiano. Shakespeare avrebbe detto molto rumore per nulla”.

Se Gal, gruppo eterogeneo costituito nel 2013 per consentire a singoli senatori di ritrovarsi in un’unica aggregazione, (ne fanno parte appunto Popolari per l’Italia, Grande Sud, Libertà e Autonomia-Noi Sud, Movimento per le Autonomie, Nuovo Psi, Italia dei Valori, Vittime della Giustizia e del fisco), fa perdere qualche pezzo a Renzi, (per la verità non tutti votano i provvedimenti del governo), c’è chi si accinge a costituire nuovi gruppi al Senato.

E’ il caso dei Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto, fuoriuscito da Forza Italia, che proprio mercoledi ha formalizzato la nuova aggregazione. Ne fanno parte i senatori Bonfrisco, Bruni, D’Ambrosio Lettieri, Di Maggio (ex Gal- PpI),  Falanga, Liuzzi, Longo, Milo (ex Fi poi confluito in Gal), Pagnoncelli, Perrone, Tarquinio, Zizza. Il capogruppo dei fittiani sarà Cinzia Bonfrisco. I 12 senatori hanno già partecipato una settimana fa alla conferenza con Raffaele Fitto e i vertici del gruppo Conservatore e Riformista europeo, gli esponenti inglesi Syed Kamall e Geoffrey Van Orden.

Non passerà molto tempo per vedere anche il gruppo del movimento “Possibile” dell’ex dem Pippo Civati che ha abbandonato il Pd in polemica con Renzi. L’aggregazione potrebbe oscillare tra i 12 e 14 senatori.

Fifa, Blatter si dimette dopo che l'Fbi indaga su di lui per tangente Sudafrica 2010

Joseph Sepp Blatter
DIMISSIONARIO Joseph Sepp Blatter

A sorpresa, il presidente della Fifa Joseph “Sepp” Blatter ha annunciato le proprie dimissioni. La sua volontà di lasciare ha “spiazzato” tutti ad appena cinque giorni dalla sua quinta rielezione a presidente dell’organizzazione che governa il calcio mondiale.

Blatter, 79 anni, lo ha reso noto oggi in una conferenza stampa, giusto ad una settimana dal blitz dell’Fbi in un albergo di Zurigo, dove sono stati arrestati diversi funzionari Fifa, tra cui due vicepresidenti, coinvolti in un giro di corruzione e riciclaggio internazionale.

L’annuncio delle dimissioni di Blatter arriva dopo che il New York Times ha ricostruito che l’indagine americana in corso è arrivata a toccare il vice di Blatter, Jerome Valcke, che sarebbe stato a conoscenza della presunta tangente da 10 milioni di dollari legata all’assegnazione dei mondiali di calcio del 2010 al Sudafrica. A provarlo ci sarebbe una email in cui si parla di quel denaro. Nel mirino dell’Fbi anche le assegnazioni di Russia 2018 e Qatar 2022. Il nome di Seppe Blatter entra così a pieno titolo nelle indagini degli investigatori americani.

Il vice presidente Fifa Jerome Valcke con Sepp Blatter. (Getty Images)
Il vice presidente Fifa Jerome Valcke con Sepp Blatter. (Getty Images)

“La Fifa ha bisogno di una profonda ristrutturazione e ricostruzione”, ha spiegato Blatter da Zurigo in una conferenza stampa convocata all’improvviso. “La Fifa – ha aggiunto – e i suoi interessi sono ciò che più ho a cuore e che mi è più caro, per questo ho preso questa decisione. Vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato e sostenuto in modo leale e chi ha fatto così tanto per uno sport che tutti noi amiamo. Quello che mi interessa in questo momento è che quando tutto questo sarà finito, il calcio sarà il vincitore”.

Nel suo breve discorso pronunciato in francese presso la sede della Fifa a Zurigo, Sepp ha fatto riferimento alla sua recente rielezione da 209 paesi membri dell’organizzazione. E ha ammesso: “Anche se i membri della Fifa mi hanno dato il nuovo mandato, tale mandato non sembra essere supportato da tutti nel mondo del calcio”.

Non godrebbe più della “fiducia” della galassia calcistica che gli ha garantito di guidare la Fifa per ben 17 anni. Motivo per cui ha preso la sua decisione “autonoma” per le dimissioni, ma dopo aver “dimostrato” di avere il “gradimento” di gran parte dei membri della federazione mondiale. Il presidente venerdi 29 maggio 2015 ha vinto infatti al primo turno ottenendo 133 voti contro i 73 del principe Ali di Giordania, che poi si è ritirato dalla competizione.

Il presidente della Fifa ha inoltre espresso la volontà che si celebri al più presto possibile un voto straordinario per eleggere un nuovo presidente dell’organizzazione. Le sue dimissioni non saranno subito esecutive. Saranno effettive solo dopo che sarà eletto il suo successore, cosa che “avrà i suoi tempi tecnici”, spiega il presidente dei revisori contabili indipendenti della Fifa, Domenico Scala. “Bisogna prima convocare una riunione straordinaria del paesi membri della Fifa per indire le elezioni. Secondo le regole della della federazione – prosegue Scala – i membri hanno bisogno di un preavviso di almeno 4 mesi”. Con l’estate alle porte, l’arco temporale possibile per una nuova assemblea elettiva va “da dicembre 2015 a marzo 2016”.

In buona sostanza, Blatter potrà continuare ad esercitare le sue funzioni di presidente dimissionario ma con pieni poteri. Da da quanto affermato in conferenza stampa, dopo lo scandalo corruzione, Sepp ha fatto sapere di volersi dedicare ad una profonda riforma della Fifa. “Per anni, – ha detto – abbiamo lavorato sodo per mettere in atto riforme amministrative, ma evidentemente gli sforzi profusi finora non sono stati sufficienti. C’è bisogno di un cambiamento profondo strutturale”, ha detto Blatter. “Per questo offro la mia rinuncia. Prendo questa decisione per ripulire l’immagine della Fifa”. Un cambiamento radicale di cui la “trasparenza e la correttezza dei comportamenti sia “in cima alle priorità”.

Presto potrebbero esserci sviluppi clamorosi legati a quell’enorme giro di presunta corruzione scoperto dagli inquirenti Usa.  Il vice di Blatter, Jerome Valcke, da quello che ritengono in Fifa, “vero braccio operativo di Sepp”, dovrà spiegare adesso molte cose all’Fbi, soprattutto confutare l’email probante l’aggiudicazione “sospetta” di Sudafrica 2010 e forse anche a ritroso.

Una decisione “coraggiosa e difficile” che va “nella giusta direzione” ha affermato il presidente dell’Uefa Michel Platini, uno dei precursori che lo aveva invitato a dimettersi prima che si celebrasse il 65° congresso a Zurigo, appena qualche giorno che l’Fbi decapitassero i vertici Fifa.

Regione Campania. De Luca-Severino, Guerini: "Non decadrà". Ecco l'iter

Lorenzo Guerini: De Luca non decadrà da governatore della Regione Campania
Vincenzo De Luca (Ansa/Fusco)

Vincenzo De Luca si gode la vittoria di essere diventato presidente della Regione Campania.

A chi gli rammenta a distanza della legge Severino lui non si scompone. “Andrò avanti per cambiare la Campania”, ribadisce. Ha vinto dopo la gogna mediatica, dopo essere stato additato come “impresentabile”. Ma gli elettori sapevano della sua condanna, e sapevano pure la “stazza” politica dello “sceriffo” venuto da Salerno. Non è bastato ai “nemici” interni di metterlo all’indice della “black list” diffuso con “sospetto tempismo” alla vigilia dall’elezione dalla Commissione parlamentare Antimafia presieduta d Rosy Bindi.

Ha vinto sul governatore uscente Stefano Caldoro per qualche decina di migliaia di voti: in termini percentuali 41,15% De Luca,  38,37% lo sfidante sostenuto dal Centrodestra. Differenza, 2,78 percento che quantificato in voti fanno più o meno 63mila preferenze e anche oltre, se si considerano i voti dell’Udc di De Mita che ha sorpresa ha deciso di sostenere De Luca.

Voti, portati all’ex sindaco di Salerno, da Cosentiniani e centristi assicura Caldoro. “Non c’è dubbio che la vittoria di De Luca – spiega polemico l’ex governatore – sia segnata dai risultati dei cosentiniani e dell’Udc”. “È evidente – ha aggiunto – che di questa vittoria va dato merito politico-elettorale all’Udc, e quindi a De Mita”, e ai cosentiniani “che insieme hanno raggiunto il 3,5%”.

Non c’è tuttavia solo quel dato. Al di là dell’affluenza, nel 2010, ad esempio non esistevano i Cinque Stelle che domenica con la candidata Valeria Ciarambino hanno strappato consensi un po’ a tutti racimolando quasi mezzo milione di voti e il 17,5 percento, portando in Consiglio 7 consiglieri regionali. Terzi.

Lorenzo Guerini: De Luca non decadrà da governatore della Regione Campania
Lorenzo Guerini: De Luca non decadrà

“Abbiamo scelto di non fare compromessi”, ha detto Caldoro rivendicando la scelta di “non tenere dentro De Mita e “cosentiniani” che avrebbero creato un vulnus”. I cosentiniani sono i fedelissimi di Nicola Cosentino ex Forza Italia, oggi in carcere, ma potentissimo esponente politico nell’area di Casal di Principe. “Ora – ad avviso di Caldoro – spetterà a Vincenzo De Luca, neopresidente della Regione Campania, “affrontare le contraddizioni interne. Noi – ha sottolineato Caldoro – consegniamo una Regione con i conti in ordine”.

IL NODO SEVERINO, GUERINI: NON DECADRA’
Ma, eletto De Luca, si apre la questione più controversa che ha accompagnato la campagna elettorale: la legge Severino. “Non decadrà”, assicura il vicepresidente del Pd, Lorenzo Guerini che spiega: “De Luca era candidabile, eleggibile e insediabile e seguirà questo percorso. Dopodiché c’è una legge che assegna competenza agli organi di governo. Ma la legge non parla di decadenza eventualmente di sospensione”. La legge non verrà cambiata, replica Guerini a una domanda diretta in proposito, dopo l’elezione di De Luca.

BONAVITACOLA (PD) SPIEGA L’ITER DELLA LEGGE PER LA REGIONE CAMPANIA
“Lo scenario della legge Severino è delineato dalla legge stessa, con un procedimento chiaro che prevede l’insediamento del Consiglio Regionale e della Giunta prima che ci possa essere la presa d’atto di un’eventuale sospensione” Lo afferma Fulvio Bonavitacola, parlamentare Pd e uno degli uomini di fiducia del neoeletto governatore della Campania Vincenzo De Luca, a delineare lo scenario della possibile sospensione dell’ex sindaco in base alla Legge Severino.

Fulvio Bonavitacola deputato Pd - Da sempre con Vincenzo De Luca presidente della Regione Campania
Fulvio Bonavitacola deputato Pd

“L’articolo otto del decreto legislativo 235 del 2012 – spiega Bonavitacola – descrive un procedimento chiaro. A cura della cancelleria del Tribunale competente viene notificata la sentenza di condanna, in questo caso sappiamo che si tratta di una condanna di primo grado per abuso d’ufficio, al prefetto del capoluogo di regione. Il prefetto di Napoli comunica gli atti alla presidenza del Consiglio dei Ministri che acquisisce il parere di due ministri, quello degli Interni e quello degli Affari regionali”, ministeri in capo ad Angelino Alfano e Matteo Renzi che mantiene l’interim dopo le dimissioni della Lanzetta a gennaio.

“Acquisiti questi pareri – per l’esponente dem – adotta il provvedimento di sospensione che non è però efficace se non è notificato al consiglio regionale per gli adempimenti di legge. Questo significa che fino a quando il Consiglio Regionale non prende atto di questa sospensione, la sospensione non ha nessuna efficacia giuridica”.

“Ne consegue – conclude Bonavitacola – che il Consiglio regionale per prendere atto della sospensione deve essere nell’esercizio delle sue funzioni. Ecco chiarito perché l’antinomia Severino-insediamento degli organi non esiste, perché è proprio l’insediamento degli organi che può consentire l’applicazione della Severino”.

La cronologia in questo caso, spiega Bonavitacola, è dettata dallo “Statuto della Regione Campania e dal Regolamento del Consiglio Regionale della Regione Campania, che prevedono che non possono essere adottati altri atti dal Consiglio, come la presa d’atto della sospensione, se prima non avviene la convalida degli eletti, l’elezione del Presidente del Consiglio regionale, l’insediamento della Giunta attraverso la comunicazione al Consiglio regionale e la presentazione le linee programmatiche del nuovo Presidente. Questi sono i primi atti che lo statuto impone e quindi la presa d’atto della Severino avverrebbe dopo tutto questo”.

Intanto il neogovernatore della Regione Campania, De Luca, ha presentato ufficialmente l’esposto contro la presidente dell’Antimafia Rosi Bindi per abuso d’ufficio, attentato ai diritti politici e diffamazione.

Cina, Battello si capovolge sul fiume Yangtze. 5 Morti e 400 dispersi

Soccorritori cinesi battono sul fondo del battello capovolto sul fiume Yangtze
Soccorritori cinesi battono sul fondo del battello capovolto

Almeno cinque persone sono morte e centinaia sono dispersi dopo che un traghetto turistico con a bordo 458 persone ha perso il controllo capovolgendosi sul fiume Yangtze, nella provincia di Hubei, in Cina. La causa, riferiscono i media locali, sarebbe stata un violento nubifragio, un ciclone. Dodici le persone tratte in salvo tra cui il comandante. Si parla di oltre 400 dispersi.

Il grosso battello galleggia a testa in giù in un ampio tratto di fiume. Alcuni soccorritori sono saliti sulla nave capovolta e hanno cominciato a battere con dei martelli nella speranza di sentire voci e richieste d’aiuto.

Dall’interno si sono sentite urla e richieste di soccorso ma il recupero è molto difficile per via del maltempo. La maggior parte delle persone a bordo sono anziani quasi tutte di nazionalità cinese. 47 i membri dell’equipaggio.

Il battello turistico "Stella d'Oriente" capovolta sul fiume Yangtze
Il battello turistico “Stella d’Oriente” capovolta nel fiume cinese

Uno dei modi pensati dai soccorritori per estrarre i passeggeri sarebbe quello di ancorare la barca ad altre navi già nella zona, aprire dei varchi sul fondo con la fiamma ossidrica e da li cercare di tirare fuori uno per volta gli anziani turisti. L’operazione è in corso ma molto complessa e pericolosa, sebbene il relitto sul fiume Yangtze sia distante poche decine di metri dalla terra ferma.

La barca, la “Stella d’Oriente”, aveva non aveva inviato alcun segnale di emergenza. I media locali dicono che l’allarme è scattato dopo che alcune persone sono giunte a nuoto a riva e hanno allertato la polizia.

Scialuppe di salvataggio pronte per ospitare i sopravvissuti
Scialuppe di salvataggio pronte per soccorrere i sopravvissuti

Il battello turistico era in viaggio dalla città orientale di Nanjing a Chongqing, nel sud-ovest. Un viaggio di almeno 1.500 chilometri.

Pechino dice che la Cina non vedeva un disastro di tale portata da molto tempo. Il governo cinese, ha inibito ai giornalisti di avvicinarsi vicino il luogo del naufragio.  All’operazione di soccorso partecipano mille agenti.

Regionali, Grillo esulta e ironizza: "Ringrazio tutti, pure la Camorra"

Beppe Grillo nel suo video messaggio
Beppe Grillo nel suo video messaggio

Il leader del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo esulta dopo l’esito delle regionali. Un “boom” lo definiscono i grillini perché sono andatI “oltre le aspettative”. In Liguria per pochi voti non si sono piazzati al secondo posto lasciando la candidata Pd, raffaella Paita al terzo. Nelle altre sei regioni sempre terzi con performance che vanno dal 18 al 25 percento.

“STRAORDINARI”
“Ringraziamo tutti, gli attivisti, i parlamentari. E’ stata una campagna straordinaria fatta prevalentemente da loro in una maniera straordinaria, sempre in mezzo alla gente”, esordisce Beppe Grillo in un video messaggio sul suo blog.

L’ATTIVITA’ E IL GRAZIE IRONICO ALLA “CAMORRA”
“Abbiamo fatto di tutto per il Reddito di cittadinanza, per il microcredito alle PMI”, aggiunge sottolineando che “più di così non potevamo fare”. L’ex comico ringrazia “veramente di cuore”. “Sono entusiasta delle persone che stanno andando avanti in questo senso, ringrazio tutti, dall’ultimo attivista al primo dei parlamentari. Ringraziamo la camorra che invece di passare attraverso intermediari potrebbe fare una lista le prossime politiche con “la buona camorra”, ironizza.

“SAREMO PRESENTI IN TUTTE LE REGIONI”
“Per il resto noi non eravamo in queste sette regioni, ora ci siamo. Non possiamo che essere contenti nella nostra corsa verso il nostro sogno della democrazia diretta, dove i cittadini contano veramente”.

“NIENTE INCIUCI”
“Per quanto riguarda inciuci, accordi, assessorati la nostra linea è quella di dire “abbiamo un programma, se volete fare reddito di cittadinanza regionale ci siamo, se volete acqua pubblica ci siamo, se volete le rinnovabili ci siamo.” Per queste battaglie, come quella contro Equitalia siamo assolutamente disponibili, per il resto inciuci non ne facciamo e andiamo avanti imperterriti”.

“RENZI HA AVUTO CIO’ CHE MERITAVA”
“La cosa che mi ha un po’ scioccato è questo passare del Pd dal 41% alle percentuali di adesso. Questo poi va in Afghanistan… Ha avuto quello che si meritava. Essendo una marionetta messa lì lui si è convinto che i fili li tirava lui da solo. Si è automarionetizzato, è il primo caso di automarionetizzazione della storia d’Europa. Adesso ha capito che i fili non li tira lui ma qualcun altro e anche gli italiani iniziano a capirlo”.

“SIAMO SECONDI E ARRIVEREMO PRIMI”
“Vi abbraccio, noi continueremo. Io sarò sempre presente assieme a Casaleggio. Il M5S è la seconda, quasi la prima, forza del Paese. Andiamo avanti, – conclude – andremo sempre meglio.
Ringrazio tutti quelli che hanno avuto coraggio e ci hanno votato”.

Regionali, Renzi: "Avanti cosi". Ma in Liguria pesa il "suo errore" con Cofferati

Raffaella Paita (Ansa)
Raffaella Paita (Ansa)

“Il risultato del voto è molto positivo, andiamo avanti dunque con ancora maggiore determinazione nel processo del rinnovamento del partito e di cambiamento del paese”. E’ questo il commento del premier – segretario Pd al suo rientro dall’Afghanistan sulle elezioni regionali.

“Oggi – ha aggiunto – sono cinque le regioni guidate dal Pd e dal centrosinistra. Si è passati in un anno dal 6 a 6 ad un sonoro 10 a 2 sul centrodestra”. In realtà su veti regioni il centrosinistra ne governa 16, mentre il centrodestra solo 4. Un risultato che, sottolinea il premier in una nota, per il Pd è stato “davvero molto positivo”.

Dalla soddisfazione di Renzi ai malumori di Raffaela Paita, la “vittima sacrificale” in Liguria per effetto dell’ira di Sergio Cofferati che dopo la “sconfitta” delle primarie è furiuscito dal Pd e ha messo in campo un candidato insieme a Pippo Civati. Un uomo “non contro”, ma per “un’alternativa al Pd”. Con i voti di Pastorino, la Paita avrebbe vinto la sfida con Giovanni Toti, il neo governatore di Forza Italia che strappa la regione al Centrosinistra dopo dieci anni.

Ma ora “Niente accordi con la destra”, è il messaggio della donna sconfitta, ma quasi certamente nel Pd ci sarà una resa dei conti per ciò che è successo. Con Cofferati e Civati ormai fuori dal Pd, i malumori covano tra quanti all’indomani delle primarie dopo le quali l’ex segretario del Pd e della Cgil aveva denunciato brogli. Ieri Cofferati era onnipresente nelle tv nazionali e locali per rivendicare il “successo di Pastorino”.

Matteo Renzi durante la sua visita alle truppe italiane a Herat in  Afghanistan
Matteo Renzi durante la sua visita alle truppe italiane a Herat in Afghanistan (Ansa/P.Chigi)

“Non è stata una candidatura contro qualcuno”, ha spiegato. Ma dopo le vicende post primarie “nessuno a Roma ha ascoltato le mie denunce”. Per dire, tra le righe di chi mastica il politichese che “questo è il risultato e ve lo siete meritati”. Un messaggio subliminale a Renzi: hai commesso un errore.

Raffaella Paita era sostenuta dal governatore uscente Claudio Burlando. Una candidatura ragionata “e condivisa o imposta” attraverso “primarie falsate” dall’ex presidente ligure, dicono i bene informati che hanno conosciuto in questi mesi il “travaglio” e “l’umiliazione di Renzi”. Non l’avrebbe neanche chiamato per invitarlo a restare nel Pd.

Intanto il consigliere politico di Silvio Berlusconi festeggia e si gode la vittoria, come se la gode Emiliano in Puglia sulle divisioni del centrodestra.

Calabria, sindaco schiaffeggia il parroco che lo aveva criticato

Don Vincenzo Tassitani
Don Vincenzo Tassitani (web)

REGGIO CALABRIA – Una messa domenicale per dare ristoro spirituale ai fedeli si è trasformata in un set da film tipo “Peppino e don Camillo” con tanto di insulti e sberle. E’ accaduto a San Giovanni di Gerace, piccolo borgo nella Locride, nel reggino. Domenica mattina il parroco del centro locrese, don Vincenzo Tassitani, celebra la santa messa e nell’omelia non ha lesinato critiche al sindaco del paese, Giuseppe Vumbaca.

Evidentemente offeso dal parroco, da quanto si racconta, il primo cittadino appena appreso le “tiratine d’orecchie” del prete è andato a chiedere “chiarimenti”. Da una parola all’altra, il sindaco, secondo la versione del prete, gli avrebbe tirato uno schiaffo per “l’insopportabile gogna” subita davanti a tutti i fedeli. Il motivo delle critiche sarebbe che il comune guidato da Vumbaca, di professione avvocato, non avrebbe acquistato alcune pubblicazioni “sponsorizzate” dal parroco.

Secondo una prima ricostruzione, dopo il parapiglia e un’accesa discussione tra i due in canonica, il sindaco avrebbe messo le mani addosso al parroco con un ceffone che gli avrebbe provocato una contusione giudicata guaribile in tre giorni. Senza perdere tempo don Vincenzo ha presentato denuncia alla locale stazione dei carabinieri. A confermare l’aggressione al parroco ci sarebbero dei testimoni.

Elezioni regionali, in Campania vince De Luca. 7 a 2 per Renzi (con Emilia e Calabria)

De Luca indica a Renzi la sua vittoria
De Luca indica a Renzi la sua vittoria

Anche la Campania è quasi matematico andrà al centrosinistra. Quanto mancano poco meno di 300 sezioni su 5.835 la situazione vede Vincenzo De Luca al 40,96%, l’uscente Stefano Caldoro al 38,29 con uno scarto del 2,67%, secondo gli esperti difficile da recuperare.

Si può dire che l’ex sindaco di Salerno vince la sua sfida personale contro tutto e tutti, soprattutto nel suo partito, il Pd. Nonostante la sua “impresentabilità” e le liste di proscrizione fornire alla vigilia delle elezioni dalla Commissione Antimafia.

Terzo posto per Valeria Ciarambino che conquista il 17,75% dei voti. Il quadro di questa tornata elettorale è ormai completo. Al Centrosinistra vanno cinque regioni (Campania, Marche, Umbria, Toscana e Puglia), al Centrodestra due (Veneto e Liguria).

Con le elezioni regionali svolte lo scorso 23 novembre in Emilia Romagna e Calabria – entrambe andate al Centrosinistra – il risultato semi complessivo è di 7 regioni a 2 (mancano regioni come il Lazio, Basilicata, Lombardia, Piemonte e altre, tra cui quelle a statuto speciale, ma comunque in larga parte in mano Dem: su 20 regioni 16 sono centrosinistra e 4 centrodestra). Un risultato, quello di oggi, che fa emergere una sostanziale tenuta del Pd e un forte indebolimento del Centrodestra che ha ceduto a Renzi la Emilia e Calabria (novembre 2014) e oggi la Campania, compensata, però, dalla conquista della Liguria con Toti dopo dieci anni di governo rosso.

Bisognerà capire ora come si snoderà la vicenda su De Luca governatore dal momento che, dopo l’insediamento dovrebbe essere sospeso dalla legge Severino per la condanna subita dall’ex sindaco di Salerno. Due mesi fa da sindaco De Luca venne sospeso e poi reintegrato dal Tar, ma una sentenza della Cassazione non dà più la possibilità a chi è sospeso dalla Severino di ricorrere al tribunale amministrativo ma ai giudici ordinari. Una matassa molto aggrovigliata che nemmeno i piani alti di palazzo Chigi sanno come sbrogliare.

La situazione De Luca ha tenuto sotto scacco la maggioranza di governo per diversi mesi. La riabilitazione del Tar a primo cittadino di Salerno aveva indotto De Luca a pensare di fare la stessa cosa in regione. Ma non potrà più essere cosi, per decisione della Cassazione che oggi affida alle toghe ordinarie il compito di dirimere le controversie sulla Serverino. I tempi saranno molto più lunghi rispetto al Tar, con tutto ciò che ne potrebbe derivare in termini di “paralisi” dell’azione di governo delle amministrazioni.

Puglia, Stravince Emiliano sulle ceneri del Centrodestra. Umiliata Poli Bortone

Michele Emiliano al seggio mentre vota
NEO GOVERNATORE Michele Emiliano al seggio mentre vota (Ansa)

Al contrario del Veneto dove nonostante la scissione Tosi non hanno scalfito il trionfo annunciato di Luca Zaia, in Puglia scissioni e controversie hanno portato il magistrato Michele Emiliano (Pd) a guidare la regione dopo il decennio di Nichi Vendola.

L’ex sindaco di Bari, con il 47,41%  stravince nelle divisioni a destra che viene beffato anche dal Movimento Cinque Stelle: Antonella Laricchia al momento ottiene il secondo posto col 18,18% dei consensi. I grillini, secondo partito in Consiglio potrebbero vedersi l’apertura al governo con Emiliano. Terzo il candidato di Fitto e di Fratelli d’Italia, l’oncologo Francesco Schittulli che ottiene il 17,97. Umiliata la candidata di Forza Italia, Adriana Poli Bortone con il 14,61 percento.

Ed è proprio da quest’ultima che è sorta la confusione nel centrodestra. Fitto a parte, le cui posizioni contro il cavaliere avevano aperto le ostilità, la Poli Bortone, iscritta a Fratelli d’Italia, sceglie di sostenere in un primo momento Schittulli, candidatura calata da palazzo Grazioli su cui Fitto ha trovato convergenza. Una posizione quella del dissidente che ha spiazzato Roma e costretto Berlusconi a rivedere la sua strategia.

Adriana Poli Bortone
Adriana Poli Bortone, candidata di Forza Italia e Lega arriva al 4° posto

Gia in campagna elettorale per l’ex presidente della Provincia di Bari, la Poli Bortone si vede offerta la candidatura da Forza Italia alla presidenza della regione Puglia. Lei accetta con Giorgia Meloni che storce il naso. Alla fine l’ex ministro rimane isolata, con il suo ormai ex partito Fdi in campo per Schittulli. Una confusione che fatto brindare con largo anticipo Michele Emiliano.

La Lega di Salvini schierata con Forza Italia non replica il boom delle altre regioni. Appena sopra il 2 percento. In Puglia il centrodestra è tutto da ricostruire. Fitto ha annunciato il suo nuovo movimento “Conservatori e Riformisti” che può contare già su un ragguardevole 10 percento ottenuto in questa tornata da “Oltre con Fitto”. Chissà fosse questo un punto di ripartenza…

Liguria, lo "sgarbo" a Cofferati è costata la regione a Renzi

Sergio Cofferati e Raffaella Paita lo scontro interno al Pd ha dato la vittoria a Toti
Sergio Cofferati e Raffaella Paita lo scontro interno al Pd ha dato la vittoria a Toti

Lo “sgarbo” ricevuto da Sergio Cofferati alle primarie del centrosinistra è costata a Matteo Renzi la conquista della Regione Liguria. Cosi, dopo dieci anni di centrosinistra, la Liguria cambia e sceglie un presidente di Regione di centrodestra.

E’ Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi e candidato per il quale si sono riuniti Forza Italia, Lega nord, Fratelli d’Italia e centristi di Area Popolare. Bruciante la sconfitta per Raffaella Paita, candidata del Pd lanciata dal presidente uscente Claudio Burlando, che ha accusato la sinistra e il suo candidato, l’ex Pd Luca Pastorino, di avere “cinicamente” aiutato l’avversario di centrodestra dividendo i sostenitori del Pd. Pastorino, ha messo su la sua candidatura dopo la frattura con l’ex segretario Pd e Cgil.

Il risultato finale è netto: Toti 34,7%, Paita 27,7%. Oltre a Toti, secondo il quale il voto mette un’ipoteca su palazzo Chigi, esultano anche il M5s, che arriva al 22,3% ed è secondo in Liguria con la candidata Alice Salvatore al 24,9% (terza), e la Lega Nord che va oltre le aspettative con il 20,28 percento. Salvini è stato determinante. La vittoria di Toti è infatti merito soprattutto del boom leghista.

Il Carroccio è terzo partito mentre Forza Italia si ferma al 12,9%. Il Pd, che, come fa notare Luca Pastorino, perde il 18% rispetto alle europee di un anno fa, si consola con il primato tra i partiti al 25,5%. I numeri della vittoria di Toti potrebbero garantire la governabilità ha annunciato lo stesso vincitore intorno alle 2.30 di stanotte quando proiezione dopo proiezione si è capito come finiva la sfida.

“Quando il centrodestra si presenta come coalizione unita, coesa e con un programma serio vince. E la Liguria ne è la dimostrazione” ha detto dopo avere ricevuto telefonate di congratulazioni da Silvio Berlusconi e da Matteo Salvini: “La coalizione ha i numeri per governare” ha aggiunto. Paita ha commentato al telefono con l’Ansa la sconfitta dando la colpa a Pastorino autore di “un’operazione cinica che ha consegnato la Regione ad “un uomo di Berlusconi”.

Pastorino replica a Paita: “non è colpa mia se ha perso, la colpa è sua e di Renzi che hanno distrutto il loro partito. Toti non avrà i numeri per governare e e rivedremo un patto del Nazareno al pesto”.

Edoardo Rixi, vicesegretario federale della Lega che ha ritirato la candidatura a favore di Toti esulta “perchè la Lega ha trascinato il centrodestra alla vittoria” e la candidata del Movimento 5 Stelle parla di “una vittoria storica” per il movimento alla prima prova in regione Liguria. Alice Salvatore, infatti si ferma al terzo posto col 24,85%.

Elezioni regionali. E' 5 a 2. In Liguria Toti. Campania forse a De Luca

Genova ,Giovanni Toti (FI) eletto Presidente della Regione Liguria (Ansa)
Genova ,Giovanni Toti (FI) eletto Presidente della Regione Liguria (Ansa)

Dopo la maratona notturna nello spoglio delle sette regioni per le elezioni regionali, c’è quasi una certezza. Che si va verso il 5 a 2 per il Centrosinistra a cui vanno Puglia, Umbria, Marche, Toscana e con molta probabilità la Campania. Al Centrodestra vanno Liguria e Veneto.

In Campania, nonostante le liste di proscrizione della Commissione Antimafia, resta saldo in testa Vincenzo De Luca, con uno scarto di due punti su Stefano Caldoro quanto sono state scrutinate 3.974 su 5.835. L’ex sindaco di Salerno è al 40,27%, il presidente uscente al 38,24%. Sarà sfida all’ultimo voto.

Per il Centrosinistra non vi erano dubbi sin dalle prime proiezioni delle affermazioni di Michele Emiliano in Puglia. L’ex sindaco di Bari a tre quarti di sezioni scrutinate si trova al 47,29%. A seguire Antonella Laricchia del Movimento 5 Stelle con il 18,23%. Poi Francesco Schittulli sostenuto da Raffaele Fitto e altre civiche con il 18,13. La candidata di Forza Italia Adriana Poli Bortone (Forza Italia) al quarto posto col 14,52.

In Umbria, governatrice uscente, Catiuscia Marini (centrosinsitra) vince alla fine con il 43,14% sul candidato di centrodestra Claudio Ricci,  38,95, che nelle prime proiezioni aveva fatto sperare il Centrodestra per un 4 a 3.

In Toscana il presidente uscente del Pd Enrico Rossi ottiene il bis. Il 48,04% per lui, mentre il 20,09% va a Claudio Borghi, candidato della Lega più civiche. Giacomo Giannarelli, M5S, arriva terzo con il 14,96%.

Nelle Marche vince Luca Ceriscioli (Centrosinistra) con il 41,04%. Giovanni Maggi del M5S arriva secondo col 21,80%, il candidato leghista Francesco Acquaroli al terzo posto con il 18,99%. Scarso il bottino del Centrodestra (FI + Ap) che con l’uscente Gian Marco Spacca si piazza al quarto posto con il 14,21%.

Per il Centrodestra in Veneto il leghista Luca Zaia 50,52%,  “doppia” Alessandra Moretti del Pd (22,86%),e lascia molto più indietro il fuoriuscito Flavio Tosi, arrivato quarto con l’11,37%. Jacopo Berti del M5S si piazza al terzo posto col 11,82%.

La sorpresa arriva però dalla Liguria dove il consigliere politico di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti, quando mancano una ventina di sezioni è al 34,53%, seguito ad una certa distanza dalla Dem Raffaella Paita 27,90%, con la M5S Alice Salvatore terza col 24,84% e Luca Pastorino, candidato della sinistra (Civati-Cofferati) quarto col 9,27%.

Con il Pd che, come lo stesso premier Matteo Renzi aveva avvertito nei suoi comizi, paga la prima vera scissione a sinistra. “Il cinico disegno di Cofferati, Civati, Pastorino si realizza compiutamente”, ha commentato la candidata del Pd Raffaella Paita nella notte.

In ogni caso il dato emblematico di queste consultazioni regionali è soprattutto la bassa affluenza alle urne: si è recato ai seggi solo il 52,2% degli italiani nelle sette regioni in cui si votava, quasi 12 punti in meno rispetto al 64,1% delle precedenti consultazione omologhe a quelle di ieri dove però si votava domenica e lunedì fino alle 15.

 

Elezioni regionali, forse è 4-3 per Pd. De Luca in vantaggio

Giovanni Toti al seggio - Elezioni regionali 2015
Giovanni Toti al seggio (Ansa)

Molta prudenza, ma alcune tendenze paiono consolidarsi in queste elezioni regionali. I primissimi risultati sembrano dare in Liguria Giovanni Toti (FI) tra 28% e 32%, Alice Salvatore (M5S) tra il 25% e il 29%, Raffaella Paita (Pd) tra 21,5% e 25.5%, Luca Pastorino (Lista Pastorino) tra 11 e 15%.

Giallo – Un risultato che sembrerebbe però smentito dalle proiezioni di Piepoli che danno Toti oltre il 31,7%, la Paita al 30,5 e Alice Salvatore al 23%. Con un dato curioso: che Postorino otterrebbe oltre il 10 percento. Risultati che arrivano a rilento e nella elaborazione vi è un comprensibile caos. E’ ancora molto presto, quindi, per sbilanciarsi.

In Campania Vincenzo De Luca (Pd) è al 43.3%, Stefano Caldoro al 35.6%, Valeria Ciarambino (M5S) al 18.6%: questa la prima proiezione dell’Istituto Piepoli per Rai per la Regione Campania. Il campione scrutinato sarebbe dell’8 percento.

In Puglia è sorpresa non tanto per Michele Emiliano (Pd) saldamente in testa con il 44,5%, ma per Antonella Laricchia (M5S) col 20%. Segue poi Francesco Schitulli con il 17,1%, candiato di Fitto e Fratelli d’Italia. Adriana Poli Bortone, candidata di Forza Italia, al momento sarebbe quarta.

Toscana Enrico Rossi (Pd) al 47.1%, Claudio Borghi (Lega-Fdi) al 18.8%, Giacomo Giannarelli (M5S) al 16.5%. Questa la prima proiezione dell’Istituto Piepoli per la Toscana (copertura 5,7%).

In Veneto Luca Zaia della Lega è in testa con il 44,7%. Seguono Alessandra Moretti (Pd) con il 25,5% e Flavio Tosi con il 14,3%.  Tutti risultati molto provvisori.

Marche Luca Ceriscioli (Pd) in testa con il 39%, Giovanni Maggi (M5S) al 24.8% e Francesco Acquaroli (Lega-Fdi) al 16%: questa è la prima proiezione dell’Istituto Piepoli per Rai per la Regione Marche dove l’ex presidente Gian Mario Spacca risulta fuori dal podio.

In Umbria, al momento risulta essere primo il candidato del centrodestra Ricci con oltre il 31 percento. Segue l’uscente Catiuscia Marini con il 30,3%. Terzi i Cinquestelle.

“Se fossero confermate le tendenze che stanno emergendo nel dibattito tv, il 5 a 2 sarebbe un importante risultato per il Pd. Aspettiamo di vedere i dati definitivi”. Così il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini.

Quando sono noti i dati relativi a circa il 50% dei comuni sul totale di 1.456 di Veneto, Liguria, Umbria e Campania (le regioni di cui il Viminale rende noti i dati elettorali) l’affluenza alle urne per le elezioni regionali, rilevata alle ore 23 di oggi, va attestandosi intorno al 52%. Nelle precedenti omologhe superava il 62%.

Quando sono noti i dati relativi a circa il 50% dei comuni sul totale di 512, l’affluenza alle urne per le elezioni comunali, rilevata alle ore 23 di oggi, va attestandosi intorno al 64% (il dato diffuso dal Viminale, non tiene conto delle comunali in corso in Friuli Venezia Giulia e Sicilia). Nelle precedenti omologhe superava il 72%.

Affluenza elezioni regionali. Alle 19 il 39,2%. Nel 2010 si votò in 2 giorni

Il candidato a governatore della Campania Vincenzo De Luca mentre vota a Salerno - alle 19 affluenza elezioni regionali al 39,2 percento
Il candidato a governatore della Campania Vincenzo De Luca mentre vota a Salerno (Ansa/Pica)

Affluenza elezioni Amministrative alle 19 è del 48,96%, quella per elezioni regionali del 39,24%. Quando mancano circa due ore alla chiusura dei seggi, si vota fino alle 23, è questo il dato del Viminale sull’election day cui sono stati chiamati alle urne quasi 23 milioni di italiani. Alle 19, l’affluenza rilevata dal ministero dell’Interno per le regionali è del 39,24 percento. Nelle precedenti elezioni regionali del 2010 si votò in due giorni. Alle ore 12 l’affluenza è stata del 15,7 percento.

E’ stata invece del 48,96% l’affluenza alle urne rilevata alle 19 per le elezioni comunali in 512 centri chiamati al voto (il dato diffuso dal Viminale, non terrebbe conto delle comunali in corso in Friuli Venezia Giulia e Sicilia). Anche in questo caso, nelle precedenti elezioni amministrative si votò domenica e lunedi fino alle 15.

IL VOTO DEI BIG
Il premier Matteo Renzi, intorno a mezzogiorno ha votato a Pontassieve (Firenze), accompagnato dalla moglie Agnese. Accompagnato dai figli Piero e Roberto, l’ex sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, candidato Pd alla presidenza della Regione Campania, si è recato alle urne stamattina nel rione Carmine di Salerno.

Al termine del voto, De Luca, che non ha rilasciato nessuna dichiarazione ai giornalisti presenti, si è diretto, a piedi, verso l’abitazione che si trova poco distante dal seggio. Il Presidente della Campania, Stefano Caldoro, candidato per il centrodestra alla Presidenza della Regione, si è recato alle urne a Napoli poco dopo le 11:30. Caldoro era con la moglie, Annamaria Colao, la figlia Alessia e la suocera.

A Giugliano (Napoli) ha votato il presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone. Nel comune a Nord di Napoli, si vota anche per il rinnovo del Consiglio comunale. A Terlizzi, sua città natale, ha votato il presidente uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Vendola, che ha governato la Regione per due legislature, non si è ricandidato.

Il centrosinistra ha candidato l’ex sindaco di Bari e segretario regionale del Pd, Michele Emiliano, che ha vinto le primarie ed è appoggiato da una serie di liste tra cui quella del presidente uscente Vendola. La prima a presentarsi ai seggi in Veneto è stata la candidata del centrosinistra Alessandra Moretti, alle 10.30. Luca Zaia, attuale governatore leghista, in corsa per la rielezione, ha espresso il suo voto alle 13.05 a San Vendemiano (Treviso).

Siparietto al seggio tra Beppe Grillo e la moglie Parvin Tadjk nel seggio di Sant’Ilario. Alla moglie ha detto: “Sai come votare? Ti ho spiegato tutto”. La signora ha risposto: “Sì, sì. Certo che lo so”. A quel punto Grillo ha scherzato con il presidente di seggio chiedendo di poterla riprendere con il telefonino per verificare “cosa combina”.

Il presidente ha sorriso e ha detto “Sa benissimo che non è possibile”. “Di Maalox ne ho sempre una scorta dietro, ma sono ottimista per la nostra Alice Salvatore” (candidata M5S in Liguaria, ndr), ha detto Beppe Grillo uscendo dal seggio, riferendosi alla candidata del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione Liguria.

Abruzzo, scontro tra due aerei acrobatici. Morto il pilota Marco Ricci

Il "Quei bravi ragazzi team" di Sassuolo. Nel cerchio rosso, la vittima: Marco Ricci. In quello giallo il pilota che si è salvato: Luigi Franceschetti
Il “Quei bravi ragazzi team” di Sassuolo. Nel cerchio rosso, la vittima: Marco Ricci. In quello giallo il pilota che si è salvato: Luigi Franceschetti

TERAMO – Due velivoli leggeri della pattuglia acrobatica “Quei Bravi ragazzi”, con team di base a Sassuolo, si sono scontrati nel cielo di Tortoreto, ad Alba Adriatica, (Abruzzo) e sono precipitati in mare. Un pilota è morto, mentre l’altro si salvato. La vittima si chiamava Marco Ricci, di Siena. Il corpo è stato filmato dai vigili del fuoco all’interno della carlinga capovolta in acqua, non distante però dalla spiaggia.

L’incidente è avvenuto vicino la spiaggia sotto gli occhi di numerose persone che stavano assistendo all’esibizione dal lungomare Marconi, nella località abruzzese. La giornata doveva prevedeva la partecipazione del 15° stormo delle frecce tricolori dell’Aeronautica militare che doveva esibirsi nel pomeriggio.

La pattuglia in volo prima dello spettacolo delle Frecce Tricolore era composta da 4 aerei che si sono divisi a coppie per fare un numero a volo rovesciato. Quando si sono rigirati per riprendere la posizione, come si vede in video amatoriale, due si sono toccati con la coda. Uno ha avuto l’ala spezzata ed è precipitato a picco in acqua, mentre l’altro è riuscito a planare e si è fermato, ammarando, poco distante della riva all’altezza dello chalet Copacabana a Tortoreto.

L'aereo su cui viaggiava in mare Marco Ricci dopo l'incidente aereo (Ansa)
L’aereo su cui viaggiava in mare Marco Ricci dopo l’incidente aereo (Ansa)

L’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo (Ansv) ha aperto un’inchiesta. L’incidente ha coinvolto due velivoli leggeri autocostruiti. Il primo aereo è modello Rv-7 con marche I-Amel; il secondo modello Rv-8 con marche I-Lovi.

Dopo l’incidente è stata sospesa la manifestazione delle Frecce Tricolori prevista per le ore 17. Fonti militari hanno confermato che la pattuglia acrobatica tricolore non è coinvolta in alcun modo nell’incidente.

GUARDA IL VIDEO DELLO SCONTRO IN VOLO

Ancora incerte le cause dell’incidente in cui ha perso la vita Marco Ricci. Secondo un testimone che stava passeggiando sul lungomare di Tortoreto “c’è mancato poco alla strage. “Abbiamo visto – racconta Marco Valenti ai reporter locali – i due aerei volare a bassa quota e non molto velocemente. Quando si sono scontrati abbiamo sentito il botto e in pochi secondi sono caduti in mare, a poca distanza dalla spiaggia. C’è mancato veramente poco alla strage, la spiaggia era piena di gente in quel momento. C’è da dire – osserva – che i soccorsi sono arrivati istantaneamente, sia via mare sia via terra”.

Un fotogramma dell'aereo dello sfortunato Marco Ricci mentre precipita
Un fotogramma dell’aereo dello sfortunato Marco Ricci mentre precipita

Il racconto del pilota salvo “Mi è entrato dentro”. Queste le parole del pilota che si è salvato. Luigi Wilmo Franceschetti, 43 anni di Brescia, che dopo lo scontro con l’aereo è riuscito ad ammarare quasi sulla riva. È stato recuperato dai bagnanti ai quali ha lasciato la prima testimonianza. I soccorritori stanno cercando di recuperare il velivolo che si trova in acqua copovolto, non distante dalla battigia.

Il team “Quei Bravi Ragazzi Team” è una pattuglia acrobatica civile a 4 o 5 velivoli costituitasi nel 2009 e, nell’attuale assetto, nel 2011. Con i i velivoli dai colori bianco e rossi i piloti con grande esperienza hanno effettuato decine di esibizioni in tutta Europa.

La vittima Marco Ricci era considerato da tutti un “bravo pilota e una persona perbene”. Il team “Quei bravi ragazzi” di Sassuolo – che organizzava voli acrobatici in tutta Europa –  perde un “punto di riferimento saldo per esperienza e capacità”. Saranno ora le autorità competenti a stabilire le cause del drammatico incidente.

AEREO RISCHIA A CASTELLO DI SANTA SEVERA: IRA DEI BAGNANTI
Intanto un ultraleggero è quasi precipitato senza danni nei pressi del Castello di Santa Severa, vicino Roma. Secondo quanto si è appreso dai vigili del fuoco, intervenuti sul posto, a bordo ci sarebbero state due persone rimaste ferite.

A quanto riferito dai vigili del fuoco, il velivolo sarebbe precipitato a riva davanti al castello di Santa Severa in un tratto di spiaggia dove non c’erano bagnanti. I vigili del fuoco sono intervenuti con diverse squadre e i sommozzatori.

L’ultraleggero precipitato a Santa Severa è caduto in un tratto di costa molto vicino alla spiaggia, frequentato da bagnanti. Secondo informazioni il velivolo aveva anche volato per un po’ sopra la spiaggia irritando i bagnanti, e quando è precipitato le persone in spiaggia, per la paura e per la rabbia, hanno tentato di aggredire il pilota.

Fortunatamente i momenti di tensione non sono sfociati in qualcosa di serio, e poi i due occupanti del velivolo sono stati soccorsi. Il pilota, sempre a quanto si apprende, è abbastanza esperto e infatti è riuscito con una manovra ad evitare il peggio. Il pilota e il passeggero se la sono cavata con ferite non serie e sono entrambi ricoverati in codice giallo. E per poco non sono stati linciati.

Elezioni amministrative 2015, scarsa affluenza: alle 12 il 15,7 percento.

Renzi e la moglie Agnese al voto a Pontassieve - elezioni regionali  - elezioni amministrative 2015
Renzi e la moglie Agnese al voto a Pontassieve (Ansa)

Scarsa l’affluenza alle Elezioni amministrative 2015 registrata alle ore 12. Solo il 15.7% degli aventi diritto, si sono recati alle urne nell’election day del 31 maggio, giornata unica che raggruppa il voto sia per le elezioni regionali che per le comunali. Rispetto al 2010 il dato è quasi il 5% in meno, ma si votò in due giorni. Quasi 23 milioni gli italiani chiamati ai seggi. Le regioni che rinnovano i consigli regionali ed eleggono i rispettivi governatori sono Toscana, Veneto, Liguria, Umbria, Marche, Campania, Puglia e 742 comuni di cui 17 capoluoghi di provincia: Venezia, Rovigo, Lecco, Mantova, Arezzo, Fermo, Macerata, Chieti, Andria, Trani, Matera, Vibo Valentia, Agrigento, Enna, Sanluri, Nuoro e Tempio Pausania

Per le comunali, quando sono noti i dati relativi a circa il 50% dei comuni sul totale di 512, l’affluenza rilevata alle 12 va attestandosi intorno al 20,4% (il dato diffuso dal Viminale, non tiene conto delle comunali in corso in Friuli Venezia Giulia e Sicilia). Nelle precedenti omologhe si votò in due giorni.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha votato alla sezione numero 3 alla scuola De Amicis a Pontassieve (Firenze). Accompagnato dalla moglie Agnese, Renzi è arrivato intorno a mezzogiorno e dopo aver salutato tutti gli scrutatori e il presidente del seggio, ha presentato il documento e la scheda elettorale e subito dopo l’ha depositato nell’urna.

De Luca al voto insieme coi figli – Accompagnato dai figli Piero e Roberto, l’ex sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, candidato Pd alla presidenza della Regione Campania, si è recato alle urne, questa mattina e ha votato nella sezione elettorale ‘Liceo Da Procida’ di Salerno, nel rione Carmine di Salerno, nel seggio 24. Ad attendere il candidato del centrosinistra all’esterno del seggio molti curiosi. Al termine del voto, De Luca, che non ha rilasciato nessuna dichiarazione ai giornalisti presenti, si è diretto, a piedi, verso l’abitazione che si trova poco distante dal seggio.

Il presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, ha votato a Giugliano (Napoli) nel seggio nella scuola elementare di via Antica Giardini. A Giugliano, comune a Nord di Napoli, si vota, oltre che per le Regionali, anche per il rinnovo del Consiglio comunale.

Presidente Vendola ha votato a Terlizzi – Il presidente uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha votato poco fa a Terlizzi, città natale, nel seggio elettorale allestito al 2/o Circolo didattico ‘San Giovanni Bosco’. Vendola, che ha governato la Regione per due legislature, non si è ricandidato. Il centrosinistra ha candidato l’ex sindaco di Bari e segretario regionale del Pd, Michele Emiliano, che ha vinto le primarie ed è appoggiato da una serie di liste tra cui quella del presidente uscente Vendola.

Grillo al seggio, istruzioni alla moglie – Siparietto al seggio tra Beppe Grillo e la moglie Parvin Tadjk. Il leader del Movimento 5 Stelle, appena entrato nel seggio elettorale di Sant’Ilario, scherzando ha detto alla moglie: “Sai come votare? Ti ho spiegato tutto”. La signora ha risposto: “Sì, sì. Certo che lo so”. A quel punto Grillo ha scherzato con il presidente di seggio chiedendo di poterla riprendere con il telefonino per verificare “cosa combina”. Il presidente ha sorriso e ha detto “Sa benissimo che non è possibile”.

“Le elezioni locali hanno valenza locale”: glissa così Matteo Renzi la domanda sul valore delle elezioni. “Faccio un appello, e parlo di europee visto che sono in silenzio elettorale, abituiamoci a pensare che il voto serve per quello per cui si vota. Francamente – aggiunge – per me le europee hanno un grande valore. Per me il punto centrale è cambiare la politica europea. Se ogni volta il voto è un sondaggio sul gradimento del governo finisce, ad esempio con le europee, che si mandano in Europa persone che stanno lì solo perché sono più o meno amiche del capo del governo o dell’opposizione. A settembre quando avremo finito di fare le riforme l’Italia in Europa inizierà con determinazione che non immaginate una battaglia contro l’austerity. Non dico che andremo a fare casino, ma ci si avvicina”.

Grillo, ho scorta di Maalox ma ottimista per Alice – “Di Maalox ne ho sempre una scorta dietro, ma sono ottimista per la nostra Alice Salvatore”. Lo ha detto Beppe Grillo uscendo dal seggio di Sant’Ilario dopo aver votato, riferendosi alla candidata del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione Liguria. Grillo citò il farmaco Maalox dopo il voto per le Europee in cui il Pd superò il 40% e il Movimento 5 Stello registrò una frenata nella crescita. “Oggi è una bella giornata, mi sento bene e sono ottimista. I risultati li aspetterò a casa. Alice può vincere”, ha detto Grillo.

L’arrivo di Renzi al Festival dell’Economia di Trento è stato contestato da un gruppo di sindacalisti di Base. I manifestanti dapprima sono sfilati in corteo per le vie del centro storico della città e quindi hanno organizzato un presidio davanti al centro Santa Chiara dove è in programma l’incontro di Renzi con il Primo ministro francese Valls. I manifestanti protestano in particolare contro il governo Renzi che, dicono “non ha in alcun modo scalfito gli alti livelli di disoccupazione, sopratutto femminile e giovanile, generando in compenso nuove insicurezze tra gli occupati”.

Intanto Roberto Speranza difende il sindaco di Salerno inserito nella lista degli “impresentabili”. “Conosco bene De Luca – dice all’Ansa – e vedere il suo nome accostato all’Antimafia è in totale contraddizione con il suo impegno e con la sua storia che sono stati sempre rivolti al servizio esclusivo della comunità”.

Roma, dramma ad Ariccia. Mamma e figlio si suicidano. Giù dal ponte per 50 metri

Il luogo sotto il ponte ad Ariccia dove sono stati ritrovati i corpi di madre e figlio
Il luogo sotto il ponte ad Ariccia dove sono stati ritrovati i corpi di madre e figlio (by Luciano Sciurba)

Duplice suicidio ieri sera ad Ariccia, in provincia di Roma, dal ponte monumentale della via Appia tristemente noto per questo tipo di episodi tanto da essere soprannominato “il ponte dei suicidi”. Una madre di 56 anni e figlio di 34 si sono lanciati nel vuoto facendo un volo di oltre cinquanta metri.

I due sono morti sul colpo. Entrambi vivevano nella capitale. Al momento non si conoscono le cause del gesto. Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato di Albano chiamati da alcuni passanti e le salme sono state trasferite al policlinico di Tor Vergata dove verrà eseguita l’autopsia.

Il Ponte noto "dei suicidi" ad Ariccia da dove si sono gettati madre e figlio
Il Ponte noto “dei suicidi” ad Ariccia da dove si sono gettati madre e figlio

A nulla sono servite le reti di protezione poste appunto per evitare gesti estremi. Madre e figlio, avevano deciso di farla finita e si sono lanciati nel vuoto per quasi cianquanta metri ai margini del piazzale accanto a boscaglia. Sulla volontarietà del drammatico gesto gli inquirenti sembra non abbiano dubbi. Il duplice suicidio è avvenuto ieri sera. Sarà l’esame autoptico a stabilire l’ora della morte.

Da una prima ricostruzione sembra che mamma e figlio fossero arrivati da Roma diretti ad Ariccia dove c’è il ponte dei suicidi. Appena sul ciglio del ponte, intenti a scavalcare le reti di protezione pare che dei passanti abbiano tentato di farli desistere dal loro gesto. Senza però riuscirci.

Dopo la tragedia sono stati subito allertati la polizia e i vigili urbani di Ariccia e i vigili del fuoco che sono arrivati nell’immediatezza con ambulanze. Sul posto è giunta la polizia scientifica per i prmi rilievi e per ricostruire la dinamica.

Migranti, ancora morti nel Mediterraneo. 17 cadaveri e 217 persone salvate

Migranti soccorsi dalla Marina Militare
Migranti soccorsi dalla Marina Militare (Archivio)

Ancora morti nel canale di Sicilia e ancora inerzia dell’Ue. Diciassette cadaveri sono stati recuperati ieri su un gommone carico di migranti, al largo della Libia, dai marinai della nave Fenice, della Marina Militare, intervenuti in soccorso dell’ imbarcazione in difficoltà. A bordo, vicino ai morti, 217 migranti tratti in salvo. Stavolta non è stato un naufragio.

Accertamenti sono ancora in corso sulle cause della morte delle 17 vittime. Potrebbero essere morte di stenti, o magari calpestate nel tentativo di conquistare un posto, come già accaduto su un altro gommone soccorso nel Canale di Sicilia all’inizio di maggio.

Secondo quanto apprende l’Ansa, il gommone con 234 persone a bordo è stato raggiunto dalla nave Fenice, nell’ambito del dispositivo “Mare sicuro”, dopo una richiesta di soccorso fatta con un telefono satellitare. Raggiunto il gommone, gli uomini della Marina hanno recuperato i 17 cadaveri, e trasferito sulla nave Fenice i 217 migranti superstiti, i quali saranno ora identificati ed interrogati per chiarire le cause della tragedia.

I viaggi della speranza, che sempre più spesso finiscono in morti disperate, non conoscono tregua. Nelle ultime 24 ore sono state soccorse al largo della Libia 3.300 persone in 17 diverse operazioni, tutte coordinate dal Centro Nazionale Soccorsi della Guardia Costiera. Ai soccorsi hanno partecipato unità della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza, della Marina Militare italiana, delle Marine tedesca e Irlandese, oltre a unità navali inquadrate nel dispositivo Triton e a mercantili dirottati in direzione di gommoni e barconi in difficoltà.

E poco prima che giungesse la notizia dei 17 morti il premier Matteo Renzi, parlando ad Ancona, ha rivolto un nuovo appello all’Unione europea. “Non accetteremo mai di cancellare secoli di civiltà. Quando il barcone è affondato – ha detto riferendosi al naufragio del 19 aprile – i leader europei hanno accettato di fare una riunione straordinaria e sono arrivati tutti visibilmente commossi. E’ passato un mese, sembra sia stato cancellato tutto. Ma noi andremo a recuperare quella nave a 387 metri di profondità per dare ai fratelli e alle sorelle che sono lì sepoltura”.

“Dirò anche domani ai miei partner europei – ha aggiunto ancora il premier – che non si inabissa la coscienza” Ed è di ieri l’accorato appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Troppi morti” ci sono voluti per risvegliare almeno un po’ la “coscienza collettiva” di un’Europa che stenta ancora a comprendere come quello dell’immigrazione sia ormai “un dramma epocale” che rischia di far smarrire gli ideali fondanti dell’Unione, ha detto ieri a Londra, ponendo la questione al centro di un discorso di impronta fortemente europeista. In cui ha espresso “grande rammarico” per “il ritardo con cui la macchina europea si è messa in moto” sulla tragedia dei migranti. “Troppi morti, purtroppo – aveva concluso – sono stati necessari per risvegliare la nostra coscienza collettiva”.

Blatter stravince nonostante la puzza di corruzione in Fifa

Sepp Blatter festeggia coi i delegati Fifa
Sepp Blatter festeggia coi i delegati Fifa

Non è bastato uno scandalo per corruzione per schiodarlo dalla poltrona su cui siede da circa 17 anni. Sepp Blatter ce l’ha fatta ancora a essere rieletto presidente della Fifa. Forte delle sue intense relazioni internazionali e della sua tenacia. Lo chiamano “l’Intoccabile”, l’uomo attorno a cui i cicloni cambiano direzione e si diradano verso l’oblio. Blatter da ieri resta saldo l’uomo più potente del gioco più popolare del mondo.

Ha vinto il quinto mandato, nonostante una settimana segnata da arresti, indagini negli Stati Uniti per corruzione e l’Fbi che gli ha decapitato i vertici. Blatter, per prevalere, è riuscito a ottenere i voti necessari già al primo turno. Sepp ha ottenuto 133 voti, rispetto ai 73 ottenuti dal principe di Giordania Ali bin al-Hussein, che si è ritirato. Sette in meno della maggioranza qualificata.

“Io non sono perfetto, nessuno è perfetto”, ha esordito. “Mi prendo la responsabilità di riportare onore nella Fifa. Dio e Allah ci aiuteranno a riportare in alto la nostra organizzazione”. Il presidente, quasi 80enne promette che lascerà dopo questi quattro anni.

Sepp Blatter coi i delegati   Fifa
Sepp Blatter coi i delegati Fifa

“Avrei potuto ricevere più voti ma andiamo avanti. Ringrazio tutti per avermi dato la possibilità di guidare ancora il calcio per i prossimi 4 anni”, ha affermato nel suo discorso appena rieletto alla presidenza della Fifa.

Blatter nel suo discorso ha sfiorato la retata dell’Fbi. “La presunta corruzione in Fifa è stato il risultato di “alcuni” individui, non dell’intera organizzazione”. Individui che lo affiancavano e con cui lavorava in strettissimo raccordo.

“Sono disposto ad accettare che il presidente della Fifa – ha detto – sia responsabile di tutto, ma vorrei condividere questa responsabilità con voi”, ha detto gli elettori al 65° Congresso Mondiale. “Non possiamo controllare tutto ciò che succede nel calcio”.

Sepp Blatter durante il suo discorso dopo la vittoria del quinto mandato
Sepp Blatter durante il suo discorso dopo la vittoria del quinto mandato

“Oggi è una giornata nera. Ha perso il calcio e quelli che lo amano”: Luis Figo, a lungo candidato alla presidenza della Fifa e poi ritiratosi a pochi giorni dal voto, commenta così, con un post sui social network la rielezione di Sepp Blatter. “Non si può condurre la Fifa facendo piazza pulita delle più elementari regole di trasparenza, legalità e democrazia”, scrive il portoghese.

Secondo Figo, se Blatter si preoccupasse realmente del calcio “dovrebbe dimettersi nei prossimi giorni”. “Non mi pento di nulla – scrive ancora Figo – Ho lottato e insistito per la rigenerazione di una organizzazione che deve cambiare rotta. Viviamo in una situazione di emergenza, e il calcio è pesantemente influenzato dalla situazione attuale”.

“Abbiamo forse perso una battaglia ma la guerra non è finita. Continuerò a lottare per una Fifa migliore” è questo il commento alla rielezione di Sepp Blatter del presidente della Federazione olandese Michael van Praag, candidato alla presidenza della Fifa prima di ritirarsi a qualche giorno dal voto.

“Il signor Blatter conosceva e tollerava la corruzione. La sua rielezione dimostra che l’organizzazione Fifa è malata”. “Sono orgoglioso del fatto che la Uefa abbia difeso e sostenuto un movimento favorevole al cambiamento all’interno della Fifa”. E’ durissimo Michel Platini, che accusa Blatter frontalmente come già aveva fatto il giorno del blitz e prima ancora Diego Armando Maradona.

Impresentabili, "guerriglia" nel Pd. Tutti contro Bindi. Anche Renzi. E De Luca la querela

Rosy Bindi  (Ansa/Percossi)
Rosy Bindi (Ansa/Percossi)

E’ bufera nel Pd dopo la diffusione della lista degli impresentabili. E’ scontro su Vincenzo De Luca, ma è fuoco incrociato contro la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi che ha diffuso l’elenco a poche ore dal voto per le prossime elezioni regionali. Laconico in serata il premier Matteo Renzi: “Non si utilizza l’Antimafia per regolare i conti nel Pd”, ha detto il segretario del partito democratico.

LA GIORNATA – E’ stata una giornata molto lunga per Rosy Bindi. De Luca che la querela e la definisce a sua volta “impresentabile”. L’esponente dem aveva diramato l’elenco dei candidati “impresentabili” alle regionali, tra cui lo stesso De Luca che com’è noto corre per la presidenza della Campania ma a suo carico pende una condanna che gli impedirebbe di governare qualora vincesse le elezioni contro il presidente uscente Stefano Caldoro. Uno scontro sia istituzionale e tutto interno al Pd con minacce di querele e controquerele.

LA QUERELA “Ho dato mandato al mio legale – afferma De Luca – di querelare per diffamazione la signora Bindi. Io sfido la signora Bindi ad un dibattito pubblico, entro la mattinata di domani, per poterla sbugiardare, e dimostrare che l’unica impresentabile è lei”, è l’attacco di De Luca. “Mi pare evidente – aggiunge – che questa campagna di aggressione, che sarebbe stata eccessiva anche per Totò Riina, ha un solo obiettivo: cercare di mettere in difficoltà il Governo nazionale e Renzi. L’aggressione vera è al segretario del partito”, ha detto, a Napoli, Vincenzo De Luca.

Vincenzo De Luca (Ansa/Fusco)
Vincenzo De Luca (Ansa/Fusco)

E dopo le critiche che le sono state mosse arrivano le parole del presidente della Commissione Antimafia: “Nessuna iniziativa è stata presa in modo autonomo dalla presidente Bindi”, ha detto Rosy Bindi. “L’Ufficio di presidenza, allargato ai capigruppo, ha condiviso tutte le procedure nelle diverse fasi del percorso di verifica, dando pieno mandato alla presidente di concludere il lavoro”.

In mattinata il premier si era detto certo che nessuno degli impresentabili sarebbe stato eletto e su De Luca aveva sottolineato che “con lui la vittoria è meno sicura ma sa governare”.

La lista dei cosiddetti candidati “impresentabili” è formata da 17 nomi ed è stata resa nota oggi dalla Commissione parlamentare Antimafia presieduta appunto da Rosy Bindi. I 17 nomi appartengono a candidati nelle regioni Puglia (che ne ha 4 in quasi tutte le liste) e il resto in Campania, in parte a sostegno di De Luca, tanto che lo scrittore Roberto Saviano disse che nelle liste di De Luca “c’è Gomorra”. Ma De Luca non è il solo ad avere liste “sporche”

Rosi Bindi e Vincenzo De Luca
Rosy Bindi e Vincenzo De Luca

L’Antimafia segnala che dagli atti trasmessi dal procuratore della Repubblica di Salerno risulta che pende un giudizio a carico di De Luca, nel procedimento per il reato di concussione continuata commesso dal maggio 1998 e con “condotta in corso” (e altri delitti, quali abuso d’ufficio, truffa aggravata, associazione per delinquere). La prossima udienza è fissata per il 23 giugno 2015. La procura di Salerno ha comunicato, con una nota del 25 maggio 2015, che l’imputato De Luca “ha rinunciato alla prescrizione relativamente ai delitti per i quali era maturato il relativo decorso”.

ECCO I NOMI
Ecco i nomi segnalati come impresentabili dalla Commissione parlamentare Antimafia. Casi di giudizio pendente in primo grado per reati rientranti nel codice di autoregolamentazione: Ambrosio Antonio, Passariello Luciano, Ladisa Fabio, Nappi Sergio, De Luca Vincenzo, Errico Fernando, Lonardo Alessandrina, Plaitano Francesco, Scalzone Antonio, Viscardi Raffaele. Casi di prescrizione per reati rientranti nel codice con giudizio definitivo: Elefante Domenico, Palmisano Enzo, Iacolare Biagio, Copertino Giovanni. Casi di assoluzione per reati rientranti nel codice con giudizio ancora pendente: Oggiano Massimiliano, Grimaldi Carmela. Casi di condanna per reati rientranti nel codice con giudizio ancora pendente: Gambino Alberico.

Da precisare che i candidati citati, in quanto in liste presentate e validate dalle Corti d’Appello, possono ricevere il consenso dei cittadini. Nessuna norma vieta ai cittadini di votarli.

Tra i cosiddetti “impresentabili” c’è anche la moglie di Clemente Mastella: si tratta di Alessandrina Lonardo, candidata con Forza Italia in Campania nella circoscrizione elettorale di Benevento. L’ex presidente dell’assemblea campana si difende: “Non ho condanne ma solo assoluzioni con formula piena”, afferma. Pertanto, “la sospensione della Severino non mi riguarda”. “Ringrazio – aggiunge – la Commissione per questa nuova dose di veleni, che alimenterà azioni di sciacallaggio politico, anche sul piano locale. Ormai non mi meraviglio più di nulla. Sono serena perché sono certa, certissima di essere più che presentabile. Presentabilissima”.

La Presidente Commissione Antimafia Rosy Bindi  (Ansa/Lami)
Rosy Bindi (Ansa/Lami)

In difesa della Lonardo anche il marito Clemente Mastella: “Chi a poche ore dal voto dà, senza averne alcuna potestà normativa e fuori da ogni contesto giurisdizionale, giudizi simili a sentenze, ha un solo dovere di civiltà giuridica e democratica: dimettersi”, chiude l’ex guardasigilli.

Carbone: “Bindi sta violando la Costituzione, allucinante che si pieghi la commissione antimafia a vendette interne di corrente partitica”. Lo scrive su twitter Ernesto Carbone, deputato del Pd e componente della segreteria nazionale del partito. “Non mi abbasso a rispondergli”, è la replica della presidente Bindi.

Zanda, lista antimafia opinabile, è barbarie – “Denunciare i candidati impresentabili alle elezioni regionali è cosa necessaria e giusta”, ma che lo faccia l’Antimafia è “opinabile” e “ancor più” che nella lista entri chi ha procedimenti in corso e non per mafia. Ed è “pura barbarie politica” che ciò avvenga con questa tempistica: lo dice Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato.

Matteo Orfini “L’iniziativa della Bindi ci riporta indietro nei secoli” “Come noto non ho mai avuto un buon rapporto con De Luca. Ciononostante, quello che sta accadendo in queste ore è davvero incredibile”. Così il presidente del Pd, Matteo Orfini. “L’iniziativa della presidente della commissione Antimafia – aggiunge – ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla”.

La Bindi spiega: “Comunichiamo questi dati l’ultimo giorno proprio perché non vogliamo entrare nella competizione elettorale. Questo è stato un lavoro molto impegnativo, sono state vagliate circa 4 mila candidature”, spiega Rosy Bindi. “La precedente commissione fece lo stesso lavoro ma dopo le elezioni e impiegando un anno. Abbiamo svolto questo lavoro in meno di un mese: in questo paese la campagna elettorale inizia con la presentazione delle liste. In Italia non esiste un casellario giudiziario nazionale ma ce ne sono circa 110. Questa è una fotografia. Nessuno si è scandalizzato in questo mese per le tante calunnie, illazioni uscite sulla stampa. Fanno meno paura tante calunnie che non dato di chiarezza”, ha spiegato Bindi. “La perfezione non è di questo mondo ma il lavoro fatto è stato lungo, impegnativo, scrupoloso”, ha concluso Bindi.

Salvini, Lega fuori da impresentabili, orgoglioso – “Non ci sono leghisti fra i candidati “impresentabili”. Ne ero sicuro, ne sono orgoglioso! Amici, chi di voi domenica voterà Lega?”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, in un post su Facebook.

Il premier Renzi nella Enews aveva scritto: “Mai visto dibattito così autoreferenziale e lontano dalla realtà” come quello sui candidati “impresentabili”. “Perché sono pronto a scommettere che come tutti sanno ma nessuno ha il coraggio di dire nessuno di loro – nessuno! – verrà eletto. Sono quasi tutti espressioni di piccole liste civiche”.

Berlusconi, impresentabili? Sono più a sinistra – “Non sono tra quelli che gridano allo scandalo per gli Impresentabili nelle liste; in ogni caso ce ne sono molti di più a sinistra che nel centrodestra. Io sono un garantista, serve una sentenza definitiva per definire colpevole una persona”.

Infine Stefano Caldoro, diretto competitor di De Luca: “De Luca è ineleggibile. La sua è una candidatura contro la legge, oltre la legge”: lo ribadisce Stefano Caldoro, ricandidato alla presidenza della Regione Campania per il centrodestra, tenendo distinta la vicenda della lista degli “impresentabili” della Commissione Antimafia rispetto a quella della legge Severino.

Celentano: "La gente non sorride più, ecco perché penso a Matteo Salvini"

Adriano Celentano
Adriano Celentano (Clan/blog dell’artista)

“Sto cominciando a pensare a Salvini”, perché probabilmente ha la ricetta politica “migliore” per gli interessi degli italiani. E’ il Celentano che non t’aspetti, l’Adriano che ci ha abituati alle sorprese, sempre inattese, ma dirompenti, che fanno rumore. Conosciamo le sue canzoni, i suoi film ma delle sue posizioni politiche conosciamo poco se non quella apparentemente “filo grillina” seguita da qualche anno in qua.

I suoi “sermoni” sono “rock”, molto seguiti dal pubblico contro la politica arruffona, contro la corruzione, contro gli sprechi, per una politica dei diritti, soprattutto rivolta ai più deboli; ma anche del principio legalitario del “chi sbaglia paga”, della “certezza della pena” per chi si macchia di reati gravi e meno gravi. Un cattolico militante, filantropo per vocazione che non riesce a vedere più occhi e sguardi sereni, non scorge più sorrisi tra la gente.

Ed allora ecco il Molleggiato rompere il silenzio. E a due giorni dal voto per le regionali, fa un endorsement a Matteo Salvini, perché la situazione in Italia è diventata “insostenibile”, il nostro paese e i cittadini “non sorridono più”, causa la crisi, la sicurezza, la politica che non dà risposte e tante altre “ingiustizie” subite dagli italiani.

Carta e penna, si fa per dire, e comincia sul suo blog con un “Ciao GrillòRenzi!”, un incipit per spiegare che “mentre voi ve la battete sul tavolo dei “VOTI”, nel frattempo a Roma c’è un’ auto che sfreccia a 180 km all’ora e, con noncuranza travolge 9 passanti, trascinandosi per 50 metri una giovane donna che poi MUORE”, scrive Celentano ricordando l’incidente di Roma di due giorni fa.

“Otto i feriti di cui quattro in modo grave. Ma voi, – accusa il cantante – così concentrati nella lotta a chi arriva primo, vi dimenticate di parlare del problema “non più importante” ma VITALE che è la CERTEZZA della PENA”.

“Perché la gente dovrebbe consumare di più se ha paura anche a uscire di casa? E chi se ne frega degli 80 Euro o del diritto di cittadinanza se poi arriva una macchina e ti travolge. Poveri illusi, la tanto invocata “crescita” di cui parlano gli economisti e l’accecata massa politica, non ci sarà mai”, sono gli strali dell’artista contro la classe politica.

“Nessuno ha capito che il famoso aumento dei consumi è strettamente legato a un disegno artistico che può scaturire solo attraverso il sorriso dei cittadini. Ma se i cittadini hanno paura e si sentono abbandonati, non sorridono. E se non sorridono, non consumano. Quindi?…Sto cominciando a pensare a Salvini”, ha concluso Adriano Celentano. Una posizione che certamente farà discutere.

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