14 Ottobre 2024

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Motore in fiamme per volo Malaysia Airlines. Atterra a Melbourne

Aerei della Malaysia AirlinesUn aereo passeggeri della Malaysia Airlines, volo MH148, diretto da Melbourne in Australia a Kuala Lampur in Malesia è stato costretto a un atterraggio di emergenza forse per un’avaria al motore. L’aereo dopo il decollo è dovuto tornare indietro. Lo riferiscono le autorità aeroportuali.

Una portavoce di Airservices Australia, agenzia per la sicurezza aerea australiana, ha riferito che l’aereo aveva la spia “motore a fuoco” nel pannello di controllo in cabina. Immediatamente i piloti hanno allertato la torre di controllo che ha dato istruzioni per un’atterraggio di emergenza.

“L’aereo – ha detto – ha scaricato il carburante ed è tornato all’aeroporto internazionale di Melbourne atterrando senza “turbolenze” e in “sicurezza”. Vicino all’Airbus 330 si sono subito schierati mezzi dei vigili del fuoco pronti a intervenire in caso di incendio. Funzionari aeroportuali hanno detto che questa è la procedura standard per un atterraggio di emergenza.

L’aereo adesso è stato sottoposto a indagini. Uno “screening” dirà alle autorità e alla compagnia cosa sia successo. Intanto i passeggeri sono stati fatti scendere e fatti imbarcare su altri voli.

La Malaysia Airlines è ritenuta una compagnia  sfortunata. Nell’arco di pochi mesi è stata colpita da due gravissimi disastri aerei. Il primo, l’MH370 – il volo decollato da Kuala Lampur e diretto a Pechino, dopo appena un’ora dal decollo è scomparso dai radar. Non è mai stato ritrovato. Le autorità malesi hanno detto ai familiari delle vittime che il velivolo è “scomparso” nell’Oceano indiano, ma in pochi hanno creduto a questa versione.

Poi qualche mese fa, l’MH17, decollato da Amsterdam e diretto sempre nella capitale malese, è stato abbattuto da un missile in Ucraina sud orientale, sopra la regione dominata dai filorussi. La verità è ancora lontana anche in questo caso. Kiev accusa i ribelli di averlo abbattuto, mentre i filorussi sostengono che l’aereo sia stato colpito da un missili ucraino. Il bilancio complessivo dei due disastri è di 537 tra morti e dispersi.

 

Il bullismo aumenta tra i minori di 11 anni, soprattutto bambine

bullismo minorile aumenta già dall'età di 11 anniIl bullismo è in crescita e a farne le spese sembrano essere soprattutto le bambine, già all’età di 11 anni. Tra il 2010 e il 2014 si registra infatti un aumento generalizzato , con un numero in crescita di ragazzi che hanno dichiarato di aver subito episodi di bullismo, ma è tra gli undicenni che questo fenomeno sembra assumere contorni ancora più preoccupanti soprattutto al femminile: la percentuale di coloro che dichiarano di aver subito occasionalmente atti di bullismo tra i maschi sale dal 20, 7% a 25,7% e tra le femmine dal 9,2% al 17,3%.

E’ quanto emerge dallo studio HBSC (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare) del ministero della Salute nell’ambito di un progetto internazionale promosso dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Oms per studiare gli stili di vita degli studenti di 11, 13 e 15 anni. Lo studio, a cui hanno partecipato 3.317 classi di tutte le Regioni italiane,ha coordinamento scientifico delle Università di Siena,Padova e Torino e confronta i dati del 2010 (77.113 questionari) e quelli raccolti nel 2014 ( 63.148).

Dall’analisi emerge anche che già a 15 anni i ragazzi sono ‘malati di gioco. Circa il 60% dei quindicenni maschi e il 22%, delle femmine ha sperimentato il gioco d’azzardo almeno una volta e quasi l’8% dei maschi è a rischio dipendenza, mentre quasi il 2% è da considerarsi dipendente. E se il consumo di alcol risulta in calo, tra i quindicenni oltre il 15% dei maschi e il 12% delle femmine non rinuncia a bere uno o più drink al giorno e nel 2014 si registra un aumento di coloro che dichiarano di essersi ubriacati almeno 2 volte nella vita (maschi da 16,7% a 20,8% – femmine da 10,8% a 16%).

Mentre a fumare tutti i giorni alla stessa eta’sono il 13,8% dei ragazzi e il 13,3% delle ragazze. E sempre sull’abitudine al fumo, la ricerca rileva come a parte che nella fascia degli undicenni, dove sono meno dei ragazzi, le ragazze sperimentano il fumo più dei loro coetanei e sono in aumento. Un’altra parte dello studio è dedicata alle abitudini alimentari: ne emerge che solo una bassa percentuale di adolescenti consuma frutta e verdura almeno una volta al giorno e il valore più alto (22,7%) si registra tra le ragazze di 15 anni.

La percentuale è aumentata in generale, ma i valori rimangono bassi e lontani dai consumi raccomandati. L’abitudine di saltare la prima colazione, invece, è in calo tra i quindicenni, ma si osserva un lieve peggioramento tra i tredicenni e gli undicenni , mentre il consumo di bevande zuccherate è in generale calo rispetto al 2010. Infine, il sovrappreso è in diminuzione , l’obesità è in lieve calo più marcato tra i tredicenni,e i ragazzi sembrano migliorare a livello di sedentarietà, perché rispetto al 2010 cresce il numero di coloro che svolgono attività fisica (un’ora di attività più di tre giorni a settimana) in tutte le fasce di età.

Ma se da un lato vi è la tendenza ad abbandonare la tv come compagna dei pomeriggi e delle serate, con una diminuzione del numero dei ragazzi che trascorrono tre ore o più al giorno davanti al teleschermo, sembra invece impossibile resistere al richiamo dei giochi su pc, smartphone o tablet. Aumenta infatti la percentuale di adolescenti che passano tre ore o più al giorno a giocare, e questo aumento è più marcato tra le ragazze, in particolare quelle di 11 anni.

Il Pd vuole l'arresto di Azzollini, ma qualcosa agita Renzi

Il senatore di Ncd Antonio Azzolini
Il senatore del Ncd Antonio Azzolini (Ansa)

Per Antonio Azzollini, senatore di Ncd, sarà una estate di fuoco. Il Senato ha ricevuto e protocollato la richiesta di arresto che la procura di Trani ha recapitato ieri per ottenere il si all’arresto del senatore Ncd, presidente della commissione Bilancio di palazzo Madama. L’accusa per l’esponente politico è di aver avuto un presunto ruolo nel crack da 500 milioni di euro alla Divina Provvidenza.

La richiesta dei magistrati sarà discussa probabilmente tra luglio o nell’ultima settimana di agosto, dopo la pausa estiva, almeno è questo l’orientamento della giunta delle Immunità di Palazzo Madama che da martedì inizierà a esaminare il dossier Azzolini. Intanto la vicenda scuote la politica. Il premier Matteo Renzi valuta caso, no a difesa a oltranzaIl Pd sembra deciso a votare sì come conferma il presidente del partito Matteo Orfini.

“Mi pare abbastanza evidente. Credo – afferma Orfini –  che di fronte a una richiesta del genere si debbano valutare le carte ma mi pare che sia inevitabile votare a favore dell’arresto“.

“La giunta per le Immunità del Senato – ha spiegato il presidente della giunta, Dario Stefano (Sel) al termine della riunione – comincerà ad esaminare la richiesta di arresto per Antonio Azzollini (Ap-Ncd) martedì 16 giugno alle ore 20. E da allora “proseguirà, probabilmente fino al 24 giugno, con due sedute a settimana”.

“E’ molto probabile – spiega il senatore Enrico Buemi – che la giunta per le Immunità del Senato riuscirà ad esaminare il caso di Antonio Azzollini per farlo arrivare in Aula entro l’estate”. Il relatore del caso in commissione sarà lo stesso presidente, Dario Stefano che ha fatto sapere di aver contattato Azzollini per una sua audizione che dovrebbe avvenire la prossima settimana.

Alla seduta dell’Ufficio di presidenza della giunta, ha riferito Michele Giarrusso, senatore M5s,  “non si sono presentati i senatori di Ncd e Fi. Quelli di Gal hanno protestato per la velocità della convocazione”.

La richiesta della procura di Trani è infatti è arrivata al Senato lo stesso giorno del blitz scattato il 10 giugno scorso e la giunta si è riunita l’indomani, lamentano.

Sarà comunque complicato prevedere se la giunta riuscirà, come auspica Orfini, riuscirà a rilasciare l’autorizzazione all’arresto del senatore Ncd. I numeri in giunta ci sarebbero e sono tutti a favore, si può dire, dell’arresto se si calcolano gli 8 membri del Pd, i 4 del M5S, più il presidente Stefano di Sel si arriva, cauti, a quota 13 su 22 membri. Ma in aula potrebbe essere tutto un altro film come a dicembre 2014, quando sempre Azzollini fu oggetto di un’altra richiesta che l’aula respinse. La partita pertanto si sposta su altri piani politici.

Il governo negli ultimi giorni, nonostante il voto finale favorevole, è stato battuto su tre provvedimenti, tra cui quello sulla Scuola (mancavano i tre di Ncd), e con la fuoriuscita dei Popolari di Mauro dalla maggioranza, i numeri complessivi al Senato si assottigliano.

In particolare ci sono due aspetti che agitano il Pd. La prima, ricorda l’Ansa, è che Azzollini, in attesa che la Giunta si pronunciasse a fine 2014, (la procura di Trani chiese l’autorizzazione per l’uso di intercettazioni per presunti reati per il porto di Molfetta, ndr) tenne sospeso i pareri su Italicum e Jobs Act lasciando sulle spine il governo (li diede solo dopo il no ai magistrati). E Renzi non vorrebbe che si ripetesse il bis con la Scuola o le altre riforme ora al Senato. La seconda, è il paragone che si fa con il 2008 quando l’Udeur dell’allora Guardasigilli Mastella, coinvolto in un’ inchiesta giudiziaria con la moglie, non ottenendo solidarietà dal governo, votò contro la fiducia chiesta da Prodi.

Samantha Cristoforetti è arrivata a Terra dopo 6 mesi nello Spazio

La prima immagine di Samantha CristofarettiLa navicella spaziale Soyuz è atterrata puntualmente nella steppa del Kazakhstan. L’astronauta italiana dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), Samantha Cristoforetti, dopo oltre sei mesi di missione è tornata a Terra con i suoi compagni di equipaggio, l’americano Terry Virts e il russo Anton Shkaplerov.

L’atterraggio è avvenuto senza problemi e subito i veicoli di supporto hanno raggiunto la Soyuz per aiutare gli astronauti ad uscire: Samantha è stata la seconda, pochi minuti dopo l’atterraggio, frastornata, ma sorridente. Il comandante della Soyuz, Anton Shkaplerov è stato l’ultimo ad uscire dalla navetta, aiutato dal personale di soccorso, mentre il primo è stato l’americano Terry Virts.

Il viaggio verso la terra è stato emozionante e con un po’ di comprensibile tensione. L’accensione dei motori è stata necessaria per consentire alla navetta di lasciare l’orbita nella quale si trovava. La manovra è avvenuta correttamente ed il motore è rimasto acceso per poco più di 4 minuti. C’è stato qualche problema nelle comunicazioni fra la navetta e il centro di controllo a Terra: niente di imprevisto, comunque, secondo gli esperti. La navetta ha sfrecciato alla velocità di circa 27.000 chilometri orari.

There is Samantha Cristoforetti, back on Earth after 199 days!

Posted by ESA – European Space Agency on Giovedì 11 giugno 2015

Nella navetta in volo libero i tre astronauti a bordo si sono goduti un po’ di relax guardando la Terra dagli oblò del modulo di rientro, dopo le emozioni della partenza e prima di affrontare la fase più difficile e “avventurosa” della discesa.

Si conclude dunque la missione Futura, la seconda di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). L’astronauta italiana con gli altri colleghi è stata in orbita 200 giorni, oltre sei mesi in cui soprattutto lei, Samantha, oltre al lavoro scientifico, ha inviato a terra immagini spettacolari e mozzafiato dallo spazio.
“Bentornata @astrosamantha. Siamo molto orgogliosi di lei, capitano. L’aspettiamo presto in Italia”. Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi saluta il rientro sulla terra di Samantha Cristoforetti.

LEI PRIMA DI PARTIRE, “GRAZIE PER TUTTO IL PESCE”
<blockquote class=”twitter-tweet” lang=”it”><p lang=”en” dir=”ltr”>So long… and thanks for all the fish! <a href=”https://twitter.com/hashtag/Futura42?src=hash”>#Futura42</a> <a href=”http://t.co/zBei4SbMQx”>pic.twitter.com/zBei4SbMQx</a></p>&mdash; Sam Cristoforetti (@AstroSamantha) <a href=”https://twitter.com/AstroSamantha/status/608879035175813122″>11 Giugno 2015</a></blockquote>
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Un uomo e una donna trovati morti, è omicidio-suicidio

Le vittime dell'omicidio suicidio a Vitinia Claudia Ferrari e Massimo Di Giovanni
Le vittime dell’omicidio-suicidio a Vitinia Claudia Ferrari e Massimo Di Giovanni

Due persone, un uomo e una donna, Massimo Di Giovanni di 47 anni e di Claudia Ferrari 38 anni sono stati trovati morti con ferite da arma da fuoco di via Erminio Macario a Vitinia, frazione di Roma. I cadaveri sono stati visti riversi a terra all’interno di un parcheggio da una passante che ha chiamato il 112 che sono giunti immediatamente sul posto.

Il passante li ha visti fuori dall’auto, una Merdeses classe A vecchio modello di colore grigio, con gli sportelli aperti. Vicino all’auto, è anche stata trovata anche una pistola. Circostanza che ha fatto pensare all’ipotesi di un omicidio-suicidio. Infatti gli inquirenti, dopo alcune ore di rilievi hanno stabilito che si tratta di omicidio-suicidio a sfondo passionale o gelosia. Molta geosia. Una storia finita male con continui litigi. I rifiuti di lei, “l’opprimente” gelosia di lui che evidentemente non accettava che la “sua” donna potesse abbracciare un altro uomo. Entrambi lavoravano per aziende di trasporti.

Secondo quanto è trapelato, Massimo Di Giovanni, romano e Claudia Ferrari,  stavano insieme da anni e avevano anche due figlie di 3 e 1 anno. Una relazione ormai finita dopo la nascita della secondogenita. Una storia finita nel peggiore dei modi, con due bambine piccole lasciate orfane a causa, forse della forte gelosia di lui o chissà cosa.

omicidio suicidio a vitinia Massimo di giovanni uccide Claudia Ferrari
Il luogo dell’omicidio-suicidio a Vitinia (omniroma)

Lui probabilmente che le telefonava, lei che ignorava le sue richieste di rimettersi insieme. Fino a che l’uomo ha inteso chiarire una volta per tutte la loro storia, fino al gesto estremo.

Forse Di Giovanni le ha dato appuntamento nel parcheggio oppure sono giunti insieme li, con la l’auto dell’uomo. Sembra che vivevano là vicino. Dopo un violento diverbio in macchina, l’uomo, accecato dall’ira, avrebbe prima fatto scendere lei, ha estratto la pistola e ha fatto fuoco centrando la donna con alcuni proiettili. E’ morta sul colpo, riversa in un lago di sangue con il viso rivolto all’insù. Resosi conto del grave gesto, l’omicida ha rivolto l’arma contro se stesso e si è suicidato.

Sul luogo della tragedia ci sono i militari dell’Arma della stazione Vitinia e della compagnia di Ostia che hanno operato i primi rilievi insieme alla Scientifica. Ricostruita la possibile dinamica dell’omicidio suicidio.

Al momento non si conoscono altri dettagli né l’identità delle vittime su cui c’è stretto riserbo da parte degli investigatori. In un primo momento si era pensato a una esecuzione.

Il grave fatto di sangue di Vitinia ha subito riportato alla mente il duplice omicidio di Pordenone dove una giovane coppia è stata trucidata in un parcheggio fuori dalla palestra dove si allenavano. Si pensava ad un omicidio suicidio ma poi è stato accertato dagli inquirenti che si è trattato di una duplice esecuzione.

Estate romana 2015, il Teatro Itinerante nella Storia di Roma

Scoprire le radici dell’Impero romano, i misteri della Città Eterna, i segreti di tre millenni di storia, l’origine della nostra Civiltà. L’estate romana 2015 riserva ancora l’emozione di vivere da vicino una esperienza unica, esplorando tra le antiche mura di Roma un passato glorioso che ha segnato oltre trenta secoli di storia: dalle gesta eroiche degli imperatori romani, al fascino dell’Impero, al Medioevo, alla Cultura, all’Arte, al Teatro, ai Personaggi che hanno reso famoso nel mondo il carattere di Roma dei nostri giorni.

Colosseo, Roma CapitaleQuesto è possibile grazie all’intuizione di un gruppo di giovani che per il quinto anno consecutivo hanno inteso promuovere un Teatro initinerante, con visite guidate, nei luoghi più affascinanti della Capitale d’Italia. Si tratta del Tour Operator “I Viaggi di Adriano” che opera d’intesa con “Kyo Art Production”.

42 straordinari appuntamenti durante i quali una guida abilitata illustrerà al pubblico i luoghi più belli di Roma mentre attori professionisti come Valerio di Benedetto, Luca Basile, Matteo Quinzi, Giovanni Bonacci e Andrea Conte interpreteranno per voi Caravaggio, Bernini e Borromini, il Marchese Onofrio del Grillo, gli imperatori dell’antica Roma, i protagonisti del Medioevo romano da San Francesco a Cola di Rienzo o quelli della caduta del fascismo e il grande Trilussa.

Quarantadue appuntamenti durante i quali il pubblico viaggerà indietro nel tempo emozionandosi ed entusiasmandosi grazie alle spiegazioni della guida e alla performance degli attori.

Un modo inedito di promuovere il “tesoro” all’aperto d’Italia con il fascino di esplorare le fondamenta del tempo in un’atmosfera magica che solo Roma sa creare.

L’evento estivo si svolge nell’arco di circa due mesi, giugno e luglio con serate dedicate ad ogni singola iniziativa in seguito segnalate del dettaglio. Nell’ambito dell’Estate romana 2015 si segnalano inoltre altre tre interessanti iniziative quali il Tour itinerante dei Fantasmi di Roma, La Roma dei Borgia e Tanto pe’ canta: visita guidata con concerto romanesco itinerante tra i vicoli del Ghetto e di Trastevere.

Per informazioni e prenotazioni consultare il sito www.iviaggidiadriano.it o contattare i numeri 06.51960876 – 06.51963729.  CONSULTA LA PAGINA DEGLI EVENTI 

Putin: "Le sanzioni sono un disastro per l'Italia. Dite stop"

Renzi con Putin al bilaterale a Milano: Le sanzioni fanno male all'economia italiana
Renzi con Putin al bilaterale a Milano

Vladimir Putin è venuto in Italia per parlare di persona con il quarto partner commerciale in Russia. Cioè l’Italia rappresentata da Matteo Renzi. E in un vertice bilaterale che il presidente della Federazione russa snocciola cifre delle sanzioni comminate a Mosca dall’asse Usa-Ue.

E avverte per dire: Guardate che le sanzioni fanno male a voi non a me. “Le sanzioni contro Mosca – ha detto Putin – hanno danneggiato” la collaborazione tra Italia e Russia e sono “un’ostacolo oggettivo” alle imprese italiane. “A causa delle sanzioni le imprese italiane non possono guadagnare 1 miliardo di euro da contratti già siglati”, ha sottolineato.

PUTIN: “ELIMINARE SANZIONI O MODIFICHE”
Il tema delle sanzioni, oltre alla situazione Ucraina e gli accordi di Minsk, sono l’argomento più importante. Le sanzioni o si eliminano o si modificano per sostenere le aziende che vogliono collaborare con noi. E questo vale anche per i contratti firmati in campo militare e tecnologico”. Per dire che le sanzioni sono un piccolo freno per la grande economia russa (ricchissima di materie prime e di energia) ma un macigno per la fragilissima economia italiana. La Russia se prima guardava con interesse all’Europa e all’Italia come bacino economico e commerciale, dopo l’embargo Ue guarda verso i fiorenti mercati asiatici con scambi commerciali da far tremare i polsi. All’Italia non resta che osservare “inerme” questo “disastro” causato da una Unione europea troppo miope per rendersi conto del gravissimo danno economico delle sanzioni a Mosca. Mentre gli Usa, paese da cui è generata la crisi globale di tutti i tempi, viaggiano sereni verso una crescita che supera il 5 percento di Pil annuo.

“IN RUSSIA 400 AZIENDE PER OLTRE UN MILIARDO DI SCAMBI COMMERCIALI”
“L’Italia – ha detto Putrin – è il quarto partner commerciale della Russia. Ma recentemente gli scambi si sono ridotti del 10 per cento e nell’ultimo trimestre sono scesi del 25 per cento. E’ una situazione non soddisfacente per i russi ma io credo anche per l’Italia. Gli imprenditori italiani non vogliono una riduzione degli scambi commerciali”. “Ci sono oltre 400 aziende italiane in Russia e questo rappresenta oltre un miliardo di scambi commerciali, mentre i nostri investimenti in Italia sono del valore di 2-3 miliardi di euro”. E’ il quadro fatto dal presidente russo Vladimir Putin, da Milano, in conferenza stampa con il premier Matteo Renzi.

Del nodo delle sanzioni e della situazione ucraina, il presidente della Russia parlerà pomeriggio anche col Papa, Mattarella e, in serata con Silvio Berlusconi.

Putin a Milano accolto da Renzi: "Forte legame tra Italia e Russia"

Vladimir Putin e Matteo Renzi all'Expo
Vladimir Putin e Matteo Renzi all’Expo (Ansa)

Il presidente russo Vladimir Putin come programmato è arrivato a Milano stamattina. Ad accoglierlo all’Expo, il premier Matteo Renzi con cui ha avuto un colloquio al centro del quale c’è stato lo “storico” rapporto bilaterale tra Italia e la federazione russa che dura da almeno “500 anni”, nonché la volontà di stare “uniti contro il terrorismo”

“La Russia e l’Italia – ha esordito Putin – sono legate da legami molto stretti, è una storia che conta cinque secoli. L’Italia è un investitore importante per la Russia, e con l’Italia collaboriamo nell’arena internazionale, e tra i primi abbiamo appoggiato candidatura italiana all’Expo 2015. Da 160 anni la Russia partecipa all’Expo, all’Expo del 1906 a Milano raccogliemmo molte decorazioni. Il padiglione russo ad Expo 2015 è tra i più grandi con più di 4mila metri quadri di superficie” ha aggiunto il presidente russo.

“Le attività agricole e l’acqua potabile della Russia – ha aggiunto Putin – garantiscono la sicurezza alimentare mondiale”. Putin ha quindi sottolineato l’importanza della Russia come Paese esportatore di cereali, il terzo al mondo. Parlando del padiglione Expo, Putin ha ricordato la parte dedicata agli scienziati russi e quella dedicata alla cucina e alle bevande”.

Dal canto suo il capo del governo italiano, Matteo Renzi “dall’Expo tutti insieme – ha evidenziato – dobbiamo far ripartire la tradizionale amicizia tra Italia e Russia, per affrontare le sfide in cui abbiamo posizioni divergenti e quelle dove siamo insieme. Il lavoro che possiamo fare insieme ha radici antiche”, ha detto il premier nel suo discorso alla cerimonia del Russian national day, cui ha presenziato Vladimir Putin.

“Lo scambio culturale tra i nostri Peasi, è ciò che ha fatto grande il rapporto Italia-Russia” ha spiegato Renzi, ricordando come Fedor Dostoevskij scrisse proprio in Italia la celebre frase “La bellezza salva il mondo”. “Diamo molta importanza al lavoro dell’Expo, perché non è solo una tradizione o un appuntamento fieristico, turistico e commerciale. Noi vogliamo fare dell’Expo un’occasione per riflettere sui grandi della nutrizione, il mondo è davanti a un bivio, possiamo sconfiggere la fame nel mondo”, ha affermato Renzi prima di affrontare i temi legati alla lotta al terrorismo.

Il presidente russo Vladimir Putin arriva all'Expo - Putin a Milano
Il presidente russo Vladimir Putin arriva all’Expo (Ansa/Porta)

“Il quadro internazionale è difficile, nelle questioni in cui non siamo uniti e dove lo siamo, a partire anche dalla minaccia terroristica internazionale, di cui parleremo nel bilaterale che avremo oggi”, ha detto ancora il premier che nella lotta al terrorismo internazionale l’Italia e l’Europa potranno contare sulla collaborazione russa.

Il programma è stato definito dopo una serie di sopralluoghi “monstre” che hanno coinvolto ben 90 persone di Palazzo Chigi e del Cremlino. L’area è blindatissima. Accesso all’evento garantito negli orari regolari, ma qualche area nella mattinata sarà off-limits. Renzi e Putin hanno incontrato la stampa presso l’Auditorium del Padiglione Italia attorno alle 13.

Prima della partenza per Roma, è previsto un pranzo congiunto dopo la conferenza stampa, confermato anche un incontro con gli imprenditori italiani, tra cui quasi sicuramente ci sarà l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Poi Putin ripartirà alla volta della Capitale per i previsti incontri con Papa Francesco alle 17 e con Sergio Mattarella alle 18.30.

In serata la probabile cena con il suo “amico” Silvio Berlusconi. Renzi invece resterà all’Expo, per partecipare alle 15.15 all’assemblea di Federalimentare. In tutti gli incontri, Putin parlerà anche al partner italiano delle “insopportabili” e “assurde” sanzioni comminate dall’Ue alla Russia. Un embargo economico che di fatto sta mettendo in ginocchio l’economia italiana ed europea.

All’arrivo di Renzi a Milano, strette di mano e scambi di saluti fra il premier, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, e i vertici di Expo Diana Bracco e Giuseppe Sala e il prefetto Francesco Paolo Tronca.

Puglia, crack da 500 mln alla Divina Provvidenza. Chiesto arresto senatore Azzollini (Ncd)

Divina Provvidenza Bisceglie
Divina Provvidenza di Bisceglie

TRANI – I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Bari (Nucleo polizia tributaria) hanno eseguito dieci arresti, tre in carcere e sette ai domiciliari, emessi dal gip del Tribunale di Trani su richiesta della locale Procura della Repubblica. Gli arrestati sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e altri reati.

Tra i destinatari del provvedimento di arresto ci sarebbe anche il senatore di Ncd Antonio Azzollini. La richiesta è già stata notificata in Parlamento.  Tra le dieci persone arrestate vi sono anche due suore “massime responsabili della Congregazione delle Ancelle”, che si trovano ai domiciliari. Gli altri arrestati sono un ex direttore generale, amministratori di fatto, consulenti e dipendenti dell’Ente. Gli indagati sono in tutto 25 e tra loro compaiono professionisti, ex amministratori della Cdp e politici locali, tutti coinvolti in vari episodi di dissipazione e distrazione di risorse dell’Ente.

L’operazione, denominta “Fuoco sacro, ora pro nobis” è stata svolta nell’ambito del crack da circa 500 milioni di euro subito dalla Congregazione Ancelle Divina Provvidenza (ospedali e istituti sanitari Casa Divina Provvidenza) con sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza, oggi in amministrazione straordinaria ai sensi della legge Prodi bis. Sequestrato un immobile a Guidonia.

Il senatore Antonio Azzollini
Il senatore Ncd Antonio Azzollini

L’inchiesta delle Fiamme gialle è partita parallelamente alla richiesta di fallimento avanzata dalla stessa Procura di Trani nel giugno 2012, a fronte di debiti per 500 milioni di euro accumulati dall’ente nei confronti di vari creditori tra cui l’Inps e l’Agenzia delle Entrate.

Il Don Uva di Bisceglie – che gestisce anche gli ospedali di Foggia e Potenza – è stato ammesso all’amministrazione straordinaria a fine 2013. Nell’ottobre 2013 però le autorità ecclesiastiche avevano già commissariato la congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza che gestivano gli ospedali e nominato monsignor Luigi Martella, già vescovo di Molfetta, alla guida.

Diversi i sequestri eseguiti negli ultimi su conti riconducibili alla Divina Provvidenza. Tra questi c’è anche quello di 27 milioni intestato alla casa di procura, considerata la «cassaforte» dell’ente.

Dirty soccer, 30mila euro per Savona Teramo. 5 indagati. Napoli indaga Lotito per estorsione

Il presidente del Teramo Luciano Campitelli
Il presidente del Teramo Luciano Campitelli

La Polizia di Stato ha eseguito dei decreti di perquisizione domiciliare con contestuali avvisi di garanzia, disposti nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro sul calcioscommesse. Nel mirino dei magistrati, dirigenti delle squadre di calcio del Teramo e del Savona con riferimento all’incontro di calcio di Lega Pro – Girone B, disputato tra le due compagini il 2 maggio 2015.

Ai dirigenti, secondo quanto si apprende, viene contestato di aver alterato il risultato della partita che ha consentito al Teramo di guadagnare la promozione diretta in Serie B con una giornata di anticipo rispetto alla conclusione del campionato.

In tutto cinque i nuovi indagati dell’inchiesta sul calcio sporco. Il collaboratore tecnico del Parma ed ex direttore sportivo della Ternana Giuliano Pesce, 50 anni, ed il presidente del Teramo Luciano Campitelli (59 anni). Hanno poi subito perquisizioni e ricevuto un avviso di garanzia il direttore sportivo del Teramo Marcello Di Giuseppe (47), quello del Savona Marco Barghigiani (52) ed il calciatore del San Paolo Padova Davide Matteini (33).

L’operazione di stamane si innesta nel filone dell’inchiesta “Dirty soccer” avviata lo scorso 19 maggio quando furono arrestate 50 persone, con 70 indagati sempre su disposizione della Dda del capoluogo calabrese.

L’accusa: “30 mila euro per combine Savona Teramo”
Trentamila euro: sarebbe stato questo il presunto prezzo per combinare la gara Savona-Teramo del 2 maggio scorso, vinta dagli abruzzesi che con quel successo hanno ottenuto la promozione in serie B dalla Lega Pro girone B con una giornata di anticipo.

E’ quanto emerge dalle indagini condotte dalla squadra mobile di Catanzaro in collaborazione con lo Sco di Roma che stamani hanno portato a perquisizioni ed alla notifica di 5 nuovi avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta della Dda catanzarese “Dirty soccer”.

Secondo quanto sarebbe emerso dalle indagini, la dirigenza del Teramo avrebbe dato mandato al direttore sportivo de L’Aquila Ercole Di Nicola, già indagato nella stessa inchiesta e ritenuto a capo di una delle due organizzazioni dedite a combinare partite, affinché aggiustasse il risultato dell’incontro in favore della squadra abruzzese.

Di Nicola, secondo l’accusa, si sarebbe avvalso della collaborazione di altri professionisti del calcio affinché la proposta di combine giungesse a destinazione: Ninni Corda, allenatore del Barletta, anche lui già indagato, e Giuliano Pesce, collaboratore tecnico del Parma. Il presidente del Teramo Luciano Campitelli ed il direttore sportivo della stessa società Marcello Di Giuseppe avrebbero poi versato i 30 mila euro per remunerare l’opera prestata dagli indagati per l’alterazione della partita.

Presidente Teramo, verità verrà a galla
“Sono più che tranquillo. Sono sereno. La verità dovrà per forza venire a galla”. Così il presidente del Teramo Luciano Campitelli, indagato dalla Dda di Catanzaro nell’inchiesta sul Calcioscommesse per la gara Savona-Teramo di Lega Pro. “Continuo a lavorare per allestire la squadra per la B: solo questo mi interessa al momento”.

Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, in una immagine del 15 aprile 2013.
Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, in una immagine del 15 aprile 2013. (Ansa/Di Meo)

PROCURA DI NAPOLI INDAGA PRESIDENTE LAZIO LOTITO
Intanto, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli – diversa da quella di Catanzaro – è stata effettuata stamane una perquisizione da parte degli agenti della Digos nella sede della Federcalcio. Nell’indagine risulta indagato per presunta tentata estorsione il presidente della Lazio, Claudio Lotito.

Da quanto apprende l’Ansa, l’inchiesta è scaturita dalla registrazione di una telefonata con Lotito consegnata agli inquirenti dal dg dell’Ischia Calcio, Pino Iodice nei mesi scorsi. I presunti illeciti riguardano l’erogazione di finanziamenti a società calcistiche. L’inchiesta è condotta dai pm di Napoli Vincenzo D’Onofrio, Vincenzo Ranieri, Stefano Capuano e Danilo De Simone ed è coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli.

Putin al Corsera: “Non sono un aggressore. Un Patto con l’Europa”

Intervista a Putin di Paolo Valentino
inviato a Mosca per il Corriere della Sera (6-6-2015)

Sono quasi le 2 del mattino quando arriviamo alla fine dell’intervista. Vladimir Putin ha risposto per poco meno di due ore alle nostre domande. «Presidente — chiede il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana — c’è una cosa della quale si rammarica più di tutto nella sua vita, quella che lei considera un errore che non vorrebbe mai più ripetere?». Il presidente russo si aggiusta sulla poltrona, gli occhi sembrano farsi più brillanti. Resta per qualche secondo in silenzio, poi con la sua voce sottile e sempre a basso volume, dice: «Sarò assolutamente sincero con voi. Non posso adesso ricordare qualcosa. Evidentemente il Signore ha costruito la mia vita in modo tale che non ho niente da rimpiangere».

Dopo più di quindici anni al vertice della Russia da presidente o primo ministro, dopo 5.538 giorni al potere, Vladimir Putin non si pente di nulla. Due ragazze dello staff presidenziale ci hanno accolti all’ingresso della Torre Spasskaya, di fronte alla cattedrale di San Basilio, scortandoci dentro le mura del Cremlino fino al Palazzo del Senato, dove Putin ha il suo ufficio. Il luogo preparato per l’intervista era la Predstavitelskij Zal, la stessa sala di rappresentanza dove in marzo Putin ha ricevuto Matteo Renzi. È uno spazio ovale, le pareti color verde pallido, la volta a cupola, le decorazioni in stucco bianco e oro. Dalle nicchie poste agli angoli, le statue in bronzo di quattro imperatori russi dominano la scena: Pietro il Grande, Caterina II, Alessandro II e Nicola I. Previsto per le 19, l’inizio dell’intervista è scivolato di ora in ora.

Vladimir Putin durante l'intervista col Corriere della Sera
Vladimir Putin durante l’intervista col Corriere della Sera

Finalmente, alle 23:30, è arrivato il portavoce Dmitri Peshkov. Si è scusato per il ritardo, che ha attribuito a impegni di governo e ci ha detto che il presidente era pronto. Vladimir Putin è entrato dalla porta in fondo. Vestito di blu, camicia azzurra, cravatta blu con motivi stampati, fresco nonostante l’ora, il volto forse un po’troppo levigato. Ha salutato cortesemente. Poi ci ha invitati a sedere.

Signor presidente, la Russia ha avuto con l’Italia rapporti sempre intensi e privilegiati sia sul piano economico che politico. La crisi ucraina e le sanzioni però hanno gettato un’ombra su queste relazioni. La visita in Russia del presidente del Consiglio Matteo Renzi, nonché quella sua del 10 giugno a Milano possono invertire in qualche modo questa tendenza e a quali condizioni?

«Non è stata colpa della Federazione Russa se i rapporti con i Paesi dell’Unione Europea si sono deteriorati. Non siamo stati noi a introdurre certe limitazioni nel commercio e nell’attività economica. È stato fatto contro di noi e siamo stati costretti ad adottare contromisure. Però i rapporti tra Russia e Italia effettivamente hanno sempre avuto carattere privilegiato sia in politica che nell’economia. Negli ultimi anni il volume dell’interscambio è cresciuto di 11 volte, toccando quasi 49 miliardi di dollari. In Russia operano 400 aziende italiane.
Stiamo lavorando attivamente insieme nel settore dell’energia. L’Italia è il terzo acquirente dei nostri prodotti energetici. Ma cooperiamo anche nell’alta tecnologia, dallo spazio all’aeronautica. Quasi 1 milione di turisti russi sono stati in Italia l’anno scorso e vi hanno speso circa 1 miliardo di euro. Sul piano politico ci sono sempre stati rapporti di fiducia. Fu un’idea dell’Italia, allora il presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, la creazione del Consiglio Nato-Russia, un organo di consultazione che è diventato fattore importante di garanzia della sicurezza in Europa. In questo senso l’Italia ha dato e dà un contributo notevole allo sviluppo del dialogo tra la Russia e l’Europa e anche con la Nato in generale. Tutto ciò crea rapporti speciali tra i nostri due Paesi. E la visita dell’attuale presidente del Consiglio italiano in Russia è stata un segnale molto importante della disponibilità dell’Italia all’ulteriore sviluppo di questi rapporti. Noi siamo pronti e disposti ad andare avanti tanto quanto lo saranno i partner italiani. Spero che anche il mio viaggio a Milano serva a questi obiettivi».

Lei ha conosciuto molti premier italiani: Prodi, Berlusconi, D’Alema, Amato, Monti, Letta, Renzi. Con chi di loro c’è stata più comprensione reciproca? E quanto incidono i rapporti personali nelle relazioni internazionali?

«Quale che sia la carica che ricopriamo, siamo prima di tutto esseri umani e la fiducia tra le persone è un fattore molto importante nel lavoro, nella costruzione dei rapporti fra gli Stati. Ma come mi ha detto una delle persone che lei ora ha menzionato, “lei probabilmente è l’unico ad avere rapporti di amicizia sia con Berlusconi che con Prodi”. Per me non è stato e non è difficile. Le spiego perché: tutti i miei partner italiani si lasciavano guidare dagli interessi dell’Italia e del popolo italiano e consideravano che per garantirli nel modo giusto bisogna mantenere buoni rapporti con la Russia. Noi lo capivamo. Era la cosa più importante. Ho sempre sentito il desiderio davvero sincero di costruire rapporti interstatali indipendentemente dalla congiuntura politica interna».

Vladimir Vladimirovic, il 10 giugno lei sarà a Milano in occasione della Giornata della Russia all’Expo 2015, il cui tema è «Nutrire il pianeta. Energia per la vita». Qual è il contributo della Russia a questa causa? E quale significato ha il tema dell’Expo per i rapporti tra gli Stati?

«E’senza alcun dubbio una delle questioni chiave oggi davanti all’umanità e molto bene hanno fatto gli organizzatori a scegliere questo tema, attirando l’attenzione a ricercare i modi per risolverlo. La popolazione del pianeta cresce, nel 2050 raggiungerà 9 miliardi. Già oggi secondo i dati dell’Onu 850 milioni di persone nel mondo soffrono della mancanza di cibo, praticamente fanno la fame, fra queste 100 milioni di bambini. Da come sarà risolta dipenderanno tante altre questioni.
Intendo l’instabilità politica di intere regioni del mondo, il terrorismo e così via, tutto è interconnesso. L’onda dei migranti illegali che sta investendo oggi l’Italia e tutta l’Europa è legata anch’essa a tutto questo. Quanto al contributo della Russia, noi spendiamo oltre 200 milioni di dollari per i programmi alimentari dell`Onu. Molti Paesi del mondo ottengono l’aiuto necessario usando risorse russe. Dedichiamo grande attenzione allo sviluppo dell’agricoltura. Nonostante tutte le difficoltà di oggi nell’economia russa, il nostro settore agricolo cresce a ritmi accelerati, l`anno scorso quasi del 3,4 -3.5%. La Russia è al terzo posto nel mondo per l’esportazione dei cereali. E infine il suo potenziale è colossale: abbiamo i campi arati più grandi del mondo e le più grandi riserve d`acqua dolce».

Intervista a Putin del Corriere della Sera 6-6-2015Circola l’opinione che la Russia si senta «tradita dall’Europa come da un’amante». Cosa non va oggi in queste relazioni? Cosa si aspetta dall’Europa sulle sanzioni?

«Se lei ha certi rapporti con una donna senza assumersi degli impegni, allora non ha alcun diritto di chiedere alla sua partner di assumersi a sua volta impegni nei suoi confronti. Noi non abbiamo mai trattato l’Europa come un’amante. Ora parlo molto seriamente. Abbiamo sempre proposto rapporti seri. Ma oggi ho l’impressione che sia l’Europa a cercare di costruire con noi rapporti puramente su base materiale ed esclusivamente a proprio favore. Parlo per esempio dell’energia, dell’accesso sui mercati europei negato alle nostre merci nel campo nucleare, nonostante i tanti accordi. Oppure della riluttanza a riconoscere la legittimità delle nostre azioni e a collaborare con le unioni di integrazione nello spazio post-sovietico. Mi riferisco all’Unione doganale che ora è diventata l`Unione economica euroasiatica. Perché quando si integrano i Paesi europei è considerato normale, ma se noi nello spazio post-sovietico facciamo lo stesso si cerca di interpretarlo come il desiderio della Russia di ricostruire una specie di impero? Non capisco questi approcci. Tempo fa ho parlato della necessità di creare uno spazio economico unico da Lisbona a Vladivostok. Nessuno pone obiezioni, tutti dicono: bisogna cercare di farlo. Ma in realtà cosa succede? Prendiamo ad esempio l’Ucraina. Nell’accordo di Associazione Ucraina-Ue non si richiede a Kiev di integrare i propri sistemi energetici all’Europa, ma questa possibilità per il futuro è prevista. Se ciò dovesse succedere, saremmo costretti a spendere tra gli 8 e i 10 miliardi di euro per costruire nuove linee elettriche per garantire la fornitura interna alla Russia. Perché farlo? Questo partenariato orientale dell’Ue vuole integrare tutto lo spazio post-sovietico nell’unico spazio economico con l’Europa, lo ripeto, da Lisbona a Vladivostok, ovvero creare nuove frontiere tra la Russia di oggi e la restante parte occidentale, compre se Ucraina e Moldova?».

Ma le vostre azioni in Ucraina sono all’origine di tutta la crisi nei rapporti con l’Occidente…

«Quali sono le origini della crisi in Ucraina? La causa, a quanto pare, non giustifica la tragedia di oggi, con un gran numero di vittime nel Sud-Est. Attorno a cosa è nata questa diatriba? L’ex presidente Yanukovich disse che aveva bisogno di riflettere sulla firma dell’Accordo d’associazione UcrainaUe, forse ottenere dei cambiamenti e consultarsi con la Russia, il partner principale dell’Ucraina. Sotto questo pretesto sono cominciati i disordini a Kiev, appoggiati attivamente dai nostri partner sia europei che americani. Poi è venuto il colpo di Stato, un’azione assolutamente anticostituzionale. Le nuove autorità hanno dichiarato di voler firmare l’accordo, rinviandone però l’applicazione al 1° gennaio 2016. Ma allora a cosa sono serviti il colpo di Stato, la guerra civile, la disfatta economica, se l’esito è stato lo stesso? Non eravamo contrari alla firma dell’accordo tra Ucraina e Ue. Però, certo, volevamo partecipare all’elaborazione delle decisioni finali, considerando che l’Ucraina fa parte della nostra zona di libero scambio e ci sono impegni reciproci che ne derivano. Come si può ignorare questo fatto e non rispettarlo? Lo chiedo a molti miei colleghi, inclusi europei e americani».

E che cosa le dicono?

«Che la situazione è andata fuori controllo. Il 21 febbraio 2014 è stato firmato un accordo tra il presidente Yanukovich e l’opposizione sul futuro del Paese, incluse le elezioni. Se ne doveva ottenere l’attuazione tanto più che tre ministri degli Esteri europei lo hanno firmato come garanti. Se americani ed europei avessero detto a chi compiva azioni anticostituzionali, “non vi sosterremo in alcuna circostanza se andate al potere con un golpe, andate alle elezioni e vincetele”, la situazione si sarebbe sviluppata in modo assolutamente diverso. Quindi io credo che la ragione di questa crisi sia completamente artificiale. E l’accompagnamento di questo processo è inaccettabile. Ripeto, non era nostra intenzione, noi siamo costretti a reagire a quanto sta succedendo».

Non le sembra che in Ucraina sia giunto il momento per la Russia di prendere l’iniziativa nelle proprie mani con un gesto di disponibilità?

«Lo stiamo già facendo. Considero il documento concordato a Minsk, il cosiddetto Minsk 2, l’unica via per la risoluzione del problema. Non l’avremmo mai concordato se non lo considerassimo corretto, giusto, equo. Noi facciamo e continueremo a fare tutto quanto dipende da noi per influenzare le autorità delle Repubbliche autoproclamate di Donetsk e di Lugansk. Ma non tutto dipende da noi. Oggi i nostri partner, sia in Europa sia negli Stati Uniti, devono esercitare un’adeguata influenza sulle autorità di Kiev perché facciano ciò che è stato concordato a Minsk. Il punto chiave della soluzione politica è che bisognava nella prima fase cessare le azioni militari, ritirare le armi pesanti. In generale è stato fatto. Ci sono scontri a fuoco, purtroppo, anche vittime, ma non ci sono grandi azioni militari. Le parti sono separate. Ora bisogna cominciare a realizzare gli accordi di Minsk. Concretamente, bisogna fare una riforma costituzionale garantendo i diritti d’autonomia ai rispettivi territori delle Repubbliche non riconosciute. Poi si deve votare una legge per le elezioni municipali e una per l’amnistia. Tutto questo in coordinamento con Donetsk e Lugansk. Il problema è che le autorità di Kiev non vogliono nemmeno sedersi allo stesso tavolo negoziale con loro. E su questo non abbiamo influenza, solo i nostri partner europei e americani ce l’hanno. Non c’è bisogno di impaurirci con le sanzioni. Bisogna far partire la rinascita economica e sociale di questi territori, dov’è in corso una catastrofe umanitaria. Ma tutti fanno finta di nulla. La Russia è interessata e cercherà di ottenere una realizzazione completa e incondizionata di tutti gli accordi di Minsk, non esiste altra strada. Ricordo anche che i leader delle Repubbliche autoproclamate hanno dichiarato che, a certe condizioni, sono pronti a esaminare la possibilità di considerarsi parte dello Stato ucraino. Questa posizione dev’essere accolta come condizione preliminare per avviare serie trattative».

Ci sta dicendo che nei territori dell’Est dell’Ucraina non preparate uno scenario di annessione come in Crimea?

«Tutte le nostre azioni, incluse quelle di forza, non avevano come obiettivo di alienare la Crimea dall’Ucraina, ma di dare alla gente che vive lì la possibilità di esprimere la propria opinione su come vogliono organizzare la propria vita. Se questo è stato permesso agli albanesi del Kosovo ed ai kosovari perché vietarlo a russi, ucraini e tartari che vivono in Crimea? Credo che un osservatore in buona fede non possa non vedere che la gente ha votato quasi all’unanimità a favore della riuni ficazione con la Russia. La soluzione alla questione della Crimea è fondata sulla volontà del popolo. A Donetsk e a Lugansk la gente ha votato per l’indipendenza e lì la situazione è diversa. Ma più importante è rispettare umori e scelte della gente. E se qualcuno vuole che questi territori restino all’interno dell’Ucraina, bisogna dimostrare a questa gente che in uno Stato unito la vita sarà migliore, che sarà garantito il futuro dei loro bambini. Ma persuaderli con le armi è impossibile. Sono questioni che si possono risolvere solo in modo pacifico».

Parlando di pace presidente, i Paesi dell’ex Patto di Varsavia che oggi sono membri della Nato, come i baltici e la Polonia, si sentono minacciati dalla Russia. L’Alleanza ha deciso di creare una forza dissuasiva di pronto intervento per venire incontro a queste preoccupazioni. Ha ragione l’Occidente a temere di nuovo l’«orso russo»? E perché la Russia assume toni così conflittuali?

«La Russia non parla in tono conflittuale con nessuno e in queste questioni, come diceva Otto von Bismarck, “non sono importanti i discorsi, ma il potenziale”. Cosa dicono i potenziali reali? Le spese militari degli Stati Uniti sono superiori alle spese militari di tutti i Paesi del mondo messi insieme. Quelle della Nato sono 10 volte superiori a quelle della Federazione Russa. La Russia praticamente non ha più basi militari all’estero. La nostra politica non ha un carattere globale, offensivo o aggressivo. Pubblicate sul vostro giornale la mappa del mondo, indicando tutte le basi militari americane e vedrete la differenza. Le faccio degli esempi. Vicino alle coste della Norvegia ci sono i sommergibili americani in servizio permanente. Il tempo che ci mette un missile a raggiungere Mosca da questi sottomarini è di 17 minuti. E volete dire che noi ci comportiamo in modo aggressivo? Noi non ci muoviamo da nessuna parte, è l’infrastruttura della Nato che si avvicina alle nostre frontiere. E’la dimostrazione della nostra aggressività? Infine, gli Stati Uniti sono unilateralmente usciti dall’Accordo sulla difesa antimissile, l’Abm, pietra angolare su cui si basava gran parte del sistema di sicurezza internazionale. Un’altra prova di aggressività? Tutto quello che facciamo è rispondere alle minacce nei nostri confronti. E lo facciamo in misura limitata, ma tale da garantire la sicurezza della Russia. O qualcuno forse si aspettava un nostro disarmo unilaterale? Un tempo avevo proposto ai nostri partner americani di costruirlo insieme in tre il sistema di difesa anti-missile: Russia, Stati Uniti, Europa. La proposta è stata rifiutata. Allora ci siamo detti, questo è un sistema costoso e ancora non ne conosciamo l’efficacia. Ma per garantire l’equilibrio strategico, svilupperemo il nostro potenziale offensivo e penseremo a sistemi in grado di superare la difesa antimissilistica. E abbiamo fatto notevoli progressi in questa direzione».

Nega le minacce alla Nato?

«Solo una persona non sana di mente o in sogno può immaginare che la Russia possa un giorno attaccare la Nato. Sostenere quest’idea non ha senso, è del tutto infondata. Forse qualcuno può essere interessato ad alimentare queste paure. Forse gli Stati Uniti vogliono evitare il riavvicinamento fra l’Europa e la Russia. Voglio dirvi: non bisogna aver paura della Russia. Il mondo è talmente cambiato, che oggi le persone ragionevoli non possono immaginare un conflitto militare su scala così vasta. Noi abbiamo altre cose da fare, ve lo posso assicurare».

Sull’Iran però collaborate con gli Usa. La visita di John Kerry a Sochi è stata un segnale di svolta, o ci sbagliamo?

«No, non vi sbagliate, avete ragione. Noi collaboriamo con gli Usa non solo sul programma nucleare iraniano, ma anche in altri settori molto importanti. Continuiamo il dialogo per il controllo degli armamenti. Siamo non solo partner, ma direi alleati nelle questioni della non-proliferazione delle armi di distruzione di massa e senza dubbio nella lotta contro il terrorismo. Ci sono poi altri settori di cooperazione. Ecco, il tema al quale è dedicata l’Expo di Milano è un altro esempio del nostro lavoro comune».

Vladimir Vladimirovich, il 9 maggio la Russia ha celebrato i 70 anni della vittoria nella Grande Guerra Patriottica, che liberò il Paese e l’Europa dal nazismo. Nessun altro Paese ha pagato il prezzo di sangue pagato dalla Russia. Ma sulla Piazza Rossa insieme a lei non c’erano i leader occidentali. Ha considerato questa assenza una mancanza di rispetto verso il popolo russo? E cosa significa oggi per l’identità russa quella memoria?

«La guerra rappresenta una delle pagine tragiche della nostra storia. Noi nel commemorare tali giornate ovviamente pensiamo alla generazione che ci ha garantito libertà ed indipendenza, sconfiggendo il nazismo. Pensiamo anche che nessuno abbia il diritto di dimenticare questa tragedia, in primo luogo perché dobbiamo assicurare che non si ripeta più niente di simile. E non è un timore fondato sul nulla. Oggi per esempio c’è chi nega l’Olocausto. Si cerca di far diventare eroi nazisti o collaborazionisti. Il terrorismo di oggi in molte sue manifestazioni è simile al nazismo. I colleghi dei quali lei ha parlato semplicemente non hanno visto dietro l’attuale difficile congiuntura delle relazioni internazionali, cose molto più serie collegate non solo col passato, ma anche con la necessità di lottare per il nostro futuro comune. E’stata una loro scelta. Ma la festa era soprattutto nostra. Capisce? Abbiamo ricordato in quei giorni non solo chi ha lottato contro il fascismo nell’Unione Sovietica, ma anche tutti i nostri alleati, i partecipanti alla Resistenza nella Germania stessa, in Francia e in Italia. Rendiamo merito a tutta la gente che non s’è risparmiata nella lotta al nazismo. Certo noi sappiamo che è stata l’Unione Sovietica a dare il contributo decisivo a questa vittoria, sacrificando più vite umane. Per noi non è semplicemente una vittoria militare ma anche morale. Quasi ogni nostra famiglia ha perso i propri cari. E’impossibile scordarsene».

Lei è un leader molto popolare in Russia ma spesso, all’estero e nel suo Paese, viene accusato di essere autoritario. Perché è cosi difficile in Russia fare opposizione?

«Che c’è di difficile? Se l’opposizione prova che può risolvere i problemi di un distretto, una regione oppure del Paese penso che la gente lo vedrà sempre. Il numero dei partiti politici da noi è aumentato di parecchie volte, negli anni precedenti abbiamo liberalizzato le regole per la loro costituzione e la loro crescita sulla scena politica regionale e nazionale. Si deve solo essere validi e sapere lavorare con l’elettorato, con i cittadini».

Ma perché i principali canali Tv russi non fanno quasi mai interviste con i rappresentati dell’opposizione?

«Se sapranno attirare interesse, penso che saranno intervistati di più. A proposito della politica posso dire che, come sappiamo, nella lotta con gli avversari si ricorre a diversi mezzi. Basta ricordare la recente storia dell’Italia».

Germanwings, i resti di 44 passeggeri rimpatriati a Duesseldorf

Alcuni passeggeri vittime del disasto aereo dell'A320 Germanwings
Alcuni passeggeri vittime del disasto aereo dell’A320 Germanwings

Dopo due e mesi e mezzo dallo schianto sulle Alpi francesi del volo A320 Germanwings, i resti di 44 passeggeri hanno raggiunto Duesseldorf per essere restituiti alle rispettive famiglie per la sepoltura. Tra loro anche la scolaresca tedesca di Joseph-Koenig-Gymnasium di Halternche con sedici giovani e due insegnanti a bordo che tornavano da Barcellona dopo una gita scolastica.

La compagnia Lufthansa ha messo a disposizione un aereo cargo dove sono state caricate le bare e nella notte sono partiti da Marsiglia.

Elmar Giemulla, l’avvocato di alcune famiglie delle vittime, ha detto che l’arrivo delle spoglie dei parenti morti il 24 marzo scorso sarebbe per loro una relativa “chiusura” del dramma che hanno vissuto 150 famiglie, tante quanti erano paggesseri e membri dell’equipaggio.

Alle famiglie è concesso visitare le bare all’interno di un hangar a Duesseldorf oggi, mercoledi 10 giugno. “Le famiglie non sono ancora rassegnate”, ha detto l’avvocato Giemulla all’Afp. “Non possono e non vogliono rendersi conto che i loro parenti siano morti.

Un soccorritore vicino ai resti del Germanwings
Un soccorritore vicino ai resti del Germanwings

Sarà per loro straziante quando si troveranno davanti alle bare dei propri cari. Ma è necessario, perché hanno bisogno di superare il dramma”, una sorta di elaborazione del lutto, sebbene la ferita per perdite così assurde non si rimarginerà mai.

I resti delle altre vittime saranno rispediti nelle prossime settimane. I passeggeri erano provenienti da 18 paesi, tra cui Australia, Argentina e Giappone, ma la maggior parte delle persone a bordo erano spagnoli e tedeschi.
Il rimpatrio di alcuni dei corpi è stata ritardato la scorsa settimana a causa di errori sui certificati di morte in Francia.

Il disastro aereo in cui sono morte 150 persone, si pensa sia stato causato dal copilota tedesco Andreas Lubitz che avrebbe deliberatamente fatto schiantare l’Airbus A320 Germanwings sulle Alpi francesi. Questo l’esito delle indagini svolte dalla procura di Marsiglia e dal Bea, l’agenzia francese per la sicurezza dell’aviazione civile. Molte cose però nelle loro ricostruzioni non tornano.

Domani visita a sorpresa di Vladimir Putin in Italia

Papa Francesco in una recente visita con Vladimir Putin
Papa Francesco in una recente visita con Vladimir Putin

Domani sarà la giornata del presidente russo Vladimir Putin in Italia. Un “blitz” lo definiscono alcuni osservatori, dopo che in Baviera si è tenuto il G7 (un tempo G8, dove partecipava anche la Russia “improvvidamente” esclusa dopo i fatti della Crimea).

Putin incontrerà Papa Francesco in Vaticano, Renzi e Mattarella. Iuri Ushakov, citato dalle agenzie Tass e Interfax, ha riferito che tra i temi toccati da papa Francesco e dal presidente Putin nel loro incontro in Vaticano saranno Ucraina e “la questione dei cristiani in Medio Oriente”, ma non si esclude che l’inquilino del Cremlino faccia pressioni sui grandi del mondo per ammorbidire le sanzioni dell’Ue verso la Russia.

Durante il loro incontro in Vaticano il presidente russo Vladimir Putin e papa Francesco discuteranno di “possibili ulteriori contatti” ha anche annunciato Ushakov, dicendo di non sapere se si parlerà anche di una possibile visita del pontefice in Russia visto che “questo tema riguarda non solo lo Stato” ma anche la Chiesa ortodossa russa.

Prima di incontrare il Papa a Roma, Putin vedrà a Milano il presidente del Consiglio Matteo Renzi in occasione della Giornata nazionale russa ad Expo 2015 e quindi andrà a Roma per “il primo incontro con il nuovo presidente italiano” Sergio Mattarella. Lo ha confermato il consigliere diplomatico del Cremlino, Iuri Ushakov, citato dalle agenzie russe. “A Milano – ha detto Ushakov – il nostro presidente e il primo ministro italiano Matteo Renzi parteciperanno assieme alla Giornata nazionale della Russia a Expo 2015.

E’ anche atteso un intervento del nostro capo di Stato alla cerimonia di inaugurazione della Giornata nazionale”, ha precisato il consigliere di Putin. Ushakov ha quindi fatto sapere che il leader del Cremlino e Renzi “visiteranno il padiglione russo e quello italiano” e che dopo “si terranno i colloqui” tra i due leader.

E ha sottolineato che quello in programma domani è il secondo incontro quest’anno tra Renzi e Putin dopo la visita ufficiale a Mosca del presidente del Consiglio italiano il 5 marzo. Domani inoltre Putin sarà ricevuto in udienza da papa Francesco. Ed è possibile anche un incontro in serata tra il leader del Cremlino e il suo “amico” Silvio Berlusconi a Roma.

Putin con Berlusconi
AMICI Putin con Berlusconi

Al Cremlino “si sta studiando la possibilità di un incontro tra Putin e Berlusconi” e “non si esclude che si possa svolgere a Roma la sera del 10 giugno dopo l’udienza del presidente russo dal Papa” ha anche detto Ushakov, citato dalla Tass. Silvio Berlusconi e Vladimir Putin sono legati da vecchia amicizia personale. Tant’è che il leader di Forza Italia, subito dopo le sanzioni Ue alla Russia si oppose e cercò in tutti i modi di evitare “una simile follia”

Vladimir Putin è pronto a spiegare a papa Francesco la posizione di Mosca nella crisi ucraina. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, citato dalla Tass. “Se il papa mostra interesse – ha dichiarato Peskov – non ho dubbi che il presidente sarà pronto a chiarire dettagliatamente la posizione della Russia”.

Salvini con t-shirt Putin, “cretino chi gli fa guerra” – Matteo Salvini si è presentato oggi al Parlamento europeo di Strasburgo con una maglietta bianca con la faccia di Vladimir Putin di profilo, sotto un colbacco militare. “L’ho comprata a Mosca”, ha affermato il leader del Carroccio, “è una risposta agli eurocretini che giocano alla guerra con Putin e con la Russia: bisogna essere cretini – ha ribadito – per giocare alla guerra con Putin e la Russia”.

La Russia, dopo le durissime sanzioni imposte da Stati Uniti e Ue a seguito degli eventi in Ucraina, è dovuto ricorrere al mercato asiatico per dare una risposta ai leader occidentali. Il problema sostanziale è che Mosca, ricchissima di materie prime e di energia, è il mercato più grande per i paesi esportatori dell’Europa che da queste sanzioni comminate a Putin finiranno per soffrirne le conseguenze peggiori. Un boomerang che si ripercuote su tutta l’economia europea le cui imprese non possono più esportare, quindi le aziende chiudono e la disoccupazione aumenta.

Roma, 6 arresti per appalti truccati in Campidoglio. Nei guai Amore. M5S a Marino: "Dimettiti"

Appalti truccati per restauro Aula Giulio Cesare in Campidoglio a Roma . Nei guai Fabrizio Amore
L’Aula Giulio Cesare in Campidoglio a Roma. E’ sede del Consiglio comunale della Capitale

Sei arresti da parte della Guardia di finanza per appalti truccati: tra le gare nel mirino anche quella relativa al restauro dell’aula Giulio Cesare del Campidoglio, dove si riunisce il Consiglio comunale. La gara sarebbe stata affidata a trattativa privata a Fabrizio Amore, imprenditore coinvolto in Mafia Capitale.

LE ACCUSE
I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Roma che contesta agli arrestati, a vario titolo, i reati presunti di associazione a delinquere, truffa aggravata e continuata in danno del comune di Roma, falso, turbativa d’asta, emissione e utilizzo di fatture false, indebite compensazioni d’imposta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte con l’aggravante del reato transnazionale, commesso in Roma, Lussemburgo e altrove. Una ventina sono invece le persone indagate.

L’inchiesta degli uomini del Comando unità speciali della Guardia di Finanza ha consentito di scoprire una serie di truffe nel settore degli appalti pubblici. Tra questi, quello relativo al restauro della sala dove si riunisce il Consiglio comunale di Roma, che vedrebbe coinvolti un alto dirigente della Sovrintendenza dei beni culturali di Roma e l’imprenditore Amore.

In sostanza, le indagini avrebbero consentito di accertare che l’imprenditore arrestato fosse più che sicuro di vincere la gara tanto da stipulare contratti ed effettuare pagamenti in acconto ai subappaltatori alcuni giorni prima dell’apertura delle buste contenenti le offerte. Il patto tra gli appartenenti all’associazione, sostiene la Finanza, ha fatto sì che alla gara fossero infatti invitate esclusivamente società riconducibili allo stesso soggetto economico.

L’indagine ha anche evidenziato come fossero ben radicati i rapporti tra Amore e una serie di personaggi all’interno degli uffici di Roma Capitale: l’imprenditore infatti tramite sue società, controllate da società lussemburghesi, ha concesso in affitto al Comune due strutture residenziali in zona Ardeatina per la gestione delle emergenze abitative della Capitale.

E il Campidoglio, per diversi anni, ha pagato circa 2.250 euro al mese per ogni appartamento. Ma alcune di queste unità immobiliari, anzichè essere destinate all’emergenza casa, erano utilizzate da Amore per fini propri. I finanzieri hanno inoltre scoperto un’evasione fiscale di oltre 11 milioni da parte di Amore attraverso un gruppo di società a loro volta controllate da imprese con sede in Lussemburgo.

NEL POMERIGGIO PROTESTA DEL M5S: “MARINO DIMETTITI”

Momenti di tensione davanti l’ingresso del Campidoglio tra i vigili e i manifestanti in protesta al grido ‘Dimissioni’. I lavoratori di Multiservizi e gli attivisti del M5s hanno cercato di entrare a Palazzo Senatorio ma è stato impedito l’accesso: le porte del Campidoglio sono state chiuse.

“Tutti a casa”, “Buffoni”, “Dimettiti”. Il sindaco di Roma Ignazio Marino è stato contestato dai militanti del Movimento 5 Stelle in protesta in assemblea capitolina, entrati dopo l’apertura delle porte di accesso al Campidoglio. Il primo cittadino era presente in Aula Giulio Cesare.

Un inedito Giulio Cesare con in mano un cartello con scritto “Onestà”. E’ accaduto anche questo durante la protesta di esponenti M5S nell’aula Giulio Cesare in Campidoglio. A mettere il cartello in mano alla statua che veglia sull’assemblea capitolina il consigliere di M5S Enrico Stefano. [Updated ore 17.40]

Camorra, 60 arresti a Napoli nella "Gomorra" dei minorenni

Una volante della Polizia di StatoNAPOLI – Operazione della Polizia di Stato di Napoli nella zona di Forcella della città dove gli agenti stanno eseguendo circa 60 arresti nei confronti persone, molte giovanissime, ritenute appartenenti alle famiglie camorristiche Giuliano, Sibillo, Brunetti e Amirante.

Le accuse, a vario titolo, sono di associazione di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio, traffico di stupefacenti, detenzione porto abusivo di armi. Il blitz è coordinato dalla Dda e dalla Procura presso il tribunale per i minorenni.

L’inchiesta ricostruisce le attività di un’organizzazione criminale nata sulle ceneri dello storico clan di camorra Giuliano di Forcella che ha acquisito, negli ultimi anni, il controllo delle attività illecite in diverse zone del centro antico di Napoli.

Gli indagati sono in tutto 77; le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip riguardano 64 persone. Dalle indagini è emerso il coinvolgimento degli indagati nella gestione del traffico di droga e nelle estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti.

Gli investigatori hanno ricostruito una serie di agguati riconducibili alla contrapposizione con clan avversari. L’organizzazione utilizzava anche giovanissimi affiliati che in alcune intercettazioni telefoniche vengono definiti “i bimbi”.

L’inchiesta è coordinata dai pm della Dda Henry John Woodcok, Francesco De Falco, Enrica Parascandalo e dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice. I pm Woodcok e Parascandalo sono i titolari dell’indagine riaperta da qualche tempo sull’omicidio del giornalista Giancarlo Siani per verificare una pista che attribuisce il delitto alla camorra di Forcella.

Cuneo, ucciso un gioielliere durante un furto in villa. E’ giallo

La villa di Patrizio Piatti, il pensionato ucciso dai ladri nella frazione San Lorenzo, vicino Alba, nel Cuneese
La villa di Patrizio Piatti, il pensionato ucciso dai ladri nella frazione San Lorenzo, vicino Alba, nel Cuneese (foto da La Stampa)

CUNEO – Un imprenditore, Patrizio Piatti, 64 anni, è stato ucciso nella sua villa di Monteu Roero, frazione San Lorenzo, vicino Alba, nel Cuneese, in quello che sembrerebbe un tentativo di furto. L’omicidio è avvenuto stamattina intorno alle 6.40.

Probabilmente due persone si sono introdotte nella villa della coppia per commettere una rapina, ma sono stati sorpresi dal padrone di casa, un gioielliere in pensione.

La moglie ha raccontato ai Carabinieri della vicina stazione di una colluttazione con una persona, sorpresa a rubare, nel corso della quale sarebbe partito un colpo di pistola che ha colpito l’imprenditore alla testa. Il racconto della donna è al vaglio scrupoloso dei militari dell’Arma.

Secondo alcune fonti, la versione di Maddalena, 63 anni, moglie dell’orafo, non convincerebbe del tutto gli inquirenti, in quanto dalla casa non sarebbe stato portato via nulla. Ma probabilmente i killer, dopo le urla e gli spari sono scappati via senza rischiare oltre. In ogni caso i Carabinieri indagano a 360 gradi, anche nella vita privata del Piatti.

Secondo una prima ricostruzione, l’omicida sarebbe entrato nella villa con un complice. Forse utilizzando il garage. Appena dentro, Patrizio Piatti ha sentito dei rumori ed è andato a vedere da dove provenissero quando all’improvviso si sarebbe trovato davanti i due ladri armati e malintenzionati.

A seguito della colluttazione sarebbero partiti alcuni colpi di pistola, uno dei quali ha centrato lo sfortunato pensionato. Appena esplosi i colpi i due sono scappati. Le Forze dell’Ordine hanno allestito posti di blocco in tutta la zona. Ora è caccia aperta ai killer.

Nella villetta è giunta la Scientifica con il magistrato di turno per i rilievi di rito. Tutta l’area è stata transennata per non inquinare l’area dov’è maturato il delitto. L’omicidio di Patrizio Piatti ha suscitato molto clamore e timore tra i vicini della coppia nella frazione collinare. Non sono pochi i furti e le rapine registrati nelle provincia di Cuneo. Ma nell’omicidio Piatti gli investigatori battono tutte le piste.

Gli schiavisti deportano migranti, mentre la politica litiga e l'Ue guarda

Schiavisti deportano migranti nel Mediterraneo
Migranti nel Mediterraneo in una foto aerea

Nel giro di pochi giorni sono tra Sicilia e Calabria sono sbarcati quasi 6mila migranti. La scorsa settimana erano sbarcate circa 3.500 persone. Stamattina 1.085 migranti di diverse nazionalità sono approdati nei porti di Crotone e Corigliano Calabro a bordo delle navi Driade e Vega della Marina Militare. Tra gli immigrati ci sono oltre 150 minorenni e dieci donne incinte. Le condizioni di salute sono buone, è stato accertato ad un primo esame.

Mentre nel porto di Catania, nel pomeriggio, alle 16, è attraccata la nave della Marina militare britannica “Bulwark” con a bordo 1.143 migranti, tra cui nove donne incinte. I migranti sono stati tratti in salvo ieri in otto distinti interventi al largo della Libia, sette dei quali compiuti dall’unità navale britannica e uno dalla nave della Marina Militare ”Fasan”.

TRAFFICO SCHIAVISTI PROSEGUE E ALIMENTA SCONTRO POLITICO
Un traffico incessante di esseri umani nel Mare Nostrum, che avviene “nella totale indifferenza dell’Ue che nella suddivisione delle quote gira lo sguardo altrove”, ammoniscono fonti accreditate. In Italia, “lasciata sola” sono invece molte le polemiche politiche anche con toni accesi e qualche minaccia tra chi sostiene che la “misura è colma”, come affermano alcuni governatori del Nord e chi ritiene che l’idea di Roberto Maroni di diffidare i sindaci ad accogliere gli immigrati sia da considerare “demagogica”, come ha detto il governatore della Calabria, Mario Oliverio.

Franco Corbelli del Movimento Diritti Civili
Franco Corbelli del Movimento Diritti Civili

SINDACO CALABRESE: “NOSTRO IMPEGNO NON PUO’ DURARE A LUNGO”
Sempre in Calabria, il sindaco di Corigliano Calabria, Giuseppe Geraci, si schiera con il presidente della regione Lombardia: “Sono pienamente d’accordo con la posizione del Presidente della Lombardia, Roberto Maroni. Il nostro impegno non può durare all’infinito”.

CORBELLI (DIRITTI CIVILI) ANNUNCIA ESPOSTO CONTRO REGIONI RIBELLI
Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli che ha annunciato un esposto denuncia alla Procura della Repubblica di Milano contro il Governatore della Lombardia Roberto Maroni. Nell’esposto, Corbelli chiede di “valutare se si configurano ipotesi di reato nelle affermazioni di Maroni sul trasferimento di fondi ai comuni per l’accoglienza dei migranti”, esposto che può presentare anche contro le regioni Liguria e Veneto.

SALVINI: “OCCUPEREMO LE PREFETTURE” “Come Lega siamo pronti a bloccare le prefetture e a presidiare tutte quelle strutture che a spese degli italiani qualcuno vuole mettere a disposizione di migliaia di immigrati clandestini”. Lo ha detto Matteo Salvini collocandosi sulla stessa “linea dura” espressa da Roberto Maroni, il quale ieri ha ipotizzato la riduzione dei trasferimenti regionali ai sindaci lombardi che dovessero accogliere nuovi migranti.

RENZI “DIAMO NOI INCENTIVI AI COMUNI PER ACCOGLIERE”
Chi entra nel dibattito ancora dal G7, in Baviera, è il premier Matteo Renzi che percorre il sentiero opposto a quello di Maroni, Zaia e Toti: “Dobbiamo dare incentivi, anche nel patto di stabilità, a quei comuni che ci danno una mano nel gestire l’accoglienza dei migranti”.

Renzi al G7 in Baviera. Di spalle il presidente Usa Barack Obama
Renzi al G7 in Baviera. Di spalle il presidente Usa Barack Obama

Un guanto di sfida che ha fatto molto animato il pomeriggio romano. Ieri il capo del governo aveva comunque ritenuto “insufficiente” il piano Ue sull’immigrazione.”Bisogna prendere atto – ammonisce il premier – che la situazione così com’è non va, ci siamo dati una tempistica da qui al Consiglio europeo, cercheremo di portare a casa dei risultati”, ha sottolineato Renzi dalla Germania. Per risolvere il problema dell’immigrazione “serve buonsenso”, ha detto Renzi ai governatori del Nord. E a Salvini ha replicato: “Ci vorranno settimane, è un lavoro di serietà. E’ facile dire “occupiamo le prefetture”, afferma il premier.

Studio Confcommercio: "Tra 15 anni Italia sarà a livelli pre-crisi"

Il Presidente di Confcommersio Carlo Sangalli durante l'assemblea di Milano 8-6-2015
Il Presidente di Confcommersio Carlo Sangalli durante l’assemblea di Milano 8-6-2015

La Commissione Europea in uno studio di tre anni fa aveva previsto che l’Italia avrebbe raggiunto i livelli economici “pre-crisi” nel 2023. Un dato che mandò in ansia non solo gli italiani, bensì tutti gli apparati politici, istituzionali e associativi. Oggi, quel termine fissato dall’Ue, secondo Confcommercio si allunga e di molto se la crescita in termini di Pil rimane quello attuale.

Agli attuali tassi di crescita di Pil, consumi e reddito disponibile, infatti solo tra 15 anni, nel 2027, si tornerà al Pil pro capite del 2007, ossia l’anno in cui scoppiò la bolla immobiliare negli Usa che ha scatenato una crisi senza paragoni nella storia.

“La spesa delle famiglie pre-crisi si rivedrà solo nel 2030. Il reddito disponibile nel 2034″, stima l’Ufficio Studi della Confcommercio. Per ridurre il recupero a 6-8 anni servirebbe un tasso di crescita doppio”.

Tra il 2007 e il 2014, ricorda lo studio Confcommercio, gli italiani hanno patito una riduzione in termini reali del 12,5% del Pil, del 14,1% per il reddito disponibile e dell’11,3% per i consumi. Il ritorno ai livelli di crisi viene stimato sulla base di una crescita dell’1,25% per Pil, dello 0,95% dei consumi e dell’1,05% per il reddito disponibile, a fronte di una variazione della popolazione in linea con le stime prodotte dall’Istat negli scenari di lungo periodo (+0,2%).

Quanto all’ipotesi di un tasso di crescita doppio che permetterebbe di tornare ai livelli del 2007 in 6-8 anni, l’Ufficio Studi Confcommercio nota comunque che “la nostra economia non sperimenta da tempo” tali valori. “L’attivazione rapida delle riforme strutturali – aggiunge -, il consolidarsi di un diffuso clima di fiducia favorevole e una credibile politica fiscale distensiva renderebbero questa sfida alla portata del nostro paese”.

Nota poi l’analisi di Confcommercio come le difficoltà a tornare ai livelli pre-crisi discendono da un “contesto altamente penalizzante in cui operano le imprese. “Le riforme devono correggere questi difetti che riducono la competitività e tengono bassa la produttività sistemica dell’Italia – viene spiegato -.

Ponendo a confronto alcuni indicatori di Italia e Germania, si rileva come per i nostri imprenditori sia molto più difficile fare impresa. I tempi della giustizia, la pressione fiscale, i costi di gestione, la contraffazione e l’abusivismo si associano ad una difficoltà a sfruttare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie”.

“Nel 2014 – nota quindi l’Ufficio Studi Confcommercio -, la capacità del tessuto imprenditoriale dei servizi di mercato si è ridotta in maniera significativa, mostrando, tra iscrizioni e cancellazioni di imprese nei registri delle Camere di Commercio, un saldo negativo di circa 70mila unità”. Grazie alla pur moderata crescita del Pil la demografia delle imprese è vista però in miglioramento, “con un rilancio delle iniziative imprenditoriali ed una frenata della forte emorragia di aziende finora registrata”.

Nel 2015-2016 Confcommercio si attende un ridimensionamento del saldo negativo a 17 mia unità, grazie prevalentemente all’incremento atteso nelle iscrizioni. Di fronte a un pil più debole, il saldo negativo peggiorerebbe a 27 mila unità.

Migliorano i consumi, con una crescita congiunturale ad aprile dello 0,5%, la più elevata degli ultimi due anni, dopo il -0,1% di marzo. L’incremento tendenziale è dello 0,8% (+0,4% a marzo). La crescita dello 0,5% registrata in particolare dall’Indicatore dei Consumi Confcommercio deriva da un aumento della domanda sia di servizi (+0,6%) e sia di beni (+0,4%).

A marzo era sceso dello 0,1%. Relativamente alle singole macro-funzioni di spesa, le variazioni positive hanno riguardato soprattutto i beni e i servizi per la mobilità (+2,5%), grazie al buon andamento delle vendite di auto ai privati, gli alberghi, i pasti e i consumi fuori casa (+0,9%) e i beni e i servizi per le comunicazioni (+0,6%). E’ stato invece modesto l’incremento registrato per i beni e i servizi per la cura della persona (+0,1%). Ed è stata stabile rispetto a marzo la domanda di alimentari, bevande e tabacchi e quella dei beni e servizi per la casa. In lieve calo la spesa per abbigliamento e calzature (-0,2%), in linea con il mese precedente, e per i beni e i servizi ricreativi (-0,1%).

Nel 2015 il pil crescerà dell’1,1% e i consumi dell’1,2%. Lo stima l’ufficio studi di Confcommercio che vede poi nel 2016 il pil crescere dell’1,4% e i consumi dell’1%. “La ripresa c’è, ma restano dubbi sulla sua intensità”, segnala Confcommercio, citando i “nuovi elementi di incertezza” a maggio e i cali della fiducia di famiglie (-2,1%) e imprese (-0,1%). Sono flessioni attribuibili al contesto interno e tali preoccupazioni “sono la principale insidia alla trasformazione della ripresa statistica in vera crescita economica”.

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli durante l’Assemblea Generale di Confcommercio a Milano ha affermato che “molte famiglie e imprese fanno ancora fatica a percepire la ripartenza dell’economia nella realtà quotidiana”. C’è bisogno di segnali positivi, come Expo, che “rimette al centro del discorso italiano il turismo, la carta vincente dell’Italia”.

L’Italia e l’Europa “hanno bisogno di segnali positivi, di una “scossa” alla speranza come l’Expo, che rimette al centro del discorso italiano il turismo, la carta vincente dell’Italia”.

Per Sangalli “siamo finalmente davanti ai primi segnali di ripresa, anche se timida” e in più in una situazione in cui “l’estero conta tanto, sia in negativo che in positivo”. Ma al di là delle statistiche “molte famiglie e imprese fanno ancora fatica a percepire la ripartenza dell’economia nella realtà quotidiana”.

Addio vecchio termometro, arriva quello più preciso del mondo grazie al team di Gerardo Adesso

Studi sul termometro più piccolo e preciso del mondo
Studi sul termometro più piccolo e preciso del mondo (fonte Ansa/University of Nottingham)

Che avevamo detto addio al vecchio termometro al mercurio è cosa risalente almeno a 20 anni fa. Si sono fatti spazio termometri elettronici con sofisticati sensori che di tanto in tanto facevano le bizze del tipo: se avevi la febbre a 38 il marchingegno segnava 49. Ma la rivoluzione dell’avvenire sarà grazie ad una manciata di atomi che consentirà a un termometro futuristico di misurare con precisione la temperatura di cellule e nanocircuiti elettronici.

Lo ha progettato il gruppo di ricerca coordinato dall’italiano Gerardo Adesso, dell’università britannica di Nottingham. Pubblicato sulla rivista Physical Review Letters, lo studio descrive il termometro, più piccolo e preciso del mondo, spiegando che è il più piccolo strumento di questo tipo che è possibile realizzare seguendo le leggi della fisica.

Lo strumento sarà capace di rilevare anche le minime fluttuazioni in aree microscopiche, come quelle che si trovano all’interno delle cellule. Questo termometro è basato su un sistema quantistico con due livelli di energia: è di un solo “quanto” (cioè la quantità minima di una grandezza fisica che può esistere in modo indipendente) per il livello minimo di energia, e di molti stati quantistici per livelli superiori di energia. I ricercatori hanno così determinato a livello teorico, combinando matematica, meccanica quantistica e termodinamica, i limiti di precisione di questo termometro in vari possibili scenari sperimentali.

Un vecchio termometro al mercurio
Un vecchio termometro al mercuriomometro

”Quando si progettano strumenti di misura – spiega Gerardo Adesso all’agenzia Ansa – si stabilisce la massima precisione raggiungibile per lo strumento. Noi lo abbiamo fatto per la misura della temperatura. Questo termometro si basa su uno o pochi atomi. Per misurare degli oggetti termici si possono usare dei singoli atomi o fotoni modificati, che devono avere un livello di energia particolare”.

Sapere questo, prosegue Gerardo Adesso ”può aiutare chi progetta tali strumenti a sapere quanto vicino è, o cosa manca, per raggiungere il maggior livello possibile di accuratezza”. Si potrà così migliorare la sensibilità di termometri che misurano le reazioni chimiche, biologiche e fisiche a livello di nanoscala, seguire il calore nei circuiti elettronici o monitorare le terapie di alcune terapie all’interno delle cellule.

Elezioni Turchia, crollo di Erdogan. Vince il "Podemos curdo"

Recep Tayyip Erdogan al seggio mentre vota in Turchia - Sconfitta per il "sultano" vince il "Podemos curdo"
Recep Tayyip Erdogan al seggio mentre vota in Turchia (Ansa/Ap)

Terremoto curdo in Turchia: dopo 13 anni ininterrotti al potere il partito islamico Akp del “sultano” Recep Tayyip Erdogan ha perso la maggioranza assoluta in parlamento inciampando sulla “scommessa folle” dell’ “Obama curdo” Selahattin Demirtas, che ha portato il suo partito Hdp nato nel 2014 oltre la micidiale soglia di sbarramento del 10%, conquistando 78 deputati.

Lo spoglio finale delle schede confermano la tendenza con risultati praticamente definitivi. Il partito Akp del presidente Erdogan si ferma a 258 seggi su 550 alle politiche turche, per cui non avrà la maggioranza.

Il trionfo del “Podemos curdo” – nella capitale del Kurdistan curdo Diyarbakir a migliaia sono scesi in piazza nella notte a cantare e ballare – è uno “schiaffo” per l’uomo che dal 2002 domina incontrastato il Paese. Nonostante la costituzione gli imponga di essere super-partes, ha fatto una campagna martellante per l’Akp, chiedendo in mille comizi 330 seggi per proclamarsi ‘superpresidente’ con pieni poteri.

“E’ l’ultima uscita prima della dittatura”, aveva avvertito prima del voto un’analista. Erdogan non solo ha perso la sua scommessa, ma il trionfo di Demirtas toglie la maggioranza e forse il governo al partito islamico. L’Akp, dopo lo spoglio del 96% delle schede, ha riferito Cnn Turk, resta il primo partito turco ma si ferma al 40,9% (contro il 50% alle politiche 2011) e a 259 deputati su 550, quindi sotto la maggioranza di 276 necessaria per formare un governo monocolore.

Il primo partito di opposizione, il Chp di Kemal Kilicdaroglu è al 25,2% (131 seggi), l’Mhp di Devlet Bahceli al 16,6% (82 seggi), l’Hdp al 12,4% (78 deputati). Insieme le opposizioni sono a 291 seggi. In teoria potrebbero formare una coalizione di governo. Sarebbe un ulteriore terremoto per il paese. Ma con ogni probabilità il “sultano” farà di tutto per impedirlo. Erdogan infatti, come prevede la costituzione, sarà l’arbitro del dopo elezioni. Un arbitro che però ha giocato finora da protagonista tutta la partita con la squadra avversaria. Vari scenari ora sono possibili. Erdogan può cercare di promuovere un governo di minoranza dell’Akp guidato dal premier uscente Ahmet Davutoglu fino a elezioni anticipate. Può anche cercare di promuovere un’intesa con uno dei tre partiti di opposizione.

Il più probabile candidato sarebbe il Mhp. Ma prima del voto i tre partiti di opposizione hanno escluso ogni alleanza con l’Akp, dopo avere denunciato per anni le spinte dittatoriali e islamiche del ‘sultano’ e la corruzione emersa con la Tangentopoli del Bosforo, affossata dal potere. Chp, Mhp e Hdp potrebbero cercare di trovare un’intesa – nonostante le scintille fra i curdi del Hdp e i nazionalisti del Mhp – almeno per togliere all’Akp le leve del potere fino a elezioni anticipate, che spetta al presidente decidere se e quando convocare. “È chiaro che ci sarà un governo di coalizione”, ha detto questa sera il segretario generale del Chp Gursel Tekin.

Il partito del ‘sultano’ ha perso consensi nel Kurdistan, dove sembra che Demirtas sia riuscito ad attirare parte del voto conservatore che alle politiche precedenti era andato a Erdogan, e anche nelle regioni lungo il confine con la Siria, dove la politica aggressiva del ‘sultano’, accusato di appoggiare i gruppi armati jihadisti, e la presenza di centinaia di migliaia di profughi siriani, provocano scontento. Il “Podemos curdo”, che ha fatto proprie parte delle idee libertarie della rivolta nel 2013 dei ragazzi di Gezi Park contro la deriva autoritaria e islamica imposta al paese da Erdogan, repressa con pugno di ferro, ha conquistato consensi oltre l’elettorato curdo. E ha ottenuto probabilmente l’appoggio di buona parte dei circa tre milioni di giovani che oggi votavano per la prima volta alle politiche. Il “sultano” aveva voluto fare di queste politiche una sorta di referendum sulla sua persona. E per la prima volta ha perso.

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