14 Ottobre 2024

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India, bevono liquore al metanolo. E' strage: 64 morti

 

Malad Mumbai slums. Una delle baraccolpoli a Mubai in India
Malad Mumbai slums. Una delle baraccolpoli a Mumbai in India

Bottiglie di liquore contraffatto al metanolo, comprato “ai saldi” in un negozio di Mumbai, tra le slum (baraccopoli) della periferia, hanno fatto una strage pesantissima in India: al momento si contano 64 vittime e circa 40 ricoverati in fin di vita in ospedale con dolori lancinanti allo stomaco, come se avessero bevuto acido.

Le autorità dello Stato di Maharashtra hanno determinato che la bevanda alcolica responsabile della strage è stata fabbricata usando quantità eccessive di metanolo. Dopo l’arresto dei tre proprietari della rivendita dello slum di Laxmi Nagar, la polizia ha catturato i due responsabili della distribuzione delle bottiglie di liquore. Altre 31 persone lottano per la vita in ospedale.

Per la verità questo tipo di episodi sono tutt’altro che insoliti in India, dove pure la vendita di prodotti alcolici dovrebbe svolgersi sotto uno stretto controllo delle autorità centrale e dei diversi Stati in specifici negozi forniti di licenze e sotto costante monitoraggio della polizia.

Questo incidente di Mumbai, hanno riferito i media locali, è avvenuto a Laxmi Nagar, nel quartiere nord di Malad, uno slum agli antipodi del lusso di Colaba e dello sfarzo dei set cinematografici di Bollywood, dove la vita degli abitanti scorre fra mille difficoltà. E dove quindi non si esita a risparmiare qualche rupia (la moneta locale) per comprare un liquore da dividere con gli amici.

Intanto, il quotidiano Dna svela che il micidiale miscuglio alcolico responsabile della strage delle persone – disoccupati, muratori e braccianti – morte da mercoledi nello slum di Laxmi Nagar del quartiere di Malad a Mumbai, era venduto in bustine di plastica bianche al prezzo di 20 rupie (meno di 30 centesimi di euro) per un quarto di litro.

Confartigianato, "Vola l'Export: +4.1%". Ma senza sanzioni russe +5,4%. In 90 giorni persi 350 milioni

export Confartigianato cresccono del 4.1% ma le sanzioni russe ci costano 335 milioniL’artigianato italiano può essere traino dell’economia e si conferma punto di eccellenza per le produzioni di casa nostra. Non fosse per le sanzioni in Russia, l’export italiano di settore sarebbe del +5,4%, anziché il +4,1% attuale, con una differenza del -1,3%. Con un differenziale economico trimestrale di quasi 350 milioni di euro per il solo settore artigianale e manifatturiero.

Nonostante le sanzioni che frenano l’intero sviluppo dell’eurozona, nel 2015 le piccole imprese artigianali sono in pole nella corsa del made in Italy sui mercati esteri. Nel primo trimestre di quest’anno – si legge in un rapporto di Confartigianato – dal nostro Paese sono volati nel mondo prodotti per un valore di 25,8 miliardi (il 27,2% del totale dell’export manifatturiero), con un aumento del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2014 (+3,1% il risultato complessivo).

Bene i prodotti alimentari (+5,9%) mentre pesa il risultato con la Russia con un calo dell’export del 34,6%. Dalla rilevazione emerge che le vendite all’estero dei prodotti delle piccole imprese superano l’andamento complessivo delle nostre esportazioni che, nei primi tre mesi del 2015, hanno fatto registrare un aumento del 3,1%.

Complessivamente, tra marzo 2014 e marzo 2015, i prodotti esportati dalle micro e piccole imprese valgono 102,4 miliardi, pari al 6,2% del Pil. “Con questi numeri – sottolinea il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – le piccole imprese si confermano ambasciatrici dell’alta qualità made in Italy e componente fondamentale dell’economia italiana”, poiché, spiega Merletti “il sistema economico e produttivo italiano, ricco anche di micro e piccole imprese, è un modello adatto allo sviluppo che va sostenuto e accompagnato”.

A tenere alta la bandiera made in Italy nel mondo sono soprattutto i prodotti alimentari che mostrano un aumento del 5,9% del valore delle esportazioni. Bene anche i settori dei mobili (+5,6%) e dei prodotti in metallo (+4,3%). Secondo il rapporto di Confartigianato, al vertice della classifica regionale per l’aumento, nel primo trimestre 2015, di esportazioni di prodotti realizzati dalle piccole imprese si colloca il Veneto con una crescita del 7%.

Secondo posto per il Piemonte, che registra un incremento del 6,7%, e terza posizione per l’Emilia Romagna che fa segnare un +5,2%. Seguono la Toscana (+2,1%) e la Lombardia (+0,3%). A livello provinciale la migliore performance per le vendite all’estero di made in Italy proveniente dalle piccole imprese è quella di Napoli che, tra il primo trimestre 2014 e i primi tre mesi del 2015, ha visto crescere le esportazioni del 14,1%.

Al secondo posto della classifica provinciale per il maggiore incremento di export si colloca Belluno (+13,2%), seguono Treviso (+11,8%), Alessandria (11,6%), Pordenone (10,4%), Salerno (8,6%), Vicenza (8,2%), Modena (7,1%), Bolzano (6%), Como (5,3%), Perugia (5,2%), Torino (5,1%), Lecco e Venezia entrambe con un aumento del 4,4%. Ad apprezzare sempre di più i prodotti delle nostre piccole imprese è la Corea del Sud dove l’export è cresciuto del 24,4%, seguita da Cina (+19,7%), Stati Uniti (+18,3%), Hong Kong (+11,5%), Regno Unito (+9,0%), Spagna (+8%), Svizzera (+7,8%), Polonia (+5,8%).

All’opposto, ha registrato un vero e proprio crollo l’export delle nostre piccole imprese verso la Russia, diminuito del 34,6% per via delle sanzioni comminate dall’asse Usa-Ue. Confartigianato ha calcolato che, senza il calo di vendite in Russia, l’export complessivo delle micro e piccole imprese italiane avrebbe registrato un tasso di crescita del 5,4%, di 1,3 punti superiore al 4,1% effettivo.

In particolare la caduta delle vendite sul mercato russo vale 4 punti di mancata crescita dell’export nei settori di MPI nelle Marche, 2,5 punti in Abruzzo, 2,1 punti in Emilia Romagna, 1,9 punti in Friuli Venezia Giulia, 1,5 punti in Umbria, 1,4 punti in Lombardia e 1,2 punti in Veneto

Pedopornografia: la Polizia arresta 17 persone. 92 denunce

auto della polizia di stato La Polizia di Stato ha arrestato 17 persone e denunciate 92 su tutto il territorio nazionale, per i reati di pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico.

L’indagine, di portata internazionale, è iniziata nel 2013 dalla collaborazione tra la Polizia Tedesca – BKA ed il Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, coordinata dal Servizio Polizia Postale e dal pool “reati sessuali” della Procura di Roma.

Durante l’operazione sono state scoperte decine di migliaia di files divulgati, da utenti italiani e stranieri, su circuiti telematici di file sharing, anche attraverso il Deep Web. Nel corso delle perquisizioni sequestrati computer, smartphone, tablet e diversi hard disk protetti da un sistema sofisticato di crittografia.

La maggior parte dei video e delle immagini trovati sono particolarmente efferati e scabrosi, raffiguranti bambini in tenera età abusati, umiliati e talvolta seviziati.

I responsabili, tutti uomini tra i 25 e i 75 anni, di diversa estrazione sociale, tra cui vari professionisti, nonché un maestro di scuola elementare, sono finiti in carcere.

Caso Alpi, dopo 16 anni Omar Hassan è libero. Jelle che lo accusò disse: "E' innocente"

Accusato ingiustamente, Hashi Omar Hassan ha scontato 16 anni da innocente
Accusato ingiustamente, Hashi Omar Hassan ha scontato 16 anni da innocente

Dopo 16 anni di carcere è stato scarcerato Hashi Omar Hassan, accusato di concorso nel duplice omicidio della giornalista di Rai 3 Ilaria Alpi e del cineoperatore Miran Hrovatin, avvenuto a Mogadiscio (Somalia) il 20 marzo 1994. La svolta del caso Alpi e della “odissea giudiziaria” di Hassan dopo che lo scorso febbraio il suo principale accusatore, Ahmed Ali Rage, ha rivelato al programma “Chi l’ha visto” che Omar Hassan “è innocente”, cioè lo ha accusato sotto pagamento.

Coloro che erano “molto interessati” al caso di Ilaria Alpi, “avevano fretta di chiudere il caso e hanno promesso ad Ali Rage denaro in cambio di una sua testimonianza al processo: doveva accusare un somalo del duplice omicidio”.

“Io non ho visto chi ha sparato, non ero là. Mi hanno chiesto di indicare un uomo”, ha detto Ahmed Ali Rage detto Jelle, irreperibile ma raggiunto dall’inviata di Federica Sciarelli, a cui ha ribadito che gli italiani avevano fretta di trovare un colpevole”.

Hashi era stato condannato (sentenza in giudicato) a 26 anni di carcere dei quali ne ha scontati 16. Grazie all’indulto gli sono stati sottratti 3 anni ed ha potuto usufruire della liberazione anticipata di 4 anni per buona condotta. Ai servizi sociali, che effettuerà sempre a Padova, dovrà lavorare per altri 3 anni. Secondo quanto si è appreso, Hashi, che era recluso a Padova, dove dovrebbe scontare altri tre anni ai servizi sociali, starebbe anche cercando lavoro.

La giornalista uccisa in Somalia Ilaria Alpi
La giornalista uccisa in Somalia Ilaria Alpi

Chi ha “ingiustamente accusato” Hassan è uscito allo scoperto affermando di aver mentito. “Quell’uomo è innocente”. Il vero colpevole, secondo Jelle, è ancora a piede libero così quanti lo avrebbero pagato per accusare il giovane somalo. Spetta alla procura riaprire il caso cercando mandanti ed esecutori materiali.

Il legale di Hassan: Chiederemo la revisione del processo
“Hashi Omar Hassan finalmente è tornato in libertà. Ribadisco che è assolutamente innocente e la settimana prossima consegneremo tutti gli atti alla Corte di Appello di Perugia per chiedere la revisione del processo”. Lo ha detto l’avvocato Douglas Douale, difensore del cittadino somalo.

Chi ha ucciso la giornalista di Rai 3 a Mogadiscio è il suo operatore è ancora libero. Dentro avevano sbattuto un uomo qualunque, un somalo che era del tutto innocente. Soprattutto, occorre chiarire il “concorso” in omicidio. Se c’è concorso come recita la sentenza, significa che ci sono altri esecutori del duplice omicidio. Chi sono?

Scarcerato Fabrizio Corona, andrà in prova da don Mazzi

Fabrizio Corona
Fabrizio Corona

Fabrizio Corona, ex “re dei paparazzi” arrestato per diversi reati, tra cui l’estorsione a danni di vip e calciatori, è stato scarcerato e affidato in prova ai servizi sociali. I giudici di Milano lo hanno affidato temporaneamente alla comunità di Don Mazzi. “Sono felice e giuro che in carcere non ci tornerò più”, ha detto entusiasta dopo aver lasciato il cancello di Opera.

L’esecuzione della pena è stata sospesa per motivi di salute a Corona. Il noto fotografo aveva detto di soffrire di ”attacchi d’ansia”, motivo per cui il giudice di sorveglianza ha ritenuto di scarcerarlo.

“Ho attraversato la tempesta – dice Corona sui suoi profili Social – ma ora si riparte. #sipuede è l’hashtag automotivazionale che ha lanciato per dare un messaggio di speranza a chi vive nelle stesse sue condizioni di fragilità psicologica. Ed è probabilmente questo il ruolo che avrà da Don Mazzi: aiutarlo a motivare i giovani in difficoltà a superare anche la più dura delle prove.

Il suo avvocato Ivano Chiesa. ha chiarito che tra qualche mese l’affidamento in prova ai servizi sociali dovrà essere valutato da un collegio di giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano, i quali dovranno decidere se confermarlo o meno e portarlo da “interinale” a “permanente”. In sostanza, Corona dovrà dimostrare di essere in grado di convivere con la “società civile”.

L’ex paparazzo ha riportato una serie di condanne definitive per un totale di 14 anni di reclusione, poi ridotti a oltre 9 anni, di cui oltre 6 anni ancora da scontare. La difesa contesta soprattutto i 5 anni per il cosiddetto foto-ricatto all’ex attaccante juventino David Trezeguet. Una pena inflitta per il reato di estorsione aggravata che non consente di chiedere, al momento, una misura alternativa alla detenzione, come l’affidamento in prova ai servizi sociali o i domiciliari.

Nel dicembre scorso, anche attraverso l’avvocato e parlamentare Ignazio La Russa, era stata presentata una domanda di grazia parziale al capo dello Stato per chiedere la cancellazione dei due anni e mezzo che Corona deve ancora scontare per il caso Trezeguet.

“Sto male, ho seri problemi psicologici e vi chiedo di darmi un’opportunità”, aveva chiesto l’ex “re dei paparazzi’. I suoi legali, gli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, “ora è un uomo molto provato con problemi seri dal punto di visto psicologico e psichiatrico e che in carcere sta soffrendo di stati d’ansia, psicosi, depressione e attacchi di panico”.

Fabrizio Corona in una delle udienze
Fabrizio Corona in una delle udienze del processo

Per questo nelle scorse settimane i difensori presentarono ai giudici della Sorveglianza di Milano (presidente Marina Corti, relatore Beatrice Crosti) un’istanza di detenzione domiciliare. Aveva chiesto, in sostanza, che l’ex agente fotografico potesse uscire dal carcere e proseguire il regime detentivo in una comunità e, in particolare, nella fondazione Exodus di Don Mazzi, dove lavora anche un suo vecchio amico dello star system, Lele Mora.

LEGGI ANCHE: CATTURATO A LISBONA GRAZIE AL GPS.

L’istanza della difesa era basata su una consulenza psichiatrica nella quale Corona viene descritto come un uomo dalla personalita’ “narcisistica” e “borderline”. Un tipo di personalità che all’interno del carcere gli sta causando, secondo la relazione, gravi stati depressivi e psicosi.

Un elemento sottolineato anche dalla madre di Corona: “Anche se mio figlio ha sbagliato in passato – aveva detto la donna – il cumulo di condanne è eccessivo e va tutelata la sua salute”. TUTTO NACQUE A POTENZA

 

Cassa Depositi e Prestiti, Costamagna al posto di Bassanini che diventa consigliere di Renzi

Avvicendamento alla Cassa Depositi e Prestiti. Da sinistra Claudio Costamagna e Franco Bassanini
Da sinistra Claudio Costamagna e Franco Bassanini (Ansa)

Avvicendamento alla Cassa Depositi e Prestiti. Lascia Franco Bassanini, arriva Claudio Costamagna. La decisione è arrivata in serata da parte del premier Mattaeo Renzi che chiama con sé Bassanini come “consigliere speciale”, con un ruolo “decisionale” sulla spinosa questione della banda ultra larga.

Il ruolo della Cassa depositi e prestiti sarà “rafforzato. Alla fine di una nuova giornata di consultazioni e contatti sull’asse fra Roma e Lucca (dove si svolgeva il congresso Acri) è stato Matteo Renzi a tagliare il nodo gordiano della Cassa che risultava sempre più ingarbugliato, confermando le schiarite già viste nella serata di ieri, e decidendo per l’arrivo del banchiere Claudio Costamagna alla presidenza.

“Per l’Ad Gorno Tempini – hanno detto – è in corso una trattativa (anche sugli aspetti economici) ma appare chiaro che anche per lui si prospetta a breve una sostituzione. Un Cda ordinario della Cassa depositi e prestiti intanto è previsto per il prossimo 25 giugno e quella potrebbe essere l’occasione per convocare le assemblee straordinarie e ordinarie in modo da cambiare lo statuto ed eleggere i nuovi vertici entro luglio.

Bassanini infatti – spiega il comunicato di palazzo Chigi “si è dichiarato disponibile a dare le dimissioni dalla Presidenza, garantendo la continuità della rappresentanza istituzionale di Cassa depositi e prestiti fino alla elezione del nuovo Presidente. Le Fondazioni si sono a loro volta dichiarate disponibili a una designazione concordata di Costamagna nell’ambito di un’intesa volta a garantire la massima efficienza operativa, stabilità patrimoniale e adeguata redditività”.

Nel testo della nota sembrano accolte le parole d’ordine chieste dalle fondazioni (azioniste di minoranza di Cassa con il 18,45% e cui per statuto spetta la nomina del presidente) in questi giorni e scandite ancora una volta da Guzzetti: “è interesse di tutti chiudere” aveva detto alla fine del congresso ricordando come “le fondazioni hanno buona volontà e non desiderio di frapporre ostacoli” ma vogliono certezze per “il futuro”.

Per gli enti quindi si mantengono i 3 posti in Cda e un’assicurazione che il nuovo ruolo della Cassa non metta a rischio le cedole e quindi le erogazioni che loro destinano a università, ricerca e lotta alla povertà. Se con la guida di Costamagna, banchiere di lungo corso, la Cassa depositi e prestiti potrebbe prendere un ruolo più incisivo a supporto dell’economia tuttavia gli enti avrebbero già avuto rassicurazioni che questo non comporterà investimenti troppo rischiosi su aziende in perdita con un radicale cambio della sua missione.

“Costamagna non porterà una società che fa utili miliardari in rosso” spiega un rappresentante di una delle maggiori fondazioni “ha esperienza e una reputazione solida, penso voglia mantenerla”. Quindi sì a al veicolo per il turnaround e all’investimento in Ilva, sì alla banda ultralarga ma no a un ingresso diretto in Telecom che gli enti giudicano peraltro troppo oneroso.

Proprio la mancanza di queste assicurazioni aveva nella giornata di giovedì surriscaldato il negoziato fra l’Acri e l’esecutivo, risolto poi anche con l’intervento dello stesso Bassanini giunto al congresso di Lucca e autore, assieme a Guzzetti, di una mediazione telefonica con Roma durata oltre due ore a porte chiuse.

Nella mattinata di ieri il clima nel convento di San Francesco appariva già diverso: “sono più allegro di ieri” diceva Bassanini ai cronisti lasciando il congresso e ribadendo come “il problema non sono mai stato io” e “lo sa sia Renzi che Padoan”.

In serata il comunicato del governo e la svolta con Bassanini, grande utilizzatore di Twitter, che risponde sul social network anche a diversi utenti e giornalisti puntualizzando e replicando a ipotesi e commenti. Un suo tweet in particolare lo vede già nel nuovo ruolo: “Serve e serve subito che parta il piano banda ultralarga del governo. Non perdiamo altro tempo!”.

Crac divina Provvidenza: ecco l'intercettazione tra il card. Versaldi e Profiti

Giseppe Versaldi e Giuseppe Profiti
Giseppe Versaldi e Giuseppe Profiti

Nella “chiacchierata” telefonica captata dagli inquirenti il 26 febbraio 2014, il cardinale Giuseppe Versaldi, delegato pontificio per la Congregazione dei Figli dell’Immacolata e allora anche presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, e Giuseppe Profiti, presidente del Bambino Gesù e commissario straordinario della Provincia italiana dei Figli dell’Immacolata, proprietaria dell’Idi..

Parlano tranquilli, ignari che qualcuno li ascolti mentre si accordano di tacere al Santo Padre, del presunto “dirottamento” di 30 milioni di euro dal Bambino Gesù all’Idi, presumibilmente per il suo risanamento.  Ecco il testo dell’intercettazione.

Profiti: “Pronto! Ciao don Giuseppe!” .
Versaldi: “Ciao. Senti. Ci riceve stasera alle diciannove il Papa”.
Profiti: “Ma chi ci?”.
Versaldi: “Il Papa”.
Profiti: “Aaah! O mio Dio!”.
Versaldi: “Tu puoi?”.
Profiti: “Io certo! E ci mancherebbe!”.
Versaldi: “Bene. Ci troviamo…sì”.
Profiti: “Eh! Cosa devo…”.
Versaldi: “Passi…”.
Profiti:”…dire? Fare? Portare?”.
Versaldi: “No. Ma poi introduco io come delegato. E poi tu dici le cose che hai detto ieri sera”.
Profiti: “Ah! Cos’è che dovevo saltare? Che me ne sto andando in paranoia?”.
Versaldi: “Ma diceva…no! Mi pareva…mi pare no?”.
Profiti: “Ah!”.
Versaldi: “ehm…ehm…devi tacere che questi trenta milioni …”.
Profiti: “Sì. Sì. Sì. Sull’intervento, sì.”.
Versaldi: “Sono stati dati per l’I.d.i. E dire semplicemente che, come ogni anno, oltre ai cinquanta sono stati dati trenta per il Bambino Gesù, senza…ah… ah…una…”
Profiti: “Vincolo di destinazione”.
Versaldi: “…una…una…una destinazione,no?”.
Profiti: “Ho capito. Ho capito”.
Versaldi: “Eh…eh …”.
Profiti: “Sì. Se no bisognerebbe spie…ah! Ecco! Tu dici che è meglio così”.
Versaldi: “A meno che Lui sappia, sappia diversamente”.
Profiti: …incomprensibile…
Versaldi: “Possiamo dire così. Poi vediamo”.
Profiti: “Sì. Sì. Lo possiamo dire”.
Versaldi: “Poi puoi dire che poi è intervenuto il Presidente, sapendo che avevamo queste…ma solo se Lui chiede, no?”.
Profiti: “Sì, sì, sì. Se chiede..”.
Versaldi: …incomprensibile…
Profiti:”Beh! In fondo è stato un caldeggiamento, di quello di salvare l’I.d.i, insomma”. Versaldi: “Eh!”.
Profiti: “Posso saltare i dettagli tecnici ecco! Del colloquio col Presidente”.
Versaldi: “Ecco! Sì! Va bene. Puoi dire che tu…il Presidente per salvare…”.
Profiti: “Se te lo chiede però”.
Versaldi: “Sì”.

In sostanza i due interlocutori, secondo l’accusa della procura di Trani invece che assegnare i 30 milioni previsti dalla legge di stabilità all’ospedale Bambino Gesù (che già ne riceveva 50) li avrebbero destinati all’Idi per il suo presunto risanamento finanziario.

Crac Divina Provvidenza, il card. Versaldi a Profiti: "Devi tacere al Papa i 30 milioni dell'Idi"

Il Cardinale Giuseppe Versaldi in una foto del 2013 (Ansa/Peri)
Il Cardinale Giuseppe Versaldi in una foto del 2013 (Ansa/Peri)

Avrebbero dirottato 30 milioni di euro di fondi pubblici dall’ospedale Bambino Gesù all’Idi, Istituto dermopatico dell’Immacolata ma questa operazione bisognava nasconderla a Papa Francesco. E’ quanto detto dal cardinale Giuseppe Versaldi, ora prefetto dell’Educazione Cattolica, in una conversazione telefonica con il manager Giuseppe Profiti intercettata a febbraio dello scorso anno nell’ambito dell’inchiesta della procura di Trani sul crac da 500 milioni di euro della Casa di cura “Divina Provvidenza”, che ha sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza.

Era il 26 febbraio 2014 e nella conversazione captata dagli inquirenti l’alto prelato e il manager hanno quella sera un incontro in Vaticano proprio con il Santo Padre.

Nella conversazione è proprio il cardinale Versaldi a temere che potesse uscire qualche parola di troppo sull’operazione e a un certo punto allerta l’interlocutore che da li a qualche ora lo avrebbe “introdotto” con sé in Vaticano “come delegato”.

Dice Versaldi nella telefonata: ehm…ehm…devi tacere che questi trenta milioni…“. Profiti: “Sì. Sì. Sì. Sull’intervento, sì.“. Versaldi: “Sono stati dati per l’I.d.i. E dire semplicemente che, come ogni anno, oltre ai cinquanta (milioni, ndr) sono stati dati trenta per il Bambino Gesù, senza…ah… ah…una…“; Profiti: “Vincolo di destinazione”. Versaldi: “…una…una…una destinazione, no?”. Profiti: “Ho capito. Ho capito”. Versaldi: “Eh…eh …”.

I 30 milioni sarebbero stati assegnati al Bambino Gesù dalla legge di stabilità ma verrebbero utilizzati, sempre secondo gli inquirenti, nelle intenzioni di Versaldi e Profiti per un’altra struttura sanitaria, cioè appunto l’Idi, istituto che è peraltro in Amministrazione Straordinaria e al centro essa stessa di un’altra indagine giudiziaria. Lo scopo sarebbe stato quello di far riacquisire l’Idi, prima di proprietà della provincia italiana dei Figli dell’Immacolata, alla Congregazione religiosa generale, utilizzando per questo fondi provenienti dallo stato italiano.

L’Ospedale Bambino Gesù “smentisce categoricamente che propri fondi di bilancio, meno che mai fondi pubblici, siano stati destinati all’acquisizione dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata”. “Neanche un euro dell’Ospedale – afferma con risolutezza la nuova presidente Mariella Enoc – risulta distratto dalle attività cliniche, di ricerca o organizzative che riguardano l’Ospedale e i suoi pazienti”.

Per la procura di Trani tali risultanze dell’inchiesta sono rilevanti per comprendere il modus operandi utilizzato nel caso dell’Idi che troverebbe un parallelo anche per quanto accertato a proposito della bancarotta delle case di cura pugliesi della Divina Provvidenza, anche qui con Profiti nel presunto ruolo di trait d’union.

Nell’inchiesta della procura di Trani, che finora ha portato a dieci arresti tra cui due suore, c’è la richiesta di arresto per il senatore Ncd, Antonio Azzollini, ex sindaco di Molfetta (Bari). Il cardinale Versaldi non sarebbe comunque indagato.

Giorni fa era uscita la notizia di accertamenti su almeno due alti prelati, uno dei quali avrebbe avuto un ruolo nella vecchia gestione dello Ior, la banca del Vaticano.

Charleston, catturato Dylann Roof, autore della strage in Chiesa

Il presunto autore della strage nella Chiesa Afro-americana Dylann Roof
Il presunto autore della strage nella Chiesa Afro-americana Dylann Roof

Fonti della Cnn hanno riferito che il presunto autore della strage nella chiesa afroamericana di Charleston è stato catturato dalla polizia.

Si tratta del 21enne bianco Dylann Roof, tenuto ora in custodia a Shelby, in North Carolina.

La cattura grazie all’impegno di centinaia di agenti e soprattutto grazie alle immagini riprese da una telecamera di sicurezza che hanno consentito l’immediato riconoscimento.

Dylann Roof ha ucciso sei donne e tre uomini, tra cui il pastore della chiesa, un membro democratico del Senato del South Carolina, Clementa Pinckney, 41 anni e padre di due figli.

Il reverendo era stato uno dei simboli della veglia per Walter Scott, il giovane nero disarmato ucciso da un agente bianco a Charleston lo scorso aprile, un caso che aveva suscitato dure proteste contro la polizia.

Sulla strage in Chiesa indaga anche l’Fbi e la polizia l’ha definita un “crimine di odio”. Nelle immagini diffuse dagli investigatori, si vede un giovane con i capelli castani a caschetto, sul metro e 80 di altezza, una felpa grigia a maniche lunghe, pantaloni neri e scarpe marroni. Dylann Roof è fuggito a bordo di un’automobile nera e la polizia ha diffuso la foto e i dati del giovane, già prima riprese da una telecamera di sorveglianza.

A riconoscere per primo il killer è stato lo zio. Dylann Roof sarebbe stato arrestato a marzo per accuse di droga e, secondo la testimonianza dello zio, nell’aprile scorso per il suo compleanno gli era stata regalata dal padre una pistola calibro 45.

Teatro del massacro, la Chiesa episcopale metodista African Emanuel, che si autodefinisce sul proprio sito web come una delle congregazioni nere più grandi e antiche a sud di Baltimora.

Il pluriomicida Dylann Roof è rimasto circa un’ora nella chiesa durante una lettura della Bibbia prima di aprire il fuoco sui fedeli. Ieri nella città si trovava Hillary Clinton, candidata in corsa per le presidenziali.

Dopo la cattura di Dylann Roof la Clinton ha twittato: “Notizia terribile da Charleston”, esprimendo vicinanza ai familiari delle vittime. “Io e la mia famiglia preghiamo per le vittime della tragedia di questa notte”, ha affermato il governatore dello Stato, la repubblicana Nikki Haley.

“I nostri pensieri e le nostre preghiere sono per le persone e le famiglie colpite dai tragici eventi di Charleston”, ha scritto sul suo profilo twitter il candidato repubblicano alle primarie Jeb Bush, che ha annullato tutti gli eventi odierni della sua campagna, compreso uno in programma proprio a Charleston.

Roma, il sindaco Marino non lascia ma raddoppia. "Resto fino al 2018 e mi ricandido"

Il sindaco Marino durante la conferenza stampa
Il sindaco Marino durante la conferenza stampa

Il sindaco Marino, non lascia ma raddoppia. Non solo non si dimette dopo le pressioni dal mondo politico e dopo gli scandali di Mafia Capitale che hanno travolto il comune che guida, ma resta fino al 2018 per poi ricandidarsi al Campidoglio e arrivare al 2023.

Lo ha detto lo stesso Marino in una conferenza stampa dove ha rivendicato i meriti della sua amministrazione e ripulito la “melma” della Capitale lasciata dal precedente governo capitolino. Il medico prestato alla politica, esce dall’angolo e va al contrattacco facendo intendere a chi ha orecchie per intendere che lui “non ci sta” a essere il capro espiatorio di tutti i mali di Roma.

“Non ho mai avuto dubbi e non ho mai cambiato idea, sono qui per stare fino al 2023”, ha detto il sindaco Marino escludendo la possibilità di dimissioni. E a chi, come Renzi, che ha fatto intendere di rottamarlo, ha chiosato con una metafora usata spesso dai chirurghi. “Io aspetto che il paziente esca dalla sala operatoria prima di giudicare come è andato l’intervento per poi abbracciarlo”. Tradotto: il segretario Renzi e il Pd aspettino che completi il mandato per poi giudicare i risultati.

Risultati, a giudizio del sindaco Marino che cominciano a intravedersi “Finalmente – ha spiegato – possiamo indicare dei cambi radicali in una delle aziende principali della nostra città. Abbiamo interrotto il circuito perverso che aveva coinvolto cattiva politica, affari e mondo criminale. Con la nuova dirigenza dell’Ama abbiamo voltato pagina”, spiega ancora il sindaco Marino.

“Comprendo che quello che abbiamo fatto e stiamo facendo ha portato anche grandi disagi, perché abbiamo interrotto questo legame e abbiamo dovuto resettare tutto, come quando col computer lo schermo si vede nero. Adesso siamo nelle condizioni di reiniziare, pulire questa città e non solo metaforicamente. Ogni singolo euro verrà speso per il bene dei cittadini e non per riempire le tasche di affaristi e criminali”, ha detto il primo cittadino davanti ai giornalisti.

Il sindaco Marino ha poi parlato dell’ex amministratore delegato di Ama, Panzironi (coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale, ndr): “Chiesi subito le sue dimissioni. Non immaginavo che poi sarebbe stato arrestato, ma ci arrivavo circa due anni prima della magistratura a capire che non era una persona adatta per un’azienda del Comune”. Ma è proprio su Ama che il sindaco Marino si sofferma facendo scorrere delle slide sulla “riorganizzazione” dell’ente.

Secondo il sindaco Marino “il nostro lavoro di pulizia si deve ora accompagnare anche a un risveglio del senso civico; dobbiamo far vedere qual è il vero volto di Roma e dei romani”, Per questo “chiedo alla mia giunta, ai partiti della mia coalizione e alla mia città un grande sforzo perché Roma sia una capitale d’Europa e del G7”, ha concluso il sindaco Marino.

Intanto, sul fronte delle proteste c’è ancora molto fermento contro il primo cittadino. Chi come il Movimento 5 Stelle in Campidoglio presenta in assemblea capitolina una mozione di sfiducia contro il sindaco Marino. “Ora bisogna raggiungere 19 firme – spiega Enrico Stefano – Noi siamo quattro, ne mancano quindi 15. In pratica tutta l’opposizione deve firmarla per poterla discutere in Aula”. E da oggi parte la maratona Ncd per chiedere le dimissioni. “Saremo presenti in Campidoglio in concomitanza di ogni consiglio comunale”, dice Roberta Angelilli.

Esami maturità 2015, al Classico “Ultimi giorni di Tiberio” di Tacito. La traduzione

Esame maturità 2015 seconda prova latino versione traduzione ultimi giorni di tiberio cornelio tacito
(Ansa/Stringer)

Esami maturità 2015, secondo giorno di prove scritte che interessano 490mila ragazzi. Ieri la prova uguale per tutti di italiano. Oggi, mentre gli studenti del liceo scientifico affrontano la prova di matematica, al Liceo Classico la versione di latino da tradurre proposta agli studenti è gli “Ultimi giorni di Tiberio” di Tacito.

Quest’anno – per la prima volta – la versione è accompagnata da una breve introduzione che spiega il contesto: “Un famoso medico, tastando il polso dell’imperatore Tiberio, ne pronostica la fine imminente: dopo pochi giorni l’imperatore viene creduto morto. Mentre Caligola inizia a gustare le primizie del potere, improvvisamente Tiberio si riprende…”. Tacito non “usciva” alla Maturità da 10 anni, dal 2005.

Il testo originale con la traduzione è da subito apparso su alcuni siti tra cui www.booksblog.it oltre che su Facebook, Twitter e altri giornali online.

Il testo originale de Gli ultimi giorni di Tiberio, di Publio Cornelio Tacito

“Iam Tiberium corpus, iam vires, nondum dissimulatio deserebat: idem animi rigor; sermone ac vultu intentus quaesita interdum comitate quamvis manifestam defectionem tegebat. Mutatisque saepius locis tandem apud promunturium Miseni consedit in villa cui L. Lucullus quondam dominus. Illic eum adpropinquare supremis tali modo compertum. Erat medicus arte insignis, nomine Charicles, non quidem regere valetudines principis solitus, consilii tamen copiam praebere. Is velut propria ad negotia digrediens et per speciem officii manum complexus pulsum venarum attigit. Neque fefellit: nam Tiberius, incertum an offensus tantoque magis iram premens, instaurari epulas iubet discumbitque ultra solitum, quasi honori abeuntis amici tribueret. Charicles tamen labi spiritum nec ultra biduum duraturum Macroni firmavit. Inde cuncta conloquiis inter praesentis, nuntiis apud legatos et exercitus festinabantur. Septimum decimum kal. Aprilis interclusa anima creditus est mortalitatem explevisse; et multo gratantum concursu ad capienda imperii primordia G. Caesar egrediebatur, cum repente adfertur redire Tiberio vocem ac visus vocarique qui recreandae defectioni cibum adferrent. Pavor hinc in omnis, et ceteri passim dispergi, se quisque maestum aut nescium fingere; Caesar in silentium fixus a summa spe novissima expectabat. Macro intrepidus opprimi senem iniectu multae vestis iubet discedique ab limine. Sic Tiberius finivit octavo et septuagesimo aetatis anno.

La traduzione de Gli ultimi giorni di Tiberio, di Tacito

“Senz’altro le forze, non l’impenetrabilità, abbandonavano Tiberio: il rigore dell’animo era lo stesso. Irrigidito nel parlare [lett. “nel discorso”] e nel volto, talvolta nascondeva con affettata cordialità il deperimento, per quanto manifesto. Dopo aver cambiato località (sempre) più spesso, alla fine si stabilì presso il promontorio di Miseno in una villa che un tempo era appartenuta [lett. “di cui era stato proprietario”] a Lucio Lucullo. In quell’occasione si seppe che si stava avvicinando alla morte [lett. “ai funerali”]. C’era (lì) un medico notevole nel lavoro, di nome Caricle, certamente non solito regolare la salute del principe, ma piuttosto offrire abbondanza di consigli. Costui, come allontanandosi per affari propri, dopo avergli stretto la mano fingendo [lett. “sotto l’aspetto di”] un ossequio, sentì il battito delle vene e confermò a Macrone che lo spirito stava venendo meno e che non sarebbe sopravvissuto oltre due giorni. Il 16 marzo [lett. “il diciassettesimo giorno prima delle Calende di Aprile”], allontanatasi l’anima, si credette che avesse terminato la vita [lett. “la mortalità”], e tutti si stavano congratulando con Gaio Cesare, il nuovo principe, quando, improvvisamente, venne riferito che a Tiberio erano ritornati la voce e la vista. Il terrore, dunque, pervase tutti quelli che si erano rallegrati della sua morte, ma l’intrepido Macrone comandò di soffocare il vecchio stendendogli [lett. “con lo stendere”] sopra molte coperte. Così morì Tiberio nel settantottesimo anno d’età”.

Per Economia Aziendale il profilo twitter Scuolazoom ha postato le tracce

Droga: 'Ndrangheta e colletti bianchi, smantellata cellula romana. 19 arresti

cocaina ndrangheta colletti bianchi smantellata cellula romana a roma 19 arrestiDopo il blitz internazionale di ieri che ha portato in carcere 34 persone per traffico internazionale di droga, la Guardia di finanza ha smantellato all’alba una presunta cellula romana della ‘Ndrangheta. Diciannove gli arresti nell’ambito dell’operazione che ha visto impiegati oltre 300 militari del II Gruppo Roma, supportati dai “Baschi Verdi” di Ostia e Roma, dalle unità cinofile antidroga e da un elicottero del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia.

In due anni 1.062 chili di cocaina erano stati importati dal Sud America per rifornire la piazza romana. Questo quanto scoperto dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma nell’ambito di complesse indagini sul traffico internazionale di sostanze stupefacenti partite dal litorale romano.

Ci sarebbero anche alcuni insospettabili e “colletti bianchi” tra le 19 persone finite in manette. Nel corso delle attività investigative sono state trovate armi, alcune delle quali nascoste sotto terra. I dettagli dell’attività saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà oggi, alle ore 11,15, presso la caserma “F. Arcioni”, sede del Comando Regionale Lazio, situata in Roma, via Nomentana n. 591, alla presenza del Procuratore della Repubblica Aggiunto Michele Prestipino e del Comandante Provinciale di Roma, Generale di Brigata Giuseppe Magliocco.

South Carolina (Usa), folle spara in Chiesa a Charleston: 9 morti. Il sindaco: "Questo è odio"

Folle spara in chiesa a Charleston South Carolina
(Courier via AP)

E’ un crimine violento e intriso di “odio razziale” quello avvenuto mercoledi sera in un Chiesa afroamericana di Charleston dove un folle è entrato, ha sparato all’impazzata e ha ucciso 9 persone seminando il terrore nella cittadina del South Carolina, negli Usa.

Un’ altra persona è rimasta ferita. La polizia ha fatto sapere di essere alla ricerca di un sospetto, un bianco di circa 20 anni, ben rasato con un corporatura snella. Indossava una felpa grigia, jeans blu e timberland. “Ovviamente è molto pericoloso”, ha detto il capo della polizia di Charleston, Greg Mullen.

“Metteremo tutte le nostre risorse, metteremo tutta la nostra energia nella ricerca di questa persona”. Dopo gli spari è scattato anche un allarme bomba. Giornalisti e curiosi sono stati fatti allontanare.

Folle spara in chiesa a Charleston South Carolina
(Ansa/AP)

La chiesa dove è avvenuta la sparatoria, la Emmanuel African Methodist Episcopal Church, è una delle più vaste congregazioni di afroamericani nella regione ed una delle più antiche del suo genere nel sud degli Stati Uniti, e per questo è iscritta nel registro nazionale dei luoghi storici.

Folle spara in chiesa a Charleston South Carolina
(Courier via AP)

Secondo il Charleston Post e Courier, al momento della sparatoria, dopo le nove di sera, vi era in corso una lettura della Bibbia. La zona di Charleston è stata di recente teatro di forti tensioni razziali dopo che un poliziotto bianco di nome Michael Slager è stato incriminato per sparato ad un nero, Walter Scott, uccidendolo e l’intera scena è stata ripresa con un telefonino e postata in internet.

Folle spara in chiesa a Charleston South Carolina
(Courier via AP)

In seguito alla sparatoria, Jeb Bush, candidato alle presidenziali del 2016, ha cancellato una serie di eventi della sua campagna elettorale che aveva in programma tra alcune ore proprio a Charleston.

“L’unica ragione per cui qualcuno entra in una chiesa e spara alla gente che pregava è l’odio”, ha detto il sindaco di Charleston, Joe Riley.

La polizia di Charleston ha riferito che otto fedeli sono morti sul colpo, in Chiesa; un nono è deceduto in ospedale,

Finora non si conosce il numero delle persone che hanno preso parte alla lettura della Bibbia, ma le autorità parlano che ci sono dei sopravvissuti.

Migranti, deroga al patto per comuni. Alfano: "Smantellare campi Rom"

La riunione tra Viminale, Regioni e Comuni su campi rom e migranti
La riunione tra Viminale, Regioni e Comuni su campi rom e migranti

Il governo è orientato smantellare i campi Rom. E’ quanto ha affermato ieri a Roma il ministro dell’Interno Angelino Alfano al tavolo tra Viminale, Anci e presidenti di Regioni nel corso dell’incontro sui migranti.

La proposta è stata accolta dai sindaci e presidenti di regione in modo positivo. Il presidente dell’Anci e sindaco di Torino Piero Fassino, ha condiviso sottolineando la necessità di avere “soluzioni più civili”, non “le ruspe di Salvini”. Intensa la giornata che ha visto molte proposte sul tavolo che faranno parte di un più ampio concordato tra Stato Regioni e Comuni per la gestione dei migranti.

Uno dei punti più importanti è quello di derogare il patto di stabilità per quei comuni che accolgono gli immigrati. Le opzioni previste dall’accordo sono inoltre la realizzazione in ogni regione di un hub (un centro di prima accoglienza), rafforzamento dello Sprar (il Sistema di accoglienza per richiedenti asilo), accelerazione delle procedure di valutazione dell’asilo, riequilibrio delle presenze degli stranieri ospitati su tutto il territorio nazionale (78mila).

Su quest’ultimo punto, c’è stata una spaccatura ieri al Viminale. Sono stati i governatori di Veneto e Liguria Zaia e Toti (era assente il governatore lombardo Roberto Maroni, che è tuttavia sulla stessa posizione) a dire no a nuovi arrivi di migranti nelle proprie regioni. Il piano di redistribuzione del Viminale e del titolare Angelino Alfano comunque proseguirà.

Nei prossimi giorni previsto un incontro di Regioni ed Anci con il premier Matteo Renzi, prima del vertice europeo del 25 e 26 giugno. Sono alcuni numeri a dare l’idea dello squilibrio che attualmente si registra nell’ospitalità delle persone sbarcate (170mila nel 2014 e 58.659 ad oggi nel 2015).

Secondo il piano concordato in un’analoga riunione del mese scorso, la Lombardia è in debito di 2.216 migranti: ne ospita 6.745 invece degli 8.861 previsti sulla base di dimensioni, numero di abitanti e Pil). Il Veneto è sotto di 1.929 (ne ha 3.072 rispetto ai 5.002 previsti).

E’ invece in credito di 3.432 presenze il Lazio: ne ha 8.482 invece dei 5.050 previsti. Man mano che arriveranno nuovi stranieri, dunque, saranno allertate le prefetture delle regioni in debito, risparmiando quelle in credito, in primis la Sicilia che ospita il 19% del totale dei migranti.

Luca Zaia (Veneto) non ci sta. “Ho ribadito al ministro Alfano che abbiamo già dato e non siamo disponibili ad averne di più”. Giovanni Toti (Liguria) chiede al Governo “di spiegare ai cittadini come intende bloccare gli sbarchi prima di mandare altre persone nei nostri territori”.

Zaia e Toti sono inoltre scettici sui risultati, illustrati da Alfano, del Consiglio dei ministri dell’Interno europei di ieri a Lussemburgo. Critico verso i colleghi il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino. Le Regioni, sottolinea, “sono pronte ad attuare il piano di accoglienza concordato con il Viminale e la posizione contraria di alcuni governatori è soltanto politica”.

Alfano e l’Anci, inoltre, sono giunti ad un accordo sullo smantellamento dei campi rom. “Occorre smantellarli”, sostiene Alfano. Ma, precisa il presidente del’Anci, Piero Fasino, superare i campi rom significa superare quelli esistenti per avere soluzioni più civili, nessuno ha in mente le ruspe di Salvini. Il governo creerà un fondo apposito sulla base del quale Comuni e Prefetture faranno gli interventi”.

L'uomo sempre più vicino a Marte. "Nel 2030 prima missione"

Il Pianeta Terra e Marte
Il Pianeta Terra e Marte

“Entro il 2030 andremo su Marte”. Lo ha detto Charles Bolden Jr., amministratore Nasa, agli studenti del Politecnico di Milano alla conferenza “Reaching for the stars”. “E’ un sogno del nostro presidente”, ha sottolineato Bolden. “Andremo e andremo per restarci. Mi vengono i brividi sulla schiena quando parlo di Marte. In questo momento – ha aggiunto – ci sono 97 missioni in lavorazione, di cui 70 correnti. Stiamo lavorando a un umanoide con le gambe”.

Charles Bolden è ultra convinto che nell’universo ci sono altre forme di vita e la Nasa e tutte le agenzie spaziali del pianeta sono pronte a cercarle. Ci vorrà tempo e sviluppo di nuove tecnologie, ma alla fine “ce la faremo”.

“L’arrivo dell’uomo su Marte, che la Nasa pianifica tra 15 anni, potrebbe essere preceduto dall’invio di robot capaci di ricostruire un habitat adatto alla sopravvivenza di una colonia umana”, ha spiegato Bolden jr .”Su Marte ci andremo per restare – afferma Bolden – ma sono molte le sfide che dovremo superare per raggiungere questo obiettivo”. La prima riguarda le radiazioni che impedirebbero la sopravvivenza dell’uomo per un periodo di tempo cosi lungo.

”Dobbiamo mettere a punto nuove tute per gli astronauti e pensare a come strutturare una protezione particolare”. Per questo, l’arrivo dell’uomo su Marte potrebbe essere preceduto da quello di robot umanoidi (una sorta di architetti automatizzati) in grado di “ricreare un habitat adatto”.

Per la sua prima missione umana su Marte, la Nasa punta tutto sulla capsula Orion, che lo scorso dicembre ha superato il suo primo test di volo. Ripercorrendo le fasi del progetto, Bolden ha sottolineato l’importante contributo dell’Europa, dal momento che il modulo pressurizzato destinato ad accogliere gli astronauti a bordo di Orion deriva dalla navetta automatica Atv dell’Agenzia spaziale europea.

“Il primo traguardo – è stato spiegato – verrà tagliato nel 2017, quando gli Usa torneranno a portare uomini in orbita con i “taxi” spaziali realizzati grazie all’accordo siglato con le compagnie private Boeing e Space X. Queste navette faranno la spola tra la Terra e la Stazione spaziale internazionale (Iss), e per ogni viaggio trasporteranno un equipaggio di quattro persone. Per ciascun astronauta, la Nasa pagherà alle aziende private circa 58 milioni di dollari, contro i 76 che paga attualmente ai russi per il trasporto sulla Soyuz, la navetta usata dall’astronauta italiana Samantha Cristoforetti.

Migranti, scontro Salvini-Papa Francesco: "Quanti immigrati hai ospitato in Vaticano?"

scontro salvini papa su migranti: "Quanti ce ne sono in Vaticano?"Nel giorno in cui l’Ungheria annuncia che costruirà una barriera alta quattro metri lungo i 175 chilometri di confine con la Serbia per fermare il flusso di clandestini, il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha spiegato la decisione di Budapest di alzare un “muro” affermando che, mentre l’Europa discute, “l’Ungheria non può più aspettare”.

PAPA FRANCESCO: “CHIEDIAMO PERDONO A MIGRANTI”
Da Papa Francesco un monito dopo quanto visto in questi giorni a Ventimiglia coi migranti respinti alla frontiera.
“Vi invito tutti a pregare perché le persone e le istituzioni che respingono questi nostri fratelli chiedano perdono”, ha detto il pontefice ricordando che sabato prossimo ricorre la Giornata mondiale del rifugiato, promossa dall’Onu.

SALVINI AL PAPA: “QUANTI MIGRANTI CI SONO IN VATICANO”
Matteo Salvini replica, da Radio Padania, alle parole di Bergoglio: “Noi – dice – non abbiamo bisogno di essere perdonati”. C’è il Papa che dice chiediamo perdono per chi chiude la porta ai rifugiati…Ma quanti ce ne sono in Vaticano di rifugiati?”. Certo, “il rifugiato vero ha tutto il diritto di essere accolto ma i rifugiati veri sono un quarto di quelli che arrivano”.

DA PARIGI: 10.500 POSTI LETTO MA PUGNO DURO CONTRO CLANDESTINI
In Francia il governo ha annunciato un piano ambizioso per creare 10.500 nuovi posti letti per accogliere richiedenti asilo e rifugiati. Il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, pur aprendo alla possibilita di velocizzare le procedure per i richiedenti asilo, ha ribadito che occorre usare pugno duro contro l’immigrazione clandestina, sul cui contrasto bisogna essere “più efficaci”.

VENTIMIGLIA, LA FRANCIA NON CEDE: DA QUI NON PASSANO
E in effetti a Ventimiglia l’atteggiamento del governo francese non è cambiato. Per il quinto giorno consecutivo sugli scogli dei Balzi Rossi, nella zona di Ponte San Ludovico, è rimasto il gruppo di migranti, fermi a pochi metri dal confine, in attesa di poter superare le Alpi francesi.

La notte è trascorsa tranquilla grazie sia all’assistenza dei volontari della Croce Rossa che distribuiscono acqua, bevande calde e cibo, sia alla generosità dei cittadini che hanno portato ombrelloni, coperte e vestiti per i profughi sulla scogliera.

Secondo quanto riferito dai volontari, una ventina di loro avrebbe chiesto spontaneamente di recarsi alla stazione, anche per essere sottoposti a visita medica per sospetti casi di scabbia. A preoccupare è anche l’inizio del Ramadan, che impone ai musulmani un mese di digiuno dall’alba al tramonto, e potrebbe ulteriormente peggiorare le condizioni di salute degli immigrati.

CROCE ROSSA: “CASI DI SCABBIA DA ACCERTARE”
Quanto ai casi sospetti di scabbia, ha fatto sapere la Croce Rossa, “sono tutti da accertare” e comunque serve uno screening specifico. Situazione sotto controllo anche alla stazione della cittadina di frontiera dove si trovano circa 200 stranieri provenienti dal Corno d’Africa.

LUCA ZAIA: NON ABBIAM PIU’ POSTI
Intanto il governatore Luca Zaia, ha dichiarato che il Veneto è al collasso e che non ha più posto: “Di questo passo, cosi come altre Regioni, dovremo optare per le tendopoli, ma non è un fatto di civiltà ospitare uomini, donne e bambini sotto le tende”.

Cameron con Renzi a Milano
Cameron con Renzi a Milano (Ansa)

RENZI RIBADISCE: IMMIGRAZIONE PROBLEMA DI TUTTA UE
“Con il premier britannico David Cameron “abbiamo discusso di immigrazione, ci sono posizioni anche diverse sulle singole scelte da adottare, che prenderemo nel prossimo Consiglio europeo ma c’è la condivisione che questo problema non è un problema solo italiano”. “Le modalità con le quali affronteremo questo tema – ha aggiunto poi Renzi parlando della discussione con Cameron sull’immigrazione – sono oggetto di discussione in queste ore partendo dalla prima necessità che è di risolvere il problema in Africa” e che l’Africa “non sia considerata un continente di serie b dalla comunità internazionale. E su questo c’è convergenza con Cameron”.

CAMERON: RISORSE PER INTELLIGENCE IN SICILIA
“Abbiamo bisogno di un approccio globale per lavorare con i vostri servizi di intelligence in Sicilia dove noi metteremo gente e risorse per provare a interrompere i collegamenti” dell’immigrazione dal nord Africa. “Abbiamo parlato della crisi dell’immigrazione – ha detto Cameron -. Ci rendiamo assolutamente conto che è un tema sul quale lavorare insieme a livello europeo”. Il Regno Unito, ha ricordato, è impegnato “con la Royal Navy nel Mediterraneo e con un grande programma di aiuti che stiamo aumentando per provare a stabilizzare quei Paesi”, ha segnalato Cameron. “Concordiamo assolutamente che abbiamo bisogno di un approccio globale – ha aggiunto -. Per vedere un nuovo governo in Libia che dia la caccia alle bande criminali”.

Ignazio Marino nell’occhio del ciclopico degrado di Roma

Tutti, ma proprio tutti contro Ignazio Marino, il chirurgo legittimato a governare Roma prima dalle primarie del centrosinistra poi dagli elettori. Nessuno è contento di come amministra la città etera e lo manifesta senza peli sulla lingua il suo segretario, Matteo Renzi che ieri sera a Porta a Porta aveva detto “Marino o governi bene o te ne vai a casa”.

Ignazio Marino con Matteo Orfini
Ignazio Marino con Matteo Orfini (Ansa/Ferrari)

In mattinata su La Stampa, parlarndo dell’eventualità di tronare il “Renzi 1”, ossia il Matteo rottamatore ha affermato “Se torna Renzi 1, fossi in Marino non starei tranquillo”. Lui, il sindaco “detestato” a destra e a sinistra cerca di difendersi come può e glissa sulle polemiche piovutogli addosso.

“Il mio dovere è governare”. A steperare un po’ i toni ci pensa il commissario del Pd romano Matteo Orfini che dice: “Marino non resta o va via dal suo posto perché lo decide Orfini o Renzi, la sua fonte di legittimazione sono i cittadini che lo hanno votato ed eletto”.

Il leader del M5S Beppe Grillo nel chiedere le dimissioni del sindaco posta un twitt di fuoco. Prima che Roma venga sommersa dai topi, dalla spazzatura e dai campi dei clandestini gestiti dalla mafia”. E giù polemiche roventi.

Ma l’attacco di Grillo a Marino non si limita al social. Sul suo blog spiega che “Roma è governata da uno zombie: “Ignaro” Marino è un morto che cammina.

La locandina ironica apparsa sul blog di Beppe Grillo
La locandina ironica apparsa sul blog di Beppe Grillo

La sentenza di condanna è stata proclamata dallo studio di Porta a Porta e non ammette appello”. “Roma deve essere liberata – scrive – tramite il voto popolare come accaduto a Gela, Augusta, Porto Torres, Venaria e Quarto domenica scorsa.

Non si può aspettare il 2016, bisogna andare a elezioni il prima possibile, prima che Roma venga sommersa dai topi, dalla spazzatura e dai clandestini. #MarinoDimettiti e lascia i romani liberi di scegliere. L’Onestà sta tornando di moda. L’abbuffata a spese dei contribuenti sta per finire”, conclude Grillo che mette a corredo una locandida da film su Orfini e Marino: “Dead Man Walking”. Poi riferimenti al degrado urbano e ai “servizi non più garantiti” ai “cittadini che pagano le tasse”.

Su Il Tempo ieri l’attore e regista romano, Carlo Verdone, senza mai citare il sindaco ha parlato del degrado in cui è “sprofondata” Roma Capitale. “Roma mai così degradata. I politici non governano, fanno rapine”, afferma in riferimento all’inchiesta Mafia Capitale.

Il degrado di Roma Capitale documentato dal Corsera
Il degrado di Roma Capitale documentato dal Corsera

Non passano ventiquattro ore che il Corriere della Sera dedica due pagine più un grande richiamo in prima sul “degrado perduto di Roma”. Le due firme di punta, Stella e Rizzo documentano il “degrado”, fatto di buche per strada, rifiuti, traffico, furbetti che scorazzano per la capitale, ma senza scaricare tutte le cause sul sindaco: “Sia chiaro, attribuire la colpa di questa sciatteria ammorbante a Ignazio Marino sarebbe ingiusto. E così scaricare ogni colpa su Gianni Alemanno piuttosto che su Walter Veltroni o Francesco Rutelli. Non c’è un solo colpevole assoluto da additare all’ira della plebe. La colpa di tanta incuria sta sul groppo di tanti”, scrivono i due giornalisti.

Il recente commissariamento del Giubileo straordinario è stato per Marino una tegola inaspettata. Tutto andrà in mano al prefetto Franco Gabrielli, lo stesso che dovrà accertare se vi siano gli elementi per sciogliere il comune di Roma per infiltrazioni mafiose dopo le due imponenti inchieste di Mafia Capitale 1 e 2. E nel caso fosse come spiegato dall’ex prefetto Pecoraro, non sarebbe proprio un bel biglietto da visita per l’intero Paese avere la Capitale d’Italia sciolta per mafia. E vi sono aspetti definiti “inquientanti” per giungere a questa malaugurata conclusione, ancora più inquietanti e “probanti” di quelli che spinsero il governo a sciogliere il comune di Reggio Calabria.

SMENTITO DALLE FOTO. Salvatore Buzzi con il sindaco Ignazio Marino
Una delle bugie di Marino. Aveva detto di non conoscere il “ras” di Mafia Capitale Salvatore Buzzi ma poi sono uscite le foto

Il feeling tra Marino e i romani non è idilliaco, anzi. Forse, una delle cose che più ha dato fastidio ai romani, al di là del mal governo, delle inchieste e del degrado, è quando, dopo la prima inchiesta su Mafia Capitale , in fretta e furia il sindaco ha dichiarato urbi et orbi che lui con Salvatore Buzzi (“ras” delle coop che secondo l’accusa della procura aveva messo su una macchina di soldi sfruttando amicizie nel comune capitolino) non lo aveva mai conosciuto né incontrato.

Dopo qualche ora apparvero le foto dei due insieme mentre parlano e si scambiano libri, sorrisi e strette di mano. E’ quella l’immagine plastica dell’empatia percepita dalla “plebe” romana, o se si preferisce, come afferma Orfini, “dei cittadini che lo hanno votato ed eletto”. Esiste un vecchio adagio che recita: “Se un uomo mente una volta, mentirà sempre”, ergo…

Ci sono molti altri casi che hanno infastidito i romani sui comportamenti d Marino Due su tutte: la Panda rossa parcheggiata in Senato che lo facevano percepire come un sindaco “privilegiato e arrogante” e le multe non pagate, episodi minimali, ma che hanno destato grande clamore nell’opinione pubblica, anche italiana. Insomma, il sindaco fin quì ha dato ampia diostrazione di non essere un grande alleato dei cittadini.

Mazzette in cambio di appalti. Perquisite Rai, Mediaset e La7. Indagati Biancifiori e 43 manager tv

Mazzette in cambio di appalti. Perquisite Rai, Mediaset e La7. Indagati David Biancifiori e 43 managerQuarantaquattro tra funzionari e dirigenti di Rai, società del gruppo Mediaset, La7 e Infront sono indagati a Roma nell’ambito di un’inchiesta sull’affidamento di lavori e servizi in cambio di utilità come soldi e assunzioni. La Guardia di Finanza sta eseguendo 60 perquisizioni, tra cui le sedi Rai, Mediaset, La7 e Infront e in alcune abitazioni di indagati.

Secondo quanto accertato dal nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle, su delega del pm Paolo Ielo, la società dell’imprenditore David Biancifiori, indagato per corruzione, avrebbe ottenuto l’affidamento di lavori e servizi versando ai committenti denaro oppure offrendo loro altre utilità, come vacanze, biglietti aerei ed assunzioni.

I fondi per questa attività sarebbero stati realizzati attraverso sovrafatturazioni dei lavori eseguiti. I funzionari e i dirigenti Rai, in quanto pubblici ufficiali, sono indagati per concorso in corruzione, mentre quelli delle società Mediaset, La7 e Infront per appropriazione indebita. Biancifiori fornisce ai gruppi televisivi unità elettrogeni, scenografie, impianti audio e regie mobili anche all’estero.

Mediaset sospende i dipendenti accusati
Nell’inchiesta della Procura di Roma nei confronti del fornitore Biancifiori, Mediaset “nella sua qualità di parte lesa ha assicurato agli inquirenti la propria collaborazione alle indagini. I dipendenti accusati di infedeltà – spiega l’azienda in una nota – sono stati sospesi in attesa di ulteriori elementi”.

 

Ci sono anche funzionari della Presidenza del Consiglio dei Ministri tra gli indagati della procura di Roma per irregolarità nei lavori affidati all’imprenditore David Biancifiori. Secondo l’accusa avrebbero preso soldi per una commessa da 8 milioni di euro per allestire alcuni eventi. Sono accusati di corruzione.

Rai, massima collaborazione con magistrati
Con riferimento alle indagini in corso, la Rai “garantisce la massima collaborazione all’autorità giudiziaria. L’area interessata dalle indagini – sottolinea l’azienda in una nota – è stata peraltro oggetto di verifiche interne che hanno comportato interventi organizzativi e disciplinari”.

Indagato anche suocero calciatore Aquilani
Tra gli indagati per corruzione nell’inchiesta sul giro di mazzette per funzionari Rai, compare anche Cesare Quattrociocche, padre dell’attrice Michela e suocero del calciatore della Fiorentina, Alberto Aquilani. Secondo chi indaga tra i “regali” che avrebbe ricevuto nella qualità di dirigente Rai anche supporti tecnologici in occasione del matrimonio della figlia, nel luglio del 2012. Secondo quanto scrivono i pm nel decreto di perquisizione, l’imprenditore David Biancifiori, in qualità di titolare delle società Di and Di Lighting and Truck, poi della Di.Bi. Technology, “erogava a Quattrociocche utilità consistenti in somme di denaro e nella messa a disposizione di tecnologia per la realizzazione dell’evento del matrimonio della figlia”.

Maturità, iniziano le prove. Le tracce su Yousafzai Malala, Calvino e Resistenza

tracce di italiano esame maturitàMalala, Calvino e la Resistenza sono gli argomenti delle prove di italiano e storia dell’esame di maturità 2015 iniziate stamattina.

Mezzo milione i maturandi impegnati nelle prove di quest’anno, ai quali è stato chiesto di scegliere tra le tre prove previste dal ministero.

Rigide le misure di “sicurezza” nelle aule. Prof e commissari vigili affinché tutto si svolga correttamente e senza “furbizie”. Niente contatti con l’esterno, telefoni consegnati ai docenti. Vietato portarsi testi da casa su cui spulciare alla bisogna. E’ consentito solo un vocabolario di Italiano. Ma niente paura.

Con “Il sentiero dei nidi di ragno”, è Calvino l’autore proposto agli studenti per l’analisi del testo della prima prova, quella di italiano. Il romanzo del 1947 parla della tragedia della seconda guerra mondiale e della lotta partigiana, ma racconta anche la vicenda universale di un ragazzino che passa drammaticamente dal mondo dell’infanzia a quello della maturità.

Il brano si sofferma proprio su questo. Nel tema di ordine generale si parte da un brano di Malala Yousafzai (“Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo” è la citazione) per riflettere sul diritto all’istruzione.

tracce di italiano esame maturità Malala, CalvinoUna riflessione sulla Resistenza la traccia proposta per il tema storico. La letteratura come esperienza di vita è un’altra delle proposte per il saggio breve o un articolo di giornale in ambito letterario. Tra le tracce anche il Mediterraneo e le sfide del XXI secolo. Sei ore a disposizione per lo svolgimento. Comincia così la prova di Italiano, cominciano gli esami di maturità 2015 per circa 490.000 studenti.

Prima dell’inizio gli studenti hanno consultato siti internet dove erano presenti tracce farlocche pubblicate al solo scopo di attirare click. Ma il plico telematico del Miur con le tracce vere è stato aperto quando tutti erano seduti ai loro posti, uno studente per banco con i prof. che hanno distribuito le buste.

Un po’ di tensione tra i ragazzi, ma al di là del timore del foglio bianco che ciascuno sognerebbe già bello è pronto, si tratta di cominciare a scrivere. Un po’ di concentrazione e un pizzico di creatività e…la prova è fatta. L’unico neo per molti ragazzi e Yousafzai Malala. “Ma chi è!”, “Scusa, mi fai vedere wiky su Malala”, “Con chi ha giocato Malala?”, si è chiesto più di qualcuno che non conosce Yousafzai Malala, l’attivista pachistana per i diritti umani e premio Nobel per la pace. Malala qui, Malala là alla fine in molti hanno scelto il saggio breve o un articolo di giornale. I ragazzi più preparati avranno scelto Calvino o la Resistenza, ma non Malala, questa “sconoscita”.

LE ALTRE TRACCE

Dopo Malala e Calvino, ci sono versi tratti dal canto V dell’Inferno di Dante tra i documenti allegati per lo svolgimento del saggio breve o articolo di giornale in ambito artistico-letterario “La letteratura come esperienza di vita”. Proposte anche immagini di Hopper, Matisse e Van Gogh.

Saggio di ambito tecnico scientifico: lo sviluppo scientifico e tecnologico dell’elettronica e dell’informatica ha trasformato il mondo della comunicazione che oggi è domninato dalla connettività. Questi rapidi e profondi mutamenti offrono vaste opportunità ma suscitano anche riflessioni critiche.

La traccia del saggio breve tecnico scientifico rappresenta un deja vu. Il rapporto con le nuove tecnologie è stato proposto – ricorda Skuola.net – svariate volte in passato per questa tipologia di tracce: Tecnologia Pervasiva (2014); Scienza e tecnologia (2012); Social Network, Internet, New Media (2009); Conoscenza, lavoro e commercio nell’era di Internet (2002); Da Gutenberg al libro elettronico: modi e strumenti della comunicazione (2000).

Stavolta all’esame di maturità approda lo smartphone e la cultura dei “sempre connessi”. Tra i materiali, Maurizio Ferraris “Dove sei? Ontologia del telefonino” e Daniele Marini “Con smartphone e social è amore (ma dopo i 60 anni).” I due brani analizzano l’evoluzione dei rapporti sociali grazie al telefonino e allo smartphone. L’iper-reperibilità e il controsenso della solitudine nel momento in cui “l’utente non è raggiungibile” nel primo testo. I cambiamenti che nella vita quotidiana ha apportato lo smartphone il secondo. Il brano di Ferraris mostra come la comunicazione ha reso “fluida” la vita di ogni individuo, tanto da annullare la separazione tra vita familiare e vita lavorativa, tanto che ha reso difficile separare gli ambiti, anche più intimi, della propria esistenza. Tutto bene, alla fine. Ma su Malala i ragazzi sono rimasti dubbiosi.

‘Ndrangheta e Droga colombiana. 34 arresti dalla Dda di Reggio Calabria

Sequestrati beni per un milione di euro a narcotrafficanteUna vasta operazione antidroga eseguita dai finanzieri del Gico di Catanzaro, in collaborazione con la Guardia Civil spagnola e la Dea americana. Sono 34 le misure cautelari emesse nell’inchiesta “Santa Fe”- coordinata dalla Dda di Reggio Calabria – a carico di presunti affiliati alla ‘ndrangheta responsabili di un traffico internazionale di droga dalla Colombia. Arresti anche in Spagna.

Quattro le tonnellate di cocaina sequestrate durante le indagini dei finanzieri del Gico. Droga che dal Sudamerica arrivava in Europa via mare, su barche a vela dirette in Spagna. Nella notte tra il 25 e 26 agosto 2014 unità navali spagnole con il supporto aereo portoghese hanno abbordato una barca con 856 kg di cocaina. Altri 725 kg erano su un veliero abbordato al largo delle Canarie all’inizio dell’anno.

Durante le indagini è stato identificato inoltre un esponente di spicco dell’organizzazione paramilitare colombiana Farc. Si tratta di un narcotrafficante fornitore di cocaina alle cosche di ‘ndrangheta calabresi, identificato grazie alle indagini condotte dalla Dea americana in sinergia con la sezione Goa del Gico della Guardia di finanza di Catanzaro in Brasile, Argentina, Repubblica Dominicana, Colombia, Spagna e Montenegro.

Paesi nei quali, secondo l’accusa, si sarebbero radicati i principali esponenti dell’organizzazione calabrese indagata e soggetti ad essi collegati. Il narcotrafficante, è stato riferito, è oggetto di grande attenzione da parte delle forze speciali colombiane e americane, che impiegano anche i Navy Seals, dal momento che la sua cattura è ostacolata dal fatto che opera all’interno della Foresta Amazzonica dove dispone di basi operative, raffinerie e di un imponente apparato per la sua sicurezza.

 

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