8 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 1201

Bufera sul Catania calcio, arrestati il presidente e altri sei

Da sinistra il presidente del Catania calcio Antonino Pulvirenti e il suo vice Pablo Cosentino
Da sinistra il presidente del Catania calcio Antonino Pulvirenti e il suo vice Pablo Cosentino

Catania Calcio nella bufera.  La Polizia ha eseguito 7 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di dirigenti del Catania calcio che avrebbero comprato alcune partite del campionato di calcio di Serie B appena concluso per consentire alla squadra di vincere ed evitare la retrocessione.

I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Catania, su richiesta della Dda della locale procura. Perquisizioni sono in corso da parte della Polizia a Roma, Chieti, Campobasso e Catania. L’indagine è stata condotta dalla Digos in collaborazione con la Polizia postale.

Tra gli arrestati dalla Polizia di Stato nell’inchiesta su presunte gare comprate, anche il presidente del Catania calcio, Antonino Pulvirenti, il suo vice Pablo Cosentino e l’ex direttore sportivo della squadra Daniele Delli Carri. La Digos della questura gli ha notificato un provvedimento agli arresti domiciliari per truffa e frode sportiva.

Gli altri quattro destinatari di arresti domiciliari sono due procuratori sportivi e altrettanti gestori di scommesse on line. Nell’inchiesta non sarebbero indagati appartenenti a altre società sportive. Particolari sul blitz “I treni del gol” saranno resi noti alle 11 nella sala stampa della Procura distrettuale di Catania.

L’inchiesta sul calcioscommesse della procura siciliana segue di qualche settimana quella della Dda di Catanzaro dove in due diverse operazioni vennero arrestati decine di persone nell’ambito dell’indagine “Dirty soccer” in Lega Pro.

Centrodestra, Berlusconi e Salvini verso la Casa delle Libertà

Berlusconi e Salvini
Silvio Berlusconi con Matteo Salvini

Berlusconi e Salvini insieme per la pelle. Il raduno di Pontida di ieri è riuscito a dare impulso al Centrodestra. Se Salvini si è proposto come alternativa a Renzi, sa bene che non potrà mai riuscire da solo a ribaltarlo nelle urne.

Il leader della Lega è conscio che i numeri in politica contano più di ogni altra cosa. E lo dimostra la vittoria alle scorse elezioni regionali in Liguria, dove seppure con un centrosinistra spaccato, la vittoria di Toti conferma che “uniti si vince”. Certo, il candidato di Forza Italia poteva scordarsi di diventare Governatore ligure se non fosse per quel venti e passa percento della Lega.

Ed è proprio la Liguria che delinea il quadro di alleanze future nel centrodestra. Berlusconi, dal canto suo conosce bene i suoi alleati e sa altrettanto bene che senza un’alleanza strategica con la Lega potrà fare poco. Un’alleanza che lui, il Cav, prospetta nella forma di un “contenitore” politico dove si uniscono voti ma soprattutto idee e valori comuni.

Lo avevamo scritto qualche tempo addietro che le intenzioni di Berlusconi è Salvini era di un “patto” solido e duraturoOssia, che l’unico modo per tornare a vincere è una riedizione della vecchia Casa delle Libertà composta dalla Forza Italia, Lega (estesa al Centrosud), Fratelli d’Italia e Area Popolare (Ncd e Udc). La stessa coalizione, guarda caso, che è riuscita a vincere in Liguria. A confermare questo percorso è lo stesso Berlusconi in una intervista a “Il Giornale” di Sallusti.  Che Berlusconi e Salvini, allo scopo, si fossero incontrati segretamente in passato è risaputo. Incontri che sono proseguiti anche adesso.

Di fronte alla prospettiva di un accordo elettorale tra Salvini e il Movimento 5 Stelle (eventualità remota), il leader di Forza Italia rilancia con un progetto che riunisce le forze di centrodestra. “Forse occorrerà realizzare un contenitore più ampio, del quale Forza Italia e la Lega siano parte, che si rivolga non solo ai partiti ma anche alle associazioni, ai gruppi, ai movimenti d’opinione, ai cittadini non organizzati in partiti” dice Berlusconi al direttore del Giornale.

“Il nostro primo obiettivo – spiega Berlusconi – è ridare un motivo serio per tornare a votare agli italiani che hanno disertato le urne”. Poi annuncia che tornerà ad essere parte attiva in prima persona per questo progetto e per il rilancio del centrodestra.

“Per riuscirci mi impegnerò personalmente, ma tutte le forze che si riconoscono nel centrodestra devono saper rinunciare a qualche loro convenienza per imboccare un cammino comune fatto di lungimiranza e generosità vero l’Italia e gli italiani”.

E sulle distinzioni in FI “è normale che in un movimento possano esserci opinioni diverse sulle linee da seguire, ma se la minoranza non riesce a convincere la maggioranza sulla sua tesi deve adeguarsi alla tesi della maggioranza altrimenti lasciare il partito”. Quanto al rapporto con Renzi, Berlusconi smentisce l’ipotesi di un Nazareno-bis e ribadisce che Forza Italia “è convintamente all’opposizione e nulla è cambiato da quando abbiamo dovuto rinunciare alla collaborazione con il Pd”.

Massima disponibilità su eventuali modifiche alla legge elettorale, uno dei motivi di rottura dell’accordo con Renzi: “Se il Partito democratico presentasse in Parlamento qualche miglioramento della legge elettorale o della riforma costituzionale noi voteremmo a favore di quella norma come voteremmo qualsiasi provvedimento da chiunque proposto che giudicassimo positivo per il Paese”.

Nella conversazione con Sallusti, il Cavaliere non aggredisce Alfano e Ncd, per dire “dialoghiamo” seppure lo critichi come “stampella” del governo. In soldoni, dopo l’esperienza ligure il nodo con Ncd potrebbe sciogliersi…Intanto, glissa sull’ex pupillo Raffaele Fitto. “Di Fitto e dei suoi si è già parlato troppo”. Ma secondo alcuni sondaggi a livello nazionale l’area che fa riferimento all’ex governatore pugliese vale attorno al 3 percento, non briciole. E più che Salvini, è Berlusconi che sa pesare il valore dei numeri in politica. Ergo…

Poi sulla leadership del centrodestra. Berlusconi riconosce che “Salvini è abile, dinamico, spregiudicato: è ogni giorno in giro per l’Italia e in televisione, e sa che ogni sua provocazione è destinata ad essere rilanciata e moltiplicata, con l’effetto di fargli pubblicità anche da parte di chi pensa di contraddirlo”. Tuutavia “è un valore aggiunto per il centrodestra”.

Il leader di Forza Italia “invece, a causa di una sentenza assurda che verrà ribaltata dalla Corte di giustizia europea, è stato costretto al silenzio, tenuto lontano dalle televisioni, impossibilitato a muoversi sul territorio. In queste condizioni, è naturale che Forza Italia sia calata e la Lega sia cresciuta. Comunque – mette in chiaro il Cav. – la leadership del centrodestra, al momento, non è un problema all’ordine del giorno”. E’ comunque fuori discussione che il “capo” vada scelto tra le due formazioni maggiori. A Salvini potrebbe toccare di guidare il centrodestra, a Berlusconi la figura di padre nobile di un “contenitore” che potrebbe tornare a trionfare se solo mettesse da parte il personalismo e facesse prevalere le idee.

Concordia, “Le verità sommerse” di Schettino sul naufragio

Il naufragio della Costa Concordia
Il naufragio della Costa Concordia

Francesco Schettino, l’ex comandante della Costa Concordia naufragata all’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012, ha scritto un libro per raccontare la “sua verità” sulla sera che il gigante dei mari si arenò a pochi metri dagli scogli. Nell’incidente morirono 32 persone e l’11 febbraio 2015 il capitano è stato condannato in primo grado a 16 anni di reclusione.

Questo libro, fa sapere Schettino “è dedicato a coloro che quella notte sono stati colpiti negli affetti più cari”, poichè “a loro è dovuta la verità più che ad ogni altro”.

La copertina del libro di Schettino "Le verità sommerse"
La copertina del libro di Schettino “Le verità sommerse” sul naufragio della Concordia

Il libro “Le verità sommerse” (Graus Editore) sulla vicenda della Concordia è stato scritto a quattro mani con la giornalista Vittoriana Abate di Porta a Porta.  Il volume, di 600 pagine, sarà presentato in anteprima mercoledì 24 giugno a Meta di Sorrento (Napoli), la città di Schettino.

“Il libro – spiega Schettino – ripercorre con il mio racconto ed attraverso gli atti del processo, minuto dopo minuto l’incidente della Concordia dal 13 gennaio 2012 fino agli ultimi avvenimenti dopo la sentenza dell’11 febbraio 2015” con la quale, dopo il processo di primo grado, il comandante è stato condannato a 16 anni.

La giornalista Vittoriana Abate coatrice del libro di Schettino "Le verità sommerse"
La giornalista Vittoriana Abate coatrice del libro di Schettino “Le verità sommerse”

Alla presentazione, annuncia Schettino ci saranno anche esperti del settore marittimo, pure stranieri, mentre a luglio, a Roma, è prevista una conferenza stampa. Nel libro ci sono le voci della scatola nera, le testimonianze rese al processo da numerosi passeggeri e membri dell’equipaggio, le intercettazioni ambientali inedite e quelle che vengono definite nel libro le “sviste” nelle indagini.

“Ho affidato a queste pagine le mie riflessioni, le mie valutazioni e quegli aspetti emotivi che le hanno accompagnate e finora mai raccontate”, aggiunge l’ex comandante. “Il libro – conclude Schettino – è una risposta a tanti interrogativi rimasti in sospeso”.

Padre Fedele non violentò la suora. Assolto in Appello. La Corte non ha creduto alla religiosa

Padre Fedele Bisceglie
Padre Fedele Bisceglia (Ansa)

CATANZARO – Padre Fedele Bisceglia, il frate accusato di aver violentato una suora, è stato assolto per non aver commesso il fatto dalla Corte d’Appello di Catanzaro nel secondo processo dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza della stessa corte che gli aveva inflitto nove anni e tre mesi di reclusione.

Per il frate arriva la parola fine alla sua odissea giudiziaria. Fedele Bisceglia si era sempre proclamato innocente. La vicenda di Padre Fedele ebbe inizio ne 2006 quando una suora lo accusò di aver abusato sessualmente di lei nell’Oasi Francescana a Cosenza, un luogo fondato dal religioso dove ospitava poveri ed emarginati.

Nella stessa sentenza è stato assolto perché il fatto non sussiste (e non per non aver commesso il fatto), il segretario di Padre Fedele, Antonio Gaudio, mentre è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione per un caso di violenza su una ospite dell’Oasi. In primo grado gli era stato condannago a 6 anni e 3 mesi.

Padre Fedele non era presente in aula ma ha preferito attendere a Cosenza l’esito della sentenza. L’ex frate (sebbene non abbia mai smesso di indossare il saio), per queste accuse e condanne era stato sospeso a divinis, finì in carcere nel gennaio del 2006, e fu rinviato a giudizio assieme a Gaudio il 9 gennaio del 2008. Anni di calvario personale ma anche anni di isolamento sociale e accanito disprezzo da parte della curia cosentina e dell’opinione pubblica.

Nella foto "l'arringa" di Padre Fedele fuori dal tribunale di Cosenza dopo la sentenza di condanna
“L’arringa” di Padre Fedele fuori dal tribunale di Cosenza dopo la sentenza di condanna

Nonostante le sue vicissitudini, non ha smesso di proclamare la sua innocente e stare dalla parte dei più poveri. Prima che lo arrestassero, erano frequenti le sue missioni umanitarie nell’Africa centrale dove portava nei villaggi generi di prima necessita.

Super tifoso del Cosenza Calcio, era sempre presente allo stadio per supportare la squadra del cuore. Era ed è rimasto molto forte il legame con gli ultras cosentini che in questi “anni terribili” sono stati sempre vicini al frate.

Padre Fedele Bisceglie ultrà del Cosenza
Padre Fedele Bisceglia ultrà del Cosenza

Raggiunto al telefono all’Agenzia Italia subito dopo la sentenza di assoluzione Padre Fedele, preso dall’entusiasmo, ha detto solo “Sono commosso, ci sentiamo più tardi”.

Per lui finisce un incubo durato nove lunghi anni dove alla fine la sua fede granitica, la sua tenacia e la sua convinzione di essere dalla parte del giusto, gli hanno dato la forza di resistere e attraversare la tempesta giudiziaria. Il fatto suscitò enorme clamore mediatico a livello nazionale.  Ora l’assoluzione dopo due processi. I giudici della Corte d’Appello non hanno creduto alla versione della suora.

Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da sempre vicino al frate ha commentato: “Quello che auspico, dopo quanto ha subito Padre Fedele, in questi lunghi e sofferti 9 anni mezzo, è che il frate ritorni e venga di nuovo accolto dalla Chiesa, la casa di Dio a cui ha dedicato l’intera sua vita al servizio sempre dei più poveri, bisognosi e sfortunati. È questo l’appello che rivolgo oggi a Papa Francesco. A Padre Fedele deve essere subito ridato dalla Chiesa l’esercizio del ministero sacerdotale quello che ingiustamente gli era stato tolto, a seguito dell’ inchiesta che aveva coinvolto il frate missionario”.

Cinema, addio all'attrice Laura Antonelli, icona sexi degli anni '70

Laura AntonelliROMA – Un infarto ha stroncato la vita dell’attrice Laura Antonelli, 73 anni. E’ successo nella sua casa di Ladispoli, vicino Roma. A dare l’allarme è stata la domestica che l’ha trovata per terra nella camera da pranzo.

Nata nel 1941 a Pola, era di famiglia istriana. E con questa fece parte dell’esodo dei 300 mila istriani che fuggirono dalla ex Jugoslavia per trovare riparo in Italia.

La Antonelli ha raggiunto il culmine della popolarità a cavallo degli anni ’70/’80, interpretando pellicole erotiche e film d’autore. Nella sua carriera ha lavorato con Giuseppe Patroni Griffi, Luchino Visconti, Salvatore Samperi, Dino Risi e Luigi Comencini.

E stata protagonista di film di grande successo come Malizia e tanti altri. Ma al periodo d’oro seguì il declino per il suo coinvolgimento in una storia di droga da cui rimase molto ferita. Con i suoi film ha fatto sognare intere generazioni.

Il fratello Claudio, uno dei parroci di Ladispoli, l’attore Lino Banfi e l’ex attrice Claudia Koll: sono gli ultimi amici, “quelli veri”, che l’attrice ha chiesto di chiamare quando sarebbe morta. Lo ha lasciato scritto su un biglietto, racconta l’assessore ai servizi sociali del Comune di Ladispoli Roberto Ussia: “Stiamo cercando di rintracciare il fratello che vive in Canada”.

L'attrice Laura Antonelli
L’attrice Laura Antonelli (Olycom)

L’attrice ha girato il suo primo film nel 1969, “Le malizie di Venere”, diretto nel 1969 da Massimo Dallamano e bloccato dalla censura. L’anno dopo ha ottenuto il primo successo, a fianco di Lando Buzzanca, nel “Merlo maschio” di Pasquale Festa Campanile. Dopo il trionfo di “Malizia” (sei miliardi d’incasso quando il biglietto del cinema costava mille lire), la bellezza prorompente, genuina della Antonelli ha attratto prima Giuseppe Patroni Griffi, che la volle per “La divina creatura” (1975), e poi Luchino Visconti che le affidò il ruolo della moglie di Giancarlo Giannini ne “L’innocente” (1976) da Gabriele D’Annunzio.

Laura Antonelli ha avuto miglior fortuna nelle commedie: da “Sessomatto” di Dino Risi a “Mio Dio come sono caduta in basso” di Luigi Comencini in cui faceva la parodia delle eroine dannunziane. La Antonelli ha recitato poi a fianco di Jean Paul Belmondo in “Trappola per un lupo” di Claude Chabrol, con Mauro Bolognini in “Gran bollito”, con Ettore Scola in “Passione d’amore”.

Due volte si è cimentata con Moliere, nelle riduzioni farsesche del “Malato immaginario” e “Avaro”, accanto ad Alberto Sordi. Si è vista anche in “Rimini Rimini” e nella “Venexiana” dove contendeva con successo a Monica Guerritore l’amore di un giovane sfruttando le armi, neanche a dirlo, della malizia. Negli ultimi anni ha scelto di vivere sempre più appartata. Tra le sue ultime apparizioni, due ruoli da protagonista in tv: negli “Indifferenti” di Bolognini e in “Disperatamente Giulia” di Enrico Maria Salerno, trasmessi su Canale 5 nel 1988 e nel 1990. Poi il silenzio.

CLAUDIA KOLL: “AVEVAMO INCONTRATO INSIEME DIO E LA FEDE”
“Sono andata a cercare Laura nella parrocchia di Ladispoli, dove abitava, per portarle il mio affetto e la forza di Cristo. Sentivo che avevamo molto in comune: entrambe ex attrici, belle, in un certo periodo della nostra vita avevamo incontrato Dio, la Fede”. A ricordare, commossa, il suo rapporto con Laura Antonelli, è Claudia Koll, ex attrice anche lei e donna di fede nella seconda parte della sua vita. Una delle poche persone che negli ultimi anni s’interessava della sorte dell’indimenticabile icona sexy degli anni Settanta e Ottanta scomparsa oggi. Tanto che la stessa Antonelli aveva scritto su un foglietto con le sue ultime volontà di volere al suo fianco, in caso di morte, il fratello Claudio, l’attore Lino Banfi, la Koll e uno dei parroci di Ladispoli.

Salvini da Pontida 2015 strali al Papa. A Renzi: Ti asfalteremo

Il raduno della Lega a Pontida 2015
Il raduno della Lega a Pontida 2015

La “grande festa di popolo” della Lega 2.0 a Pontida 2015 inizia coi “botti” e finisce con uno strascico di polemiche, a cominciare da quelle che il leader del Carroccio fa nuovamente con Papa Francesco. Il pontefice oggi in visita pastorale a Torino ha avuto in programma, fra l’altro, di ricevere in visita una famiglia di rom.

Aveva avuto modo già di polemizzare coi migranti quando il Santo Padre sui fatti di Ventimiglia chiese “Perdono” al posto dei francesi che li respingono. Lui replicò: “Quanti migranti ci sono in Vaticano?”. Quella di oggi è invece più soft: “Mi fa piacere che Papa Francesco a Torino abbia trovato il tempo per incontrare dei rom e sono sicuro che avrà incontrato anche i torinesi esodati”, è il messaggio al Papa. Poi puntualizza: “Non mi permetto di attaccare il Papa, io sono l’ultimo dei buoni cristiani, ma rispetto chiama rispetto”, ha aggiunto tornando sulla polemica per l’accoglienza degli immigrati.

Nella Pontida 2015 presenti in migliaia per il raduno annuale della Lega che, viste le ambizioni di calarsi (elettoralmente) oltre il Po, dovrà considerare una Pontida del Sud. Sui prati verdi del comune bergamasco ci sono delegazioni di “Noi con Salvini” dall’Abruzzo e altri piccoli gruppi, la maggioranza è composta dallo zoccolo duro e pur dai “seguaci” di Alberto da Giussano.

Dalle nove di mattina affluiscono i militanti della Lega a Pontida 2015. Ci sono i gazebo che vendono i tradizionali gadget e panini e, novità di quest’anno, anche le t-shirt con su stampata la ruspa di Salvini, quella che lui userebbe per radere al suolo i campi rom.

“La ruspa – spiega – fa giustizia di tanti errori. La ruspa la uso per Renzi non per qualcun altro. La ruspa la usiamo per far ripartire il lavoro”, dice il leader della Lega davanti a migliaia di militanti. Per dire che lui è pronto ad “asfaltarlo” politicamente come lui ha rottamato tutta la vecchia nomenclatura Pd.

Prima di cominciare il suo intervento il segretario della Lega Matteo Salvini non poteva non stringersi in un caloroso abbraccio al leader storico Umberto Bossi che aveva appena concluso il suo intervento e stava scendendo dal palco.

Durante il comizio, Salvini, era attorniato dai bambini per segnalare che il suo progetto guarda “al futuro” e alle prossime generazioni “che dovranno vivere liberamente nella terra dei nonni”, ha affermato sotto gli applausi. Poi attacca Renzi e quanti sono favorevoli a introdurre il reato di tortura: “No al reato di tortura che impedisce di lavorare a Polizia e Carabinieri, il Parlamento stia con guardie, non con ladri”, si legge tra le decine di twitt.

Salvini ha aggiunto che “il discorso che sto facendo qui oggi lo faccio a braccio, non lo ho scritto con degli spin-doctor capaci di suggerirmi citazioni colte. Il mio discorso nasce dall’aver ascoltato quello che lavora alle salamelle, e il militante di un paesino dove ho tenuto un comizio e la mamma che mi ha raccontato i problemi del figlio”. Il discorso “l’ho scritto parlando con voi che volete cambiare l’Italia”.

“L’anno scorso – ha concluso – eravamo qua per ricostruire e ripartire. Quest’anno siamo ripartiti e siamo qua”, a Pontida 2015, “per vincere”. “Abbiamo le idee e gli uomini giusti, vogliamo prendere un voto in più di Renzi e andare al governo a cambiare le cose”, ha detto Salvini alla folla che inneggiava.

Roma, Pd "schiacciato" tra circoli dannosi e tessere fasulle. Orfini: "Nessuno li accosti a Mafia Capitale"

Da sinistra Fabrizio Barca  con Matteo Orfini  Rivoluzione nel Pd dopo i circoli dannosi
Da sinistra Fabrizio Barca con Matteo Orfini (Ansa/Carconi)

C’è tensione nel Pd romano dopo la relazione di Fabrizio Barca sui circoli dannosi. Uno su quattro sarebbe, secondo la relazione dell’ex ministro, sono “l’arena di uno scontro di poteri”, luoghi che invece di attrarre i cittadini alla politica sono un muro impenetrabile dietro cui si consumano le peggiori lotte intestine per scalare potere all’interno di un partito che il potere lo gestisce a livello locale e nazionale.

Il commissario romano nonché presidente del Pd Matteo Orfini è orientato a chiuderli. Il segretario Matteo Renzi è piuttosto infastidito, dice chi lo conosce da vicino, èd “è pronto a fare piazza pulita”.

Si tratta di circoli che “bloccano il confronto sui contenuti – afferma Barca -, premiano la fedeltà di filiera, emarginano gli innovatori”. Tra questi ci sono anche degli “insospettabili”, come quello dell’Eur o quello di Testaccio. Due sono, invece, le strutture cosiddette “chiuse” e sono i circoli di Versante Prenestino e di Ostia Nuova.

Quest’ultimo pochi giorni fa è stato sfrattato proprio per problemi con il canone d’affitto. I circoli “virtuosi”, invece, sono solo nove: Cesano, Donna Olimpia, Esquilino, Labaro, Laurentino Petroselli, Magliana, Ostia Antica, Ottavia Palmarola e Tor Sapienza.

Circoli che meritano un premio alla correttezza, alla trasparenza e al rispetto delle regole. Ma su 110 sono oggettivamente “pochini”, fanno notare i renziani che sull’altro versante sono orientati a non mollare la presa sul sindaco Ignazio Marino dopo gli scandali di Mafia Capitale. Il sindaco, dopo il chiaro messaggio di sfratto lanciato all’inquilino del Campidoglio da parte di Renzi, ha risposto picche. Ha anzi rilanciato la permanenza fino al 2023 e la sua ricandidatura: “Sarò giudicato solo dai risutati”, manda a dire al premier tornato intanto rottamatore.

Tornando alla relazione di Barca, l’ex ministro montiano parla di sei tipologie di circoli, compresi quelli “d’identità” (25), “d’inerzia” (17) e quelli “ponte” (28). I restanti due circoli erano invece chiusi al momento della mappatura. Insomma, 27 sono da chiudere, 17 non fanno attività politica, altri che dovrebbero essere monitorati per evitare che finiscano “border line“. Con ciò non significa, come afferma Orfini in un post su Facebook, che “i circoli che hanno avuto un risultato negativo c’entrino qualcosa con la mafia o con la corruzione. Nessuno l’ha mai detto e nessuno si deve permettere di accostarli a mafia capitale”.

Nella lunga relazione di Barca si sottolineano le “anomalie” dei circoli, già registrate durante la direzione romana del partito la settimana scorsa quando è stato approvato il nuovo regolamento per il tesseramento. In particolare si registrano “irregolarità” di iscrizioni in corrispondenza di votazioni o congressi. Inoltre il “38,3% degli iscritti non frequentano il circolo”. Aspetto che fa sospettare un giro di tessere fasulle, ovvero quanti pur di acrreditarsi nel partito sono disposti a gonfiare i tesserati e a pagargli pure l’iscrizione. Un metodo, per la verità non usato solo dal Pd ma un po’ in tutti i partiti che torna utile, molto utile, nei congressi.

“Non dobbiamo mai abbassare la guardia” èil monito di Barca. “Da situazioni disastrose ci si rialza e si rinnova”. Un rinnovamento che parte proprio dagli iscritti, da chi ha assistito per due ore alla dura fotografia di un partito dilaniato da correnti e “capibastone” che oggi nessuno vuole più vedere. C’è tanto da fare e non sarà facile. E’ da qui che parte la “rivoluzione” di Orfini e Renzi con l’ausilio di Fabrizio Barca per ripulire di Pd romano. Ma “senza allergie alla valutazioni”.

Il Papa a Torino: "Siate coraggiosi e artigiani del futuro".

Il Papa a Torino in piazzetta Reale si rivolge al Mondo del Lavoro
Papa Francesco in piazzetta Reale si rivolge al Mondo del Lavoro

Il Papa a Torino è arrivato alle 8 all’aeroporto di Caselle per la sua visita pastorale nel capoluogo piemontese che durerà due giorni.

Ad accogliere il Santo Padre è Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, da Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte, da Paola Basilone, Prefetto di Torino dal sindaco di Torino Piero Fassino.

Da Caselle verso la città, il primo appuntamento è in piazzetta Reale, con il mondo del lavoro.

“Il lavoro non è necessario solo per l’economia, ma per la persona umana, per la sua dignità, per la sua cittadinanza e anche per l’inclusione sociale”,  ha aggiunto il Papa a Torino. Città che “è storicamente un polo di attrazione lavorativa, ma oggi risente fortemente della crisi: il lavoro manca, sono aumentate le disuguaglianze economiche e sociali, tante persone si sono impoverite e hanno problemi con la casa, la salute, l’istruzione e altri beni primari.

Il Papa a Torino. Ecco il suo arrivo in Papa Mobile
Il Pontefice al suo arrivo a Torino

L’immigrazione aumenta la competizione, ma i migranti non vanno colpevolizzati, perché essi sono vittime dell’iniquità, di questa economia che scarta e delle guerre. Fa piangere vedere lo spettacolo di questi giorni, in cui esseri umani vengono trattati come merce!”, afferma riferendosi alla tratta degli schiavisi di esseri umani e agli episodi di Ventimiglia. Il santo Padre torna sulla società fondata sull’egoismo e sullo scarto.

“In questa situazione – afferma papa Bergoglio – siamo chiamati a ribadire il “no” a un’economia dello scarto, che chiede di rassegnarsi all’esclusione di coloro che vivono in povertà assoluta – a Torino circa un decimo della popolazione. Si escludono i bambini, natalità zero!”, ha sottolineato “Si escludono gli anziani, e adesso si escludono i giovani (più del 40% di giovani disoccupati)! Quello che non produce si esclude a modo di “usa e getta”.

“Siamo chiamati a ribadire il “no” all’idolatria del denaro, che spinge ad entrare a tutti i costi nel numero dei pochi che, malgrado la crisi, si arricchiscono, senza curarsi dei tanti che si impoveriscono, a volte fino alla fame”. Dire “no” alla “corruzione, tanto diffusa che sembra essere un atteggiamento, un comportamento normale. Ma non a parole, con i fatti. “No” alle collusioni mafiose, alle truffe, alle tangenti, e cose del genere”.

Infine, sempre rivolgendosi ai fedeli in una piazza soleggiata, il Papa ha concluso: “Siate coraggiosi, andate avanti, siate creativi, siate “artigiani” tutti i giorni, artigiani del futuro! Con la forza di quella speranza che ci dà il Signore e non delude mai. Ma che ha anche bisogno del nostro lavoro”.

 Un manifesto di benvenuto a Papa Francesco a Torino
Un manifesto di benvenuto a Papa Francesco a Torino (Ansa)

Poi il pontefice si è recato nel Duomo di Torino  dov’è ha pregato in raccoglimento davanti alla sacra Sindone.  In cattedrale erano presenti suore di clausura e sacerdoti ospiti delle case del Clero della Diocesi, il Capitolo dei canonici, la Commissione Sindone, alcuni parenti del Beato Piergiorgio Frassati, l’arcivescovo emerito di Torino, cardinale Severino Poletto, e i vescovi della Conferenza Episcopale Piemontese e Valdostana.

Papa Francesco ha pregato per alcuni minuti, poi dopo il segno della croce si è alzato e si è avvicinato alla teca che custodisce la sindone toccandola con la mano destra. La due giorni di Papa Francesco prosegue fino al tardo pomeriggio di oggi. Nella giornata di lunedi lascera l’Arcivescovado per trasferirsi in auto al Tempio Valdese e dopo una serie di incontri, anche in forma privata ripartirà alle 17.30 per Roma.

Dal Family Day "Stop gender e nozze gay. Difendere la famiglia naturale"

stop gender Family DayUna piazza San Giovanni piena di famiglie, ragazzi e bambini e molti preti e suore ha detto “no” alla “teoria gender” e al ddl Cirinnà”.

“Siamo u milione”, dicono gli organizzatori ma nessuno si sbilancia su quella che è comunque stata una grande manifestazione di piazza per la famiglia naturale e contro nozze gay e unioni civili tra persone dello stesso sesso. Il “Family Day” è riuscito oltre ogni aspettativa, raccogliendo centinaia di migliaia di persone per unirsi al coro di chi è contrario al “mutamento antropologico” della specie umana, è stato detto.

“No al gender nelle scuole”, era scritto su un grande striscione sul palco di piazza san Giovanni e, tra tanti interventi, viene mixato un passaggio di Papa Francesco che parla della famiglia fatta di uomo e donna. Anche una lettera di monsignor Paglia, trova il plauso convinto della piazza. Alla manifestazione, che non ha insegne di partito e vede la Chiesa defilata, hanno aderito varie organizzazioni del mondo islamico, confessionali, cristiane e di altre sedi. Da segnalare l’adesione del rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni.

“Rigettiamo con forza – ha spiegato il professor Massimo Gandolfini, portavoce del comitato organizzatore – il tentativo di infiltrare nelle scuole, di ogni ordine e grado, progetti educativi e, con il pretesto del legittimo contrasto al bullismo, mirano alla destrutturazione dell’identità sessuale dei bambini”.

“Teorie senza basi scientifiche, definite dallo stesso Papa Francesco “un errore della mente umana”, che hanno lo scopo dichiarato di rompere ogni corrispondenza tra l’identità sessuale e biologica e la strutturazione della personalità, e che di conseguenza disorientano i nostri figli e nipoti fin dalla scuola dell’infanzia modificando la stessa antropologia umana”.

Due ragazzi al Family Day con le magliette. Quela naturale è una vera famiglia
Due ragazzi al Family Day con le magliette. Quela naturale è una vera famiglia

Ad avviso di Gandolfini “potevamo scegliere altri luoghi di aggregazione presenti nella città di Roma ma la nostra sfida è stata di riempire piazza San Giovanni con centinaia di migliaia di famiglie che sono giunte da ogni parte d’Italia, per proteggere l’innocenza dei bambini e il loro diritto ad avere un padre ed una madre e per ribadire la più netta contrarietà ad ogni tentativo di cambiare la nostra bella Costituzione, equiparando le convivenze omosessuali al matrimonio”.

“Il primo aspetto di questa iniziativa – ha spiegato ancora Gandolfini – è stato lo slittamento alla prossima settimana del parere del Governo sul ddl Cirinnà dopo il quale partirà la discussione di duemila emendamenti. Noi vogliamo intervenire prima che il Parlamento legiferi, perché le esperienze di Francia e Spagna dimostrano che la protesta successiva alla promulgazione di leggi sbagliate, pur avendo un grande valore simbolico non portano ad un risultato concreto. Da qui – ha concluso – ci auguriamo un cambiamento da questa carica popolare e mobilitazione dal basso”.

Maurizio Lupi capogruppo di Ncd alla Camera ha detto che “il Family Day vuol dire anche riconoscere il diritto/dovere delle famiglie all’educazione dei figli. No a colonizzazione ideologica gender. Dire che un bambino ha diritto ad avere un papà e una mamma non discrimina nessuno, afferma il valore su cui nasce ogni società”, coclude Lupi su Twitter replicando alle organizzazioni che sono a favore delle nozze gay.

Austria, squilibrato in Suv contro passanti. 3 morti e 35 feriti.

Il Suv con cui il giovane si è lanciato contro la folla
Il Suv con cui il giovane si è lanciato contro la folla

Un’altra auto impazzita sulla folla. Morti, feriti. Questa volta è successo a Graz, nel sud’est dell’Austria. Un Suv guidato da un giovane, riferiscono media austriaci, dopo una corsa ad altissima velocità è sbandato finendo su un gruppo di persone. Tragico il bilancio: 4 morti e trentacinque feriti.

Il governatore del Land, Hermann Schuetzenhoefer ha invece riferito che il giovane “ha volontariamente” guidato il mezzo contro i passanti.

 

Si intravede una scarpa sotto il Sud dello squilibrato a Graz
Si intravede una scarpa sotto il Sud dello squilibrato a Graz

Schuetzenhoefer si è detto “scioccato, colpito e sconvolto” dall’episodio avvenuto stamane nel centro del capoluogo Graz, che ha provocato la strage.

Una delle vittime a terra dopo l'incidente Il giovane guidava alla velocità di oltre 100 chilometri orari. Una andatura che in una via cittadina sembra di percepire come un bolide di formula a 250 km h. L’impatto è stato così violento da far sbalzare le persone da terra.

Sul posto si sono recate subito una sessantina di ambulanze, cinque elicotteri, una ventina di sanitari del pronto intervento e medici che hanno soccorso i passanti coinvolti nella folle corsa del suv. Sul posto è stata approntata anche una unità di crisi.

La mappa di Graz“Non c’è una spiegazione, non ci sono scuse”, ha detto il cancelliere austriaco Werner Faymann che si è detto profondamente scosso dall’incidente”.

Il pluriomicida al volante del Suv sarebbe affetto da disturbi pischici. “Si tratta di una psicosi con risvolti familiari”, ha detto il capo della polizia regionale, Josef Klamminger, durante una conferenza stampa convocata subito dopo la strage.

Feriti vengono trasportati in ospedale
Feriti vengono trasportati in ospedale

Il conducente è stato arrestato. Si tratta di 26enne austriaco di origine bosniaca con un passato non proprio pacifico. Sarebbe uno squilibrato. In casa, hanno riferito, spesso faceva rientro e usava violenza contro moglie e figli. Un uoo dalla personalità disturbata. Dopo aver investito i passanti si è consegnato alla polizia. Tra le vittime un bimbo di 4 anni, una ragazza di 24 e un giovane di 28.

Intanto la tranquilla città di Graz è sotto choc per la terribile strage provocata da un folle in preda ai suoi problemi pischici.

 

India, bevono liquore al metanolo. E' strage: 64 morti

 

Malad Mumbai slums. Una delle baraccolpoli a Mubai in India
Malad Mumbai slums. Una delle baraccolpoli a Mumbai in India

Bottiglie di liquore contraffatto al metanolo, comprato “ai saldi” in un negozio di Mumbai, tra le slum (baraccopoli) della periferia, hanno fatto una strage pesantissima in India: al momento si contano 64 vittime e circa 40 ricoverati in fin di vita in ospedale con dolori lancinanti allo stomaco, come se avessero bevuto acido.

Le autorità dello Stato di Maharashtra hanno determinato che la bevanda alcolica responsabile della strage è stata fabbricata usando quantità eccessive di metanolo. Dopo l’arresto dei tre proprietari della rivendita dello slum di Laxmi Nagar, la polizia ha catturato i due responsabili della distribuzione delle bottiglie di liquore. Altre 31 persone lottano per la vita in ospedale.

Per la verità questo tipo di episodi sono tutt’altro che insoliti in India, dove pure la vendita di prodotti alcolici dovrebbe svolgersi sotto uno stretto controllo delle autorità centrale e dei diversi Stati in specifici negozi forniti di licenze e sotto costante monitoraggio della polizia.

Questo incidente di Mumbai, hanno riferito i media locali, è avvenuto a Laxmi Nagar, nel quartiere nord di Malad, uno slum agli antipodi del lusso di Colaba e dello sfarzo dei set cinematografici di Bollywood, dove la vita degli abitanti scorre fra mille difficoltà. E dove quindi non si esita a risparmiare qualche rupia (la moneta locale) per comprare un liquore da dividere con gli amici.

Intanto, il quotidiano Dna svela che il micidiale miscuglio alcolico responsabile della strage delle persone – disoccupati, muratori e braccianti – morte da mercoledi nello slum di Laxmi Nagar del quartiere di Malad a Mumbai, era venduto in bustine di plastica bianche al prezzo di 20 rupie (meno di 30 centesimi di euro) per un quarto di litro.

Confartigianato, "Vola l'Export: +4.1%". Ma senza sanzioni russe +5,4%. In 90 giorni persi 350 milioni

export Confartigianato cresccono del 4.1% ma le sanzioni russe ci costano 335 milioniL’artigianato italiano può essere traino dell’economia e si conferma punto di eccellenza per le produzioni di casa nostra. Non fosse per le sanzioni in Russia, l’export italiano di settore sarebbe del +5,4%, anziché il +4,1% attuale, con una differenza del -1,3%. Con un differenziale economico trimestrale di quasi 350 milioni di euro per il solo settore artigianale e manifatturiero.

Nonostante le sanzioni che frenano l’intero sviluppo dell’eurozona, nel 2015 le piccole imprese artigianali sono in pole nella corsa del made in Italy sui mercati esteri. Nel primo trimestre di quest’anno – si legge in un rapporto di Confartigianato – dal nostro Paese sono volati nel mondo prodotti per un valore di 25,8 miliardi (il 27,2% del totale dell’export manifatturiero), con un aumento del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2014 (+3,1% il risultato complessivo).

Bene i prodotti alimentari (+5,9%) mentre pesa il risultato con la Russia con un calo dell’export del 34,6%. Dalla rilevazione emerge che le vendite all’estero dei prodotti delle piccole imprese superano l’andamento complessivo delle nostre esportazioni che, nei primi tre mesi del 2015, hanno fatto registrare un aumento del 3,1%.

Complessivamente, tra marzo 2014 e marzo 2015, i prodotti esportati dalle micro e piccole imprese valgono 102,4 miliardi, pari al 6,2% del Pil. “Con questi numeri – sottolinea il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – le piccole imprese si confermano ambasciatrici dell’alta qualità made in Italy e componente fondamentale dell’economia italiana”, poiché, spiega Merletti “il sistema economico e produttivo italiano, ricco anche di micro e piccole imprese, è un modello adatto allo sviluppo che va sostenuto e accompagnato”.

A tenere alta la bandiera made in Italy nel mondo sono soprattutto i prodotti alimentari che mostrano un aumento del 5,9% del valore delle esportazioni. Bene anche i settori dei mobili (+5,6%) e dei prodotti in metallo (+4,3%). Secondo il rapporto di Confartigianato, al vertice della classifica regionale per l’aumento, nel primo trimestre 2015, di esportazioni di prodotti realizzati dalle piccole imprese si colloca il Veneto con una crescita del 7%.

Secondo posto per il Piemonte, che registra un incremento del 6,7%, e terza posizione per l’Emilia Romagna che fa segnare un +5,2%. Seguono la Toscana (+2,1%) e la Lombardia (+0,3%). A livello provinciale la migliore performance per le vendite all’estero di made in Italy proveniente dalle piccole imprese è quella di Napoli che, tra il primo trimestre 2014 e i primi tre mesi del 2015, ha visto crescere le esportazioni del 14,1%.

Al secondo posto della classifica provinciale per il maggiore incremento di export si colloca Belluno (+13,2%), seguono Treviso (+11,8%), Alessandria (11,6%), Pordenone (10,4%), Salerno (8,6%), Vicenza (8,2%), Modena (7,1%), Bolzano (6%), Como (5,3%), Perugia (5,2%), Torino (5,1%), Lecco e Venezia entrambe con un aumento del 4,4%. Ad apprezzare sempre di più i prodotti delle nostre piccole imprese è la Corea del Sud dove l’export è cresciuto del 24,4%, seguita da Cina (+19,7%), Stati Uniti (+18,3%), Hong Kong (+11,5%), Regno Unito (+9,0%), Spagna (+8%), Svizzera (+7,8%), Polonia (+5,8%).

All’opposto, ha registrato un vero e proprio crollo l’export delle nostre piccole imprese verso la Russia, diminuito del 34,6% per via delle sanzioni comminate dall’asse Usa-Ue. Confartigianato ha calcolato che, senza il calo di vendite in Russia, l’export complessivo delle micro e piccole imprese italiane avrebbe registrato un tasso di crescita del 5,4%, di 1,3 punti superiore al 4,1% effettivo.

In particolare la caduta delle vendite sul mercato russo vale 4 punti di mancata crescita dell’export nei settori di MPI nelle Marche, 2,5 punti in Abruzzo, 2,1 punti in Emilia Romagna, 1,9 punti in Friuli Venezia Giulia, 1,5 punti in Umbria, 1,4 punti in Lombardia e 1,2 punti in Veneto

Pedopornografia: la Polizia arresta 17 persone. 92 denunce

auto della polizia di stato La Polizia di Stato ha arrestato 17 persone e denunciate 92 su tutto il territorio nazionale, per i reati di pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico.

L’indagine, di portata internazionale, è iniziata nel 2013 dalla collaborazione tra la Polizia Tedesca – BKA ed il Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, coordinata dal Servizio Polizia Postale e dal pool “reati sessuali” della Procura di Roma.

Durante l’operazione sono state scoperte decine di migliaia di files divulgati, da utenti italiani e stranieri, su circuiti telematici di file sharing, anche attraverso il Deep Web. Nel corso delle perquisizioni sequestrati computer, smartphone, tablet e diversi hard disk protetti da un sistema sofisticato di crittografia.

La maggior parte dei video e delle immagini trovati sono particolarmente efferati e scabrosi, raffiguranti bambini in tenera età abusati, umiliati e talvolta seviziati.

I responsabili, tutti uomini tra i 25 e i 75 anni, di diversa estrazione sociale, tra cui vari professionisti, nonché un maestro di scuola elementare, sono finiti in carcere.

Caso Alpi, dopo 16 anni Omar Hassan è libero. Jelle che lo accusò disse: "E' innocente"

Accusato ingiustamente, Hashi Omar Hassan ha scontato 16 anni da innocente
Accusato ingiustamente, Hashi Omar Hassan ha scontato 16 anni da innocente

Dopo 16 anni di carcere è stato scarcerato Hashi Omar Hassan, accusato di concorso nel duplice omicidio della giornalista di Rai 3 Ilaria Alpi e del cineoperatore Miran Hrovatin, avvenuto a Mogadiscio (Somalia) il 20 marzo 1994. La svolta del caso Alpi e della “odissea giudiziaria” di Hassan dopo che lo scorso febbraio il suo principale accusatore, Ahmed Ali Rage, ha rivelato al programma “Chi l’ha visto” che Omar Hassan “è innocente”, cioè lo ha accusato sotto pagamento.

Coloro che erano “molto interessati” al caso di Ilaria Alpi, “avevano fretta di chiudere il caso e hanno promesso ad Ali Rage denaro in cambio di una sua testimonianza al processo: doveva accusare un somalo del duplice omicidio”.

“Io non ho visto chi ha sparato, non ero là. Mi hanno chiesto di indicare un uomo”, ha detto Ahmed Ali Rage detto Jelle, irreperibile ma raggiunto dall’inviata di Federica Sciarelli, a cui ha ribadito che gli italiani avevano fretta di trovare un colpevole”.

Hashi era stato condannato (sentenza in giudicato) a 26 anni di carcere dei quali ne ha scontati 16. Grazie all’indulto gli sono stati sottratti 3 anni ed ha potuto usufruire della liberazione anticipata di 4 anni per buona condotta. Ai servizi sociali, che effettuerà sempre a Padova, dovrà lavorare per altri 3 anni. Secondo quanto si è appreso, Hashi, che era recluso a Padova, dove dovrebbe scontare altri tre anni ai servizi sociali, starebbe anche cercando lavoro.

La giornalista uccisa in Somalia Ilaria Alpi
La giornalista uccisa in Somalia Ilaria Alpi

Chi ha “ingiustamente accusato” Hassan è uscito allo scoperto affermando di aver mentito. “Quell’uomo è innocente”. Il vero colpevole, secondo Jelle, è ancora a piede libero così quanti lo avrebbero pagato per accusare il giovane somalo. Spetta alla procura riaprire il caso cercando mandanti ed esecutori materiali.

Il legale di Hassan: Chiederemo la revisione del processo
“Hashi Omar Hassan finalmente è tornato in libertà. Ribadisco che è assolutamente innocente e la settimana prossima consegneremo tutti gli atti alla Corte di Appello di Perugia per chiedere la revisione del processo”. Lo ha detto l’avvocato Douglas Douale, difensore del cittadino somalo.

Chi ha ucciso la giornalista di Rai 3 a Mogadiscio è il suo operatore è ancora libero. Dentro avevano sbattuto un uomo qualunque, un somalo che era del tutto innocente. Soprattutto, occorre chiarire il “concorso” in omicidio. Se c’è concorso come recita la sentenza, significa che ci sono altri esecutori del duplice omicidio. Chi sono?

Scarcerato Fabrizio Corona, andrà in prova da don Mazzi

Fabrizio Corona
Fabrizio Corona

Fabrizio Corona, ex “re dei paparazzi” arrestato per diversi reati, tra cui l’estorsione a danni di vip e calciatori, è stato scarcerato e affidato in prova ai servizi sociali. I giudici di Milano lo hanno affidato temporaneamente alla comunità di Don Mazzi. “Sono felice e giuro che in carcere non ci tornerò più”, ha detto entusiasta dopo aver lasciato il cancello di Opera.

L’esecuzione della pena è stata sospesa per motivi di salute a Corona. Il noto fotografo aveva detto di soffrire di ”attacchi d’ansia”, motivo per cui il giudice di sorveglianza ha ritenuto di scarcerarlo.

“Ho attraversato la tempesta – dice Corona sui suoi profili Social – ma ora si riparte. #sipuede è l’hashtag automotivazionale che ha lanciato per dare un messaggio di speranza a chi vive nelle stesse sue condizioni di fragilità psicologica. Ed è probabilmente questo il ruolo che avrà da Don Mazzi: aiutarlo a motivare i giovani in difficoltà a superare anche la più dura delle prove.

Il suo avvocato Ivano Chiesa. ha chiarito che tra qualche mese l’affidamento in prova ai servizi sociali dovrà essere valutato da un collegio di giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano, i quali dovranno decidere se confermarlo o meno e portarlo da “interinale” a “permanente”. In sostanza, Corona dovrà dimostrare di essere in grado di convivere con la “società civile”.

L’ex paparazzo ha riportato una serie di condanne definitive per un totale di 14 anni di reclusione, poi ridotti a oltre 9 anni, di cui oltre 6 anni ancora da scontare. La difesa contesta soprattutto i 5 anni per il cosiddetto foto-ricatto all’ex attaccante juventino David Trezeguet. Una pena inflitta per il reato di estorsione aggravata che non consente di chiedere, al momento, una misura alternativa alla detenzione, come l’affidamento in prova ai servizi sociali o i domiciliari.

Nel dicembre scorso, anche attraverso l’avvocato e parlamentare Ignazio La Russa, era stata presentata una domanda di grazia parziale al capo dello Stato per chiedere la cancellazione dei due anni e mezzo che Corona deve ancora scontare per il caso Trezeguet.

“Sto male, ho seri problemi psicologici e vi chiedo di darmi un’opportunità”, aveva chiesto l’ex “re dei paparazzi’. I suoi legali, gli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, “ora è un uomo molto provato con problemi seri dal punto di visto psicologico e psichiatrico e che in carcere sta soffrendo di stati d’ansia, psicosi, depressione e attacchi di panico”.

Fabrizio Corona in una delle udienze
Fabrizio Corona in una delle udienze del processo

Per questo nelle scorse settimane i difensori presentarono ai giudici della Sorveglianza di Milano (presidente Marina Corti, relatore Beatrice Crosti) un’istanza di detenzione domiciliare. Aveva chiesto, in sostanza, che l’ex agente fotografico potesse uscire dal carcere e proseguire il regime detentivo in una comunità e, in particolare, nella fondazione Exodus di Don Mazzi, dove lavora anche un suo vecchio amico dello star system, Lele Mora.

LEGGI ANCHE: CATTURATO A LISBONA GRAZIE AL GPS.

L’istanza della difesa era basata su una consulenza psichiatrica nella quale Corona viene descritto come un uomo dalla personalita’ “narcisistica” e “borderline”. Un tipo di personalità che all’interno del carcere gli sta causando, secondo la relazione, gravi stati depressivi e psicosi.

Un elemento sottolineato anche dalla madre di Corona: “Anche se mio figlio ha sbagliato in passato – aveva detto la donna – il cumulo di condanne è eccessivo e va tutelata la sua salute”. TUTTO NACQUE A POTENZA

 

Cassa Depositi e Prestiti, Costamagna al posto di Bassanini che diventa consigliere di Renzi

Avvicendamento alla Cassa Depositi e Prestiti. Da sinistra Claudio Costamagna e Franco Bassanini
Da sinistra Claudio Costamagna e Franco Bassanini (Ansa)

Avvicendamento alla Cassa Depositi e Prestiti. Lascia Franco Bassanini, arriva Claudio Costamagna. La decisione è arrivata in serata da parte del premier Mattaeo Renzi che chiama con sé Bassanini come “consigliere speciale”, con un ruolo “decisionale” sulla spinosa questione della banda ultra larga.

Il ruolo della Cassa depositi e prestiti sarà “rafforzato. Alla fine di una nuova giornata di consultazioni e contatti sull’asse fra Roma e Lucca (dove si svolgeva il congresso Acri) è stato Matteo Renzi a tagliare il nodo gordiano della Cassa che risultava sempre più ingarbugliato, confermando le schiarite già viste nella serata di ieri, e decidendo per l’arrivo del banchiere Claudio Costamagna alla presidenza.

“Per l’Ad Gorno Tempini – hanno detto – è in corso una trattativa (anche sugli aspetti economici) ma appare chiaro che anche per lui si prospetta a breve una sostituzione. Un Cda ordinario della Cassa depositi e prestiti intanto è previsto per il prossimo 25 giugno e quella potrebbe essere l’occasione per convocare le assemblee straordinarie e ordinarie in modo da cambiare lo statuto ed eleggere i nuovi vertici entro luglio.

Bassanini infatti – spiega il comunicato di palazzo Chigi “si è dichiarato disponibile a dare le dimissioni dalla Presidenza, garantendo la continuità della rappresentanza istituzionale di Cassa depositi e prestiti fino alla elezione del nuovo Presidente. Le Fondazioni si sono a loro volta dichiarate disponibili a una designazione concordata di Costamagna nell’ambito di un’intesa volta a garantire la massima efficienza operativa, stabilità patrimoniale e adeguata redditività”.

Nel testo della nota sembrano accolte le parole d’ordine chieste dalle fondazioni (azioniste di minoranza di Cassa con il 18,45% e cui per statuto spetta la nomina del presidente) in questi giorni e scandite ancora una volta da Guzzetti: “è interesse di tutti chiudere” aveva detto alla fine del congresso ricordando come “le fondazioni hanno buona volontà e non desiderio di frapporre ostacoli” ma vogliono certezze per “il futuro”.

Per gli enti quindi si mantengono i 3 posti in Cda e un’assicurazione che il nuovo ruolo della Cassa non metta a rischio le cedole e quindi le erogazioni che loro destinano a università, ricerca e lotta alla povertà. Se con la guida di Costamagna, banchiere di lungo corso, la Cassa depositi e prestiti potrebbe prendere un ruolo più incisivo a supporto dell’economia tuttavia gli enti avrebbero già avuto rassicurazioni che questo non comporterà investimenti troppo rischiosi su aziende in perdita con un radicale cambio della sua missione.

“Costamagna non porterà una società che fa utili miliardari in rosso” spiega un rappresentante di una delle maggiori fondazioni “ha esperienza e una reputazione solida, penso voglia mantenerla”. Quindi sì a al veicolo per il turnaround e all’investimento in Ilva, sì alla banda ultralarga ma no a un ingresso diretto in Telecom che gli enti giudicano peraltro troppo oneroso.

Proprio la mancanza di queste assicurazioni aveva nella giornata di giovedì surriscaldato il negoziato fra l’Acri e l’esecutivo, risolto poi anche con l’intervento dello stesso Bassanini giunto al congresso di Lucca e autore, assieme a Guzzetti, di una mediazione telefonica con Roma durata oltre due ore a porte chiuse.

Nella mattinata di ieri il clima nel convento di San Francesco appariva già diverso: “sono più allegro di ieri” diceva Bassanini ai cronisti lasciando il congresso e ribadendo come “il problema non sono mai stato io” e “lo sa sia Renzi che Padoan”.

In serata il comunicato del governo e la svolta con Bassanini, grande utilizzatore di Twitter, che risponde sul social network anche a diversi utenti e giornalisti puntualizzando e replicando a ipotesi e commenti. Un suo tweet in particolare lo vede già nel nuovo ruolo: “Serve e serve subito che parta il piano banda ultralarga del governo. Non perdiamo altro tempo!”.

Crac divina Provvidenza: ecco l'intercettazione tra il card. Versaldi e Profiti

Giseppe Versaldi e Giuseppe Profiti
Giseppe Versaldi e Giuseppe Profiti

Nella “chiacchierata” telefonica captata dagli inquirenti il 26 febbraio 2014, il cardinale Giuseppe Versaldi, delegato pontificio per la Congregazione dei Figli dell’Immacolata e allora anche presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, e Giuseppe Profiti, presidente del Bambino Gesù e commissario straordinario della Provincia italiana dei Figli dell’Immacolata, proprietaria dell’Idi..

Parlano tranquilli, ignari che qualcuno li ascolti mentre si accordano di tacere al Santo Padre, del presunto “dirottamento” di 30 milioni di euro dal Bambino Gesù all’Idi, presumibilmente per il suo risanamento.  Ecco il testo dell’intercettazione.

Profiti: “Pronto! Ciao don Giuseppe!” .
Versaldi: “Ciao. Senti. Ci riceve stasera alle diciannove il Papa”.
Profiti: “Ma chi ci?”.
Versaldi: “Il Papa”.
Profiti: “Aaah! O mio Dio!”.
Versaldi: “Tu puoi?”.
Profiti: “Io certo! E ci mancherebbe!”.
Versaldi: “Bene. Ci troviamo…sì”.
Profiti: “Eh! Cosa devo…”.
Versaldi: “Passi…”.
Profiti:”…dire? Fare? Portare?”.
Versaldi: “No. Ma poi introduco io come delegato. E poi tu dici le cose che hai detto ieri sera”.
Profiti: “Ah! Cos’è che dovevo saltare? Che me ne sto andando in paranoia?”.
Versaldi: “Ma diceva…no! Mi pareva…mi pare no?”.
Profiti: “Ah!”.
Versaldi: “ehm…ehm…devi tacere che questi trenta milioni …”.
Profiti: “Sì. Sì. Sì. Sull’intervento, sì.”.
Versaldi: “Sono stati dati per l’I.d.i. E dire semplicemente che, come ogni anno, oltre ai cinquanta sono stati dati trenta per il Bambino Gesù, senza…ah… ah…una…”
Profiti: “Vincolo di destinazione”.
Versaldi: “…una…una…una destinazione,no?”.
Profiti: “Ho capito. Ho capito”.
Versaldi: “Eh…eh …”.
Profiti: “Sì. Se no bisognerebbe spie…ah! Ecco! Tu dici che è meglio così”.
Versaldi: “A meno che Lui sappia, sappia diversamente”.
Profiti: …incomprensibile…
Versaldi: “Possiamo dire così. Poi vediamo”.
Profiti: “Sì. Sì. Lo possiamo dire”.
Versaldi: “Poi puoi dire che poi è intervenuto il Presidente, sapendo che avevamo queste…ma solo se Lui chiede, no?”.
Profiti: “Sì, sì, sì. Se chiede..”.
Versaldi: …incomprensibile…
Profiti:”Beh! In fondo è stato un caldeggiamento, di quello di salvare l’I.d.i, insomma”. Versaldi: “Eh!”.
Profiti: “Posso saltare i dettagli tecnici ecco! Del colloquio col Presidente”.
Versaldi: “Ecco! Sì! Va bene. Puoi dire che tu…il Presidente per salvare…”.
Profiti: “Se te lo chiede però”.
Versaldi: “Sì”.

In sostanza i due interlocutori, secondo l’accusa della procura di Trani invece che assegnare i 30 milioni previsti dalla legge di stabilità all’ospedale Bambino Gesù (che già ne riceveva 50) li avrebbero destinati all’Idi per il suo presunto risanamento finanziario.

Crac Divina Provvidenza, il card. Versaldi a Profiti: "Devi tacere al Papa i 30 milioni dell'Idi"

Il Cardinale Giuseppe Versaldi in una foto del 2013 (Ansa/Peri)
Il Cardinale Giuseppe Versaldi in una foto del 2013 (Ansa/Peri)

Avrebbero dirottato 30 milioni di euro di fondi pubblici dall’ospedale Bambino Gesù all’Idi, Istituto dermopatico dell’Immacolata ma questa operazione bisognava nasconderla a Papa Francesco. E’ quanto detto dal cardinale Giuseppe Versaldi, ora prefetto dell’Educazione Cattolica, in una conversazione telefonica con il manager Giuseppe Profiti intercettata a febbraio dello scorso anno nell’ambito dell’inchiesta della procura di Trani sul crac da 500 milioni di euro della Casa di cura “Divina Provvidenza”, che ha sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza.

Era il 26 febbraio 2014 e nella conversazione captata dagli inquirenti l’alto prelato e il manager hanno quella sera un incontro in Vaticano proprio con il Santo Padre.

Nella conversazione è proprio il cardinale Versaldi a temere che potesse uscire qualche parola di troppo sull’operazione e a un certo punto allerta l’interlocutore che da li a qualche ora lo avrebbe “introdotto” con sé in Vaticano “come delegato”.

Dice Versaldi nella telefonata: ehm…ehm…devi tacere che questi trenta milioni…“. Profiti: “Sì. Sì. Sì. Sull’intervento, sì.“. Versaldi: “Sono stati dati per l’I.d.i. E dire semplicemente che, come ogni anno, oltre ai cinquanta (milioni, ndr) sono stati dati trenta per il Bambino Gesù, senza…ah… ah…una…“; Profiti: “Vincolo di destinazione”. Versaldi: “…una…una…una destinazione, no?”. Profiti: “Ho capito. Ho capito”. Versaldi: “Eh…eh …”.

I 30 milioni sarebbero stati assegnati al Bambino Gesù dalla legge di stabilità ma verrebbero utilizzati, sempre secondo gli inquirenti, nelle intenzioni di Versaldi e Profiti per un’altra struttura sanitaria, cioè appunto l’Idi, istituto che è peraltro in Amministrazione Straordinaria e al centro essa stessa di un’altra indagine giudiziaria. Lo scopo sarebbe stato quello di far riacquisire l’Idi, prima di proprietà della provincia italiana dei Figli dell’Immacolata, alla Congregazione religiosa generale, utilizzando per questo fondi provenienti dallo stato italiano.

L’Ospedale Bambino Gesù “smentisce categoricamente che propri fondi di bilancio, meno che mai fondi pubblici, siano stati destinati all’acquisizione dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata”. “Neanche un euro dell’Ospedale – afferma con risolutezza la nuova presidente Mariella Enoc – risulta distratto dalle attività cliniche, di ricerca o organizzative che riguardano l’Ospedale e i suoi pazienti”.

Per la procura di Trani tali risultanze dell’inchiesta sono rilevanti per comprendere il modus operandi utilizzato nel caso dell’Idi che troverebbe un parallelo anche per quanto accertato a proposito della bancarotta delle case di cura pugliesi della Divina Provvidenza, anche qui con Profiti nel presunto ruolo di trait d’union.

Nell’inchiesta della procura di Trani, che finora ha portato a dieci arresti tra cui due suore, c’è la richiesta di arresto per il senatore Ncd, Antonio Azzollini, ex sindaco di Molfetta (Bari). Il cardinale Versaldi non sarebbe comunque indagato.

Giorni fa era uscita la notizia di accertamenti su almeno due alti prelati, uno dei quali avrebbe avuto un ruolo nella vecchia gestione dello Ior, la banca del Vaticano.

Charleston, catturato Dylann Roof, autore della strage in Chiesa

Il presunto autore della strage nella Chiesa Afro-americana Dylann Roof
Il presunto autore della strage nella Chiesa Afro-americana Dylann Roof

Fonti della Cnn hanno riferito che il presunto autore della strage nella chiesa afroamericana di Charleston è stato catturato dalla polizia.

Si tratta del 21enne bianco Dylann Roof, tenuto ora in custodia a Shelby, in North Carolina.

La cattura grazie all’impegno di centinaia di agenti e soprattutto grazie alle immagini riprese da una telecamera di sicurezza che hanno consentito l’immediato riconoscimento.

Dylann Roof ha ucciso sei donne e tre uomini, tra cui il pastore della chiesa, un membro democratico del Senato del South Carolina, Clementa Pinckney, 41 anni e padre di due figli.

Il reverendo era stato uno dei simboli della veglia per Walter Scott, il giovane nero disarmato ucciso da un agente bianco a Charleston lo scorso aprile, un caso che aveva suscitato dure proteste contro la polizia.

Sulla strage in Chiesa indaga anche l’Fbi e la polizia l’ha definita un “crimine di odio”. Nelle immagini diffuse dagli investigatori, si vede un giovane con i capelli castani a caschetto, sul metro e 80 di altezza, una felpa grigia a maniche lunghe, pantaloni neri e scarpe marroni. Dylann Roof è fuggito a bordo di un’automobile nera e la polizia ha diffuso la foto e i dati del giovane, già prima riprese da una telecamera di sorveglianza.

A riconoscere per primo il killer è stato lo zio. Dylann Roof sarebbe stato arrestato a marzo per accuse di droga e, secondo la testimonianza dello zio, nell’aprile scorso per il suo compleanno gli era stata regalata dal padre una pistola calibro 45.

Teatro del massacro, la Chiesa episcopale metodista African Emanuel, che si autodefinisce sul proprio sito web come una delle congregazioni nere più grandi e antiche a sud di Baltimora.

Il pluriomicida Dylann Roof è rimasto circa un’ora nella chiesa durante una lettura della Bibbia prima di aprire il fuoco sui fedeli. Ieri nella città si trovava Hillary Clinton, candidata in corsa per le presidenziali.

Dopo la cattura di Dylann Roof la Clinton ha twittato: “Notizia terribile da Charleston”, esprimendo vicinanza ai familiari delle vittime. “Io e la mia famiglia preghiamo per le vittime della tragedia di questa notte”, ha affermato il governatore dello Stato, la repubblicana Nikki Haley.

“I nostri pensieri e le nostre preghiere sono per le persone e le famiglie colpite dai tragici eventi di Charleston”, ha scritto sul suo profilo twitter il candidato repubblicano alle primarie Jeb Bush, che ha annullato tutti gli eventi odierni della sua campagna, compreso uno in programma proprio a Charleston.

Roma, il sindaco Marino non lascia ma raddoppia. "Resto fino al 2018 e mi ricandido"

Il sindaco Marino durante la conferenza stampa
Il sindaco Marino durante la conferenza stampa

Il sindaco Marino, non lascia ma raddoppia. Non solo non si dimette dopo le pressioni dal mondo politico e dopo gli scandali di Mafia Capitale che hanno travolto il comune che guida, ma resta fino al 2018 per poi ricandidarsi al Campidoglio e arrivare al 2023.

Lo ha detto lo stesso Marino in una conferenza stampa dove ha rivendicato i meriti della sua amministrazione e ripulito la “melma” della Capitale lasciata dal precedente governo capitolino. Il medico prestato alla politica, esce dall’angolo e va al contrattacco facendo intendere a chi ha orecchie per intendere che lui “non ci sta” a essere il capro espiatorio di tutti i mali di Roma.

“Non ho mai avuto dubbi e non ho mai cambiato idea, sono qui per stare fino al 2023”, ha detto il sindaco Marino escludendo la possibilità di dimissioni. E a chi, come Renzi, che ha fatto intendere di rottamarlo, ha chiosato con una metafora usata spesso dai chirurghi. “Io aspetto che il paziente esca dalla sala operatoria prima di giudicare come è andato l’intervento per poi abbracciarlo”. Tradotto: il segretario Renzi e il Pd aspettino che completi il mandato per poi giudicare i risultati.

Risultati, a giudizio del sindaco Marino che cominciano a intravedersi “Finalmente – ha spiegato – possiamo indicare dei cambi radicali in una delle aziende principali della nostra città. Abbiamo interrotto il circuito perverso che aveva coinvolto cattiva politica, affari e mondo criminale. Con la nuova dirigenza dell’Ama abbiamo voltato pagina”, spiega ancora il sindaco Marino.

“Comprendo che quello che abbiamo fatto e stiamo facendo ha portato anche grandi disagi, perché abbiamo interrotto questo legame e abbiamo dovuto resettare tutto, come quando col computer lo schermo si vede nero. Adesso siamo nelle condizioni di reiniziare, pulire questa città e non solo metaforicamente. Ogni singolo euro verrà speso per il bene dei cittadini e non per riempire le tasche di affaristi e criminali”, ha detto il primo cittadino davanti ai giornalisti.

Il sindaco Marino ha poi parlato dell’ex amministratore delegato di Ama, Panzironi (coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale, ndr): “Chiesi subito le sue dimissioni. Non immaginavo che poi sarebbe stato arrestato, ma ci arrivavo circa due anni prima della magistratura a capire che non era una persona adatta per un’azienda del Comune”. Ma è proprio su Ama che il sindaco Marino si sofferma facendo scorrere delle slide sulla “riorganizzazione” dell’ente.

Secondo il sindaco Marino “il nostro lavoro di pulizia si deve ora accompagnare anche a un risveglio del senso civico; dobbiamo far vedere qual è il vero volto di Roma e dei romani”, Per questo “chiedo alla mia giunta, ai partiti della mia coalizione e alla mia città un grande sforzo perché Roma sia una capitale d’Europa e del G7”, ha concluso il sindaco Marino.

Intanto, sul fronte delle proteste c’è ancora molto fermento contro il primo cittadino. Chi come il Movimento 5 Stelle in Campidoglio presenta in assemblea capitolina una mozione di sfiducia contro il sindaco Marino. “Ora bisogna raggiungere 19 firme – spiega Enrico Stefano – Noi siamo quattro, ne mancano quindi 15. In pratica tutta l’opposizione deve firmarla per poterla discutere in Aula”. E da oggi parte la maratona Ncd per chiedere le dimissioni. “Saremo presenti in Campidoglio in concomitanza di ogni consiglio comunale”, dice Roberta Angelilli.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO